Il Fatto Quotidiano - 21 Ottobre 2016 - 23-10-2016
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Il Fatto Quotidiano - 21 Ottobre 2016 - 23-10-2016
“Con la sonda Schiaparelli l’Italia guida l’Europa su Marte”, aveva tuonato Renzi. Ieri il lander s’è schiantato. Forse che il pianeta rosso vota No? y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!=!"!$!= Venerdì 21 ottobre 2016 – Anno 8 – n° 291 a 1,50 - Arretrati: a 3,00 - a 12 il libro “Scippo dieStato” e con 1,50 – Arretrati: 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 PD CONTRO 5STELLE per bloccare la legge che dimezza la diaria ai parlamentari 61 milioni a 57: si taglia la Casta, si salva la Carta Mannelli » MARCO TRAVAGLIO M I trucchi dem per ritardare il voto sulla proposta M5S che fa risparmiare più della “riforma” costituzionale p I Democratici lunedì in aula alla Camera potrebbero chiedere il rinvio in commissione per discutere gli emendamenti. E con l’esame parallelo della legge di Bilancio, si va oltre il 4 dicembre REFERENDUM RISSA ALLA MOSTRA Il Tar del Lazio I 70 anni del Msi: salva il quesito: fuoco, fiamma “Non ci compete” e quadri infranti q MARRA A PAG. 2 q DELLA SALA A PAG. 2 SOCIAL KILLER Parla il marito “Mia moglie s’è uccisa per un ricatto su Fb” q D’ESPOSITO A PAG. 19 IL DECRETO La rabbia per gli sconti sulle cartelle di chi ha già saldato anche le sanzioni “Siamo i fessi che hanno pagato tutto a Equitalia: ci condonate?” p “ Invece di accanirsi contro i grandi evasori, si nega la dignità alle persone”, dice la moglie di un suicida per i debiti fiscali. E dopo la riforma rimarranno comunque oltre 90 società di riscossione con aggi elevati q CERASA E DERUBERTIS A PAG. 3 q LUCARELLI A PAG. 9 Quel video di Tiziana è ancora sui siti porno q IURILLO A PAG. 9 LA SOLITA ITALIA: FA LA GUERRA PER CONTO TERZI E DI NASCOSTO PRESIDENZIALI USA Il bestiario dei faccia a faccia tv DesperateTrump “Se vince Hillary contesto il voto” Poi il dietrofront p L’altra notte, l’ultimo confronto elettorale ha confermato una campagna di serie B tra insulti e pressappochismo: un dizionario-pulp, dall’Isis a Wikileaks q GRAMAGLIA A PAG. 6 Sfidanti Si vota martedì 8 novembre LaPresse q GUIDO RAMPOLDI A PAG. 17 ANTONIO MANZINI Dopo i thriller, il libro su migranti e lavoro La cattiveria “Io, giallista cresciuto tra le pistole” Obama: “Mi sento italiano”. Infatti presto sarà senza lavoro » ALESSANDRO FERRUCCI O re 15, casello autostradale di Orte, sessanta chilometri a nord di Roma. Antonio Manzini aspetta in piedi, ai bordi di un marciapiede, sommerso da autoarticolati, rumore, un po’ di polvere. Poco lontano una pattuglia della polizia monitora il monitorabile. Lui immobile aspetta, la sua Panda nera, ammaccata, è parcheggiata di lato. La destinazione è Livorno per un incontro con i lettori “ma non mi muovo spesso, quest’anno appena nove volte”. Com’è possibile? Lei è lo scrittore del momento, primo in classifica, una fiction su Rai2 dedicata ai suoi libri, a Rocco Schiavone, un romanzo appena uscito (Orfani bianchi, Chiarelettere), e non va in giro? Pigro? SEGUE A PAGINA 20-21 L’Autogufo WWW.SPINOZA.IT BUROCRAZIA-FOLLIA Vince il concorso ma è troppo brava: tutto annullato q AMURRI A PAG. 8 algrado la nostra congenita gufaggine, accentuatasi notevolmente da quando il presidente del Consiglio ha preso di mira quei simpatici animali notturni, ci auguravamo con tutto il cuore il massimo successo della spedizione a guida italiana della sonda Schiaparelli su Marte. Ma le speranze si sono ridotte al lumicino tre giorni fa, quando abbiamo letto la seguente dichiarazione del noto portafortuna che siede ogni tanto a Palazzo Chigi: “La visita di Stato negli Usa si conclude con la visita al cimitero di Arlington. Oggi ripartiamo per l’Italia, dopo le emozioni della giornata di ieri. Ma intanto il nostro Paese vive un’altra pagina di orgoglio. L’Europa infatti arriva su Marte, con una missione a leadershipitaliana e la sonda Schiaparelli. Un grande sogno europeo, reso possibile dalla straordinaria qualità dei ricercatori italiani che ho incontrato qualche giorno fa a Torino. Viva chi ci prova, viva chi si mette in gioco, viva chi innova”. In quel preciso istante abbiamo avuto come l’impressione che le chancedella missione si fossero ridotte a zero, come quelle di Federica Pellegrini e Vincenzo Nibali alle Olimpiadi di Rio dopo il saluto beneaugurante di Renzi. Infatti ieri, puntuale come un funerale, è giunta dal Pianeta Rosso la ferale notizia: la capsula spaziale s’è schiantata. Non che tra il post renziano e la fine ingloriosa della sonda ci sia un nesso causale, questo mai: possiamo forse credere a queste superstizioni? Ma da chi stana gufi in ogni dove per additarli al pubblico ludibrio, un po’ di sana prudenza sarebbe lecito attenderla. La stessa prudenza che il nostro capo del governo aveva appena usato quando Obama ha auspicato la vittoria del Sì al referendum in Italia (anche se non è parso proprio pronto a scommetterci, infatti ha aggiunto che Renzi deve restare anche se vince il No). Mentre la stampa e le tv di regime esultavano a edicole e reti unificate per il decisivo endorsement, Palazzo Chigi si mostrava più cauto. Forse memore di quel che accadde qualche mese fa quando Obama, in visita a Londra, intimò ai britannici di votare contro la Brexit al referendum del 23 giugno. Risultato: trionfo della Brexit. La stessa cosa, mutatis mutandis, era accaduta l’anno scorso in Grecia, quando Renzi si schierò con la Germania per il Sì al referendum indetto da Tsipras sul piano di austerità della Troika europea e naturalmente vinse il No. Pare infatti che i popoli chiamati al voto tendano bizzarramente a decidere da sé, secondo i propri interessi, che il più delle volte collidono con quelli delle cancellerie estere. SEGUE A PAGINA 24 2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 Lo sberleffo D’ALEMA: “HILLARY MI AIUTÒ A PERDERE” » F.Q. , NON PASSA GIORNO in cui Massimo D’Alema non faccia all’indirizzo di Matteo Renzi non solo critiche feroci, ma pure previsioni non esattamente affettuose. E così, lui che un peso sullo scacchiere internazionale l’ha sempre voluto e l’ha pure sempre rivendicato, adesso quasi quasi lo rinnega. Così, ecco che avverte: “Tutte le persone amiche dell’Italia tengono alla stabilità del nostro Paese, è quindi comprensibile. È capitato anche a me di incontrare presidenti degli Stati Uniti e ricevere il loro incoraggiamento. Tuttavia non sono mai stati determinanti. Io dopo l'affettuoso incoraggiamento di Clinton persi le Regionali del 2000”. Il Lìder Massimo dopo quelle elezioni si dimise. E quindi, l’augurio è doppiamente caloroso. Pure se poi, esplicitamente, dice invece che non è necessario che il premier si dimetta. Dopodiché, ecco un altro distillato del D’Alema-pensiero: “Le opinioni di Obama e dei Socialisti Europei sul referendum? Si tratta di persone amiche interessate alla stabilità dell’Italia più che al merito della consultazione elettorale: non credo che i 47 articoli siano stati tradotti in inglese e studiati dai nostri interlocutori”. Alla Camera La proposta per dimezzare le indennità degli eletti I 5Stelle: “Si taglia più che con la riforma”. E i dem sono in difficoltà STRATEGIE » VIRGINIA DELLA SALA I n commissione Affari costituzionali, nei giorni scorsi, una cosa era certa: la maggioranza non sapeva come votare sulla proposta di legge della deputata Cinque Stelle, Roberta Lombardi, che vuole dimezzare le indennità dei parlamentari e che lunedì arriverà nell’aula di Montecitorio. E sia che il Pd voti a favore, sia che voti contro, rischia di andare incontro a un boomerang. La proposta, infatti, prevede un risparmio annuale che i pentastellati indicano pari a 61 milioni di euro. “Almeno tre in più di quei 57,7 che la Ragioneria ha indicato come il reale risparmio derivante dalla riforma costituzionale e dalla riformulazione del Senato – spiega al Fatto la deputata Lombardi – In commissione è stato subito chiaro che il Pd non sapeva proprio come muoversi”. Il problema è semplice: votare a favore del taglio agli stipendi significherebbe ammettere, in piena campagna referendaria, che un altro modo per ridurre i costi della politica – ultimo argomento su cui ha puntato il Sì – è possibile. Votare contro la proposta, invece, fornirebbe una fortissima arma di propaganda ai Cinque Stelle e a tutto fronte del No. Unica soluzione: farla slittare. I LAVORI. Così, la tre giorni di discussione in Commissione del testo unificato (presentato dalla Lombardi e che teneva insieme proposte simili) è stata caratterizzata, prima di tutto, dai lunghi interventi del Partito democratico. La deputata dem Teresa Piccione, ad esempio, ha ricordato che l’indennità esiste per permettere “alle classi La furbata del Pd per rinviare i tagli ai soldi dei politici spetto agli altri poteri”. Parole accompagnate da decine di emendamenti presentati, però, soprattutto da parlamentari del gruppo Misto e del centrodestra. Mercoledì sera, però, i gruppi (a esclusione di Sel e M5S) hanno votato per mandare in aula il testo senza discutere gli emendamenti. Una conseguenza (che poi è anche un obiettivo): gli emendamenti sono decaduti e ora saranno riproposti in aula. E ora il Pd potrebbe chiedere il rinvio del provvedimento in commissione - e quindi la ripetizione dell’intero iter - con l’obiettivo di allungare i tempi della discussione. Se si tiene conto che di qui a poco inizierà la sessione di bilancio, della proposta Lombardi se ne riparlerà ben 61 mln Il risparmio annuale sui parlamentari stimato dai Cinque Stelle I parlamentari ricevono circa 10 mila euro al mese tra indennità e rimborsi Ansa meno abbienti” di partecipare alla vita politica del Paese. “Non c’era nello Statuto Albertino: oggi permette anche agli artigiani di trasferirsi a Roma qualora avessero un mandato parlamentare” è uno stralcio del suo accorato intervento, quasi che si volesse abolire completamente l’indennità. Poi gli appelli a trattare il tema con una “riflessione approfondita”, a pensare bene ai rischi di “legiferare su questo tema”, del pericolo di “andare incontro a un’auto-delegittimazione ri- oltre il 4 dicembre, data del referendum. “Considerato come il Pd pone in maniera del tutto centrale il tema del taglio ai costi della politica, tanto da farne punto prioritario della propaganda referendaria, siamo sicuri, per un minimo di logica, ma proprio poca poca logica, che il Pd voterà a favore di questo provvedimento con cui il M5S propone il taglio delle indennità dei parlamentari”, ha scritto ieri, provocatoriamente, Beppe Grillo sul suo blog. Poi, ha invitato gli iscritti M5s ad assistere al voto. “Uno spettacolo del genere merita di essere visto in diretta. Per questo vi chiediamo di scrivere se volete seguire la seduta dalla tribuna di Montecitorio”. GIÀ GIOVEDÌ, qualcuno indica- va i possibili cavalli di Troia che potrebbero contribuire a far slittare il voto a dopo il referendum. Emendamenti vari, prese di posizione. Tra questi, l’emendamento, già proposto in commissione, del deputato fittiano Rocco Palese (Conservatori e Riformisti) per istituire una sezione trasparenza sul sito del Governo per la rendicontazione, assieme alla creazione di un Comitato ad hoc presso la Presidenza del Consiglio. Uno dei problemi, per il deputato, sarà come regolarsi in caso di parlamentari che siano anche membri del governo. “Lo riproporrò in aula – spiega, dicendosi completamente estraneo a qualsiasi tentativo di ritardare l’iter e sostenendo che il suo emendamento sarebbe stato appoggiato anche dalla Lombardi–. Però credo che questa proposta di legge vada completata. E poi – minimizza – i rinvii in commissione sono una pratica usuale, per qualsiasi legge. Si pensi alla cannabis: il suo ritorno è stato puramente per ragioni politiche”. Ma ammette: “In commissione non c’ero: non ho idea del perché non siano stati discussi gli emendamenti già in quella sede”. La proposta La proposta di legge, che modifica la 1261 del 1965, fissa l’assegno dei parlamentari a 5.000 euro mensili (oggi l’importo lordo raggiunge i 10.435 euro). Azzerate poi le indennità aggiuntive per altri incarichi interni e tetto massimo di 3.500 euro mensili per i rimborsi. Poi, l’obbligo di pubblicare in Rete il numero dei giorni di presenza in assemblea e commissione per cui si è usufruito di un rimborso per le spese di viaggio e tutta la rendicontazione delle spese rimborsate dal Parlamento © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Tar respinge il ricorso e “salva” il referendum » WANDA MARRA I l ricorso contro il quesito del referendum è stato respinto. Al quarto giorno, il Tar del Lazio ne ha decretato l’ “inammissibilità” per “difetto assoluto di giurisdizione”. Ovvero, ha valutato che Loredana De Petris (Sinistra italiana), Vito Crimi (M5S) e gli avvocati Vincenzo Palumbo e Giuseppe Bozzi non avrebbero dovuto presentarlo al Tribunale amministrativo, visto che “l’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall’ufficio centrale per il referendum istituito presso la corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal presidente della Repubblica nel decreto impu- Quattro giorni per decidere Inammissibile la richiesta di cambiare il quesito. Ma i firmatari faranno appello LaPresse gn at o”. Ricorso respinto, data del referendum invariata. E se il Comitato del Sì plaude al fatto che sarebbe- ro finite le “sterili polemiche” , De Petris e Crimi sostengono che “i magistrati del Tar non hanno dichiarato che il quesito referendario è corretto ma solo che loro non possono farci nulla”. Un elemento che non torna né nel fronte del Sì, né tantomeno in quello del No sono i tempi: perché c’è voluto tanto per una sentenza che alla fine si richiama alla motivazione più immediata e più facile? Nulla era trapelato in questi giorni, nonostante le richieste arrivate – seppur in modo informale – da persone vicine al governo. In più, fanno notare gli avvocati ricorrenti, “dopo avere affermato che il decreto del Presidente della Repubblica d’indizione di un referendum è atto teoricamente sindacabile in sede giudiziaria, il Tar ha finito per negare la sua giurisdizione, come quella di qualsiasi altro giudice”partendo dal “presupposto che il Presidente della Repubblica si sia limitato a recepire l’ordinanza dell’Ufficio Centrale della Cassazione, atto questo ritenuto assolutamente in opp ug nab ile ”. La contraddizione starebbe proprio nel fatto che per tutta la prima parte della sentenza presidente emerito della si considera il decreto sin- Corte costituzionale, al Tar dacabile, per concludere del Lazio (sarà esaminato il 16 novembre) e al Tribunale che non lo è. di Milano (sarà Partita finita? discusso il 27 otNon ancora. Palumbo e Bozzi tobre), sempre sul quesito refestanno valutanrendario. Il rido tutte le possi- Il caso Onida bili sedi per im- L’ex presidente corso, che è firpugnare il ricormato anche dalso al Tar. Tre le della Consulta la professoressa strade indivi- si è rivolto anche B a r b a r a R a nduate: l’opposidazzo, impugna zione revocato- al Tribunale il quesito e il decreto di indizioria da rivolgere ordinario: all’ufficio cenne del referentrale; il regola- si decide il 27 dum perché, si mento di giurisostiene, in un sdizione davanunico quesito ti alle sezioni unite della viene sottoposta all’elettore Cassazione; l’appello al una pluralità di oggetti eteConsiglio di Stato. rogenei. In pratica, si chiede E poi ci sono i ricorsi pre- lo spacchettamento. sentati da Valerio Onida, © RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | Lo sberleffo CAMBIARE L’ITALICUM “MA MAGARI...” » FQ , UNADELLEREGOLE auree della politica romana è quella del “ma magari...”, da pronunciare inderogabilmente con tono melodrammatico, proprio di chi vorrebbe occuparsi di tante cose e non ha mai tempo di farle. “Ci piacerebbe invitarla qui...”, “Ma magari...”; “Sarebbe bello discuterne là...”,“Ma magari...”;“Potremmo prendere un caffé e parlarne con calma”,“Ma magari...”. Meglio ancora se mentre si invoca speranzosi il futuro, si carica l’atmosfera con labbra strette, capo chinato di lato e occhi semi-rivolti al cielo. Ecco, pare impossibile, ma Lorenzo Guerini - deputato, vicesegretario del Pd, già sindaco di Lodi (insomma, uno che i palazzi li bazzica da un discreto periodo) - pare non conosca la regola del “ma magari...”. Altrimenti non si spiega perché non l’abbia usata, ieri, uscendo dalla pri- »3 ma (e ultima) riunione della commissione dem nata per cambiare l’Italicum. Il vertice - che doveva servire a placare la riottosa minoranza pronta a votare No al referendum - è stato inutile come previsto, tanto che Guerini alla domanda “Vi rivedrete presto?” ha risposto “Non c’è bisogno di convocarci, noi ci vediamo sempre”. Per dire di no, caro Guerini, c’era il rodato “ma magari...”