Il Sole 24 Ore - Unindustria Rimini
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UNINDUSTRIA RIMINI Domenica, 10 aprile 2016 UNINDUSTRIA RIMINI Domenica, 10 aprile 2016 Stampa Locale 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 3 MANUEL SPADAZZI La Gradisca evita l'asta Accordo per rilanciare l'hotel dedicato a 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 9 CARLO ANDREA BARNABE' «Ravanelli? Addio senza rancore Ma ora pensiamo allo sbarco in... 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 10 ANDREA OLIVA Le trivelle 'bucano' la pace di casa Parmeggiani 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 13 MONICA RASCHI «La Finanza controlla i conti di tutti, anche di operai e dipendenti... 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 17 10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 13 12 Referendum trivelle: il Pd abbraccia la linea nazionale ANDREA DOLCINI Angelo Betti, il romagnolo che inventò Vinitaly 10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 44 13 15 Prima casa, la Tasi non c' è più 10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 5 16 Cattolica, dividendo da record 10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 12 17 L' Arlecchino tornerà a circolare dopo un accurato restauro 10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 12 9 11 Pasquale Valentini a Roma per discutere dei possibili accordi europei 10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 40 6 8 La stazione si fa bella per i treni veloci mentre il Trc 'decolla' 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 17 3 5 «Lotta ai bazar che regalano alcol» 10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 12 1 ALDO VIROLI La stazione diventerà più accessibile 18 Stampa nazionale 10/04/2016 Corriere della Sera Pagina 31 MARIO GEREVINI L' eredità di Squinzi alla Confindustria:... 10/04/2016 Il Resto del Carlino Pagina 23 CLAUDIA CERVINI Squinzi lascia il testimone a Boccia «Fai uscire i sindacati dal... 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2 LUCA ORLANDO «Gli unici ad aver fatto le riforme» 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2 ILARIA VESENTINI Gattaz: uniti e solidali per contare 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3 Le aziende a caccia delle risorse per ripartire 10/04/2016 La Repubblica Pagina 22 Camusso: "Misure utili per avere l' applauso Ue ma non per la crescita" 10/04/2016 La Repubblica Pagina 22 Il pareggio di bilancio nel Def slitta al 2019 Apertura sulle pensioni 25 29 «Conoscenza fondamentale per crescere» 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3 23 27 La sfida continua della rappresentanza si gioca sulla cura dello stare... «Costruire una nuova visione dell' impresa» 22 26 Grillo: due sfide comuni in Europa 10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3 20 NICOLETTA PICCHIO 31 33 35 37 10 aprile 2016 Pagina 3 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale La Gradisca evita l'asta Accordo per rilanciare l'hotel dedicato a Fellini Manuel Spadazzi RIMINI LE STELLE vanno in saldo. Nemmeno gli hotel della Riviera, da anni, sono più al riparo dalla crisi. Sono già diversi gli alberghi finiti all' asta, a causa del fallimento della società o dell' esecuzione a v v i a t a d a l l e banche p e r i l m a n c a t o pagamento del mutuo. Tra i tanti uno degli alberghi più prestigiosi di Marina centro. Si tratta dell' hotel La Gradisca, il famoso albergo quattro stelle di Rimini dedicato a Federico Fellini. E' l' hotel costruito e aperto nel 1997 da Pierpaolo Bernardi, che da allora l' ha sempre gestito. Per mettere in vendita l' albergo era stata fissata un' asta dal Tribunale di Rimini il 7 aprile, per effetto dell' esecuzione immobiliare decisa da Banca Intesa e dalla Carim ( l a Cassa d i Risparmio di Rimini). Ma l' asta è stata annullata. Bernardi non commenta, ma a quanto trapela sarebbe stata concordata con il tribunale una procedura basata su un piano di rilancio per evitare il fallimento. LA PROCEDURA è stata avviata dopo che la società di Bernardi che possiede l' hotel (che è diversa da quella con l' imprenditore gestisce l' albergo) non è più stata in grado di pagare il mutuo dato dagli istituti di credito per realizzare la struttura. Da anni Bernardi, già patron del Grand Hotel di Rimini (e tuttora titolare dell' hotel duo.Mo), stava provando a cedere il suo 'gioiello' di Marina centro, il primo albergo interamente dedicato a Fellini. ALMENO due le trattative importanti condotte nel corso di questi anni, nel tentativo di vendere l' hotel ad almeno 6 milioni. Ma le trattative sono naufragate, e così le banche avevano deciso di mettere all' asta il quattro stelle da 52 camere nel cuore di Marina centro. Bernardi ha lavorato sino all' ultimo per evitare l' asta. Con successo, seppure last minute. L' imprenditore riminese infatti aveva in piedi, da mesi, una nuova trattativa molto seria. «STIAMO andando avanti nell' operazione dichiarava giorni fa Bernardi e siamo a un buonissimo punto ormai. Ma finché non si realizzerà non voglio svelare altro. Al tavolo delle trattative hanno partecipato anche le banche, e se l' operazione andrà a buon fine l' asta non si farà». E' stato buon profeta. Evitata l' asta continuerà a gestire l' hotel. Lo avrebbe fatto anche in caso di cessione all' asta. La società di gestione con cui Bernardi manda avanti l' attività ha un lungo contratto d' affitto. La Gradisca non è affatto l' unica struttura ricettiva che sta per finire all' asta a Rimini. Attualmente sono cinque gli hotel che il Tribunale ha messo in vendita, di cui tre a Rimini, uno a Riccione e una a Bellaria. Tra questi figura anche un hotel di nuova costruzione, a Rimini (nella frazione di Viserbella): per acquistarlo si parte da una base d' asta di soli 337.500 euro, mentre la stima dell' immobile è di circa Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 1 10 aprile 2016 Pagina 3 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale 600mila euro. L' ALBERGO, in prima linea sul mare, è ancora allo stato grezzo: sono state realizzate le fondazioni e i muri portanti, ma serviranno ancora diverse centinaia di migliaia di euro. Vale quasi un milione e mezzo invece l' hotel President, tre stelle di Bellaria di otto piani e 70 camere, che finirà all' asta il 7 aprile, insieme agli altri hotel, mentre il 14 sarà la volta del Ducale, tre stelle di Rimini (si parte da 1,8 milioni). MANUEL SPADAZZI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 10 aprile 2016 Pagina 9 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale «Ravanelli? Addio senza rancore Ma ora pensiamo allo sbarco in Cina» Il presidente della Fiera commenta le dimissioni del manager di CARLO ANDREA BARNABE' Lo chiamavano Lorenzo il Magnifico. Probabilmente non gradirà, ma 'Highlander' Cagnoni sarebbe oggi più consono. A poche ore dal rinnovo del cda di Rimini Fiera, e della inesorabile riconferma del suo lider maximo, il presidente affronta il delicato passaggio con lo slancio di una saltatore in lungo. A partire dalle dimissioni del direttore generale Ugo Ravanelli, uscito di scena a soli quattro mesi dalla nomina. Materiale infiammabile per alimentare boatos e ricostruzioni complottarde. Presidente Cagnoni provi a smontarle, se ci riesce... «Sono dispiaciuto per com' è andata. Ravanelli ha mostrato le sue indiscusse qualità manageriali nei pochi mesi in cui è rimasto in Fiera. Purtroppo ci siamo scontrati sul ruolo e le funzioni dell' amministratore delegato, divergenze non superabili da parte di entrambi». Qualcuno l' aveva predetto: due galli nello stesso pollaio. «Non ho mai dato retta alle chiacchiere. Si è aperto un problema che non intendo sottovalutare ma sono impegnato a risolverlo velocemente». In settimana avremo il nuovo cda. «Non mi chiederà i nomi?». Ci proviamo. «Legittimo, ma le nomine le fanno gli azionisti. Posso dire che ci saranno almeno tre donne, come prevede la legge. E mi sembra una bella novità». Senz' altro. E lei sarà della partita? «Trovo poco elegante anticipare una decisione che di fatto spetta ai soci». Se scrivessimo che il suo futuro non è su una panchina dei giardinetti? «Non vi smentirei». I numeri sono dalla vostra. «Abbiamo ottenuto ottimi risultati in un mercato che vede allungarsi l' elenco dei caduti eccellenti. Rimini Fiera non solo porta a casa fatturato e utili, ma si conferma prima in Italia per redditività. Anche il congressuale ha maturato un più 30 per cento sul 2014 e siamo leader nazionali in settori come ambiente, turismo, alimentare dolce, gioco, numeri uno nel mondo con Tecnargilla». Se ce lo ricorda è perché ha un disegno. «E' semplice. Riteniamo aggredibili i mercati internazionali e stanno maturando le condizioni per concretizzare progetti a partire dalla operazione cinese». Lo dicono quasi tutti. «Sì, ma noi facciamo sul serio. Siamo prossimi a chiudere l' accordo con un importante imprenditore cinese per una grande manifestazione sul turismo a Chengdu, data prevista Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 3 10 aprile 2016 Pagina 9 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale ottobre 2017». E come la mette con il problema delle alleanze e le pressioni di Bologna sul polo delle fiere? «Riteniamo di avere le strutture