Il Fatto Quotidiano - 21 Ottobre 2016 - 23-10-2016

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Il Fatto Quotidiano - 21 Ottobre 2016 - 23-10-2016
“Con la sonda Schiaparelli l’Italia guida l’Europa su Marte”, aveva tuonato
Renzi. Ieri il lander s’è schiantato. Forse che il pianeta rosso vota No?
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Venerdì 21 ottobre 2016 – Anno 8 – n° 291
a 1,50 - Arretrati: a 3,00 - a 12
il libro
“Scippo dieStato”
e con
1,50
– Arretrati:
3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
PD CONTRO 5STELLE per bloccare la legge che dimezza la diaria ai parlamentari
61 milioni a 57:
si taglia la Casta,
si salva la Carta
Mannelli
» MARCO TRAVAGLIO
M
I trucchi dem per ritardare il voto sulla proposta M5S
che fa risparmiare più della “riforma” costituzionale
p I Democratici lunedì in aula alla Camera potrebbero
chiedere il rinvio in commissione per discutere gli emendamenti. E con l’esame
parallelo della legge di Bilancio, si va oltre il 4 dicembre
REFERENDUM
RISSA ALLA MOSTRA
Il Tar del Lazio
I 70 anni del Msi:
salva il quesito:
fuoco, fiamma
“Non ci compete” e quadri infranti
q MARRA A PAG. 2
q DELLA SALA A PAG. 2
SOCIAL KILLER Parla il marito
“Mia moglie s’è uccisa
per un ricatto su Fb”
q D’ESPOSITO A PAG. 19
IL DECRETO La rabbia per gli sconti sulle cartelle di chi ha già saldato anche le sanzioni
“Siamo i fessi che hanno pagato
tutto a Equitalia: ci condonate?”
p “ Invece di accanirsi contro i grandi evasori, si nega
la dignità alle persone”, dice
la moglie di un suicida per i
debiti fiscali. E dopo la riforma rimarranno comunque
oltre 90 società di riscossione con aggi elevati
q CERASA E DERUBERTIS A PAG. 3
q LUCARELLI A PAG. 9
Quel video di Tiziana
è ancora sui siti porno
q IURILLO A PAG. 9
LA SOLITA ITALIA:
FA LA GUERRA
PER CONTO TERZI
E DI NASCOSTO
PRESIDENZIALI USA Il bestiario dei faccia a faccia tv
DesperateTrump
“Se vince Hillary
contesto il voto”
Poi il dietrofront
p L’altra notte, l’ultimo
confronto elettorale
ha confermato una campagna di serie B tra insulti e pressappochismo:
un dizionario-pulp,
dall’Isis a Wikileaks
q GRAMAGLIA A PAG. 6
Sfidanti Si vota martedì 8 novembre LaPresse
q GUIDO RAMPOLDI A PAG. 17
ANTONIO MANZINI Dopo i thriller, il libro su migranti e lavoro
La cattiveria
“Io, giallista cresciuto tra le pistole”
Obama: “Mi sento
italiano”. Infatti presto
sarà senza lavoro
» ALESSANDRO FERRUCCI
O
re 15, casello autostradale di Orte, sessanta
chilometri a nord di Roma.
Antonio Manzini aspetta in
piedi, ai bordi di un marciapiede, sommerso da autoarticolati, rumore, un po’ di polvere. Poco
lontano una pattuglia della polizia
monitora il monitorabile. Lui immobile aspetta, la sua Panda nera, ammaccata, è parcheggiata di lato.
La destinazione è Livorno
per un incontro con i lettori
“ma non mi muovo spesso,
quest’anno appena nove
volte”. Com’è possibile?
Lei è lo scrittore del momento, primo in classifica,
una fiction su Rai2 dedicata ai
suoi libri, a Rocco Schiavone, un romanzo appena uscito (Orfani bianchi, Chiarelettere), e non va in giro?
Pigro?
SEGUE A PAGINA 20-21
L’Autogufo
WWW.SPINOZA.IT
BUROCRAZIA-FOLLIA
Vince il concorso
ma è troppo brava:
tutto annullato
q AMURRI A PAG. 8
algrado la nostra congenita gufaggine, accentuatasi notevolmente da quando il presidente
del Consiglio ha preso di mira
quei simpatici animali notturni, ci auguravamo con tutto il
cuore il massimo successo della
spedizione a guida italiana della sonda Schiaparelli su Marte.
Ma le speranze si sono ridotte al
lumicino tre giorni fa, quando
abbiamo letto la seguente dichiarazione del noto portafortuna che siede ogni tanto a Palazzo Chigi: “La visita di Stato
negli Usa si conclude con la visita al cimitero di Arlington.
Oggi ripartiamo per l’Italia, dopo le emozioni della giornata di
ieri. Ma intanto il nostro Paese
vive un’altra pagina di orgoglio.
L’Europa infatti arriva su Marte, con una missione a leadershipitaliana e la sonda Schiaparelli. Un grande sogno europeo,
reso possibile dalla straordinaria qualità dei ricercatori italiani che ho incontrato qualche
giorno fa a Torino. Viva chi ci
prova, viva chi si mette in gioco,
viva chi innova”. In quel preciso istante abbiamo avuto come
l’impressione che le chancedella missione si fossero ridotte a
zero, come quelle di Federica
Pellegrini e Vincenzo Nibali alle Olimpiadi di Rio dopo il saluto beneaugurante di Renzi.
Infatti ieri, puntuale come un
funerale, è giunta dal Pianeta
Rosso la ferale notizia: la capsula spaziale s’è schiantata.
Non che tra il post renziano e
la fine ingloriosa della sonda ci
sia un nesso causale, questo
mai: possiamo forse credere a
queste superstizioni? Ma da chi
stana gufi in ogni dove per additarli al pubblico ludibrio, un
po’ di sana prudenza sarebbe
lecito attenderla. La stessa prudenza che il nostro capo del governo aveva appena usato
quando Obama ha auspicato la
vittoria del Sì al referendum in
Italia (anche se non è parso proprio pronto a scommetterci, infatti ha aggiunto che Renzi deve restare anche se vince il No).
Mentre la stampa e le tv di regime esultavano a edicole e reti
unificate per il decisivo endorsement, Palazzo Chigi si mostrava più cauto. Forse memore
di quel che accadde qualche
mese fa quando Obama, in visita a Londra, intimò ai britannici di votare contro la Brexit al
referendum del 23 giugno. Risultato: trionfo della Brexit. La
stessa cosa, mutatis mutandis,
era accaduta l’anno scorso in
Grecia, quando Renzi si schierò
con la Germania per il Sì al referendum indetto da Tsipras
sul piano di austerità della
Troika europea e naturalmente
vinse il No. Pare infatti che i popoli chiamati al voto tendano
bizzarramente a decidere da sé,
secondo i propri interessi, che il
più delle volte collidono con
quelli delle cancellerie estere.
SEGUE A PAGINA 24
2 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
Lo sberleffo
D’ALEMA: “HILLARY
MI AIUTÒ A PERDERE”
» F.Q.
,
NON PASSA GIORNO in cui
Massimo D’Alema non faccia
all’indirizzo di Matteo Renzi non solo
critiche feroci, ma pure previsioni non
esattamente affettuose. E così, lui che
un peso sullo scacchiere internazionale l’ha
sempre voluto e l’ha pure sempre rivendicato,
adesso quasi quasi lo rinnega. Così, ecco che
avverte: “Tutte le persone amiche dell’Italia
tengono alla stabilità del nostro Paese, è
quindi comprensibile. È capitato anche a
me di incontrare presidenti degli Stati Uniti e ricevere il loro incoraggiamento.
Tuttavia non sono mai stati determinanti. Io dopo l'affettuoso incoraggiamento di Clinton persi le Regionali del 2000”. Il Lìder Massimo dopo quelle elezioni si dimise. E quindi,
l’augurio è doppiamente caloroso. Pure se poi,
esplicitamente, dice invece che non è necessario che il premier si dimetta.
Dopodiché, ecco un altro distillato del D’Alema-pensiero: “Le opinioni di Obama e dei Socialisti Europei sul referendum? Si tratta di persone
amiche interessate alla stabilità dell’Italia più
che al merito della consultazione elettorale: non
credo che i 47 articoli siano stati tradotti in inglese e studiati dai nostri interlocutori”.
Alla Camera La proposta per dimezzare le indennità degli eletti
I 5Stelle: “Si taglia più che con la riforma”. E i dem sono in difficoltà
STRATEGIE
» VIRGINIA DELLA SALA
I
n commissione Affari costituzionali, nei giorni
scorsi, una cosa era certa: la
maggioranza non sapeva
come votare sulla proposta di
legge della deputata Cinque
Stelle, Roberta Lombardi, che
vuole dimezzare le indennità
dei parlamentari e che lunedì
arriverà nell’aula di Montecitorio. E sia che il Pd voti a favore, sia che voti contro, rischia
di andare incontro a un boomerang. La proposta, infatti, prevede un risparmio annuale che
i pentastellati indicano pari a 61
milioni di euro. “Almeno tre in
più di quei 57,7 che la Ragioneria ha indicato come il reale risparmio derivante dalla riforma costituzionale e dalla riformulazione del Senato – spiega
al Fatto la deputata Lombardi –
In commissione è stato subito
chiaro che il Pd non sapeva proprio come muoversi”. Il problema è semplice: votare a favore del taglio agli stipendi significherebbe ammettere, in
piena campagna referendaria,
che un altro modo per ridurre i
costi della politica – ultimo argomento su cui ha puntato il Sì
– è possibile. Votare contro la
proposta, invece, fornirebbe una fortissima arma di propaganda ai Cinque Stelle e a tutto
fronte del No. Unica soluzione:
farla slittare.
I LAVORI. Così, la tre giorni di
discussione in Commissione
del testo unificato (presentato
dalla Lombardi e che teneva insieme proposte simili) è stata
caratterizzata, prima di tutto,
dai lunghi interventi del Partito
democratico. La deputata dem
Teresa Piccione, ad esempio,
ha ricordato che l’indennità esiste per permettere “alle classi
La furbata del Pd
per rinviare i tagli
ai soldi dei politici
spetto agli altri poteri”. Parole
accompagnate da decine di emendamenti presentati, però,
soprattutto da parlamentari del
gruppo Misto e del centrodestra. Mercoledì sera, però, i
gruppi (a esclusione di Sel e
M5S) hanno votato per mandare in aula il testo senza discutere gli emendamenti. Una conseguenza (che poi è anche un obiettivo): gli emendamenti sono decaduti e ora saranno riproposti in aula. E ora il Pd potrebbe chiedere il rinvio del
provvedimento in commissione - e quindi la ripetizione
dell’intero iter - con l’obiettivo
di allungare i tempi della discussione. Se si tiene conto che
di qui a poco inizierà la sessione
di bilancio, della proposta
Lombardi se ne riparlerà ben
61 mln
Il risparmio annuale
sui parlamentari
stimato dai Cinque Stelle
I parlamentari ricevono circa 10 mila euro al mese tra indennità e rimborsi Ansa
meno abbienti” di partecipare
alla vita politica del Paese. “Non
c’era nello Statuto Albertino:
oggi permette anche agli artigiani di trasferirsi a Roma qualora avessero un mandato parlamentare” è uno stralcio del
suo accorato intervento, quasi
che si volesse abolire completamente l’indennità. Poi gli appelli a trattare il tema con una
“riflessione approfondita”, a
pensare bene ai rischi di “legiferare su questo tema”, del pericolo di “andare incontro a
un’auto-delegittimazione ri-
oltre il 4 dicembre, data del referendum. “Considerato come
il Pd pone in maniera del tutto
centrale il tema del taglio ai costi della politica, tanto da farne
punto prioritario della propaganda referendaria, siamo sicuri, per un minimo di logica, ma
proprio poca poca logica, che il
Pd voterà a favore di questo
provvedimento con cui il M5S
propone il taglio delle indennità dei parlamentari”, ha scritto
ieri, provocatoriamente, Beppe
Grillo sul suo blog. Poi, ha invitato gli iscritti M5s ad assistere al voto. “Uno spettacolo del
genere merita di essere visto in
diretta. Per questo vi chiediamo di scrivere se volete seguire
la seduta dalla tribuna di Montecitorio”.
GIÀ GIOVEDÌ, qualcuno indica-
va i possibili cavalli di Troia che
potrebbero contribuire a far
slittare il voto a dopo il referendum. Emendamenti vari, prese
di posizione. Tra questi, l’emendamento, già proposto in
commissione, del deputato fittiano Rocco Palese (Conservatori e Riformisti) per istituire una sezione trasparenza sul sito
del Governo per la rendicontazione, assieme alla creazione di
un Comitato ad hoc presso la
Presidenza del Consiglio. Uno
dei problemi, per il deputato,
sarà come regolarsi in caso di
parlamentari che siano anche
membri del governo. “Lo riproporrò in aula – spiega, dicendosi completamente estraneo a
qualsiasi tentativo di ritardare
l’iter e sostenendo che il suo emendamento sarebbe stato appoggiato anche dalla Lombardi–. Però credo che questa proposta di legge vada completata.
E poi – minimizza – i rinvii in
commissione sono una pratica
usuale, per qualsiasi legge. Si
pensi alla cannabis: il suo ritorno è stato puramente per ragioni politiche”. Ma ammette: “In
commissione non c’ero: non ho
idea del perché non siano stati
discussi gli emendamenti già in
quella sede”.
La
proposta
La proposta di
legge, che
modifica la
1261 del 1965,
fissa l’assegno
dei
parlamentari
a 5.000 euro
mensili
(oggi
l’importo
lordo
raggiunge i
10.435 euro).
Azzerate poi
le indennità
aggiuntive per
altri incarichi
interni e tetto
massimo di
3.500 euro
mensili per i
rimborsi. Poi,
l’obbligo di
pubblicare in
Rete il numero
dei giorni di
presenza in
assemblea e
commissione
per cui si è
usufruito di un
rimborso per
le spese di
viaggio e tutta
la rendicontazione delle
spese
rimborsate
dal
Parlamento
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Il Tar respinge il ricorso e “salva” il referendum
» WANDA MARRA
I
l ricorso contro il quesito
del referendum è stato respinto. Al quarto giorno, il
Tar del Lazio ne ha decretato l’ “inammissibilità” per
“difetto assoluto di giurisdizione”. Ovvero, ha valutato
che Loredana De Petris (Sinistra italiana), Vito Crimi
(M5S) e gli avvocati Vincenzo Palumbo e Giuseppe Bozzi non avrebbero dovuto
presentarlo al Tribunale
amministrativo, visto che
“l’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate
dall’ufficio centrale per il referendum istituito presso la
corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal presidente della Repubblica nel decreto impu-
Quattro giorni per decidere Inammissibile la richiesta
di cambiare il quesito. Ma i firmatari faranno appello
LaPresse
gn at o”. Ricorso respinto,
data del referendum invariata. E se il Comitato del Sì
plaude al fatto che sarebbe-
ro finite le “sterili polemiche” , De Petris e Crimi sostengono che “i magistrati
del Tar non hanno dichiarato che il quesito referendario è corretto ma solo che loro non possono farci nulla”.
Un elemento che non torna né nel fronte del Sì, né
tantomeno in quello del No
sono i tempi: perché c’è voluto tanto per una sentenza
che alla fine si richiama alla
motivazione più immediata e più facile? Nulla era trapelato in questi giorni, nonostante le richieste arrivate – seppur in modo informale – da persone vicine al
governo.
In più, fanno notare gli avvocati ricorrenti, “dopo avere affermato che il decreto del Presidente della Repubblica d’indizione di un
referendum è atto teoricamente sindacabile in sede
giudiziaria, il Tar ha finito
per negare la sua giurisdizione, come quella di qualsiasi altro giudice”partendo
dal “presupposto che il Presidente della Repubblica si
sia limitato a recepire l’ordinanza dell’Ufficio Centrale
della Cassazione, atto questo ritenuto assolutamente
in opp ug nab ile ”. La contraddizione starebbe proprio nel fatto che per tutta la
prima parte della sentenza presidente emerito della
si considera il decreto sin- Corte costituzionale, al Tar
dacabile, per concludere del Lazio (sarà esaminato il
16 novembre) e al Tribunale
che non lo è.
di Milano (sarà
Partita finita?
discusso il 27 otNon ancora. Palumbo e Bozzi
tobre), sempre
sul quesito refestanno valutanrendario. Il rido tutte le possi- Il caso Onida
bili sedi per im- L’ex presidente
corso, che è firpugnare il ricormato anche dalso al Tar. Tre le della Consulta
la professoressa
strade indivi- si è rivolto anche B a r b a r a R a nduate: l’opposidazzo, impugna
zione revocato- al Tribunale
il quesito e il decreto di indizioria da rivolgere ordinario:
all’ufficio cenne del referentrale; il regola- si decide il 27
dum perché, si
mento di giurisostiene, in un
sdizione davanunico quesito
ti alle sezioni unite della viene sottoposta all’elettore
Cassazione; l’appello al una pluralità di oggetti eteConsiglio di Stato.
rogenei. In pratica, si chiede
E poi ci sono i ricorsi pre- lo spacchettamento.
sentati da Valerio Onida,
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POLITICA
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Lo sberleffo
CAMBIARE L’ITALICUM
“MA MAGARI...”
» FQ
,
UNADELLEREGOLE auree della
politica romana è quella del “ma
magari...”, da pronunciare inderogabilmente con tono melodrammatico, proprio di chi vorrebbe occuparsi di tante cose e non ha mai tempo di farle. “Ci piacerebbe invitarla qui...”, “Ma magari...”; “Sarebbe bello discuterne là...”,“Ma magari...”;“Potremmo prendere un
caffé e parlarne con calma”,“Ma magari...”. Meglio
ancora se mentre si invoca speranzosi il futuro, si carica l’atmosfera con labbra strette,
capo chinato di lato e occhi semi-rivolti al
cielo. Ecco, pare impossibile, ma Lorenzo
Guerini - deputato, vicesegretario del Pd,
già sindaco di Lodi (insomma, uno che i palazzi li
bazzica da un discreto periodo) - pare non conosca
la regola del “ma magari...”. Altrimenti non si spiega perché non l’abbia usata, ieri, uscendo dalla pri-
»3
ma (e ultima) riunione della commissione dem nata per cambiare l’Italicum. Il vertice - che doveva
servire a placare la riottosa minoranza pronta a votare No al referendum - è stato inutile come previsto, tanto che Guerini alla domanda “Vi rivedrete
presto?” ha risposto “Non c’è bisogno di convocarci, noi ci vediamo sempre”. Per dire di no, caro
Guerini, c’era il rodato “ma magari...”. Suvvia, la tradizione è una cosa seria.
I TARTASSATI La rabbia di chi ha saldato il debito con lo Stato: “Il governo s’inventa il condono,
uno sconto del 40%. A me nessuno darà indietro gli interessi smisurati che ho versato”
» PATRIZIA DE RUBERTIS
S
ono passati già quattro
anni dal suicidio del
marito Giuseppe Campaniello, un artigiano
che si è dato fuoco davanti
all’Agenzia delle Entrate di
Bologna, tormentato da 100
mila euro di cartelle esattoriali. Ma la signora Tiziana Marrone non smette di rivivere ogni giorno quel dramma e lo
vede riflesso negli occhi di imprenditori, commercianti o
semplici contribuenti che
“continuano a trovarsi di
fronte alla totale solitudine e
all’abbandono da parte di uno
Stato cieco e sordo”. Da anni
Tiziana va ripetendo che “Equitalia è un mostro che va
chiuso”.
“Fino all’ultimo centesimo
Noi, i fessi che pagano tutto”
tre diventiamo cittadini di serie C”. Il signor Pasqualino,
costretto ogni mattina all'alba
a scaricare le casse al mercato,
ha affrontato il rigore di quella
riscossione crediti dura e inflessibile che a lui, come agli
altri, ha concesso solo la rateizzazione. “Ora –sbatte i pugni sul tavolo – s'inventano uno sconto di quasi il 40% dell'importo della cartella. A me
qualcuno darà indietro gli
smisurati interessi che ho pagato? Così diventa una battaglia tra poveri. Non possono
chiedermi anche di odiare chi
NON È SUCCESSO. Casi simili si
sono susseguiti, con centinaia
di imprenditori sul lastrico,
cittadini senza più casa, auto e
dignità. È servita la pressione
di un referendum da vincere
(quello costituzionale del 4 dicembre) per far comprendere
che è giusto pagare le tasse, ma
vessatorio chiedere interessi
su interessi, come se lo Stato
fosse un usuraio. E ora che in
ballo c'è la rottamazione delle
cartelle esattoriali – annunciata dal premier – che effetto
fa a chi in questi anni è riuscito,
nonostante tutto, a sopravvivere? Allora la rabbia di Tiziana sale: “Nessuno mi darà indietro mio marito. Qui, invece,
di accanirsi contro i grandi evasori, si continua a negare la
LA STORIA
Il prezzo dell’onestà
Il 60enne che ha
svenduto il bar per
saldare una cartella
da 60 mila euro
dignità delle persone. L'uomo
così diventa niente”.
A non toccarla piano è anche Dino Pasqualin, 60enne di
Treviso che, a un soffio dalla
pensione, ha ricevuto una cartella esattoriale da 30 mila euro che l'ha costretto a svendere ai cinesi il bar in piazzetta.
“Sono frastornato per la modalità con cui è stato introdot-
La beffa
Equitalia:
il premier ne
ha annunciato
la “chiusura”
(entrerà nell’Agenzia delle
Entrate) Ansa
to questo condono”, spiega
l'uomo che aderisce all'associazione “Vittime di Equitalia”. E, con insistenza, chiede:
“È chiaro a tutti che non frega
a nessuno di noi che abbiamo
resistito e che non ci siamo fatti strozzare dalle tasse? Il governo –dice esasperato –punta solo a fare cassa strizzando
l'occhio al referendum, men-
avrà lo sconto sulle cartelle esattoriali, perché a loro non è
stato chiesto di vendersi tutto,
compresa l'anima”.