. Suvvia, la tradizione è una cosa seria. I TARTASSATI La rabbia di chi ha saldato il debito con lo Stato: “Il governo s’inventa il condono, uno sconto del 40%. A me nessuno darà indietro gli interessi smisurati che ho versato” » PATRIZIA DE RUBERTIS S ono passati già quattro anni dal suicidio del marito Giuseppe Campaniello, un artigiano che si è dato fuoco davanti all’Agenzia delle Entrate di Bologna, tormentato da 100 mila euro di cartelle esattoriali. Ma la signora Tiziana Marrone non smette di rivivere ogni giorno quel dramma e lo vede riflesso negli occhi di imprenditori, commercianti o semplici contribuenti che “continuano a trovarsi di fronte alla totale solitudine e all’abbandono da parte di uno Stato cieco e sordo”. Da anni Tiziana va ripetendo che “Equitalia è un mostro che va chiuso”. “Fino all’ultimo centesimo Noi, i fessi che pagano tutto” tre diventiamo cittadini di serie C”. Il signor Pasqualino, costretto ogni mattina all'alba a scaricare le casse al mercato, ha affrontato il rigore di quella riscossione crediti dura e inflessibile che a lui, come agli altri, ha concesso solo la rateizzazione. “Ora –sbatte i pugni sul tavolo – s'inventano uno sconto di quasi il 40% dell'importo della cartella. A me qualcuno darà indietro gli smisurati interessi che ho pagato? Così diventa una battaglia tra poveri. Non possono chiedermi anche di odiare chi NON È SUCCESSO. Casi simili si sono susseguiti, con centinaia di imprenditori sul lastrico, cittadini senza più casa, auto e dignità. È servita la pressione di un referendum da vincere (quello costituzionale del 4 dicembre) per far comprendere che è giusto pagare le tasse, ma vessatorio chiedere interessi su interessi, come se lo Stato fosse un usuraio. E ora che in ballo c'è la rottamazione delle cartelle esattoriali – annunciata dal premier – che effetto fa a chi in questi anni è riuscito, nonostante tutto, a sopravvivere? Allora la rabbia di Tiziana sale: “Nessuno mi darà indietro mio marito. Qui, invece, di accanirsi contro i grandi evasori, si continua a negare la LA STORIA Il prezzo dell’onestà Il 60enne che ha svenduto il bar per saldare una cartella da 60 mila euro dignità delle persone. L'uomo così diventa niente”. A non toccarla piano è anche Dino Pasqualin, 60enne di Treviso che, a un soffio dalla pensione, ha ricevuto una cartella esattoriale da 30 mila euro che l'ha costretto a svendere ai cinesi il bar in piazzetta. “Sono frastornato per la modalità con cui è stato introdot- La beffa Equitalia: il premier ne ha annunciato la “chiusura” (entrerà nell’Agenzia delle Entrate) Ansa to questo condono”, spiega l'uomo che aderisce all'associazione “Vittime di Equitalia”. E, con insistenza, chiede: “È chiaro a tutti che non frega a nessuno di noi che abbiamo resistito e che non ci siamo fatti strozzare dalle tasse? Il governo –dice esasperato –punta solo a fare cassa strizzando l'occhio al referendum, men- avrà lo sconto sulle cartelle esattoriali, perché a loro non è stato chiesto di vendersi tutto, compresa l'anima”. ANCHE a Marco Breschi nessuno darà indietro il camion (e di conseguenza il lavoro) che gli è stato pignorato dopo aver saltato una rata con Equitalia. “Io – scandisce lentamente – ho pagato fino a l’ultimo centesimo il mio debito di 300 mila euro. Sono svuotato e non riesco a credere che sia rimasto con il cerino in mano mentre la politica, per farsi bella e compiacente sta dando agli altri una chance a me negata”. ROTTAMAZIONE delle cartel- le, nell'ottica del “fisco amico”, per usare le parole di Matteo Renzi, che non deve neanche essere nominata quando, ogni martedì sera, puntuali alle 20.30, ci si riunisce a Como nella sede del movimento “Drappo Bianco”. A presiedere una quindicina di contribuenti vessati da Equitalia c'è Giuseppe Caggiano, imprenditore nel settore dei marmi, che per protesta risveglia città e paesi tra lenzuola bianche listate a lutto. “Questi incontri, che vanno avanti fino a tarda notte, servono come valvola di sfogo. Ognuno racconta la propria storia e – ammette – sembra di stare subito meglio. Noi siamo i sopravvissuti alla grande crisi, ma non abbiamo stellette sul petto. Che cazzo ho pagato a fare le cartelle per poi scoprire dalla sera alla mattina che se non fossi stato un contribuente onesto avrei pagato meno?”. Siamo i sopravvissuti alla crisi Che c...o ho pagato a fare per poi scoprire un giorno che se fossi stato disonesto avrei versato meno? GIUSEPPE IMPRENDITORE © RIPRODUZIONE RISERVATA Riscossione 38 società cancellate su 152. Alcune sotto inchiesta: non versavano i tributi Le altre Equitalia, tra scandali e prezzi alti » LUCIANO CERASA L’ ennesimo “pen ul ti matum” dell’Agenzia delle Entrate sul pagamento delle cartelle esattoriali scadeva ieri. I contribuenti che non erano riusciti a stare dietro al piano di rateizzazione concesso fino al primo luglio del 2016, avevano la possibilità di riaprire la partita con il fisco e fare domanda entro il 20 ottobre, per spalmare il dovuto fino a 72 rate. Statisticamente le adesioni pervenute sono prossime allo zero. Non sarà tecnicamente un condono, come tiene a sottolineare il ministro de ll ’Economia Pier Carlo Padoan, ma gli effetti sono gli stessi. È bastato l’annuncio della rottamazione delle cartelle e i pochi contribuenti volenterosi sono scomparsi. Tutti in attesa della sanatoria che ha costi molto più bassi e dell’annunciata rivo- luzione nel sistema della riscossione. Il “cambia verso” di Matteo Renzi ha le gambe corte. Quanto basta per coprire la distanza - 5,8 chilometri in tutto - tra le sedi romane di Equitalia e dell’Agenzia delle Entrate che la dovrebbe inglobare entro sei mesi. L’ATTUALE agente della ri- scossione è totalmente a capitale pubblico ed è posseduta al 51% proprio dall’Agenzia delle Entrate. La stessa organizzazione, braccio operativo del ministero dell’Economia, che evidentemente non si è preoccupata molto dei metodi usati dalla controllata per rientrare dei crediti fiscali, senza troppe distinzioni tra furbetti incalliti e piccoli imprenditori caduti in disgrazia, o peggio, perseguitati per sbaglio. Del resto il governo Renzi non è il primo a tentare la via della li- Una cartella esattoriale Ansa quidazione di Equitalia, per scrollarsi di dosso la rabbia che monta dal territorio. Mario Monti aveva già decretato dal primo gennaio 2012 la fuga dal concessionario pubblico per 6100 Comuni, il 75% del totale. Una mini-riforma richiesta dalla stessa Equitalia che non riusciva a pareggiare il bilancio con l’8% dell’aggio fissato per legge, poi sceso al sei. Il caos che ne è seguito ha spinto il legislatore a concedere ben otto proroghe. L’ultima al 31 dicembre 2016. Molti comuni, soprattutto tra quelli amministrati dalla Lega e dai Cinque stelle che denunciano da tempo i metodi di Equitalia, hanno tentato di emanciparsi internalizzando il servizio o rivolgendosi ai privati, almeno per quanto riguarda la riscossione spontanea dei tributi. Ma il passaggio non è stato indolore. Molte tasse riscosse dai nuovi accertatori sono svanite nel nulla. Ad oggi, gli iscritti all’albo dei soggetti abilitati alla liquidazione, all’accertamento e alla riscossione dei tributi, sono 152. Nel tempo ne sono stati cancellati d’ufficio 38, falcidiati dalle vicende giudiziarie che li hanno investiti da nord a sud. La pri- importanti, come Foggia e ma a operare e anche a spro- Bologna. La società Riscosfondare negli scandali, è stata sione Sicilia, controllata al Tributi Italia, che ha portato 99,9% dalla Regione, è in covicino al dissestante perdita. sto finanziario Fino al 2015 è centinaia di coriuscita a incassare solo il 3,7% muni. A questa si sono aggiunte Uffici deserti dei crediti. Una le vicende della Ieri ultimo giorno situazione molto diffusa nel Gema spa di M ez z o gi o r no . Foggia e della per accedere alla calabrese Soge- rateizzazione: La riscossione è un affare miliarfil, che provvedevano a incas- nessuno paga dario. Secondo quanto riferito sare i tributi lo- in attesa cali ma non a alle commissioni parlamentari, versarli nelle della sanatoria casse comunali. l’aggio che i comuni corrisponTra le società cancellate c’è poi l’Aipa Spa. dono ai privati ai quali è stato Gestiva l’attività di riscossio- appaltato il servizio, oscilla ne per 800 comuni. La pro- in media tra il 15 e il 25% del cura di Milano e la Guardia di riscosso. Tra l’8 e il 15% nell’iFinanza stanno cercando, tra potesi dell’affidamento della le proprietà degli ammini- sola riscossione coattiva. E le stratori di alcune controllate, casse dei Comuni sono sem150 milioni che manchereb- pre più vuote. bero all’appello di municipi © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 » ECONOMIA Lo sberleffo VIRGINIA E LA SUPER SAGA DI “REPUBBLICA” » FQ FUORILEGGE » MARCO PALOMBI A nche oggi, c’è da scommetterci, giornali e tv racconteranno le novità della manovra, gentilmente ammannite loro dal governo stesso visto che non esiste alcun testo ufficiale e nemmeno bozze che lascino pensare a un prodotto legislativo quasi concluso. Questo accade nonostante tanto la legge di Bilancio quanto il cosiddetto “decreto fiscale” siano stati approvati dal Consiglio dei ministri sabato 15 ottobre, sei giorni fa. TRADOTTA, la notizia è questa: la manovra finanziaria per il 2017 viene approvata dal governo con un procedimento palesemente illegittimo. È la legge a dirlo: il Consiglio dei ministri “determina la politica generale del governo e l’indirizzo generale dell’azione amministrativa. Esso delibera, inoltre, su ogni altra questione relativa all’indirizzo politico”. E niente decreto... Al Colle non hanno visto il testo fiscale: perché non esiste, eppure era “urgente” Non si può, insomma, far finta di approvare una legge che viene scritta dopo il suo passaggio in Consiglio, unica sede legittima di decisione: in questi giorni sono mutati i saldi della manovra, il gettito di alcune misure, la copertura delle altre, interi pezzi di provvedimenti hanno traslocato dal decreto al ddl e viceversa. Chi decide? Chi è responsabile? Forse, come già un altro capo del governo prima di lui, Renzi potrebbe rivendicare “la responsabilità politica, morale e storica” della procedura, ma questo non la rende- | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 , IN PRINCIPIO il problema di Virginia Raggi fu la figlia non riconosciuta di un ex Nar. Adesso Repubblica scopre un’altra storia che fa traballare la poltrona del sindaco Roma. Questa volta il quotidiano pubblica un articolo dal titolo: “Roma, dai paradisi fiscali all'hotel di Fuksas: gli affari del manager ex socio di Raggi.” Il manager è Giuseppe Rojo, fratello di Gloria, ex collaboratrice di Franco Panzi- roni, ex amministratore delegato di Ama e ora a processo nell’ambito dell’inchiesta denominata Mafia Capitale. Gloria e Giuseppe erano titolari della Hgr Srl, una società di recupero crediti di cui è stata presidente la Raggi per sette anni quando lavorava per lo studio Sammarco. Repubblica scopre anche che “alle British Virgin Island, come documenta la banca dati dell'ICIJ, il Consorzio internazionale di giornalismo investigativo che ha portato alla luce 175 mila società costituite nei paradisi fiscali, Giuseppe Rojo, quello che la Raggi non ricorda” apre “una società off-shore. La ‘Xtreme High Returns Inc.’”. E non è finita. Perché adesso Giuseppe Rojo –mentre la Raggi è diventata sindaco –è il mediatore della vendita dell’Hotel Lama, progettato da Fuksas che Eur Spa sta cercando di vendere. Una storia così avvincente, degna di un thriller, non si sentiva da tempo. E ora nella manovra fantasma si aprono buchi miliardari Rispetto alle slide di Renzi, nelle tabelle del Tesoro mancherà gettito dallo sconto sulle cartelle di Equitalia e dai condoni rebbe comunque legittima, né farebbe fare miglior figura ai suoi ministri silenti. Persino Il Sole 24 Ore ieri, seppur senza intimare al governo il rituale “fate presto”, ha evidenziato in prima che “numeri e testi che ballano” sono una “prassi da cambiare”. Finora l’unico nel Pd ad aver fatto sentire la sua voce sul punto è Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, organo che - per legge - avrebbe dovuto ricevere la manovra ieri e non la vedrà prima di lunedì: “Sarò pure fuori dal tempo, ma tra i Consigli dei ministri sulla manovra da 9 minuti di tremontiana memoria, quelli moderni allo stato gassoso e quelli di Prodi e Padoa Schioppa che duravano 13 ore ma si concludevano con testi firmati e non più modificabili non ci sono dubbi, preferisco questa terza opzione”. In realtà, allo stato gassoso sono ormai pure i cosiddetti “pre-consigli”, in cui il lavoro legislativo viene portato avanti dai tecnici dei ministeri per arrivare “pulito” al tavolo politico. Una procedura opaca per cui nessuno sa più chi scriva cosa: alla Ragioneria generale dello Stato, per dire, quando hanno visto Renzi “predire”via slide4 miliardi di gettito dalla rottamazione delle cartelle di Equitalia sono impazziti. E infatti, oggi, nelle tabelle di lavoro della manovra non si Testo fantasma Il Fatto di ieri INUMERI 6 giorni Il tempo trascorso da quando la legge di Bilancio è stata approvata dal Consiglio dei ministri: non c’è ancora un testo 1,8 mld L’incasso previsto ora dal condono delle cartelle Equitalia: nel Dpb era di 3,2 miliardi. Renzi ha detto sabato che erano 4 0,3 mld Il taglio delle uscite che studia il Tesoro: nel mirino sembra ci siano i fondi destinati al rinnovo del contratto degli statali parla affatto dei 4 miliardi di Renzi, né dei 3 miliardi scritti nel Draft budgetary planinviato a Bruxelles martedì: al massimo la rottamazione delle cartelle porterà 1,8 miliardi, dicono sconsolati al Tesoro. È un buco enorme e non è il solo emerso dopo le slide: pure il condono sui contanti in nero potrebbe riservare sorprese. Non a caso, insieme alle entrate, nelle bozze di lavoro calano pure le uscite: mancano 300 milioni, si dice, al contratto del pubblico impiego. LE COSE, peraltro, stanno an- che peggio di così se si considera che Renzi ha annunciato un decreto “con particolari caratteri di urgenza” (come prescrive la Costituzione per i decreti) in materia fiscale con cui “chiudere Equitalia” e fare molto altro di cui nessuno ha ancora letto una riga dopo sei giorni: agli sportelli, però, intanto i contribuenti hanno smesso di pagare. La colpa, dicono fonti del Tesoro, è di Palazzo Chigi. All’inizio quel decreto doveva riguardare solo un anticipo del cosiddetto “ass estame nto 2016” per poter usare subito i soldi residui del cosiddetto “Fondo Boschi” di Palazzo Chigi (ve ne abbiamo parlato ieri). La presidenza del Consiglio, poi, ha voluto farlo diventare un mostro legislativo: riforma di Equitalia, rottama- Il ministro Pier Carlo Padoan LaPresse zione delle cartelle, condono sui capitali in nero e pure sui contanti in nero, più decine di altre norme (studi di settore, semplificazioni, etc). Ammesso che il Quirinale faccia passare un tale obbrobrio come decreto - ieri sera non avevano ancora letto neanche una riga - la cosa finirebbe per costare caro al governo: le norme fiscali, per richiesta già anticipata dalle op- posizioni, in Parlamento avrebbero la precedenza sulla manovra con rischi di ritardi difficilmente recuperabili. Si finirebbe con un Bilancio dello Stato scritto con una procedura illegittima imposto al Parlamento dopo un dibattito strozzato. Forse il Colle, garante della Carta, dovrebbe dire due parole - in pubblico - su questo modo di governare. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN TRIBUNALE Si passa alle carte bollate Mediaset-Vivendi ai ferri corti: il titolo del Biscione precipita “CIVEDIAMO in tribunale”, si sono detti Mediaset e Vivendi. La prima udienza è fissata per l’8 novembre e i tempi per arrivare a una conclusione giudiziaria sull'affare Premium sono incerti, questo pesa sul titolo in Borsa. Intanto i francesi comunicano finito l'”interim management”, ovvero quel fair agreement che consente la gestione congiunta di vecchio e nuovo azionista fino al closing dell’operazione. Media- Piersilvio Berset ha chiuso a -3,39% (2,62 euro) ma in mat- lusconi Ansa tinata ha visto uno stop al ribasso e un minimo a 2,54 euro (-6%). Indifferente Vivendi (+0,03% a 18,47 euro). Nessun accordo imminente dunque ma una contrapposizione a colpi di azioni legali. Vivendi ha scritto a Mediaset (che ha ricevuto la lettera ieri) per ufficializzare "la cessazione del sistema di gestione di 'interim management' per la società Mediaset Premium". Per il gruppo di Cologno i danni provocati dal dietrofront dei francesi "non si possono cancellare, l’inaccettabile comportamento di Vivendi ha bloccato l'impostazione di un’intera stagione di abbonamenti e calcistica" sottolinea in una nota Mediaset. q ECONOMIA Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | A TORINO POCO DOPO i cento giorni di governo, l’amministrazione di Chiara Appendino si trova in mezzo a un bel problema. I finanzieri in forza alla Procura di Torino hanno acquisito nel Comune i bilanci della città e di due sue società, l’azienda dei trasporti locali Gtt e quella delle infrastrutture Infra.To, nell’ambito di un’indagine del sostituto procuratore Ciro Santoriello, a capo del gruppo “Reati economi- q I conti non tornano, la Finanza prende i bilanci in Comune IL SUMMIT » STEFANO FELTRI I vertici in cui non c’è niente da decidere sono quelli in cui i governi europei riescono a dare il meglio di sé nel generare entropia. Ieri si è riunito a Bruxelles il Consiglio europeo con i suoi 28 membri e già questa è una notizia: dopo il vertice informale di Bratislava del 26 settembre, si torna alla normalità, diciamo così, con la Gran Bretagna al tavolo. Il 23 giugno gli inglesi hanno votato l’addio, ma il governo aspetterà almeno marzo per attivare l’articolo 50 del trattato e iniziare il distacco. Dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz a quello francese François Hollande, tutti vogliono dare l’impressione di un’Europa coesa che ora non vede l’ora di chiudere la questione. La premier Theresa May avverte gli altri partner: “Ho un messaggio molto chiaro, la Gran Bretagna sta Migranti e crescita L’agenda resta quella del vertice di Bratislava, ignorate le priorità italiane lasciando l’Ue ma continueremo ad avere un ruolo pieno finché non ce ne andiamo”. Ci sono temi molto concreti. Per esempio: Londra deve pagare o no il proprio contributo di 20 miliardi al bilancio comunitario 2014-2020? Hollande minaccia: “La May vuole una Brexit dura? I negoziati saranno duri”. MA QUESTA Unione europea non spaventa nessuno, basta vedere cosa è successo ieri con il Belgio. Nel tardo pomeriggio Paul Magnette viene convocato al tavolo dei capi di Stato e di governo anche se è soltanto il ministro-presidente della Vallonia, regione francofona del Belgio, con 3,6 milioni di abitanti sugli oltre 500 dell’Unione. Assieme all’ex premier belga, Elio Di Rupo, noto per i suoi papillon, guida la rivolta contro il Ceta, trattato commerciale tra l’Unione europea e il tranquillo Canada. Dopo anni di negoziati, a febbraio le due controparti sono arrivate a un accordo: il Ceta è il primo trattato commerciale della nuova generazione, di quelli negoziati direttamente dalla Commissione. Dal 2009, infatti, il Trattato di Lisbona ha reso la politica commerciale una competenza esclusiva dell’Ue (decide il Consiglio, negozia la Commissione, approva il Parlamento europeo). A luglio la commissaria Cecilia Malmström ha comunicato al Consiglio che, dopo un’attenta analisi giuridica, la Commissione aveva deciso che il Ceta era per intero di competenza comunitaria, ma che chiedevano co- ci”. Si tratta di un fascicolo “modello 45”, senza ipotesi di reato, né indagati, nato dall’esposto di Alberto Morano, consigliere del centrodestra che denuncia i disallineamenti dei bilanci tra la città e le sue società: nei rendiconti di queste ultimi ci sarebbero dei crediti per 40 milioni di euro vantati sul Comune che non risultano nel bilancio 2015 del municipio e altre incongruenze. Per questo la giunta ha