Guinea Equatoriale - amnesty :: Rapporto annuale

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Guinea Equatoriale - amnesty :: Rapporto annuale
AMNESTY
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DUEMILA
AMNESTY INTERNATIONAL RAPPORTO 2013
LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO
AFRICA SUBSAHARIANA
GUINEA EQUATORIALE
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AFRICA SUBSAHARIANA
episodi in cui gendarmi avevano impiegato la tortura al fine di estorcere confessioni durante un interrogatorio, in un caso di rapina. Sette gendarmi, implicati nelle torture, a
fine anno non erano stati ancora processati. Una delle vittime era morta a causa delle
ferite e un’altra era rimasta gravemente ferita.
PENA DI MORTE
Sono state condannate a morte almeno due persone.
GUINEA
EQUATORIALE
REPUBBLICA DELLA GUINEA
EQUATORIALE
Capo di stato:
Teodoro Bang Nguema Mbasogo
Capo del governo:
Teodoro Obiang Nguema Mbasogo
(subentrato a Ignacio Milán Tang
a maggio)
A febbraio è stata promulgata una costituzione emendata che accresceva il potere del
presidente. In attesa delle elezioni previste per il 2013 è stato nominato un governo di
transizione. Sono pervenute notizie di uccisioni illegali per mano di soldati. Difensori
dei diritti umani, così come attivisti politici e persone critiche nei confronti del governo
sono stati vittime di vessazioni, arresti arbitrari e detenzioni. Alcuni detenuti sono stati
sottoposti a torture. Un prigioniero di coscienza e almeno altri 20 prigionieri politici sono
stati rilasciati a seguito di una grazia presidenziale. Le libertà d’espressione e di stampa
hanno continuato a essere limitate.
CONTESTO
A febbraio è stata promulgata una costituzione emendata, che era stata approvata tramite
referendum nel novembre 2011. In linea con la nuova costituzione e in attesa delle ele87
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RAPPORTO 2013
zioni fissate per l’inizio del 2013, a maggio è stato nominato un governo tecnico comprendente 12 membri della famiglia del presidente Obiang Nguema. Benché non fosse
previsto dalla costituzione, il presidente ha nominato suo figlio maggiore, Teodoro, detto
“Teodorín” Nguema Obiang, in qualità di secondo vicepresidente.
A marzo, giudici inquirenti francesi hanno spiccato un mandato d’arresto internazionale
nei confronti di “Teodorín” Nguema Obiang, nel contesto di un’indagine per appropriazione
indebita di fondi pubblici e riciclaggio di denaro. Ad agosto, la polizia francese ha confiscato la sua residenza di Parigi, sostenendo che era stata acquistata con denaro contante
derivante dall’appropriazione indebita in Guinea Equatoriale. A settembre, il governo della
Guinea Equatoriale ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia d’imporre alla Francia
di archiviare l’indagine sul presidente del paese e su suo figlio, invalidare il mandato d’arresto nei confronti del figlio e restituire la proprietà confiscata. A ottobre, il tribunale investigativo di Malabo ha emesso un mandato di arresto contro il direttore della filiale
francese dell’Ngo Transparency International, accusandolo di calunnia, diffamazione, estorsione ai danni dello stato della Guinea Equatoriale e di accumulo illecito di ricchezze.
DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI
Difensori dei diritti umani hanno affrontato vessazioni e arresti in relazione al loro lavoro
e alle loro attività politiche non violente.
Il difensore dei diritti umani Wenceslao Mansogo Alo, medico ed esponente di spicco del partito politico
dell’opposizione Convergenza per la socialdemocrazia (Convergencia para la democracia social – Cpds),
è stato arrestato senza mandato presso il commissariato centrale di polizia centrale di Bata, sul continente,
il 9 febbraio. Aveva rilasciato una dichiarazione spontanea in merito alla morte di una donna durante un
intervento chirurgico, effettuato nella sua clinica privata il 1° febbraio. La famiglia della donna lo aveva
accusato di averla mutilata, sebbene due referti di autopsia avessero confermato che il corpo era intatto
e che la donna era morta a causa di un infarto cardiaco. Il ministro della Salute ha affermato che l’infarto
era stato provocato da imperizia nel somministrare l’anestesia. Malgado l’assenza di prove e senza formulare un’accusa formale o un’incriminazione nei suoi confronti, il giudice inquirente ha disposto l’arresto
di Wenceslao Mansogo. Diversi tribunali hanno respinto gli appelli presentati dai suoi avvocati contro il
suo arresto e la detenzione. A maggio, è stato giudicato colpevole di negligenza professionale e condannato
a tre anni di carcere, oltre che al pagamento di un risarcimento. È stato rilasciato a giugno a seguito di
una grazia presidenziale. A novembre la Corte suprema ha esaminato un ricorso in appello contro la condanna e la pena ma a fine anno non si era ancora espressa.
ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARI
Sospetti oppositori sono stati arrestati e detenuti arbitrariamente, anche per non aver
preso parte ad agosto alle celebrazioni dell’anniversario della presa del potere da parte
del presidente Obiang. La maggior parte è stata rilasciata senza accusa dopo pochi giorni
o settimane. Molti sono stati torturati o altrimenti maltrattati.