ANCHE a Marco Breschi nessuno darà indietro il camion (e
di conseguenza il lavoro) che
gli è stato pignorato dopo aver
saltato una rata con Equitalia.
“Io – scandisce lentamente –
ho pagato fino a l’ultimo centesimo il mio debito di 300 mila euro. Sono svuotato e non
riesco a credere che sia rimasto con il cerino in mano mentre la politica, per farsi bella e
compiacente sta dando agli altri una chance a me negata”.
ROTTAMAZIONE delle cartel-
le, nell'ottica del “fisco amico”, per usare le parole di Matteo Renzi, che non deve neanche essere nominata quando,
ogni martedì sera, puntuali alle 20.30, ci si riunisce a Como
nella sede del movimento
“Drappo Bianco”. A presiedere una quindicina di contribuenti vessati da Equitalia c'è
Giuseppe Caggiano, imprenditore nel settore dei marmi,
che per protesta risveglia città
e paesi tra lenzuola bianche listate a lutto. “Questi incontri,
che vanno avanti fino a tarda
notte, servono come valvola di
sfogo. Ognuno racconta la
propria storia e – ammette –
sembra di stare subito meglio.
Noi siamo i sopravvissuti alla
grande crisi, ma non abbiamo
stellette sul petto. Che cazzo
ho pagato a fare le cartelle per
poi scoprire dalla sera alla
mattina che se non fossi stato
un contribuente onesto avrei
pagato meno?”.
Siamo i
sopravvissuti
alla crisi
Che c...o
ho pagato a
fare per poi
scoprire un
giorno che
se fossi stato
disonesto
avrei
versato
meno?
GIUSEPPE
IMPRENDITORE
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Riscossione 38 società cancellate su 152. Alcune sotto inchiesta: non versavano i tributi
Le altre Equitalia, tra scandali e prezzi alti
» LUCIANO CERASA
L’
ennesimo “pen ul ti matum” dell’Agenzia delle
Entrate sul pagamento delle
cartelle esattoriali scadeva
ieri. I contribuenti che non erano riusciti a stare dietro al
piano di rateizzazione concesso fino al primo luglio del
2016, avevano la possibilità
di riaprire la partita con il fisco e fare domanda entro il
20 ottobre, per spalmare il
dovuto fino a 72 rate. Statisticamente le adesioni pervenute sono prossime allo
zero. Non sarà tecnicamente
un condono, come tiene a
sottolineare il ministro
de ll ’Economia Pier Carlo
Padoan, ma gli effetti sono gli
stessi. È bastato l’annuncio
della rottamazione delle cartelle e i pochi contribuenti
volenterosi sono scomparsi.
Tutti in attesa della sanatoria che ha costi molto più
bassi e dell’annunciata rivo-
luzione nel sistema della riscossione. Il “cambia verso”
di Matteo Renzi ha le gambe
corte. Quanto basta per coprire la distanza - 5,8 chilometri in tutto - tra le sedi romane di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate che la
dovrebbe inglobare entro sei
mesi.
L’ATTUALE agente della ri-
scossione è totalmente a capitale pubblico ed è posseduta al 51% proprio dall’Agenzia delle Entrate. La stessa
organizzazione, braccio operativo del ministero
dell’Economia, che evidentemente non si è preoccupata
molto dei metodi usati dalla
controllata per rientrare dei
crediti fiscali, senza troppe
distinzioni tra furbetti incalliti e piccoli imprenditori caduti in disgrazia, o peggio,
perseguitati per sbaglio. Del
resto il governo Renzi non è il
primo a tentare la via della li-
Una cartella esattoriale Ansa
quidazione di Equitalia, per
scrollarsi di dosso la rabbia
che monta dal territorio. Mario Monti aveva già decretato
dal primo gennaio 2012 la fuga dal concessionario pubblico per 6100 Comuni, il
75% del totale. Una mini-riforma richiesta dalla stessa
Equitalia che non riusciva a
pareggiare il bilancio con
l’8% dell’aggio fissato per
legge, poi sceso al sei. Il caos
che ne è seguito ha spinto il
legislatore a concedere ben
otto proroghe. L’ultima al 31
dicembre 2016. Molti comuni, soprattutto tra quelli amministrati dalla Lega e dai
Cinque stelle che denunciano da tempo i metodi di Equitalia, hanno tentato di emanciparsi internalizzando il
servizio o rivolgendosi ai privati, almeno per quanto riguarda la riscossione spontanea dei tributi. Ma il passaggio non è stato indolore. Molte tasse riscosse dai nuovi accertatori sono svanite nel
nulla. Ad oggi, gli iscritti
all’albo dei soggetti abilitati
alla liquidazione, all’accertamento e alla riscossione dei
tributi, sono 152. Nel tempo
ne sono stati cancellati d’ufficio 38, falcidiati dalle vicende giudiziarie che li hanno
investiti da nord a sud. La pri- importanti, come Foggia e
ma a operare e anche a spro- Bologna. La società Riscosfondare negli scandali, è stata sione Sicilia, controllata al
Tributi Italia, che ha portato 99,9% dalla Regione, è in covicino al dissestante perdita.
sto finanziario
Fino al 2015 è
centinaia di coriuscita a incassare solo il 3,7%
muni. A questa
si sono aggiunte Uffici deserti
dei crediti. Una
le vicende della Ieri ultimo giorno situazione molto diffusa nel
Gema spa di
M ez z o gi o r no .
Foggia e della per accedere alla
calabrese Soge- rateizzazione:
La riscossione è
un affare miliarfil, che provvedevano a incas- nessuno paga
dario. Secondo
quanto riferito
sare i tributi lo- in attesa
cali ma non a
alle commissioni parlamentari,
versarli nelle della sanatoria
casse comunali.
l’aggio che i comuni corrisponTra le società
cancellate c’è poi l’Aipa Spa. dono ai privati ai quali è stato
Gestiva l’attività di riscossio- appaltato il servizio, oscilla
ne per 800 comuni. La pro- in media tra il 15 e il 25% del
cura di Milano e la Guardia di riscosso. Tra l’8 e il 15% nell’iFinanza stanno cercando, tra potesi dell’affidamento della
le proprietà degli ammini- sola riscossione coattiva. E le
stratori di alcune controllate, casse dei Comuni sono sem150 milioni che manchereb- pre più vuote.
bero all’appello di municipi
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4 » ECONOMIA
Lo sberleffo
VIRGINIA E LA SUPER
SAGA DI “REPUBBLICA”
» FQ
FUORILEGGE
» MARCO PALOMBI
A
nche oggi, c’è da
scommetterci, giornali e tv racconteranno le novità della manovra, gentilmente ammannite loro dal governo stesso visto
che non esiste alcun testo ufficiale e nemmeno bozze che
lascino pensare a un prodotto
legislativo quasi concluso.
Questo accade nonostante
tanto la legge di Bilancio
quanto il cosiddetto “decreto
fiscale” siano stati approvati
dal Consiglio dei ministri sabato 15 ottobre, sei giorni fa.
TRADOTTA, la notizia è questa: la manovra finanziaria per
il 2017 viene approvata dal governo con un procedimento
palesemente illegittimo. È la
legge a dirlo: il Consiglio dei
ministri “determina la politica
generale del governo e l’indirizzo generale dell’azione amministrativa. Esso delibera, inoltre, su ogni altra questione
relativa all’indirizzo politico”.
E niente decreto...
Al Colle non hanno
visto il testo fiscale:
perché non esiste,
eppure era “urgente”
Non si può, insomma, far finta
di approvare una legge che
viene scritta dopo il suo passaggio in Consiglio, unica sede
legittima di decisione: in questi giorni sono mutati i saldi
della manovra, il gettito di alcune misure, la copertura delle altre, interi pezzi di provvedimenti hanno traslocato dal
decreto al ddl e viceversa. Chi
decide? Chi è responsabile?
Forse, come già un altro capo del governo prima di lui,
Renzi potrebbe rivendicare
“la responsabilità politica,
morale e storica” della procedura, ma questo non la rende-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
,
IN PRINCIPIO il problema di Virginia Raggi fu la figlia non riconosciuta di un ex Nar. Adesso Repubblica scopre un’altra storia che fa traballare la poltrona del sindaco Roma. Questa volta il
quotidiano pubblica un articolo dal titolo: “Roma, dai
paradisi fiscali all'hotel di Fuksas: gli affari del manager ex socio di Raggi.” Il manager è Giuseppe Rojo,
fratello di Gloria, ex collaboratrice di Franco Panzi-
roni, ex amministratore delegato di Ama e ora
a processo nell’ambito dell’inchiesta denominata Mafia Capitale. Gloria e Giuseppe erano
titolari della Hgr Srl, una società di recupero
crediti di cui è stata presidente la Raggi per
sette anni quando lavorava per lo studio Sammarco.
Repubblica scopre anche che “alle British Virgin Island, come documenta la banca dati dell'ICIJ, il Consorzio internazionale di giornalismo investigativo
che ha portato alla luce 175 mila società costituite nei
paradisi fiscali, Giuseppe Rojo, quello che la Raggi
non ricorda” apre “una società off-shore. La ‘Xtreme
High Returns Inc.’”. E non è finita. Perché adesso Giuseppe Rojo –mentre la Raggi è diventata sindaco –è il
mediatore della vendita dell’Hotel Lama, progettato
da Fuksas che Eur Spa sta cercando di vendere. Una
storia così avvincente, degna di un thriller, non si sentiva da tempo.
E ora nella manovra
fantasma si aprono
buchi miliardari
Rispetto alle slide di Renzi, nelle tabelle del Tesoro mancherà
gettito dallo sconto sulle cartelle di Equitalia e dai condoni
rebbe comunque legittima, né
farebbe fare miglior figura ai
suoi ministri silenti. Persino Il
Sole 24 Ore ieri, seppur senza
intimare al governo il rituale
“fate presto”, ha evidenziato
in prima che “numeri e testi
che ballano” sono una “prassi
da cambiare”. Finora l’unico
nel Pd ad aver fatto sentire la
sua voce sul punto è Francesco
Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, organo che - per legge - avrebbe dovuto ricevere la manovra ieri e non la vedrà prima
di lunedì: “Sarò pure fuori dal
tempo, ma tra i Consigli dei
ministri sulla manovra da 9
minuti di tremontiana memoria, quelli moderni allo stato
gassoso e quelli di Prodi e Padoa Schioppa che duravano 13
ore ma si concludevano con testi firmati e non più modificabili non ci sono dubbi, preferisco questa terza opzione”.
In realtà, allo stato gassoso
sono ormai pure i cosiddetti
“pre-consigli”, in cui il lavoro
legislativo viene portato avanti dai tecnici dei ministeri per
arrivare “pulito” al tavolo politico. Una procedura opaca
per cui nessuno sa più chi scriva cosa: alla Ragioneria generale dello Stato, per dire, quando hanno visto Renzi “predire”via slide4 miliardi di gettito
dalla rottamazione delle cartelle di Equitalia sono impazziti. E infatti, oggi, nelle tabelle
di lavoro della manovra non si
Testo fantasma Il Fatto di ieri
INUMERI
6 giorni
Il tempo trascorso da quando la
legge di Bilancio è stata
approvata dal Consiglio dei
ministri: non c’è ancora un testo
1,8 mld
L’incasso previsto ora dal
condono delle cartelle Equitalia:
nel Dpb era di 3,2 miliardi. Renzi
ha detto sabato che erano 4
0,3 mld
Il taglio delle uscite che studia il
Tesoro: nel mirino sembra ci
siano i fondi destinati al rinnovo
del contratto degli statali
parla affatto dei 4 miliardi di
Renzi, né dei 3 miliardi scritti
nel Draft budgetary planinviato a Bruxelles martedì: al massimo la rottamazione delle
cartelle porterà 1,8 miliardi,
dicono sconsolati al Tesoro. È
un buco enorme e non è il solo
emerso dopo le slide: pure il
condono sui contanti in nero
potrebbe riservare sorprese.
Non a caso, insieme alle entrate, nelle bozze di lavoro calano
pure le uscite: mancano 300
milioni, si dice, al contratto del
pubblico impiego.
LE COSE, peraltro, stanno an-
che peggio di così se si considera che Renzi ha annunciato
un decreto “con particolari caratteri di urgenza” (come prescrive la Costituzione per i decreti) in materia fiscale con cui
“chiudere Equitalia” e fare
molto altro di cui nessuno ha
ancora letto una riga dopo sei
giorni: agli sportelli, però, intanto i contribuenti hanno
smesso di pagare.
La colpa, dicono fonti del
Tesoro, è di Palazzo Chigi.
All’inizio quel decreto doveva
riguardare solo un anticipo del
cosiddetto “ass estame nto
2016” per poter usare subito i
soldi residui del cosiddetto
“Fondo Boschi” di Palazzo
Chigi (ve ne abbiamo parlato
ieri). La presidenza del Consiglio, poi, ha voluto farlo diventare un mostro legislativo: riforma di Equitalia, rottama-
Il ministro Pier Carlo Padoan LaPresse
zione delle cartelle, condono
sui capitali in nero e pure sui
contanti in nero, più decine di
altre norme (studi di settore,
semplificazioni, etc).
Ammesso che il Quirinale
faccia passare un tale obbrobrio come decreto - ieri sera
non avevano ancora letto
neanche una riga - la cosa finirebbe per costare caro al governo: le norme fiscali, per richiesta già anticipata dalle op-
posizioni, in Parlamento avrebbero la precedenza sulla
manovra con rischi di ritardi
difficilmente recuperabili. Si
finirebbe con un Bilancio dello
Stato scritto con una procedura illegittima imposto al Parlamento dopo un dibattito
strozzato. Forse il Colle, garante della Carta, dovrebbe dire due parole - in pubblico - su
questo modo di governare.
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IN TRIBUNALE Si passa alle carte bollate
Mediaset-Vivendi ai ferri corti:
il titolo del Biscione precipita
“CIVEDIAMO in tribunale”, si sono detti Mediaset e Vivendi. La prima udienza è
fissata per l’8 novembre e i tempi per arrivare a
una conclusione giudiziaria sull'affare Premium
sono incerti, questo pesa sul titolo in Borsa. Intanto i francesi comunicano finito l'”interim management”, ovvero quel fair agreement che consente la gestione congiunta di vecchio e nuovo
azionista fino al closing dell’operazione. Media- Piersilvio Berset ha chiuso a -3,39% (2,62 euro) ma in mat- lusconi Ansa
tinata ha visto uno stop al ribasso e un minimo a
2,54 euro (-6%). Indifferente Vivendi (+0,03% a 18,47 euro). Nessun accordo imminente dunque ma una contrapposizione a colpi
di azioni legali. Vivendi ha scritto a Mediaset (che ha ricevuto la
lettera ieri) per ufficializzare "la cessazione del sistema di gestione
di 'interim management' per la società Mediaset Premium". Per il
gruppo di Cologno i danni provocati dal dietrofront dei francesi
"non si possono cancellare, l’inaccettabile comportamento di Vivendi ha bloccato l'impostazione di un’intera stagione di abbonamenti e calcistica" sottolinea in una nota Mediaset.
q
ECONOMIA
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
A TORINO
POCO DOPO i cento giorni di governo,
l’amministrazione di Chiara Appendino
si trova in mezzo a un bel problema. I finanzieri
in forza alla Procura di Torino hanno acquisito
nel Comune i bilanci della città e di due sue società, l’azienda dei trasporti locali Gtt e quella
delle infrastrutture Infra.To, nell’ambito di
un’indagine del sostituto procuratore Ciro
Santoriello, a capo del gruppo “Reati economi-
q
I conti non tornano,
la Finanza prende
i bilanci in Comune
IL SUMMIT
» STEFANO FELTRI
I
vertici in cui non c’è niente
da decidere sono quelli in
cui i governi europei riescono a dare il meglio di sé
nel generare entropia. Ieri si è
riunito a Bruxelles il Consiglio
europeo con i suoi 28 membri
e già questa è una notizia: dopo
il vertice informale di Bratislava del 26 settembre, si torna
alla normalità, diciamo così,
con la Gran Bretagna al tavolo.
Il 23 giugno gli inglesi hanno
votato l’addio, ma il governo aspetterà almeno marzo per attivare l’articolo 50 del trattato
e iniziare il distacco. Dal presidente dell’Europarlamento
Martin Schulz a quello francese François Hollande, tutti
vogliono dare l’impressione
di un’Europa coesa che ora
non vede l’ora di chiudere la
questione. La premier Theresa May avverte gli altri partner: “Ho un messaggio molto
chiaro, la Gran Bretagna sta
Migranti e crescita
L’agenda resta
quella del vertice
di Bratislava, ignorate
le priorità italiane
lasciando l’Ue ma continueremo ad avere un ruolo pieno
finché non ce ne andiamo”. Ci
sono temi molto concreti. Per
esempio: Londra deve pagare
o no il proprio contributo di 20
miliardi al bilancio comunitario 2014-2020? Hollande minaccia: “La May vuole una
Brexit dura? I negoziati saranno duri”.
MA QUESTA Unione europea
non spaventa nessuno, basta
vedere cosa è successo ieri con
il Belgio. Nel tardo pomeriggio
Paul Magnette viene convocato al tavolo dei capi di Stato e di
governo anche se è soltanto il
ministro-presidente della
Vallonia, regione francofona
del Belgio, con 3,6 milioni di abitanti sugli oltre 500 dell’Unione. Assieme all’ex premier
belga, Elio Di Rupo, noto per i
suoi papillon, guida la rivolta
contro il Ceta, trattato commerciale tra l’Unione europea
e il tranquillo Canada. Dopo
anni di negoziati, a febbraio le
due controparti sono arrivate
a un accordo: il Ceta è il primo
trattato commerciale della
nuova generazione, di quelli
negoziati direttamente dalla
Commissione.
Dal 2009, infatti, il Trattato
di Lisbona ha reso la politica
commerciale una competenza
esclusiva dell’Ue (decide il
Consiglio, negozia la Commissione, approva il Parlamento
europeo). A luglio la commissaria Cecilia Malmström ha
comunicato al Consiglio che,
dopo un’attenta analisi giuridica, la Commissione aveva
deciso che il Ceta era per intero di competenza comunitaria, ma che chiedevano co-
ci”. Si tratta di un fascicolo “modello 45”, senza
ipotesi di reato, né indagati, nato dall’esposto
di Alberto Morano, consigliere del centrodestra che denuncia i disallineamenti dei bilanci
tra la città e le sue società: nei rendiconti di queste ultimi ci sarebbero dei crediti per 40 milioni
di euro vantati sul Comune che non risultano
nel bilancio 2015 del municipio e altre incongruenze. Per questo la giunta ha avviato un au-
dit interno ancora in corso, mentre Morano in
consiglio comunale ha sottolineato come “almeno uno dei due bilanci non rappresenta un
quadro fedele”. A una prima analisi degli investigatori i milioni in dubbio sarebbero soltanto
cinque. L’ex sindaco Piero Fassino garantisce
sul “rigore” dei bilanci, ma Beppe Grillo lo accusa di aver “lasciato una voragine”.
AN.GI.
Altro che Brexit, Europa
in ostaggio dei valloni
La scheda
che fissa le tappe per realizzare l’agenda di Bratislava indica
come priorità quella di rafforzare l’accordo con la Turchia,
di sostenere i Paesi dei Balcani
di fronte all’immigrazione, e
dei controlli alle frontiere.
Non c’è traccia delle istanze avanzate dall’Italia: redistribuzione dei richiedenti asilo (ancora ieri l’ungherese Viktor
Orbán si è opposto) e flessibilità delle regole di bilancio.
“BASTA CHE UNO dei 38 Par-
lamenti nazionali e regionali
dica No e la ratifica si blocca”,
dicevano perplessi i sostenitori del Ceta nei mesi scorsi, citando, per paradosso, che perfino il Parlamento della Vallonia, titolato a votare nel complesso schema federale belga,
poteva fermare il trattato. È
successo, con il voto di martedì: il giovane e dinamico premier canadese Justin Trudeau
è furioso e vuole cancellare il
viaggio in Europa della prossima settimana. Ma i parlamentari valloni sono scettici:
non che il trattato minacci direttamente i loro interessi, ma
ne contestano l’impianto, a cominciare dai tribunali arbitrali
(Isds) per dirimere i contenziosi tra multinazionali e Stati
coinvolti nel trattato. L’ipotesi
di compromesso che circolava
ieri sera era la modifica delle
dichiarazioni interpretative
del Ceta per recepire le istanze
dei valloni.
Visto che le questioni interne sono un disastro, l’Ue si
proietta nel mondo. La tabella
AGCOM Le decisioni e le analisi dell’Autorità delle Comunicazioni
Il Tg4 sanzionato per colpa del Sì. Richiamo
a tutte le emittenti: troppo spazio a Renzi
L’AUTORITÀ garante per le
Comunicazione ha analizzato
in consiglio gli studi sulle presenze in
televisione delle forze politiche negli
ultimi mesi e sulla parità d’accesso riservata agli esponenti del Sì e del No
in vista del referendum di dicembre.
Secondo l’Agcom, soltanto il Tg4 deve riequilibrare e di molto lo spazio sul
referendum, perché gli esponenti del
Sì hanno conquistato il 73 per cento
del tempo. Il telegiornale di Mediaset, la televisione di Silvio Berlusconi
che in teoria avrebbe schierato Forza
q
Italia sul fronte del No, ha ricevuto una
sanzione. L’Autorità ha richiamato, invece, tutte le emittenti (Mediaset, Rai,
Sky e La7) perché lasciano troppo
spazio agli esponenti del governo e al
presidente del Consiglio su temi però
non inerenti al referendum. Le opposizioni esultano: per una volta, l’Agcom ci ha dato ragione. E la maggioranza dem si difende: Gasparri&C.
non sanno leggere i dati. I numeri dicono che Renzi ha parlato per otto ore
in quindici giorni solo su Rai e Mediaset.
giorni fa il presidente Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e Hollande,
sostenuti da Theresa May,
hanno proposto nuove sanzioni contro la Russia per il suo
sostegno al governo del dittatore Bashar al Assad in Siria.