avviato un au- dit interno ancora in corso, mentre Morano in consiglio comunale ha sottolineato come “almeno uno dei due bilanci non rappresenta un quadro fedele”. A una prima analisi degli investigatori i milioni in dubbio sarebbero soltanto cinque. L’ex sindaco Piero Fassino garantisce sul “rigore” dei bilanci, ma Beppe Grillo lo accusa di aver “lasciato una voragine”. AN.GI. Altro che Brexit, Europa in ostaggio dei valloni La scheda che fissa le tappe per realizzare l’agenda di Bratislava indica come priorità quella di rafforzare l’accordo con la Turchia, di sostenere i Paesi dei Balcani di fronte all’immigrazione, e dei controlli alle frontiere. Non c’è traccia delle istanze avanzate dall’Italia: redistribuzione dei richiedenti asilo (ancora ieri l’ungherese Viktor Orbán si è opposto) e flessibilità delle regole di bilancio. “BASTA CHE UNO dei 38 Par- lamenti nazionali e regionali dica No e la ratifica si blocca”, dicevano perplessi i sostenitori del Ceta nei mesi scorsi, citando, per paradosso, che perfino il Parlamento della Vallonia, titolato a votare nel complesso schema federale belga, poteva fermare il trattato. È successo, con il voto di martedì: il giovane e dinamico premier canadese Justin Trudeau è furioso e vuole cancellare il viaggio in Europa della prossima settimana. Ma i parlamentari valloni sono scettici: non che il trattato minacci direttamente i loro interessi, ma ne contestano l’impianto, a cominciare dai tribunali arbitrali (Isds) per dirimere i contenziosi tra multinazionali e Stati coinvolti nel trattato. L’ipotesi di compromesso che circolava ieri sera era la modifica delle dichiarazioni interpretative del Ceta per recepire le istanze dei valloni. Visto che le questioni interne sono un disastro, l’Ue si proietta nel mondo. La tabella AGCOM Le decisioni e le analisi dell’Autorità delle Comunicazioni Il Tg4 sanzionato per colpa del Sì. Richiamo a tutte le emittenti: troppo spazio a Renzi L’AUTORITÀ garante per le Comunicazione ha analizzato in consiglio gli studi sulle presenze in televisione delle forze politiche negli ultimi mesi e sulla parità d’accesso riservata agli esponenti del Sì e del No in vista del referendum di dicembre. Secondo l’Agcom, soltanto il Tg4 deve riequilibrare e di molto lo spazio sul referendum, perché gli esponenti del Sì hanno conquistato il 73 per cento del tempo. Il telegiornale di Mediaset, la televisione di Silvio Berlusconi che in teoria avrebbe schierato Forza q Italia sul fronte del No, ha ricevuto una sanzione. L’Autorità ha richiamato, invece, tutte le emittenti (Mediaset, Rai, Sky e La7) perché lasciano troppo spazio agli esponenti del governo e al presidente del Consiglio su temi però non inerenti al referendum. Le opposizioni esultano: per una volta, l’Agcom ci ha dato ragione. E la maggioranza dem si difende: Gasparri&C. non sanno leggere i dati. I numeri dicono che Renzi ha parlato per otto ore in quindici giorni solo su Rai e Mediaset. giorni fa il presidente Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e Hollande, sostenuti da Theresa May, hanno proposto nuove sanzioni contro la Russia per il suo sostegno al governo del dittatore Bashar al Assad in Siria. L’Italia non le gradisce, ma a esporsi sono Finlandia ed Estonia che si oppongono, temendo ripercussioni. L’unico punto fermo di questa Europa vacillante sembra essere Mario Draghi, il presidente della Bce: nella conferenza stampa mensile ha confermato che le misure straordinarie del Quantitative easing non subiranno stop improvvisi. E potrebbero continuare anche oltre la scadenza prevista del marzo 2017 (proprio quando la Gran Bretagna dovrebbe iniziare i negoziati di distacco). © RIPRODUZIONE RISERVATA Guerra di accademie Al femminile solo in Italia. E per la May è “smooth” LA CURIOSITÀ » CATERINA SOFFICI Londra N DOPO AVER INCONTRATO due Il bacio Juncker e la premier inglese Theresa May. Dietro, Renzi e Alexis Tsipras LaPresse IL CETA è il trattato commerciale tra Unione europea e Canada. Anche se la Commissione europea lo ha giudicato di competenza solo comunitaria (dal 2009 la politica commerciale la fa solo la Ue), a luglio ha chiesto ai Parlamenti dei Paesi membri di pronunciarsi comunque sulla sua approvazione. Basta un solo voto contrario a bloccarlo. E, come temuto, il parlamento regionale della Vallonia (Belgio) lo sta tenendo fermo n Governi paralizzati da una Regione del Belgio che blocca l’accordo col Canada munque ai Parlamenti nazionali di esprimersi. Per dare più legittimità democratica al Ceta e disinnescare un po’ di polemiche attorno al trattato, visto dai movimenti no-global come la prova generale per il Ttip, accordo ancora in discussione tra Ue e Usa. »5 on stiamo parlando del sesso degli angeli, ma di quello della Brexit. Nell’attesa di capire il vero significato di questa parola, ovvero cosa significherà per l’Unione europea e per il Regno Unito, gli Stati membri si sono dilettati nel frattempo a sviscerare il seguente dilemma: “Brexit” è maschile o femminile? Insomma, voi dite la Brexit o il Brexit? In Italia della questione è stata investita nientemeno che l’A c ca d emia della Crusca, la quale ha sentenziato che è preferibile l’opzione femminile. La motivazione è lunga e dettagliata e si può riassumere nel fatto che essendo il termine “uscita” femminile, anche Brexit (uscita della Gran Bretagna) va trattata nello stesso modo. Anche nel caso di “global warming”, l’articolo diventa maschile perché si ap- Uscita della Gran Bretagna dall’Ue Gli Stati si dividono, ma sul “sesso” Oltre la Manica Una manifestazione a favore della Brexit Reuters poggia a “ris cald amen to” che è maschile. Quindi “il riscaldamento globale”. Come riferiva ieri il quotidiano britannico The Guardian, la questione è stata risolta diversamente in altri paesi. E la Brexit, apparentemente è femmina solo in Italia. Infatti è maschile in Fran- cia (in attesa del pronunciamento definitivo Académie Française), perché in francese i neologismi sono quasi sempre maschili e anche le parole che finiscono in “t” (con le accezioni di la nuit, la forêt, la plupart). In Germania anche hanno deciso che “der Brexit”è una cosa maschile. È un’eccezio- ne, dicono, perché i nomi che finiscono in “it” sono in genere “neutri”, quindi l’articolo dovrebbe essere “das” (esempio, das dynamit). Invece è der Brexit, probabilmente perché l’uscita in tedesco è maschile: der Austritt. Per gli spagnoli invece el Brexit segue la regola di tutte le parole mutuate dall’inglese, cioè diventa maschile di default. Ma la storia non finisce qui. Perché su quest’araba fenice della Brexit, di cui tutti parlano ma che nessuno sa come sia fatta, in Gran Bretagna fanno altre elucubrazioni. Tra i falchi che la vorrebbero “hard” cioè dura e le colombe che la chiedono “soft”, ovvero morbida, un po’ come le uova sode, il premier Theresa May ha invece chiarito che il suo ideale sarebbe una “smooth Brexit. Ossia liscia. Ipotesi gasata o Ferrarelle non sono ancora pervenute. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 NEW YORK RECORD DI BAMBINI HOMELESS Record negativo per la città di New York e per il sindaco democratico, l’italo-americano Bill de Blasio: nella Grande Mela il numero dei senzatetto ha raggiunto i massimi storici, con oltre 60 mila persone nei rifugi di emergenza. A rivelare il dato è il rapporto del Department of Homeless Services, secondo cui nei rifugi ci sono a oggi 60.017 individui (36.463 adulti e ben 23.554 bambini). LaPresse USA RIVELATI CODICI DELLA CYBER-GUERRA L’intelligence Usa trema di fronte al furto di dati top secret alla National Security Agency (Nsa), dopo l’arresto dell’artefice Harold Martin III, 50enne veterano della Marina, con lo smacco di una vendita all’asta sul web di codici per penetrare nelle reti di governi rivali quali Russia, Cina e Iran. Martin ha collezionato file classificati per almeno 16 anni. Caso potenzialmente peggiore di quello di Snowden. Ansa La sparata della disperazione Trump: “Se perdo non vale” A TU PER TU HILLARY E LA STRANA PASSIONE PER I TESCHI » MARCO DOLCETTA Dopo l’ultimo dibattito Tv (con la Clinton in vantaggio) il repubblicano scuote U le fondamenta del voto Usa rifiutandosi di accettare l’esito delle urne l’8 novembre D onald Trump s’accorge d’averla fatta grossa. E, per metterci una pezza, la combina più grossa: dopo essersi rifiutato d’impegnarsi a riconoscere l’esito del voto dice, parlando in Ohio, che lo accetterà “se vinco io”. Sennò farà ricorso. Per i media è un attacco alla democrazia: così, il New York Times interpreta la spada di Damocle posta sulle presidenziali dell’8 novembre dal rifiuto del magnate d’impegnarsi a riconoscere la propria – sempre più probabile – sconfitta. Rispondendo a una domanda sui sospetti di brogli da lui avanzati, Trump crea la sorpresa e dice “Lascio la suspense. Deciderò al momento”. Restano tutti di stucco: il moderatore, giornalista della Fox, Chris Wallace; i media, che subito la sparano nei titoli d’apertura dei siti; il suo vice, Mike Pence, e il suo partito, che avevano sempre so- PARLA COME MANGI » GIAMPIERO GRAMAGLIA A l e p p o S u l l a c i ttà-martire siriana l’uno attacca – “È colpa vostra”, di Obama e della rivale –, l’altra s’arrocca. Che cosa voglia fare il magnate non si sa. L’ex segretario di Stato ha in mente una no fly zone, ma non vuole mandare soldati né in Siria né in Iraq. Corte Suprema Morto il conservatore Antonin Scalia c’è da nominare un giudice: Trump ha già una lista di solidi conservatori, Hillary è meno massimalista, ma si rende conto che alcune recenti conquiste civili potrebbero essere a rischio. Donne Trump ripete che nessuno tratta le donne meglio di lui, la Clinton porta esempi che indicano il contrario. Ma si evitano “chiacchiere da spogliatoio”. Europa Se n’è sempre parlato pochissimo, stavolta non se ne parla proprio. Trump trova solo modo di ricordare agli alleati d’ogni longitudine che dovranno pagare di più per la propria sicurezza; la Clinton li tranquillizza: “Rispetteremo i patti”. I mm i gr a ti Sono soprattutto i milioni – 11, secondo le stime – illegalmente presenti nell’Unione e quelli che vogliono entravi dal Messico, ma pure i rifugiati provenienti da Medio Oriente e altre aree di conflitto. Trump insiste sul muro e frena sulle deportazioni di massa; la Clinton è contro il muro, ma mitiga l’apertura all’accoglienza rafforzando i controlli. come lui vuole, dice che sono truccate”; e snocciola una sfilza di esempi, fino agli Emmy non vinti dal suo programma tv. Hillary dice: “Donald denigra la democrazia americana, è il candidato più pericoloso che ci sia mai stato”. Lui afferma: “Il voto è truccato a partire dal fatto che la Clinton non dovrebbe potere correre, dovrebbe essere in prigione”. IL PRINCIPIO della transizione senza Passaggio di consegne? Hillary Clinton e Barack Obama Reuters stenuto del contrario - ci si batte fino al voto, poi il popolo decide e mette tutti d’accordo. L’unica che s’era preparata a questa eventualità è Hillary Clinton. La candidata democratica replica: “Tutte le volte che le cose non vanno sussulti da un’Amministrazione all’altra è bruscamente messo in discussione per la prima volta nella storia Usa. Forse, qualcuno gli tira la giacca e lui allora se ne esce con la toppa che è peggio del buco: “Se vinco io, vale. Se perdo, no”. Il suo pubblico applaude fragorosamente. A Roma, Loretta Lynch, ministro della Giustizia Usa, assicura: “Il nostro sistema elettorale è sicuro”. A Las Vegas è stato un dibattito senza strette di mano, né prima, né dopo. A caldo, i sondaggi dicono che la Clinton inanella la terza vittoria: la Cnn le assegna il successo 52 a 37%. Lui, però, si proclama vincitore e domina su Twitter con il 60% dei cinguettii. Trump, che deve rimontare, si presenta più aggressivo e a tratti concitato; la Clinton mantiene sempre il sorriso (un po’posticcio) e la fermezza. Lui veste scuro con cravatta rosso repubblicano; lei ha una tunica bianco panna, colletto coreano e taglio che evoca l’India, e acconciatura molto curata. Mentre spunta la decima donna che lo accusa di molestie 18 anni or sono, Trump tenta la rimonta. Hillary deve solo evitare di sbagliare: il suo rivale, da un mese, fa e disfa tutto lui. G. G. © RIPRODUZIONE RISERVATA Da Aleppo a Wikileaks un vocabolario “ignorante” Al ribasso Frasario semplificato all’osso e soluzioni non dettagliate: i due sfidanti hanno fatto a gara nel banalizzare i temi fondamentali Ok Corral Un momento del terzo e ultimo dibattito tv svoltosi a Las Vegas Ansa Mosul Il 9 ottobre, era stato Trump a suggerire d’organizzare un’operazione per liberare la città irachena in mano all’Isis. Ora che l’offensiva è stata lanciata, si lamenta che sia stata annunciata in anticipo (“Così, se ne sono scappati tutti”) e sostiene che serve solo a cavare le castagne dal fuoco a Obama e Clinton, responsabili della nascita del Califfato. Pu ti n né la Clinton né Trump vogliono passare per amico suo – Hillary non corre il rischio; Donald sì, per via degli apprezzamenti e dei tanti favori che la sua campagna riceve via hacker russi e Wikileaks. L’ex segretario di Stato descrive il rivale come un burattino nelle mani di Putin; il magnate dice, a più ri- prese, che Putin (e pure al-Assad) sono più furbi di Obama e della sua avversaria e li mettono nel sacco. Roe vs Wade La contestata sentenza del 1973 della Corte Suprema su cui si basa il fragile diritto all’aborto delle donne americane. Prima, l’aborto era regolato dagli Stati. Trump, ‘pro vita’, vuole ridare la competenza agli Stati. La Clinton, ‘pro scelta’, vede bene lo ‘statu quo’. Secondo Emendamento Apportato nel 1971, sancisce il diritto dei cittadini a possedere e portare con sé armi da fuoco. Il testo si riferiva all’esigenza di “una milizia organ iz z a ta ” nel contesto della Guerra d’Indipendenza, ma sentenze della Corte Suprema, ai primi del Novecento, lo hanno esteso ai singoli cittadini. Trump è favorevole al suo rispetto e si fa vanto dell’appoggio ricevuto dalla lobby delle armi; la Clinton è pure favorevole al suo rispetto, ma vuole introdurre forme di controllo sulla vendita delle armi. Tasse Trump le vuole dimezzare alle aziende: dal 30 al 15%; quelle che la Clinton, nel racconto del magnate, vorrebbe aumentare ai comuni cittadini. In realtà, Hillary spiega che il suo programma prevede aumenti delle aliquote solo per i contribuenti che dichiarano più di 200mila dollari l’anno. Le tasse sono pure quelle che Donald è riuscito a non pagare per 18 anni consecutivi, sfruttando un artificio legale; se attualmente le paghi, non si sa, perché finora resta il segreto della sua dichiarazione dei redditi. Wikileaks Complice o meno (degli hacker, e di Putin, e di Trump), l’organizzazione di Assange, avvolta nella retorica sulla libertà di stampa, continua a sfornare migliaia di mail della campagna democratica, nella speranza che prima o poi ne capiti una davvero imbarazzante per l’ex first lady. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sono favorevole al rispetto del secondo emendamento; fiero dell’appoggio della Nra (la lobby delle armi) DONALD TRUMP Il mio avversario vuole che gli alleati europei paghino di più per la sicurezza; io rispetterò i patti HILLARY CLINTON na decina di anni fa, a Firenze, seguii per Rai News 24 un meeting - organizzato da F r a n c o P a ssancatando, allora rapp r e s e ntante italiano nel Board of Directors del Fondo Monetario Internazionale - in cui diverse personalità giuridiche e finanziarie contribuivano a un progetto di finanziamento per il recupero e la valorizzazione dei siti archeologici. Tra gli invitati c’era anche Hillary Clinton che mi disse come il bene culturale che lei considerava d'importanza primaria erano i teschi preistorici che venivano conservati in miserabili musei in Africa orientale. Lei proponeva un primo intervento che riordinasse questi reperti e dotasse i musei di sofisticati sistemi d'aria condizionata che potessero far sì che venissero conservati in maniera più adeguata. A questa mattinata fece seguito un pranzo e io ero seduto accanto a Sir James Wolfensohn, allora presidente della Banca Mondiale. Riferendogli delle parole della Clinton, mi venne in mente come il teschio, in quel caso dell'indiano Geronimo, fosse considerato simbolo e oggetto di ritualità presso l'Università di Yale, frequentata dalla Clinton e praticamente da tutti i presidenti, dai grandi funzionari militari e della Cia, tutti aderenti alla confraternità semi-segreta “Skulls and Bones”. Teschi e ossa appunto. Wolfensohn sgrana gli occhi e si alza per andare nell'altro capo della tavola dove sedeva la Clinton e presumibilmente fatto tesoro della mia considerazione la condivide con lei. Ho seguito con lo sguardo questa scena e così vedo la Clinton togliersi gli occhiali da sole e farmi un cenno di saluto con il pollice alzato. Tornato a sedersi accanto a me, Wolfensohn mi confida che la Clinton era sorpresa e divertita per la mia considerazione che evidentemente non giudicava così bizzarra. Al momento del commiato vado dalla Clinton, che si complimenta ancora una volta con me. Nasce così questa “connection” che mi porterà a essere un membro della Fondazione della famiglia Clinton. 