Il Sole 24 Ore - Unindustria Rimini

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Il Sole 24 Ore - Unindustria Rimini
UNINDUSTRIA RIMINI
Domenica, 10 aprile 2016
UNINDUSTRIA RIMINI
Domenica, 10 aprile 2016
Stampa Locale
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 3
MANUEL SPADAZZI
La Gradisca evita l'asta Accordo per rilanciare l'hotel dedicato a
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 9
CARLO ANDREA BARNABE'
«Ravanelli? Addio senza rancore Ma ora pensiamo allo sbarco in...
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 10
ANDREA OLIVA
Le trivelle 'bucano' la pace di casa Parmeggiani
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 13
MONICA RASCHI
«La Finanza controlla i conti di tutti, anche di operai e dipendenti...
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 17
10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 13
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Referendum trivelle: il Pd abbraccia la linea nazionale
ANDREA DOLCINI
Angelo Betti, il romagnolo che inventò Vinitaly
10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 44
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Prima casa, la Tasi non c' è più
10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 5
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Cattolica, dividendo da record
10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 12
17
L' Arlecchino tornerà a circolare dopo un accurato restauro
10/04/2016 La Voce di Romagna Pagina 12
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Pasquale Valentini a Roma per discutere dei possibili accordi europei
10/04/2016 Corriere di Romagna Pagina 40
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La stazione si fa bella per i treni veloci mentre il Trc 'decolla'
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 17
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«Lotta ai bazar che regalano alcol»
10/04/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 12
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ALDO VIROLI
La stazione diventerà più accessibile
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Stampa nazionale
10/04/2016 Corriere della Sera Pagina 31
MARIO GEREVINI
L' eredità di Squinzi alla Confindustria:...
10/04/2016 Il Resto del Carlino Pagina 23
CLAUDIA CERVINI
Squinzi lascia il testimone a Boccia «Fai uscire i sindacati dal...
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2
LUCA ORLANDO
«Gli unici ad aver fatto le riforme»
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2
ILARIA VESENTINI
Gattaz: uniti e solidali per contare
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 2
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3
Le aziende a caccia delle risorse per ripartire
10/04/2016 La Repubblica Pagina 22
Camusso: "Misure utili per avere l' applauso Ue ma non per la crescita"
10/04/2016 La Repubblica Pagina 22
Il pareggio di bilancio nel Def slitta al 2019 Apertura sulle pensioni
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«Conoscenza fondamentale per crescere»
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3
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La sfida continua della rappresentanza si gioca sulla cura dello stare...
«Costruire una nuova visione dell' impresa»
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Grillo: due sfide comuni in Europa
10/04/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 3
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NICOLETTA PICCHIO
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Rimini)
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La Gradisca evita l'asta Accordo per rilanciare l'hotel
dedicato a Fellini
Manuel Spadazzi RIMINI LE STELLE vanno in
saldo. Nemmeno gli hotel della Riviera, da
anni, sono più al riparo dalla crisi. Sono già
diversi gli alberghi finiti all' asta, a causa del
fallimento della società o dell' esecuzione
a v v i a t a d a l l e banche p e r i l m a n c a t o
pagamento del mutuo. Tra i tanti uno degli
alberghi più prestigiosi di Marina centro. Si
tratta dell' hotel La Gradisca, il famoso albergo
quattro stelle di Rimini dedicato a Federico
Fellini. E' l' hotel costruito e aperto nel 1997 da
Pierpaolo Bernardi, che da allora l' ha sempre
gestito.
Per mettere in vendita l' albergo era stata
fissata un' asta dal Tribunale di Rimini il 7
aprile, per effetto dell' esecuzione immobiliare
decisa da Banca Intesa e dalla Carim ( l a
Cassa d i Risparmio di Rimini). Ma l' asta è
stata annullata. Bernardi non commenta, ma a
quanto trapela sarebbe stata concordata con il
tribunale una procedura basata su un piano di
rilancio per evitare il fallimento.
LA PROCEDURA è stata avviata dopo che la
società di Bernardi che possiede l' hotel (che è
diversa da quella con l' imprenditore gestisce l' albergo) non è più stata in grado di pagare il mutuo dato
dagli istituti di credito per realizzare la struttura. Da anni Bernardi, già patron del Grand Hotel di Rimini
(e tuttora titolare dell' hotel duo.Mo), stava provando a cedere il suo 'gioiello' di Marina centro, il primo
albergo interamente dedicato a Fellini.
ALMENO due le trattative importanti condotte nel corso di questi anni, nel tentativo di vendere l' hotel ad
almeno 6 milioni. Ma le trattative sono naufragate, e così le banche avevano deciso di mettere all' asta il
quattro stelle da 52 camere nel cuore di Marina centro. Bernardi ha lavorato sino all' ultimo per evitare l'
asta. Con successo, seppure last minute.
L' imprenditore riminese infatti aveva in piedi, da mesi, una nuova trattativa molto seria.
«STIAMO andando avanti nell' operazione ­ dichiarava giorni fa Bernardi ­ e siamo a un buonissimo
punto ormai. Ma finché non si realizzerà non voglio svelare altro. Al tavolo delle trattative hanno
partecipato anche le banche, e se l' operazione andrà a buon fine l' asta non si farà». E' stato buon
profeta. Evitata l' asta continuerà a gestire l' hotel. Lo avrebbe fatto anche in caso di cessione all' asta.
La società di gestione con cui Bernardi manda avanti l' attività ha un lungo contratto d' affitto. La
Gradisca non è affatto l' unica struttura ricettiva che sta per finire all' asta a Rimini. Attualmente sono
cinque gli hotel che il Tribunale ha messo in vendita, di cui tre a Rimini, uno a Riccione e una a Bellaria.
Tra questi figura anche un hotel di nuova costruzione, a Rimini (nella frazione di Viserbella): per
acquistarlo si parte da una base d' asta di soli 337.500 euro, mentre la stima dell' immobile è di circa
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600mila euro.
L' ALBERGO, in prima linea sul mare, è ancora allo stato grezzo: sono state realizzate le fondazioni e i
muri portanti, ma serviranno ancora diverse centinaia di migliaia di euro. Vale quasi un milione e mezzo
invece l' hotel President, tre stelle di Bellaria di otto piani e 70 camere, che finirà all' asta il 7 aprile,
insieme agli altri hotel, mentre il 14 sarà la volta del Ducale, tre stelle di Rimini (si parte da 1,8 milioni).
MANUEL SPADAZZI
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«Ravanelli? Addio senza rancore Ma ora pensiamo
allo sbarco in Cina»
Il presidente della Fiera commenta le dimissioni del manager
di CARLO ANDREA BARNABE' Lo
chiamavano Lorenzo il Magnifico.
Probabilmente non gradirà, ma 'Highlander'
Cagnoni sarebbe oggi più consono. A poche
ore dal rinnovo del cda di Rimini Fiera, e della
inesorabile riconferma del suo lider maximo, il
presidente affronta il delicato passaggio con lo
slancio di una saltatore in lungo. A partire dalle
dimissioni del direttore generale Ugo
Ravanelli, uscito di scena a soli quattro mesi
dalla nomina. Materiale infiammabile per
alimentare boatos e ricostruzioni complottarde.
Presidente Cagnoni provi a smontarle, se ci
riesce... «Sono dispiaciuto per com' è andata.
Ravanelli ha mostrato le sue indiscusse qualità
manageriali nei pochi mesi in cui è rimasto in
Fiera. Purtroppo ci siamo scontrati sul ruolo e
le funzioni dell' amministratore delegato,
divergenze non superabili da parte di
entrambi».
Qualcuno l' aveva predetto: due galli nello
stesso pollaio. «Non ho mai dato retta alle
chiacchiere. Si è aperto un problema che non
intendo sottovalutare ma sono impegnato a
risolverlo velocemente».
In settimana avremo il nuovo cda. «Non mi chiederà i nomi?».
Ci proviamo. «Legittimo, ma le nomine le fanno gli azionisti. Posso dire che ci saranno almeno tre
donne, come prevede la legge. E mi sembra una bella novità».
Senz' altro. E lei sarà della partita? «Trovo poco elegante anticipare una decisione che di fatto spetta ai
soci».
Se scrivessimo che il suo futuro non è su una panchina dei giardinetti? «Non vi smentirei». I numeri
sono dalla vostra. «Abbiamo ottenuto ottimi risultati in un mercato che vede allungarsi l' elenco dei
caduti eccellenti. Rimini Fiera non solo porta a casa fatturato e utili, ma si conferma prima in Italia per
redditività.
Anche il congressuale ha maturato un più 30 per cento sul 2014 e siamo leader nazionali in settori come
ambiente, turismo, alimentare dolce, gioco, numeri uno nel mondo con Tecnargilla».
Se ce lo ricorda è perché ha un disegno. «E' semplice. Riteniamo aggredibili i mercati internazionali e
stanno maturando le condizioni per concretizzare progetti a partire dalla operazione cinese».
Lo dicono quasi tutti. «Sì, ma noi facciamo sul serio. Siamo prossimi a chiudere l' accordo con un
importante imprenditore cinese per una grande manifestazione sul turismo a Chengdu, data prevista
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ottobre 2017».
E come la mette con il problema delle alleanze e le pressioni di Bologna sul polo delle fiere?