L’Italia non le gradisce, ma a
esporsi sono Finlandia ed Estonia che si oppongono, temendo ripercussioni.
L’unico punto fermo di questa Europa vacillante sembra
essere Mario Draghi, il presidente della Bce: nella conferenza stampa mensile ha confermato che le misure straordinarie del Quantitative easing
non subiranno stop improvvisi. E potrebbero continuare
anche oltre la scadenza prevista del marzo 2017 (proprio
quando la Gran Bretagna dovrebbe iniziare i negoziati di
distacco).
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Guerra di accademie Al femminile solo in Italia. E per la May è “smooth”
LA CURIOSITÀ
» CATERINA SOFFICI
Londra
N
DOPO AVER INCONTRATO due
Il bacio Juncker e la premier inglese Theresa May. Dietro, Renzi e Alexis Tsipras LaPresse
IL CETA è il
trattato
commerciale
tra Unione
europea e
Canada.
Anche se la
Commissione
europea lo ha
giudicato di
competenza
solo
comunitaria
(dal 2009 la
politica
commerciale
la fa solo la
Ue), a luglio
ha chiesto ai
Parlamenti dei
Paesi membri
di
pronunciarsi
comunque
sulla sua
approvazione.
Basta un solo
voto contrario
a bloccarlo. E,
come temuto,
il parlamento
regionale
della Vallonia
(Belgio) lo sta
tenendo
fermo
n
Governi paralizzati da una Regione del Belgio che blocca l’accordo col Canada
munque ai Parlamenti nazionali di esprimersi. Per dare più
legittimità democratica al Ceta e disinnescare un po’ di polemiche attorno al trattato, visto dai movimenti no-global
come la prova generale per il
Ttip, accordo ancora in discussione tra Ue e Usa.
»5
on stiamo parlando del
sesso degli angeli, ma di
quello della Brexit. Nell’attesa di capire il vero significato
di questa parola, ovvero cosa
significherà per l’Unione europea e per il Regno Unito, gli
Stati membri si sono dilettati
nel frattempo a sviscerare il
seguente dilemma: “Brexit”
è maschile o femminile?
Insomma, voi dite la Brexit o il Brexit? In Italia della
questione è stata investita
nientemeno che l’A c ca d emia della Crusca, la quale ha
sentenziato che è preferibile
l’opzione femminile. La motivazione è lunga e dettagliata e si può riassumere nel fatto che essendo il termine “uscita” femminile, anche Brexit (uscita della Gran Bretagna) va trattata nello stesso
modo. Anche nel caso di “global warming”, l’articolo diventa maschile perché si ap-
Uscita della Gran Bretagna dall’Ue
Gli Stati si dividono, ma sul “sesso”
Oltre
la Manica
Una manifestazione a favore della
Brexit Reuters
poggia a “ris cald amen to”
che è maschile. Quindi “il riscaldamento globale”.
Come riferiva ieri il quotidiano britannico The Guardian, la questione è stata risolta diversamente in altri
paesi. E la Brexit, apparentemente è femmina solo in Italia.
Infatti è maschile in Fran-
cia (in attesa del pronunciamento definitivo Académie
Française), perché in francese i neologismi sono quasi
sempre maschili e anche le
parole che finiscono in “t”
(con le accezioni di la nuit, la
forêt, la plupart).
In Germania anche hanno
deciso che “der Brexit”è una
cosa maschile. È un’eccezio-
ne, dicono, perché i nomi
che finiscono in “it” sono in
genere “neutri”, quindi l’articolo dovrebbe essere “das”
(esempio, das dynamit). Invece è der Brexit, probabilmente perché l’uscita in tedesco è maschile: der Austritt.
Per gli spagnoli invece el
Brexit segue la regola di tutte
le parole mutuate dall’inglese, cioè diventa maschile di
default.
Ma la storia non finisce
qui. Perché su quest’araba fenice della Brexit, di cui tutti
parlano ma che nessuno sa
come sia fatta, in Gran Bretagna fanno altre elucubrazioni. Tra i falchi che la vorrebbero “hard” cioè dura e le
colombe che la chiedono
“soft”, ovvero morbida, un
po’ come le uova sode, il premier Theresa May ha invece
chiarito che il suo ideale sarebbe una “smooth Brexit.
Ossia liscia. Ipotesi gasata o
Ferrarelle non sono ancora
pervenute.
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6 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
NEW YORK RECORD DI BAMBINI HOMELESS
Record negativo per la città di New York e per il sindaco democratico, l’italo-americano Bill de Blasio:
nella Grande Mela il numero dei senzatetto ha raggiunto i massimi storici, con oltre 60 mila persone
nei rifugi di emergenza. A rivelare il dato è il rapporto del Department of Homeless Services, secondo cui nei rifugi ci sono a oggi 60.017 individui
(36.463 adulti e ben 23.554 bambini). LaPresse
USA RIVELATI CODICI DELLA CYBER-GUERRA
L’intelligence Usa trema di fronte al furto di dati top
secret alla National Security Agency (Nsa), dopo l’arresto dell’artefice Harold Martin III, 50enne veterano della Marina, con lo smacco di una vendita all’asta sul web di codici per penetrare nelle reti di governi rivali quali Russia, Cina e Iran. Martin ha collezionato file classificati per almeno 16 anni. Caso potenzialmente peggiore di quello di Snowden. Ansa
La sparata della disperazione
Trump: “Se perdo non vale”
A TU PER TU
HILLARY
E LA STRANA
PASSIONE
PER I TESCHI
» MARCO DOLCETTA
Dopo l’ultimo dibattito Tv (con la Clinton in vantaggio) il repubblicano scuote
U
le fondamenta del voto Usa rifiutandosi di accettare l’esito delle urne l’8 novembre
D
onald Trump s’accorge d’averla
fatta grossa. E, per metterci una
pezza, la combina più grossa: dopo essersi rifiutato d’impegnarsi a riconoscere l’esito del voto dice, parlando in
Ohio, che lo accetterà “se vinco io”.
Sennò farà ricorso. Per i media è un attacco alla democrazia: così, il New York
Times interpreta la spada di Damocle
posta sulle presidenziali dell’8 novembre dal rifiuto del magnate d’impegnarsi a riconoscere la propria – sempre più probabile – sconfitta.
Rispondendo a una domanda sui sospetti di brogli da lui avanzati, Trump
crea la sorpresa e dice “Lascio la suspense. Deciderò al momento”. Restano tutti di stucco: il moderatore, giornalista della Fox, Chris Wallace; i media, che subito la sparano nei titoli d’apertura dei siti; il suo vice, Mike Pence,
e il suo partito, che avevano sempre so-
PARLA COME MANGI
» GIAMPIERO GRAMAGLIA
A
l e p p o S u l l a c i ttà-martire siriana
l’uno attacca – “È colpa vostra”, di Obama
e della rivale –, l’altra s’arrocca. Che cosa voglia fare il magnate non si sa. L’ex segretario
di Stato ha in mente una no fly
zone, ma non vuole mandare
soldati né in Siria né in Iraq.
Corte Suprema Morto il
conservatore Antonin Scalia
c’è da nominare un giudice:
Trump ha già una lista di solidi conservatori, Hillary è
meno massimalista, ma si
rende conto che alcune recenti conquiste civili potrebbero essere a rischio.
Donne Trump ripete che
nessuno tratta le donne meglio di lui, la Clinton porta esempi che indicano il contrario. Ma si evitano “chiacchiere da spogliatoio”.
Europa Se n’è sempre parlato pochissimo, stavolta non
se ne parla proprio. Trump
trova solo modo di ricordare
agli alleati d’ogni longitudine
che dovranno pagare di più
per la propria sicurezza; la
Clinton li tranquillizza: “Rispetteremo i patti”.
I mm i gr a ti Sono soprattutto i milioni – 11, secondo le
stime – illegalmente presenti
nell’Unione e quelli che vogliono entravi dal Messico,
ma pure i rifugiati provenienti da Medio Oriente e altre aree di conflitto. Trump insiste
sul muro e frena sulle deportazioni di massa; la Clinton è
contro il muro, ma mitiga l’apertura all’accoglienza rafforzando i controlli.
come lui vuole, dice che sono truccate”; e snocciola una sfilza di esempi, fino agli Emmy non vinti dal suo programma tv. Hillary dice: “Donald denigra la democrazia americana, è il
candidato più pericoloso che ci sia mai
stato”. Lui afferma: “Il voto è truccato
a partire dal fatto che la Clinton non dovrebbe potere correre, dovrebbe essere in prigione”.
IL PRINCIPIO della transizione senza
Passaggio di consegne?
Hillary Clinton e Barack Obama Reuters
stenuto del contrario - ci si batte fino al
voto, poi il popolo decide e mette tutti
d’accordo. L’unica che s’era preparata
a questa eventualità è Hillary Clinton.
La candidata democratica replica:
“Tutte le volte che le cose non vanno
sussulti da un’Amministrazione all’altra è bruscamente messo in discussione per la prima volta nella storia Usa.
Forse, qualcuno gli tira la giacca e lui
allora se ne esce con la toppa che è peggio del buco: “Se vinco io, vale. Se perdo,
no”. Il suo pubblico applaude fragorosamente. A Roma, Loretta Lynch, ministro della Giustizia Usa, assicura: “Il
nostro sistema elettorale è sicuro”.
A Las Vegas è stato un dibattito senza
strette di mano, né prima, né dopo. A
caldo, i sondaggi dicono che la Clinton
inanella la terza vittoria: la Cnn le assegna il successo 52 a 37%. Lui, però, si
proclama vincitore e domina su Twitter con il 60% dei cinguettii.
Trump, che deve rimontare, si presenta più aggressivo e a tratti concitato;
la Clinton mantiene sempre il sorriso
(un po’posticcio) e la fermezza. Lui veste scuro con cravatta rosso repubblicano; lei ha una tunica bianco panna,
colletto coreano e taglio che evoca l’India, e acconciatura molto curata.
Mentre spunta la decima donna che
lo accusa di molestie 18 anni or sono,
Trump tenta la rimonta. Hillary deve
solo evitare di sbagliare: il suo rivale, da
un mese, fa e disfa tutto lui.
G. G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Aleppo a Wikileaks
un vocabolario “ignorante”
Al ribasso Frasario semplificato all’osso e soluzioni non dettagliate:
i due sfidanti hanno fatto a gara nel banalizzare i temi fondamentali
Ok Corral
Un momento
del terzo e ultimo dibattito
tv svoltosi
a Las Vegas
Ansa
Mosul Il 9 ottobre, era stato Trump a suggerire d’organizzare un’operazione per liberare la città irachena in mano all’Isis. Ora che l’offensiva
è stata lanciata, si lamenta che
sia stata annunciata in anticipo (“Così, se ne sono scappati
tutti”) e sostiene che serve solo a cavare le castagne dal fuoco a Obama e Clinton, responsabili della nascita del Califfato.
Pu ti n né la Clinton né
Trump vogliono passare per
amico suo – Hillary non corre
il rischio; Donald sì, per via
degli apprezzamenti e dei
tanti favori che la sua campagna riceve via hacker russi e
Wikileaks. L’ex segretario di
Stato descrive il rivale come
un burattino nelle mani di Putin; il magnate dice, a più ri-
prese, che Putin (e pure al-Assad) sono più furbi di Obama e
della sua avversaria e li mettono nel sacco.
Roe vs Wade La contestata sentenza del 1973 della Corte Suprema su cui si basa il fragile diritto all’aborto delle
donne americane. Prima, l’aborto era regolato dagli Stati.
Trump, ‘pro vita’, vuole ridare la competenza agli Stati. La
Clinton, ‘pro scelta’, vede bene lo ‘statu quo’.
Secondo Emendamento
Apportato nel 1971, sancisce il
diritto dei cittadini a possedere e portare con sé armi da
fuoco. Il testo si riferiva all’esigenza di “una milizia organ iz z a ta ” nel contesto della
Guerra d’Indipendenza, ma
sentenze della Corte Suprema, ai primi del Novecento, lo
hanno esteso ai singoli cittadini. Trump è favorevole al
suo rispetto e si fa vanto
dell’appoggio ricevuto dalla
lobby delle armi; la Clinton è
pure favorevole al suo rispetto, ma vuole introdurre forme
di controllo sulla vendita delle armi.
Tasse Trump le vuole dimezzare alle aziende: dal 30
al 15%; quelle che la Clinton,
nel racconto del magnate,
vorrebbe aumentare ai comuni cittadini. In realtà, Hillary
spiega che il suo programma
prevede aumenti delle aliquote solo per i contribuenti
che dichiarano più di 200mila
dollari l’anno. Le tasse sono
pure quelle che Donald è riuscito a non pagare per 18 anni
consecutivi, sfruttando un artificio legale; se attualmente
le paghi, non si sa, perché finora resta il segreto della sua
dichiarazione dei redditi.
Wikileaks Complice o meno (degli hacker, e di Putin, e
di Trump), l’organizzazione
di Assange, avvolta nella retorica sulla libertà di stampa,
continua a sfornare migliaia
di mail della campagna democratica, nella speranza che
prima o poi ne capiti una davvero imbarazzante per l’ex
first lady.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sono
favorevole
al rispetto
del secondo
emendamento; fiero
dell’appoggio
della Nra
(la lobby
delle armi)
DONALD
TRUMP
Il mio
avversario
vuole che
gli alleati
europei
paghino
di più per
la sicurezza;
io rispetterò
i patti
HILLARY
CLINTON
na decina di anni
fa, a Firenze, seguii
per Rai News 24 un
meeting - organizzato da
F r a n c o P a ssancatando,
allora rapp r e s e ntante italiano nel
Board of
Directors del
Fondo Monetario Internazionale - in cui
diverse personalità giuridiche e finanziarie contribuivano a un progetto di finanziamento per il recupero e la valorizzazione dei
siti archeologici. Tra gli invitati c’era anche Hillary
Clinton che mi disse come il
bene culturale che lei considerava d'importanza
primaria erano i teschi
preistorici che venivano
conservati in miserabili
musei in Africa orientale.
Lei proponeva un primo intervento che riordinasse
questi reperti e dotasse i
musei di sofisticati sistemi
d'aria condizionata che
potessero far sì che venissero conservati in maniera
più adeguata. A questa
mattinata fece seguito un
pranzo e io ero seduto accanto a Sir James Wolfensohn, allora presidente della Banca Mondiale. Riferendogli delle parole della
Clinton, mi venne in mente
come il teschio, in quel caso
dell'indiano Geronimo,
fosse considerato simbolo e
oggetto di ritualità presso
l'Università di Yale, frequentata dalla Clinton e
praticamente da tutti i presidenti, dai grandi funzionari militari e della Cia,
tutti aderenti alla confraternità semi-segreta
“Skulls and Bones”. Teschi
e ossa appunto. Wolfensohn sgrana gli occhi e si alza per andare nell'altro capo della tavola dove sedeva
la Clinton e presumibilmente fatto tesoro della
mia considerazione la condivide con lei. Ho seguito
con lo sguardo questa scena e così vedo la Clinton togliersi gli occhiali da sole e
farmi un cenno di saluto
con il pollice alzato. Tornato a sedersi accanto a me,
Wolfensohn mi confida che
la Clinton era sorpresa e divertita per la mia considerazione che evidentemente
non giudicava così bizzarra. Al momento del commiato vado dalla Clinton,
che si complimenta ancora
una volta con me. Nasce
così questa “connection”
che mi porterà a essere un
membro della Fondazione
della famiglia Clinton.
8 » CRONACA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
IMMOBILI, SOLDI E SOCIETÀ
È STATO DISPOSTO in via d’urgenza dalla Procura di Caltanissetta il sequestro preventivo di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie
nell’ambito dell’inchiesta a carico dell’ex
Presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, accusata di corruzione. Come descritto da un amministratore giudiziario Sa-
q
Saguto, sequestro
“urgente” al giudice
accusato di corruzione
MALASANITÀ (?)
» LUCIO MUSOLINO
Q
Catania
uale obiettore di coscienza? Solo sensazionalismo. I fatti dimostrano il contrario”. I vertici dell’ospedale
Cannizzaro di Catania non ci
stanno a finire nel tritacarne
mediatico per la morte della
32enne Valentina Milluzzo,
avvenuta il 15 ottobre dopo
che la giovane ha abortito due
feti alla diciannovesima settimana, quinto mese di gravidanza. A causare il decesso
sarebbe stata una sepsi, una
violenta infezione che non ha
lasciato scampo alla giovane
impiegata di banca di Palagonio. Secondo il marito e i genitori di Valentina, il medico
si sarebbe rifiutato di intervenire tempestivamente “perché obiettore di coscienza”.
guto “intratteneva rapporti esclusivi con le
persone che le interessavano”, secondo un
modulo “a margherita, ossia senza che vi
fosse alcuna interferenza tra i rapporti che
facevano capo a lei”, rapporti che la vedevano al centro e da cui si partivano “petali” e
“raggi”, non comunicanti tra loro, rappresentati da professionisti, amministratori
giudiziari, colleghi, cancellieri, ufficiali di
Morta di parto con 2 feti:
dodici medici indagati
Catania, la difesa dell’ospedale: “Falsa la storia dell’obiezione di coscienza”
parto abortivo. È stata sottoposta a cura antibiotica. Il 15
ottobre ha un picco febbrile,
ed è trasferita nel reparto di
semi-intensiva. È stata sottoposta all’esame della procalcitonina, che non tutti gli ospedali eseguono, perché c’era il sospetto di un’infezione
in corso. Il dato che emerge è
elevato e nel frattempo, alle
23.30, avviene il primo parto
spontaneo. Vista la gravità
della situazione il medico induce con l’ossitocina il secondo parto abortivo, che avviene
all’1.40”.
DOPO la denuncia, la Procura
ha sequestrato la salma (poche ore prima del funerale) e
ha disposto l’autopsia. Nel registro degli indagati sono finiti i dodici medici che hanno
gestito la paziente dal suo ingresso in ospedale, per minacce d’aborto, fino alla morte nel
reparto di rianimazione.
Stando a quanto trapela dalla
Procura, il caso di presunta
malasanità è tutto da chiarire.
Non è detto che ci sia un collegamento tra la morte dei due
feti e quella della madre. Dai
primi esami sulla cartella clinica di Valentina, inoltre, non
risulterebbe che il medico si
sia dichiarato obiettore di coscienza. La denuncia dei familiari della vittima, in sostanza,
“al momento non trova alcun
riscontro” negli incartamenti
sequestrati dagli inquirenti.
polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario e giornalisti, dai quali la
stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura. Il valore totale del sequestro preventivo tra tutti gli indagati ammonta a circa
900 mila euro. Oltre alla Saguto, tra i 20
indagati ci sono anche il giudice Tommaso
Virga e l’ex prefetto di Palermo Francesca
Cannizzo e altri ex giudici.
DUE ORE. Un intervento chiConferenza stampa all’ospedale Cannizzaro dopo la morte di due gemelli e la madre Valentina LaPresse
La famiglia
Eppure il padre insiste:
“Lo giuro, l’ostetrico
si è qualificato
come obiettore”
“Non esiste una cosa del genere” per il direttore generale
dell’ospedale, Angelo Pellicanò, e per il primario del reparto di ginecologia e ostetricia,
Paolo Scollo. Hanno smentito
la ricostruzione dei familiari.
Se da una parte è “normale che
quando si vive un dolore così
PAVIA
» SANDRA AMURRI
H
a 39 anni, non è sposata, è disoccupata, è di origine calabrese. E ha una grande dignità
che le impedisce di trasformare
l'ingiustizia subita in una fortuna
mediatica: per questo ha rifiutato l'invito ad andare ospite in
moltissimi programmi televisivi
come Report, ad esempio. Vuole
solo avere giustizia nelle sedi
competenti.
LA STORIA, comunque la si veda,
ha dell'incredibile. L’Ats di Pavia
(Agenzia della salute, ex Asl) ha
bisogno di ricoprire un posto di
coadiutore amministrativo a
tempo indeterminato al Dipartimento prevenzione veterinaria,
per cui è richiesta la licenza media. Essendo di categoria B non
deve indire un concorso, obbligatorio per livelli più alti, ma deve
accedere alla lista dei disoccupati
del centro per l'impiego, ex ufficio di collocamento. Ricevuta la
lista di 60 persone dal centro, nomina una commissione interna
estremo si cerchi una colpa o
un colpevole – ha affermato il
dottore Scollo – ciò che mi ha
sorpreso e stupito di questa vicenda è quello che si sta creando: stanno trasformando un evento drammatico in sensazionalismo mediatico. Nel
momento in cui il medico, dopo il primo feto morto per aborto spontaneo, induce il secondo parto abortivo con ossitocina, come si fa a parlare di
obiezione di coscienza?”.
D’ALTRONDE non era un’interruzione volontaria ma obbligata per cui non ci può essere alcuna obiezione di co-
scienza che è regolata dalla
legge 174 del 1978. “Il medico
– ha aggiunto Scollo – ha agito
secondo riconosciuti protocolli medici internazionali”.
Il direttore generale Angelo Pellicanò ha dovuto comunque aprire un’inchiesta
interna: “Non ci risulta che il
medico si sia dichiarato obiettore di coscienza con i familiari di Valentina Milluzzo”.
Dal giorno del ricovero, il 29
settembre, “la macchina terapeutica si è messa in moto subito e in maniera adeguata”.
Scollo ripercorre le varie fasi:
“La paziente era stata ricoverata per minaccia di doppio
rurgico avrebbe accorciato i
tempi ma, se portata in sala operatoria, Valentina “sarebbe
morta per emorragia a causa
dei parametri ematici rilevati”, affermano i medici.
“Nessuno ci ha detto che la
vita di mia figlia era in pericolo”. Nello studio dell’avvocato
Salvatore Catania, il padre
della ragazza, Salvatore Milluzzo trattiene a stento le lacrime: “Lo posso giurare davanti al crocifisso. Il medico di
turno ci ha detto che non poteva procedere perché obiettore di coscienza. L’abbiamo
sentito in quindici persone
che possono testimoniare.
