Così opera in Italia e nel mondo l`otto per mille

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Così opera in Italia e nel mondo l`otto per mille
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Così opera in Italia e nel mondo l’otto per mille
Paesi in difficoltà e situazioni di disagio
CON LE
CARITAS
DIOCESANE
863 - di cui 164 ancora
in corso – sono i progetti a
livello locale realizzati
dalle Caritas diocesane dal
2003 al 2008 anche grazie
ai fondi derivanti dall’otto
per mille nell’ambito del
disturbo mentale, dell’emarginazione giovanile,
dell’accoglienza ai rifugiati, contro la tratta agli esseri umani, a sostegno delle persone senza dimora
che si trovano in difficoltà
e di quanti in genere vivono situazioni di bisogno.
AL FIANCO
DELLE FAMIGLIE:
in particolare, dal 2003
al 2008 la Caritas Italiana
ha contribuito anche alla
realizzazione di progetti
che hanno come destinatari privilegiati le famiglie:
90 progetti a livello diocesano hanno dato vita a
iniziative di accoglienza e
ad attività che puntano a
favorire l’integrazione sociale, l’accompagnamento,
il reinserimento lavorativo
di persone che vivono in
situazioni di disagio sociale. Un aiuto concreto è stato dato a minori, anziani e
disabili che vivono da soli
in casa, così come alle persone che hanno subito
maltrattamenti. Tra i progetti occorre aggiungere
quelli di sostegno al reddito, di microcredito, di consumo responsabile, ma anche di sensibilizzazione su
temi come il diritto alla vi-
ta, l’affido e l’adozione;
350 progetti riguardano
attività a sostegno di quanti in famiglia hanno detenuti oppure ex detenuti,
sono migranti, hanno subito violenze tra le mura di
casa o sostengono donne
vittime di abusi;
230 e passa progetti prevedono azioni di primo
ascolto, orientamento e accoglienza attraverso l’attività di centri di ascolto
parrocchiali e diocesani,
dei consultori e dei servizi
di orientamento, in cui è in
crescita la presenza di fa-
miglie non solo straniere;
5 progetti promossi da
realtà ecclesiali operanti a
livello nazionale sul tema
della solidarietà familiare.
NEL 2009 PER
IL TERZO MONDO:
52 sono i progetti approvati nel mese di novembre
2008 dal Comitato per gli
interventi caritativi a favore del Terzo mondo che diventeranno operativi nel
2009. Di essi 13 interessano l’Africa (Angola, Burundi, Ciad, Congo Brazzaville, Madagascar, Mali,
Repubblica democratica
del Congo, Sao Tome e
Principe, Sudan Togo,
Uganda), uno Papua Nuova Guinea, 15 l’America
Latina (in Nicaragua,
Perù), 22 l’Asia (in parti-
colare Bangladesh, Cambogia, Filippine, India,
Myanmar) e uno l’Albania.
QUINDICI ANNI
IN “VIA
DI SVILUPPO”
6275 sono stati – fra il
1990 e il 2004 – gli interventi caritativi della Cei a
favore dei Paesi in via di
sviluppo. La maggior parte
ha riguardato progetti di
formazione (4631 interventi, di cui 1217 nel settore delle comunicazioni,
810 per favorire l’apprendimento e la formazione
professionale, 605 per la
salvaguardia dell’ambiente); 311 interventi hanno
fatto fronte a emergenze
umanitarie e 770 sono stati
finalizzati alla realizzazione di infrastrutture.
«Una sfida alla famiglia ma non sarà per sempre»
Un fatto normale, che
non deve gettare nello
sconforto i genitori. E’ rassicurante Cecilia Pirrone,
psicologa e autrice, con i1
teologo Francesco Scanziani, Sacerdote della diocesi di Milano, di “I figli ci
parlano di Dio” (editrice
Ancora, pag. 160, euro
12,50).
«La crisi adolescenziale,
anche nei confronti della
fede - spiega la Pirrone - è
un fatto “normale”, che
può avvenire in forme, con
tempi e modi molto diversi. Non è neppure necessario che si manifesti con il
rifiuto della fede, né all’opposto si deve ingenuamente pensare che l’adolescente che continua ad andare a Messa o non metta
in discussione alcune abitudini religiose, non viva
comunque dentro di se il
travaglio di una ricerca».
Che cosa vuol dire, al
genitore, il ragazzo che dichiara: «Non vado più a
Messa»? L’affermazione,
che indubbiamente può
spaventare un genitore,
non va letta come una dichiarazione di ateismo, ma
è un invito provocatorio ad
allargare lo sguardo e
ascoltare meglio questi ragazzi.