8 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 IMMOBILI, SOLDI E SOCIETÀ È STATO DISPOSTO in via d’urgenza dalla Procura di Caltanissetta il sequestro preventivo di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie nell’ambito dell’inchiesta a carico dell’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, accusata di corruzione. Come descritto da un amministratore giudiziario Sa- q Saguto, sequestro “urgente” al giudice accusato di corruzione MALASANITÀ (?) » LUCIO MUSOLINO Q Catania uale obiettore di coscienza? Solo sensazionalismo. I fatti dimostrano il contrario”. I vertici dell’ospedale Cannizzaro di Catania non ci stanno a finire nel tritacarne mediatico per la morte della 32enne Valentina Milluzzo, avvenuta il 15 ottobre dopo che la giovane ha abortito due feti alla diciannovesima settimana, quinto mese di gravidanza. A causare il decesso sarebbe stata una sepsi, una violenta infezione che non ha lasciato scampo alla giovane impiegata di banca di Palagonio. Secondo il marito e i genitori di Valentina, il medico si sarebbe rifiutato di intervenire tempestivamente “perché obiettore di coscienza”. guto “intratteneva rapporti esclusivi con le persone che le interessavano”, secondo un modulo “a margherita, ossia senza che vi fosse alcuna interferenza tra i rapporti che facevano capo a lei”, rapporti che la vedevano al centro e da cui si partivano “petali” e “raggi”, non comunicanti tra loro, rappresentati da professionisti, amministratori giudiziari, colleghi, cancellieri, ufficiali di Morta di parto con 2 feti: dodici medici indagati Catania, la difesa dell’ospedale: “Falsa la storia dell’obiezione di coscienza” parto abortivo. È stata sottoposta a cura antibiotica. Il 15 ottobre ha un picco febbrile, ed è trasferita nel reparto di semi-intensiva. È stata sottoposta all’esame della procalcitonina, che non tutti gli ospedali eseguono, perché c’era il sospetto di un’infezione in corso. Il dato che emerge è elevato e nel frattempo, alle 23.30, avviene il primo parto spontaneo. Vista la gravità della situazione il medico induce con l’ossitocina il secondo parto abortivo, che avviene all’1.40”. DOPO la denuncia, la Procura ha sequestrato la salma (poche ore prima del funerale) e ha disposto l’autopsia. Nel registro degli indagati sono finiti i dodici medici che hanno gestito la paziente dal suo ingresso in ospedale, per minacce d’aborto, fino alla morte nel reparto di rianimazione. Stando a quanto trapela dalla Procura, il caso di presunta malasanità è tutto da chiarire. Non è detto che ci sia un collegamento tra la morte dei due feti e quella della madre. Dai primi esami sulla cartella clinica di Valentina, inoltre, non risulterebbe che il medico si sia dichiarato obiettore di coscienza. La denuncia dei familiari della vittima, in sostanza, “al momento non trova alcun riscontro” negli incartamenti sequestrati dagli inquirenti. polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario e giornalisti, dai quali la stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura. Il valore totale del sequestro preventivo tra tutti gli indagati ammonta a circa 900 mila euro. Oltre alla Saguto, tra i 20 indagati ci sono anche il giudice Tommaso Virga e l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e altri ex giudici. DUE ORE. Un intervento chiConferenza stampa all’ospedale Cannizzaro dopo la morte di due gemelli e la madre Valentina LaPresse La famiglia Eppure il padre insiste: “Lo giuro, l’ostetrico si è qualificato come obiettore” “Non esiste una cosa del genere” per il direttore generale dell’ospedale, Angelo Pellicanò, e per il primario del reparto di ginecologia e ostetricia, Paolo Scollo. Hanno smentito la ricostruzione dei familiari. Se da una parte è “normale che quando si vive un dolore così PAVIA » SANDRA AMURRI H a 39 anni, non è sposata, è disoccupata, è di origine calabrese. E ha una grande dignità che le impedisce di trasformare l'ingiustizia subita in una fortuna mediatica: per questo ha rifiutato l'invito ad andare ospite in moltissimi programmi televisivi come Report, ad esempio. Vuole solo avere giustizia nelle sedi competenti. LA STORIA, comunque la si veda, ha dell'incredibile. L’Ats di Pavia (Agenzia della salute, ex Asl) ha bisogno di ricoprire un posto di coadiutore amministrativo a tempo indeterminato al Dipartimento prevenzione veterinaria, per cui è richiesta la licenza media. Essendo di categoria B non deve indire un concorso, obbligatorio per livelli più alti, ma deve accedere alla lista dei disoccupati del centro per l'impiego, ex ufficio di collocamento. Ricevuta la lista di 60 persone dal centro, nomina una commissione interna estremo si cerchi una colpa o un colpevole – ha affermato il dottore Scollo – ciò che mi ha sorpreso e stupito di questa vicenda è quello che si sta creando: stanno trasformando un evento drammatico in sensazionalismo mediatico. Nel momento in cui il medico, dopo il primo feto morto per aborto spontaneo, induce il secondo parto abortivo con ossitocina, come si fa a parlare di obiezione di coscienza?”. D’ALTRONDE non era un’interruzione volontaria ma obbligata per cui non ci può essere alcuna obiezione di co- scienza che è regolata dalla legge 174 del 1978. “Il medico – ha aggiunto Scollo – ha agito secondo riconosciuti protocolli medici internazionali”. Il direttore generale Angelo Pellicanò ha dovuto comunque aprire un’inchiesta interna: “Non ci risulta che il medico si sia dichiarato obiettore di coscienza con i familiari di Valentina Milluzzo”. Dal giorno del ricovero, il 29 settembre, “la macchina terapeutica si è messa in moto subito e in maniera adeguata”. Scollo ripercorre le varie fasi: “La paziente era stata ricoverata per minaccia di doppio rurgico avrebbe accorciato i tempi ma, se portata in sala operatoria, Valentina “sarebbe morta per emorragia a causa dei parametri ematici rilevati”, affermano i medici. “Nessuno ci ha detto che la vita di mia figlia era in pericolo”. Nello studio dell’avvocato Salvatore Catania, il padre della ragazza, Salvatore Milluzzo trattiene a stento le lacrime: “Lo posso giurare davanti al crocifisso. Il medico di turno ci ha detto che non poteva procedere perché obiettore di coscienza. L’abbiamo sentito in quindici persone che possono testimoniare. Siamo distrutti. I medici dicono un pugno di falsità. Vogliamo giustizia”. © RIPRODUZIONE RISERVATA Concorsi Era l’unica idonea, annullata la selezione: deciderà il giudice Esclusa perché “troppo brava” resta senza lavoro e fa causa all’Asl Il caso All’Ats (ex Asl) di Pavia l’unica candidata risultata idonea per un posto è stata esclusa: le domande del test erano troppo difficili e così gli altri candidati sarebbero stati penalizzati che dovrà giudicare chi sarà il primo idoneo della lista, quello che sarà assunto. La prima a risultare idonea è la ragazza calabrese, che a differenza degli altri è laureata in Scienze alimentari, però, nella lista di collocamento è al 54esimo posto, in quanto, pur essendo disoccupata, manca di altri requisiti come anzianità di disoccupazione, carichi famigliari, età avanzata ecc... E l'Ats sospende la selezione con l'intenzione di ripeterla, ritenendo le domande formulate troppo difficili, tant'è che le 53 persone prima della ragazza calabrese non sono risultate idonee. Conclusione: la “vincitrice” non ha vinto in barba alla meritocrazia perché è “troppo brava”. Insomma, essendo brava non doveva partecipare. Questa la sua colpa. Lei, ovviamente, non ci sta e si rivolge al giudice del lavoro che il 18 novembre prossimo dovrà decidere se annullare la prova oppure ritenerla valida. Nel frattempo, torna nella sua terra, la Calabria e chiede al suo avvocato Stefano Nespor di Milano di non rivelare a nessuno la sua identità, chiudendosi in un religioso silenzio stampa. lato la prova nell'interesse pubblico in quanto le domande formulate “pe cca no di eccessiva complessità”, precisando che non si è trattato di un concorso, bensì di una selezione che segue regole precise. Sui banchi del conRicapitolando: corso LaPresse l'Ats aveva bisogno di un impiegato di livello inferiore alle domande formu“’NON PARLO con nessuno’, mi ha late dalla commissione istituita detto”, spiega l'avvocato Nespor. dalla stessa Ats e la responsabi“Pensi che non ha voluto neppu- lità alla fine è della ragazza che ha re incontrare la ministra della superato la selezione grazie alla Pubblica amministrazione e sua preparazione. “E vi den tesemplificazione Marianna Ma- mente cercavano uno meno idodia”, che via tweet aveva detto neo di lei per ricoprire quel poche avrebbe approfondito la que- sto”, è il laconico commento delstione. l'avvocato. Ne avevamo sentite L'Ats intanto, per bocca del di- tante, ma questa, sinceramente, rettore generale Anna Pavan, si ci mancava. difende spiegando che ha annul© RIPRODUZIONE RISERVATA FIRENZE/TREVISO Due dottori anti-vaccini sotto accusa all’Ordine U n medico di Firenze e uno di Treviso sono i primi casi. Sono loro infatti i destinatari dei procedimenti disciplinari, frutto del documento varato a luglio dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), per disincentivare chi sconsiglia le vaccinazioni. Un argomento complesso che secondo l'epistemologo e docente di bioetica Gilberto Corbellini è da considerarsi peraltro anche come un “problema di resistenza sociale che induce a non vaccinare i bambini contro malattie potenzialmente letali”; considerazioni a corollario del libro “Chi ha paura dei vaccini?” (Codice edizioni) dello storico della medicina alla Sapienza di Roma Andrea Grignolio, che ha trattato l'argomento anche sul fronte della comunicazione. Lo stesso sembra voler fare la Commissione Sanità della regione Veneto – tra le prime Regioni come copertura vaccinale – che attuerà una campagna mediatica anche attraverso i social network per “convincere e non obbligare i genitori” attivando una comunicazione di “informazione e non coercizione”. Tuttavia, come scrive l'agenzia Dire, nella regione governata dal leghista Luca Zaia, i medici che sconsiglieranno i vaccini “saranno segnalati agli Ordini“ inoltre verranno coinvolte le realtà sanitarie locali oltre che i primi cittadini dei Comuni. Come previsto nell'articolo 3 del Dpr 355 del 1999, i sindaci potrebbero infatti impedire l’inserimento in asili nido e scuole materne dei bambini non vaccinati “per motivi di sanità pubblica”, nel caso in cui le Usl dichiarino l’area “a rischio di epidemie”. Una linea adottata per prevenire il rischio epidemia, assicurano dalla Regione, ma che rischia di far pagare il prezzo più alto agli stessi bambini non vaccinati che potrebbero quindi essere addirittura rifiutati ed esclusi dagli istituti scolastici. ELI. REG. © RIPRODUZIONE RISERVATA CRONACA Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL MAGISTRATO SOSPESO Estorsioni sessuali: assolto Ceglie, ex pm antimafia N on è successo solo a Tiziana Cantone. C’è un’altra donna, che per ragioni analoghe ma con meno clamore mediatico, si è suicidata il 3 dicembre 2014, ancora prima di Tiziana. Il tutto è stato insabbiato fino al processo (che inizia a breve) perché c’erano dei bambini da proteggere e il papà lo ha fatto, finché ha potuto. Ora Ivan ha voglia di raccontare. Questa storia di ricatti via Facebook inizia il 25 novembre 2014. F. ha 40 anni, è mamma di due bambini e moglie da 14 anni. Vive a Castelfranco Veneto, fa un lavoro normale e il suo inferno inizia per una decisione banale: acquistare un telefono tramite un annuncio su Facebook. “Mia moglie e un suo amico decisero di acquistare due iPhone in vendita su una pagina Facebook, Tecnologic Shop Italia. Lei cominciò la trattativa via Messenger con il venditore, che aveva messo la foto profilo di un modello spagnolo e diceva di chiamarsi Fabio. Iniziarono col parlare del telefono, poi lui cominciò a flirtare”. un suo indagato, l’ex amministratore di una società di compostaggio finito nelle maglie delle indagini “Chernobyl” sullo smaltimento illegale di rifiuti interrati in Campania. Ceglie in cambio si sarebbe adoperato per trovare un lavoro alla signora, dando il nulla osta alla riassunzione nell’impianto di smaltimento da lui sequestrato e dissequestrato. Il pm di Roma Barbara Sargenti aveva chiesto sei anni. “La Che genere di foto? Lei in body, ma aveva il viso tagliato, non si riconosceva neanche. Come si passa al ricatto? L’amico di F. nota che nell’acquisto dei telefoni via Paypal c’è qualcosa che non va. Il tizio dice di aver inviato il pacco ma non arrivano i suoi dati fiscali. Mia moglie e il suo amico fiutano la truffa e bloccano il pagamento di 1.500 euro. E inizia l’incubo: lui dapprima le dice che per colpa sua avrebbe perso il lavoro, poi passa a quello che ha portato F. alla morte. Tutto questo accade solo via Messenger? Sì, sempre via Facebook. In due ore lui cambia i toni, le scrive ‘Sei una puttana’, ‘Se non mi mandi i soldi racconto tutto a tuo marito’, ‘Ho salvato i tuoi contatti, ti sputtano’ e così via. Purtroppo passa ai fatti. Il primo dicembre questo tizio scrive a me via Facebook. Mi dice che mia moglie non gli ha dato dei soldi e che lei gli ha fatto avance sessuali, ma quando lui ha scoperto che era sposata ha pensato di avvisarmi. Gli hai creduto? Mi faccio mandare gli screenshot, vedo le conversazioni e LO SFREGIO Tiziana: ancora online i video hard, a un mese dal suicidio “Così mia moglie si è uccisa per un ricatto su Facebook” A » VINCENZO IURILLO capito che l’avrebbe fatta finita, ero sconvolto. Ho chiamato i carabinieri e sono andato a casa, sentivo che era lì. L’hai trovata lì? F. aveva nascosto l’auto, si era tolta le scarpe coi tacchi per non farsi sentire dalla vicina del piano di sotto. Era entrata in camera, aveva appeso una cintura alla porta e l’aveva richiusa per tenerla ferma. È morta vuota, spenta, rassegnata. C’era un muro a 5 centimetri, non un segno di un calcio. Non ha avuto neppure l’istinto di sopravvivenza. I tuoi figli dov’erano? A scuola. Mio padre è andato a prendere il più grande con il cane e una valigia, poi insieme hanno portato la più piccola a casa del nonno. Mio padre ha detto loro che la mamma era caduta dalle scale, che io ero all’ospedale con lei. Poi però è iniziato il martirio. Cioè? In che modo? Lui a un certo punto fiuta la debolezza di mia moglie, comincia con i ‘tesorino’ per poi fare allusioni erotiche, finché lei stupidamente lo asseconda un po’ e gli manda una foto. pronuncia assolutoria rispecchia l’infondatezza delle accuse, anche alla luce dell’accurata verifica dibattimentale svolta” commenta l’avvocato Fabio Viglione. Da marzo Ceglie è sospeso dalla magistratura per effetto di un’altra indagine in cui emergono contatti con imprenditori in odore di camorra e frasi diffamatorie verso alcuni colleghi. VIN. IUR. Castelfranco Veneto Il marito racconta la tragedia di F. Si impiccò per le foto in body mandate per gioco a uno sconosciuto L’INTERVISTA » SELVAGGIA LUCARELLI FINISCE CON UN’ASSOLUZIONE della IV sezione del Tribunale di Roma “perché il fatto non sussiste” il processo sfociato dall’inchiesta sulle presunte estorsioni sessuali del pm Donato Ceglie, ex simbolo della lotta alle ecomafie. Il magistrato napoletano, difeso dagli avvocati Giuseppe Fusco e Fabio Viglione, era accusato di aver abusato dei suoi poteri portandosi a letto la moglie di q »9 Vergogna sul Web Ci sono decine di donne che si sono tolte la vita per foto hard pubblicate in Internet Ansa LASCHEDA Il caso “insabbiato” Non tutte le vicende di donne vittime di ricatti finiscono sulla stampa. Finora nessuno ha mai parlato di F., 40 anni di Castelfranco Veneto (Treviso). Tutto inizia quando compra un iPhone sul Web. Chi glielo vende, inizia a farle delle avances. Finchè lei gli invia una foto in body. Quell’immagine viene mandata a amici e parenti, compreso il marito. F. si impicca il 3 dicembre 2014. Tutte le altre Quello di Tiziana Cantone è solo l’ultimo dei casi di una donna che non ha sopportata la vergogna. Tiziana si è uccisa dopo che erano stati pubblicati alcuni video sul Web. Sono tanti i casi simili: Amanda, si è suicidata a 15 anni dopo che un ragazzo, al quale aveva inviato foto a seno nudo, le aveva pubblicate; un’altra ragazza di Rimini, invece, violentata in discoteca da uno sconosciuto, è stata ripresa dalle amiche, che poi hanno diffuso il video. la foto che F. aveva inviato. Gli dico che ho un problema con mia moglie e lo risolverò, ma che ho anche capito che razza di persona sia lui. Lui mi chiama cornuto, mi minaccia. Cosa succede quando dici a tua moglie di aver saputo? Lei diventa pallida, poi nonostante la discussione resti pacata, dice che io chiederò il divorzio, i giudici le toglieranno i figli, è sottochoc. Aveva appeso una cintura alla porta: è morta vuota, spenta, rassegnata. C’era un muro a 5 cm, non un segno di un calcio Quelle foto e quelle conversazioni arrivano ad altri? Sì, lui invia gli screenshot ad amici, parenti, clienti del lavoro miei e di mia moglie. Noi diciamo che le hanno hackerato il profilo, che la ricattano, ma F. è distrutta. Andate dai carabinieri? Sì, quel primo dicembre li informiamo anche se lei si vergognava. Diceva che voleva scappare. E tu? Le rispondo che prima voglio trovare il colpevole. Il giorno dopo sembra tranquillo, ma F. mi nasconde che il tizio comincia a pubblicare quelle cose anche sulla pagina del finto negozio, che la compagna di questo tizio le chiede 2.000 euro per smettere. Poi arriva il 3 dicembre. Il giorno del suicidio. Già. F. era a pranzo con una cliente in un centro commerciale. Riceve la telefonata di un’amica che la avvisava di aver ricevuto quegli s c r e e n- Mi sono dovuto spogliare sulle scale di casa perché le forze dell’ordine verificassero che non avessi segni di colluttazione. Qualcuno mi chiedeva se volessi un calmante ma io volevo rimanere lucido. Alla fine poi l’ho accettato e anche il supporto psicologico per me e i miei figli. Come li hai affrontati? Con la psicologa avevamo deciso che il più grande dovesse arrivare da solo alla verità. Per tre sere sono tornato a casa e lui mi chiedeva: ‘È in coma?’, poi ‘Non si ricorderà più di noi?’, poi ‘Non si sveglierà?’, il quarto giorno mi ha chiesto ‘Mamma è morta, vero?’. Ho detto di sì, ed è stato un sollievo. Come hanno trovato il ricattatore? Con i miei figli ci siamo trasferiti. Finora ho nascosto la verità, con il processo alle porte devo raccontare tutto shot. Si alza sconvolta dicendo ‘Basta, non ce la faccio più, io mi ammazzo!’