Siamo distrutti. I medici dicono un pugno di falsità. Vogliamo giustizia”.
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Concorsi Era l’unica idonea, annullata la selezione: deciderà il giudice
Esclusa perché “troppo brava”
resta senza lavoro e fa causa all’Asl
Il caso
All’Ats
(ex Asl) di
Pavia l’unica
candidata
risultata
idonea per un
posto è stata
esclusa:
le domande
del test
erano troppo
difficili
e così gli altri
candidati
sarebbero
stati
penalizzati
che dovrà giudicare chi sarà il
primo idoneo della lista, quello
che sarà assunto. La prima a risultare idonea è la ragazza calabrese, che a differenza degli altri
è laureata in Scienze alimentari,
però, nella lista di collocamento è
al 54esimo posto, in quanto, pur
essendo disoccupata, manca di
altri requisiti come anzianità di
disoccupazione, carichi famigliari, età avanzata ecc... E l'Ats
sospende la selezione con l'intenzione di ripeterla, ritenendo
le domande formulate troppo
difficili, tant'è che le 53 persone
prima della ragazza calabrese
non sono risultate idonee.
Conclusione: la “vincitrice”
non ha vinto in barba alla meritocrazia perché è “troppo brava”. Insomma, essendo brava
non doveva partecipare. Questa
la sua colpa. Lei, ovviamente,
non ci sta e si rivolge al giudice
del lavoro che il 18 novembre
prossimo dovrà decidere se annullare la
prova oppure ritenerla valida. Nel frattempo, torna nella
sua terra, la Calabria
e chiede al suo avvocato Stefano Nespor
di Milano di non rivelare a nessuno la
sua identità, chiudendosi in un religioso silenzio stampa.
lato la prova nell'interesse pubblico in
quanto le domande
formulate “pe cca no
di eccessiva complessità”, precisando che
non si è trattato di un
concorso, bensì di una
selezione che segue
regole precise.
Sui banchi del conRicapitolando:
corso LaPresse
l'Ats aveva bisogno di
un impiegato di livello inferiore alle domande formu“’NON PARLO con nessuno’, mi ha late dalla commissione istituita
detto”, spiega l'avvocato Nespor. dalla stessa Ats e la responsabi“Pensi che non ha voluto neppu- lità alla fine è della ragazza che ha
re incontrare la ministra della superato la selezione grazie alla
Pubblica amministrazione e sua preparazione. “E vi den tesemplificazione Marianna Ma- mente cercavano uno meno idodia”, che via tweet aveva detto neo di lei per ricoprire quel poche avrebbe approfondito la que- sto”, è il laconico commento delstione.
l'avvocato. Ne avevamo sentite
L'Ats intanto, per bocca del di- tante, ma questa, sinceramente,
rettore generale Anna Pavan, si ci mancava.
difende spiegando che ha annul© RIPRODUZIONE RISERVATA
FIRENZE/TREVISO
Due dottori
anti-vaccini
sotto accusa
all’Ordine
U
n medico di Firenze e uno di
Treviso sono i
primi casi. Sono loro infatti i destinatari dei procedimenti disciplinari,
frutto del documento
varato a
luglio
dalla Federazione nazionale degli
ordini dei medici (Fnomceo), per disincentivare chi sconsiglia le vaccinazioni. Un
argomento complesso
che secondo l'epistemologo e docente di bioetica
Gilberto Corbellini è da
considerarsi peraltro anche come un “problema
di resistenza sociale che
induce a non vaccinare i
bambini contro malattie
potenzialmente letali”;
considerazioni a corollario del libro “Chi ha paura dei vaccini?” (Codice
edizioni) dello storico
della medicina alla Sapienza di Roma Andrea
Grignolio, che ha trattato l'argomento anche sul
fronte della comunicazione. Lo stesso sembra
voler fare la Commissione Sanità della regione
Veneto – tra le prime Regioni come copertura
vaccinale – che attuerà
una campagna mediatica
anche attraverso i social
network per “convincere
e non obbligare i genitori” attivando una comunicazione di “informazione e non coercizione”. Tuttavia, come scrive l'agenzia Dire, nella
regione governata dal leghista Luca Zaia, i medici
che sconsiglieranno i
vaccini “saranno segnalati agli Ordini“ inoltre
verranno coinvolte le
realtà sanitarie locali oltre che i primi cittadini
dei Comuni. Come previsto nell'articolo 3 del
Dpr 355 del 1999, i sindaci potrebbero infatti impedire l’inserimento in
asili nido e scuole materne dei bambini non vaccinati “per motivi di sanità pubblica”, nel caso
in cui le Usl dichiarino
l’area “a rischio di epidemie”. Una linea adottata
per prevenire il rischio epidemia, assicurano dalla Regione, ma che rischia di far pagare il
prezzo più alto agli stessi
bambini non vaccinati
che potrebbero quindi
essere addirittura rifiutati ed esclusi dagli istituti scolastici.
ELI. REG.
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CRONACA
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL MAGISTRATO SOSPESO
Estorsioni sessuali:
assolto Ceglie,
ex pm antimafia
N
on è successo solo a
Tiziana Cantone.
C’è un’altra donna,
che per ragioni analoghe ma con meno clamore
mediatico, si è suicidata il 3 dicembre 2014, ancora prima di
Tiziana. Il tutto è stato insabbiato fino al processo (che inizia a breve) perché c’erano
dei bambini da proteggere e il
papà lo ha fatto, finché ha potuto. Ora Ivan ha voglia di raccontare. Questa storia di ricatti via Facebook inizia il 25
novembre 2014. F. ha 40 anni,
è mamma di due bambini e
moglie da 14 anni. Vive a Castelfranco Veneto, fa un lavoro normale e il suo inferno inizia per una decisione banale: acquistare un telefono tramite un annuncio su Facebook.
“Mia moglie e un suo amico
decisero di acquistare due iPhone in vendita su una pagina Facebook, Tecnologic
Shop Italia. Lei cominciò la
trattativa via Messenger con
il venditore, che aveva messo
la foto profilo di un modello
spagnolo e diceva di chiamarsi Fabio. Iniziarono col parlare del telefono, poi lui cominciò a flirtare”.
un suo indagato, l’ex amministratore di una
società di compostaggio finito nelle maglie
delle indagini “Chernobyl” sullo smaltimento
illegale di rifiuti interrati in Campania. Ceglie
in cambio si sarebbe adoperato per trovare un
lavoro alla signora, dando il nulla osta alla riassunzione nell’impianto di smaltimento da lui
sequestrato e dissequestrato. Il pm di Roma
Barbara Sargenti aveva chiesto sei anni. “La
Che genere di foto?
Lei in body, ma aveva il viso
tagliato, non si riconosceva
neanche.
Come si passa al ricatto?
L’amico di F. nota che nell’acquisto dei telefoni via Paypal
c’è qualcosa che non va. Il tizio dice di aver inviato il pacco ma non arrivano i suoi dati
fiscali. Mia moglie e il suo amico fiutano la truffa e bloccano il pagamento di 1.500
euro. E inizia l’incubo: lui
dapprima le dice che per colpa sua avrebbe perso il lavoro,
poi passa a quello che ha portato F. alla morte.
Tutto questo accade solo via
Messenger?
Sì, sempre via Facebook. In
due ore lui cambia i toni, le
scrive ‘Sei una puttana’, ‘Se
non mi mandi i soldi racconto
tutto a tuo marito’, ‘Ho salvato i tuoi contatti, ti sputtano’ e
così via.
Purtroppo passa ai fatti.
Il primo dicembre questo tizio scrive a me via Facebook.
Mi dice che mia moglie non
gli ha dato dei soldi e che lei gli
ha fatto avance sessuali, ma
quando lui ha scoperto che era sposata ha pensato di avvisarmi.
Gli hai creduto?
Mi faccio mandare gli screenshot, vedo le conversazioni e
LO SFREGIO
Tiziana: ancora
online i video
hard, a un mese
dal suicidio
“Così mia moglie si è uccisa
per un ricatto su Facebook” A
» VINCENZO IURILLO
capito che l’avrebbe fatta finita, ero sconvolto. Ho chiamato i carabinieri e sono andato a casa, sentivo che era
lì.
L’hai trovata lì?
F. aveva nascosto l’auto, si era
tolta le scarpe coi tacchi per
non farsi sentire dalla vicina
del piano di sotto. Era entrata
in camera, aveva appeso una
cintura alla porta e l’aveva richiusa per tenerla ferma. È
morta vuota, spenta, rassegnata. C’era un muro a 5 centimetri, non un segno di un
calcio. Non ha avuto neppure
l’istinto di sopravvivenza.
I tuoi figli dov’erano?
A scuola. Mio padre è andato
a prendere il più grande con il
cane e una valigia, poi insieme
hanno portato la più piccola a
casa del nonno. Mio padre ha
detto loro che la mamma era
caduta dalle scale, che io ero
all’ospedale con lei. Poi però è
iniziato il martirio.
Cioè?
In che modo?
Lui a un certo punto fiuta la
debolezza di mia moglie, comincia con i ‘tesorino’ per poi
fare allusioni erotiche, finché lei stupidamente lo asseconda un po’ e gli manda una
foto.
pronuncia assolutoria rispecchia l’infondatezza delle accuse, anche alla luce dell’accurata verifica dibattimentale svolta” commenta l’avvocato Fabio Viglione. Da marzo Ceglie
è sospeso dalla magistratura per effetto di
un’altra indagine in cui emergono contatti con
imprenditori in odore di camorra e frasi diffamatorie verso alcuni colleghi.
VIN. IUR.
Castelfranco Veneto Il marito racconta la tragedia di F.
Si impiccò per le foto in body mandate per gioco a uno sconosciuto
L’INTERVISTA
» SELVAGGIA LUCARELLI
FINISCE CON UN’ASSOLUZIONE
della IV sezione del Tribunale di Roma
“perché il fatto non sussiste” il processo sfociato dall’inchiesta sulle presunte estorsioni
sessuali del pm Donato Ceglie, ex simbolo
della lotta alle ecomafie. Il magistrato napoletano, difeso dagli avvocati Giuseppe Fusco e
Fabio Viglione, era accusato di aver abusato
dei suoi poteri portandosi a letto la moglie di
q
»9
Vergogna sul Web Ci sono decine di donne che si sono tolte la vita per foto hard pubblicate in Internet Ansa
LASCHEDA
Il caso “insabbiato”
Non tutte le vicende di donne
vittime di ricatti finiscono sulla
stampa. Finora nessuno ha mai
parlato di F., 40 anni di
Castelfranco Veneto (Treviso).
Tutto inizia quando compra un
iPhone sul Web. Chi glielo
vende, inizia a farle delle
avances. Finchè lei gli invia una
foto in body. Quell’immagine
viene mandata a amici e parenti,
compreso il marito. F. si impicca
il 3 dicembre 2014.
Tutte le altre
Quello di Tiziana Cantone è solo
l’ultimo dei casi di una donna
che non ha sopportata la
vergogna. Tiziana si è uccisa
dopo che erano stati pubblicati
alcuni video sul Web. Sono tanti
i casi simili: Amanda, si è
suicidata a 15 anni dopo che un
ragazzo, al quale aveva inviato
foto a seno nudo, le aveva
pubblicate; un’altra ragazza di
Rimini, invece, violentata in
discoteca da uno sconosciuto, è
stata ripresa dalle amiche, che
poi hanno diffuso il video.
la foto che F. aveva inviato. Gli
dico che ho un problema con
mia moglie e lo risolverò, ma
che ho anche capito che razza
di persona sia lui. Lui mi chiama cornuto, mi minaccia.
Cosa succede quando dici a
tua moglie di aver saputo?
Lei diventa pallida, poi nonostante la discussione resti pacata, dice che io chiederò il divorzio, i giudici le toglieranno i figli, è sottochoc.
Aveva appeso
una cintura alla porta:
è morta vuota, spenta,
rassegnata. C’era un
muro a 5 cm, non
un segno di un calcio
Quelle foto e quelle conversazioni arrivano ad altri?
Sì, lui invia gli screenshot ad
amici, parenti, clienti del lavoro miei e di mia moglie. Noi
diciamo che le hanno hackerato il profilo, che la ricattano, ma F. è distrutta.
Andate dai carabinieri?
Sì, quel primo dicembre li informiamo anche se lei si vergognava. Diceva che voleva
scappare.
E tu?
Le rispondo che prima voglio
trovare il colpevole. Il giorno
dopo sembra tranquillo, ma
F. mi nasconde che il tizio comincia a pubblicare quelle
cose anche sulla pagina del
finto negozio, che la compagna di questo tizio le chiede
2.000 euro per smettere. Poi
arriva il 3 dicembre.
Il giorno del suicidio.
Già. F. era a pranzo con una
cliente in un centro commerciale. Riceve la telefonata di
un’amica che la avvisava di aver ricevuto quegli s c r e e n-
Mi sono dovuto spogliare sulle scale di casa perché le forze
dell’ordine verificassero che
non avessi segni di colluttazione. Qualcuno mi chiedeva
se volessi un calmante ma io
volevo rimanere lucido. Alla
fine poi l’ho accettato e anche
il supporto psicologico per
me e i miei figli.
Come li hai affrontati?
Con la psicologa avevamo deciso che il più grande dovesse
arrivare da solo alla verità.
Per tre sere sono tornato a casa e lui mi chiedeva: ‘È in coma?’, poi ‘Non si ricorderà più
di noi?’, poi ‘Non si sveglierà?’, il quarto giorno mi ha
chiesto ‘Mamma è morta, vero?’. Ho detto di sì, ed è stato
un sollievo.
Come hanno trovato il ricattatore?
Con i miei figli ci siamo
trasferiti. Finora
ho nascosto la verità,
con il processo
alle porte devo
raccontare tutto
shot. Si alza sconvolta dicendo ‘Basta, non ce la faccio più,
io mi ammazzo!’. La sua amica mi chiama spaventata. Io
chiamo mia moglie e resto
con lei al telefono gli ultimi 25
minuti prima del suicidio.
Cosa ti diceva?
Che aveva sbagliato, che io
l’avevo sempre protetta, che
voleva farla finita. Prima di
attaccare ha detto di dare un
bacio ai nostri bambini. Ho
Lui il pacco l’aveva inviato
davvero, dentro c’erano due
vecchie piastre per capelli.
L’hanno trovato grazie alle
telecamere dell’ufficio postale di Napoli. Ha 26 anni e molte denunce per fatti analoghi.
Spero gli diano 15 anni. Avrei
voluto trovarlo io, ma avrei
tolto un padre ai miei figli.
Sono passati quasi due anni.
Come state?
Ci siamo trasferiti. Ho nascosto la verità ai miei figli ma
con il processo alle porte devo
raccontare tutto. Io lo so cosa
ha provato Tiziana Cantone.
Si è sentita senza più armi.
Come mia moglie. L’ho visto
sul suo viso, quel viso che ho
accarezzato per 14 anni quando le ho sfilato la cintura dal
collo. Non c’era più nulla, c’era il vuoto.
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Napoli
37 giorni dal suicidio di Tiziana Cantone, i suoi video
hot sono ancora in rete. Visibili integra lmente, a sfidare le ordinanze dei
giudici, a insultare la memoria della 31enne napoletana che non ne autorizzò la pubblicazione. Bastano pochi minuti di lavoro su un motore di ricerca
per scoprire che i filmati di
Tiziana si trovano tuttora
su almeno un paio di siti
porno che lucrano attraverso i clic e le inserzioni
pubblicitarie. Su un sito, in
particolare, è possibile vedere, tramite tre link, almeno quattro dei sei filmini fatti col cellulare che la
ragazza diffuse tramite
WhatsApp ad alcune persone indagate per diffamazione dalla Procura di Napoli. Persone che però potrebbero non essere quelle
che hanno postato il video
in Internet fino a farlo diventare virale, innescando
la vergogna che ha accompagnato Tiziana verso il
suicidio. Un secondo sito
porno, uno dei colossi del
settore, tiene in repertorio
un video di Tiziana con un
episodio ripreso da un’altra angolazione.
CIÒ CHE ENTRA in Inter-
net è destinato a rimanerci
per sempre. Il giudice del
Tribunale Civile di Napoli
Nord aveva parzialmente
accolto il ricorso di Tiziana, ordinando la rimozione dal web di immagini e
commenti lesivi della reputazione della ragazza,
ma negando il diritto all’oblio su tutte le questioni richieste e fermando solo
cinque motori di ricerca
su dieci. In ogni caso provare a eliminare completamente un contenuto virale da Internet è come
chiedere di svuotare una
piscina con un cucchiaino.
È un tentativo vano, tra
Web che sfugge ai motori
di ricerca, server in paradisi fiscali e fuori controllo. Molti siti, e in particolare quelli del gruppo Youporn hanno rimosso spontaneamente i video a luci
rosse poche ore dopo il
suicidio di Tiziana. Altri
siti li hanno ancora in catalogo. Per acchiappare i
clic di curiosi e guardoni,
guadagnando sulla morte
di una ragazza.
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10 » ESTERI
IL BASTIONE DELL’ISIS
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
Avanzata-lampo:
curdi e iracheni a 10
chilometri da Mosul
FORZE CURDE e irachene stanno assediando Mosul mentre i caccia e gli elicotteri della coalizione internazionale aprono la strada bombardando il centro della città. Questa mattina all'alba, le forze corazzate
dei Peshmerga sono avanzate lungo tutto
l’asse nord-orientale, mentre le truppe speciali di Baghdad marciavano sul fronte sud.
Numerosi i villaggi strappati all’Isis. Gli ira-
q
cheni hanno ripreso anche il controllo di Bartella, considerata strategica nell’offensiva su
Mosul. I miliziani dello Stato islamico cercano di resistere: i villaggi liberati sono pieni di
mine antiuomo e ordigni artigianali. Uno di
questi ha ucciso un soldato Usa, che se fosse
stato al seguito delle truppe irachene a Mosul, anziché uno di quelli impegnati nell'addestramento, sarebbe il primo ucciso nella
EXOMARS Il lander “scompare”
La scheda
Una “Schiapparelli”
di sonda su Marte
» GIOVANNA GIANNONE
C
he fine ha fatto Schiaparelli? Il modulo di atterraggio della missione ExoMars, guidata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) avrebbe dovuto toccare il pianeta
rosso alle 16.46 (ora italiana) del
19 ottobre e comunicare il suo arrivo circa 10 minuti dopo, ma quel
segnale non è mai arrivato. La
presenza di Schiaparelli nell’orbita marziana è stata rilevata soltanto grazie a due sonde orbitanti
(l’europea MarsExpress e l’americana MRO), “disturbate” dalle
onde radio emesse dal nuovo arrivato. In conferenza stampa l’Esa ha spiegato che nella notte di
giovedì Schiaparelli ha inviato
600 megabyte di dati, purtroppo
non tutti.
IN 6 MINUTI il lander sarebbe do-
vuto passare dai suoi 21mila chilometri orari all’atterraggio. Roberto Battiston, presidente
dell’Agenzia spaziale italiana racconta cosa si sa finora: “Tutte le
EXOMARS
è una missione dell’Agenzia spaziale
europea, finanziata per
un terzo dall’Italia. L’obiettivo è ricercare la vita
sul pianeta
rosso. Il 14
marzo la missione è partita dal Kazakistan con a
bordo la
sonda TGO e
il lander Schiaparelli. Nel
2020 è previsto un nuovo
lancio che
porterà un
rover europeo su Marte
n
L’orbitante TGO è un successo. Battiston
(Asi): Mancata solo la ciliegina sulla torta
battaglia di Mosul. Intanto ad Aleppo, ieri
mattina la Russia ha dato il via alla tregua, che
durerà fino a lunedì. I leader europei riuniti a
Bruxelles hanno "condannato gli attacchi del
regime siriano e dei suoi alleati, in particolare
la Russia, contro i civili ad Aleppo" e sollecitato "un’immediata cessazione delle ostilità”
In caso contrario si "considerano tutte le opzioni, incluse nuove misure restrittive”.
Una ricostruzione della sonda Schiaparelli LaPresse
fasi difficili le abbiamo superate:
l’ingresso nell’atmosfera, l’apertura del paracadute, la separazione dei vari pezzi, fra cui lo scudo
termico. Si erano accesi i retrorazzi, vedevamo la superfice marziana”. Poi il blackout. Negli ultimi
50 secondi di discesa non si sa cosa
sia successo. I retrorazzi, che avrebbero dovuto aiutare Schiaparelli ad ammortizzare l’atterraggio, si sono accesi per appena 3 secondi. Poi, probabilmente, il modulo è precipitato. “Il peggio era
passato e lì qualcosa non è anda-
to”. Le batterie del modulo di atterraggio sono programmate per
durare dai 3 ai 10 giorni. L’Esa proverà ancora a contattare Schiaparelli, ma ha già fatto sapere che “le
speranze sono poche”.
EXOMARS HA FALLITO? No. L’o-
biettivo è la ricerca della vita sul
pianeta rosso. Compito che in
questo momento è affidato a Trace Gas Orbiter (TGO), la sonda orbitante che andrà a caccia di metano, gas generalmente prodotto
da attività biologica, nell’atmo-
sfera di Marte. Mercoledì TGO ha
fatto tutto in maniera impeccabile. Per inserirsi nell’orbita del pianeta ha eseguito una manovra
molto complessa (aerobraking),
mai tentata da una sonda europea.
Battiston conferma che il cuore
scientifico della missione è TGO:
“Se avessimo perso la sonda avremmo dichiarato la missione
fallita”. Schiaparelli, invece, era
un test utile alla seconda parte di
ExoMars: nel 2020 l’Esa manderà
su Marte il suo primo rover. Il rischio che qualcosa andasse storto
era previsto. “Il lander ci ha comunque inviato dati fondamentali, manca la parte finale, ma possiamo recuperarla dai rover presenti sul pianeta” (la Nasa ha inviato 4 rover, 2 sono ancora attivi).
ExoMars, da un punto di vista
scientifico, gode di buona salute.