«Riteniamo di avere le strutture e i muscoli per discutere sui tavoli regionali oppure con attori che
agisco al di fuori. Se esiste un progetto industriale convincente noi ci siamo. Per sintetizzare direi che
Rimini Fiera si sta guardando attorno».
Messa così, sembra scontato il nome di chi sarà ancora in cima alla torretta. «Buona giornata».
CARLO ANDREA BARNABE'
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VENDITA AI MINORI DENUNCIA DELL' ASSOCIAZIONE MARINA CENTRO
«Lotta ai bazar che regalano alcol»
PIOGGIA di reazioni dopo la pubblicazione
della nostra inchiesta sulla vendita di alcol ai
minori.
A prendere la parola è ora Giammaria Zanzini,
m e m b r o d e l d i r e t t i v o Confcommercio e
presidente dell' associazione 'Marina Centro'.
« A Rimini la 16enne Carlotta è riuscita ad
acquistare superalcolici sufficienti per un coma
etilico di gruppo. Questa inchiesta getta luce
su una città dove troppi esercizi commerciali
sono improvvisati, aprono e chiudono in pochi
mesi, arraffano più incassi possibili nei mesi
estivi e scompaiono lasciando un territorio o
un quartiere impoverito e degradato. Cose
concrete per evitare che un adolescente si
compri una magnum di vodka, per dare qualità
al nostro commercio e rilanciarlo, si possono
fare. Non si tratta di limitare il libero mercato,
solo di pianificarlo e organizzarlo.
In tante città italiane nel centro storico o in
quartieri come il mio, non possono aprire
bazar, multi o temporary store, distributori di
bevande h 24. I cambi d' uso dopo la cessione
di una licenza o un nuovo affitto di un locale
sono pianificati e controllati. Ancora, a fronte di progetti imprenditoriali veri, di investimenti, assunzioni,
perché non ridurre costo degli affitti e per qualche anno le tasse locali?
»
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IL SEGRETARIO DEL PD SI SCHIERA CON RENZI, IL FIGLIO STEFANO E' DEL
COMITATO DEL SI'
Le trivelle 'bucano' la pace di casa Parmeggiani
Il 17 aprile saranno divisi sul voto: «Ci siamo però confrontati a lungo»
DICE Parmeggiani: «Al referendum sulle
trivelle il 17 aprile, va messa la croce sul sì
perché la strada da seguire è quelle della
energie rinnovabili". Poi c' è Parmeggiani che
ribatte: «Nessuno mette in dubbio l' impegno
sulle rinnovabili, ma questo referendum
cambia poco o nulla, quindi la mia posizione è
quella della direzione del Pd nazionale, quella
di Renzi». Il primo di nome fa Stefano, ha 32
anni, laureato in ingegneria ambientale, in
provincia è uno dei principali fautori del
comitato del Sì al referendum. Da settimane
tiene serate per informare sul referendum e fa
il pieno.
In 200 lo hanno seguito a Rimini, tanti anche a
Gemmano e l' altra sera a Riccione. Il secondo
di nome fa Marco, ed è il segretario del Pd
riccionese. Venerdì sera, nel corso di una
accesa direzione di partito è stato tra quelli
che ha bocciato la richiesta di schierare il
partito in favore del Sì al referendum. Ai voti
(venti contro una decina) hanno vinto coloro
che vogliono seguire a linea del Pd nazionale
e del premier Renzi.
«Di fatto lasciamo libertà di voto ­ dice Marco ­ se qualcuno vuol barrare il sì lo faccia, ma il partito non
si schiera a quel modo». E come allora? La risposta nella nota del partito: «Il Pd di Riccione non pensa
che l' estrazione del metano e l' auspicato sempre maggior sviluppo delle rinnovabili siano fra di loro in
contraddizione.
Né finora si può ragionevolmente affermare che l' estrazione del gas in mare abbia danneggiato il
turismo. Molto più pericoloso (e costoso), appare il ricorso a risorse provenienti dall' estero in
sostituzione di quelle non più estraibili dalle piattaforme in territorio italiano». Alla domanda, 'con suo
figlio come la mette?', Marco risponde così: «E' un tecnico, molto bravo e competente (orgoglio di
padre). Ci siamo confrontati e questo serve a entrambi, quello che facciamo noi farebbe bene a tanti
altri. Tuttavia non sempre le opinioni coincidono». Cosa voterà? «Il voto è segreto, come Pd non
abbiamo dato indicazioni».
Stefano, il figlio, di politica non vuole parlare: «Non è il mio settore, faccio altro». E sul referendum ha le
idee chiare: «I governi Monti prima e Renzi poi, hanno spinto sulle energie fossili. Il referendum è un
momento importante per lanciare un messaggio sulla necessità di avviare una decisa transizione tra
queste fonti di energia e quelle rinnovabili. Il mercato ha già compreso la potenzialità di questo settore
mentre la politica insiste su una visione novecentesca. Se vogliamo parlare di posti di lavoro, la
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riconversione energetica produrrebbe molte opportunità. Le estrazioni di gas e petrolio in Italia coprono
appena l' 8% del fabbisogno. Infine la conferenza di Parigi, Cop 21, ha già imposto riduzioni delle
estrazioni per una riconversione sulle energie rinnovabili, in linea con quanto accadrebbe votando sì al
referendum». Il 17 aprile è vicino, anche in casa Parmeggiani.
Andrea Oliva.
ANDREA OLIVA
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TRASPORTI CONVOGLI A 200 CHILOMETRI ORARI SUI BINARI, INTANTO IL MURO DEL
METRÒ SUPERA I 6 METRI
La stazione si fa bella per i treni veloci mentre il Trc
'decolla'
I TRENI accelerano, mentre il Trc si alza. La
rivoluzione della mobilità taglia la città in due.
Alla stazione, secondo Ferrovie dello Stato, i
lavori proseguono a gonfie vele. «Abbiamo
completato il 35% dei lavori». La realizzazione
della nuova stazione è a un terzo dell' opera, e
assieme alla stazione, Rfi intende velocizzare
la linea Bologna/Bari­Lecce per permettere ai
treni di raggiungere i 200 chilometri orari
tagliando i tempi di percorrenza. «Al posto del
binario 3, non più in uso e già demolito, Rfi sta
ora realizzando la nuova banchina a servizio
del binario 2. I lavori, che proseguiranno fino
alla fine di maggio, includono un marciapiede
più alto (55 centimetri) per favorire l' entrata e
l' uscita dei passeggeri dai treni, percorsi tattili
per ipovedenti e una nuova pensilina in acciaio
con illuminazione a led». E non è finita qui:
«Non esiste più nemmeno il piccolo fabbricato
per l' accesso lato mare alla stazione. Al suo
posto nascerà all' inizio dell' autunno un nuovo
ingresso che richiamerà nell' estetica la vicina
pensilina.
Inoltre, per quella data Rfi avrà ultimato lo
spostamento lato mare del secondo binario e la demolizione della seconda banchina oggi ancora in
servizio. L' operazione consentirà il successivo spostamento lato mare anche del primo binario,
condizione necessaria per l' ampliamento e il rinnovo del primo marciapiede. A seguire saranno
installati due nuovi ascensori». I lavori subiranno uno stop durante la stagione, per evitare disagi ai
passeggeri. Costo complessivo 5 milioni di euro.
Nel frattempo si 'alza' il Trc. Al sottopasso Puccini è più che mai evidente come il muro di cemento stia
diventando una barriera che copre ciò che sta al di là della ferrovia. Un muro più alto della massicciata
dei binari, al quale andrà sommato un ulteriore metro in cemento, necessario per la 'sponda' sulla corsia
dell' autobus.
a.ol.
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PROTESTA MARCO GATTI (SEGRETARIO DC) DURANTE LA FESTA DEL
TESSERAMENTO
«La Finanza controlla i conti di tutti, anche di operai
e dipendenti pubblici»
«SONO molto preoccupato per quello che sta
succedendo con la Finanza». Marco Gatti,
segretario della Dc nonostante la
soddisfazione per la presenza di oltre 450
persone presenti alla festa del tesseramento,
torna sulla questione dei controlli a tappeto
attuati dalle Fiamme gialle.
Quanti sammarinesi sono sotto il mirino della
Guardia di finanza? «Difficile da quantificare
ma sono centinaia e centinaia: qualunque
persona abbia avuto anche solo uno scambio
minimo con una banca italiana».
Quindi non c' è un importo sopra il quale
scatta l' allerta? «No, tutti. Anche una piccola
transazione è oggetto di controllo. Mi hanno
contattato persone che non sono certo
industriali o finanziari, ma operai e dipendenti
pubblici chiedendo un aiuto, perché non
sapevano come fare ma anche perché non si
spiegavano la motivazione di tali controlli».
Il governo si è già mosso chiedendo
spiegazioni a quello italiano. Non si sa ancora
nulla? «No. Ed è per questo che anche la
Commissione esteri ha voluto rafforzare la
posizione dell' esecutivo con un ordine del giorno approvato all' unanimità attraverso il quale si chiede
che l' Italia dia spiegazioni in modo chiaro e veloce su cosa sta succedendo. Noi siamo nella white list,
quindi applichiamo lo scambio di informazioni ma questo non è il modo».
In che senso?
«Nessuno ha nulla da ridire sui controlli ma se ce n' è motivo, non che si chieda a tappeto tutte le
informative se una persona ha avuto una transazione per poche decine di euro. Se questa è la
metodologia il problema non è solo per San Marino ma per tutti i Paesi».