Che cosa avviene nella
testa di chi dice cosi?
Potrebbe essere che
1’adolescente stia lanciando una vera e propria sfida
al genitore, che lo provochi
per testare, nel nostro caso,
che valore ha per l’adulto
la Messa. Quando l’adolescente sostiene una scelta
come «assoluta, certa, convinta”, nel suo linguaggio
vuol dire: «Per il momento
penso così”. II ragazzo ha
bisogno di un punto di riferimento solido che è, prima
di tutto, il genitore. Se l’adulto è incerto di fronte alla provocazione, il ragazzo
ne deduce che può fare ciò
che dichiara.
E’ una “prova” anche
per agli adulti...
Sì. Quando ho coinvolto
gli adolescenti, attraverso
lo stratagemma del gioco,
è emerso che loro stessi
chiedono con insistenza all’adulto: «Sei tu che devi
convincermi». E’ come se
dicessero: «Mi aspetto che
mio padre o mia madre siano più forti di me e, se credono nella bontà di una
scelta, non devono cedere
tanto facilmente».
Emerge la convinzione
che se i genitori cedono i
figli insistono e che il valore di una scelta è modulato
sulla base delle convinzioni degli adulti.
Succede più spesso in
nuclei più “tiepidi”?
Può succedere a tutti.
Paradossalmente, se Dio
non interessasse al ragazzo
non lo metterebbe neppure
in discussione. II fatto stesso che lo problematizzi è
garanzia che 1’interrogativo ce 1’ha. Il ragazzo che
ha sentito parlare di Dio in
famiglia fin da quando era
bambino potrebbe mettere
in questione con maggior
forza e determinazione i
valori che ha appreso dagli
adulti. L’adolescente che
non è cresciuto in un contesto religioso potrebbe essere meno insistente e curioso circa Dio, anche se
inevitabilmente si pone
delle domande esistenziali
per il semplice fatto di essere figlio dell’uomo.
Come i genitori devono
interpretare queste prese
di posizione?
La consapevolezza del
passaggio che Il ragazzo
sta vivendo in questa stagione colloca meglio anche
i mutamenti nel suo rapporto con Dio, che ora deve uscire dalle forme infantili per acquisire, progressivamente, una forma
adulta e personale.
Per il genitore si tratta di
un delicato campo in cui
sperimentare l’accompa-
gnamento e il distacco del
figlio nell ’ incontro con
Dio. Non inganni il termine “parlare”, pensando di
poter ascoltare chissà quali
parole da questi ragazzi,
ma ci si alleni a cogliere
anche nei gesti e nel comportamento ciò che vogliono comunicare.
Gli adolescenti lo fanno
spesso attraverso i silenzi,
le provocazioni, le doman-
de esistenziali , i pianti e i
dubbi. Certo, riconoscere
ciò che non appare immediatamente visibile e chiaro richiede tempo. I1 tempo dell’ascolto, il coraggio
di sostare. E il miracolo
accade quando i genitori
non hanno fretta di capire
tutto e subito, non sanno
già tutto dall’inizio, ma sono disposti a fermarsi,
ascoltando pazientemente.
Sono scelte definitive?
L’adolescenza è una stagione della vita abitata da
tanti cambiamenti, è difficile pensare che sia una
scelta definitiva. Senza
dubbio è un pensiero che
viene sottoposto “a giudizio” dall’adolescente, ma
la sua maturazione lo può
portare a un “si” nei confronti della fede, come a
un “no”.
Una bella iniziativa di volontariato
Con l’approssimarsi
del Santo Natale le undici maestre volontarie
sono state riunite martedì 23 dicembre presso
la Biblioteca da Matilde
Mazza, consigliera di
maggioranza, promotrice dell’iniziativa di volontariato e delegata all’Istruzione, per uno
scambio di auguri.
La loro preziosissima
collaborazione, completamente gratuita, è attiva ormai da quattro anni
ed è rivolta, per l’intero
anno scolastico, ai bambini delle elementari che
necessitano di aiuto.
Viene effettuata (per un
totale di 27 ore settimanali) sia a scuola in orario scolastico, sia presso
il Centro Giovanile per
lo svolgimento dei compiti, a supporto del Progetto “Starebebestaremale”.
Le insegnanti volontarie sono: Mariangela
Bolognino, Anna Cucchi, Pacifica Ferrari,
Sandra Invernizzi, Matilde Mazza, Giuse Mizia, Luciana Oriani, Pacifica Pellò, Angela
Quaglia, Dina Quaglia,
Irene Quaglino Oliani.
A tutte loro un grazie
sincero da parte della
comunità ceranese.