vedi/salva - Liceo Scientifico G. Carducci
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Mercoledì 5 febbraio 2014, ore 8.30 presenta musical in lingua inglese d libero adattamento dall’opera di Oscar Wilde L'autore “Amo molto parlare di niente, è l’unico argomento di cui so tutto”, “tutte le volte che gli altri sono d’accordo con me, ho sempre la sensazione di aver torto”, “amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura una vita.” Ecco alcuni dei lapidari aforismi, distillato di eleganza e cinismo, per cui Oscar Wilde fu celebre già tra i suoi contemporanei. Nato nel 1854 a Dublino, egli frequentò il Trinity College di Dublino e poi il Magdalen College di Oxford, prima di trasferirsi a Londra, dove condusse un’intensa vita mondana e letteraria, sempre vivendo al di sopra dei propri mezzi: fu dandy, poeta, drammaturgo, conferenziere, arbiter elegantiae nella migliore società, finché essa non lo respinse a causa della sua omosessualità e degli scandali legati alle sue relazioni. Nel 1884 aveva infatti sposato la ricca Constance Lloyd, ma il più grande dei suoi amori fu Alfred Douglas. La passione per il giovane e crudele aristocratico lo portò alla rovina sociale e al carcere: nell’epoca Vittoriana le relazioni omosessuali erano, infatti, perseguite dalla legge e Wilde venne condannato al massimo della pena, 2 anni di lavori forzati. Questo significò anche la cancellazione delle sue commedie dai cartelloni dei teatri e una situazione economica sempre più precaria. Uscito di prigione, scelse la via dell’esilio e visse in Italia e a Parigi, dove morì nel 1900. Solo sette persone assistettero al suo funerale. Alcune opere The Happy Prince and Other Tales (1888); The Picture of Dorian Gray(1890); Lady Windermere’s Fan (1892), Salomè (1893); An Ideal Husband (1895); The Importance of Being Earnest (1895); De Profundis (1897); The Ballad of Reading Gaol (1898). La trama The Picture of Dorian Gray, unico romanzo di Wilde e capolavoro della letteratura inglese, è una parabola dai toni faustiani sul rapporto tra vita e arte, tra bene e male. L’ingenuo e avvenente Dorian Gray viene ritratto in tutto il suo giovanile splendore dal pittore Basil Hallward, invaghitosi della sua bellezza. L’incontro con Lord Henry Wotton e con la sua mentalità cinica ed edonista, spinge il giovane ad abbracciare una visione estetica della vita, convincendosi che l’unico valore sia la bellezza e l’unica soddisfazione possibile quella dei sensi. Nel folle tentativo di fermare l’attimo e sfuggire al decadimento fisico, il protagonista cede la sua anima, a patto di vedere lo splendido ritratto invecchiare al suo posto. Da quel momento i lineamenti del dipinto porteranno oltre ai segni del tempo anche quelli della crescente immoralità della vita del padrone. Una volta superato il punto di non ritorno, quando la sua crudeltà spingerà al suicidio l’innocente Sybil, Dorian Gray discende la china dell’abiezione e della disperazione fino all’omicidio. Sempre più ossessionato dal suo infernale doppio e tormentato dai sensi di colpa, in un cupo finale, egli arriverà a slanciarsi con un coltello contro la sua stessa effige, ormai orribilmente sfigurata dai vizi e dagli anni. Note di regia Epoca Vittoriana, città di Londra: un appartamento, un teatro, la strada, un covo di fumatori d’oppio… il contesto spazio-temporale in cui si svolge la gran parte della vicenda evoca toni chiaramente noir. Queste atmosfere cupe sono controbilanciate da riferimenti estetici di contrasto, a cui il regista John O’Connor (Pride and Prejudice, The Importance of Being Earnest, Waiting for Godot) si ispira, soprattutto per i costumi: l’autore Oscar Wilde, “personaggio” eccentrico nella vita come nell’abbigliamento, e la moda degli anni Venti (riportata recentemente in auge dal film The Great Gatsby). Per ricreare al meglio il decadente e brioso mondo di quest’epoca, la musica non potrà che avere una prevalenza di ritmi jazz, genere musicale che in quegli anni conosce una grande fortuna. I diversi brani sono attentamente scelti per aggiungere tensione drammatica ai momenti di maggior pathos, per accompagnare piacevolmente i cambi scena e fare da contrappunto a tutto lo spettacolo. La scenografia rimanda con immediatezza agli studi un po’ caotici dei grandi pittori: cornici, quadri, tele, pannelli, cavalletti, poltrone si fondono e confondono, per poi essere smembrati e riposizionati con agilità. Prendono così vita i successivi ambienti: teatro, appartamenti, attico, strada, covo dei fumatori d’oppio, a ognuno dei quali un’illuminazione studiata conferisce la giusta atmosfera. (testi tratti dal sito web http://www.palchetto.it/it/2013-14/the-picture-of-dorian-gray/) TEATRO CARCANO Corso di Porta Romana, 63 - 20122 - Milano Tel. 02 551 81 377 - 02 551 81 362 Fax 02 551 81 355 fermata Crocetta M3 Tram linee 12 e 24