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AFRICA SUBSAHARIANA
Florentino Manguire Eneme, ex socio d’affari del figlio maggiore del presidente Obiang, “Teodorín” Nguema
Obiang, è stato arrestato presso il commissariato centrale della polizia di Bata l’11 agosto, dopo che vi si
era recato per rispondere a una convocazione telefonica. È stato accusato di aver fornito a terze parti documenti che riguardavano gli affari di “Teodorín” Nguema. Due giorni dopo è stato trasferito a Malabo e
trattenuto presso il commissariato centrale di polizia, fino al suo rilascio senza accusa il 23 agosto.
La polizia ha arrestato senza un mandato Agustín Esono Nsogo, nella sua abitazione di Bata, il 17 ottobre
alle 23. È stato trattenuto in incommunicado nel carcere Spiaggia nera per almeno una settimana ed è
stato torturato in tre occasioni, a quanto pare per cercare di costringerlo a confessare un complotto finalizzato a destabilizzare il paese. La sua detenzione non è stata convalidata se non dopo un mese dal suo
arresto, ben oltre il termine di 72 ore previsto dalla legislazione nazionale. A fine anno non era stato ancora
formalmente accusato.
Circa 10 persone, compresi parenti e amici di Agustín Esono Nsogo, sono state successivamente arrestate a Bata. Almeno tre sono state trasferite nel carcere Spiaggia nera a
Malabo e rilasciate senza accusa il 30 ottobre, assieme all’avvocato di Agustín Esono
Nsogo, Fabián Nsue, arrestato senza mandato il 22 ottobre nel carcere Spiaggia nera,
dove si era recato per un colloquio con un suo assistito arrestato una settimana prima.
SPARIZIONE FORZATA
Antonio Lebán, membro delle forze speciali dell’esercito, è stato arrestato a Bata poco
dopo il 17 ottobre e da allora di lui non si sono più avute notizie. Pare che il suo arresto
fosse collegato a quello di Agustín Esono Nsogo.
ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI
Secondo le notizie ricevute, soldati e poliziotti hanno condotto esecuzioni extragiudiziali.
Blas Engó è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco che, stando alle notizie ricevute, sono stati sparati
a distanza ravvicinata da un soldato, davanti al carcere di Bata, mentre cercava di fuggire assieme ad
altre 46 persone, la notte del 14 maggio.
A maggio, a Bata, un ufficiale militare ha ucciso a colpi d’arma da fuoco Oumar Koné, un cittadino del
Mali, che si era rifiutato di pagare una tangente durante un controllo stradale di routine.
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE – GIORNALISTI
La stampa è rimasta sotto controllo dello stato e non erano ammesse critiche. A metà
ottobre, un programma diffuso alla radio nazionale è stato interrotto e sospeso indefinitamente, per aver trasmesso un’intervista con una rappresentante delle 18 famiglie sgomberate con la forza dalle loro abitazioni a Bata. La donna aveva criticato il presidente
della Corte suprema per il suo presunto coinvolgimento personale nella disputa.
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RAPPORTO 2013
PRIGIONIERI DI COSCIENZA
A giugno, un prigioniero di coscienza e altri 20 detenuti, che potrebbero essere anch’essi
prigionieri di coscienza, sono stati rilasciati a seguito di un provvedimento di grazia presidenziale a giugno.
GUINEA-BISSAU
REPUBBLICA DELLA GUINEA-BISSAU
Capo di stato: Manuel Serifo Nhamadjo
(subentrato a Raimundo Pereira
a maggio, a sua volta succeduto a
Malam Bacai Sanhá a gennaio)
Capo del governo: Rui Duarte de Barros
(subentrato a Carlos Gomes Júnior a
maggio)
La situazione politica si è deteriorata rapidamente a seguito della morte a gennaio del
presidente Malam Bacai Sanhá, fino al colpo di stato di aprile. La situazione è peggiorata
ulteriormente a seguito delle notizie di un attacco sferrato a una caserma militare a ottobre, finendo con l’esacerbare la già fragile condizione umanitaria e dei diritti umani
nel paese. Le forze armate hanno commesso impunemente gravi violazioni dei diritti
umani, come arresti e detenzioni arbitrari, percosse ed esecuzioni extragiudiziali. Le libertà di riunione, d’espressione e di stampa sono state gravemente limitate. Le uccisioni
di esponenti politici e della sicurezza succedutesi dal 2009 sono rimaste impunite.
CONTESTO
A gennaio, il presidente Malam Bacai Sanhá è morto dopo una lunga malattia. Le elezioni
presidenziali tenute a marzo sono state vinte dall’ex primo ministro Carlos Gomes Júnior.
Non avendo ottenuto di poco la maggioranza assoluta, è stato fissato un ballottaggio per
la fine di aprile. Dieci giorni prima del secondo turno delle elezioni, i militari hanno
messo in atto un colpo di stato, assunto il controllo della capitale, Bissau, e arrestato
l’ex primo ministro e il presidente ad interim. Entrambi sono stati rilasciati dalla custodia
militare due settimane dopo e mandati in esilio.
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