Se non arriva una risposta da Roma cosa pensate di fare? «Andremo avanti con le proteste ma questa
volta ci dovremo spostare a livello di organismi internazionali, questo a tutela dello Stato e del corretto
utilizzo delle informazioni per le quali esistono gli accordi».
Finanza a parte, c' è da discutere anche del futuro delle vostre alleanze. «Entro la fine di questo mese
vogliamo concludere le consulazioni con tutti gli altri soggetti della politica. Non abbiamo pregiudiziali
con nessuno ma bisogna capire che cosa succede: la sinistra ha la Costituente, Ap sta ragionando con
l' Upr, Noi Sammarinesi ha un nuovo progetto, i movimenti stanno facendo le loro prove. Valuteremo
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alla fine del giro».
Monica Raschi.
MONICA RASCHI
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INCONTRO
Pasquale Valentini a Roma per discutere dei
possibili accordi europei
IL SEGRETARIO agli Affari Esteri, Pasquale
Valentini, accompagnato dall' ambasciatore di
San Marino presso la Repubblica Italiana,
Daniela Rotondaro, e dalla direzione Affari
Europei del Dipartimento Affari Esteri, ha
partecipato a Roma, in qualità di ospite d'
onore, a una colazione di lavoro offerta dall'
ambasciatrice di Germania presso San
Marino, Susanne Marianne Wasum­Reiner,
alla presenza del collega dei Paesi Bassi
(Paese che ricopre l' attuale Presidenza di
turno dell' Unione Europea) e di venticinque
altri ambasciatori e diplomatici provenienti dai
Paesi membri dell' Unione. L' invito rivolto a
Valentini, f i n a l i z z a t o a c o n f e r i r e a i
rappresentanti diplomatici dei Paesi membri
dell' Unione Europea accreditati a Roma una
maggiore conoscenza del negoziato in corso
con l' UE per la conclusione di uno o più
accordi di associazione con i Paesi di piccole
dimensioni territoriali (Andorra, Monaco e San
Marino), si inserisce nell' ambito di un'
iniziativa coordinata dall' ambasciata di
Germania in collaborazione con il Paese
detentore della Presidenza di turno UE, consistente nell' ospitare Alte Autorità circa temi di carattere
europeo.
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Corriere di Romagna
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«Al voto secondo coscienza»
Referendum trivelle: il Pd abbraccia la linea
nazionale
RICCIONE. In vista del referendum sulle
trivellazioni in mare, il Pd di Riccione si
schiera con il premier Renzi e con la linea
nazionale. Venerdì scorso il partito ha dedicato
una direzione comunale alla consultazione
abrogativa del 17 aprile.
Il referendum chiede "per la durata di vita utile
del giacimento, nel rispetto degli standard di
sicurezza e di salvaguardia ambientale" che le
trivellazioni poste all' interno delle 12 miglia
marittime dei nostri mari vengano fermate.
Il Pd riccionese spiega che la linea è quella
«della direzione nazionale che ha votato la
legge sulle cosiddette trivelle, fortemente
sostenuta dal segretario nazionale Matteo
Renzi, senza la norma proposta dal
referendum e senza che a nessuno, qualora la
pensi in altro modo, siano chieste abiure e
ripensamenti forzati. Chi intende votare sì,
secondo coscienza può farlo. Chi pensa che
non si possa acconsentire a uno spreco di
energia, può votare no». Accettato pure l'
astensionismo.
Ma precisa: «Questo referendum, anche se
approvato, non modificherà la possibilità di
compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia e
nemmeno di sfruttare nuovi giacimenti sulla
terraferma. Può solo limitare lo sfruttamento
delle stazioni già attive, costrette a smettere di funzionare entro un paio di lustri, anche in presenza di
giacimenti ancora utilizzabili. Noi crediamo che non si debbano "buttare a mare" i posti di lavoro che l'
estrazione di gas ha creato ma allo stesso tempo occorre lavorare a un Piano di investimenti sulle
rinnovabili».
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Corriere di Romagna
Stampa Locale
Verona. Da quest' anno al forlivese (Forlì, 1920 ­ Verona, 1998) sarà dedicato il Premio Betti ­
Benemeriti della vitivinicoltura italiana
Angelo Betti, il romagnolo che inventò Vinitaly
Nel 1967 la sua idea fu una vera e propria intuizione che anticipò i tempi
FORLÌ. La piccola patria che è la Romagna,
una regione a tutti gli effetti e non un
immaginario luogo dell' anima come qualcuno
sostiene, non merita stereotipi. Angelo Betti
(Forlì, 1920 ­ Verona, 1998), inventore nel
1967 di Vinitaly, una delle più importanti fiere
internazionali nel settore enologico, era un
romagnolo che rivendicava orgogliosamente di
esserlo. E associava alla propria romagnolità
la tenacia nel proporre idee innovative che
hanno portato benefici permanenti alle
comunità a cui erano rivolte. Idee geniali che è
riuscito a concretizzare e a consolidare nel
tempo. Non è un caso quindi che per la
cinquantesima edizione del Vinitaly a Verona
da oggi al 13 aprile, la figura di Betti riemerga
e riceva un riconoscimento significativo da
Giuseppe Mantovani, direttore generale di
Veronafiere: «Quella di Angelo Betti fu una
vera e propria intuizione che anticipava i
tempi. Non tutti in quel momento storico
capirono l' importanza del progetto e del nome
scelto, ma Betti fu perseverante nella sua
visione, tanto che Vinitaly diventò subito un
punto di riferimento internazionale, che si è
consolidato nel corso di cinquanta edizioni. A
riconoscimento di ciò, da quest' anno il Premio
Benemeriti della Vitivinicoltura, che lui stesso
aveva creato nel 1973 come tributo a chi si era distinto per lo sviluppo del settore, viene a lui intitolato,
diventando Premio Angelo Betti ­ Benemeriti della Vitivinicoltura italiana. L' assegnazione del Premio
avverrà all' auditorium Verdi del Centro Congressi di Verona Fiere al termine della cerimonia
inaugurale, oggi alle 11, della 50ª edizione di Vinitaly alla quale parteciperà il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella.
Laureato in Scienze Agrarie a Bologna nel 1948, negli anni cinquanta Betti sviluppò la sua vena
pubblicistica come direttore del gruppo giornalistico Edagricole di Bologna ol tre a collaborare con
diverse testate editoriali con articoli che spaziavano dalla cronaca nera allo sport. Nel 1958 divenne ca
po ufficio stampa dell' Ente Autonomo per le Fiere di Verona, ora Veronafiere. La genialità di Betti nel
creare e promuovere nuo vi appuntamenti fieristici per la valorizzazione del settore agroalimentare
portò all' istituzione di saloni e fiere come Samoter, Herbora, il salone dell' olio, Vinitaly e il rilancio di
Fieracavalli. Manifestazioni che hanno acquisito ben presto spessore internazionale e che Betti
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Corriere di Romagna
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condusse al successo dal 1971 come vicesegretario generale della Fiera di Verona e dal 1976 al 1987
come segretario generale dell' ente fieristico veronese. Vinitaly resta però il modello delle sue creazioni.
Angelo Betti istituì nel 1967 le Giornate internazionali del vino a cui pose l' insegna Vinitaly che nel 1971
divenne la denominazione ufficiale dell' evento.
Da sede di convegni e tavole rotonde si erano gettate le basi per una rassegna che già allora
richiamava numerosi espositori ed esperti del settore vitivinicolo. Per raggiungere questo traguardo
erano necessarie dosi abbondanti di dinamismo, lungimiranza, tenacia: Betti non ne difettava, così
ricordano persone che lo hanno conosciuto bene come lo chef Giorgio Gioco e il giornalista Angelo Pe
retti. E la romagnolità? E la piccola patria?
«Mio padre­ racconta la figlia Serena, giornalista e conduttrice radiofonica ­ in effetti era un vulcano,
appassionatissimo del suo lavoro, molto poco casalingo nel senso che a casa non c' era mai pur
riuscendo a imporre ugualmente la sua presenza. Era legatissimo alla Romagna, ogni anno per festività
e ferie non mancava mai di ritornare da familiari e amici. Era membro del Tribunato di Romagna, ente
al quale era molto legato. Mi ha insegnato a prendere di petto la vita e a mettere in ogni situazione tutto
l' entusiasmo possibile, i soldi erano l' ultima cosa per lui perché era importante solo lavorare bene,
avere soddisfazione e riuscire pure a divertirsi facendo il proprio dovere. Mio padre amava la vita, il
buon vino, la buona cucina. E da bravo romagnolo amava anche ballare il liscio con mia madre Alma».
La Romagna come piccola patria e fonte ispiratrice. Un prototipo, insomma: non uno stereotipo.
ANDREA DOLCINI
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10 aprile 2016
Pagina 44
Corriere di Romagna
Stampa Locale
San Giovanni in M. Approvato con 9 voti a favore il bilancio di previsione per il 2016
Prima casa, la Tasi non c' è più
Ritoccata al ribasso l' Irpef, cresce solo la bolletta dei rifiuti
SAN GIOVANNI. Scende l' addizionale Irpef,
bloccato l' aumento delle altre tasse, ma non la
bolletta dei rifiuti.
Il consiglio comunale di San Giovanni in
Marignano ha approvato a maggioranza il
bilancio di previsione (9 voti a favore e tre
contrari).