. La sua amica mi chiama spaventata. Io chiamo mia moglie e resto con lei al telefono gli ultimi 25 minuti prima del suicidio. Cosa ti diceva? Che aveva sbagliato, che io l’avevo sempre protetta, che voleva farla finita. Prima di attaccare ha detto di dare un bacio ai nostri bambini. Ho Lui il pacco l’aveva inviato davvero, dentro c’erano due vecchie piastre per capelli. L’hanno trovato grazie alle telecamere dell’ufficio postale di Napoli. Ha 26 anni e molte denunce per fatti analoghi. Spero gli diano 15 anni. Avrei voluto trovarlo io, ma avrei tolto un padre ai miei figli. Sono passati quasi due anni. Come state? Ci siamo trasferiti. Ho nascosto la verità ai miei figli ma con il processo alle porte devo raccontare tutto. Io lo so cosa ha provato Tiziana Cantone. Si è sentita senza più armi. Come mia moglie. L’ho visto sul suo viso, quel viso che ho accarezzato per 14 anni quando le ho sfilato la cintura dal collo. Non c’era più nulla, c’era il vuoto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Napoli 37 giorni dal suicidio di Tiziana Cantone, i suoi video hot sono ancora in rete. Visibili integra lmente, a sfidare le ordinanze dei giudici, a insultare la memoria della 31enne napoletana che non ne autorizzò la pubblicazione. Bastano pochi minuti di lavoro su un motore di ricerca per scoprire che i filmati di Tiziana si trovano tuttora su almeno un paio di siti porno che lucrano attraverso i clic e le inserzioni pubblicitarie. Su un sito, in particolare, è possibile vedere, tramite tre link, almeno quattro dei sei filmini fatti col cellulare che la ragazza diffuse tramite WhatsApp ad alcune persone indagate per diffamazione dalla Procura di Napoli. Persone che però potrebbero non essere quelle che hanno postato il video in Internet fino a farlo diventare virale, innescando la vergogna che ha accompagnato Tiziana verso il suicidio. Un secondo sito porno, uno dei colossi del settore, tiene in repertorio un video di Tiziana con un episodio ripreso da un’altra angolazione. CIÒ CHE ENTRA in Inter- net è destinato a rimanerci per sempre. Il giudice del Tribunale Civile di Napoli Nord aveva parzialmente accolto il ricorso di Tiziana, ordinando la rimozione dal web di immagini e commenti lesivi della reputazione della ragazza, ma negando il diritto all’oblio su tutte le questioni richieste e fermando solo cinque motori di ricerca su dieci. In ogni caso provare a eliminare completamente un contenuto virale da Internet è come chiedere di svuotare una piscina con un cucchiaino. È un tentativo vano, tra Web che sfugge ai motori di ricerca, server in paradisi fiscali e fuori controllo. Molti siti, e in particolare quelli del gruppo Youporn hanno rimosso spontaneamente i video a luci rosse poche ore dopo il suicidio di Tiziana. Altri siti li hanno ancora in catalogo. Per acchiappare i clic di curiosi e guardoni, guadagnando sulla morte di una ragazza. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 » ESTERI IL BASTIONE DELL’ISIS | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 Avanzata-lampo: curdi e iracheni a 10 chilometri da Mosul FORZE CURDE e irachene stanno assediando Mosul mentre i caccia e gli elicotteri della coalizione internazionale aprono la strada bombardando il centro della città. Questa mattina all'alba, le forze corazzate dei Peshmerga sono avanzate lungo tutto l’asse nord-orientale, mentre le truppe speciali di Baghdad marciavano sul fronte sud. Numerosi i villaggi strappati all’Isis. Gli ira- q cheni hanno ripreso anche il controllo di Bartella, considerata strategica nell’offensiva su Mosul. I miliziani dello Stato islamico cercano di resistere: i villaggi liberati sono pieni di mine antiuomo e ordigni artigianali. Uno di questi ha ucciso un soldato Usa, che se fosse stato al seguito delle truppe irachene a Mosul, anziché uno di quelli impegnati nell'addestramento, sarebbe il primo ucciso nella EXOMARS Il lander “scompare” La scheda Una “Schiapparelli” di sonda su Marte » GIOVANNA GIANNONE C he fine ha fatto Schiaparelli? Il modulo di atterraggio della missione ExoMars, guidata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) avrebbe dovuto toccare il pianeta rosso alle 16.46 (ora italiana) del 19 ottobre e comunicare il suo arrivo circa 10 minuti dopo, ma quel segnale non è mai arrivato. La presenza di Schiaparelli nell’orbita marziana è stata rilevata soltanto grazie a due sonde orbitanti (l’europea MarsExpress e l’americana MRO), “disturbate” dalle onde radio emesse dal nuovo arrivato. In conferenza stampa l’Esa ha spiegato che nella notte di giovedì Schiaparelli ha inviato 600 megabyte di dati, purtroppo non tutti. IN 6 MINUTI il lander sarebbe do- vuto passare dai suoi 21mila chilometri orari all’atterraggio. Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana racconta cosa si sa finora: “Tutte le EXOMARS è una missione dell’Agenzia spaziale europea, finanziata per un terzo dall’Italia. L’obiettivo è ricercare la vita sul pianeta rosso. Il 14 marzo la missione è partita dal Kazakistan con a bordo la sonda TGO e il lander Schiaparelli. Nel 2020 è previsto un nuovo lancio che porterà un rover europeo su Marte n L’orbitante TGO è un successo. Battiston (Asi): Mancata solo la ciliegina sulla torta battaglia di Mosul. Intanto ad Aleppo, ieri mattina la Russia ha dato il via alla tregua, che durerà fino a lunedì. I leader europei riuniti a Bruxelles hanno "condannato gli attacchi del regime siriano e dei suoi alleati, in particolare la Russia, contro i civili ad Aleppo" e sollecitato "un’immediata cessazione delle ostilità” In caso contrario si "considerano tutte le opzioni, incluse nuove misure restrittive”. Una ricostruzione della sonda Schiaparelli LaPresse fasi difficili le abbiamo superate: l’ingresso nell’atmosfera, l’apertura del paracadute, la separazione dei vari pezzi, fra cui lo scudo termico. Si erano accesi i retrorazzi, vedevamo la superfice marziana”. Poi il blackout. Negli ultimi 50 secondi di discesa non si sa cosa sia successo. I retrorazzi, che avrebbero dovuto aiutare Schiaparelli ad ammortizzare l’atterraggio, si sono accesi per appena 3 secondi. Poi, probabilmente, il modulo è precipitato. “Il peggio era passato e lì qualcosa non è anda- to”. Le batterie del modulo di atterraggio sono programmate per durare dai 3 ai 10 giorni. L’Esa proverà ancora a contattare Schiaparelli, ma ha già fatto sapere che “le speranze sono poche”. EXOMARS HA FALLITO? No. L’o- biettivo è la ricerca della vita sul pianeta rosso. Compito che in questo momento è affidato a Trace Gas Orbiter (TGO), la sonda orbitante che andrà a caccia di metano, gas generalmente prodotto da attività biologica, nell’atmo- sfera di Marte. Mercoledì TGO ha fatto tutto in maniera impeccabile. Per inserirsi nell’orbita del pianeta ha eseguito una manovra molto complessa (aerobraking), mai tentata da una sonda europea. Battiston conferma che il cuore scientifico della missione è TGO: “Se avessimo perso la sonda avremmo dichiarato la missione fallita”. Schiaparelli, invece, era un test utile alla seconda parte di ExoMars: nel 2020 l’Esa manderà su Marte il suo primo rover. Il rischio che qualcosa andasse storto era previsto. “Il lander ci ha comunque inviato dati fondamentali, manca la parte finale, ma possiamo recuperarla dai rover presenti sul pianeta” (la Nasa ha inviato 4 rover, 2 sono ancora attivi). ExoMars, da un punto di vista scientifico, gode di buona salute. Eppure, tutta l’attenzione è stata catalizzata dall’atterraggio fallito. La seconda fase della missione aspetta ancora un finanziamento di 300 milioni di euro. Gli Stati ricorderanno il successo di TGO o la perdita di Schiaparelli? “Non lo so. Credo che il lato razionale debba prevalere sull’emozione del momento. Per il pubblico ha più valore l’oggetto che atterra ma credo che alla fine chi ci segue sappia valutare i dati oggettivi”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 » BUONO | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | BUONO » 13 CRONACA Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL SINDACO DI PARMA Pizzarotti (M5s) di nuovo indagato Lui: “Sono sereno” UN’ALTRA INCHIESTA cade sul capo di Federico Pizzarotti, sindaco di Parma (M5s). È infatti indagato nell’ambito della vicenda della vendita della quota di maggioranza della “Stu Pasubio”, la società di trasformazione urbana che ha realizzato un ingente intervento nell’area vicino alla stazione ferroviaria. Insieme a lui risulta indagato l’ex commis- q sario Mario Ciclosi, alla guida del Comune di Parma dal novembre 2011 fino alle elezioni del maggio 2012. Il fascicolo relativo a questo filone d’indagine è stato aperto, in realtà, dalla Procura nel 2012. L’accusa - a quanto si apprende - sarebbe di “turbata libertà di scelta del contraente”. La quota di maggioranza era stata ceduta dal Comune, nell’ottobre del 2012, » 15 alla società Remilia, del gruppo Unieco. Nel mirino della procura ci sarebbero anche alcuni membri dell’allora cda della Stu Pasubio. La notizia dell’indagine è stata confermata, come accaduto anche nel caso di altre inchieste a suo carico, dallo stesso Pizzarotti che, in un post su Facebook, ha spiegato: “Sono tranquillo e sereno”. Trattativa: le trame “nere”, il golpe Borghese e le stragi Il colonnello Giraudo racconta un retroscena dell’uscita di Mori dal Sid nel 1975 la procura di Palermo. Dietro l’uscita di Mori dal Sid e il suo trasferimento al nucleo RadioPalermo mobile di Napoli, insomma, non c’è solo la rier scoprire i segreti del golpe Borghese, chiesta di una sua foto da parte del giudice di tra il ’73 e il ’74 due agenti del Sid, per Padova Giovanni Tamburino, che indagava conto del capo del Reparto D Gianade- sull’attività eversiva della “Rosa dei Venti” e lio Maletti, si recarono in Svizzera a rac- cercava di identificare il misterioso “capitano cogliere le confessioni di Remo Orlandini sul Palinuro”, in servizio al Sid e complice dei golcoinvolgimento di Vito Micepisti, di cui gli aveva parlato il li, direttore del servizio miligenerale Amos Spiazzi. Anche tare. Quei colloqui, registrati Balletto delle bobine se quella foto, ha rivelato ieri dal capitano Antonio Labruna L’indagine di Esposito Giraudo, non giunse mai a dee dal maresciallo Mario Espostinazione: “L’ho trovata ansito, sono al centro del cosid- e Labruna “inquinata” cora spillata. Non è stata mai detto “balletto delle bobine”: per pilotare le inchieste mostrata a nessuno”. Il docuuna sofisticata manovra di inmento arrivò a Tamburino, inquinamento probatorio che sui neofascisti fatti, quando l’inchiesta era già stata trasferita a Roma nel calsarebbe all’origine dell’allontanamento di Mario Mori dal derone del “golpe Borghese”. Sid nel ’75 e che ieri è stata ricostruita nell’aula Giraudo ha descritto Mori come un pupillo di del processo sulla Trattativa dal colonnello Marzollo, uomo di Miceli (entrambi erano iMassimo Giraudo, l’investigatore esperto di scritti alla P2). Lo aveva conosciuto nel ’69 trame nere che ha collaborato alle indagini del- quando Mori era a Villafranca Veronese, dove » SANDRA RIZZA P era stato assegnato alla Ftase: il comando Nato pronto a coordinare le forze armate in caso di conflitto con l’Urss. La stessa Ftase che, come ha detto Giraudo in aula, manteneva contatti “con soggetti dell’eversione nera, in particolare di Ordine Nuovo”. Proprio all’i- Il generale Mario Mori Ansa nizio del ’74, Mori viene individuato da Umberto Zamboni, studente di me- che parla di una cellula di 007, agli ordini di dicina, all’hotel Giada di Cattolica dove Ordine Marzollo, “composta da Mori e Mario Venturi, Nuovo, sciolta poco prima dal ministro dell’In- da Gianfranco Ghiron e dagli avvocati Taddei e terno, stava programmando la clandestinità. Giraldi”, impegnata in quel ’74 a neutralizzare Nei mesi successivi, le bombe di piazza della l’indagine di Labruna ed Esposito, convincendo i periti a scrivere che le bobine sono manipolate. Loggia e dell’Italicus faranno venti morti. L’inquinamento riesce alla perfezione. Prima MA ALL’INTERNO del Sid c’era “un gruppo se- di perdere l’inchiesta, Tamburino riuscirà ad gretissimo”, come denuncia anni dopo lo stesso arrestare Miceli e poco dopo Mori andrà via dal Maletti, che è pilotato direttamente da Miceli Sid. Ma nel ’75, il giudice di Roma Achille Galper inquinare le indagini sulle “trame nere”. E lucci incriminerà Labruna ed Esposito per maqui Giraudo introduce la fonte “Gian”, alias il nomissione del corpo del reato. © RIPRODUZIONE RISERVATA carabiniere Giancarlo Servolini (poi deceduto) P G 16 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 iazza rande Sorpresa all’asilo: il controsoffitto è crollato Oggi ho portato mia figlia al nido, come tutte le mattine, e ho trovato un’aula chiusa per crollo del controsoffitto sui giochi dei bimbi. Senza nulla voler dire, se non grazie, per il lavoro delle educatrici e della coordinatrice, che per quanto possibile si danno da fare, e senza voler caricare il tiro con quello che può provare una mamma a lasciare la propria figlia di un anno e mezzo, anche se per il minor numero di ore possibili, in una struttura del genere, stipando in bimbi nei pochi spazi agibili; mi chiedo se è giusto e normale che un nido con credo circa 70 bambini tra 5 mesi e 2 anni e mezzo, debba avere delle infiltrazioni tali, non mantenute, da far crollare a pezzi il controsoffitto a più riprese. Invece del Fertility day mi sarei sentita molto più rappresentata e sicura come donna, mamma e lavoratrice, nonché architetto, avendo visibilità di fondi da spender per il monitoraggio e la messa in sicurezza delle scuole dove lasciamo i nostri figli. Credo chiunque sia genitore, e forse non solo, sarebbe disposto a pagare anche qualcosa in più di tasse, se avesse notizia che non si aspettano i crolli per mettere delle pezze sulla tesa di quello che abbiamo di più caro. Mi riprendere il tema manutenzione scuole prima dell’inizio della brutta stagione, che, va da sé, porterà piogge, cadute di rami e quant’altro. E troppo facilmente si potrebbe spezzare un equilibrio di sicurezza già molto precario. MARILISA DI CARLO Io voto No e vi spiego perché in nove punti 1) Appare ormai accettato da tutti che esiste il “combinato disposto” (cioè l’interazione fra la legge di modifica della Costituzione con la legge elettorale e le relative conseguenze previste/paventate). 2) Conseguenza più temuta è la “deriva autoritaria” (fino al pericolo/possibilità di un uomo solo al comando e/o di un’oligarchia). 3) Legge di modifica della Costituzione ha “rango costituzionale”. Legge elettorale è legge ordinaria. 4) I fautori della modifica della lege elettorale cercano di porre rimedio al “peccato originale/mancanza di garanzie contro la deriva autoritaria”. introdotto nella Costituzione della prima Repubblica dalla legge di modifica della Costituzione (Boschi) di rango costituzionale con (al momento) ipotetiche modifiche alla legge elettorale ordinaria. Ciò appare un contro- A DOMANDA RISPONDO Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] sta? Perché non poteva non essere dalla parte della verità, del giusto! Più volte ha suscitato in me commozione, entusiasmo, gioia, tristezza. Sentivo quelle “corde” che vibrano di fronte alla bellezza. Un artista non dovrebbe mai tradire le proprie convinzioni, i propri ideali, il senso della propria esistenza, soprattutto davanti a facili guadagni o per qualche consenso in più, altrimenti ciò significherebbe proprio pochezza esistenziale! Anzi tradirebbe così il mondo a cui ha raccontato di appartenere (molti uomini hanno perso qualcosa di molto più importante pur di non cedere alle convenienze). O no? P.S. Con amarezza e profonda delusione sarò costretto a cambiare canale ogni qualvolta incontrerò il signor Roberto Benigni in tv. FURIO COLOMBO Meglio una mamma surrogata che un bambino mai nato CARO FURIO COLOMBO, nel suo articolo sulla mater- nità surrogata mi ha colpito il fatto che lei ponesse il proibizionismo applicato alla droga sullo stesso piano di quello applicato alla maternità surrogata. Ma la droga è inerte e il bambino appena nato è un essere senziente, in una fase di imprinting strutturata in milioni di anni. Non pensa che sia un immenso errore ledere la fase di imprinting del neonato? Mi auguro che possa empatizzare con il dramma del bambino strappato alla madre. EMANUELE NEL MIO TESTO, MI RIFERIVO all’auspicio di Maurizio Lupi, deputato di Comunione e Liberazione (non so il partito, ma Cl è la sua principale affiliazione) che la maternità surrogata venga dichiarata “reato universale”, qualcosa che non è ancora stato chiesto per Putin e Assad che stanno sterminando una generazione di bambini di Aleppo. E dicevo che, come hanno insegnato e dimostrato in modo eloquente Emma Bonino e Marco Pannella, il proibizionismo porta male perché consente l’ingresso della malavita in campi importanti e delicati in cui basterebbe solo disporre di buone regole. La maternità surrogata è piuttosto antica e ce lo insegnano Abramo e molte credenze e leggende. E se non volete credere alla lupa, sembra anche la storia dei fondatori di Roma, che hanno cambiato madre alla prima poppata e sono cresciuti bene. Il fatto è che chi ci ha scritto con tanta passione e difende il bambino appena nato, dimentica che quel bambino non sarebbe mai nato se non fosse figlio di una maternità surrogata. Ma la maternità surrogata non è un losco gioco di società. È frutto di un modo di aggirare la natura, in quel caso ostile, senso. 5) Così non eliminano il pericolo di “deriva autoritaria”, essendo possibile individuare in futuro a cura degli stessi o di altri una legge elettorale ordinaria che ripristini sul combinato disposto. 6) L’unica cosa da fare è introdurre nella Costituzione modifiche che non consentano il ripresentarsi di un combinato disposto; cioé che gli anticorpi/sistema immunitario alle derive siano in essa contenuti, senza bisogno di ricorrere ad antibiotici/antivirali esterni. 7) Se il ragionamento fin qui svolto rispetta tutti i passaggi della logica, al referendum bisogna votare No. 8) A coloro che accetteranno le proposte di modifica alla legge elettorale: “Sapete benissimo che tale modifica non è la soluzione, ma un palliativo”. 