Rapporto annuale 2011 - amnesty :: Rapporto annuale

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DUEMILA
GUINEA-BISSAU
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RAPPORTO 2011
GUINEA-BISSAU
REPUBBLICA DELLA GUINEA-BISSAU
Capo di stato: Malam Bacai Sanhá
Capo del governo: Carlos Gomes Júnior
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 1,6 milioni
Aspettativa di vita: 48,6 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 201/186‰
Alfabetizzazione adulti: 51%
La situazione politica è rimasta delicata a causa del conflitto tra il mondo politico e gli
ambienti militari. Le divisioni interne alle autorità civili, così come tra quelle militari in
lotta, hanno esacerbato l’instabilità. La tensione si è acuita ad aprile a seguito di una ribellione militare. Le forze armate si sono rese responsabili di violazioni dei diritti umani,
tra cui torture, arresti e detenzioni arbitrarie. Nessuno è stato chiamato a rispondere per
le uccisioni politiche e le torture che ebbero luogo nel 2009.
CONTESTO
A gennaio, il governo ha siglato un accordo con gli Usa che consente a un procuratore
statunitense di lavorare a fianco del procuratore generale della Repubblica della GuineaBissau, nella lotta al traffico di droga e altri reati. Tuttavia, a fine anno il procuratore statunitense non era stato ancora nominato.
A febbraio, un ex ministro delle Risorse ittiche e tre funzionari ministeriali sono stati accusati di appropriazione indebita. A fine anno il loro caso non era stato ancora esaminato
da un giudice. L’assemblea nazionale si è dimostrata del tutto riluttante a revocare l’immunità parlamentare di uno degli accusati.
Ad aprile, il vice capo di stato maggiore delle forze armate, generale António Indjai, ha
destituito e arrestato il capo di stato maggiore, ammiraglio Zamora Induta. Ha inoltre
brevemente detenuto il primo ministro, Carlos Gomes Júnior, e minacciato di ucciderlo
se i manifestanti, scesi per le strade per sostenere il primo ministro, avessero insistito
con le loro proteste. Nel frattempo sotto il suo comando hanno devastato il quartier generale delle Nazioni Unite nella capitale, Bissau, e “liberato” l’ex capo di stato maggiore
della marina, viceammiraglio Bubo Na Tchuto. Egli si era rifugiato all’interno dell’edificio
delle Nazioni Unite dopo essere rientrato spontaneamente a Bissau nel dicembre 2009
dal Gambia, dove era fuggito nel 2008 in seguito all’accusa di aver pianificato un colpo
di stato. Egli è stato ripristinato come capo di stato maggiore della marina a ottobre. A
giugno, il presidente Sanhá ha rimosso l’ammiraglio Zamora Induta dalla carica di capo
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di stato maggiore delle forze armate e nominato al suo posto il generale António Indjai.
La sua nomina e il reinsediamento del viceammiraglio Bubo Na Tchuto in qualità di capo
della marina a ottobre hanno suscitato ampie critiche nel paese così come all’estero.
A maggio, la situazione dei diritti umani della Guinea-Bissau è stata valutata secondo
l’Esame periodico universale delle Nazioni Unite. Il rapporto finale del Consiglio dei diritti
umani delle Nazioni Unite è stato adottato a settembre. Il governo ha respinto cinque
raccomandazioni, tra cui quelle relative alla fine dell’impunità delle forze armate per le
violazioni dei diritti umani. Tra quelle invece sostenute c’era l’impegno per l’introduzione
del crimine di mutilazioni genitali femminili, ma soltanto dopo una campagna di informazione pubblica.
L’assemblea nazionale ha approvato un pacchetto legislativo a maggio, comprendente
emendamenti alla legge organica sulle forze armate e a quella sulla guardia nazionale,
la polizia di pubblica sicurezza e i servizi informativi della sicurezza di stato.
A settembre, l’Eu ha chiuso la propria missione sulla riforma del settore della sicurezza,
iniziata nel 2008, a causa dell’instabilità politica e della mancanza di rispetto dello stato
di diritto.