Nel bilancio è previsto il blocco degli aumenti
dei tributi e delle addizionali per il 2016 anche
se il blocco non riguarda la Tari, soggetta ad
Ate sir. Il blocco non interessa nemmeno le
rette per i servizi a domanda come mensa,
nido, trasporto scolastico, «per cui comunque
non prevediamo aumenti», dice il sindaco
Daniele Morelli.
Tra le altre misure introdotte per il 2016, c' è l'
abolizione della Tasi sulla prima casa, così
come avviene in tutto il resto dello Stivale. E
ancora: l' esenzione Imu terreni agri coli
condotti da imprenditori agricoli professionisti
e coltivatori diretti, esenzione dei terreni
montani; esenzione Tasi per gli inquilini delle
abitazioni principali, misura che a San
Giovanni in Marignano non era stata adottata.
Poi riduzione del 50% della base imponibile
Imu su abitazioni date in comodato gratuito a
parenti di 1° grado che la utilizzano come
abitazione principale ed in presenza di ulteriori
requisiti specifici.
Riduzione del 25% dell' Imu e della Tasi per immobili locati a canone concordato.
«Poiché il nostro intento ­ prosegue Morelli ­ è quello di agevolare il più possibile il cittadino, sul
versante delle entrate abbiamo deciso di abbassare l' aliquota dell' addizionale comunale, passando
dall' aliquota del 7,5 per mille a quella del 7,2, puntando ad alleggerire la pressione fiscale dei cittadini
marignanesi».
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10 aprile 2016
Pagina 5
La Voce di Romagna
Stampa Locale
ASSICURAZIONI Con i momenti dell' orso, in borsa ha chiuso venerdì scorso a 5,40 euro per
azione capitalizzando 940,32 milioni. Il titolo resta molto appetibile
Cattolica, dividendo da record
CCattolica Assicurazioni ha festeggia quest'
anno il 120° esercizio sociale, iniziato nella
sacrestia della chiesa di Sant' Eufemia a
Verona il 27 febbraio 1896. Fra i soci
promotori c' era anche un romagnolo di Castel
San Pietro, il Conte Ercolani, Presidente dell'
Azione Cattolica e che proprio in quei giorni
d i e d e v i t a a l Credito Romagnolo. Oggi
C a t t o l i c a è u n a g r a n d e cooperativa d e l
mercato assicurativo con 1516 agenzie e 5744
sportelli bancari che distribuiscono i prodotti
del Gruppo. Il 16 Aprile nell' Area dell' Ex
Autogerma a Verona, acquistata di recente e
destinata a diventare il nuovo quartier
generale di Cattolica, si terrà l' assemblea dei
soci, che prevede, oltre all' approvazione del
bilancio i l r i n n o v o d e l c o n s i g l i o d i
amministrazione per i prossimi tre anni. I
risultati del bilancio 2015 sono certamente
molto interessanti per il quarto gruppo
assicurativo italiano, con premi per 5 miliardi e
661 milioni ed una straordinaria solidità
patrimoniale con il margine di solvibilità che
sfiora il doppio del minimo regolamentare. La
Società guidata dal Presidente Paolo Be doni
e dal CEO Giovan Battista Mazzucchelli
porterà in assemblea risultati tecnici che sono
ai massimi storici della lunga vita della Società
con una combined ratio del 91,5 % che è un indice incontrovertibile di buona ed oculata politica di
sottoscrizione dei rischi. Certamente l' utile consolidato di 82 milioni, appare significativo ma avrebbe
potuto essere di 161 milioni se non si fossero dovuti contabilizzare oneri per fiscalità anticipata e svalu
tazioni su titoli, compensate in parte dalle plus valenze generate dalla vendita di partecipazioni non
strategiche.
Con i momenti dell' orso, in borsa Cattolica ha chiuso Venerdì scorso a 5,40 euro per azione
capitalizzando 940,32 milioni. Il titolo resta straordinariamente appetibile, al di là della volatilità del
mercato finanziario . Su tali livelli, il dividendo di 35 centesimi per azione posseduta, che verrà pagato
nel mese di maggio porta il rendimento per azione al 6,49%. In tempi nei quali i titoli del debito pubblico
pagano rendimenti da zero virgola, gli investimenti azionari con cedole di questo livello, sono di grande
interesse per il mercato alla ricerca di una buona remunerazione ai propri capitali.
R.B.
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10 aprile 2016
Pagina 12
La Voce di Romagna
Stampa Locale
FONDAZIONE FS
L' Arlecchino tornerà a circolare dopo un accurato
restauro
Tornerà a viaggiare su itinerari d' importanza
storica e paesaggistica individuati dalla
Fondazione FS per il piacere degli
a p p a s s i o n a t i d i turismo f e r r o v i a r i o l '
elettrotreno Etr 250 Arlecchino. L' Etr 252,
unico esemplare rimasto del gruppo, è stato
trasferito dalla Rimessa dell' ex Treno
presidenziale di Roma Termini a Porrena
(Arezzo), per essere restaurato a cura della "
O.M.S. Ferroviaria". I lavori prevedono la
revisione completa delle parti meccaniche e il
restyling degli interni, nel pieno rispetto dell'
estetica e dei disegni originari. Nei primi mesi
del 2017 l' Etr sarà pronto per tornare in
servizio. L' Arlecchino, entrato in servizio nel
1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, è
stato utilizzato per la relazione rapida Rimini ­
Roma e per Azzurro, il treno della notte che
collegava Cattolica e Ravenna.
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10 aprile 2016
Pagina 12
La Voce di Romagna
Stampa Locale
TRASPORTI Rete ferroviaria italiana fa il punto sui fabbricati dell' Emilia ­ Romagna. Tutti i
marciapiedi rialzati e serviti da ascensori. Importanti interventi in corso a Riccione, il termine
previsto a fine autunno
La stazione diventerà più accessibile
La stazione di Rimini nel corso del 2016 sarà
i n t e r e s s a t a d a importanti i n t e r v e n t i d i
potenziamento mirati soprattutto a
incrementare l' accessibilità anche da parte di
persone con ridotta capacità motoria. Nei
giorni scorsi a Bologna è stato fatto il punto
sugli interventi in corso e su quelli in
programma per il potenziamento dei terminal
sul territorio regionale da parte di Raffaele
Donini, assessore regionale alle Infrastrutture
e Trasporti, e Christian Colaneri, direttore
c o m m e r c i a l e E m i l i a Romagna d i R e t e
Ferroviaria Italiana (RFI).
A Rimini è previsto l' innalzamento di tutti i
marciapiedi, il prolungamento del sotto passo
lato Riccione fino al settimo binario e l'
installazione di nuovi ascensori. Rfi conferma
quanto annunciato lo scorso mese di ottobre
alla presentazione degli interventi per
velocizzare l' intera Adriatica. La stazione di
Riccione è invece al centro di un importante
intervento di potenziamento infrastrutturale e
tecnologico del valore di cinque milioni di euro.
I lavori di Rete Ferroviaria Italiana conse
gneranno alla città, alla fine dell' autunno 2016,
una stazione interamente riqualificata, più
accessibile, confortevole e con standard di
sicurezza incrementati. Condizioni che
consentiranno di gesti re eventuali maggiori volumi di traffico. L' impegno di RFI per migliorare a livello
nazionale accessibilità e servizi, si legge in un comunicato della Società, è apprezzato e premiato anche
dai passeggeri.
Nel 2015 oltre il 99% degli intervistati nelle rilevazioni di customer satisfaction, realizzate da due società
esterne specializzate, ha assegnato un punteggio fra 7,1 e 7,6 alla qualità della permanenza nelle
stazioni dell' Emilia Romagna. Gli interventi a Rimini e Riccione, rientrano nel più ampio piano d i
velocizzazione della direttrice Adriatica Bologna ­ Bari/Lecce, avviato da RFI per consentire ai treni di
raggiungere su alcuni tratti una velocità fino a 200 km/h e ridurre i tempi di viaggio. Fra questi anche
rettifiche di tracciato dei binari di ingresso nelle stazioni e upgrading tecnologico. Rimanendo in tema di
tecnologie, dal prossimo 17 aprile il posto centrale del Sistema comando e controllo del tratto di linea
Castel Bolognese ­ Rimini (compresa) verrà spostato da Bari Lamasinata a Bologna centrale.
Aldo Viroli.
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La Voce di Romagna
Stampa Locale
ALDO VIROLI
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Pagina 31
Corriere della Sera
Stampa nazionale
L' eredità di Squinzi alla Confindustria: «L'
imprenditore? Deve restare centrale»
Lungo applauso ai due presidenti: «A Boccia il compito di convincere i sindacati»
DAL NOSTRO INVIATO PARMA Il governo
Renzi promosso con riserva. Il sindacato
rimandato «a settembre».
Quattro bocciature: «l' asfissiante burocrazia»,
«un fisco ossessivo», «le carenze
infrastrutturali» e per anni «una politica
economica raramente programmata nel
tempo». Tira le fila del suo mandato il
presidente uscente di Confindustria, Giorgio
Squinzi, e come un anziano imprenditore che
consegna le chiavi dell' azienda al figlio, indica
la strada al successore. Il clima è proprio
quello del passaggio di testimone e il lungo
applauso finale è il sigillo di quattro anni al
vertice. Squinzi ha chiuso ieri a Parma il
convegno biennale del Centro studi di
Confindustria davanti a una fittissima platea di
industriali, compreso il presidente designato,
Vincenzo Boccia, che sarà ufficialmente
incoronato il 25 maggio.