9) In Veneto si direbbe: “Peso il tacon del buso”. Peggio la toppa del buco. ICILIO AGNINI pur di avere un figlio. Figlio dunque di tutta la cultura e la scienza in cui viviamo, in cui molte cure sono già adesso fondate sulla deviazione di temibili percorsi naturali, altre sbloccano il pericolo con il trapianto (che molte tribù avrebbero certamente vietato nei secoli: si può mai vivere con il cuore di un altro?). Alcune donazioni di organi avvengono dopo il decesso del donatore (ma con molta sorveglianza legale per evitare decessi accelerati). Altre fra viventi, come il midollo e il rene (e di nuovo regole e vigilanza sono di grandissima importanza). Ma alle dovute condizioni, avvengono e salvano. Tutti sanno che, purtroppo, nonostante le sorveglianze, le regole, le leggi, esiste un vasto traffico illegale di organi. Può succedere anche per i bambini nati da altri uteri e questo, solo questo, è il pericolo da evitare. Non con il proibizionismo. Il “reato universale” di Lupi getterebbe nel buio le decine di migliaia di storie che sono in atto già adesso. Stupisce che la stessa cultura che difende a tutti i costi (destino della madre incluso) la nascita di un bambino, opponga un fermo no alle nascite attese, amate, favorite da una donna che offre il passaggio, come percorso per aggirare un ostacolo ingiusto e immensamente sofferto. Come spiegare e a chi, e in nome di chi, che certi bambini, che sono il senso della vita di chi li aspetta e li accoglie (e sono stati portati in grembo con delicatezza e con cura) sarebbe meglio non fossero mai nati, anzi sarebbe doveroso imprigionare tutti coloro che hanno avuto a che fare con questa nascita? ANTONIO FORGINI Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] Temo Barack e Hillary anche quando portano doni Dopo tutti i “regali” che ci hanno fatto Obama e Hillary (Clinton), destabilizzando sia il Medio Oriente sia il Nord Africa – determinando così anche la nascita dell’Isis – si potrebbe dire, parafrasando ciò che si diceva dei greci (timeo danaos): temo Obama e Hillary anche e soprattutto quando portano doni. Occhio quindi all’endorsement interessato pro Renzi, che tifa Hillary, di Obama, espresso anche in funzione anti russa! CARLO CEROFOLINI Morti sulla Orte-Cesena: ancora tutti innocenti? Resteranno al solito impuniti i responsabili della mancata manutenzione dell’Aurelia e della Orte-Cesena? Queste sono state deliberatamente abbandonate per anni, con i relativi incidenti solo per voler co- struire nuove autostrade. Tutti i parenti e amici delle vittime dovrebbero riunirsi in una “Class Action” contro i responsabili Anas, contro la proprietà delle concessionarie delle autostrade ed i politici lobbisti che hanno permesso questa vergogna. Come dice Davigo questi non si vergognano più neanche di fronte alle morti, ogni giorno viene calpestato il bene comune e nessuno è colpevole e/o punito. Altri esempi nella Sanità (antitumorali), acqua bene comune, tariffe autostradali ecc… DANIELE DI LORENZO Benigni era un artista: così tradisce se stesso Sono un semplice musicista. Ho sempre considerato Roberto Benigni qualcosa di più, molto di più che un uomo di spettacolo. Un artista (non un politico). Perché un arti- Jobs act, voluntary disclosure: parole per abbindolarci per abbindolare meglio la gente, e nascondere la miseria di certi provvedimenti, vengono coniati nuovi termini, quasi sempre in lingua inglese, oppure si modificano il significato delle parole. Ad esempio, il neologismo “voluntary disclosure” nasconde le inaccettabili operazioni di condono, di riciclaggio e autoriciclaggio che così vengono legalizzate. Il “Jobs act” copre l’indecente disegno di riduzione del lavoratore a merce “usa e getta”. Il termine “riformismo”, che un tempo era sinonimo di evoluzione in senso progressista della società e di ampliamento dei diritti di cittadinanza, oggi, anche se non lo dicono esplicitamente, ha acquisito il significato di consolidamento dei privilegi di pochi, di riduzione degli spazi di democrazia e di minori tutele per i lavoratori. Lo stesso dicasi per l'espressione “democrazia dell’investitura”, appositamente inventata per rendere irriconoscibile la dittatura dell’uomo solo al comando. Più corretti gli antichi romani che designavano con il termine di “dittatura” i poteri assoluti assegnati temporaneamente a un cittadino in situazioni di emergenza e di pericolo per la città. Allora usiamo le parole giuste e diciamo che con la schiforma si prepara l’avvento di una dittatura simile al bonapartismo plebiscitario di 200 anni fa. Tale regime non ha nulla a che fare con le moderne democrazie che prevedono il controllo reciproco dei poteri dello Stato per garantire meglio le libertà dei cittadini. MAURIZIO BURATTINI PROGRAMMITV 09:55 10:00 11:05 11:50 13:30 14:00 15:15 16:30 16:40 16:50 18:45 20:00 20:30 21:15 23:43 23:45 00:50 01:25 02:20 02:35 TG 1 Storie Vere Tempo & Denaro La prova del cuoco Tg1 La vita in diretta Torto o ragione? Il verdetto finale Tg1 Tg1 Economia La vita in diretta L'Eredità Tg1 Affari tuoi Tale e quale show Tg1 60 Secondi Tv7 Tg1 NOTTE Cinematografo Sottovoce Speciali Storia, Potere e Bellezza 10:00 11:00 13:00 13:50 14:00 16:30 17:15 18:15 18:30 18:50 19:40 20:30 21:10 23:10 00:20 01:25 01:30 03:05 04:45 Tg2 Insieme I Fatti Vostri Tg2 GIORNO Tg2 Sì, Viaggiare Detto Fatto TELEFILM The Good Wife TELEFILM Madam Secretary Tg2 Tg Sport TELEFILM Blue Bloods TELEFILM N.C.I.S. Tg2 20.30 FILM Attacco al potere TELEFILM Blue Bloods Stracult Appuntamento al cinema FILM Lost in Translation FILM Broken Flowers TELEFILM Hawaii Five-0 08:00 10:00 11:00 11:10 12:00 12:25 12:45 13:15 14:20 15:30 16:15 16:40 19:00 20:00 20:05 20:30 20:40 21:15 23:00 00:00 Agorà Mi manda Raitre Elisir Tutta Salute Tg3 Chi l'ha visto? Quante storie Il tempo e la Storia. Andrea Pazienza una generazione a fumetti Tg3 Il Commissario Rex Aspettando Geo Geo Tg3 Blob Gazebo Social News Prova pulsante... Un posto al sole FILM Qualunquemente Gazebo Tg3 Linea notte 06:35 The Practice - Professione Avvocati 08:30 Bandolera 09:30 I Cesaroni 10:40 Ricette all'italiana 11:30 Tg4 12:00 Detective In Corsia 13:00 La Signora In Giallo 14:00 Lo Sportello di Forum 15:34 Base Artica Zebra 18:55 Tg4 19:36 Dentro La Notizia 19:55 Tempesta d'amore 11 20:30 Dalla Vostra Parte 21:15 Quarto Grado 00:10 Il Commissario Schumann 01:25 Tg4 - Night News 01:47 Media Shopping 07:59 08:45 11:00 13:00 13:41 14:10 14:45 16:10 16:20 17:10 18:45 20:00 20:40 21:12 23:30 01:35 02:19 02:50 Tg5 Mattino Cinque Forum Tg5 Beautiful Una Vita Uomini e Donne Grande Fratello Vip Il Segreto Pomeriggio Cinque Caduta Libera Tg5 Striscia La Notizia Squadra Antimafia Matrix Chiambretti Tg5 Striscia La Notizia Uomini e Donne 06:40 08:30 10:30 12:25 13:00 13:20 13:55 14:50 15:25 15:50 16:20 16:50 17:40 18:05 18:30 19:25 21:10 00:10 01:56 Cartoni animati Super Car Person of Interest Studio Aperto Grande Fratello Vip Sport Mediaset I Simpson Big Bang Theory 2 Broke Girls Due Uomini e 1/2 Baby Daddy E Alla Fine Arriva Mamma! Friends Grande Fratello Vip Studio Aperto C.s.i. New York FILM Pirati Dei Caraibi - La Maledizione del forziere fantasma Forever Dexter 06:55 07:00 07:30 07:55 09:40 11:00 13:30 14:00 14:20 16:30 18:10 20:00 20:35 21:10 22:40 00:45 00:55 01:30 03:35 05:30 Oroscopo Omnibus News Tg La7 Omnibus La7 Coffee Break L'aria che tira Tg La7 Tg La7 Cronache Tagadà L'ispettore Tibbs Josephine, ange gardien Tg La7 Otto e mezzo Crozza nel paese delle meraviglie Speciale Referendum Sì o No? Tg La7 Otto e mezzo L'aria che tira Tagadà Omnibus La7 14:00 Hancock 15:35 Little Boy 17:25 The Reach - Caccia all'uomo 19:00 Fuori in 60 secondi 21:00 Sky Cine News 21:15 The Young Pope 01:05 Star Wars: Il risveglio della forza 16:30 Boardwalk Empire 17:30 Veep - Vicepresidente incompetente 18:00 House of Cards - Gli intrighi del potere 18:55 Boss 20:55 The Young Pope - Speciale 01:35 Westworld PIAZZA GRANDE Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CONFRONTI TV FACCIAMO LA GUERRA MA NON SI PUÒ DIRE G li anni passano, i governi cambiano, ma il ruolo dell’Italia nello schieramento occidentale resta identico: siamo il Guerriero defilato, quello che se richiesto combatte, ma di nascosto, purché non si sappia in giro. Ufficialmente neppure un guerriero: più che altro una pietosa crocerossina china su malati e sofferenti, così che l’opinione pubblica non si spaventi, l’opposizione non intralci, il nemico non covi il desiderio di vendicarsi. NELL’OFFENSIVA in corso con- tro l’Iraq gli italiani hanno il compito di recuperare militari che sono rimasti isolati, soprattutto se feriti: missione indubbiamente umanitaria ma a ben vedere anche assai guerriera, perché quei feriti sono in prima linea, e per recuperarli l’Italia impiegherà elicotteri da combattimento e i n c u r s o r i c h e d ovranno farsi largo nella mischia con missili e pallottole. Anche in Libia siamo entrati per la porta umanitaria, dobbiamo prenderci cura degli infermi: ma i duecento c om ma nd os ch e proteggono l’ospedale italiano a Misurata sembrano più un’inevitabile concessione a Marte, dio della guerra, che un tributo a Esculapio, dio della medicina. E poi c’è la parte omessa, quella C a r o m i n i s t r o P adoan, ma cosa le ha fatto Renzi? Esattamente un anno fa le toccò smentire se stesso (come le scrissi sul Fatto), inserendo nella legge di Bilancio due misure che in passato aveva criticato: l’abolizione della tassa sulla prima casa e la triplicazione della soglia sull’uso del contante. C’erano le Comunali e Renzi non guardava in faccia a nessuno pur di vincere: neanche a lei (e alla sua credibilità). Tant’è che fu pure costretto ad andare in tv a difenderle e ad ammettere di aver cambiato idea. I frutti alle elezioni non sono arrivati, eppure oggi Renzi ci riprova: nuova manovra e nuovi bonus a pioggia per vincere il referendum. E lei di nuovo costretto a esibizioni – non me ne vorrà – imbarazzanti. L’ALTRA SERA, mentre Renzi ballava a Washington con Obama, lei tentava un tango sugli specchi con Floris: “Non diamo contentini agli elettori, tagliamo le tasse in modo permanente”, “non ci sono condoni né sanatorie per gli evasori”. Ma il casqué era inevitabile: sulla rottamazione delle cartelle di Equitalia per mutue, tributi locali, Iva, contributi Inps – venduti a suon di slide agli italiani – ha cominciato a balbettare dei “probabil- » GUIDO RAMPOLDI di cui il governo tace. L’intensa attività delle forze speciali da tempo in Libia. L’apporto fin qui svolto da militari italiani in Iraq nel selezionare i bersagli per altre aviazioni occidentali, che di fatto equivale a partecipare ai bombardamenti: ma questo non si può rivelare. “Non rincorreremo le bombe altrui”, garantiva Renzi. Noi non bombardiamo. E quando capita (durante la guerra del Kosovo la più spericolata aviazione Nato fu quella italiana) il governo certo non lo racconta all’opinione pubblica. Si fa, ma non si dice. Il problema di questo perbenismo è che gli svantaggi ormai superano i vantaggi, pure da non sottovalutare. Il primo vantaggio è che, perlomeno, non siamo diventati un Paese dal grilletto facile come la Francia di Hollande (notevole l’exploit di novembre, quando il presidente ha ordinato alla sua aviazione di vendicare un attentato rivendicato dall’Isis con l’inutile bombardamento dell’irachena Raqqa, che secondo siti arabi ha provocato un centinaio di vittime tra i civili). Inoltre la posizione defilata giova alle politiche di piccolo cabotaggio, di cui da tempo siamo specialisti. Permette di accontentare alcuni senza scontentare altri. Non pregiudica gli affari, non delude Washington. Siamo nella missione Nato nel Baltico però con una forza simbolica (150 soldati su 5000), così Obama non si irrita e il nostro amico Putin non se la lega al dito. Infine e soprattutto: la nostra riluttanza ad attirarci ostilità e diffidenze ci ha messo nelle condizioni ideali per mediare conflitti, sedarli, portare i belligeranti al tavolo della pace. Abbiamo salvato Paesi e popolazioni che la guerra stava sbranando, ricavandone prestigio e influenza. Ma questo è il passato. È un fatto che l’ultima rilevante iniziativa di politica estera nella quale l’Italia abbia saputo imporsi –l’invenzione di quella audace missione Onu in Libano che riuscì, contro ogni aspettativa, a stabiliz- PADOAN, L’UOMO CHE DANZA SUGLI SPECCHI » LUISELLA COSTAMAGNA o non si fa? Avete verificato prima di annunciarlo, o no? Cos’avete approvato in Cdm, solo un comunicato stampa? Ancora più imbarazzanti – e gravi – i volteggi acrobatici (con lancio in aria dei contribuenti onesti che pagano le tasse) sulla voluntary disclosure 2: termine inglese (tipico dello storytelling renziano per confondere le acque con le parole) dietro cui si nasconde, al pari “A VANVERA” dei soldi detenuti Volteggi acrobatici illegalmente all’estero e in Itasui numeri e casqué lia, il vecchio condono fiscale. sui condoni: sembra Che altro è, visto che gli evasori un ministro, ma forse godranno di aliè l’imitazione di Crozza quote agevolate (migliori del vd 1) e non saranno mente”, “dovrebbe”, “certo, ci punibili per i reati fiscali “disono i Comuni”, “certo, l’Iva è chiarativi” e l’autoriciclaggio? sottoposta a un regime euro- In un Paese con un’evasione repeo”,“vedremo”. Ma come? Si fa cord da 109 miliardi di euro l’an- » 17 Elezioni Usa: dialogo tra sordi Sembra l’Italia zare un fronte esplosivo – risale ormai a dieci anni fa. NEL FRATTEMPO il mondo s’è complicato, tintinnii di sciabole risuonano ormai ovunque, si intravedono nuove e sorprendenti alleanze; e con lo sfilacciarsi dei vincoli di solidarietà che tenevano insieme l’Unione europea, l’Italia finisce per perdere la condizione necessaria per quel ruolo di negoziatore che le era congeniale. Il risultato è che le nostre ambiguità oggi non hanno più alcuna utilità tattica. Rappresentano solo un mesto barcamenarsi che ci condanna alla subalternità e all’irrilevanza. A un affarismo di poco conto, inadeguato ad affrontare i marosi che si stanno alzando intorno. Di tutto questo sarebbe disonesto incolpare unicamente Renzi. Il premier ha limiti evidenti, ma alle sue spalle c’è un partito che è riuscito ad abolire il principio di non-contraddizione votando alla Camera lo stesso giorno due mozioni opposte sul conflitto israelo-palestinese; un Parlamento che per larga parte conosce del mondo forse le Maldive; e un’informazione affollata da valletti d’ambasciata, crociati in pantofole, gandhiani da talk-show, rimasugli neocon e adesso anche mugichi devoti al nuovo Baffone, Putin. Eppure abbiamo ancora intelligenza e dignità a sufficienza per cominciare a porci la domanda cui presto la storia ci imporrà di rispondere: quale sia oggi il posto dell’Italia nel mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA no – dato del suo ministero – come può dire (lo ha fatto a La7): “L’Agenzia delle Entrate stabilisce la tassa da pagare una volta chiarito che queste somme sono frutto di attività legale o solo di reato di evasione”. Solo di evasione? A ‘sto punto perché non usate Fabrizio Corona come testimonial? Lei era un autorevole economista dell’Ocse e del Fmi, ma da quando è al governo con Renzi sbaglia pure i dati. Prendiamo il Pil 2016: nella nota di aggiornamento al Def di settembre 2015 lo prevedeva a +1,6%; 6 mesi dopo diceva: “Revisione stime? Vedremo, il governo fa stime serie. Non si cambiano ogni 5 minuti”; non ogni 5 minuti, ma un mese dopo sì: nel Def di aprile il Pil era già calato a +1,2%, ma “l’economia italiana cresce”; il 23 settembre al Tg1 le chiedono se crescerà almeno dell’1% (fidarsi è bene…) e lei: “Stiamo rivedendo le stime, ma io sono ottimista”; quattro giorni dopo è meno ottimista e nella nota al Def lo riduce ancora a +0,8%. In un anno ha dimezzato le previsioni da +1,6 a +0,8%. E per lo 0,8 ci tocca pure incrociare le dita. CARO PADOAN, possibile toppa- re così? È Renzi che l’ha stregata o anche lei, in fondo, è un po’ “a vanvera, a vanvera”, come canta il suo imitatore Crozza? Un cordiale saluto. » GIAN CARLO CASELLI I l dibattito di ieri notte fra Hillary Clinton e Donald Trump ha ricordato per certi versi quello italiano fra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky sul referendum costituzionale. Nel senso che da una parte (Clinton) c’era chi provava ad argomentare le sue ragioni; mentre dall’altra (Trump) si preferivano slogan e colpi a effetto. Con alcune importanti differenze: Clinton, pur argomentando, svolgeva un discorso propagandistico “pro domo sua”, mentre Zagrebelsky (da “incorreg- gibile” professore) era tutto calato nella obiettività del suo ragionamento. Un’altra differenza è che Trump ha coperto di insulti (bugiarda, incapace, pronta a truccare il voto ecc.) la sua avversaria; Renzi invece si era prodigato in una lunga sequenza di “professore io la rispetto, ho letto i suoi libri” e via lusingando. Quanto al linguaggio del corpo durante il dibattito, se Hillary Clinton era tutta un sorriso, Donald Trump esibiva costantemente una mascella irrigidita. Lei poi era ulteriormente ingentilita da un abito bianco, un evidente messaggio di sobrietà, pulizia e correttezza. Concluso il dibattito, poi, per la Clinton (mescolata alla folla della platea) è stata una profusione di sorrisi a tutta chiostra e generosi abbracci con baci e selfie. Mentre Trump è rimasto sempre immusonito e scostante, anche quando i suoi famigliari lo hanno raggiunto sul palco per i rituali saluti e convenevoli. Forse voleva assumere ed esibire l’atteggiamento di uno “statista”compreso del suo ruolo che perciò non scherza mai, soprattutto dopo aver demolito con furia iconoclasta ogni aspetto della presidenza di Bill Clinton e di Barack Obama (quasi a sottintendere, non il classico “dopo”, ma l’innovativo “prima di me, il diluvio”…). Stupisce l’estrema disinvoltura con cui Trump si è offerto agli attacchi di chi gli rimprovera un deficit di democrazia, dichiarando di non sapere se avrebbe accettato l’esito del voto (traduzione automatica: la vittoria della Clinton). Non ha proprio voluto pronunciare la formula sacramentale del rispetto per il risultato quale che sia. L’impressione è che l’abbia fatto apposta, per rivolgersi ancora una volta al suo pubblico col piglio del “duro”che non concede nulla al “nemico”, senza preoccuparsi neppure un po’delle scontate reazioni. Trasformando il “confronto” fra candidati sempre più in un dialogo assolutamente fra sordi, in un muro contro muro di eccezionale durezza. In linea con la violenza riservata ai media in generale, accusati di avvelenare la competizione elettorale in quanto disonesti e corrotti. Così, forse, sperava di disinnescare la portata dei sondaggi sul dibattito. Che in ogni caso hanno rivelato la tendenza a riflettere la collocazione politica dei “sondaggisti”; posto che secondo la destra Trump avrebbe stravinto, mentre fuori di quest’area chi vince, sia pure di misura, è la Clinton. 