Eppure, tutta l’attenzione è stata
catalizzata dall’atterraggio fallito. La seconda fase della missione
aspetta ancora un finanziamento
di 300 milioni di euro. Gli Stati ricorderanno il successo di TGO o la
perdita di Schiaparelli? “Non lo
so. Credo che il lato razionale debba prevalere sull’emozione del
momento. Per il pubblico ha più
valore l’oggetto che atterra ma
credo che alla fine chi ci segue sappia valutare i dati oggettivi”.
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12 » BUONO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
BUONO
» 13
CRONACA
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL SINDACO DI PARMA
Pizzarotti (M5s)
di nuovo indagato
Lui: “Sono sereno”
UN’ALTRA INCHIESTA cade sul
capo di Federico Pizzarotti, sindaco
di Parma (M5s). È infatti indagato
nell’ambito della vicenda della vendita
della quota di maggioranza della “Stu Pasubio”, la società di trasformazione urbana che ha realizzato un ingente intervento
nell’area vicino alla stazione ferroviaria.
Insieme a lui risulta indagato l’ex commis-
q
sario Mario Ciclosi, alla guida del Comune di Parma dal novembre 2011 fino alle
elezioni del maggio 2012. Il fascicolo relativo a questo filone d’indagine è stato
aperto, in realtà, dalla Procura nel 2012.
L’accusa - a quanto si apprende - sarebbe
di “turbata libertà di scelta del contraente”. La quota di maggioranza era stata ceduta dal Comune, nell’ottobre del 2012,
» 15
alla società Remilia, del gruppo Unieco.
Nel mirino della procura ci sarebbero anche alcuni membri dell’allora cda della
Stu Pasubio. La notizia dell’indagine è stata confermata, come accaduto anche nel
caso di altre inchieste a suo carico, dallo
stesso Pizzarotti che, in un post su Facebook, ha spiegato: “Sono tranquillo e sereno”.
Trattativa: le trame “nere”,
il golpe Borghese e le stragi
Il colonnello Giraudo racconta un retroscena dell’uscita di Mori dal Sid nel 1975
la procura di Palermo. Dietro l’uscita di Mori
dal Sid e il suo trasferimento al nucleo RadioPalermo
mobile di Napoli, insomma, non c’è solo la rier scoprire i segreti del golpe Borghese, chiesta di una sua foto da parte del giudice di
tra il ’73 e il ’74 due agenti del Sid, per Padova Giovanni Tamburino, che indagava
conto del capo del Reparto D Gianade- sull’attività eversiva della “Rosa dei Venti” e
lio Maletti, si recarono in Svizzera a rac- cercava di identificare il misterioso “capitano
cogliere le confessioni di Remo Orlandini sul Palinuro”, in servizio al Sid e complice dei golcoinvolgimento di Vito Micepisti, di cui gli aveva parlato il
li, direttore del servizio miligenerale Amos Spiazzi. Anche
tare. Quei colloqui, registrati Balletto delle bobine
se quella foto, ha rivelato ieri
dal capitano Antonio Labruna L’indagine di Esposito
Giraudo, non giunse mai a dee dal maresciallo Mario Espostinazione: “L’ho trovata ansito, sono al centro del cosid- e Labruna “inquinata”
cora spillata. Non è stata mai
detto “balletto delle bobine”: per pilotare le inchieste mostrata a nessuno”. Il docuuna sofisticata manovra di inmento arrivò a Tamburino, inquinamento probatorio che sui neofascisti
fatti, quando l’inchiesta era già
stata trasferita a Roma nel calsarebbe all’origine dell’allontanamento di Mario Mori dal
derone del “golpe Borghese”.
Sid nel ’75 e che ieri è stata ricostruita nell’aula Giraudo ha descritto Mori come un pupillo di
del processo sulla Trattativa dal colonnello Marzollo, uomo di Miceli (entrambi erano iMassimo Giraudo, l’investigatore esperto di scritti alla P2). Lo aveva conosciuto nel ’69
trame nere che ha collaborato alle indagini del- quando Mori era a Villafranca Veronese, dove
» SANDRA RIZZA
P
era stato assegnato alla Ftase:
il comando Nato pronto a
coordinare le forze armate in
caso di conflitto con l’Urss. La
stessa Ftase che, come ha detto
Giraudo in aula, manteneva
contatti “con soggetti dell’eversione nera, in particolare di
Ordine Nuovo”. Proprio all’i- Il generale Mario Mori Ansa
nizio del ’74, Mori viene individuato da Umberto Zamboni, studente di me- che parla di una cellula di 007, agli ordini di
dicina, all’hotel Giada di Cattolica dove Ordine Marzollo, “composta da Mori e Mario Venturi,
Nuovo, sciolta poco prima dal ministro dell’In- da Gianfranco Ghiron e dagli avvocati Taddei e
terno, stava programmando la clandestinità. Giraldi”, impegnata in quel ’74 a neutralizzare
Nei mesi successivi, le bombe di piazza della l’indagine di Labruna ed Esposito, convincendo
i periti a scrivere che le bobine sono manipolate.
Loggia e dell’Italicus faranno venti morti.
L’inquinamento riesce alla perfezione. Prima
MA ALL’INTERNO del Sid c’era “un gruppo se- di perdere l’inchiesta, Tamburino riuscirà ad
gretissimo”, come denuncia anni dopo lo stesso arrestare Miceli e poco dopo Mori andrà via dal
Maletti, che è pilotato direttamente da Miceli Sid. Ma nel ’75, il giudice di Roma Achille Galper inquinare le indagini sulle “trame nere”. E lucci incriminerà Labruna ed Esposito per maqui Giraudo introduce la fonte “Gian”, alias il nomissione del corpo del reato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
carabiniere Giancarlo Servolini (poi deceduto)
P G
16 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
iazza rande
Sorpresa all’asilo:
il controsoffitto è crollato
Oggi ho portato mia figlia al nido,
come tutte le mattine, e ho trovato
un’aula chiusa per crollo del controsoffitto sui giochi dei bimbi.
Senza nulla voler dire, se non grazie, per il lavoro delle educatrici e
della coordinatrice, che per quanto
possibile si danno da fare, e senza
voler caricare il tiro con quello che
può provare una mamma a lasciare
la propria figlia di un anno e mezzo,
anche se per il minor numero di ore
possibili, in una struttura del genere, stipando in bimbi nei pochi spazi agibili; mi chiedo se è giusto e
normale che un nido con credo circa 70 bambini tra 5 mesi e 2 anni e
mezzo, debba avere delle infiltrazioni tali, non mantenute, da far
crollare a pezzi il controsoffitto a
più riprese. Invece del Fertility day
mi sarei sentita molto più rappresentata e sicura come donna, mamma e lavoratrice, nonché architetto, avendo visibilità di fondi da
spender per il monitoraggio e la
messa in sicurezza delle scuole dove lasciamo i nostri figli. Credo
chiunque sia genitore, e forse non
solo, sarebbe disposto a pagare anche qualcosa in più di tasse, se avesse notizia che non si aspettano i
crolli per mettere delle pezze sulla
tesa di quello che abbiamo di più
caro. Mi riprendere il tema manutenzione scuole prima dell’inizio
della brutta stagione, che, va da sé,
porterà piogge, cadute di rami e
quant’altro. E troppo facilmente si
potrebbe spezzare un equilibrio di
sicurezza già molto precario.
MARILISA DI CARLO
Io voto No e vi spiego
perché in nove punti
1) Appare ormai accettato da tutti
che esiste il “combinato disposto”
(cioè l’interazione fra la legge di
modifica della Costituzione con la
legge elettorale e le relative conseguenze previste/paventate). 2)
Conseguenza più temuta è la “deriva autoritaria” (fino al pericolo/possibilità di un uomo solo al
comando e/o di un’oligarchia). 3)
Legge di modifica della Costituzione ha “rango costituzionale”.
Legge elettorale è legge ordinaria.
4) I fautori della modifica della lege elettorale cercano di porre rimedio al “peccato originale/mancanza di garanzie contro la deriva
autoritaria”. introdotto nella Costituzione della prima Repubblica
dalla legge di modifica della Costituzione (Boschi) di rango costituzionale con (al momento) ipotetiche modifiche alla legge elettorale
ordinaria. Ciò appare un contro-
A DOMANDA RISPONDO
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
sta? Perché non poteva non essere
dalla parte della verità, del giusto!
Più volte ha suscitato in me commozione, entusiasmo, gioia, tristezza.
Sentivo quelle “corde” che vibrano
di fronte alla bellezza. Un artista
non dovrebbe mai tradire le proprie convinzioni, i propri ideali, il
senso della propria esistenza, soprattutto davanti a facili guadagni
o per qualche consenso in più, altrimenti ciò significherebbe proprio pochezza esistenziale! Anzi
tradirebbe così il mondo a cui ha
raccontato di appartenere (molti
uomini hanno perso qualcosa di
molto più importante pur di non
cedere alle convenienze). O no?
P.S. Con amarezza e profonda delusione sarò costretto a cambiare
canale ogni qualvolta incontrerò il
signor Roberto Benigni in tv.
FURIO COLOMBO
Meglio una mamma surrogata
che un bambino mai nato
CARO FURIO COLOMBO, nel suo articolo sulla mater-
nità surrogata mi ha colpito il fatto che lei ponesse il
proibizionismo applicato alla droga sullo stesso piano
di quello applicato alla maternità surrogata. Ma la droga è inerte e il bambino appena nato è un essere senziente, in una fase di imprinting strutturata in milioni di
anni. Non pensa che sia un immenso errore ledere la
fase di imprinting del neonato? Mi auguro che possa
empatizzare con il dramma del bambino strappato alla
madre.
EMANUELE
NEL MIO TESTO, MI RIFERIVO all’auspicio di Maurizio
Lupi, deputato di Comunione e Liberazione (non so il
partito, ma Cl è la sua principale affiliazione) che la
maternità surrogata venga dichiarata “reato universale”, qualcosa che non è ancora stato chiesto per Putin
e Assad che stanno sterminando una generazione di
bambini di Aleppo. E dicevo che, come hanno insegnato
e dimostrato in modo eloquente Emma Bonino e Marco
Pannella, il proibizionismo porta male perché consente l’ingresso della malavita in campi importanti e delicati in cui basterebbe solo disporre di buone regole. La
maternità surrogata è piuttosto antica e ce lo insegnano Abramo e molte credenze e leggende. E se non volete
credere alla lupa, sembra anche la storia dei fondatori
di Roma, che hanno cambiato madre alla prima poppata e sono cresciuti bene. Il fatto è che chi ci ha scritto
con tanta passione e difende il bambino appena nato,
dimentica che quel bambino non sarebbe mai nato se
non fosse figlio di una maternità surrogata. Ma la maternità surrogata non è un losco gioco di società. È frutto di un modo di aggirare la natura, in quel caso ostile,
senso. 5) Così non eliminano il pericolo di “deriva autoritaria”, essendo possibile individuare in futuro a cura degli stessi o di altri una
legge elettorale ordinaria che ripristini sul combinato disposto. 6)
L’unica cosa da fare è introdurre
nella Costituzione modifiche che
non consentano il ripresentarsi di
un combinato disposto; cioé che gli
anticorpi/sistema immunitario alle derive siano in essa contenuti,
senza bisogno di ricorrere ad antibiotici/antivirali esterni. 7) Se il
ragionamento fin qui svolto rispetta tutti i passaggi della logica, al referendum bisogna votare No. 8) A
coloro che accetteranno le proposte di modifica alla legge elettorale: “Sapete benissimo che tale modifica non è la soluzione, ma un
palliativo”. 9) In Veneto si direbbe:
“Peso il tacon del buso”. Peggio la
toppa del buco.
ICILIO AGNINI
pur di avere un figlio. Figlio dunque di tutta la cultura e
la scienza in cui viviamo, in cui molte cure sono già
adesso fondate sulla deviazione di temibili percorsi naturali, altre sbloccano il pericolo con il trapianto (che
molte tribù avrebbero certamente vietato nei secoli: si
può mai vivere con il cuore di un altro?). Alcune donazioni di organi avvengono dopo il decesso del donatore (ma con molta sorveglianza legale per evitare decessi accelerati). Altre fra viventi, come il midollo e il
rene (e di nuovo regole e vigilanza sono di grandissima
importanza). Ma alle dovute condizioni, avvengono e
salvano. Tutti sanno che, purtroppo, nonostante le sorveglianze, le regole, le leggi, esiste un vasto traffico illegale di organi. Può succedere anche per i bambini nati
da altri uteri e questo, solo questo, è il pericolo da evitare. Non con il proibizionismo. Il “reato universale”
di Lupi getterebbe nel buio le decine di migliaia di storie
che sono in atto già adesso. Stupisce che la stessa cultura che difende a tutti i costi (destino della madre incluso) la nascita di un bambino, opponga un fermo no
alle nascite attese, amate, favorite da una donna che
offre il passaggio, come percorso per aggirare un ostacolo ingiusto e immensamente sofferto. Come spiegare
e a chi, e in nome di chi, che certi bambini, che sono il
senso della vita di chi li aspetta e li accoglie (e sono stati
portati in grembo con delicatezza e con cura) sarebbe
meglio non fossero mai nati, anzi sarebbe doveroso imprigionare tutti coloro che hanno avuto a che fare con
questa nascita?
ANTONIO FORGINI
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
Temo Barack e Hillary
anche quando portano doni
Dopo tutti i “regali” che ci hanno
fatto Obama e Hillary (Clinton),
destabilizzando sia il Medio Oriente sia il Nord Africa – determinando così anche la nascita dell’Isis – si
potrebbe dire, parafrasando ciò
che si diceva dei greci (timeo danaos): temo Obama e Hillary anche
e soprattutto quando portano doni.
Occhio quindi all’endorsement interessato pro Renzi, che tifa Hillary,
di Obama, espresso anche in funzione anti russa!
CARLO CEROFOLINI
Morti sulla Orte-Cesena:
ancora tutti innocenti?
Resteranno al solito impuniti i responsabili della mancata manutenzione dell’Aurelia e della Orte-Cesena? Queste sono state deliberatamente abbandonate per anni, con i
relativi incidenti solo per voler co-
struire nuove autostrade. Tutti i
parenti e amici delle vittime dovrebbero riunirsi in una “Class Action” contro i responsabili Anas,
contro la proprietà delle concessionarie delle autostrade ed i politici lobbisti che hanno permesso
questa vergogna.
Come dice Davigo questi non si
vergognano più neanche di fronte
alle morti, ogni giorno viene calpestato il bene comune e nessuno è
colpevole e/o punito. Altri esempi
nella Sanità (antitumorali), acqua
bene comune, tariffe autostradali
ecc…
DANIELE DI LORENZO
Benigni era un artista:
così tradisce se stesso
Sono un semplice musicista. Ho
sempre considerato Roberto Benigni qualcosa di più, molto di più che
un uomo di spettacolo. Un artista
(non un politico). Perché un arti-
Jobs act, voluntary disclosure:
parole per abbindolarci
per abbindolare meglio la gente, e
nascondere la miseria di certi provvedimenti, vengono coniati nuovi
termini, quasi sempre in lingua inglese, oppure si modificano il significato delle parole. Ad esempio, il
neologismo “voluntary disclosure”
nasconde le inaccettabili operazioni di condono, di riciclaggio e autoriciclaggio che così vengono legalizzate.
Il “Jobs act” copre l’indecente disegno di riduzione del lavoratore a
merce “usa e getta”. Il termine “riformismo”, che un tempo era sinonimo di evoluzione in senso progressista della società e di ampliamento dei diritti di cittadinanza,
oggi, anche se non lo dicono esplicitamente, ha acquisito il significato di consolidamento dei privilegi
di pochi, di riduzione degli spazi di
democrazia e di minori tutele per i
lavoratori. Lo stesso dicasi per l'espressione “democrazia dell’investitura”, appositamente inventata
per rendere irriconoscibile la dittatura dell’uomo solo al comando.
Più corretti gli antichi romani che
designavano con il termine di “dittatura” i poteri assoluti assegnati
temporaneamente a un cittadino in
situazioni di emergenza e di pericolo per la città. Allora usiamo le
parole giuste e diciamo che con la
schiforma si prepara l’avvento di una dittatura simile al bonapartismo
plebiscitario di 200 anni fa. Tale regime non ha nulla a che fare con le
moderne democrazie che prevedono il controllo reciproco dei poteri
dello Stato per garantire meglio le
libertà dei cittadini.
MAURIZIO BURATTINI
PROGRAMMITV
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Il verdetto finale
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incompetente
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18:55 Boss
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PIAZZA GRANDE
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
CONFRONTI TV
FACCIAMO LA GUERRA
MA NON SI PUÒ DIRE
G
li anni passano, i
governi cambiano,
ma il ruolo dell’Italia nello schieramento occidentale
resta identico: siamo il Guerriero defilato, quello che se richiesto combatte, ma di nascosto, purché non si sappia in giro. Ufficialmente neppure un
guerriero: più che altro una
pietosa crocerossina china su
malati e sofferenti, così che l’opinione pubblica non si spaventi, l’opposizione non intralci, il nemico non covi il desiderio di vendicarsi.
NELL’OFFENSIVA in corso con-
tro l’Iraq gli italiani hanno il
compito di recuperare militari
che sono rimasti isolati, soprattutto se feriti: missione indubbiamente umanitaria ma a ben
vedere anche assai guerriera,
perché quei feriti sono in prima
linea, e per recuperarli l’Italia
impiegherà elicotteri
da combattimento e
i n c u r s o r i c h e d ovranno farsi largo
nella mischia con
missili e pallottole.
Anche in Libia siamo
entrati per la porta umanitaria, dobbiamo
prenderci cura degli
infermi: ma i duecento c om ma nd os ch e
proteggono l’ospedale italiano a Misurata
sembrano più un’inevitabile concessione
a Marte, dio della
guerra, che un tributo
a Esculapio, dio della
medicina. E poi c’è la
parte omessa, quella
C
a r o m i n i s t r o P adoan, ma cosa le ha
fatto Renzi? Esattamente un anno fa le
toccò smentire se
stesso (come le scrissi sul Fatto), inserendo nella legge di Bilancio due misure che in passato aveva criticato: l’abolizione
della tassa sulla prima casa e la
triplicazione della soglia
sull’uso del contante. C’erano
le Comunali e Renzi non guardava in faccia a nessuno pur di
vincere: neanche a lei (e alla sua
credibilità). Tant’è che fu pure
costretto ad andare in tv a difenderle e ad ammettere di aver
cambiato idea. I frutti alle elezioni non sono arrivati, eppure
oggi Renzi ci riprova: nuova
manovra e nuovi bonus a pioggia per vincere il referendum. E
lei di nuovo costretto a esibizioni – non me ne vorrà – imbarazzanti.
L’ALTRA SERA, mentre Renzi
ballava a Washington con Obama, lei tentava un tango sugli
specchi con Floris: “Non diamo
contentini agli elettori, tagliamo
le tasse in modo permanente”,
“non ci sono condoni né sanatorie per gli evasori”. Ma il casqué
era inevitabile: sulla rottamazione delle cartelle di Equitalia
per mutue, tributi locali, Iva,
contributi Inps – venduti a suon
di slide agli italiani – ha cominciato a balbettare dei “probabil-
» GUIDO RAMPOLDI
di cui il governo tace. L’intensa
attività delle forze speciali da
tempo in Libia. L’apporto fin qui
svolto da militari italiani in Iraq
nel selezionare i bersagli per altre aviazioni occidentali, che di
fatto equivale a partecipare ai
bombardamenti: ma questo non
si può rivelare. “Non rincorreremo le bombe altrui”, garantiva Renzi. Noi non bombardiamo. E quando capita (durante la
guerra del Kosovo la più spericolata aviazione Nato fu quella
italiana) il governo certo non lo
racconta all’opinione pubblica.
Si fa, ma non si dice.
Il problema di questo perbenismo è che gli svantaggi ormai
superano i vantaggi, pure da
non sottovalutare. Il primo vantaggio è che, perlomeno, non
siamo diventati un Paese dal
grilletto facile come la Francia
di Hollande (notevole l’exploit
di novembre, quando il presidente ha ordinato alla sua aviazione di vendicare un attentato
rivendicato dall’Isis con l’inutile bombardamento dell’irachena Raqqa, che secondo siti arabi
ha provocato un centinaio di
vittime tra i civili).
Inoltre la posizione defilata
giova alle politiche di piccolo
cabotaggio, di cui da tempo siamo specialisti. Permette di accontentare alcuni senza scontentare altri. Non pregiudica gli
affari, non delude Washington.
Siamo nella missione Nato nel
Baltico però con una forza simbolica (150 soldati su 5000), così Obama non si irrita e il nostro
amico Putin non se la lega al dito. Infine e soprattutto: la nostra riluttanza ad attirarci ostilità e diffidenze ci ha messo nelle condizioni ideali
per mediare conflitti, sedarli, portare i
belligeranti al tavolo
della pace. Abbiamo
salvato Paesi e popolazioni che la guerra
stava sbranando, ricavandone prestigio
e influenza. Ma questo è il passato. È un
fatto che l’ultima rilevante iniziativa di
politica estera nella
quale l’Italia abbia
saputo imporsi –l’invenzione di quella
audace missione Onu in Libano che riuscì, contro ogni aspettativa, a stabiliz-
PADOAN, L’UOMO
CHE DANZA
SUGLI SPECCHI
» LUISELLA COSTAMAGNA
o non si fa? Avete verificato prima di annunciarlo, o no? Cos’avete approvato in Cdm, solo un
comunicato stampa?