La crisi si è portata via un quarto della
produzione industriale ­ ha ricordato Squinzi ­,
adesso ci sono i primi deboli segni di ripresa.
Probabilmente c' è da fare ancora un pezzo di
salita «ma l' occupazione è in crescita», come
gli ordini, e «la domanda estera si conferma
un pun to di forza».
Fuori dalla porta c' è «uno scenario
competitivo completamente nuovo», anzi «una
nuova rivoluzione industriale» indotta da tecnologie in continua evoluzione che condizioneranno anche
le fabbriche del futuro. Il leader degli industriali confessa un rimpianto: «Non aver convinto coloro che si
occupano di sindacato dell' opportunità di riflettere sui nuovi temi fondativi l' azione negoziale». Tocca
dunque a Boccia intraprendere la via difficile di «un confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del
secolo scorso». La sfida di uno scenario tutto nuovo è alla portata degli industriali italiani, che anzi,
come ha sostenuto il vicepresidente di viale Astronomia, Carlo Pesenti, «saranno protagonisti nel
processo di rinascita economica e sociale del Paese». Ma ­ avverte ­ occorre premere ancor più l'
acceleratore su ricerca, innovazione e creatività. All' esterno mister Mapei manda il messaggio che gli
industriali non possono essere lasciati soli, tra «burocrazia asfissiante, fisco ossessivo, carenze
infrastrutturali». No, le istituzioni, la politica devono essere all' altezza della sfida, per «visione » e
«sensibilità». E qui concede al governo Renzi di «aver oggettivamente dimostrato sensibilità in molti
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Corriere della Sera
Stampa nazionale
provvedimenti». Anche se poi ecco, inesorabile, a frenare tutto arriva la zavorra burocratica dei
regolamenti attuativi.
Anche immagine e comunicazione hanno il loro peso e allora Squinzi suggerisce al successore di
lavorare per «costruire nella opinione pubblica una nuova visione e una nuova sensibilità nei confronti
dei nostri mondi produttivi».
Concetto già espresso qualche minuto prima dalla past president e presidente Eni, Emma Marcegaglia,
che tra l' altro ha sdoganato un' operazione trasparenza per Confindustria: «Pubblichiamoli questi
bilanci! Sono certificati, puliti».
L' Europa è l' ultimo capitolo dell' ultimo discorso pubblico di Squinzi da presidente. E sembra quasi un
appello: «Nell' epoca della competizione globale perdere quello che abbiamo costruito in Europa negli
ultimi cinquant' anni non è un lusso che ci possiamo permettere anche se sembra che ci si stia
seriamente impegnando a farlo».
Mario Gerevini [email protected].
MARIO GEREVINI
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Pagina 23
Il Resto del Carlino
Stampa nazionale
CONFINDUSTRIA A PARMA OVAZIONE PER IL PRESIDENTE USCENTE
Squinzi lascia il testimone a Boccia «Fai uscire i
sindacati dal Novecento»
Claudia Cervini PARMA IL PRIMO banco di
prova per Vincenzo Boccia, futuro presidente
di Confindustria, saranno le delicatissime e, in
questo momento non semplici, relazioni
industriali. Il messaggio è emerso con
chiarezza ieri a Parma al Convegno biennale
del Centro Studi di Confindustria. Il dossier cui
il nuovo numero uno degli industriali dovrà
mettere subito mano è il rinnovo del contratto
nazionale dei metalmeccannici (i quali, tra l'
altro, hanno già annunciato uno sciopero nei
prossimi giorni).
NON è un caso, infatti, che tutti i principali
rappresentanti degli imprenditori, dal
presidente uscente Giorgio Squinzi al leader
della Piccola industria, Alberto Baban, hanno
spinto sullo stesso tasto: passare dalla
contrattazione alla «collaborazione per la
produttività». Salutando la platea riunita in
viale delle Esposizioni, Squinzi ­ ricambiato
con una vera e propria standing ovation ­ è
stato molto chiaro.
«Chiudo il mio mandato col rimpianto di non
aver convinto i sindacati dell' opportunità di
riflettere sui nuovi temi fondativi l' azione negoziale», ha detto. «A Boccia lascio il compito, non
semplice, del confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso», ha osservato il
presidente uscente. Un cambiamento che per l' imprenditore della Mapei è necessario, tanto più con l'
avvento del modello di industria 4.0, che necessità scelte sempre più rapide. Per Squinzi il modello
contrattuale proposto da Federmeccanica ha dei punti interessanti, così come ci sono dei punti
interessanti anche nel modello di Federchimica.
DELLO stesso avviso Emma Marcegaglia, presidente dell' Eni e di BusinessEurope. «È venuto il
momento (e noi siamo pronti) di fare un passaggio sindacale diverso di fronte al problema della
produttività del lavoro: uno scambio tra salario e produttività a livello aziendale. Bisogna farlo con forza
e determinazione», spiega Marcegaglia ribadendo la necessità, per gli imprenditori, di una nuova
struttura contrattuale che preveda aumenti salariali solo a fronte di incrementi di produttività del lavoro.
Ora la patata bollente passa a Boccia.
CLAUDIA CERVINI
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10 aprile 2016
Pagina 2
Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
«Gli unici ad aver fatto le riforme»
Marcegaglia: Confindustria è ancora forte e resta centrale nella rappresentanza
Parma «Confindustria è ancora forte: certo va
cambiata, modificata; ma rimane l' istituzione
più centrale nella rappresentanza delle parti
sociali». Un "tagliando" nella continuità. Per
Emma Marcegaglia, leader di Business
Europe e past president di Confindustria, le
nuove sfide della rappresentanza, tema della
tavola rotonda conclusiva dell' incontro di
Parma, vanno affrontate senza indugio,
partendo però da un presupposto: il valore di
ciò che si è sinora costruito. «Credo sia l' unica
associazione ad aver portato avanti una
riforma vera ­ spiega, riferendosi alla riforma
Pesenti ­ ad aver avuto il coraggio di
cambiare». La svolta potrà essere affinata con
alcuni elementi che devono passare l' esame
del test sul campo, ma comunque «è stata in
grado di garantire l' elezione del presidente
con un metodo assolutamente democratico».
«Possono essersi confrontate visioni diverse
ma è stato portato avanti in tutta Italia un
dibattito di grande ricchezza sui temi veri,
sulla rappresentanza». Tra i valori chiave dell'
associazione, Marcegaglia, che ha voluto
ringraziare il presidente Giorgio Squinzi a
conclusione del suo mandato («il suo spirito di
servizio è un esempio per tutti»), ricorda anzitutto il valore identitario della casa comune delle imprese,
mantenuto anche attraverso la capillarità territoriale delle strutture. «La macchina va resa più efficiente ­
prosegue ­ meno costosa, dobbiamo aggregare i servizi e renderli diversi rispetto al passato ma la
presenza puntuale sul territorio è un grande valore, non un male. Perché il mondo delle imprese è
variegato, le esigenze sono diverse, solo così si possono capire e interpretare».
Poi la rappresentanza, elemento cardine perché «in Italia c' è assoluto bisogno della casa delle
imprese», a maggior ragione quando «cultura anti­impresa e anti­industria sono molto forti, in cui
passano i concetti dell' industria cattiva, sporca, piena di corruttori». Visione da contrastare facendo
capire «chi siamo, che cosa facciamo, qual è il nostro ruolo, dimostrando di essere la forza propulsiva
del Paese».
L' immagine deve cambiare anche in termini di comunicazione, e qui i riferimenti sono alla puntata di
Report di domenica scorsa dedicata a Confindustria; tra le critiche, la mancanza di trasparenza sui
bilanci. «Io dico pubblichiamoli ­ spiega Marcegaglia ­ sono puliti, certificati. Se però qualche nostro
collega prima di andare in tv venisse nelle nostre riunioni a dire che cosa non va in Confindustria
sarebbe meglio».
La rappresentanza imprenditoriale, di cui ancora abbiamo bisogno ­ spiega ­ va declinata in modo
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10 aprile 2016
Pagina 2
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
concreto, evitando un approccio generico, una mera affermazione di principio. Un ruolo da svolgere con
progetti, idee forti, azioni precise. Tra queste, Marcegaglia propone anzitutto un diverso approccio nelle
relazioni industriali, con la necessità di «un passaggio sindacale diverso».
Il problema è la produttività, «uno scambio tra salario e produttività va fatto con forza e determinazione
a livello aziendale», il che presupporrebbe un rafforzamento del ruolo di questo livello contrattuale.
«Abbiamo realizzato molte tappe intermedie in questa direzione ­ spiega ­ oggi abbiamo bisogno di fare
questo passaggio chiaro, c' è una parte del nostro mondo che ha bisogno di questo».
L' altra evoluzione necessaria riguarda le partnership, in un mondo in cui il problema delle ridotte
dimensioni aziendali diventa crescente. «Dobbiamo mettere insieme le imprese; sviluppare le reti e le
filiere, perché se parliamo di mercati esteri, di industria 4.0 o di ricerca la collaborazione diventa un
tema fondamentale, su cui Confindustria può fare moltissimo, non è un servizio che si trova facilmente
sul mercato».
