02 - ADOLESCENTI

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02 - ADOLESCENTI
GRUPPO 3 – LA SEQUELA DI GESÙ DEGLI ADOLESCENTI E GIOVANI SCHEDA 2 ADOLESCENTI B. LA MEMORIA DI GESÚ RISORTO Primo tempo (in tre) «II Signore vuole dei figli, non degli schiavi, uomini capaci di dire a lui un sì generoso. Nessuno come un cristiano, perciò, gioisce per la libertà delle persone. Nessuno più di lui avrà timore della schiavitù e la combatterà in tutte le sue forme: l’ignoranza, gli istinti egoistici, la dipendenza forzata da cose e persone, l’avidità di ricchezza e potenza; in una parola, la schiavitù del peccato e del male. E poiché la schiavitù è in agguato per tutti, continuo sarà l’impegno di liberazione. Il rifiuto consapevole di una vita schiava del peccato è il presupposto di ogni maturità cristiana e il fondamento di ogni altro processo di liberazione. Il giovane in ricerca di una forte identità cristiana, e che vuole vivere per l’effettiva liberazione dell’uomo e della storia da ogni condizionamento e da ogni limite, compie prima di tutto un serio cammino di liberazione interiore. Da una vita alla ricerca della vera libertà scaturisce l’impegno per la libertà di tutti, soprattutto dei poveri. Liberarsi dai pregiudizi e rendersi disponibili ad interventi efficaci è l’inizio di un cammino di coinvolgimento nei problemi reali della gente, dei giovani anzitutto: la schiavitù della droga, i diversi fenomeni di devianza giovanile, gli abusi nel lavoro minorile... Ci sono tante iniziative di recupero, di reinserimento, di accoglienza, di difesa della vita, di promozione sociale. Sono luoghi in cui fiorisce l’amore: e, dove c’è amore, c’è libertà per chi lo riceve e per chi lo dona; perché dove è l’amore, lì c’è Dio. L’impegno a salvaguardia della libertà dell’uomo non è chiesto solo a chi opera in situazioni di frontiera. Ogni cristiano deve sentirsene responsabile. La Chiesa richiama con continuità l’attenzione e stimola l’azione dei credenti attorno a questioni emergenti, in circostanze particolari o in modo ricorrente, attraverso giornate o settimane dedicate ogni anno a singoli problemi». (Catechismo dei Giovani/1 Io ho scelto voi, cap. 4) La libertà è sicuramente una dimensione ed un'esperienza che ogni uomo cerca e vive. Libertà per scegliere tra un “si” e un “no”, tra destra e sinistra, tra bene e male, tra amore e odio, tra vendetta e perdono, tra tristezza e felicità, tra vita e morte... Per l'adolescente la ricerca e la conquista della libertà è un passaggio obbligato per raggiungere la sua nuova identità. Che cosa ne pensi? Quali fatiche riconosci e quali risorse? «L'adolescente è in un momento delicato della sua crescita umana: ha tante possibilità, ma non le padroneggia; ha tanti sogni, ma non sa quali e come realizzarli, ha tanti limiti ma non ne ha piena coscienza, non sa ancora accettarli e non sa fino a che punto sono superabili. Una dimensione della crescita è la ricerca anzitutto di se stessi, poi degli altri e dei valori. Queste ricerche non sono per nulla facili e si realizzano a tentoni, in mezzo a tante oscurità, fallimenti, errori...e molte volte la tentazione dello scoraggiamento e della rinuncia si affaccia alla mente e al cuore dell'adolescente. Questa però è anche la ricchezza e la bellezza dell'età giovanile perché l'adolescente sperimenta che la vita è nelle sue mani e che il volto che assumerà da adulto può modellarlo egli stesso, proprio attraversando l'oscurità e camminando faticosamente verso la luce...L'adolescente è nella fase di passaggio ed è molto affascinato dalla scoperta di tutto quello che può fare con il pensiero e con l'azione. Egli è molto geloso della propria libertà e sua grande aspirazione è di allargare continuamente le possibilità di scelte autonome...L'adolescente è dunque una libertà responsabile giunta a un buon DIOCESI DI COMO 1 SCUOLA DI PASTORALE 2013 GRUPPO 3 – LA SEQUELA DI GESÙ DEGLI ADOLESCENTI E GIOVANI -­‐ SCHEDA 2 punto di crescita e quindi da valorizzare, promuovere, sostenere, e anche correggere. Egli ha bisogno: di liberarsi dai condizionamenti esterni, che pure sono molto forti e provengono non solo né principalmente dai genitori, ma anche dal gruppo dei pari e dalla cultura in cui vive, di liberarsi dai condizionamenti interni che gli impediscono di