e i muscoli per discutere sui tavoli regionali oppure con attori che agisco al di fuori. Se esiste un progetto industriale convincente noi ci siamo. Per sintetizzare direi che Rimini Fiera si sta guardando attorno». Messa così, sembra scontato il nome di chi sarà ancora in cima alla torretta. «Buona giornata». CARLO ANDREA BARNABE' Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4 10 aprile 2016 Pagina 10 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale VENDITA AI MINORI DENUNCIA DELL' ASSOCIAZIONE MARINA CENTRO «Lotta ai bazar che regalano alcol» PIOGGIA di reazioni dopo la pubblicazione della nostra inchiesta sulla vendita di alcol ai minori. A prendere la parola è ora Giammaria Zanzini, m e m b r o d e l d i r e t t i v o Confcommercio e presidente dell' associazione 'Marina Centro'. « A Rimini la 16enne Carlotta è riuscita ad acquistare superalcolici sufficienti per un coma etilico di gruppo. Questa inchiesta getta luce su una città dove troppi esercizi commerciali sono improvvisati, aprono e chiudono in pochi mesi, arraffano più incassi possibili nei mesi estivi e scompaiono lasciando un territorio o un quartiere impoverito e degradato. Cose concrete per evitare che un adolescente si compri una magnum di vodka, per dare qualità al nostro commercio e rilanciarlo, si possono fare. Non si tratta di limitare il libero mercato, solo di pianificarlo e organizzarlo. In tante città italiane nel centro storico o in quartieri come il mio, non possono aprire bazar, multi o temporary store, distributori di bevande h 24. I cambi d' uso dopo la cessione di una licenza o un nuovo affitto di un locale sono pianificati e controllati. Ancora, a fronte di progetti imprenditoriali veri, di investimenti, assunzioni, perché non ridurre costo degli affitti e per qualche anno le tasse locali? » Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 10 aprile 2016 Pagina 12 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale IL SEGRETARIO DEL PD SI SCHIERA CON RENZI, IL FIGLIO STEFANO E' DEL COMITATO DEL SI' Le trivelle 'bucano' la pace di casa Parmeggiani Il 17 aprile saranno divisi sul voto: «Ci siamo però confrontati a lungo» DICE Parmeggiani: «Al referendum sulle trivelle il 17 aprile, va messa la croce sul sì perché la strada da seguire è quelle della energie rinnovabili". Poi c' è Parmeggiani che ribatte: «Nessuno mette in dubbio l' impegno sulle rinnovabili, ma questo referendum cambia poco o nulla, quindi la mia posizione è quella della direzione del Pd nazionale, quella di Renzi». Il primo di nome fa Stefano, ha 32 anni, laureato in ingegneria ambientale, in provincia è uno dei principali fautori del comitato del Sì al referendum. Da settimane tiene serate per informare sul referendum e fa il pieno. In 200 lo hanno seguito a Rimini, tanti anche a Gemmano e l' altra sera a Riccione. Il secondo di nome fa Marco, ed è il segretario del Pd riccionese. Venerdì sera, nel corso di una accesa direzione di partito è stato tra quelli che ha bocciato la richiesta di schierare il partito in favore del Sì al referendum. Ai voti (venti contro una decina) hanno vinto coloro che vogliono seguire a linea del Pd nazionale e del premier Renzi. «Di fatto lasciamo libertà di voto dice Marco se qualcuno vuol barrare il sì lo faccia, ma il partito non si schiera a quel modo». E come allora? La risposta nella nota del partito: «Il Pd di Riccione non pensa che l' estrazione del metano e l' auspicato sempre maggior sviluppo delle rinnovabili siano fra di loro in contraddizione. Né finora si può ragionevolmente affermare che l' estrazione del gas in mare abbia danneggiato il turismo. Molto più pericoloso (e costoso), appare il ricorso a risorse provenienti dall' estero in sostituzione di quelle non più estraibili dalle piattaforme in territorio italiano». Alla domanda, 'con suo figlio come la mette?', Marco risponde così: «E' un tecnico, molto bravo e competente (orgoglio di padre). Ci siamo confrontati e questo serve a entrambi, quello che facciamo noi farebbe bene a tanti altri. Tuttavia non sempre le opinioni coincidono». Cosa voterà? «Il voto è segreto, come Pd non abbiamo dato indicazioni». Stefano, il figlio, di politica non vuole parlare: «Non è il mio settore, faccio altro». E sul referendum ha le idee chiare: «I governi Monti prima e Renzi poi, hanno spinto sulle energie fossili. Il referendum è un momento importante per lanciare un messaggio sulla necessità di avviare una decisa transizione tra queste fonti di energia e quelle rinnovabili. Il mercato ha già compreso la potenzialità di questo settore mentre la politica insiste su una visione novecentesca. Se vogliamo parlare di posti di lavoro, la Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 6 10 aprile 2016 Pagina 12 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale riconversione energetica produrrebbe molte opportunità. Le estrazioni di gas e petrolio in Italia coprono appena l' 8% del fabbisogno. Infine la conferenza di Parigi, Cop 21, ha già imposto riduzioni delle estrazioni per una riconversione sulle energie rinnovabili, in linea con quanto accadrebbe votando sì al referendum». Il 17 aprile è vicino, anche in casa Parmeggiani. Andrea Oliva. ANDREA OLIVA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 7 10 aprile 2016 Pagina 13 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale TRASPORTI CONVOGLI A 200 CHILOMETRI ORARI SUI BINARI, INTANTO IL MURO DEL METRÒ SUPERA I 6 METRI La stazione si fa bella per i treni veloci mentre il Trc 'decolla' I TRENI accelerano, mentre il Trc si alza. La rivoluzione della mobilità taglia la città in due. Alla stazione, secondo Ferrovie dello Stato, i lavori proseguono a gonfie vele. «Abbiamo completato il 35% dei lavori». La realizzazione della nuova stazione è a un terzo dell' opera, e assieme alla stazione, Rfi intende velocizzare la linea Bologna/BariLecce per permettere ai treni di raggiungere i 200 chilometri orari tagliando i tempi di percorrenza. «Al posto del binario 3, non più in uso e già demolito, Rfi sta ora realizzando la nuova banchina a servizio del binario 2. I lavori, che proseguiranno fino alla fine di maggio, includono un marciapiede più alto (55 centimetri) per favorire l' entrata e l' uscita dei passeggeri dai treni, percorsi tattili per ipovedenti e una nuova pensilina in acciaio con illuminazione a led». E non è finita qui: «Non esiste più nemmeno il piccolo fabbricato per l' accesso lato mare alla stazione. Al suo posto nascerà all' inizio dell' autunno un nuovo ingresso che richiamerà nell' estetica la vicina pensilina. Inoltre, per quella data Rfi avrà ultimato lo spostamento lato mare del secondo binario e la demolizione della seconda banchina oggi ancora in servizio. L' operazione consentirà il successivo spostamento lato mare anche del primo binario, condizione necessaria per l' ampliamento e il rinnovo del primo marciapiede. A seguire saranno installati due nuovi ascensori». I lavori subiranno uno stop durante la stagione, per evitare disagi ai passeggeri. Costo complessivo 5 milioni di euro. Nel frattempo si 'alza' il Trc. Al sottopasso Puccini è più che mai evidente come il muro di cemento stia diventando una barriera che copre ciò che sta al di là della ferrovia. Un muro più alto della massicciata dei binari, al quale andrà sommato un ulteriore metro in cemento, necessario per la 'sponda' sulla corsia dell' autobus. a.ol. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 10 aprile 2016 Pagina 17 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale PROTESTA MARCO GATTI (SEGRETARIO DC) DURANTE LA FESTA DEL TESSERAMENTO «La Finanza controlla i conti di tutti, anche di operai e dipendenti pubblici» «SONO molto preoccupato per quello che sta succedendo con la Finanza». Marco Gatti, segretario della Dc nonostante la soddisfazione per la presenza di oltre 450 persone presenti alla festa del tesseramento, torna sulla questione dei controlli a tappeto attuati dalle Fiamme gialle. Quanti sammarinesi sono sotto il mirino della Guardia di finanza? «Difficile da quantificare ma sono centinaia e centinaia: qualunque persona abbia avuto anche solo uno scambio minimo con una banca italiana». Quindi non c' è un importo sopra il quale scatta l' allerta? «No, tutti. Anche una piccola transazione è oggetto di controllo. Mi hanno contattato persone che non sono certo industriali o finanziari, ma operai e dipendenti pubblici chiedendo un aiuto, perché non sapevano come fare ma anche perché non si spiegavano la motivazione di tali controlli». Il governo si è già mosso chiedendo spiegazioni a quello italiano. Non si sa ancora nulla? «No. Ed è per questo che anche la Commissione esteri ha voluto rafforzare la posizione dell' esecutivo con un ordine del giorno approvato all' unanimità attraverso il quale si chiede che l' Italia dia spiegazioni in modo chiaro e veloce su cosa sta succedendo. Noi siamo nella white list, quindi applichiamo lo scambio di informazioni ma questo non è il modo». In che senso? «Nessuno ha nulla da ridire sui controlli ma se ce n' è motivo, non che si chieda a tappeto tutte le informative se una persona ha avuto una transazione per poche decine di euro. Se questa è la metodologia il problema non è solo per San Marino ma per tutti i Paesi». Se non arriva una risposta da Roma cosa pensate