«Certamente ­ conclude ­ le sfide sono tante, comportano in Confindustria cambiamenti organizzativi,
culturali, anche di approccio. Ma la cosa importante è non dimenticarci mai che si tratta dell' unica casa
dell' impresa che abbiamo in questo paese. Discutiamo tra di noi, anche in modo animato, portiamo
avanti tesi diverse. Ma alla fine è importante che lavoriamo tutti insieme per una Confindustria più
forte».
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LUCA ORLANDO
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10 aprile 2016
Pagina 2
Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
Medef (Francia)
Gattaz: uniti e solidali per contare
PARMA «L' Europa non è il problema è la
soluzione. E Francia e Italia, da sempre culla
di inventori e artisti, devono tornare a
valorizzare i loro talenti, all' interno delle loro
comunità e sui mercati globali. Ma come
singole rappresentanze nazionali non avremo
mai alcun peso sulle grandi decisioni del
pianeta.
Solo uniti e solidali potremo far sentire la
nostra voce di fronte a Cina, Stati Uniti,
Russia». Pierre Gattaz, presidente della
Confindustria f r a n c e s e M e d e f , c h i e d e a i
colleghi italiani riuniti a Parma un salto dall'"io"
dell' imprenditore al "noi" della squadra
(impresa, associazione, federazione che sia) .
Di fronte alla disruption tecnologica in atto
nella catena del valore delle imprese e alla
velocità del cambiamento indotto da
globalizzazione e digitalizzazione, non
bisogna fermarsi «sull' incertezza del
momento che può spaventare, ma sulla
straordinarietà di quello che stiamo vivendo ­
prosegue Gattaz in videocollegamento da
Parigi ­ e che apre prospettive inedite a chi ha
sete di conquiste e di successi, di conoscere,
scoprire e progredire». E ricorda il motto della
sua azienda di famiglia (la Radiall) e delle 750mila imprese associate a Medef (90% Pmi): «Il futuro è
da inventare, il mondo è da attrezzare. Facciamoci trovare pronti. Non sarà il colosso più grande che
avrà la meglio, ma l' imprenditore più reattivo che sa giocare in squadra».
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ILARIA VESENTINI
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
Bdi (Germania)
Grillo: due sfide comuni in Europa
PARMA Digitalizzazione e stabilità economico­
sociale sono le due sfide comuni a tutta la
rappresentanza europea. Battaglie che l'
associazionismo imprenditoriale può vincere
se le porta avanti all' unisono, se le fa
diventare battaglie di tutta la società, da
Roma, Parigi, Berlino.
La voce di Ulrich Grillo, presidente di Bdi
(Bundesverband der Deutschen Industrie), si è
unita ieri a Parma a quella degli industriali
italiani e francesi per ribadire che non ci sarà
un' Industria 4.0 «senza infrastrutture solide e
condizioni­quadro normative che ci
permettano investimenti mirati ad accelerare il
ritmo della creazione del valore. Conditio sine
qua non affinché questo avvenga è l' accordo
di tutti in Europa».
Un' interconnessione globale sempre più
stretta implica un sempre più stretto
coordinamento normativo in Ue per far
circolare in sicurezza dati e persone. «Serve
un' Europa integrata per reggere la
concorrenza internazionale ­ ribadisce Grillo ­
quindi un unico mercato del digitale, dell'
energia, delle banche e dei capitali».
Associazioni imprenditoriali leader come
Confindustria o Bdi possono dare il loro contributo verso il comune obiettivo, conclude.
«Abbiamo tre compiti: spiegare in modo più incisivo il contesto economico globale ai cittadini e alla
politica; spingere l' integrazione europea e non il protezionismo; appianare i disequilibri causati dalla
digitalizzazione».
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
Partecipazione. Mansi: «Confindustria di proposta e di progetto» ­ Baban: «Raccontare l'
interesse delle imprese»
La sfida continua della rappresentanza si gioca sulla
cura dello stare insieme
parma Vista dall' esterno, con gli occhi del
sociologo, se oggi la rappresentanza deve
avere un compito, è quello di promuovere la
partecipazione. Con una consapevolezza, dice
Bruno Manghi: «Oggi alla dimensione
associativa si chiede di più». E «non c' è una
rappresentanza duratura senza una cura
continua dello stare insieme». Motivo? In
passato, spiega Manghi, ci sono stati fattori
esterni di ispirazione che hanno spinto lo stare
insieme, oppure l' esistenza del conflitto
«determinante nell' associazionismo degli anni
'70». Adesso è più difficile. Ed è una sfida, ed
insieme un impegno, con cui si misurano i
corpi intermedi.
Si è focalizzato su questo tema, ieri, il dibattito
del convegno del Centro studi di
Confindustria.
"Imprenditori, geni dello sviluppo", era il titolo.
Un argomento affrontato a tutto tondo: chi sono
gli imprenditori, qual è la loro immagine nell'
opinione pubblica, qualche cultura di impresa
è opportuno che si affermi, come può
cambiare la rappresentanza.
Pensa ad una Confindustria di «proposta e
progetto, non di rivendicazione» Antonella
Mansi, vice presidente confederale per l' organizzazione, con gli imprenditori che devono essere «i
primi a sentirsi orgogliosi di appartenere a questa categoria». Identità e rappresentanza sono appunto i
due pilastri su cui si basa Confindustria, elementi cui si aggiungono i servizi, in una sintesi continua tra
«interessi e valori che cambiano alla velocità delle imprese». A queste sfide verso l' interno si
aggiungono quelle verso l' esterno, cioè «autorevolezza e indipendenza», ha aggiunto la Mansi. Che
sintetizza nella «responsabilità» il valore su cui si deve concentrare la rappresentanza: «essere classe
dirigente vuol dire costruire il futuro, sapendo che ognuno deve rinunciare a qualcosa. Vuol dire
guardare in prospettiva al bene delle imprese a al bene del paese».
Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria, si sofferma sul ruolo che le pmi
hanno nella rappresentanza. «Il conflitto non esiste più. Ma il ruolo della rappresentanza non deve
essere quello di cercare consenso, sul modello dei partiti politici. Dobbiamo raccontare l' interesse delle
imprese, che è l' interesse del paese, nelle sue continue modificazioni», ha detto Baban, che si è
soffermato sulla figura dell' imprenditore: «È stato catapultato in una logica globale, se non trova un'
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
area di comfort rischia di meno perché ha paura». Ed ha aggiunto una riflessione: «Finché esistono le
categorie, esisterà la rappresentanza».
A mettere sullo stesso piano l' esperienza associativa con quella imprenditoriale è Alessandro
Vardanega, ex presidente degli industriali di Treviso e presidente Industrie Cotto Possagno, che ha
sottolineato l' importanza dei corpi intermedi: «Ci si dimentica che hanno il grande ruolo di contribuire
alla coesione sociale, hanno la funzione di tenere unito il paese, del condividere le sfide». Il valore di
Confindustria, ha aggiunto, «è di essere un collante tra gli imprenditori, essere un innovatore culturale
del paese, capace di formare la classe dirigente».
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
Lo scenario. Carlo Pesenti (vicepresidente con delega al Centro Studi): la fase più dura della
crisi sembra alle spalle
«Conoscenza fondamentale per crescere»
«Sono stati due giorni ricchi di idee e di
suggestioni. Abbiamo adottato un approccio
multidisciplinare ed eclettico. Questo
convegno è stato utile per superare la logica
del noi e del loro e per dimostrare, ancora una
volta, che gli imprenditori non sono un corpo
estraneo all' economia e alla società». Carlo
Pesenti, vicepresidente di Confindustria c o n
delega al Centro Studi e autore dell'
introduzione del volume "Gli imprenditori"
(Marsilio) che ha fornito la base dell' incontro
di Parma, è più che soddisfatto.
«La fase più dura della crisi sembra alle
spalle. E, in questa particolare condizione di
quasi post crisi, non possiamo non constatare
che la dimensione tecnologica, la dimensione
internazionale e la realtà delle relazioni
industriali sono completamente diverse dal
passato», dice Pesenti sottolineando l'
importanza della riflessione sviluppata venerdì
e sabato. La recessione sta evidenziando
alcuni limiti strutturali del modello economico
italiano. Lo spontaneismo ereditato dalla
matrice del Boom deve lasciare il passo a un
canone di imprenditore più riflessivo e
analitico, più meditato e razionale: «La
gestione dell' impresa non può più essere appannaggio del singolo. La complessità è tale che, ormai,
quel vecchio metodo non è più valido. Deve evolvere l' imprenditore, la cui correttezza e trasparenza
private sono, insieme alle capacità nel business, fattori essenziali per la rinascita del Paese, che ha
bisogno al contempo di una rifondazione etica e di un rilancio economico. Ma deve evolvere anche la
società: occorre un lavoro serio e approfondito di espansione della consapevolezza della cultura dell'
impresa e della centralità dell' imprenditore».
In un contesto così articolato, diventa fondamentale la conoscenza. E Pesenti ha voluto ricordare «la
qualità, eccellente, dell' output del Centro Studi Confindustria, riconosciuto dall' Unione europea come
ente di ricerca economica». Parole che hanno provocato l' applauso della platea. Poi, ha aggiunto:
«Ogni cosa è perfettibile. Il Centro Studi di Confindustria deve essere più collegato agli imprenditori. La
sua attività non riesce ancora a raggiungere capillarmente tutti gli associati. È una sollecitazione e uno
stimolo che lasciamo alla prossima squadra, che sarà guidata dal presidente designato Vincenzo
Boccia».