vedere ciò che è veramente bene per lui e lo spingono a scelte e comportamenti di comodo o puramente edonistici; di liberare la capacità di volere e fare il bene per sé e per gli altri anche quando costa sofferenze e rinunce...Criticare gli adolescenti sulle pretese di libertà e sulla mancanza di responsabilità è facile per tutti gli adulti, più difficile è star loro vicino (non troppo!) e offrire ambienti, itinerari, modelli e stimoli per imparare non solo a discernere il bene dal male, ma anche a volere il bene con convinzione e a realizzarlo con tutte le forze». (S. BARBETTA, Rievangelizzare gli adolescenti, Elledici, Torino 2004, 62-­‐65). In questo brano proposto quale idea di adolescente emerge? E di educatore? Quali sono secondo la tua esperienza e riflessione i nodi più importanti in cui l'adolescente si trova a scegliere sperimentare la sua libertà? «La sfida è sempre, e prima di tutto, sfida a se stessi, dove il singolo cerca di fare di più e si impegna per raggiungere risultati di maggiore spessore. In seconda istanza diventa una sfida con la società, poiché su quelle capacità ci si confronta per occupare un ruolo adeguato e quindi fornire un contributo più significativo. Sono due i parametri che servono a mostrare l'uscita dall'adolescenza, e cioè il suo superamento per passare alla età adulta. Il primo riguarda le capacità intellettive, riferite alla comprensione di una società complessa, all'apprendimento di un sapere che serve a vivere, il secondo si riferisce ai sentimenti che mettono in evidenza la capacità di gestire le emozioni e i legami.... È significativo verificare che tutte le più recenti innovazioni tecnologiche sono state siglate da adolescenti o da giovani in piccoli o grandi gruppi, e che le nuove società che danno un significativo apporto all' economia si legano ai giovani. Ma, ciononostante, si tende a pensare che l'adolescenza sia un'età alla quale non si possono demandare responsabilità importanti e semmai si attribuiscono ruoli che chiaramente servono da copertura, per fingere un'importanza che non c'è. In questo modo una età definita inutile tenderà a mostrarsi attiva nel proibito, nell'eccezionale e l'adolescenza diventerà cronaca dell'essere contro e si esibirà in comportamenti che sanno solo provocare meraviglia e scandalo quando non orrore, poiché si può essere eroi anche nell'ammazzare il proprio padre o madre o nel giustiziare un insegnante antipatico. A questo contribuisce una società che continua a mantenere i giovani lontano dal protagonismo, e così restano ancorati a un'adolescenza che non si chiude mai, interminabile, e rimarranno sempre in casa attivando conflitti scontati e persino insanabili dal momento che non è possibile che generazioni lontane di almeno venti o trent'anni abbiano una visione del mondo e uno stile compatibili o condivisibili. Restano a casa e la trasformano in un campo di battaglia in cui mettono in atto azioni militari anche se non hanno una divisa e non appartengono ai corpi nei quali gli adolescenti erano intruppati al tempo del servizio di leva obbligatorio. A casa, con trincee e appostamenti di due fazioni contrapposte, ma che sono destinate alla coabitazione poiché gli adolescenti senza un ruolo e ritenuti incapaci e irresponsabili non possono pensare di potersi gestire una propria casa, non fosse altro per la impossibilità di poterne sostenere l'affitto. E così i nemici diventano sempre più nemici e in questa guerra di famiglia talvolta si contano i morti. Tendo inevitabilmente a parlare di adolescenze rotte che, a guardar bene, appartengono a società rotte in cui si creano situazioni che per i giovani puzzano di morte. Ma, per mostrare la positività possibile della fragilità e delle condizioni difficili, voglio ribadire come la sfida sia una grande risorsa perché insegna a vivere, matura affettivamente e allena a gestire le emozioni sgradite e deludenti, ma anche quelle della vittoria che necessariamente si deve festeggiare anche con chi ha perso e deve sempre riportare a quanti vi hanno contribuito. Insomma, la fragilità dell'adolescenza, dopo la rottura strategica con la famiglia comporta un potenziale di creatività, la possibilità di alleanze nuove. Un'età che nell'insieme rimane magnifica per la grande ricchezza, per i capovolgimenti che sono