di fare? «Andremo avanti con le proteste ma questa volta ci dovremo spostare a livello di organismi internazionali, questo a tutela dello Stato e del corretto utilizzo delle informazioni per le quali esistono gli accordi». Finanza a parte, c' è da discutere anche del futuro delle vostre alleanze. «Entro la fine di questo mese vogliamo concludere le consulazioni con tutti gli altri soggetti della politica. Non abbiamo pregiudiziali con nessuno ma bisogna capire che cosa succede: la sinistra ha la Costituente, Ap sta ragionando con l' Upr, Noi Sammarinesi ha un nuovo progetto, i movimenti stanno facendo le loro prove. Valuteremo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 9 10 aprile 2016 Pagina 17 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale alla fine del giro». Monica Raschi. MONICA RASCHI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 10 10 aprile 2016 Pagina 17 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Stampa Locale INCONTRO Pasquale Valentini a Roma per discutere dei possibili accordi europei IL SEGRETARIO agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, accompagnato dall' ambasciatore di San Marino presso la Repubblica Italiana, Daniela Rotondaro, e dalla direzione Affari Europei del Dipartimento Affari Esteri, ha partecipato a Roma, in qualità di ospite d' onore, a una colazione di lavoro offerta dall' ambasciatrice di Germania presso San Marino, Susanne Marianne WasumReiner, alla presenza del collega dei Paesi Bassi (Paese che ricopre l' attuale Presidenza di turno dell' Unione Europea) e di venticinque altri ambasciatori e diplomatici provenienti dai Paesi membri dell' Unione. L' invito rivolto a Valentini, f i n a l i z z a t o a c o n f e r i r e a i rappresentanti diplomatici dei Paesi membri dell' Unione Europea accreditati a Roma una maggiore conoscenza del negoziato in corso con l' UE per la conclusione di uno o più accordi di associazione con i Paesi di piccole dimensioni territoriali (Andorra, Monaco e San Marino), si inserisce nell' ambito di un' iniziativa coordinata dall' ambasciata di Germania in collaborazione con il Paese detentore della Presidenza di turno UE, consistente nell' ospitare Alte Autorità circa temi di carattere europeo. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 10 aprile 2016 Pagina 13 Corriere di Romagna Stampa Locale «Al voto secondo coscienza» Referendum trivelle: il Pd abbraccia la linea nazionale RICCIONE. In vista del referendum sulle trivellazioni in mare, il Pd di Riccione si schiera con il premier Renzi e con la linea nazionale. Venerdì scorso il partito ha dedicato una direzione comunale alla consultazione abrogativa del 17 aprile. Il referendum chiede "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale" che le trivellazioni poste all' interno delle 12 miglia marittime dei nostri mari vengano fermate. Il Pd riccionese spiega che la linea è quella «della direzione nazionale che ha votato la legge sulle cosiddette trivelle, fortemente sostenuta dal segretario nazionale Matteo Renzi, senza la norma proposta dal referendum e senza che a nessuno, qualora la pensi in altro modo, siano chieste abiure e ripensamenti forzati. Chi intende votare sì, secondo coscienza può farlo. Chi pensa che non si possa acconsentire a uno spreco di energia, può votare no». Accettato pure l' astensionismo. Ma precisa: «Questo referendum, anche se approvato, non modificherà la possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia e nemmeno di sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Può solo limitare lo sfruttamento delle stazioni già attive, costrette a smettere di funzionare entro un paio di lustri, anche in presenza di giacimenti ancora utilizzabili. Noi crediamo che non si debbano "buttare a mare" i posti di lavoro che l' estrazione di gas ha creato ma allo stesso tempo occorre lavorare a un Piano di investimenti sulle rinnovabili». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 12 10 aprile 2016 Pagina 40 Corriere di Romagna Stampa Locale Verona. Da quest' anno al forlivese (Forlì, 1920 Verona, 1998) sarà dedicato il Premio Betti Benemeriti della vitivinicoltura italiana Angelo Betti, il romagnolo che inventò Vinitaly Nel 1967 la sua idea fu una vera e propria intuizione che anticipò i tempi FORLÌ. La piccola patria che è la Romagna, una regione a tutti gli effetti e non un immaginario luogo dell' anima come qualcuno sostiene, non merita stereotipi. Angelo Betti (Forlì, 1920 Verona, 1998), inventore nel 1967 di Vinitaly, una delle più importanti fiere internazionali nel settore enologico, era un romagnolo che rivendicava orgogliosamente di esserlo. E associava alla propria romagnolità la tenacia nel proporre idee innovative che hanno portato benefici permanenti alle comunità a cui erano rivolte. Idee geniali che è riuscito a concretizzare e a consolidare nel tempo. Non è un caso quindi che per la cinquantesima edizione del Vinitaly a Verona da oggi al 13 aprile, la figura di Betti riemerga e riceva un riconoscimento significativo da Giuseppe Mantovani, direttore generale di Veronafiere: «Quella di Angelo Betti fu una vera e propria intuizione che anticipava i tempi. Non tutti in quel momento storico capirono l' importanza del progetto e del nome scelto, ma Betti fu perseverante nella sua visione, tanto che Vinitaly diventò subito un punto di riferimento internazionale, che si è consolidato nel corso di cinquanta edizioni. A riconoscimento di ciò, da quest' anno il Premio Benemeriti della Vitivinicoltura, che lui stesso aveva creato nel 1973 come tributo a chi si era distinto per lo sviluppo del settore, viene a lui intitolato, diventando Premio Angelo Betti Benemeriti della Vitivinicoltura italiana. L' assegnazione del Premio avverrà all' auditorium Verdi del Centro Congressi di Verona Fiere al termine della cerimonia inaugurale, oggi alle 11, della 50ª edizione di Vinitaly alla quale parteciperà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Laureato in Scienze Agrarie a Bologna nel 1948, negli anni cinquanta Betti sviluppò la sua vena pubblicistica come direttore del gruppo giornalistico Edagricole di Bologna ol tre a collaborare con diverse testate editoriali con articoli che spaziavano dalla cronaca nera allo sport. Nel 1958 divenne ca po ufficio stampa dell' Ente Autonomo per le Fiere di Verona, ora Veronafiere. La genialità di Betti nel creare e promuovere nuo vi appuntamenti fieristici per la valorizzazione del settore agroalimentare portò all' istituzione di saloni e fiere come Samoter, Herbora, il salone dell' olio, Vinitaly e il rilancio di Fieracavalli. Manifestazioni che hanno acquisito ben presto spessore internazionale e che Betti Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 13 10 aprile 2016 Pagina 40 < Segue Corriere di Romagna Stampa Locale condusse al successo dal 1971 come vicesegretario generale della Fiera di Verona e dal 1976 al 1987 come segretario generale dell' ente fieristico veronese. Vinitaly resta però il modello delle sue creazioni. Angelo Betti istituì nel 1967 le Giornate internazionali del vino a cui pose l' insegna Vinitaly che nel 1971 divenne la denominazione ufficiale dell' evento. Da sede di convegni e tavole rotonde si erano gettate le basi per una rassegna che già allora richiamava numerosi espositori ed esperti del settore vitivinicolo. Per raggiungere questo traguardo erano necessarie dosi abbondanti di dinamismo, lungimiranza, tenacia: Betti non ne difettava, così ricordano persone che lo hanno conosciuto bene come lo chef Giorgio Gioco e il giornalista Angelo Pe retti. E la romagnolità? E la piccola patria? «Mio padre racconta la figlia Serena, giornalista e conduttrice radiofonica in effetti era un vulcano, appassionatissimo del suo lavoro, molto poco casalingo nel senso che a casa non c' era mai pur riuscendo a imporre ugualmente la sua presenza. Era legatissimo alla Romagna, ogni anno per festività e ferie non mancava mai di ritornare da familiari e amici. Era membro del Tribunato di Romagna, ente al quale era molto legato. Mi ha insegnato a prendere di petto la vita e a mettere in ogni situazione tutto l' entusiasmo possibile, i soldi erano l' ultima cosa per lui perché era importante solo lavorare bene, avere soddisfazione e riuscire pure a divertirsi facendo il proprio dovere. Mio padre amava la vita, il buon vino, la buona cucina. E da bravo romagnolo amava anche ballare il liscio con mia madre Alma». La Romagna come piccola patria e fonte ispiratrice. Un prototipo, insomma: non uno stereotipo. ANDREA DOLCINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 14 10 aprile 2016 Pagina 44 Corriere di Romagna Stampa Locale San Giovanni in M. Approvato con 9 voti a favore il bilancio di previsione per il 2016 Prima casa, la Tasi non c' è più Ritoccata al ribasso l' Irpef, cresce solo la bolletta dei rifiuti SAN GIOVANNI. Scende l' addizionale Irpef, bloccato l' aumento delle altre tasse, ma non la bolletta dei rifiuti. Il consiglio comunale di San Giovanni in Marignano ha approvato a maggioranza il bilancio di previsione (9 voti a favore e tre contrari). Nel bilancio è previsto il blocco degli aumenti dei tributi e delle addizionali per il 2016 anche se il blocco non riguarda la Tari, soggetta ad Ate sir. Il blocco non interessa nemmeno le rette per i servizi a domanda come mensa, nido, trasporto scolastico, «per cui comunque non prevediamo aumenti», dice il sindaco Daniele Morelli. Tra le altre misure introdotte per il 2016, c' è l' abolizione della Tasi sulla prima casa, così come avviene in tutto il resto dello Stivale. E ancora: l' esenzione Imu terreni agri coli condotti da imprenditori agricoli professionisti e coltivatori diretti, esenzione dei terreni montani; esenzione Tasi per gli inquilini delle abitazioni principali, misura che a San Giovanni in Marignano non era stata adottata. Poi riduzione del 50% della base imponibile Imu su abitazioni date in comodato gratuito a parenti di 1° grado che la utilizzano come abitazione principale ed in presenza di ulteriori requisiti specifici. Riduzione del 25% dell' Imu e della Tasi per immobili locati a canone concordato. «Poiché il nostro intento prosegue Morelli è quello di agevolare il più possibile il cittadino, sul versante delle entrate abbiamo deciso di abbassare l' aliquota dell' addizionale comunale, passando dall' aliquota del 7,5 per mille a quella del 7,2, puntando ad alleggerire la pressione fiscale dei cittadini marignanesi». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 15 10 aprile 2016 Pagina 5 La Voce di Romagna Stampa Locale ASSICURAZIONI Con i momenti dell' orso, in borsa ha chiuso venerdì scorso a 5,40 euro per azione capitalizzando 940,32 milioni. Il titolo resta molto appetibile Cattolica, dividendo da record CCattolica Assicurazioni ha festeggia quest' anno il 120° esercizio sociale, iniziato nella sacrestia della chiesa di Sant' Eufemia a Verona il 27 febbraio 1896. Fra i soci promotori c' era anche un romagnolo di Castel San Pietro, il Conte Ercolani, Presidente dell' Azione Cattolica e che proprio in quei giorni d i e d e v i t a a l Credito Romagnolo. Oggi C a t t o l i c a è u n a g r a n d e cooperativa d e l mercato assicurativo con 1516 agenzie e 5744 sportelli bancari che distribuiscono i prodotti del Gruppo. Il 16 Aprile nell' Area dell' Ex Autogerma a Verona, acquistata di recente e destinata a diventare il nuovo quartier generale di Cattolica, si terrà l' assemblea dei soci, che prevede, oltre all' approvazione del bilancio i l r i n n o v o d e l c o n s i g l i o d i amministrazione per i prossimi tre anni. I risultati del bilancio 2015 sono certamente molto interessanti per il quarto gruppo assicurativo italiano, con premi per 5 miliardi e 661 milioni ed una straordinaria solidità patrimoniale con il margine di solvibilità che sfiora il doppio del minimo regolamentare. La Società guidata dal Presidente Paolo Be doni e dal CEO Giovan Battista Mazzucchelli porterà in assemblea risultati tecnici che sono ai massimi storici della lunga vita della Società con una combined ratio del 91,5 % che è un indice incontrovertibile di buona ed oculata politica di sottoscrizione dei rischi. Certamente l' utile consolidato di 82 milioni, appare significativo ma avrebbe potuto essere di 161 milioni se non si fossero dovuti contabilizzare oneri per fiscalità anticipata e svalu tazioni su titoli, compensate in parte dalle plus valenze generate dalla vendita di partecipazioni non strategiche. Con i momenti dell' orso, in borsa Cattolica ha chiuso Venerdì scorso a 5,40 euro per azione capitalizzando 940,32 milioni. Il titolo resta straordinariamente appetibile, al di là della volatilità del mercato finanziario . Su tali livelli, il dividendo di 35 centesimi per azione posseduta, che verrà pagato nel mese di maggio porta il rendimento per azione al 6,49%. In tempi nei quali i titoli del debito pubblico pagano rendimenti da zero virgola, gli investimenti azionari con cedole di questo livello, sono di grande interesse per il mercato alla ricerca di una buona remunerazione ai propri capitali. R.B. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 16 10 aprile 2016 Pagina 12 La Voce di Romagna Stampa Locale FONDAZIONE FS L' Arlecchino tornerà a circolare dopo un accurato restauro Tornerà a viaggiare su itinerari d' importanza storica e paesaggistica individuati dalla Fondazione FS per il piacere degli a p p a s s i o n a t i d i turismo f e r r o v i a r i o l ' elettrotreno Etr 250 Arlecchino. L' Etr 252, unico esemplare rimasto del gruppo, è stato trasferito dalla Rimessa dell' ex Treno presidenziale di Roma Termini a Porrena (Arezzo), per essere restaurato a cura della " O.M.S. Ferroviaria". I lavori prevedono la revisione completa delle parti meccaniche e il restyling degli interni, nel pieno rispetto dell' estetica e dei disegni originari. Nei primi mesi del 2017 l' Etr sarà pronto per tornare in servizio. L' Arlecchino, entrato in servizio nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, è stato utilizzato per la relazione rapida Rimini Roma e per Azzurro, il treno della notte che collegava Cattolica e Ravenna. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 17 10 aprile 2016 Pagina 12 La Voce di Romagna Stampa Locale TRASPORTI Rete ferroviaria italiana fa il punto sui fabbricati dell' Emilia Romagna. Tutti i marciapiedi rialzati e serviti da ascensori. Importanti interventi in corso a Riccione, il termine previsto a fine autunno La stazione diventerà più accessibile La stazione di Rimini nel corso del 2016 sarà i n t e r e s s a t a d a importanti i n t e r v e n t i d i potenziamento mirati soprattutto a incrementare l' accessibilità anche da parte di persone con ridotta capacità motoria. Nei giorni scorsi a Bologna è stato fatto il punto sugli interventi in corso e su quelli in programma per il potenziamento dei terminal sul territorio regionale da parte di Raffaele Donini, assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, e Christian Colaneri, direttore c o m m e r c i a l e E m i l i a Romagna d i R e t e Ferroviaria Italiana (RFI). A Rimini è previsto l' innalzamento di tutti i marciapiedi, il prolungamento del sotto passo lato Riccione fino al settimo binario e l' installazione di nuovi ascensori. Rfi conferma quanto annunciato lo scorso mese di ottobre alla presentazione degli interventi per velocizzare l' intera Adriatica. La stazione di Riccione è invece al centro di un importante intervento di potenziamento infrastrutturale e tecnologico del valore di cinque milioni di euro. I lavori di Rete Ferroviaria Italiana conse gneranno alla città, alla fine dell' autunno 2016, una stazione interamente riqualificata, più accessibile, confortevole e con standard di sicurezza incrementati. Condizioni che consentiranno di gesti re eventuali maggiori volumi di traffico. L' impegno di RFI per migliorare a livello nazionale accessibilità e servizi, si legge in un comunicato della Società, è apprezzato e premiato anche dai passeggeri. Nel 2015 oltre il 99% degli intervistati nelle rilevazioni di customer satisfaction, realizzate da due società esterne specializzate, ha assegnato un punteggio fra 7,1 e 7,6 alla qualità della permanenza nelle stazioni dell' Emilia Romagna. Gli interventi a Rimini e Riccione, rientrano nel più ampio piano d i velocizzazione della direttrice Adriatica Bologna Bari/Lecce, avviato da RFI per consentire ai treni di raggiungere su alcuni tratti una velocità fino a 200 km/h e ridurre i tempi di viaggio. Fra questi anche rettifiche di tracciato dei binari di ingresso nelle stazioni e upgrading tecnologico. Rimanendo in tema di tecnologie, dal prossimo 17 aprile il posto centrale del Sistema comando e controllo del tratto di linea Castel Bolognese Rimini (compresa) verrà spostato da Bari Lamasinata a Bologna centrale. Aldo Viroli. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 18 10 aprile 2016 Pagina 12 < Segue La Voce di Romagna Stampa Locale ALDO VIROLI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 19 10 aprile 2016 Pagina 31 Corriere della Sera Stampa nazionale L' eredità di Squinzi alla Confindustria: «L' imprenditore? Deve restare centrale» Lungo applauso ai due presidenti: «A Boccia il compito di convincere i sindacati» DAL NOSTRO INVIATO PARMA Il governo Renzi promosso con riserva. Il sindacato rimandato «a settembre». Quattro bocciature: «l' asfissiante burocrazia», «un fisco ossessivo», «le carenze infrastrutturali» e per anni «una politica economica raramente programmata nel tempo». Tira le fila del suo mandato il presidente uscente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e come un anziano imprenditore che consegna le chiavi dell' azienda al figlio, indica la strada al successore. Il clima è proprio quello del passaggio di testimone e il lungo applauso finale è il sigillo di quattro anni al vertice. Squinzi ha chiuso ieri a Parma il convegno biennale del Centro studi di Confindustria davanti a una fittissima platea di industriali, compreso il presidente designato, Vincenzo Boccia, che sarà ufficialmente incoronato il 25 maggio. La crisi si è portata via un quarto della produzione industriale ha ricordato Squinzi , adesso ci sono i primi deboli segni di ripresa. Probabilmente c' è da fare ancora un pezzo di salita «ma l' occupazione è in crescita», come gli ordini, e «la domanda estera si conferma un pun to di forza». Fuori dalla porta c' è «uno scenario competitivo completamente nuovo», anzi «una nuova rivoluzione industriale» indotta da tecnologie in continua evoluzione che condizioneranno anche le fabbriche del