Pesenti ha tenuto a tributare un ringraziamento a Squinzi, «che non solo mi ha affidato una delega
strategica come il Centro Studi, ma che mi ha anche assegnato un compito storico come la guida della
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commissione per la riforma della nostra Confindustria».
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«Costruire una nuova visione dell' impresa»
Standing ovation della platea di Parma a Squinzi: «Proseguire nel nostro bellissimo
impegno»
parma Sono tutti in piedi e l' applauso è
lunghissimo, a testimoniare stima,
riconoscimento, affetto. Giorgio Squinzi è sul
palco, un po' commosso. Riprende la parola:
«Grazie a tutti per la collaborazione, grazie in
particolare alla squadra che ha lavorato con
me per quattro anni».
Un' esperienza, quella di presidente di
Confindustria, c h e g l i h a d a t o i l m o d o d i
«comprendere la realtà, non solo economica,
del paese, come non avevo avuto la possibilità
di fare prima». Condivisa con i «cari amici» ai
quali si rivolge: «Vi incoraggio di tutto cuore a
proseguire nel nostro bellissimo impegno, fatto
di tante soddisfazioni e di qualche delusione
nel nostro quotidiano e inesauribile atto di
essere sempre imprenditori, tesi sempre con
la responsabilità che ci contraddistingue a fare
più grandi e migliori le nostre imprese e il
nostro paese».
Quell' essere imprenditore su cui Squinzi si
era soffermato in un altro passaggio del
discorso: «Sono nato imprenditore, in una
famiglia di imprenditori, ed ho cercato anche in
questi anni di comportarmi come imprenditore
per il bene di tutto il sistema associativo».
Per due giorni, durante il convegno biennale del Centro studi di Confindustria, «citato ­ ha detto Squinzi
­ come istituzione autorevole dal Capo dello Stato nel discorso di fine anno» si è dibattuto su chi sono
gli imprenditori, il loro ruolo nella società. C' è ancora una forte cultura anti­impresa, ostacoli che vanno
dalla burocrazia al fisco. Bisogna cambiare: siamo davanti all' industria 4.0 e «piaccia o non piaccia l'
innovazione aperta ­ ha sottolineato Squinzi ­ genererà la necessità di nuovi ruoli e nuove modalità nelle
relazioni industriali».
C' è una nuova rivoluzione industriale che si sta affermando, ha detto Squinzi. Ciò obbligherà il sistema
produttivo a scelte sul piano della ricerca, dell' innovazione e della creatività. «È una sfida alla nostra
portata? Certo che sì», ha affermato. «Una sfida anche per Confindustria ­ ha aggiunto ­ che ha l' onere
di individuare le migliori politiche per favorire il salto di qualità di tutto il sistema industriale, costruire
nell' opinione pubblica una nuova visione e sensibilità nei confronti dei nostri mondi produttivi». Creare
un' immagine «di un' industria come sistema di intelligenze, un vero e proprio punto di riferimento
insostituibile».
Una sfida che richiede anche al mondo sindacale un «nuovo sforzo». Su questo fronte Squinzi chiude il
suo mandato con un «rimpianto»: non aver convinto i sindacati a riflettere «sui temi fondativi dell' azione
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negoziale», che vanno collegati alle prospettive e alla configurazione delle fabbriche del futuro. Un
compito che spetterà al successore: «A Vincenzo Boccia lascio il compito, non semplice, del confronto
che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso».
Industria 4.0 richiederà «inevitabilmente al sindacato di conciliare le modalità del confronto con il tempo
sempre più rapido con cui si compiono le scelte industriali». E Squinzi si è soffermato, a margine, sul
modello contrattuale proposto da Federmeccanica: «ha punti interessanti così come ci sono stati punti
interessanti anche nel modello Federchimica, forse un po' più tradizionale, ma con forti contenuti
innovativi».
Accanto alle relazioni industriali «è necessaria una visione e una sensibilità politica delle istituzioni all'
altezza della sfida». Sensibilità che «il governo Renzi ha fino ad ora oggettivamente dimostrato in molti
provvedimenti». L' augurio è che si vada avanti, con determinazione: «Troppo spesso registriamo come
la decisione politica venga rallentata, se non mortificata, dalla sovrapposizione burocratica dei
regolamenti attuativi».
La «burocrazia asfissiante», il «fisco ossessivo e talvolta ingiusto», le carenze infrastrutturali, una
«politica economica raramente programmata nel tempo», sono alcuni dei fattori critici del paese. Un
paese dove, tra l' altro «ci sono troppo intercettazioni», ha detto a margine, riferendosi all' indagine di
Potenza.
Le imprese hanno saputo farsi carico di una grande forza di reazione, ha sottolineato Squinzi. La sua
analisi è che la «lunghissima crisi ancora in corso non è un fenomeno congiunturale», ma è «una
rimodulazione e modificazione strutturale». Ogni giorno ci sono imprese che vanno in sofferenza e altre
che crescono. «La luce in fondo al tunnel deve ancora connotarsi in forza e dimensione, ma lo scenario
economico dà i primi segni di ripresa, debole incerta, inferiore alle nostre aspettative, ma confortanti
visto che ora si è stabilmente in territorio positivo». Bisogna confrontarsi con uno scenario competitivo
completamente nuovo e su come affrontarlo. Dentro e fuori i confini. Pensa alla Ue, Squinzi, rilanciando
il suo sogno degli Stati Uniti d' Europa. Occorre una «vera politica europea all' altezza delle
aspettative», per rispondere alla disoccupazione, una moneta unica integrata con una politica fiscale
sovranazionale, un' unione bancaria che abbia come obiettivo il sostegno all' economia reale. Il discorso
di ieri è stato l' ultimo intervento di Squinzi da presidente di Confindustria in una occasione istituzionale.
«Una presidenza ottima», aveva detto dal palco Emma Marcegaglia, che è stata "numero uno" prima di
lui. «Il suo spirito di servizio e la sua generosità devono essere di esempio per tutti noi».
Lunghissimo l' applauso.
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NICOLETTA PICCHIO
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Finanziamenti. Cipolletta: dai fondi pensione pochi investimenti ­ Bauli: la difficoltà di accesso al
capitale spiega le ridotte dimensioni ­ Guerra (Robur): dalla crisi un' opportunità per cambiare
Le aziende a caccia delle risorse per ripartire
Una montagna di risparmio.
Che però non riesce ad affluire verso il
sistema delle imprese. Il presidente dell' Aifi
Innocenzo Cipolletta dal palco di Parma indica
nelle scelte dei fondi pensione italiani uno dei
nodi da risolvere per provare a rilanciare l'
economia nazionale, fornendo al sistema la
linfa necessaria per la crescita. «L'
investimento di questi veicoli privilegia titoli di
stato oppure società quotate, spesso estere
perché in Italia manca la materia prima. C' è
quindi il paradosso di vedere i risparmi privati
italiani andare ad aiutare imprese straniere».
«E questo accade ­ aggiunge Daniele Marini
dell' Università di Padova ­ anche perché in
Italia manca una "narrazione" dell' impresa, un
racconto che evidenzi il valore sociale della
stessa». Ma non solo. Perché ci sono anche
«nuovi paladini», aveva ricordato in apertura di
giornata il presidente di Confindustria Emilia­
Romagna, Maurizio Marchesini, che in Italia
fanno della «cultura anti­impresa uno
strumento ideologico a proprio favore, spesso
per puri fini elettorali». Per questo
Confindustria deve lavorare per «contrastare»
con tutte le forze questo atteggiamento.
Cipolletta resta comunque ottimista, e vede in realtà una nuova fase di sviluppo in Italia proprio grazie
alla partnership tra università, ricerca e finanza, dove si sta ricreando un legame che era forte in
passato: «sono estremamente ottimista ­ spiega ­ perché a mio avviso stiamo creando i nuovi
imprenditori che faranno crescere il paese».
Visione condivisa solo in parte dalle imprese, che nell' accesso ai fondi in più di una circostanza sono in
difficoltà. «Le nostre imprese ­ spiega Alberto Bauli, presidente dell' omonimo gruppo dolciario ­ restano
piccole anche perché c' è una difficoltà nel reperire capitale di rischio.
Il risparmio privato italiano è ampio ma da noi non esiste un mercato obbligazionario che colleghi le
famiglie all' impresa.
Più in generale, in termini di immagine, la stessa impresa non è vista come elemento fondante della
nostra società». Bauli non risparmia critiche alla sua stessa categoria, «spesso, nell' imprenditore abile
ad inventare, manca la strumentazione culturale che serve per crescere», ma chiede anche alle banche
un salto di qualità in termini culturali, provando ad andare oltre la mera logica del conto economico per
iniziare ad approfondire i temi del prodotto e del mercato: erogando credito, cioè, sulla base di una
maggiore conoscenza dell' azienda.
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Svolta non banale, nel momento in cui ogni aspetto della vita aziendale si modifica con rapidità. «Siamo
nati nel '56 ­ spiega il presidente di Robur Benito Guerra ­ ma ormai di quel mondo nella nostra azienda
non c' è più nulla. In termini di processi e prodotti (legati al riscaldamento) il rinnovamento è continuo e
io credo che la crisi da questo punto di vista offra anche l' opportunità di accelerare il cambiamento
lanciando progetti per il futuro».