Ancora più imbarazzanti – e
gravi – i volteggi acrobatici (con
lancio in aria dei contribuenti onesti che pagano le tasse) sulla
voluntary disclosure 2: termine
inglese (tipico dello storytelling
renziano per confondere le acque con le parole) dietro cui si
nasconde, al pari
“A VANVERA”
dei soldi detenuti
Volteggi acrobatici
illegalmente
all’estero e in Itasui numeri e casqué
lia, il vecchio
condono fiscale.
sui condoni: sembra
Che altro è, visto
che gli evasori
un ministro, ma forse
godranno di aliè l’imitazione di Crozza
quote agevolate
(migliori del vd 1)
e non saranno
mente”, “dovrebbe”, “certo, ci punibili per i reati fiscali “disono i Comuni”, “certo, l’Iva è chiarativi” e l’autoriciclaggio?
sottoposta a un regime euro- In un Paese con un’evasione repeo”,“vedremo”. Ma come? Si fa cord da 109 miliardi di euro l’an-
» 17
Elezioni Usa:
dialogo tra sordi
Sembra l’Italia
zare un fronte esplosivo – risale
ormai a dieci anni fa.
NEL FRATTEMPO il mondo s’è
complicato, tintinnii di sciabole risuonano ormai ovunque, si
intravedono nuove e sorprendenti alleanze; e con lo sfilacciarsi dei vincoli di solidarietà
che tenevano insieme l’Unione
europea, l’Italia finisce per perdere la condizione necessaria
per quel ruolo di negoziatore
che le era congeniale. Il risultato è che le nostre ambiguità
oggi non hanno più alcuna utilità tattica. Rappresentano solo
un mesto barcamenarsi che ci
condanna alla subalternità e
all’irrilevanza. A un affarismo
di poco conto, inadeguato ad affrontare i marosi che si stanno
alzando intorno.
Di tutto questo sarebbe disonesto incolpare unicamente
Renzi. Il premier ha limiti evidenti, ma alle sue spalle c’è un
partito che è riuscito ad abolire
il principio di non-contraddizione votando alla Camera lo
stesso giorno due mozioni opposte sul conflitto israelo-palestinese; un Parlamento che per
larga parte conosce del mondo
forse le Maldive; e un’informazione affollata da valletti d’ambasciata, crociati in pantofole,
gandhiani da talk-show, rimasugli neocon e adesso anche
mugichi devoti al nuovo Baffone, Putin. Eppure abbiamo ancora intelligenza e dignità a sufficienza per cominciare a porci
la domanda cui presto la storia
ci imporrà di rispondere: quale
sia oggi il posto dell’Italia nel
mondo.
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no – dato del suo ministero – come può dire (lo ha fatto a La7):
“L’Agenzia delle Entrate stabilisce la tassa da pagare una volta
chiarito che queste somme sono
frutto di attività legale o solo di
reato di evasione”. Solo di evasione? A ‘sto punto perché non
usate Fabrizio Corona come testimonial?
Lei era un autorevole economista dell’Ocse e del Fmi, ma da
quando è al governo con Renzi
sbaglia pure i dati. Prendiamo il
Pil 2016: nella nota di aggiornamento al Def di settembre 2015
lo prevedeva a +1,6%; 6 mesi dopo diceva: “Revisione stime? Vedremo, il governo fa stime serie.
Non si cambiano ogni 5 minuti”;
non ogni 5 minuti, ma un mese
dopo sì: nel Def di aprile il Pil era
già calato a +1,2%, ma “l’economia italiana cresce”; il 23 settembre al Tg1 le chiedono se crescerà almeno dell’1% (fidarsi è
bene…) e lei: “Stiamo rivedendo
le stime, ma io sono ottimista”;
quattro giorni dopo è meno ottimista e nella nota al Def lo riduce ancora a +0,8%. In un anno
ha dimezzato le previsioni da
+1,6 a +0,8%. E per lo 0,8 ci tocca
pure incrociare le dita.
CARO PADOAN, possibile toppa-
re così? È Renzi che l’ha stregata
o anche lei, in fondo, è un po’ “a
vanvera, a vanvera”, come canta
il suo imitatore Crozza?
Un cordiale saluto.
» GIAN CARLO CASELLI
I
l dibattito di ieri notte fra Hillary Clinton e Donald Trump ha ricordato per
certi versi quello italiano fra Matteo
Renzi e Gustavo Zagrebelsky sul referendum costituzionale. Nel senso che da una
parte (Clinton) c’era chi provava ad argomentare le sue ragioni; mentre dall’altra
(Trump) si preferivano slogan e colpi a effetto.
Con alcune importanti differenze:
Clinton, pur argomentando, svolgeva un
discorso propagandistico “pro domo
sua”, mentre Zagrebelsky (da “incorreg-
gibile” professore) era tutto calato nella
obiettività del suo ragionamento.
Un’altra differenza è che Trump ha coperto di insulti (bugiarda, incapace, pronta a truccare il voto ecc.) la sua avversaria;
Renzi invece si era prodigato in una lunga
sequenza di “professore io la rispetto, ho
letto i suoi libri” e via lusingando.
Quanto al linguaggio del corpo durante
il dibattito, se Hillary Clinton era tutta un
sorriso, Donald Trump esibiva costantemente una mascella irrigidita. Lei poi era
ulteriormente ingentilita da un abito
bianco, un evidente messaggio di sobrietà, pulizia e correttezza.
Concluso il dibattito, poi, per la Clinton
(mescolata alla folla della platea) è stata
una profusione di sorrisi a tutta chiostra e
generosi abbracci con baci e selfie. Mentre Trump è rimasto sempre immusonito
e scostante, anche quando i suoi famigliari lo hanno raggiunto sul palco per i rituali
saluti e convenevoli. Forse voleva assumere ed esibire l’atteggiamento di uno
“statista”compreso del suo ruolo che perciò non scherza mai, soprattutto dopo aver demolito con furia iconoclasta ogni aspetto della presidenza di Bill Clinton e di
Barack Obama (quasi a sottintendere,
non il classico “dopo”, ma l’innovativo
“prima di me, il diluvio”…).
Stupisce l’estrema disinvoltura con cui
Trump si è offerto agli attacchi di chi gli
rimprovera un deficit di democrazia, dichiarando di non sapere se avrebbe accettato l’esito del voto (traduzione automatica: la vittoria della Clinton). Non ha proprio voluto pronunciare la formula sacramentale del rispetto per il risultato quale
che sia. L’impressione è che l’abbia fatto
apposta, per rivolgersi ancora una volta al
suo pubblico col piglio del “duro”che non
concede nulla al “nemico”, senza preoccuparsi neppure un po’delle scontate reazioni. Trasformando il “confronto” fra
candidati sempre più in un dialogo assolutamente fra sordi, in un muro contro
muro di eccezionale durezza.
In linea con la violenza riservata ai media in generale, accusati di avvelenare la
competizione elettorale in quanto disonesti e corrotti. Così, forse, sperava di disinnescare la portata dei sondaggi sul dibattito. Che in ogni caso hanno rivelato la
tendenza a riflettere la collocazione politica dei “sondaggisti”; posto che secondo la destra Trump avrebbe stravinto,
mentre fuori di quest’area chi vince, sia
pure di misura, è la Clinton.
18 » CRONACA
IL PIANO DI EMILIANO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
La nuova legge
della Puglia
contro il batterio
IL CASO
» LAURA MARGOTTINI
L’
Italia risponde alla procedura di infrazione Ue
contro l’Italia: secondo
la Presidenza del Consiglio, l’Italia non ha violato le direttive europee che prescrivono
misure contro la diffusione del
batterio Xylella che dal 2013 infesta gli ulivi del Salento. L’accusa di mala gestione del caso pugliese, mossa dall’Ue, è stata formalizzata a dicembre 2015 con
l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia. Con un
documento confidenziale del 26
agosto scorso (che il Fatto ha visto) il governo italiano ha risposto cercando di convincere Bruxelles ad archiviare l’infrazione.
A GETTARE ACQUA sul fuoco sulla
controversia Ue-Italia sul caso Xylella,
c’è anche una nuovo disegno di legge della Regione Puglia, annunciato dal presidente Michele Emiliano qualche settimana. Una legge
che da un lato favorisce la ricerca delle concause che potrebbero aver scatenato la malattia
degli ulivi, prevedendo di istituire un’Agenzia
per la ricerca e un laboratorio a cielo aperto nel-
q
la zona infetta (l’area più colpita dai disseccamenti, dove ha particolare importanza cercare
i fattori che possono aver scatenato la malattia). Dall’altro però prevede di cancellare la misura dei 100 metri. In alternativa, propone di
attuare, nei 100 metri intorno a una pianta infetta, monitoraggio, incappucciamento meccanico della chioma degli alberi, insetticidi
contro la sputacchina (l’insetto ritenuto re-
Il carteggio Ecco la risposta alla procedura d’infrazione
aperta da Bruxelles per il mancato abbattimento degli ulivi
Xylella, Ue contro
l’Italia per sole
18 piante malate
misura a cui la popolazione pugliese si è sempre opposta, per
l’impatto che potrebbe avere sul
territorio pugliese.
A COMPLICARE la situazione, poco dopo l’apertura dell’infrazione a dicembre 2015 si sono aggiunti i provvedimenti della Procura di Lecce e del Tar del Lazio.
I magistrati di Lecce, in seguito
all’apertura di un’inchiesta sulla
gestione del caso Xylella tuttora
in corso, hanno sequestrato circa
3 mila piante per le quali era previsto, in quel momento, l’abbattimento. E il Tar del Lazio, a cui
alcuni dei proprietari degli ulivi si
erano appellati per scongiurare i
tagli, applicato una sospensiva alla misura dei 100 metri. Due fatti
che l’Europa considera un peggioramento del quadro alla base
DALLO SCAMBIO EMERGE la po-
sizione draconiana dell’Ue ma
anche la confusione del governo
italiano: ha invocato lo stato d’emergenza e l’intervento europeo,
salvo poi disattendere le indicazioni della Commissione. Dalla
risposta italiana si chiarisce che al
momento non c’è il rischio che
migliaia di piante vengano tagliate. Quelle che secondo le norme
europee andrebbero estirpate
subito sono solo 18, risulta dalla
risposta italiana (ieri è però stato
rilevato un focolaio a Ostuni, nel
brindisino). Resta sul tavolo il rischio della multa milionaria per
l’Italia se l’infrazione non venisse
archiviata.
Le accuse della Commissione
sono di “costante e sistematica inadempienza dell’obbligo di adottare le misure contro Xylella”.
Come le insufficienti misure di
sorveglianza della Puglia per monitorare l’eventuale presenza del
batterio nelle aree limitrofe alla
zona infetta (la provincia di Lecce). O la mancata estirpazione
delle piante contaminate a cui in
passato si applicavano le norma-
MOLISE
» FERRUCCIO SANSA
O
sponsabile di trasportare il batterio da una
pianta all’altra), potature e arature dei terreni.
Se diventasse legge, complicherebbe ancora
di più la posizione della presidenza del Consiglio rispetto a una possibile archiviazione europea della procedura di infrazione. Emiliano
non ha risposto alla richieste di commento del
Fatto.
L. M.
Da tagliare Una delle piante contrassegnate per essere abbattute Ansa
tive europee, prima che venissero
riaggiornate a maggio del 2016.
Trattandosi di un batterio da quarantena, l’Ue prevede che alle aree indenni come la zona cuscinetto (una fascia di 10 chilometri
a nord della zona infetta) si applichi la "misura dei 100 metri” nel
caso venga scoperto un nuovo focolaio: l’estirpazione dell’albero
contaminato (come previsto anche per la zona di contenimento,
all’interno dell’area infetta) e di
tutte le piante nel raggio di 100
metri che Xylella potrebbe colonizzare, incluse quelle sane. Una
La Procura indaga
L’Europa pretende
interventi drastici
Scoperto ieri un nuovo
focolaio a Ostuni
dell’apertura di infrazione.
Per l’Ue, l’Italia “non può far
valere il sequestro e le misure di
sospensione come pretesto per
non attuare la Decisione di esecuzione”, cioè la normativa europea che prescrive le misure anti
Xylella, si legge nella lettera di
messa in mora. Il
diritto europeo
prevale su quello
italiano, spiega
l’Ue, per questo
l’Italia avrebbe
dovuto comunque estirpare.
La Presidenza
del Consiglio ritiene invece che il
sequestro degli ulivi abbia impedito di adottare delle misure fino
a luglio del 2016, quando cioè la
Procura ha rimosso i sigilli e il Tar
ha ritirato le sospensive. Prima
dell’estate, agire come chiedeva
l’Europa avrebbe compromesso
l’indipendenza della magistratura. E chi materialmente avesse
proceduto ai tagli, avrebbe commesso reato, si legge nella risposta italiana.
OGGI LA SITUAZIONE è diversa.
Dopo la scoperta di nuovi focolai
nel Brindisino, la Ue ha ridisegnato le zone di contenimento e
cuscinetto, spostandole ancora
più a Nord. I focolai su cui pendevano i tagli fino a qualche mese
fa, oggi ricadono nella zona infetta, dove le normative europee
non prevedono estirpazioni. Per
la misura dei 100 metri, esiste oggi un solo focolaio a cui essa si possa applicare (un dato non presente nella risposta italiana perché
rilevato solo ieri a Ostuni in un’area campionata per la prima volta). Per le 18 piante scoperte a inizio estate nella zona di contenimento, sono già state notificate
le richieste di abbattimento, spiega l’Italia. La risposta italiana di
agosto chiarisce che non ci sarebbe nessuna violazione in corso a
giustificare l’infrazione. Anche
se il focolaio trovato ieri in zona
cuscinetto rimette sul tavolo la
misura dei 100 metri. Nelle prossime settimane l’Ue deciderà se
archiviare o meno.
Il diktat La Med Nuce chiude anche se ha tutte le autorizzazioni
Le pressioni di Erdogan arrivano
a Campobasso: oscurata la tv curda
scurate la tv curda”. La Turchia chiede e in Europa si esegue. Non importa che l’emit- francese che commercializza i
tente avesse sede in Italia, in quel servizi di copertura satellitare in
di Campobasso.
Europa – ha spento il segnale.
È toccato a Med Nuce, una teMed Nuce può soltanto speralevisione curda che fino a pochi re che la pressione dell’opinione
giorni fa trasmetteva programmi pubblica spinga le autorità euronon graditi dal potepee e italiane a riattire di Ankara.
vare il segnale: “In
“Sono degli estrefondo si tratta di
un’emittente con semisti”, la spiegaziode in Italia, quindi ine delle autorità tur- Il regime
taliana, seppure in
che. “Siamo semplilingua curda”, è stato
cemente all’opposi- Sul caso
sostenuto ieri alla
zione. Ma in Turchia è intervenuta la
Camera dei deputati
non esiste più la lidove la redazione di
bertà di stampa”, ri- Fnsi: “In Turchia
Med Nuce e la Fnsi
spondono i giornali- 92 giornalisti
(Federazione Naziosti della televisione.
nale Stampa ItaliaQ u i n d i “ o f f ” , sono in cella per
na) hanno protestato
dall’inizio del mese reati di opinione”
contro l’oscuramenEutelsat – la società
to dell’emi tt ent e.
ci sono 90 cronisti,
Per Antonio Ruggiementre altri 2500
ri, il direttore di Med
hanno perso il lavoro
Nuce, si tratta di un
dopo il tentato golpe
“increscioso atto di
di luglio. Sulla chiuprevaricazione da
sura della tv curda Pd
parte del governo
e Sinistra Italiana
turco.
hanno presentato interrogazioni alla CaLa tv è stata oscumera. Arturo Scotto,
rata con una email di
poche righe. Ma noi Tayyip Erdogan LaPresse
capogruppo SI, chieeravamo in regola
de “all’Agcom e al sotcon tutte le autorizzazioni”.
tosegretario Giacomelli di prenAlla mobilitazione hanno ade- dere una iniziativa a livello italiano
rito tra gli altri anche Carlo Frec- ed europeo contro l’oscuramento.
cero (membro del cda Rai) e l’ar- Erodogan sta influenzando anche
tista Moni Ovadia. Come ha ricor- le democrazie occidentali”.
dato Anna Del Freo (segretario
Adesso la protesta approderà
generale aggiunto Fnsi) “la Tur- davanti a tutte le sedi europee di
chia è la più grande prigione per Eutelsat.
giornalisti in Europa”. In carcere
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La scheda
Il Fatto ha
pubblicato
in agosto
un’inchiesta
di Laura
Margottini
su come
le ricerche
alla base della
decisione
di abbattere
gli ulivi
del Salento
per contenere
l’epidemia
di Xylella
non rispettino
gli standard
della ricerca
scientifica
internazionale.
Ma
un’agenzia
dell’Ue, Efsa,
le ha validate
lo stesso.
Gli scienziati
citati
nell’inchiesta
non hanno
voluto
commentare.
E nessuno
ha smentito
gli articoli
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IL FATTO SPECIALE
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
L’ANNIVERSARIO
» 19
I 70 anni del Msi I colonnelli della fu An si ritrovano nella storica
sede di via della Scrofa. Ma irrompe la moglie di Saya...
1-2
l
l
1
Il Delfino
e la Vedova
Gianfranco Fini fu scelto come successore da Giorgio
Almirante. Ma
le tante svolte
gli causarono
la scomunica
di donn’Assunta. Ieri la
storica pace
2
Umberto Pizzi (1)
- Archivio Secolo
d’Italia (2)
3
Movimento
dell’onestà
Per mezzo secolo, il Msi si
autonominò
“gendarme
delle istituzioni”, ben prima
della questione morale posta da Berlinguer. Durante
Mani Pulite, i
missini erano
schierati coi
pm, salvo convertirsi al berlusconismo
l
3
Archivio Secolo
d’Italia
l
4
l
l
l
5
4-5-6
Vogliamo
i colonnelli
Il selfie della
nostalgia per
Gasparri e La
Russa (5). In
platea Gramazio e Laboccetta (6) più
l’ospite Borghezio (4)
6
Umberto Pizzi
7
7
Fuoco
e Fiamma
L’irruzione di
Maria Antonietta Cannizzaro, moglie
del famigerato
Gaetano Saya
Umberto Pizzi
L
» FABRIZIO D’ESPOSITO
a storia che si ripete e da tragedia diventa farsa non risparmia neanche il settantesimo anniversario del Msi,
partito nato nel dicembre del
’46 per garantire “continuità
storica” (Marcello Veneziani) all’Italia, cioè per coltivare e rimodulare la nostalgia
del fascismo. Accade, la grottesca sceneggiata, in un piovoso e caldo pomeriggio
de ll’ottobre romano, in via
della Scrofa, al piano terra,
laddove c’erano la redazione
del Secolo d’Italia e la sala per
le grandi riunioni missine e
dove fu allestita, infine, la camera ardente per Giorgio Almirante e Pino Romualdi,
morti a poche ore di distanza
l’uno dall’altro.
S’inaugura la mostra dei 70
anni e alla fine di un intervento due donne guadagnano il
palco. Una prende il microfono e inizia a urlare. Gianfranco Fini, temendo una contestazione, si alza e si rifugia in
una stanzetta. La donna che
strepita si chiama Maria An-
tonietta Cannizzaro, moglie
del famigerato mussoliniano
Gaetano Saya, più volte coinvolto in faccende di massoneria e Servizi deviati. La donna
urlante rivendica la proprietà
della Fiamma missina. Nessuno riesce a fermarla per cinque minuti abbondanti. Lei
dice: “Grazie a Fini non mi
hanno messo le mani addosso”. Anche Cannizzaro ha il
suo Msi, con Checchino
Proietti Cosimi coordinatore
(era l’ex segretario personale
di Fini) e l’ex leghista Belsito,
quello dei diamanti, come tesoriere. Quei cinque minuti
sono imbarazzanti per gli eredi dispersi di un partito che
celebrava i suoi congressi in
modo blindato, controllando
persino le mosche. La storia
che si ripete come farsa, appunto. Alla fine due uomini in
completo nero la bloccano e la
trascinano via. E lei si dimena
rompendo un paio di quadri
della mostra.
CHIUSA la grottesca digressione, il raduno di ieri –finanziato
dalla Fondazione di An, che ha
in pancia il patrimonio immobiliare e liquido del partito che
si sciolse nel Pdl – ha riunito le
anime di una dolorosa diaspora nel segno di Giorgio Almirante: suo infatti lo storico slogan della mostra, Nostalgia
dell’avvenire. Da Fini in giù:
Gasparri e La Russa, oggi divisi, il primo forzista, il secondo in Fratelli d’Italia, poi Alemanno, Urso, Bocchino, Viespoli, Gramazio, Laboccetta,
Moffa. Vistose due assenze:
Giorgia Meloni e Francesco
Vetri in frantumi
sulla pace tra Fini
e Donna Assunta
Storace. Gli ospiti vanno da
Pippo Marra al fascioleghista
Borghezio. La mostra è “l’autobiografia collettiva di una
comunità di italiani tenuti in
disparte” (sempre Veneziani)
anche se “ricordare non serve
a fare politica piuttosto a dare
un’anima alla politica”.
Ecco il punto, al di là delle
tante, minuscole sigle venute
dopo lo scioglimento di An: l’anima. Può darsi che la reunion
di Fini e dei suoi colonnelli abbia clamorosi sbocchi. Certo è
che la pace tra Fini e la vedova
di Almirante, donn’Assunta, è
una novità. Da dove ricominciare, però? In maniera simmetrica ai postcomunisti, l’ultima generazione missina ha
dilapidato un patrimonio di
valori e ideali, a partire dalla
lotta alla tangentocrazia, vendendo l’anima a un leader pregiudicato. Il berlusconismo ha
assorbito e distrutto “una comunità”. Il Msi fu il primo partito a chiamarsi movimento e a
predicare l’onestà. Rammenta
qualcosa di attuale e di grandi
consensi. O no?
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20 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
Secondo Tempo
L’INTERVISTA
ANTONIO MANZINI Ha creato il personaggio
del vicequestore. E ora esce con un romanzo
“Mio padre mi deportò
tra le pistole, ma a volte
odio Rocco Schiavone”
N
SEGUE DALLA PRIMA
» ALESSANDRO FERRUCCI
Il libro
Orfani
bianchi
l
Antonio
Manzini
Pagine: 240
Prezzo: 16 e
Editore:
Chiarelettere
Biografia
ANTONIO
MANZINI
È nato a Roma
nel 1964.