futuro. Il leader degli industriali confessa un rimpianto: «Non aver convinto coloro che si occupano di sindacato dell' opportunità di riflettere sui nuovi temi fondativi l' azione negoziale». Tocca dunque a Boccia intraprendere la via difficile di «un confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso». La sfida di uno scenario tutto nuovo è alla portata degli industriali italiani, che anzi, come ha sostenuto il vicepresidente di viale Astronomia, Carlo Pesenti, «saranno protagonisti nel processo di rinascita economica e sociale del Paese». Ma avverte occorre premere ancor più l' acceleratore su ricerca, innovazione e creatività. All' esterno mister Mapei manda il messaggio che gli industriali non possono essere lasciati soli, tra «burocrazia asfissiante, fisco ossessivo, carenze infrastrutturali». No, le istituzioni, la politica devono essere all' altezza della sfida, per «visione » e «sensibilità». E qui concede al governo Renzi di «aver oggettivamente dimostrato sensibilità in molti Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 10 aprile 2016 Pagina 31 < Segue Corriere della Sera Stampa nazionale provvedimenti». Anche se poi ecco, inesorabile, a frenare tutto arriva la zavorra burocratica dei regolamenti attuativi. Anche immagine e comunicazione hanno il loro peso e allora Squinzi suggerisce al successore di lavorare per «costruire nella opinione pubblica una nuova visione e una nuova sensibilità nei confronti dei nostri mondi produttivi». Concetto già espresso qualche minuto prima dalla past president e presidente Eni, Emma Marcegaglia, che tra l' altro ha sdoganato un' operazione trasparenza per Confindustria: «Pubblichiamoli questi bilanci! Sono certificati, puliti». L' Europa è l' ultimo capitolo dell' ultimo discorso pubblico di Squinzi da presidente. E sembra quasi un appello: «Nell' epoca della competizione globale perdere quello che abbiamo costruito in Europa negli ultimi cinquant' anni non è un lusso che ci possiamo permettere anche se sembra che ci si stia seriamente impegnando a farlo». Mario Gerevini [email protected]. MARIO GEREVINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 10 aprile 2016 Pagina 23 Il Resto del Carlino Stampa nazionale CONFINDUSTRIA A PARMA OVAZIONE PER IL PRESIDENTE USCENTE Squinzi lascia il testimone a Boccia «Fai uscire i sindacati dal Novecento» Claudia Cervini PARMA IL PRIMO banco di prova per Vincenzo Boccia, futuro presidente di Confindustria, saranno le delicatissime e, in questo momento non semplici, relazioni industriali. Il messaggio è emerso con chiarezza ieri a Parma al Convegno biennale del Centro Studi di Confindustria. Il dossier cui il nuovo numero uno degli industriali dovrà mettere subito mano è il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccannici (i quali, tra l' altro, hanno già annunciato uno sciopero nei prossimi giorni). NON è un caso, infatti, che tutti i principali rappresentanti degli imprenditori, dal presidente uscente Giorgio Squinzi al leader della Piccola industria, Alberto Baban, hanno spinto sullo stesso tasto: passare dalla contrattazione alla «collaborazione per la produttività». Salutando la platea riunita in viale delle Esposizioni, Squinzi ricambiato con una vera e propria standing ovation è stato molto chiaro. «Chiudo il mio mandato col rimpianto di non aver convinto i sindacati dell' opportunità di riflettere sui nuovi temi fondativi l' azione negoziale», ha detto. «A Boccia lascio il compito, non semplice, del confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso», ha osservato il presidente uscente. Un cambiamento che per l' imprenditore della Mapei è necessario, tanto più con l' avvento del modello di industria 4.0, che necessità scelte sempre più rapide. Per Squinzi il modello contrattuale proposto da Federmeccanica ha dei punti interessanti, così come ci sono dei punti interessanti anche nel modello di Federchimica. DELLO stesso avviso Emma Marcegaglia, presidente dell' Eni e di BusinessEurope. «È venuto il momento (e noi siamo pronti) di fare un passaggio sindacale diverso di fronte al problema della produttività del lavoro: uno scambio tra salario e produttività a livello aziendale. Bisogna farlo con forza e determinazione», spiega Marcegaglia ribadendo la necessità, per gli imprenditori, di una nuova struttura contrattuale che preveda aumenti salariali solo a fronte di incrementi di produttività del lavoro. Ora la patata bollente passa a Boccia. CLAUDIA CERVINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 22 10 aprile 2016 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale «Gli unici ad aver fatto le riforme» Marcegaglia: Confindustria è ancora forte e resta centrale nella rappresentanza Parma «Confindustria è ancora forte: certo va cambiata, modificata; ma rimane l' istituzione più centrale nella rappresentanza delle parti sociali». Un "tagliando" nella continuità. Per Emma Marcegaglia, leader di Business Europe e past president di Confindustria, le nuove sfide della rappresentanza, tema della tavola rotonda conclusiva dell' incontro di Parma, vanno affrontate senza indugio, partendo però da un presupposto: il valore di ciò che si è sinora costruito. «Credo sia l' unica associazione ad aver portato avanti una riforma vera spiega, riferendosi alla riforma Pesenti ad aver avuto il coraggio di cambiare». La svolta potrà essere affinata con alcuni elementi che devono passare l' esame del test sul campo, ma comunque «è stata in grado di garantire l' elezione del presidente con un metodo assolutamente democratico». «Possono essersi confrontate visioni diverse ma è stato portato avanti in tutta Italia un dibattito di grande ricchezza sui temi veri, sulla rappresentanza». Tra i valori chiave dell' associazione, Marcegaglia, che ha voluto ringraziare il presidente Giorgio Squinzi a conclusione del suo mandato («il suo spirito di servizio è un esempio per tutti»), ricorda anzitutto il valore identitario della casa comune delle imprese, mantenuto anche attraverso la capillarità territoriale delle strutture. «La macchina va resa più efficiente prosegue meno costosa, dobbiamo aggregare i servizi e renderli diversi rispetto al passato ma la presenza puntuale sul territorio è un grande valore, non un male. Perché il mondo delle imprese è variegato, le esigenze sono diverse, solo così si possono capire e interpretare». Poi la rappresentanza, elemento cardine perché «in Italia c' è assoluto bisogno della casa delle imprese», a maggior ragione quando «cultura antiimpresa e antiindustria sono molto forti, in cui passano i concetti dell' industria cattiva, sporca, piena di corruttori». Visione da contrastare facendo capire «chi siamo, che cosa facciamo, qual è il nostro ruolo, dimostrando di essere la forza propulsiva del Paese». L' immagine deve cambiare anche in termini di comunicazione, e qui i riferimenti sono alla puntata di Report di domenica scorsa dedicata a Confindustria; tra le critiche, la mancanza di trasparenza sui bilanci. «Io dico pubblichiamoli spiega Marcegaglia sono puliti, certificati. Se però qualche nostro collega prima di andare in tv venisse nelle nostre riunioni a dire che cosa non va in Confindustria sarebbe meglio». La rappresentanza imprenditoriale, di cui ancora abbiamo bisogno spiega va declinata in modo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 23 10 aprile 2016 Pagina 2 < Segue Il Sole 24 Ore Stampa nazionale concreto, evitando un approccio generico, una mera affermazione di principio. Un ruolo da svolgere con progetti, idee forti, azioni precise. Tra queste, Marcegaglia propone anzitutto un diverso approccio nelle relazioni industriali, con la necessità di «un passaggio sindacale diverso». Il problema è la produttività, «uno scambio tra salario e produttività va fatto con forza e determinazione a livello aziendale», il che presupporrebbe un rafforzamento del ruolo di questo livello contrattuale. «Abbiamo realizzato molte tappe intermedie in questa direzione spiega oggi abbiamo bisogno di fare questo passaggio chiaro, c' è una parte del nostro mondo che ha bisogno di questo». L' altra evoluzione necessaria riguarda le partnership, in un mondo in cui il problema delle ridotte dimensioni aziendali diventa crescente. «Dobbiamo mettere insieme le imprese; sviluppare le reti e le filiere, perché se parliamo di mercati esteri, di industria 4.0 o di ricerca la collaborazione diventa un tema fondamentale, su cui Confindustria può fare moltissimo, non è un servizio che si trova facilmente sul mercato». «Certamente conclude le sfide sono tante, comportano in Confindustria cambiamenti organizzativi, culturali, anche di approccio. Ma la cosa importante è non dimenticarci mai che si tratta dell' unica casa dell' impresa che abbiamo in questo paese. Discutiamo tra di noi, anche in modo animato, portiamo avanti tesi diverse. Ma alla fine è importante che lavoriamo tutti insieme per una Confindustria più forte». © RIPRODUZIONE RISERVATA. LUCA ORLANDO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 24 10 aprile 2016 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Medef (Francia) Gattaz: uniti e solidali per contare PARMA «L' Europa non è il problema è la soluzione. E Francia e Italia, da sempre culla di inventori e artisti, devono tornare a valorizzare i loro