propri delle metamorfosi e delle favole ma anche della cronaca. È necessario soltanto che questa fase di transizione preveda un luogo dove approdare, dove saldarsi, dove darle un DIOCESI DI COMO 2 SCUOLA DI PASTORALE 2013 GRUPPO 3 – LA SEQUELA DI GESÙ DEGLI ADOLESCENTI E GIOVANI -­‐ SCHEDA 2 senso, per non sembrare invece inutile, come chi dopo essersi esercitato in alta montagna si ritrova sul mare senza sapere nuotare». (V. ANDREOLI, L'uomo di vetro. La forza della fragilità, Rizzoli 2008) In questo brano siamo provocati dal pensare ancora al potenziale creativo dell'adolescente in tutto quello che è e vive, alla sua identità e possibilità. La fragilità dell'adolescente e la sua innata propensione alla sfida con se stesso e con gli altri, come può essere riconosciuta, raggiunta e intercettata come risorsa educativa nel loro cammino di crescita umana e spirituale? Come educatore dove pensiamo di far approdare l'adolescente che cerchiamo di far camminare e accompagnare? Nel rito del Battesimo dei Bambini (cfr. Rito del Battesimo dei Bambini, 86) durante il dialogo con i genitori e padrini, dopo la domanda sul nome, il celebrante chiede: «Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio per il vostro bambino?». «Il Battesimo». La rubrica ci insegna che nella risposta, i genitori possono esprimersi anche con altre parole come ad esempio: “la fede”, oppure “la grazia di Cristo” o “la vita eterna”. Nel rito del Battesimo degli Adulti (cfr. Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti, 75) la domanda è ancora più esplicita: «Che cosa domandi alla Chiesa di Dio?». «La fede». «E la fede che cosa ti dona?». «La vita eterna». La fede dona la vita eterna, che significa? Che cos’è la vita eterna? Già sant’Agostino «nella sua ampia lettera sulla preghiera indirizzata a Proba, una vedova romana benestante e madre di tre consoli, scrisse una volta: “In fondo vogliamo una cosa sola: la vita beata, la vita che è semplicemente vita, semplicemente felicità» (BENEDETTO XVI, Spe Salvi, 11). Come educatore e testimone puoi riconoscere che la fede in Gesù dà pienezza di vita alla tua umanità, ti rende libero, felice e pieno di gioia? Pensaci, se dovessi raccontarlo ad un tuo adolescente da dove inizi? Quale esperienza di fede vive e cerca un adolescente? Quali fatiche secondo te incontra? Quali possibilità e risorse si aprono? A questo punto, sintetizza (15 minuti) o elenca gli spunti che hai raccolto fin qui… In una decina di righe cerca di concretizzare il discorso riguardo la libertà facendo emergere anche elementi problematici, dubbi, domande o sollecitazioni che ti vengono da lavoro fin qui fatto. Poi prosegui. Secondo tempo (in cinque) «Mai come ai nostri giorni la Chiesa è apparsa in grado di differenziare la propria offerta – ovviamente ci si riferisce alla Chiesa che vive e lavora in Europa e in particolare in Italia. Vi si trovano forme di cristianesimo “in la minore” continuo e altre allegre ed euforiche, forme di cristianesimo “duro e puro” e altre più intimistiche, forme di cristianesimo “misticheggianti” di persone che parlano con tutti gli abitanti del paradiso e altre depressive e noiose (basterebbe frequentare qualche parrocchia del centro storico di uno dei principali luoghi del Belpaese, ove si respira l’aria da funerale perenne…), forme di cristianesimo “tradizionaliste” con messe in latino e con rito antico e altre con liturgia bizantina, forme di cristianesimo di ogni tipo […]. La quantità e la qualità delle forme di cristianesimo sono, dunque, molto elevate. Eppure le parrocchie si svuotano, gli oratori vanno ancora bene per i più piccini ma sono disertati dai più grandi, le associazioni ecclesiali di antica data e i movimenti nati soprattutto nel post-­‐