18 » CRONACA IL PIANO DI EMILIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 La nuova legge della Puglia contro il batterio IL CASO » LAURA MARGOTTINI L’ Italia risponde alla procedura di infrazione Ue contro l’Italia: secondo la Presidenza del Consiglio, l’Italia non ha violato le direttive europee che prescrivono misure contro la diffusione del batterio Xylella che dal 2013 infesta gli ulivi del Salento. L’accusa di mala gestione del caso pugliese, mossa dall’Ue, è stata formalizzata a dicembre 2015 con l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia. Con un documento confidenziale del 26 agosto scorso (che il Fatto ha visto) il governo italiano ha risposto cercando di convincere Bruxelles ad archiviare l’infrazione. A GETTARE ACQUA sul fuoco sulla controversia Ue-Italia sul caso Xylella, c’è anche una nuovo disegno di legge della Regione Puglia, annunciato dal presidente Michele Emiliano qualche settimana. Una legge che da un lato favorisce la ricerca delle concause che potrebbero aver scatenato la malattia degli ulivi, prevedendo di istituire un’Agenzia per la ricerca e un laboratorio a cielo aperto nel- q la zona infetta (l’area più colpita dai disseccamenti, dove ha particolare importanza cercare i fattori che possono aver scatenato la malattia). Dall’altro però prevede di cancellare la misura dei 100 metri. In alternativa, propone di attuare, nei 100 metri intorno a una pianta infetta, monitoraggio, incappucciamento meccanico della chioma degli alberi, insetticidi contro la sputacchina (l’insetto ritenuto re- Il carteggio Ecco la risposta alla procedura d’infrazione aperta da Bruxelles per il mancato abbattimento degli ulivi Xylella, Ue contro l’Italia per sole 18 piante malate misura a cui la popolazione pugliese si è sempre opposta, per l’impatto che potrebbe avere sul territorio pugliese. A COMPLICARE la situazione, poco dopo l’apertura dell’infrazione a dicembre 2015 si sono aggiunti i provvedimenti della Procura di Lecce e del Tar del Lazio. I magistrati di Lecce, in seguito all’apertura di un’inchiesta sulla gestione del caso Xylella tuttora in corso, hanno sequestrato circa 3 mila piante per le quali era previsto, in quel momento, l’abbattimento. E il Tar del Lazio, a cui alcuni dei proprietari degli ulivi si erano appellati per scongiurare i tagli, applicato una sospensiva alla misura dei 100 metri. Due fatti che l’Europa considera un peggioramento del quadro alla base DALLO SCAMBIO EMERGE la po- sizione draconiana dell’Ue ma anche la confusione del governo italiano: ha invocato lo stato d’emergenza e l’intervento europeo, salvo poi disattendere le indicazioni della Commissione. Dalla risposta italiana si chiarisce che al momento non c’è il rischio che migliaia di piante vengano tagliate. Quelle che secondo le norme europee andrebbero estirpate subito sono solo 18, risulta dalla risposta italiana (ieri è però stato rilevato un focolaio a Ostuni, nel brindisino). Resta sul tavolo il rischio della multa milionaria per l’Italia se l’infrazione non venisse archiviata. Le accuse della Commissione sono di “costante e sistematica inadempienza dell’obbligo di adottare le misure contro Xylella”. Come le insufficienti misure di sorveglianza della Puglia per monitorare l’eventuale presenza del batterio nelle aree limitrofe alla zona infetta (la provincia di Lecce). O la mancata estirpazione delle piante contaminate a cui in passato si applicavano le norma- MOLISE » FERRUCCIO SANSA O sponsabile di trasportare il batterio da una pianta all’altra), potature e arature dei terreni. Se diventasse legge, complicherebbe ancora di più la posizione della presidenza del Consiglio rispetto a una possibile archiviazione europea della procedura di infrazione. Emiliano non ha risposto alla richieste di commento del Fatto. L. M. Da tagliare Una delle piante contrassegnate per essere abbattute Ansa tive europee, prima che venissero riaggiornate a maggio del 2016. Trattandosi di un batterio da quarantena, l’Ue prevede che alle aree indenni come la zona cuscinetto (una fascia di 10 chilometri a nord della zona infetta) si applichi la "misura dei 100 metri” nel caso venga scoperto un nuovo focolaio: l’estirpazione dell’albero contaminato (come previsto anche per la zona di contenimento, all’interno dell’area infetta) e di tutte le piante nel raggio di 100 metri che Xylella potrebbe colonizzare, incluse quelle sane. Una La Procura indaga L’Europa pretende interventi drastici Scoperto ieri un nuovo focolaio a Ostuni dell’apertura di infrazione. Per l’Ue, l’Italia “non può far valere il sequestro e le misure di sospensione come pretesto per non attuare la Decisione di esecuzione”, cioè la normativa europea che prescrive le misure anti Xylella, si legge nella lettera di messa in mora. Il diritto europeo prevale su quello italiano, spiega l’Ue, per questo l’Italia avrebbe dovuto comunque estirpare. La Presidenza del Consiglio ritiene invece che il sequestro degli ulivi abbia impedito di adottare delle misure fino a luglio del 2016, quando cioè la Procura ha rimosso i sigilli e il Tar ha ritirato le sospensive. Prima dell’estate, agire come chiedeva l’Europa avrebbe compromesso l’indipendenza della magistratura. E chi materialmente avesse proceduto ai tagli, avrebbe commesso reato, si legge nella risposta italiana. OGGI LA SITUAZIONE è diversa. Dopo la scoperta di nuovi focolai nel Brindisino, la Ue ha ridisegnato le zone di contenimento e cuscinetto, spostandole ancora più a Nord. I focolai su cui pendevano i tagli fino a qualche mese fa, oggi ricadono nella zona infetta, dove le normative europee non prevedono estirpazioni. Per la misura dei 100 metri, esiste oggi un solo focolaio a cui essa si possa applicare (un dato non presente nella risposta italiana perché rilevato solo ieri a Ostuni in un’area campionata per la prima volta). Per le 18 piante scoperte a inizio estate nella zona di contenimento, sono già state notificate le richieste di abbattimento, spiega l’Italia. La risposta italiana di agosto chiarisce che non ci sarebbe nessuna violazione in corso a giustificare l’infrazione. Anche se il focolaio trovato ieri in zona cuscinetto rimette sul tavolo la misura dei 100 metri. Nelle prossime settimane l’Ue deciderà se archiviare o meno. Il diktat La Med Nuce chiude anche se ha tutte le autorizzazioni Le pressioni di Erdogan arrivano a Campobasso: oscurata la tv curda scurate la tv curda”. La Turchia chiede e in Europa si esegue. Non importa che l’emit- francese che commercializza i tente avesse sede in Italia, in quel servizi di copertura satellitare in di Campobasso. Europa – ha spento il segnale. È toccato a Med Nuce, una teMed Nuce può soltanto speralevisione curda che fino a pochi re che la pressione dell’opinione giorni fa trasmetteva programmi pubblica spinga le autorità euronon graditi dal potepee e italiane a riattire di Ankara. vare il segnale: “In “Sono degli estrefondo si tratta di un’emittente con semisti”, la spiegaziode in Italia, quindi ine delle autorità tur- Il regime taliana, seppure in che. “Siamo semplilingua curda”, è stato cemente all’opposi- Sul caso sostenuto ieri alla zione. Ma in Turchia è intervenuta la Camera dei deputati non esiste più la lidove la redazione di bertà di stampa”, ri- Fnsi: “In Turchia Med Nuce e la Fnsi spondono i giornali- 92 giornalisti (Federazione Naziosti della televisione. nale Stampa ItaliaQ u i n d i “ o f f ” , sono in cella per na) hanno protestato dall’inizio del mese reati di opinione” contro l’oscuramenEutelsat – la società to dell’emi tt ent e. ci sono 90 cronisti, Per Antonio Ruggiementre altri 2500 ri, il direttore di Med hanno perso il lavoro Nuce, si tratta di un dopo il tentato golpe “increscioso atto di di luglio. Sulla chiuprevaricazione da sura della tv curda Pd parte del governo e Sinistra Italiana turco. hanno presentato interrogazioni alla CaLa tv è stata oscumera. Arturo Scotto, rata con una email di poche righe. Ma noi Tayyip Erdogan LaPresse capogruppo SI, chieeravamo in regola de “all’Agcom e al sotcon tutte le autorizzazioni”. tosegretario Giacomelli di prenAlla mobilitazione hanno ade- dere una iniziativa a livello italiano rito tra gli altri anche Carlo Frec- ed europeo contro l’oscuramento. cero (membro del cda Rai) e l’ar- Erodogan sta influenzando anche tista Moni Ovadia. Come ha ricor- le democrazie occidentali”. dato Anna Del Freo (segretario Adesso la protesta approderà generale aggiunto Fnsi) “la Tur- davanti a tutte le sedi europee di chia è la più grande prigione per Eutelsat. giornalisti in Europa”. In carcere © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda Il Fatto ha pubblicato in agosto un’inchiesta di Laura Margottini su come le ricerche alla base della decisione di abbattere gli ulivi del Salento per contenere l’epidemia di Xylella non rispettino gli standard della ricerca scientifica internazionale. Ma un’agenzia dell’Ue, Efsa, le ha validate lo stesso. Gli scienziati citati nell’inchiesta non hanno voluto commentare. E nessuno ha smentito gli articoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Vicecaporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: [email protected] Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Layla Pavone, Lucia Calvosa Comitato dei garanti: Peter Gomez, Marco Lillo, Antonio Padellaro, Michele Santoro, Marco Travaglio Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. 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Ma irrompe la moglie di Saya... 1-2 l l 1 Il Delfino e la Vedova Gianfranco Fini fu scelto come successore da Giorgio Almirante. Ma le tante svolte gli causarono la scomunica di donn’Assunta. Ieri la storica pace 2 Umberto Pizzi (1) - Archivio Secolo d’Italia (2) 3 Movimento dell’onestà Per mezzo secolo, il Msi si autonominò “gendarme delle istituzioni”, ben prima della questione morale posta da Berlinguer. Durante Mani Pulite, i missini erano schierati coi pm, salvo convertirsi al berlusconismo l 3 Archivio Secolo d’Italia l 4 l l l 5 4-5-6 Vogliamo i colonnelli Il selfie della nostalgia per Gasparri e La Russa (5). In platea Gramazio e Laboccetta (6) più l’ospite Borghezio (4) 6 Umberto Pizzi 7 7 Fuoco e Fiamma L’irruzione di Maria Antonietta Cannizzaro, moglie del famigerato Gaetano Saya Umberto Pizzi L » FABRIZIO D’ESPOSITO a storia che si ripete e da tragedia diventa farsa non risparmia neanche il settantesimo anniversario del Msi, partito nato nel dicembre del ’46 per garantire “continuità storica” (Marcello Veneziani) all’Italia, cioè per coltivare e rimodulare la nostalgia del fascismo. Accade, la grottesca sceneggiata, in un piovoso e caldo pomeriggio de ll’ottobre romano, in via della Scrofa, al piano terra, laddove c’erano la redazione del Secolo d’Italia e la sala per le grandi riunioni missine e dove fu allestita, infine, la camera ardente per Giorgio Almirante e Pino Romualdi, morti a poche ore di distanza l’uno dall’altro. S’inaugura la mostra dei 70 anni e alla fine di un intervento due donne guadagnano il palco. Una prende il microfono e inizia a urlare. Gianfranco Fini, temendo una contestazione, si alza e si rifugia in una stanzetta. La donna che strepita si chiama Maria An- tonietta Cannizzaro, moglie del famigerato mussoliniano Gaetano Saya, più volte coinvolto in faccende di massoneria e Servizi deviati. La donna urlante rivendica la proprietà della Fiamma missina. Nessuno riesce a fermarla per cinque minuti abbondanti. Lei dice: “Grazie a Fini non mi hanno messo le mani addosso”. Anche Cannizzaro ha il suo Msi, con Checchino Proietti Cosimi coordinatore (era l’ex segretario personale di Fini) e l’ex leghista Belsito, quello dei diamanti, come tesoriere. Quei cinque minuti sono imbarazzanti per gli eredi dispersi di un partito che celebrava i suoi congressi in modo blindato, controllando persino le mosche. La storia che si ripete come farsa, appunto. Alla fine due uomini in completo nero la bloccano e la trascinano via. E lei si dimena rompendo un paio di quadri della mostra. CHIUSA la grottesca digressione, il raduno di ieri –finanziato dalla Fondazione di An, che ha in pancia il patrimonio immobiliare e liquido del partito che si sciolse nel Pdl – ha riunito le anime di una dolorosa diaspora nel segno di Giorgio Almirante: suo infatti lo storico slogan della mostra, Nostalgia dell’avvenire. Da Fini in giù: Gasparri e La Russa, oggi divisi, il primo forzista, il secondo in Fratelli d’Italia, poi Alemanno, Urso, Bocchino, Viespoli, Gramazio, Laboccetta, Moffa. Vistose due assenze: Giorgia Meloni e Francesco Vetri in frantumi sulla pace tra Fini e Donna Assunta Storace. Gli ospiti vanno da Pippo Marra al fascioleghista Borghezio. La mostra è “l’autobiografia collettiva di una comunità di italiani tenuti in disparte” (sempre Veneziani) anche se “ricordare non serve a fare politica piuttosto a dare un’anima alla politica”. Ecco il punto, al di là delle tante, minuscole sigle venute dopo lo scioglimento di An: l’anima. Può darsi che la reunion di Fini e dei suoi colonnelli abbia clamorosi sbocchi. Certo è che la pace tra Fini e la vedova di Almirante, donn’Assunta, è una novità. Da dove ricominciare, però? In maniera simmetrica ai postcomunisti, l’ultima generazione missina ha dilapidato un patrimonio di valori e ideali, a partire dalla lotta alla tangentocrazia, vendendo l’anima a un leader pregiudicato. Il berlusconismo ha assorbito e distrutto “una comunità”. Il Msi fu il primo partito a chiamarsi movimento e a predicare l’onestà. Rammenta qualcosa di attuale e di grandi consensi. O no? © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo L’INTERVISTA ANTONIO MANZINI Ha creato il personaggio del vicequestore. E ora esce con un romanzo “Mio padre mi deportò tra le pistole, ma a volte odio Rocco Schiavone” N SEGUE DALLA PRIMA » ALESSANDRO FERRUCCI Il libro Orfani bianchi l Antonio Manzini Pagine: 240 Prezzo: 16 e Editore: Chiarelettere Biografia ANTONIO MANZINI È nato a Roma nel 1964. Come attore è presente anche in “Linda, il brigadiere e...,”, “Tutta colpa di Freud” e “Tutti per Bruno”; come sceneggiatore in “Come Dio comanda”. Dal 2013 la saga (Sellerio) di Rocco Schiavone: “Pista nera”, “La costola di Adamo”, “Non è stagione”, “Era di maggio”, “Cinque indagini romane per Schiavone”, “7-7-2007” Livorno on è una questione di pigrizia, a 52 anni ho trovato la mia dimensione in campagna, amo restare a letto sommerso dai libri e dai miei cani, il silenzio fuori, alzarmi per mangiare e poi la sera attendere mia moglie, e con lei ridere, ridere e ancora ridere: è la donna più simpatica che abbia mai conosciuto, a volte credo di aver sposato Woody Allen”. Oltre a leggere, ovvio, scrive, “però non quanto vorrebbero gli editori. Purtroppo Andrea Camilleri ha alterato le proporzioni: lui è in grado di pubblicare in continuazione, ha una capacità di scrittura incredibile, il George Simenon italiano, mentre io, come quasi tutti gli altri, no”. SI PARTE. “Posso fumare?”. Va bene. “È quella elettronica, non puzza. Devo smettere. Fa male. Sì, devo proprio smettere”. Parla e si aggrappa, con garbo, alla maniglia della macchina. Corro troppo? “No, va bene. Proprio non amo i viaggi, forse s a r ò i n v e cchiato, ma la mia concezione di tempo è notevolmente cambiata in questi ultimi anni, e la campagna mi rispecchia maggi orm ente ”. Parla e allunga il collo verso la fessura aperta. Butta fuori il fumo. Secondo Maurizio De Giovanni il suo Rocco Schiavone è uno dei personaggio più belli degli ultimi anni. “A Maurizio devo molto”. Per il complimento? “No, perché durante una presentazione collettiva, davanti a centinaia di persone, a un certo punto prendo la tastiera del computer per scrivergli ‘mica male la ragazza in prima fila’. Mi blocca subito la mano. Impugna il mouse. E per fortuna. Il pc era collegato allo schermo gigante, la mia frase sarebbe comparsa, immensa, dietro di noi”. L’ha salvata. “Ed era anche la prima volta che ci incontravamo. Secondo me Nicolò non mi avrebbe fermato”. Nicolò chi? “Ammaniti, per me un fratello, siamo amici da più di vent’anni, condividiamo molto, soprattutto rispettiamo i nostri momenti bassi: a volte non ci sentiamo per un mese”. Però non l’avrebbe salvata. “Sai che risate!”. Ammaniti le piace? “Uno dei più grandi, ha scritto pagine formidabili, ma in Italia paga un po’ il suo carattere da orso”. Si aggrappa di nuovo alla maniglia. Rallento? “N o, non si preoccupi. A quanto va?”. Centotrenta. “Ah, va bene. Certo, quanti camion. Quando vuole ci fermiamo al l’au tog ri ll? ”. È tra dieci chilometri. Sosta. Caffè. “Che prende?”. Un muffin. “Mmmh, buono, ma non potrei”. Dieta? “No, colesterolo, sono costretto a stare attentissimo. ( Silenz io, smorfia) Va bene, lo voglio anche io”. gni mia parola può suscitare stupore o ammirazione. E non lo capisco. Anzi, mi dà anche fastidio, perché sono sempre il solito Antonio Manzini”. No, lei è Antonio Manzini il numero uno in classifica. “Ho capito. E infatti ricevo le proposte più bizzarre, mi chiamano e mi domandano di tutto, giudizi su tutto, presenziare a tutto”. Mentre lei mira al silenzio della campagna. “Esatto! Posso pag a r e i l c o nto?”. No. Ripartiamo. Cento chilometri a Livorno. “Non mi piacciono gli Autogrill a ponte, troppo grandi, dispersivi, vendono qualunque stupidaggine e poi mi danno l’idea di perdita di tempo. Lo sa che anni fa venivano utilizzati dalla criminalità per sviare i pedinamenti? Ho letto di un bandito talmente furbo e talmente organizzato, da salire da una parte, scendere dall’altra, rubare un’auto, riprendere l’a u t o s t ra d a , cercare un altro autogrill ‘ponte’, ripetere la scena, re- Omero e dintorni Spesso, quando leggo i grandi classici, penso: ma cosa credi di fare, lascia perdere, non è per te Guardi lo scaffale dei libri, il suo è il più in evidenza. “Accanto a quelli di Elena Ferrante”. La legge? “Sì, mi sono piaciuti”. Insomma, lei è nel lotto degli autori da autogrill, tradotto vuol dire: aver varcato il confine delle penne mortali. “Senta, io sono lo stesso di due, tre o dieci anni fa. Non cambia nulla. Muta solo la percezione degli altri: ora qualunque cosa dico è una verità assoluta; o- cuperare la propria auto, e scappare. (Pausa) Ne fumo un’altra...”. Va bene. È uno dei più grandi, ha scritto pagine formidabili, ma in Italia paga un po’ il suo carattere da orso NICOLÒ AMMANITI Oggi ogni mia parola può suscitare ammirazione. E non lo capisco. Anzi, mi dà fastidio, sono sempre io PERCEZIONE DEGLI ALTRI LEI DAI CRIMINALI è un po’ affascinato, i migliori amici di Rocco Schiavone sembrano dei Moschettieri, quasi eroici in quanto a lealtà con gli altri del gruppo: ne ha conosciuti molti? “Ho origini piccolo borghesi e nei primi anni Ottanta mio padre mi disse: ‘Non puoi andare in una scuola da fighetti, per questo ti iscrivo all’Eur, a Spinaceto’”. È il quartiere del quale parla Nanni Moretti in Caro diario, “fuga da Spinaceto”. “Esatto, proprio lì. Sono cresciuto tra pistole, un professore dei Nar (formazione terroristica neofascista), amici che sparivano non si sa perché; e poi tornavano non si sa come”. Lei si divertiva? “No, però mi è servito”. (dieci secondi di silenzio, la radio trasmette gli Who, “Ba ba O’Riley”). “A quanto sta andando?” Sempre 130, mancano quaranta minuti. “Forse qualcosa di più, è segnalato un incidente e tre chilometri di coda”. Allora faremo tardi. “Tanto non c’è soluzione né uscita, meglio non prendersela”. Legge molto? “Diciamo di sì, ma non quanto vorrei: la letteratura è un imbuto infinito, la consapevolezza il suo moltiplicatore”. Tra- dotto? “Avverto lacune perenni, ma a breve voglio leggere dei classici come la Gerusalemme liberata e soprattutto l’Odissea, il padre di tutti i romanzi, il più importante”. Ha il vizio o la virtù di terminare ogni libro iniziato? “Da qualche anno, no. Da qualche anno mi sono liberato da questo obbligo, sono in grado di rinunciare, di dire ‘mi hai rotto e non intendo perdere altro tempo’”. Grazie a quale autore è avvenuta la “liberazione”? “Non glielo dico...”