talenti, all' interno delle loro comunità e sui mercati globali. Ma come singole rappresentanze nazionali non avremo mai alcun peso sulle grandi decisioni del pianeta. Solo uniti e solidali potremo far sentire la nostra voce di fronte a Cina, Stati Uniti, Russia». Pierre Gattaz, presidente della Confindustria f r a n c e s e M e d e f , c h i e d e a i colleghi italiani riuniti a Parma un salto dall'"io" dell' imprenditore al "noi" della squadra (impresa, associazione, federazione che sia) . Di fronte alla disruption tecnologica in atto nella catena del valore delle imprese e alla velocità del cambiamento indotto da globalizzazione e digitalizzazione, non bisogna fermarsi «sull' incertezza del momento che può spaventare, ma sulla straordinarietà di quello che stiamo vivendo prosegue Gattaz in videocollegamento da Parigi e che apre prospettive inedite a chi ha sete di conquiste e di successi, di conoscere, scoprire e progredire». E ricorda il motto della sua azienda di famiglia (la Radiall) e delle 750mila imprese associate a Medef (90% Pmi): «Il futuro è da inventare, il mondo è da attrezzare. Facciamoci trovare pronti. Non sarà il colosso più grande che avrà la meglio, ma l' imprenditore più reattivo che sa giocare in squadra». © RIPRODUZIONE RISERVATA. ILARIA VESENTINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 25 10 aprile 2016 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Bdi (Germania) Grillo: due sfide comuni in Europa PARMA Digitalizzazione e stabilità economico sociale sono le due sfide comuni a tutta la rappresentanza europea. Battaglie che l' associazionismo imprenditoriale può vincere se le porta avanti all' unisono, se le fa diventare battaglie di tutta la società, da Roma, Parigi, Berlino. La voce di Ulrich Grillo, presidente di Bdi (Bundesverband der Deutschen Industrie), si è unita ieri a Parma a quella degli industriali italiani e francesi per ribadire che non ci sarà un' Industria 4.0 «senza infrastrutture solide e condizioniquadro normative che ci permettano investimenti mirati ad accelerare il ritmo della creazione del valore. Conditio sine qua non affinché questo avvenga è l' accordo di tutti in Europa». Un' interconnessione globale sempre più stretta implica un sempre più stretto coordinamento normativo in Ue per far circolare in sicurezza dati e persone. «Serve un' Europa integrata per reggere la concorrenza internazionale ribadisce Grillo quindi un unico mercato del digitale, dell' energia, delle banche e dei capitali». Associazioni imprenditoriali leader come Confindustria o Bdi possono dare il loro contributo verso il comune obiettivo, conclude. «Abbiamo tre compiti: spiegare in modo più incisivo il contesto economico globale ai cittadini e alla politica; spingere l' integrazione europea e non il protezionismo; appianare i disequilibri causati dalla digitalizzazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 26 10 aprile 2016 Pagina 2 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Partecipazione. Mansi: «Confindustria di proposta e di progetto» Baban: «Raccontare l' interesse delle imprese» La sfida continua della rappresentanza si gioca sulla cura dello stare insieme parma Vista dall' esterno, con gli occhi del sociologo, se oggi la rappresentanza deve avere un compito, è quello di promuovere la partecipazione. Con una consapevolezza, dice Bruno Manghi: «Oggi alla dimensione associativa si chiede di più». E «non c' è una rappresentanza duratura senza una cura continua dello stare insieme». Motivo? In passato, spiega Manghi, ci sono stati fattori esterni di ispirazione che hanno spinto lo stare insieme, oppure l' esistenza del conflitto «determinante nell' associazionismo degli anni '70». Adesso è più difficile. Ed è una sfida, ed insieme un impegno, con cui si misurano i corpi intermedi. Si è focalizzato su questo tema, ieri, il dibattito del convegno del Centro studi di Confindustria. "Imprenditori, geni dello sviluppo", era il titolo. Un argomento affrontato a tutto tondo: chi sono gli imprenditori, qual è la loro immagine nell' opinione pubblica, qualche cultura di impresa è opportuno che si affermi, come può cambiare la rappresentanza. Pensa ad una Confindustria di «proposta e progetto, non di rivendicazione» Antonella Mansi, vice presidente confederale per l' organizzazione, con gli imprenditori che devono essere «i primi a sentirsi orgogliosi di appartenere a questa categoria». Identità e rappresentanza sono appunto i due pilastri su cui si basa Confindustria, elementi cui si aggiungono i servizi, in una sintesi continua tra «interessi e valori che cambiano alla velocità delle imprese». A queste sfide verso l' interno si aggiungono quelle verso l' esterno, cioè «autorevolezza e indipendenza», ha aggiunto la Mansi. Che sintetizza nella «responsabilità» il valore su cui si deve concentrare la rappresentanza: «essere classe dirigente vuol dire costruire il futuro, sapendo che ognuno deve rinunciare a qualcosa. Vuol dire guardare in prospettiva al bene delle imprese a al bene del paese». Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria, si sofferma sul ruolo che le pmi hanno nella rappresentanza. «Il conflitto non esiste più. Ma il ruolo della rappresentanza non deve essere quello di cercare consenso, sul modello dei partiti politici. Dobbiamo raccontare l' interesse delle imprese, che è l' interesse del paese, nelle sue continue modificazioni», ha detto Baban, che si è soffermato sulla figura dell' imprenditore: «È stato catapultato in una logica globale, se non trova un' Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 27 10 aprile 2016 Pagina 2 < Segue Il Sole 24 Ore Stampa nazionale area di comfort rischia di meno perché ha paura». Ed ha aggiunto una riflessione: «Finché esistono le categorie, esisterà la rappresentanza». A mettere sullo stesso piano l' esperienza associativa con quella imprenditoriale è Alessandro Vardanega, ex presidente degli industriali di Treviso e presidente Industrie Cotto Possagno, che ha sottolineato l' importanza dei corpi intermedi: «Ci si dimentica che hanno il grande ruolo di contribuire alla coesione sociale, hanno la funzione di tenere unito il paese, del condividere le sfide». Il valore di Confindustria, ha aggiunto, «è di essere un collante tra gli imprenditori, essere un innovatore culturale del paese, capace di formare la classe dirigente». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 28 10 aprile 2016 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Lo scenario. Carlo Pesenti (vicepresidente con delega al Centro Studi): la fase più dura della crisi sembra alle spalle «Conoscenza fondamentale per crescere» «Sono stati due giorni ricchi di idee e di suggestioni. Abbiamo adottato un approccio multidisciplinare ed eclettico. Questo convegno è stato utile per superare la logica del noi e del loro e per dimostrare, ancora una volta, che gli imprenditori non sono un corpo estraneo all' economia e alla società». Carlo Pesenti, vicepresidente di Confindustria c o n delega al Centro Studi e autore dell' introduzione del volume "Gli imprenditori" (Marsilio) che ha fornito la base dell' incontro di Parma, è più che soddisfatto. «La fase più dura della crisi sembra alle spalle. E, in questa particolare condizione di quasi post crisi, non possiamo non constatare che la dimensione tecnologica, la dimensione internazionale e la realtà delle relazioni industriali sono completamente diverse dal passato», dice Pesenti sottolineando l' importanza della riflessione sviluppata venerdì e sabato. La recessione sta evidenziando alcuni limiti strutturali del modello economico italiano. Lo spontaneismo ereditato dalla matrice del Boom deve lasciare il passo a un canone di imprenditore più riflessivo e analitico, più meditato e razionale: «La gestione dell' impresa non può più essere appannaggio del singolo. La complessità è tale che, ormai, quel vecchio metodo non è più valido. Deve evolvere l' imprenditore, la cui correttezza e trasparenza private sono, insieme alle capacità nel business, fattori essenziali per la rinascita del Paese, che ha bisogno al contempo di una rifondazione etica e di un rilancio economico. Ma deve evolvere anche la società: occorre un lavoro serio e approfondito di espansione della consapevolezza della cultura dell' impresa e della centralità dell' imprenditore». In un contesto così articolato, diventa fondamentale la conoscenza. E Pesenti ha voluto ricordare «la qualità, eccellente, dell' output del Centro Studi Confindustria, riconosciuto dall' Unione europea come ente di ricerca economica». Parole che hanno provocato l' applauso della platea. Poi, ha aggiunto: «Ogni cosa è perfettibile. Il Centro Studi di Confindustria deve essere più collegato agli imprenditori. La sua attività non riesce ancora a raggiungere capillarmente tutti gli associati. È una sollecitazione e uno stimolo che lasciamo alla prossima squadra, che sarà guidata dal presidente designato Vincenzo Boccia». Pesenti ha tenuto a tributare un ringraziamento a Squinzi, «che non solo mi ha affidato una delega strategica come il Centro Studi, ma che mi ha anche assegnato un compito storico come la guida della Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 29 10 aprile 2016 Pagina 3 < Segue Il Sole 24 Ore Stampa nazionale commissione per la riforma della nostra Confindustria». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 30 10 aprile 2016 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale «Costruire una nuova visione dell' impresa» Standing ovation della platea di Parma a Squinzi: «Proseguire nel nostro bellissimo impegno» parma Sono tutti in piedi e l' applauso è lunghissimo, a testimoniare stima, riconoscimento, affetto. Giorgio Squinzi è sul palco, un po' commosso. Riprende la parola: «Grazie a tutti per la collaborazione, grazie in particolare alla squadra che ha lavorato con me per quattro anni». Un' esperienza, quella di presidente di Confindustria, c h e g l i h a d a t o i l m o d o d i «comprendere la realtà, non solo economica, del paese, come non avevo avuto la possibilità di fare prima». Condivisa con i «cari amici» ai quali si rivolge: «Vi incoraggio di tutto cuore a proseguire nel nostro bellissimo impegno, fatto di tante soddisfazioni e di qualche delusione nel nostro quotidiano e inesauribile atto di essere sempre imprenditori, tesi sempre con la responsabilità che ci contraddistingue a fare più grandi e migliori le nostre imprese e il nostro paese». Quell' essere imprenditore su cui Squinzi si era soffermato in un altro passaggio del discorso: «Sono nato imprenditore, in una famiglia di imprenditori, ed ho cercato anche in questi anni di comportarmi come imprenditore per il bene di tutto il sistema associativo». Per due giorni, durante il convegno biennale del Centro studi di Confindustria, «citato ha detto Squinzi come istituzione autorevole dal Capo dello Stato nel discorso di fine anno» si è dibattuto su chi sono gli imprenditori, il loro ruolo nella società. C' è ancora una forte cultura antiimpresa, ostacoli che vanno dalla burocrazia al fisco. Bisogna cambiare: siamo davanti all' industria 4.0 e «piaccia o non piaccia l' innovazione aperta ha sottolineato Squinzi genererà la necessità di nuovi ruoli e nuove modalità nelle relazioni industriali». C' è una nuova rivoluzione industriale che si sta affermando, ha detto Squinzi. Ciò obbligherà il sistema produttivo a scelte sul piano della ricerca, dell' innovazione e della creatività. «È una sfida alla nostra portata? Certo che sì», ha affermato. «Una sfida anche per Confindustria ha aggiunto che ha l' onere di individuare le migliori politiche per favorire il salto di qualità di tutto il sistema industriale, costruire nell' opinione pubblica una nuova visione e sensibilità nei confronti dei nostri mondi produttivi». Creare un' immagine «di un' industria come sistema di intelligenze, un vero e proprio punto di riferimento insostituibile». Una sfida che richiede anche al mondo sindacale un «nuovo sforzo». Su questo fronte Squinzi chiude il suo mandato con un «rimpianto»: non aver convinto i sindacati a riflettere «sui temi fondativi dell' azione Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 31 10 aprile 2016 Pagina 3 < Segue Il Sole 24 Ore Stampa nazionale negoziale», che vanno collegati alle prospettive e alla configurazione delle fabbriche del futuro. Un compito che spetterà al successore: «A Vincenzo Boccia lascio il compito, non semplice, del confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso». Industria 4.0 richiederà «inevitabilmente al sindacato di conciliare le modalità del confronto con il tempo sempre più rapido con cui si compiono le scelte industriali». E Squinzi si è soffermato, a margine, sul modello contrattuale proposto da Federmeccanica: «ha punti interessanti così come ci sono stati punti interessanti anche nel modello Federchimica, forse un po' più tradizionale, ma con forti contenuti innovativi». Accanto alle relazioni industriali «è necessaria una visione e una sensibilità politica delle istituzioni all' altezza della sfida». Sensibilità che «il governo Renzi ha fino ad ora oggettivamente dimostrato in molti provvedimenti». L' augurio è che si vada avanti, con determinazione: «Troppo spesso registriamo come la decisione politica venga rallentata, se non mortificata, dalla sovrapposizione burocratica dei regolamenti attuativi». La «burocrazia asfissiante», il «fisco ossessivo e talvolta ingiusto», le carenze infrastrutturali, una «politica economica raramente programmata nel tempo», sono alcuni dei fattori critici del paese. Un paese dove, tra l' altro «ci sono troppo intercettazioni», ha detto a margine, riferendosi all' indagine di Potenza. Le imprese hanno saputo farsi carico di una grande forza di reazione, ha sottolineato Squinzi. La sua analisi è che la «lunghissima crisi ancora in corso non è un fenomeno congiunturale», ma è «una rimodulazione e modificazione strutturale». Ogni giorno ci sono imprese che vanno in sofferenza e altre che crescono. «La luce in fondo al tunnel deve ancora connotarsi in forza e dimensione, ma lo scenario economico dà i primi segni di ripresa, debole incerta, inferiore alle nostre aspettative, ma confortanti visto che ora si è stabilmente in territorio positivo». Bisogna confrontarsi con uno scenario competitivo completamente nuovo e su come affrontarlo. Dentro e fuori i confini. Pensa alla Ue, Squinzi, rilanciando il suo sogno degli Stati Uniti d' Europa. Occorre una «vera politica europea all' altezza delle aspettative», per rispondere alla disoccupazione, una moneta unica integrata con una politica fiscale sovranazionale, un' unione bancaria che abbia come obiettivo il sostegno all' economia reale. Il discorso di ieri è stato l' ultimo intervento di Squinzi da presidente di Confindustria in una occasione istituzionale. «Una presidenza ottima», aveva detto dal palco Emma Marcegaglia, che è stata "numero uno" prima di lui. «Il suo spirito di servizio e la sua generosità devono essere di esempio per tutti noi». Lunghissimo l' applauso. © RIPRODUZIONE RISERVATA. NICOLETTA PICCHIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 32 10 aprile 2016 Pagina 3 Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Finanziamenti. Cipolletta: dai fondi pensione pochi investimenti Bauli: la difficoltà di accesso al capitale spiega le ridotte dimensioni Guerra (Robur): dalla crisi un' opportunità per cambiare Le aziende a caccia delle risorse per ripartire Una montagna di risparmio. Che però non riesce ad affluire verso il sistema delle imprese. Il presidente dell' Aifi Innocenzo Cipolletta dal palco di Parma indica nelle scelte dei fondi pensione italiani uno dei nodi da risolvere per provare a rilanciare l' economia nazionale, fornendo al sistema la linfa necessaria per la crescita. «L' investimento di questi veicoli privilegia titoli di stato oppure società quotate, spesso estere perché in Italia manca la materia prima. C' è quindi il paradosso di vedere i risparmi privati italiani andare ad aiutare imprese straniere». «E questo accade aggiunge Daniele Marini dell' Università di Padova anche perché in Italia manca una "narrazione" dell' impresa, un racconto che evidenzi il valore sociale della stessa». Ma non solo. Perché ci sono anche «nuovi paladini», aveva ricordato in apertura di giornata il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Maurizio Marchesini, che in Italia fanno della «cultura antiimpresa uno strumento ideologico a proprio favore, spesso per puri fini elettorali». Per questo Confindustria deve lavorare per «contrastare» con tutte le forze questo atteggiamento. Cipolletta resta comunque ottimista, e vede in realtà una nuova fase di sviluppo in Italia proprio grazie alla partnership tra università, ricerca e finanza, dove si sta ricreando un legame che era forte in passato: «sono estremamente ottimista spiega perché a mio avviso stiamo creando i nuovi imprenditori che faranno crescere il paese». Visione condivisa solo in parte dalle imprese, che nell' accesso ai fondi in più di una circostanza sono in difficoltà. «Le nostre imprese spiega Alberto Bauli, presidente dell' omonimo gruppo dolciario restano piccole anche perché c' è una difficoltà nel reperire capitale di rischio. Il risparmio privato italiano è ampio ma da noi non esiste un mercato obbligazionario che colleghi le famiglie all' impresa. Più in generale, in termini di immagine, la stessa impresa non è vista come elemento fondante della nostra società». Bauli non risparmia critiche alla sua stessa categoria, «spesso, nell' imprenditore abile ad inventare, manca la strumentazione culturale che serve per crescere», ma chiede anche alle banche un salto di qualità in termini culturali, provando ad andare oltre la mera logica del conto economico per iniziare ad approfondire i temi del prodotto e del mercato: erogando credito, cioè, sulla base di una maggiore conoscenza dell' azienda. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 33 10 aprile 2016 Pagina 3 < Segue Il Sole 24 Ore Stampa nazionale Svolta non banale, nel momento in cui ogni aspetto della vita aziendale si modifica con rapidità. «Siamo nati nel '56 spiega il presidente di Robur Benito Guerra ma ormai di quel mondo nella nostra azienda non c' è più nulla. In termini di processi e prodotti (legati al riscaldamento) il rinnovamento è continuo e io credo che la crisi da questo punto di vista offra anche l' opportunità di accelerare il cambiamento lanciando progetti per il futuro». Tesi confermata da Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria e vice presidente di Digital Magics. «Sono partito da un' azienda familiare spiega che poi abbiamo venduto, per ricominciare da capo con una nuova avventura, ora modificata ancora entrando in un gruppo molto più grande. Il cambiamento è la regola, non dobbiamo mai stare fermi. Sempre avendo come obiettivo, per noi imprenditori, l' impatto positivo sia nell' azienda che nel territorio in cui si lavora». Anche Gay vede nelle dimensioni aziendali ridotte un possibile limite alla competitività e chiede in particolare alle aziende familiari di provare a guardare oltre il presente, aprendo il capitale a soggetti esterni, in grado di rilanciare le opportunità di crescita. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 34 10 aprile 2016 Pagina 22 La Repubblica Stampa nazionale Camusso: "Misure utili per avere l' applauso Ue ma non per la crescita" ROBERTO MANIA ROMA. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha cominciato dai gazebo di piazza San Babila a Milano la campagna per la raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare per il nuovo Statuto dei lavoratori e per i referendum abrogativi di alcune parti del Jobs act, delle norme sui voucher e sugli appalti. Dopo più di quarantamila assemblee e oltre due milioni di lavoratori consultati, dice che questa sarà «una rivoluzione per la Cgil». Poi attacca il governo sul Def, sulle pensioni e sulla contrattazione. Cosa pensa del progetto del governo di rafforzare la contrattazione aziendale? «Mi faccia intanto dire che nel Def, per quanto se ne sa dalla lettura dei giornali visto che anche questa volta manca un testo, l' unico messaggio che passa è quello di ottenere una maggiore flessibilità, dimostrando in cambio di essere i più bravi a fare quello che vuole Bruxelles. Con questo schema non si determinano le condizioni per quella crescita, in particolare degli investimenti e dell' occupazione, di cui il Paese ha bisogno. Senza cambiare il terreno di gioco si confermano le politiche di austerity. Il dato più rilevante è che sulle pensioni siamo di nuovo ai tanti annunci traditi dai comportamenti. Non c' è accenno alla flessibilità in uscita e si ribadisce che la proposta degli 80 euro alle pensioni minime serviva a distrarre l' attenzione sulle difficoltà del governo. Noi manterremo la mobilitazione perché il tema delle pensioni torni centrale e si cambi la legge». Apprezza lo schema del governo sulla contrattazione aziendale? «Mi pare un omaggio alle posizioni che da lungo tempo ha espresso la Commissione europea. Noi siamo sempre stati sostenitori della contrattazione aziendale ma sappiamo che è un valore se c' è anche la contrattazione nazionale altrimenti si traduce in concorrenza sleale tra imprese. Se dunque il provvedimento del governo serve a rendere strutturale la decontribuzione del salario di produttività, ben venga. Ma non è necessaria una legge. Se invece si ha in mente che il contratto nazionale non è fondamentale per le politiche salariali penso sia una follia che non considera le caratteristiche del nostro apparato produttivo, composto da piccole imprese e dai milioni di lavoratori che vi lavorano. Si ragiona come se in Italia esistano solo le aziende in cui si fa la contrattazione aziendale. Così non è per le Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 35 10 aprile 2016 Pagina 22 < Segue La Repubblica Stampa nazionale piccole e piccolissime imprese. Mi pare davvero la proposta di un' elite che non vede e non conosce la realtà del lavoro, ma solo ciò che accade in qualche grande impresa». Eppure il governo sembrerebbe orientato ad accogliere l' accordo sindacatiConfindustria sulla rappresentan za. «Quell' intesa è un modello compiuto sulla rappresentanza e non può essere utilizzato per scardinare la contrattazione nazionale ». Veniamo alla vostra Carta dei diritti universali, un nuovo Statuto dei lavoratori «È la nostra rivoluzione». Volevo chiederle: non rischia di essere un' operazione di mera testimonianza visto che il Parlamento non ha mai approvato leggi di iniziativa popolare? «Sappiamo che è una strada impervia, ma se si restringono gli spazi di azione anche il sindacato deve ricercare tutte le forme entro le quali muoversi. Non c' è più un luogo dove si discuta di lavoro mentre si assiste a una coazione a ripetere interventi per ridurre i diritti di chi lavora». Qual è la vostra rivoluzione? «Nell' idea che tutte le persone siano titolari di diritti indipendentemente dal rapporto di lavoro (subordinato o autonomo), dal contratto (a tempo indeterminato o di collaborazione), da luogo o dal settore. È il nostro modo di affrontare la modernità. In questi anni è prevalsa un' idea del lavoro solo come costo da comprimere, svalorizzandolo ». La legge, però, è uno strumento del Parlamento non dei sindacati. «Il sindacato ha una funzione di rappresentanza del lavoro. La svolge con la contrattazione, con la tutela sociale, intervenendo e proponendo una legislazione che, applicando la Costituzione, costruisca un sistema di garanzie universali. Anche lo Statuto dei lavoratori nacque da un' intuizione della Cgil degli anni Cinquanta». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 36 10 aprile 2016 Pagina 22 La Repubblica Stampa nazionale Industriali Il pareggio di bilancio nel Def slitta al 2019 Apertura sulle pensioni Nel documento possibili interventi del governo sulla flessibilità in uscita Padoan replica a Katainen: "Otterremo flessibilità, tutte le carte in regola" ROBERTO PETRINI ROMA. Il ministro dell' Economia Padoan fa quadrato intorno al nuovo Documento di economia e finanza (Def) varato venerdì sera dal consiglio di ministri, replica alla freddezza del vice presidente della Commissione europea Katainen, ai sindacati che giudicano «deludente » il piano del governo e fa slittare al 2019 il pareggio di bilancio. «Abbiamo tutte le carte in regola per chiedere la flessibilità e credo che la otterremo », ha detto il titolare di Via Venti Settembre a Cernobbio ricordando che il nostro Paese non è sottoposto a procedure di «disciplina fiscale» e che un' Italia forte «fa bene a tutti ». Inoltre ha ripetuto che il Pil quest' anno crescerà più del 2015 e «continuerà a farlo negli anni successivi». Quanto al taglio delle stime di crescita dall' 1,6 all' 1,2 per cento, contenuto nel Def, Padoan ha spiegato che è attribuibile all' economia mondiale che «sta andando peggio rispetto a sei mesi fa». Sulle cause che hanno provocato la ripresina del 2015 (+0,8 per cento di incremento del Pil) Padoan è tornato a rivendicare i meriti dell' azione di governo: la crescita è dovuta alle misure dell' esecutivo che «hanno funzionato », ha detto, a partire dal taglio delle tasse che ha alimentato i consumi. Più cauto invece il governatore della Banca d' Italia Visco che, in una intervista al Sole 24 Ore, nell' esaminare le cause dell' andamento più positivo dell' economia durante lo scorso anno, ha posto l' accento sul ruolo determinante delle politiche di espansione della Banca centrale europea senza le quali, ha detto, la crescita in Italia sarebbe tornata solo nel 2017 e nel frattempo saremmo rimasti in recessione. Si guarda tuttavia già ai prossimi provvedimenti con, in prima linea, gli interventi per agevolare l' investimento nelle piccole e medie imprese e l' apertura, contenuta nel testo del Def, sul fronte delle pensioni: il governo si dice disposto a «valutare» interventi sulla flessibilità in uscita (si è parlato di anticipo a 62 anni con penalità) nell' ambito tuttavia della sostenibilità dei conti pubblici. In prospettiva il ministro dell' Economia ha assicurato che la spinta delle riforme «non si è esaurita e continua» a partire dal secondo atto del Jobs Act che consisterà, come spiegato nel Def, in un Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 37 10 aprile 2016 Pagina 22 < Segue La Repubblica Stampa nazionale provvedimento sulla contrattazione aziendale. Il governo, ha concluso Padoan, «continuerà a tagliare le tasse finché ci saranno spazi di bilancio». L' operazione flessibilità pare dunque già in tasca al governo. Anche se ieri fonti della Commissione ripetevano che la decisione sarà in maggio, l' intesa è già raggiunta, tant' è che il governo ha inserito un rapporto deficitPil per il 2017 dell' 1,8 per cento in crescita di 0,7 punti (pari a 11 miliardi): meno tagli e soprattutto risorse per contribuire a scongiurare l' aumento dell' Iva che scatterebbe con il primo gennaio del prossimo anno. Per sminare il rischio Iva servono tuttavia 15 miliardi e dunque inizia la caccia a circa 4 miliardi. Per recuperare risorse il Def elenca la spending review (8 miliardi nel 2017), la revisione delle detrazioni fiscali prevista per la prossima legge di stabilità e la lotta all' evasione. Sorpresa dell' ultima ora, nel Def integrale pubblicato ieri sera dal Tesoro, è lo slittamento, per il terzo anno consecutivo, del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact: il deficit strutturale infatti sarà in pareggio invece che nel 2018 (resta allo 0,8 del Pil) nel 2019 (deficit del solo 0,2). Il governo ritiene «controproducente » introdurre una stretta ulteriore a causa della deflazione e stagnazione in corso e accusa di eccessivo rigore le politiche di bilancio dell' eurozona. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 38