Concilio registrano rallentamenti considerevoli in riferimento alla fascia “giovani”, gli stessi scout sono in affanno, l’analfabetismo biblico aumenta (a cosa non si deve assistere durante i quiz serali?), i segni del neopaganesimo sono evidenti a occhio nudo negli stili di vita diffusi. In una parola, il cristianesimo non appare più con immediata evidenza “un buon affare”, un investimento sicuro su cui puntare; a una differenziazione dell’offerta delle sue forme corrisponde una diminuzione della domanda. La fede cristiana ha, dunque, subito nell’epoca attuale un processo di opacizzazione della sua capacità di umanizzare, ovvero non convince più quale possibilità di far diventare l’uomo più uomo. Non si tratta invero di un fisiologico processo di obsolescenza dei linguaggi (la stessa traduzione italiana della Bibbia è stata appena rivista), delle regole morali e dei riti della religione cristiana; più in profondità si registra l’incapacità del cittadino medio europeo di afferrare il senso ultimo della fede, a partire, come ha fatto DIOCESI DI COMO 3 SCUOLA DI PASTORALE 2013 GRUPPO 3 – LA SEQUELA DI GESÙ DEGLI ADOLESCENTI E GIOVANI -­‐ SCHEDA 2 notare lo stesso Benedetto XVI, dalla grande promessa che essa dona all’uomo, quella della vita eterna, della salvezza definitiva, di un futuro desiderabile, autentica garanzia di quella ricerca della felicità che abita nel cuore di ciascuno. Molti, oggi, ritengono invece che la felicità vada ricercata altrove rispetto alla religione cristiana. Lo attesta il loro vivere quotidiano, le loro decisioni esistenziali, le ragioni che si danno per andare avanti. E se il cristianesimo non porta alla felicità – ovvero alla gioia di cui parla l’evangelista Giovanni – a che mai più potrà servire? Gli uomini e le donne del nostro tempo, allora, non sono più attratti dal vangelo di Gesù, nonostante quest’ultimo sia loro presentato in mille modi, in mille toni, in mille colori. Non avvertono più la “convenienza” della parola del giovane rabbino di Nazareth per una vita bella e degna di essere detta umana: hanno semplicemente imparato a cavarsela senza Dio e senza Chiesa. Questo è l’inedito del nostro tempo in Occidente: non più il contro Dio dell’ateismo classico, ma il senza Dio di chi non ha più antenne per lui. Ed è così che “Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini” (Benedetto XVI). Non avere più antenne per Dio e per la Chiesa: è questa la condizione di molti contemporanei» (A. Matteo, La prima generazione incredula). Che ne pensi? Per quale motivo l’autore sostiene che per l’uomo d’oggi il cristianesimo non porta alla felicità? Che immagine di Cristo e del Vangelo hanno gli adolescenti d’oggi, da dove la veicolano? È possibile, secondo te, che l’annuncio della salvezza non giunga al loro cuore? Che cosa lo impedisce? Di che cosa c’è bisogno – normalmente – per poter essere raggiunti dal Vangelo? Che cosa significa “buona notizia”? E perché lo è? Terzo tempo (da soli) «E poiché ha ragione Leo, il protagonista del romanzo di Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte e rossa come il sangue, quando esclama: “Il brutto della vita è che non ci sono le istruzioni!”, i piccoli d’uomo, quelle istruzioni, le debbono trovare da soli e il primo posto dove guardano sono gli occhi degli adulti, dei genitori. Sono gli occhi dei genitori la mappa del mondo. E se in quella mappa Dio non si trovasse più? E se in quella mappa Gesù non figurasse più? A che valgono 1000 prediche, 5000 minuti di catechesi, 500 ore di religione, se gli occhi di mio padre e di mia madre, degli adulti, in genere, non sono più in grado di dirmi che Gesù è mio contemporaneo ogni volta che ho fame di vita, fame di senso, fame di bellezza, fame di cose buone, fame di sapere e di sapori?» (A. MATTEO, «Il nostro debito nei confronti dei giovani» in COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Gesù nostro contemporaneo, Cantagalli 2012, 331). Ma che cosa cercano, gli adolescenti di oggi? gli adolescenti con i quali hai a che fare, hanno sete di Dio? Trovi in loro un desiderio di ricerca, rispetto a che cosa? Vogliamo provare uno sguardo differente, sulla realtà giovanile/adolescenziale… Non illuso o incantato ma vogliamo chiederci davvero – perché sembra proprio così – che non siano soltanto apatici, tristi, disincantati, provocatori, ribelli, distratti! Ci sembra che gli adolescenti desiderino ancora, abbiamo voglia di cercare, abbiano fame e sete di vita, di amore, di verità, di senso, abbiamo anche voglia di fare qualcosa nella vita, anche qualcosa di grande. Cosa ne pensi? da dove iniziare o ricominciare? A questo punto, prova a rispondere alle domande di ieri sera: quali sono gli elementi dell'adolescenza che possiamo riconoscere come soglie della vita e della fede? Cercane alcune e spiega perché. DIOCESI DI COMO 4 SCUOLA DI PASTORALE 2013