A novembre, la Guinea-Bissau ha ratificato la Convenzione internazionale sull’eliminazione
di tutte le forme di discriminazione razziale e il Patto internazionale sui diritti civili e politici. Questi entravano in vigore rispettivamente il 1° dicembre 2010 e il 1° febbraio 2011.
IMPUNITÀ
Le indagini sulle uccisioni politiche di marzo e giugno 2009 sono giunte a un punto di
stallo, apparentemente per mancanza di risorse per interrogare i testimoni al di fuori del
paese. Le forze armate hanno continuato a compiere violazioni dei diritti umani nell’impunità.
ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARIE
Sei ufficiali militari, tra cui una donna, arrestati in relazione all’uccisione nel marzo
2009 dell’ex capo di stato maggiore generale Tagme na Waie, sono rimasti detenuti in
incommunicado senza accusa per 20 mesi. Sono stati rilasciati a dicembre in attesa di
imputazioni formali e del processo e, secondo quanto riportato, con il divieto di lasciare
il paese.
Ad aprile, il generale António Indjai ha arrestato l’ammiraglio Zamora Induta, capo di
stato maggiore delle forze armate e lo ha accusato di coinvolgimento nella sparizione di
droga, sequestrata nel corso di un raid. Tuttavia, altre fonti sostenevano che l’arresto era
collegato con un’indagine che l’ammiraglio Zamora Induta aveva avviato a marzo, sul
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coinvolgimento di alti ufficiali militari nel traffico di droga. Il generale António Indjai ha
inoltre arrestato il colonnello Samba Djaló, capo dei servizi di intelligence militari, e lo
ha accusato di interferenze con le attività dei partiti politici. Stando alle fonti, i due arrestati sono stati torturati in detenzione presso la caserma militare di Mansôa. A settembre, la Corte suprema militare ne ha ordinato il rilascio incondizionato ma essi sono
rimasti detenuti fino a metà dicembre, quando sono stati rimessi in libertà senza accusa,
in attesa di ulteriori indagini. Le uniche restrizioni imposte riguarderebbero il divieto di
lasciare il paese.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
A luglio, Fernando Té è deceduto in ospedale, pochi giorni dopo essere stato arrestato e
percosso da poliziotti di stanza al 5° distretto di polizia di Bissau. Secondo le notizie
trapelate, era stato arrestato a seguito di una discussione con un negoziante e condotto
alla stazione di polizia, dove è stato percosso prima di essere rilasciato senza accusa
poche ore più tardi. Due giorni dopo la sua morte, gli agenti coinvolti sono stati arrestati.
Tuttavia, a fine anno pare non siano stati incriminati o processati.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Ci sono stati numerosi episodi di violenza contro donne e ragazze, compresi matrimoni
forzati e precoci.
Una ragazza di 15 anni è stata picchiata a morte ad aprile, per essersi rifiutata di sposare un uomo molto
più vecchio di lei. A picchiarla sono state le donne di un villaggio nella regione meridionale di Tombali,
dopo che la ragazza era fuggita durante la cerimonia nuziale, per evitare di sposarsi. Malgrado il caso sia
stato inviato alla procura generale, nessuno è stato arrestato.
A marzo, membri della Chiesa evangelica della regione di Tombali sono stati percossi dagli abitanti di un
villaggio, per aver dato rifugio a 20 ragazze di età compresa tra i 14 e 16 anni, fuggite per evitare il matrimonio forzato con uomini più vecchi.
Ad agosto, una ragazza e due sue parenti sono state picchiate da familiari maschi in un altro villaggio
della regione di Tombali. La ragazza era stata data in sposa a un uomo più vecchio, ma le sue parenti si
erano opposte al matrimonio poiché era minorenne. Nonostante fosse stata sporta denuncia presso la
polizia, non è stato intrapreso alcun provvedimento.
MISSIONI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Amnesty International ha visitato la Guinea-Bissau a marzo e ottobre per condurre ricerche.
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