Come attore è
presente
anche in
“Linda, il
brigadiere
e...,”, “Tutta
colpa di
Freud” e “Tutti
per Bruno”;
come
sceneggiatore
in “Come Dio
comanda”.
Dal 2013 la
saga
(Sellerio) di
Rocco
Schiavone:
“Pista nera”,
“La costola di
Adamo”,
“Non è
stagione”,
“Era di
maggio”,
“Cinque
indagini
romane per
Schiavone”,
“7-7-2007”
Livorno
on è una questione di pigrizia, a 52 anni ho trovato la
mia dimensione in campagna, amo restare a letto
sommerso dai libri e dai
miei cani, il silenzio fuori,
alzarmi per mangiare e poi
la sera attendere mia moglie, e con lei ridere, ridere e
ancora ridere: è la donna
più simpatica che abbia mai
conosciuto, a volte credo di
aver sposato Woody Allen”.
Oltre a leggere, ovvio, scrive, “però non quanto vorrebbero gli editori. Purtroppo Andrea Camilleri ha
alterato le proporzioni: lui è
in grado di pubblicare in
continuazione, ha una capacità di scrittura incredibile, il George Simenon italiano, mentre io, come quasi
tutti gli altri, no”.
SI PARTE. “Posso fumare?”.
Va bene. “È quella elettronica, non puzza. Devo smettere. Fa male. Sì, devo proprio
smettere”. Parla e si aggrappa, con garbo, alla maniglia
della macchina.
Corro troppo?
“No, va bene. Proprio
non amo i
viaggi, forse
s a r ò i n v e cchiato, ma la
mia concezione di tempo è
notevolmente
cambiata in
questi ultimi
anni, e la campagna mi rispecchia maggi orm ente ”.
Parla e allunga il collo verso la fessura aperta. Butta
fuori il fumo.
Secondo
Maurizio De Giovanni il
suo Rocco Schiavone è uno
dei personaggio più belli
degli ultimi anni. “A Maurizio devo molto”. Per il
complimento? “No, perché
durante una presentazione
collettiva, davanti a centinaia di persone, a un certo
punto prendo la tastiera del
computer per scrivergli
‘mica male la ragazza in prima fila’. Mi blocca subito la
mano. Impugna il mouse. E
per fortuna. Il pc era collegato allo schermo gigante,
la mia frase sarebbe comparsa, immensa, dietro di
noi”. L’ha salvata. “Ed era
anche la prima volta che ci
incontravamo. Secondo me
Nicolò non mi avrebbe fermato”. Nicolò chi? “Ammaniti, per me un fratello, siamo amici da più di vent’anni, condividiamo molto, soprattutto rispettiamo i nostri momenti bassi: a volte
non ci sentiamo per un mese”. Però non l’avrebbe salvata. “Sai che risate!”. Ammaniti le piace? “Uno dei
più grandi, ha scritto pagine formidabili, ma in Italia
paga un po’ il suo carattere
da orso”.
Si aggrappa di nuovo alla
maniglia. Rallento? “N o,
non si preoccupi. A quanto
va?”. Centotrenta. “Ah, va
bene. Certo, quanti camion.
Quando vuole ci fermiamo
al l’au tog ri ll? ”. È tra dieci
chilometri.
Sosta. Caffè.
“Che prende?”. Un muffin. “Mmmh, buono, ma non
potrei”. Dieta? “No, colesterolo, sono costretto a stare
attentissimo. ( Silenz io,
smorfia) Va bene, lo voglio
anche io”.
gni mia parola può suscitare
stupore o ammirazione. E
non lo capisco. Anzi, mi dà
anche fastidio, perché sono
sempre il solito Antonio
Manzini”. No, lei è Antonio
Manzini il numero uno in
classifica. “Ho capito. E infatti ricevo le proposte più
bizzarre, mi
chiamano e mi
domandano di
tutto, giudizi
su tutto, presenziare a tutto”. Mentre lei
mira al silenzio della campagna. “Esatto! Posso pag a r e i l c o nto?”. No. Ripartiamo.
Cento chilometri a Livorno.
“Non mi
piacciono gli
Autogrill a
ponte, troppo
grandi, dispersivi, vendono
qualunque stupidaggine e
poi mi danno l’idea di perdita di tempo. Lo sa che anni
fa venivano utilizzati dalla
criminalità per sviare i pedinamenti? Ho letto di un bandito talmente furbo e talmente organizzato, da salire
da una parte, scendere
dall’altra, rubare un’auto,
riprendere l’a u t o s t ra d a ,
cercare un altro autogrill
‘ponte’, ripetere la scena, re-
Omero e dintorni
Spesso, quando leggo
i grandi classici, penso:
ma cosa credi di fare,
lascia perdere, non è per te
Guardi lo scaffale dei libri, il suo è il più in evidenza.
“Accanto a quelli di Elena
Ferrante”. La legge? “Sì, mi
sono piaciuti”. Insomma, lei
è nel lotto degli autori da autogrill, tradotto vuol dire: aver varcato il confine delle
penne mortali. “Senta, io sono lo stesso di due, tre o dieci
anni fa. Non cambia nulla.
Muta solo la percezione degli altri: ora qualunque cosa
dico è una verità assoluta; o-
cuperare la propria auto, e
scappare. (Pausa) Ne fumo
un’altra...”. Va bene.
È uno
dei più
grandi,
ha scritto
pagine
formidabili,
ma in Italia
paga un po’
il suo
carattere
da orso
NICOLÒ
AMMANITI
Oggi ogni
mia parola
può
suscitare
ammirazione. E non
lo capisco.
Anzi, mi dà
fastidio,
sono
sempre io
PERCEZIONE
DEGLI ALTRI
LEI DAI CRIMINALI è un po’
affascinato, i migliori amici
di Rocco Schiavone sembrano dei Moschettieri,
quasi eroici in quanto a lealtà con gli altri del gruppo: ne
ha conosciuti molti? “Ho origini piccolo borghesi e nei
primi anni Ottanta mio padre mi disse: ‘Non puoi andare in una scuola da fighetti, per questo ti iscrivo
all’Eur, a Spinaceto’”. È il
quartiere del quale parla
Nanni Moretti in Caro diario, “fuga da Spinaceto”. “Esatto, proprio lì. Sono cresciuto tra pistole, un professore dei Nar (formazione
terroristica neofascista), amici che sparivano non si sa
perché; e poi tornavano non
si sa come”. Lei si divertiva?
“No, però mi è servito”. (dieci secondi di silenzio, la radio
trasmette gli Who, “Ba ba
O’Riley”). “A quanto sta andando?” Sempre 130, mancano quaranta minuti. “Forse qualcosa di più, è segnalato un incidente e tre chilometri di coda”. Allora faremo tardi. “Tanto non c’è
soluzione né uscita, meglio
non prendersela”.
Legge molto? “Diciamo di
sì, ma non quanto vorrei: la
letteratura è un imbuto infinito, la consapevolezza il
suo moltiplicatore”. Tra-
dotto? “Avverto lacune perenni, ma a breve voglio leggere dei classici come la Gerusalemme liberata e soprattutto l’Odissea, il padre
di tutti i romanzi, il più importante”.
Ha il vizio o la virtù di terminare ogni libro iniziato?
“Da qualche anno, no. Da
qualche anno mi sono liberato da questo obbligo, sono
in grado di rinunciare, di dire ‘mi hai rotto e non intendo
perdere altro tempo’”. Grazie a quale autore è avvenuta
la “liberazione”? “Non glielo dico...”. Allora mi dica chi
ama in particolare. “Già l’ho
citato: Simenon. Un fenomeno. Un mostro di bravura. Devo avere ogni sua pubblicazione, i suoi libri sono
schierati al centro della mia
libreria. Quanto manca
all’arrivo?”. Ci siamo, dieci
minuti. Ha fame? “No, magari mangiamo qualcosa dopo la presentazione”.
Livorno.
DUECENTO persone ad ac-
coglierlo, nessuno lo conosce fisicamente. Tutti hanno letto più di un suo libro.
La terza domanda è su Rocco Schiavone. “La verità è
che non lo sopporto. Prima
di intraprendere questa avventura leggevo del rapporto tra gli autori e i propri personaggi, e derubricavo questi amori e odi ripetuti, a
semplice snobismo intellet-
SECONDO TEMPO
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Stasera “The Young Pope”
Meryl Streep a Roma
Vasco, 5 album in vinile
La serie in dieci episodi diretta
da Paolo Sorrentino debutta su Sky
Atlantic e Sky Cinema 1. Racconta la
storia di Pio XIII, il primo Papa Usa
“Sosterrò ‘Fuocoammare’ agli
Oscar”: così ieri l’attrice alla Festa del
Cinema di Roma per il film di Stephen
Frears, “Florence Foster Jenkins”
“Vado al massimo”, “Bollicine”, “Va
bene, va bene così”, “Cosa succede
in città” e “C’è chi dice no” da oggi
in edizione limitata su Amazon
re, in una fiction per la Rai
aveva il ruolo del ginecologo. “Una volta in treno, mi
siedo davanti a una signora.
Una bella signora. Lei mi fissa, e dopo venti minuti mi rivolge la parola: ‘Senta, mi
scusi il disturbo, ho delle
piccole perdite nelle parti
intime e da dieci giorni mi è
stata prescritta una crema,
però già dalla terza applicazione la pelle ha reagito con
un rush. Insomma: mi prude. Devo continuare le applicazioni?’Signora, non capisco. ‘Ma lei non è il dottor...’ No, signora, sono un
attore!”. Una donna confusa. “Per me è stata una folgorazione: in quell’es at to
momento ho percepito la
forza di Silvio Berlusconi,
ho compreso il suo successo. Così oggi non mi stupisco
più se qualche suo emulo
parla del Ponte sullo Stretto” (applausi in platea).
Fine dell’incontro.
Manzini si siede a cavalcioni sul palco, classiche
strette di mano, foto, autografi, dediche, c’è chi si presenta con la bibliografia intera. Una signora vuole essere rassicurata: “Mi scusi,
ma Schiavone si innamorerà ancora?”. Vedremo.
DI NUOVO IN AUTO, direzio-
In viaggio
con l’autore
Al centro Manzini visto da
Fucecchi; in
basso e di lato
lo scrittore
Olycom
tuale. Invece no! Ora capisco Agatha Christie e il suo
Poirot, provo lo stesso con
Rocco. È una presenza costante, mi arriva all’improvviso, anche quando non vorrei”. Ad esempio? “Tempo
fa ho provato a scrivere un
racconto dedicato solo alla
vita degli amici di Rocco, lui
escluso. A un certo punto si
è manifestato davanti, mi ha
preso la mano, e ha invaso le
righe. Tutto finito. Tutto nel
cassetto. Arrivederci”. Ora
Schiavone è obbligatoriamente nel cassetto, ora c’è il
romanzo. “Un lavoro partito quattro anni fa, poi l’ho ripreso a febbraio scorso e
l’ho completamente stravolto. Sono così, posso ribaltare qualunque cosa”. Il risultato è stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un
altro Manzini; il risultato è
un romanzo bellissimo, duro, crudo, senza concessioni
al lettore, una storia di immigrati-lavoratori a Roma,
un Ken Loach in letteratura.
“(Resta in silenzio) Se io seguissi il suo paragone, darebbero del montato a me e
del pazzo a lei. Però le dico
una cosa: Loach è un maestro per tutti noi che in qualche modo ci occupiamo di
comunicazione”. Non voglio svelare l’epilogo del libro, ma trovare una porta di
luce verso il futuro è arduo.
“Il libro si chiude come fa la
vita. A un certo punto c’è lo
stop. Fine. E quante volte ci
siamo chiesti un perchè?
Nella vita non c’è uno scrittore a spiegare il motivo di
certi episodi, così può accadere nella letteratura”. Se lei
non fosse Antonio Manzini,
il numero uno delle classifiche, questo libro sarebbe in
libreria? “No.
Secondo lei
p ia ce rà ”. Vedremo, resta
un romanzo
coraggioso, di
quelli che partono dallo stomaco e arrivano al cervello.
Un bicchiere d’acqua.
Pausa.
Secondo
Arbasino la
carriera degli
italiani di successo si divide
in tre fasi: brillante promessa, solito
stronzo e venerabile maestro. Lei tempo fa si è definito un “solito stronzo”. “E
lo confermo. Alla terza non
arrivo”. Pessimista. “Macché. A volte quando leggo i
Classici, penso: ma cosa credi di fare, lascia perdere”.
Poi invece riprende. “È pure
una forma di terapia, scrivere è una soluzione. E inoltre
non sono più costretto ai
compromessi della mia vita
precedente”. Quella da atto-
ne Orte.
“Allora, mangiamo qualcosa?”. Nell’attesa una sigaretta (sempre elettronica).
“Sì, devo smettere”.
Oltre a vivere in campagna, si occupa di agricoltura,
ha il suo orticello? “Non ci
penso proprio, ha presente
la fatica? L’impegno? I problemi? Per carità, preferisco
sempre la lettura”. Solo la
lettura? “Va bene, lo ammetto, in questi ultimi anni mi
sono appassionato anche di
» 21
me è un parametro molto
importante, la carta d’identità di una persona”.
Sono le undici di sera, è
tardi, abbassiamo il livello
della conversazione: per
quale squadra tifa? “La Roma, se vuole parliamo di tattica”. Non esageriamo. Autogrill? “Sì, mangiamo, va”.
Sosta.
“Avete qualcosa senza
carne e formaggio?” Vegano? “Sempre il colesterolo”.
Tramezzino con il tonno.
“Meglio di niente”.
Rifornimento carburante. “Voglio pagare”. No, grazie. “Ci tengo”. Un’altra volta. “Dividiamo alla romana”. In un’altra occasione.
Si riparte.
A novembre parte la fiction su Schiavone. “E non
sono mai andato sul set”.
Perché? “Ho scritto la sceneggiatura, non volevo impicciarmi, e poi il set ha altre
logiche rispetto alla scrittura, non è il libro, sono normali e inevitabili le differenze. Così non ho voluto influenzare il fluire delle giornate”. Visto il suo successo
attuale, qualcuno del passato l’ha contattata per riportarla sul grande o piccolo
schermo? “Sì, ma non c’è alcuna possibilità. Sono contento così, quella vita è totalmente archiviata, non voglio più recitare. Scrivere
per il cinema? Perché no, ma
niente più”. Ha già ricevuto
proposte? “Non rispondo, e
non per causa mia, solo per
rispetto di chi mi ha coinvolto: comunque per ora è
tutto fermo. Quanto manca?”. Circa trenta chilometri a Orte. “Per quando arrivo, mia moglie sarà già a
letto, lei si addormenta alle
dieci”. Vita da campagna.
“Con gli amici nel weekend:
chi viene deve
solo rispettare
la regola di
non rompere
le palle agli altri, ma in compenso chiunque ha la libertà di muoversi
come meglio
crede”.
Orte.
“Dove ho
p a r c h e g g i at o? ” Credo lì
dietro. “Sì,
giusto. È quella nera”. La
Panda. “Può aspettare un secondo? A volte
non si mette in moto”. Volentieri. Dove abita? “Poco
fuori Soriano del Cimino
(in provincia di Viterbo), il
paese nel quale hanno vissuto anche Pirandello e Pasolini, poi sono arrivato io e
ho abbassato la media”. Lo
dice e sorride. Scherza. Ma
neanche troppo, Antonio
Manzini è (per fortuna) ancora così.
Buonanotte.
Il suo personaggio
Arriva anche quando
non vorrei. Però il
successo mi ha permesso
di rischiare su altro
pallone, guardo pure i matchdegli inglesi”. Perché solo
in questi ultimi anni? Da
bambino mai? “A mio padre
non interessava, lui è un artista, mi ha insegnato una regola base: ‘Quando vuoi investire in un rapporto serio
con una persona, prima vai a
casa sua e controlla cosa legge’”. Lei ha ubbidito? “In
qualche modo, sì. Tutt’oggi
quando entro nelle case,
controllo immediatamente
se ci sono libri e quali. Per
Twitter: @A_Ferrucci
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22 » SECONDO TEMPO
L’INTERVISTA
» SILVIA D’ONGHIA
N
on credo che siano cambiati i
rapporti tra una
madre e un figlio, credo solo
che oggi se ne parli di più, che
ci sia una maggiore apertura
nei confronti della psicanalisi”. Milena Vukotic, impeccabile negli abiti dai toni pastello dei suoi 81 anni di sogni realizzati, non alza mai la voce.
Semmai, abbassa la suoneria
dei telefoni (“Mi scusi, in questi giorni mi chiamano in continuazione”) dopo aver annotato a matita l’ennesimo appuntamento. Ha debuttato
ieri al Teatro dell’Angelo di
Roma con “Regina madre”, la
pièce, in scena da trent’anni,
del napoletano Manlio Santanelli. Al suo fianco, nei panni
del figlio “non tanto prodigo”
che torna a casa dall’anziana
mamma apparentemente per
prendersi cura di lei, Antonello Avallone.
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
MILENA VUKOTIC L’attrice in scena con “Regina Madre”:
“Non sono cambiati i sentimenti, ma il modo di esprimerli”
“Tv o cinema trash:
la gente fa di tutto
pur di non pensare”
lini si è realizzato.
Federico ha rappresentato un
punto di svolta della mia vita,
ma è stato anche un grande amico. Posso vantarmi di aver
avuto lui e Giulietta (Masina,
ndr) ospiti a casa mia, e viceversa. Fellini mi sosteneva
sempre. Una volta lo chiamai
perché ero in dubbio se accettare o meno un lavoro.
Cosa le rispose?
‘Nei limiti della decenza, c’è
sempre da imparare’.
Ci racconta un altro aneddoto di questa amicizia?
Signora Vukotic, i personaggi sono ancora attuali?
Moltissimo. Dall’inizio alla
fine in scena regna l’ambiguità. Regina è una madre vedova
che vuole continuare ad avere
il potere sui figli, vive sola e
non si capisce fino a che punto
è malata o è tutta una recita
per attirare l’attenzione su di
sé. Il figlio, fingendo di prendersene cura, prende appunti
per un libro che dovrà narrare
la morte della stessa madre.
Cosa che accadono davvero?
I sentimenti non sono cambiati negli ultimi 30 anni, sono
cambiati i modi per esprimerli.
Il teatro è rimasto il suo amore più grande?
Mi piace definirmi figlia d’arte: mia madre era una pianista
compositrice, mio padre faceva parte dei futuristi, aveva
avuto il consenso di Pirandello alla traduzione in serbo dei
suoi libri. Il teatro è cresciuto
insieme a me, non credo avrei
Una volta chiamai
Fellini, non sapevo
se accettare un lavoro
Mi rispose: ‘Nei limiti
della decenza, c’è
sempre da imparare’
potuto fare altro.
Lei ha cominciato con la danza.
Ho studiato a Parigi, dove vivevamo, sono entrata in una
compagnia internazionale e
per tre anni ho girato il mondo. Poi mia madre si è trasferita a Roma e io ho capito che
avrei dovuto realizzare il mio
sogno: lavorare con Fellini.
Così ho mollato tutto e l’ho seguita. Ma non ho mai abbandonato la danza: ancora oggi,
quando posso, vado a prendere lezione.
Una vita
sulla scena
Milena Vukotic e Antonello Avallone,
interpreti
di “Regina
Madre”
Il sogno di lavorare con Fel-
Quando gli dissi che sarei andata a Parigi per lavorare con
Buñel, mi rispose: ‘Sono felice
per te. Salutamelo tanto. Ma
quanti anni ha?’. Così portai a
Buñel i saluti di Federico e lui:
‘Ah, grazie! Ricambio con
grande piacere. Ma quanti anni ha?’.
Oltre al teatro, lei fa ancora
tanta tv (“Un medico in famiglia”, la fiction più nota).
Che differenza vede tra i due
mezzi?
Un conto è provare per trenta
giorni, un altro è dover rappresentare un piccolo seg-
MINA-CELENTANO Nuovo singolo
“Amami Amami”:
torna la coppia più bella
della canzone italiana
UN TANGO ELETTRICO: non un pensiero triste che si balla, piuttosto un pensiero rock che si canta; questa è la prima, contagiosa sensazione all’ascolto di Amami Amami interpretato da Mina e Celentano, il singolo
disponibile da oggi (ma ieri Gianni Morandi ha
anticipato tutti con un assaggio, sbancando la
sua pagina Facebook). In attesa della pubblicazione dell’album Le Migliori in uscita l’11 novembre, questa prima riapparizione della coppia più bella della canzone italiana si presenta
con un piede nella memoria e l’altro nell’utopia; sembra di risentire i duetti al pianoforte di
Studio uno e Sabato sera ma senza un’ombra di
nostalgia, le onde del passato s’irradiano in
un’atmosfera del tutto contemporanea, dove
s’intravede in controluce perfino l’ombra dei
Fedez e dei Rovazzi, fino al sigillo finale, l’assolo di fisarmonica elettronica con annessa
citazione di Storia d’amore. Andiamo a ritrovarci, ma senza mai essersi davvero persi, 18
anni dopo il successo
del primo album a due,
che detiene tuttora il
record di vendite per la
discografia italiana.
Le Migliori, la cui preparazione è durata mesi di
incontri top secret tra lo studio di Mina a Lugano e quello di Celentano a Galbiate, comprende una serie di brani inediti e qualche
sempreverde riveduto e corretto; oltre a Amami Amami, molti altri erano i possibili singoli.
Alla fine la scelta è caduta su questo pezzo musicato dal giovane compositore israeliano Idan
Raichel su testo dello stesso Raichel con Riccardo Sinigallia; una canzone-manifesto sul
potere della musica di far incontrare gli uomini
al di là di qualsiasi discriminazione, come i ragazzi di ogni razza che si rincorrono nel video
girato a Venice Beach.
Anche loro per tre minuti non fanno che inseguirsi: “Amami amami, con la tua vita nella
mia, ricominciando da qui”, canta Adriano; “Amami, amami, senza ragione né pietà, perché
nessuno è così”, gli risponde Mina. Segue l’avverbio più inflazionato di questi tempi: “Indifferentemente sì” o “Imperdonabilmente sì”?