Tesi confermata da Marco Gay, presidente dei giovani di Confindustria e vice presidente di Digital
Magics. «Sono partito da un' azienda familiare ­ spiega ­ che poi abbiamo venduto, per ricominciare da
capo con una nuova avventura, ora modificata ancora entrando in un gruppo molto più grande. Il
cambiamento è la regola, non dobbiamo mai stare fermi.
Sempre avendo come obiettivo, per noi imprenditori, l' impatto positivo sia nell' azienda che nel territorio
in cui si lavora». Anche Gay vede nelle dimensioni aziendali ridotte un possibile limite alla competitività
e chiede in particolare alle aziende familiari di provare a guardare oltre il presente, aprendo il capitale a
soggetti esterni, in grado di rilanciare le opportunità di crescita.
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Camusso: "Misure utili per avere l' applauso Ue ma
non per la crescita"
ROBERTO MANIA ­ ROMA. Susanna
Camusso, segretario generale della Cgil, ha
cominciato dai gazebo di piazza San Babila a
Milano la campagna per la raccolta delle firme
per la legge di iniziativa popolare per il nuovo
Statuto dei lavoratori e per i referendum
abrogativi di alcune parti del Jobs act, delle
norme sui voucher e sugli appalti. Dopo più di
quarantamila assemblee e oltre due milioni di
lavoratori consultati, dice che questa sarà
«una rivoluzione per la Cgil». Poi attacca il
governo sul Def, sulle pensioni e sulla
contrattazione.
Cosa pensa del progetto del governo di
rafforzare la contrattazione aziendale?
«Mi faccia intanto dire che nel Def, per quanto
se ne sa dalla lettura dei giornali visto che
anche questa volta manca un testo, l' unico
messaggio che passa è quello di ottenere una
maggiore flessibilità, dimostrando in cambio di
essere i più bravi a fare quello che vuole
Bruxelles.
Con questo schema non si determinano le
condizioni per quella crescita, in particolare
degli investimenti e dell' occupazione, di cui il
Paese ha bisogno. Senza cambiare il terreno
di gioco si confermano le politiche di austerity. Il dato più rilevante è che sulle pensioni siamo di nuovo
ai tanti annunci traditi dai comportamenti.
Non c' è accenno alla flessibilità in uscita e si ribadisce che la proposta degli 80 euro alle pensioni
minime serviva a distrarre l' attenzione sulle difficoltà del governo. Noi manterremo la mobilitazione
perché il tema delle pensioni torni centrale e si cambi la legge».
Apprezza lo schema del governo sulla contrattazione aziendale?
«Mi pare un omaggio alle posizioni che da lungo tempo ha espresso la Commissione europea. Noi
siamo sempre stati sostenitori della contrattazione aziendale ma sappiamo che è un valore se c' è
anche la contrattazione nazionale altrimenti si traduce in concorrenza sleale tra imprese. Se dunque il
provvedimento del governo serve a rendere strutturale la decontribuzione del salario di produttività, ben
venga. Ma non è necessaria una legge. Se invece si ha in mente che il contratto nazionale non è
fondamentale per le politiche salariali penso sia una follia che non considera le caratteristiche del nostro
apparato produttivo, composto da piccole imprese e dai milioni di lavoratori che vi lavorano. Si ragiona
come se in Italia esistano solo le aziende in cui si fa la contrattazione aziendale. Così non è per le
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piccole e piccolissime imprese. Mi pare davvero la proposta di un' elite che non vede e non conosce la
realtà del lavoro, ma solo ciò che accade in qualche grande impresa».
Eppure il governo sembrerebbe orientato ad accogliere l' accordo sindacati­Confindustria sulla
rappresentan­ za. «Quell' intesa è un modello compiuto sulla rappresentanza e non può essere
utilizzato per scardinare la contrattazione nazionale ». Veniamo alla vostra Carta dei diritti universali, un
nuovo Statuto dei lavoratori «È la nostra rivoluzione». Volevo chiederle: non rischia di essere un'
operazione di mera testimonianza visto che il Parlamento non ha mai approvato leggi di iniziativa
popolare? «Sappiamo che è una strada impervia, ma se si restringono gli spazi di azione anche il
sindacato deve ricercare tutte le forme entro le quali muoversi. Non c' è più un luogo dove si discuta di
lavoro mentre si assiste a una coazione a ripetere interventi per ridurre i diritti di chi lavora». Qual è la
vostra rivoluzione? «Nell' idea che tutte le persone siano titolari di diritti indipendentemente dal rapporto
di lavoro (subordinato o autonomo), dal contratto (a tempo indeterminato o di collaborazione), da luogo
o dal settore. È il nostro modo di affrontare la modernità. In questi anni è prevalsa un' idea del lavoro
solo come costo da comprimere, svalorizzandolo ». La legge, però, è uno strumento del Parlamento
non dei sindacati. «Il sindacato ha una funzione di rappresentanza del lavoro. La svolge con la
contrattazione, con la tutela sociale, intervenendo e proponendo una legislazione che, applicando la
Costituzione, costruisca un sistema di garanzie universali. Anche lo Statuto dei lavoratori nacque da un'
intuizione della Cgil degli anni Cinquanta». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Industriali
Il pareggio di bilancio nel Def slitta al 2019 Apertura
sulle pensioni
Nel documento possibili interventi del governo sulla flessibilità in uscita Padoan replica
a Katainen: "Otterremo flessibilità, tutte le carte in regola"
ROBERTO PETRINI ­ ROMA. Il ministro dell'
Economia Padoan fa quadrato intorno al nuovo
Documento di economia e finanza (Def) varato
venerdì sera dal consiglio di ministri, replica
alla freddezza del vice presidente della
Commissione europea Katainen, ai sindacati
che giudicano «deludente » il piano del
governo e fa slittare al 2019 il pareggio di
bilancio. «Abbiamo tutte le carte in regola per
chiedere la flessibilità e credo che la otterremo
», ha detto il titolare di Via Venti Settembre a
Cernobbio ricordando che il nostro Paese non
è sottoposto a procedure di «disciplina
fiscale» e che un' Italia forte «fa bene a tutti ».
Inoltre ha ripetuto che il Pil quest' anno
crescerà più del 2015 e «continuerà a farlo
negli anni successivi».
Quanto al taglio delle stime di crescita dall' 1,6
all' 1,2 per cento, contenuto nel Def, Padoan
ha spiegato che è attribuibile all' economia
mondiale che «sta andando peggio rispetto a
sei mesi fa». Sulle cause che hanno provocato
la ripresina del 2015 (+0,8 per cento di
incremento del Pil) Padoan è tornato a
rivendicare i meriti dell' azione di governo: la
crescita è dovuta alle misure dell' esecutivo
che «hanno funzionato », ha detto, a partire dal
taglio delle tasse che ha alimentato i consumi. Più cauto invece il governatore della Banca d' Italia Visco
che, in una intervista al Sole 24 Ore, nell' esaminare le cause dell' andamento più positivo dell'
economia durante lo scorso anno, ha posto l' accento sul ruolo determinante delle politiche di
espansione della Banca centrale europea senza le quali, ha detto, la crescita in Italia sarebbe tornata
solo nel 2017 e nel frattempo saremmo rimasti in recessione.
Si guarda tuttavia già ai prossimi provvedimenti con, in prima linea, gli interventi per agevolare l'
investimento nelle piccole e medie imprese e l' apertura, contenuta nel testo del Def, sul fronte delle
pensioni: il governo si dice disposto a «valutare» interventi sulla flessibilità in uscita (si è parlato di
anticipo a 62 anni con penalità) nell' ambito tuttavia della sostenibilità dei conti pubblici.
In prospettiva il ministro dell' Economia ha assicurato che la spinta delle riforme «non si è esaurita e
continua» a partire dal secondo atto del Jobs Act che consisterà, come spiegato nel Def, in un
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provvedimento sulla contrattazione aziendale. Il governo, ha concluso Padoan, «continuerà a tagliare le
tasse finché ci saranno spazi di bilancio».
L' operazione flessibilità pare dunque già in tasca al governo. Anche se ieri fonti della Commissione
ripetevano che la decisione sarà in maggio, l' intesa è già raggiunta, tant' è che il governo ha inserito un
rapporto deficit­Pil per il 2017 dell' 1,8 per cento in crescita di 0,7 punti (pari a 11 miliardi): meno tagli e
soprattutto risorse per contribuire a scongiurare l' aumento dell' Iva che scatterebbe con il primo
gennaio del prossimo anno. Per sminare il rischio Iva servono tuttavia 15 miliardi e dunque inizia la
caccia a circa 4 miliardi. Per recuperare risorse il Def elenca la spending review (8 miliardi nel 2017), la
revisione delle detrazioni fiscali prevista per la prossima legge di stabilità e la lotta all' evasione.
Sorpresa dell' ultima ora, nel Def integrale pubblicato ieri sera dal Tesoro, è lo slittamento, per il terzo
anno consecutivo, del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact: il deficit strutturale infatti sarà in
pareggio invece che nel 2018 (resta allo 0,8 del Pil) nel 2019 (deficit del solo 0,2). Il governo ritiene
«controproducente » introdurre una stretta ulteriore a causa della deflazione e stagnazione in corso e
accusa di eccessivo rigore le politiche di bilancio dell' eurozona.
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