La risposta dopo il 4 dicembre, data fatidica
che farà slittare lo speciale di Rai1 inizialmente
previsto per il 5. La serata in onore dell’album si
farà lo stesso, anche se è certo che né Mina né
Celentano saranno presenti. Come insegna
anche l’ultimo premio Nobel, in questi tempi di
miti usa e getta è rimasta un’unica prova per
capire quanto si è grandi: meno appari e più lo
sei.
NANNI DELBECCHI
q
mento dell’opera in pochi minuto davanti a una macchina
da presa. Ma il lavoro di preparazione – cercare di dare
vita a un personaggio –per me
è sempre lo stesso. Il cinema
forse è più difficile, ma mi regala grandi emozioni.
Qual è lo stato del cinema italiano?
Vedo tanto talento, ma meno
possibilità. I maestri Fellini,
Rossellini, Scola, Monicelli –
tanto per citarne alcuni – potevano contare sul coraggio
maggiore dei produttori. Oggi le disponibilità sono minori
e spesso di preferisce puntare
sul cinema commerciale, che
dà sicurezza al botteghino.
Gli italiani amano tanto il cinema commerciale.
Le persone si sono lasciate andare, si sono indebolite, e in
questo la tv ha influito molto.
Ci si siede davanti al televisore e si guarda qualsiasi cosa. Si
fa di tutto pur di non pensare.
L’impegno manca anche nei
talent show?
I giovani vanno lì per farsi conoscere, ma non so se si rendono conto che questo non
basta. Anzi, è da lì che comincia il lavoro.
Si è mai pentita di qualcosa
che ha fatto?
Mai. Posso dire che c’è qualcosa che mi è piaciuto meno,
ma alla fine ha prevalso sempre il piacere di recitare.
Qualche anno fa diceva che il
sentimento più importante
è l’amore. Lo pensa ancora?
Amo in modo più maturo, ma
sono sempre convinta che l’amore sia il movente di tutto.
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IL NOIR “Occhio per occhio” di Massimo Galluppi, un vero romanzo costruito alla maniera di un giallo
IL LIBRO
Il serpente del male allo stato puro
Il libro
» PAOLO ISOTTA
D
Occhio
per occhio
l
Massimo
Galluppi
Pagine: 414
Prezzo:
18,50e
Editore:
Marsilio
opo aver letto l’ultima
pagina, quella numero 409, di Occhio per
occhio di Massimo Galluppi.
sono tornato a domandarmi
che cosa distingue un qualsiasi “giallo”da un vero romanzo
costruito alla maniera di un
giallo con l’interrogativo che
si sviluppa lungo il suo corpo
e alla fine trova risposta. Non
le dimensioni, ché il mestiere
anche basso consente di gonfiare una trama facendone un
sacco pieno di ovvietà e cose
vane. Evidentemente l’essere
un racconto che ha una ragion
d’essere di là dall’enigma affidato alle capacità risolutive
dell’investigatore. Poi, il grado di rifinitura letteraria.
In Occhio per occhio la rifinitura letteraria è notevole; il
racconto è così bello da farsi
seguire con passione essendo
capace di rivelare un intero
mondo.
L’investigatore di Galluppi
è un poliziotto dalla dolente
coscienza e dal forte senso etico; è anche un sassofonista,
e questo non può che rendermelo caro attesa la passione
da me per questo strumento
che solo pochi grandi compositori fuor del jazz hanno saputo apprezzare.
ben più forti di quelli fra estranei; da ultimo lo insegna,
quanto a vita delle famiglie, il
Maestro del “giallo novecentesco”, Simenon.
E GALLUPPI non nutre alcuna
illusione intorno al fatto che la
natura umana è volta al male.
La trama del romanzo rivela
un intero mondo, che mi era
sconosciuto, fatto di odî atavici che si trascinano lungo le
generazioni principiando
dall’inizio del Novecento, ossia dall’assassinio dell’erede
al trono imperiale austriaco
che funse da causa efficiente
per la Prima guerra mondiale.
Gli odî partoriscono delitti,
stragi, genocidî riproducentisi in un crescendo di simmetrici orrori. Croati e serbi, con
la partecipazione pure degli
Delitti
a Napoli
La città è il teatro del romanzo Ansa
sloveni, nutrono un’avversione forse radicata ancor più
nell’affinità etnica; e mi vien
fatto di ricordare che nel prologo de La guerre civile di Henri de Montherlant il mostro,
comparso in spaventosa personificazione (dottamente tale figura retorica si chiama, alla greca, “prosopopea”), dichiara soddisfatto: “Io sono la
vera guerra, la guerra buona.”
Gli odî fra consanguinei sono
LA VICENDA inventata da Galluppi si radica in storia politica e bellica recente, degli ultimi trent’anni; e come un serpente le spire del quale, recise,
continuano a partorire male
allo stato puro, mette capo a
una serie di delitti che avvengono a Napoli. A Napoli l’indagine si svolge; e d’una certa
società napoletana che per
convenzione si definisce la
borghesia medio-alta, colle
sue meschinità e le sue infamie, v’è una serie d’ efficaci
scorci.
Galluppi infatti, mite bolognese, a Napoli vive. Due anni
fa mi telefona e mi dice: “Paolino, ho scritto un romanzo.
Vorresti leggerlo?” Assentii
per educazione mentre fra me
e me dicevo: “Eccone un altro,
di questi professori universitarî, che invece di starsene
contenti alla cattedra hanno
ambizioni letterarie! Ormai
dal romanziere dilettante non
ci salva più nemmeno San
G e nn a r o … Peggio c’è solo
quello che scrive poesie….” Si
trattava, invece, del bellissimo Il cerchio dell’odio, spaventoso ritratto del mondo accademico e d’un’altra cerchia
delittuosa intorno al mondo
degli esperti della politica estera cinese.
Galluppi è un professore di
Storia delle relazioni internazionali e di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale;
dunque la trama dell’uno come dell’altro romanzo rampolla da una conoscenza tecnica del mondo narrato: non
ultimo elemento di valore,
sebbene la dottrina nulla possa valere senza la sorprendente invenzione letteraria
dell’autore.
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SECONDO TEMPO
Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 23
Musica
INDIE POP “Completamente sold out”, il trio romano si conferma in studio
Ora li aspetta al varco il live, banco di prova sul quale hanno spesso zoppicato
I
Il frontman
Tommaso
Paradiso,
leader
della band
Thegiornalisti
Il disco
Completamente
sold out
l
Thegiornalisti
Carosello
Records
» DILETTA PARLANGELI
o vivo più per il cinema, che
per la musica”. Serve qualche secondo, per fare mente
locale ed essere certi di essere dove si dovrebbe, cioè
davanti a Tommaso Paradiso, dei Thegiornalisti: “Tutto quello che scrivo è legato a
storie da cinema, la mia passione reale”.
Ora ci siamo. Tutto torna,
e ha pure ragione lui, quando
dice che se Fuoricampo, il
precedente album, era una
“commedia amara”, il nuovo
è più drammatico. S’intitola
Completamente sold out ed
esce oggi per Carosello Records. L’eco degli Anni Ottanta rimane, ma questa volta ogni brano è quello che
vuole essere, rispetto alla
produzione del precedente,
che ingabbiava, rendendo il
tutto troppo uniforme. “Le
canzoni sono un po’ più libere, quindi un po’ più personali a livello di suono – conferma il frontman e autore
dei testi – Sono due dischi
molto diversi, ma questo è
meno uniforme”.
È UN DISCO importante, lo
Pillola
MANNOIA,
COMBATTENTE
IN ARRIVO
Da oggi
è in preorder
“Combattente”, nuovo album di inediti
in uscita il
4 novembre
A dicembre
il “Combattente Tour”
n
sanno tutti. Lo sanno da
quando la band romana – gli
altri due sono Marco Antonio Musella e Marco Primavera – ha smesso di piacere
solo alla critica ed è finita in
top 20 per quattro settimane
su Radio Deejay con F in e
dell’estate e da quando il nome di Paradiso ha fatto il paio
con quello di Luca Carboni
(in Luca Lo Stesso). È un disco importante, perché li aspetta al varco il live, banco di
prova sul quale, lo sanno,
hanno spesso zoppicato:
“L’altro (disco) era impossibile da fare dal vivo, perché
c’erano troppe cose che o
mettevi in base, o ti dovevi arrampicare sugli specchi.
Questo verrà molto meglio;
siamo cresciuti, anche se non
era difficile”.
RI-MASTERIZZATI
EL&P, nove
album per
i nostalgici
dello showbiz
made in Usa
» PASQUALE RINALDIS
F
Thegiornalisti, la band
che voleva fare cinema
Paradiso fa parte di quel
gruppo di artisti italiani che
ha avuto il coraggio di scrollarsi di dosso lo snobismo di
un certo circuito indipendente per poter urlare al
mondo che fa pop, e se ne
vanta. Anche se non è stata
una crociata: “Io, fino al
2009, sarà stata l’età, ma non
sapevo che ci fosse l’indie.
Quando ho iniziato a bazzicare primi studi di registrazione, i locali, le band, l’ho
scoperto e come una folgorazione mi è piaciuto tantissimo. Avevamo il sogno di fare
un disco Lo-Fi con suoni
grezzi, ma l’intoppo c’è stato
subito: anche quelle canzoni
(di “Vol. 1”) erano già su-
Quarto
disco
Rimane
l’eco Anni
80, ma la
produzione stavolta è più
leggera
per-pop. Uno le può mascherare con tutte le chitarre
sbrindellate che vuole, ma
quello erano”. L’intoppo si è
risolto facendo direttamente
qualcosa che li rappresenta
di più.
E QUINDI viva Vasco sempre
(il mito assoluto di Paradiso)
che riecheggia qua e là, e viva
le serate nei locali a sparare
“Justin Timberlake, Spice
Girls, Springsteen” at ta ccando YouTube allo stereo.
Perché non è che non si ascoltino i Franz Ferdinand,
ma le cose convivono, e c’è un
tempo per tutto (“Non sono
per la coerenza, io mi stufo
delle cose”). E quindi viva l’a-
ver conciliato “la coolness
indie e l’epicità degli anni
Novanta”, cosa che può essere successa solo a chi ha
trent’anni o giù di lì.
Poco importa chi non lo
capisce, basta frequentare
quelli a cui non bisogna
neanche spiegarlo (I Cani,
Calcutta), riposarsi a cena
(“il momento sacro tra i momenti sacri”), prendere le
storie conosciute per strada
e farci canzoni, e magari aspettare la chiamata di qualcuno che lo chiami per comporre colonne sonore. Perché il cinema resta una passione: “Il Vasco del cinema,
per me, è Sorrentino”.
autori del Progressive Rock, genere che
ebbe un grosso impatto nella musica a cavallo tra gli Anni 60 e 70, gli
Emerson, Lake & Palmer
furono una delle superband che stravolsero i
classici stilemi del pop e
del rock, miscelando jazz,
musica etnica ed elettronica, sostituendo la struttura modulare tipica del
blues e del pop con architetture molto più sofisticate. Fra accelerazioni e
scomposizioni metriche,
geometrie classiche e barocche, gli EL&P incisero
brani che si dilatavano a tal
punto da essere vere e proprie suite articolate la cui
esecuzione richiedeva un
enorme rigore tecnico, soprattutto dal vivo. E infatti, quando andavano in
tour, erano costretti a portarsi dietro una gran mole
di strumenti e amplificazioni, tanto da far scrivere
al “gran maestro del rock”
Lester Bangs che fossero
una “dinosauresca potenza”. Per chi volesse approfondire la conoscenza degli EL&P, molto spesso liquidati come fautori dello
show business all’americana, se non veri e propri simulacri da abbattere in
un’epoca contraddistinta
dalle lotte al potere, la Bmg
sta ripubblicando i loro 9
album rimasterizzati e mixati da Stephen Wilson dei
Porcupine Tree. E nei booklet vi sono anche le interviste fatte ai tre nel 2016.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA RISTAMPA Giardini di Mirò 15 anni dopo DAL VIVO Concerto al Biko di Milano
GARAGE PUNK Il trio di Lucera
L’indie del tempo pre-social Fantascienza in sound
Guardarsi indietro fa bene poliziottesco Anni 70
Cattivo, grezzo e ignorante
Cosa chiedere di più?
» CARLO BORDONE
UN ALTRO TEMPO, un altro (post) rock. Oggi un
disco, per quanto straordinariamente ispirato, come The Rise & Fall of Academic Drifting non avrebbe
alcuna chance di uscire dal sottobosco. Quindici
anni fa, invece, quando questo genere di suoni in
ambito alternativo rappresentavano una inedita
forma di koinè, poteva capitare che una band come
i Giardini di Mirò vendesse diverse migliaia di copie, girasse l’Europa in tour e apparisse pure su MTV. Riascoltare l’album di esordio del gruppo bolognese – punta di diamante insieme a Julie’s Haircut e Yuppie Flu della florida scena indie emiliana di
allora – significa anche riconnettersi a un periodo
pre-youtube e pre-social in cui, forse, si poteva ancora pensare che tutto fosse possibile. Ma la ristampa celebrativa (edizione limitata in doppio vinile) curata dalla 42 Records, alla quale si può abbinare uno dei concerti che fino all’inizio di novembre vedranno i GdM rileggere dal vivo il disco, serve
soprattutto a rimettere in circolo una manciata di
brani di grande fascino. In gran parte strumentali,
sospesi tra arpeggi introversi ed esplosioni chitarristiche, punteggiati malinconicamente da archi e
trombe e attraversati da un senso di dislocazione
emotiva che avvolge benignamente ancora oggi.
Guardarsi indietro, ogni tanto, fa bene.
Il disco
The Rise
and Fall of
Academic
Drifting
l
Giardini
di Mirò
42 Rec.
» GUIDO BIONDI
LA BAND milanese, attualmente in tour in Germania, ha realizzato nella propria carriera una discografia di tutto rispetto, creando un genere unico ispirato al cinema poliziesco degli Anni Sessanta e Settanta. A un anno da S.p.a.c.e., un noir
fantascientifico pensato forse per musicare i vecchi classici quali L’uomo che visse nel futuro, viene
pubblicato un live inciso al Biko Milano, con una
serie di strumentali di alto livello e i grandi classici.
La band si tuffa nell’estetica dello sci-fi, con un
virtuosismo da grandissimi musicisti: un segmento rigenerante – un nuovo filone narrativo –
con gli ingredienti distintivi della band, un mix di
prog, funk, pulp, musica orchestrale e improvvisazioni jazz. Ungwana Bay Launch Complex ha una
grande atmosfera funky e blues. An Asteroid Called Death ha un tipico andamento progr, S.p.a.c.e. è
la quintessenza della fusion moderna e si accosta
alle produzioni più bizzarre degli Avalanches e
Stereolab. A Future We Never Livedè un esercizio di
stile in perfetto equilibrio tra Flying Lotus e Massive Attack; Across 111th Sun ci fa sprofondare nel
sound Motown. Poco prima della chiusura arriva
Giulia mon Amour con l’irresistibile riff di chitarre
inimitabile, marchio indelebile dello stile unico
dei Calibro 35.
Il disco
Clbr35
Live from
S.p.a.c.e.
l
Calibro 35
Record
Kicks
» GABRIELE BARONE
IMMAGINATE di ascoltare un incrocio tra Gories, Oblivians, Chrome Cranks, Pissed Jeans e,
andando un po’ più indietro nel tempo, Cramps,
Gun Club e Birthday Party. Più o meno vi farete
un’idea della musica dei Barsexuals, trio di Lucera
in attività da quasi dieci anni e con alle spalle solo
un sette pollici autoprodotto in totale spirito do it
yourself. Dopo essersi fatto le ossa suonando nei
locali più lerci della Penisola e anche oltreconfine
(Francia, Belgio, Svizzera), il trio pugliese pubblica il suo disco d’esordio, registrato rigorosamente
in presa diretta e senza sovraincisioni in appena
una giornata e mezza (perché “stava finendo in
rissa”, si legge nel comunicato stampa). Nell’album, pubblicato in vinile e in digitale, si apprezzano 15 brani di cattivo, grezzo, ignorante e corrosivo garage-blues-punk in bassa fedeltà, centrato sulla voce roca e “scorticata” di Reverendo
“Red” Valentine, su una potente sezione ritmica e
chitarre ultradistorte. Un disco suonato a tratti
con ferocia brutale, che non conosce un attimo di
tregua, vivamente consigliato ai cultori del
rock’n’roll più deviato, sporco e selvaggio. Una
menzione speciale merita la giovane etichetta salernitana Disco Futurissimo, già fattasi notare per
la stampa postuma dei Provincials.
Il disco
Black
Brown
and White
l
The
Barsexuals
Disco
Futurissimo/
Dead Music/
Goodfellas
24 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
I
l che spiega come mai il ddl
Boschi&Verdini piace un sacco a Obama, al suo ambasciatore a Roma, a Jp Morgan, a Marchionne e ad altri extracomunitari, ma molto meno agli italiani. Almeno a quelli che hanno
capito su che diavolo si vota: l’abolizione delle elezioni per il
Senato. Roba che in America, se
qualcuno osasse proporla, verrebbe lapidato sulla pubblica
piazza. Infatti anche la Costituzione Usa del 1789 prevede un
bicameralismo pressoché perfetto, con navetta obbligatoria
delle leggi tra Camera e Senato.
In origine i senatori erano nominati dai parlamenti dei vari
Stati (un po’ come nel ddl Boschi&Verdini dai Consigli regionali), mentre i deputati erano eletti dal popolo. Poi, nel
1913, fu approvato il XVII emendamento che introduceva
l’elezione diretta dei senatori.
Gli emendamenti alla Carta americana sono stati appena 27
in 227 anni: l’ultimo è del 1992,
per vietare ai parlamentari del
Congresso di aumentarsi lo stipendio. I Paesi seri aggiornano
le proprie Costituzioni per allargare la partecipazione dei
cittadini, non per restringerla.
L’Italia invece va a passo di
gambero: aveva senatori eletti e
ora, se vince il Sì, non li avrà più.
Eppure Obama ha deciso che
ciò che in America sarebbe una
bestemmia, in Italia sarebbe una benedizione. Per lui e per chi
verrà dopo, si capisce. Da 70 anni l’Italia è una piccola colonia
americana, governata da marionette che ogni tanto vanno a
prendere ordini a Washington.
Ma provate voi a dare ordini a
un premier che poi deve tornare
in patria e convincere la Camera e il Senato ad approvare le direttive della Casa Bianca, il presidente della Repubblica a firmarle, la magistratura a non eccepire la loro incostituzionalità, la Consulta a ritenerle legittime, la libera stampa (ove mai
esistesse) ad avallarle e i cittadini a digerirle. Non si finisce
più.
Molto meglio avere a Roma
un uomo solo al comando che si
nomina la maggioranza dei deputati (con l’Italicum) e dei senatori (tramite le Regioni amministrate dal suo partito), il
capo dello Stato e qualche
membro della Consulta e del Csm a sua immagine e somiglianza. Basta telefonare a lui e tutti
gli altri scattano sull’attenti. Si
fa prima e si risparmia pure sulla bolletta del telefono. Il guaio
è che, a furia di endorsement internazionali, si rischia di insospettire i cittadini: che gliene
frega a Obama, a Jp Morgan e
alle cancellerie europee se
cambiamo la Costituzione o ce
la teniamo stretta? Se continuiamo a eleggere i nostri parlamentari o se li facciamo nominare da un pugno di capipartito? Una domanda oggi, una domanda domani e alla fine qualcuno potrebbe trovare la risposta esatta. Restiamo dunque in
fiduciosa attesa dei Sì di Merkel, Rajoy, Hollande, Juncker,
ma anche – non poniamo limiti
alla provvidenza – di Putin, Erdogan, al-Sisi e magari pure del
presidente cipriota Anastasiades. Intanto, per non farci mancare nulla, Repubblicamostra la
foto di quattro masai del Kenya
accanto al manifesto “BastaunSì”, reclutati da tal Pasquale Tiritò, proprietario di un resort di
lusso a Malindi, dunque “coordinatore di ‘Kenya per il Sì’”.
Sono soddisfazioni.
I
eri Matteo Renzi, felice come Berlusconi di ritorno dalla dacia di Putin, ha intrattenuto gli eurodeputati
Pd sui destini dell’Ue e, soprattutto, sui
suoi giorni a Washington con Obama.
Tra i molti auto-elogi, ci informa l’Ansa, è finita una frase del presidente Usa:
il dossier più delicato che lascerò al mio
successore non sarà tanto la Siria quanto l’Europa. Sembrerebbe una boutade,
un paradosso: non lo è. L’Ue, e in particolare l’Eurozona, strutturata attorno al modello tedesco che in inglese
chiamano beggar-thy-neighbour poli-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016
RIMASUGLI
Una Repubblica
fondata
sul lavoretto
e la geopolitica
» MARCO PALOMBI
cy, politica del “frega il tuo vicino”, è basata sul controllo dei prezzi (cioè dei salari) per spingere l’export: è il surplus tedesco di cui ora si
lamenta anche Renzi e che il governo
Usa indica da anni come fonte di instabilità sistemica. Tra Washington e Berlino l’ora dei pour parler sembra finita:
l’Eurozona esporta deflazione nel
mondo e sta complicando assai la vita
degli Usa. Renzi, già yankeeper cordata
politica, avendo capito che i tedeschi
vogliono buttarlo giù nel 2017, ha deciso di “fare l’americano” dentro l’Ue
con almeno alle spalle “un amico
che mena”. Una battaglia di interessi e rapporti di forza, cioè politica? Forse quella tra Obama e Merkel. L’allegro Matteo sta lì che chiede
carezze al primo e sconti sul deficit alla
seconda sperando di tenersi la poltrona. Tanto, alla fine, la riforma costituzionale che interessa sia a Berlino che a
Washington è questa: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoretto e la sovranità appartiene a chi se la piglia. Sul
primo punto Renzi s’è già portato avanti e il secondo non dipende da lui.