. Allora mi dica chi ama in particolare. “Già l’ho citato: Simenon. Un fenomeno. Un mostro di bravura. Devo avere ogni sua pubblicazione, i suoi libri sono schierati al centro della mia libreria. Quanto manca all’arrivo?”. Ci siamo, dieci minuti. Ha fame? “No, magari mangiamo qualcosa dopo la presentazione”. Livorno. DUECENTO persone ad ac- coglierlo, nessuno lo conosce fisicamente. Tutti hanno letto più di un suo libro. La terza domanda è su Rocco Schiavone. “La verità è che non lo sopporto. Prima di intraprendere questa avventura leggevo del rapporto tra gli autori e i propri personaggi, e derubricavo questi amori e odi ripetuti, a semplice snobismo intellet- SECONDO TEMPO Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | Stasera “The Young Pope” Meryl Streep a Roma Vasco, 5 album in vinile La serie in dieci episodi diretta da Paolo Sorrentino debutta su Sky Atlantic e Sky Cinema 1. Racconta la storia di Pio XIII, il primo Papa Usa “Sosterrò ‘Fuocoammare’ agli Oscar”: così ieri l’attrice alla Festa del Cinema di Roma per il film di Stephen Frears, “Florence Foster Jenkins” “Vado al massimo”, “Bollicine”, “Va bene, va bene così”, “Cosa succede in città” e “C’è chi dice no” da oggi in edizione limitata su Amazon re, in una fiction per la Rai aveva il ruolo del ginecologo. “Una volta in treno, mi siedo davanti a una signora. Una bella signora. Lei mi fissa, e dopo venti minuti mi rivolge la parola: ‘Senta, mi scusi il disturbo, ho delle piccole perdite nelle parti intime e da dieci giorni mi è stata prescritta una crema, però già dalla terza applicazione la pelle ha reagito con un rush. Insomma: mi prude. Devo continuare le applicazioni?’Signora, non capisco. ‘Ma lei non è il dottor...’ No, signora, sono un attore!”. Una donna confusa. “Per me è stata una folgorazione: in quell’es at to momento ho percepito la forza di Silvio Berlusconi, ho compreso il suo successo. Così oggi non mi stupisco più se qualche suo emulo parla del Ponte sullo Stretto” (applausi in platea). Fine dell’incontro. Manzini si siede a cavalcioni sul palco, classiche strette di mano, foto, autografi, dediche, c’è chi si presenta con la bibliografia intera. Una signora vuole essere rassicurata: “Mi scusi, ma Schiavone si innamorerà ancora?”. Vedremo. DI NUOVO IN AUTO, direzio- In viaggio con l’autore Al centro Manzini visto da Fucecchi; in basso e di lato lo scrittore Olycom tuale. Invece no! Ora capisco Agatha Christie e il suo Poirot, provo lo stesso con Rocco. È una presenza costante, mi arriva all’improvviso, anche quando non vorrei”. Ad esempio? “Tempo fa ho provato a scrivere un racconto dedicato solo alla vita degli amici di Rocco, lui escluso. A un certo punto si è manifestato davanti, mi ha preso la mano, e ha invaso le righe. Tutto finito. Tutto nel cassetto. Arrivederci”. Ora Schiavone è obbligatoriamente nel cassetto, ora c’è il romanzo. “Un lavoro partito quattro anni fa, poi l’ho ripreso a febbraio scorso e l’ho completamente stravolto. Sono così, posso ribaltare qualunque cosa”. Il risultato è stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un altro Manzini; il risultato è un romanzo bellissimo, duro, crudo, senza concessioni al lettore, una storia di immigrati-lavoratori a Roma, un Ken Loach in letteratura. “(Resta in silenzio) Se io seguissi il suo paragone, darebbero del montato a me e del pazzo a lei. Però le dico una cosa: Loach è un maestro per tutti noi che in qualche modo ci occupiamo di comunicazione”. Non voglio svelare l’epilogo del libro, ma trovare una porta di luce verso il futuro è arduo. “Il libro si chiude come fa la vita. A un certo punto c’è lo stop. Fine. E quante volte ci siamo chiesti un perchè? Nella vita non c’è uno scrittore a spiegare il motivo di certi episodi, così può accadere nella letteratura”. Se lei non fosse Antonio Manzini, il numero uno delle classifiche, questo libro sarebbe in libreria? “No. Secondo lei p ia ce rà ”. Vedremo, resta un romanzo coraggioso, di quelli che partono dallo stomaco e arrivano al cervello. Un bicchiere d’acqua. Pausa. Secondo Arbasino la carriera degli italiani di successo si divide in tre fasi: brillante promessa, solito stronzo e venerabile maestro. Lei tempo fa si è definito un “solito stronzo”. “E lo confermo. Alla terza non arrivo”. Pessimista. “Macché. A volte quando leggo i Classici, penso: ma cosa credi di fare, lascia perdere”. Poi invece riprende. “È pure una forma di terapia, scrivere è una soluzione. E inoltre non sono più costretto ai compromessi della mia vita precedente”. Quella da atto- ne Orte. “Allora, mangiamo qualcosa?”. Nell’attesa una sigaretta (sempre elettronica). “Sì, devo smettere”. Oltre a vivere in campagna, si occupa di agricoltura, ha il suo orticello? “Non ci penso proprio, ha presente la fatica? L’impegno? I problemi? Per carità, preferisco sempre la lettura”. Solo la lettura? “Va bene, lo ammetto, in questi ultimi anni mi sono appassionato anche di » 21 me è un parametro molto importante, la carta d’identità di una persona”. Sono le undici di sera, è tardi, abbassiamo il livello della conversazione: per quale squadra tifa? “La Roma, se vuole parliamo di tattica”. Non esageriamo. Autogrill? “Sì, mangiamo, va”. Sosta. “Avete qualcosa senza carne e formaggio?” Vegano? “Sempre il colesterolo”. Tramezzino con il tonno. “Meglio di niente”. Rifornimento carburante. “Voglio pagare”. No, grazie. “Ci tengo”. Un’altra volta. “Dividiamo alla romana”. In un’altra occasione. Si riparte. A novembre parte la fiction su Schiavone. “E non sono mai andato sul set”. Perché? “Ho scritto la sceneggiatura, non volevo impicciarmi, e poi il set ha altre logiche rispetto alla scrittura, non è il libro, sono normali e inevitabili le differenze. Così non ho voluto influenzare il fluire delle giornate”. Visto il suo successo attuale, qualcuno del passato l’ha contattata per riportarla sul grande o piccolo schermo? “Sì, ma non c’è alcuna possibilità. Sono contento così, quella vita è totalmente archiviata, non voglio più recitare. Scrivere per il cinema? Perché no, ma niente più”. Ha già ricevuto proposte? “Non rispondo, e non per causa mia, solo per rispetto di chi mi ha coinvolto: comunque per ora è tutto fermo. Quanto manca?”. Circa trenta chilometri a Orte. “Per quando arrivo, mia moglie sarà già a letto, lei si addormenta alle dieci”. Vita da campagna. “Con gli amici nel weekend: chi viene deve solo rispettare la regola di non rompere le palle agli altri, ma in compenso chiunque ha la libertà di muoversi come meglio crede”. Orte. “Dove ho p a r c h e g g i at o? ” Credo lì dietro. “Sì, giusto. È quella nera”. La Panda. “Può aspettare un secondo? A volte non si mette in moto”. Volentieri. Dove abita? “Poco fuori Soriano del Cimino (in provincia di Viterbo), il paese nel quale hanno vissuto anche Pirandello e Pasolini, poi sono arrivato io e ho abbassato la media”. Lo dice e sorride. Scherza. Ma neanche troppo, Antonio Manzini è (per fortuna) ancora così. Buonanotte. Il suo personaggio Arriva anche quando non vorrei. Però il successo mi ha permesso di rischiare su altro pallone, guardo pure i matchdegli inglesi”. Perché solo in questi ultimi anni? Da bambino mai? “A mio padre non interessava, lui è un artista, mi ha insegnato una regola base: ‘Quando vuoi investire in un rapporto serio con una persona, prima vai a casa sua e controlla cosa legge’”. Lei ha ubbidito? “In qualche modo, sì. Tutt’oggi quando entro nelle case, controllo immediatamente se ci sono libri e quali. Per Twitter: @A_Ferrucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 » SECONDO TEMPO L’INTERVISTA » SILVIA D’ONGHIA N on credo che siano cambiati i rapporti tra una madre e un figlio, credo solo che oggi se ne parli di più, che ci sia una maggiore apertura nei confronti della psicanalisi”. Milena Vukotic, impeccabile negli abiti dai toni pastello dei suoi 81 anni di sogni realizzati, non alza mai la voce. Semmai, abbassa la suoneria dei telefoni (“Mi scusi, in questi giorni mi chiamano in continuazione”) dopo aver annotato a matita l’ennesimo appuntamento. Ha debuttato ieri al Teatro dell’Angelo di Roma con “Regina madre”, la pièce, in scena da trent’anni, del napoletano Manlio Santanelli. Al suo fianco, nei panni del figlio “non tanto prodigo” che torna a casa dall’anziana mamma apparentemente per prendersi cura di lei, Antonello Avallone. | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 MILENA VUKOTIC L’attrice in scena con “Regina Madre”: “Non sono cambiati i sentimenti, ma il modo di esprimerli” “Tv o cinema trash: la gente fa di tutto pur di non pensare” lini si è realizzato. Federico ha rappresentato un punto di svolta della mia vita, ma è stato anche un grande amico. Posso vantarmi di aver avuto lui e Giulietta (Masina, ndr) ospiti a casa mia, e viceversa. Fellini mi sosteneva sempre. Una volta lo chiamai perché ero in dubbio se accettare o meno un lavoro. Cosa le rispose? ‘Nei limiti della decenza, c’è sempre da imparare’. Ci racconta un altro aneddoto di questa amicizia? Signora Vukotic, i personaggi sono ancora attuali? Moltissimo. Dall’inizio alla fine in scena regna l’ambiguità. Regina è una madre vedova che vuole continuare ad avere il potere sui figli, vive sola e non si capisce fino a che punto è malata o è tutta una recita per attirare l’attenzione su di sé. Il figlio, fingendo di prendersene cura, prende appunti per un libro che dovrà narrare la morte della stessa madre. Cosa che accadono davvero? I sentimenti non sono cambiati negli ultimi 30 anni, sono cambiati i modi per esprimerli. Il teatro è rimasto il suo amore più grande? Mi piace definirmi figlia d’arte: mia madre era una pianista compositrice, mio padre faceva parte dei futuristi, aveva avuto il consenso di Pirandello alla traduzione in serbo dei suoi libri. Il teatro è cresciuto insieme a me, non credo avrei Una volta chiamai Fellini, non sapevo se accettare un lavoro Mi rispose: ‘Nei limiti della decenza, c’è sempre da imparare’ potuto fare altro. Lei ha cominciato con la danza. Ho studiato a Parigi, dove vivevamo, sono entrata in una compagnia internazionale e per tre anni ho girato il mondo. Poi mia madre si è trasferita a Roma e io ho capito che avrei dovuto realizzare il mio sogno: lavorare con Fellini. Così ho mollato tutto e l’ho seguita. Ma non ho mai abbandonato la danza: ancora oggi, quando posso, vado a prendere lezione. Una vita sulla scena Milena Vukotic e Antonello Avallone, interpreti di “Regina Madre” Il sogno di lavorare con Fel- Quando gli dissi che sarei andata a Parigi per lavorare con Buñel, mi rispose: ‘Sono felice per te. Salutamelo tanto. Ma quanti anni ha?’. Così portai a Buñel i saluti di Federico e lui: ‘Ah, grazie! Ricambio con grande piacere. Ma quanti anni ha?’. Oltre al teatro, lei fa ancora tanta tv (“Un medico in famiglia”, la fiction più nota). Che differenza vede tra i due mezzi? Un conto è provare per trenta giorni, un altro è dover rappresentare un piccolo seg- MINA-CELENTANO Nuovo singolo “Amami Amami”: torna la coppia più bella della canzone italiana UN TANGO ELETTRICO: non un pensiero triste che si balla, piuttosto un pensiero rock che si canta; questa è la prima, contagiosa sensazione all’ascolto di Amami Amami interpretato da Mina e Celentano, il singolo disponibile da oggi (ma ieri Gianni Morandi ha anticipato tutti con un assaggio, sbancando la sua pagina Facebook). In attesa della pubblicazione dell’album Le Migliori in uscita l’11 novembre, questa prima riapparizione della coppia più bella della canzone italiana si presenta con un piede nella memoria e l’altro nell’utopia; sembra di risentire i duetti al pianoforte di Studio uno e Sabato sera ma senza un’ombra di nostalgia, le onde del passato s’irradiano in un’atmosfera del tutto contemporanea, dove s’intravede in controluce perfino l’ombra dei Fedez e dei Rovazzi, fino al sigillo finale, l’assolo di fisarmonica elettronica con annessa citazione di Storia d’amore. Andiamo a ritrovarci, ma senza mai essersi davvero persi, 18 anni dopo il successo del primo album a due, che detiene tuttora il record di vendite per la discografia italiana. Le Migliori, la cui preparazione è durata mesi di incontri top secret tra lo studio di Mina a Lugano e quello di Celentano a Galbiate, comprende una serie di brani inediti e qualche sempreverde riveduto e corretto; oltre a Amami Amami, molti altri erano i possibili singoli. Alla fine la scelta è caduta su questo pezzo musicato dal giovane compositore israeliano Idan Raichel su testo dello stesso Raichel con Riccardo Sinigallia; una canzone-manifesto sul potere della musica di far incontrare gli uomini al di là di qualsiasi discriminazione, come i ragazzi di ogni razza che si rincorrono nel video girato a Venice Beach. Anche loro per tre minuti non fanno che inseguirsi: “Amami amami, con la tua vita nella mia, ricominciando da qui”, canta Adriano; “Amami, amami, senza ragione né pietà, perché nessuno è così”, gli risponde Mina. Segue l’avverbio più inflazionato di questi tempi: “Indifferentemente sì” o “Imperdonabilmente sì”? La risposta dopo il 4 dicembre, data fatidica che farà slittare lo speciale di Rai1 inizialmente previsto per il 5. La serata in onore dell’album si farà lo stesso, anche se è certo che né Mina né Celentano saranno presenti. Come insegna anche l’ultimo premio Nobel, in questi tempi di miti usa e getta è rimasta un’unica prova per capire quanto si è grandi: meno appari e più lo sei. NANNI DELBECCHI q mento dell’opera in pochi minuto davanti a una macchina da presa. Ma il lavoro di preparazione – cercare di dare vita a un personaggio –per me è sempre lo stesso. Il cinema forse è più difficile, ma mi regala grandi emozioni. Qual è lo stato del cinema italiano? Vedo tanto talento, ma meno possibilità. I maestri Fellini, Rossellini, Scola, Monicelli – tanto per citarne alcuni – potevano contare sul coraggio maggiore dei produttori. Oggi le disponibilità sono minori e spesso di preferisce puntare sul cinema commerciale, che dà sicurezza al botteghino. Gli italiani amano tanto il cinema commerciale. Le persone si sono lasciate andare, si sono indebolite, e in questo la tv ha influito molto. Ci si siede davanti al televisore e si guarda qualsiasi cosa. Si fa di tutto pur di non pensare. L’impegno manca anche nei talent show? I giovani vanno lì per farsi conoscere, ma non so se si rendono conto che questo non basta. Anzi, è da lì che comincia il lavoro. Si è mai pentita di qualcosa che ha fatto? Mai. Posso dire che c’è qualcosa che mi è piaciuto meno, ma alla fine ha prevalso sempre il piacere di recitare. Qualche anno fa diceva che il sentimento più importante è l’amore. Lo pensa ancora? Amo in modo più maturo, ma sono sempre convinta che l’amore sia il movente di tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NOIR “Occhio per occhio” di Massimo Galluppi, un vero romanzo costruito alla maniera di un giallo IL LIBRO Il serpente del male allo stato puro Il libro » PAOLO ISOTTA D Occhio per occhio l Massimo Galluppi Pagine: 414 Prezzo: 18,50e Editore: Marsilio opo aver letto l’ultima pagina, quella numero 409, di Occhio per occhio di Massimo Galluppi. sono tornato a domandarmi che cosa distingue un qualsiasi “giallo”da un vero romanzo costruito alla maniera di un giallo con l’interrogativo che si sviluppa lungo il suo corpo e alla fine trova risposta. Non le dimensioni, ché il mestiere anche basso consente di gonfiare una trama facendone un sacco pieno di ovvietà e cose vane. Evidentemente l’essere un racconto che ha una ragion d’essere di là dall’enigma affidato alle capacità risolutive dell’investigatore. Poi, il grado di rifinitura letteraria. In Occhio per occhio la rifinitura letteraria è notevole; il racconto è così bello da farsi seguire con passione essendo capace di rivelare un intero mondo. L’investigatore di Galluppi è un poliziotto dalla dolente coscienza e dal forte senso etico; è anche un sassofonista, e questo non può che rendermelo caro attesa la passione da me per questo strumento che solo pochi grandi compositori fuor del jazz hanno saputo apprezzare. ben più forti di quelli fra estranei; da ultimo lo insegna, quanto a vita delle famiglie, il Maestro del “giallo novecentesco”, Simenon. E GALLUPPI non nutre alcuna illusione intorno al fatto che la natura umana è volta al male. La trama del romanzo rivela un intero mondo, che mi era sconosciuto, fatto di odî atavici che si trascinano lungo le generazioni principiando dall’inizio del Novecento, ossia dall’assassinio dell’erede al trono imperiale austriaco che funse da causa efficiente per la Prima guerra mondiale. Gli odî partoriscono delitti, stragi, genocidî riproducentisi in un crescendo di simmetrici orrori. Croati e serbi, con la partecipazione pure degli Delitti a Napoli La città è il teatro del romanzo Ansa sloveni, nutrono un’avversione forse radicata ancor più nell’affinità etnica; e mi vien fatto di ricordare che nel prologo de La guerre civile di Henri de Montherlant il mostro, comparso in spaventosa personificazione (dottamente tale figura retorica si chiama, alla greca, “prosopopea”), dichiara soddisfatto: “Io sono la vera guerra, la guerra buona.” Gli odî fra consanguinei sono LA VICENDA inventata da Galluppi si radica in storia politica e bellica recente, degli ultimi trent’anni; e come un serpente le spire del quale, recise, continuano a partorire male allo stato puro, mette capo a una serie di delitti che avvengono a Napoli. A Napoli l’indagine si svolge; e d’una certa società napoletana che per convenzione si definisce la borghesia medio-alta, colle sue meschinità e le sue infamie, v’è una serie d’ efficaci scorci. Galluppi infatti, mite bolognese, a Napoli vive. Due anni fa mi telefona e mi dice: “Paolino, ho scritto un romanzo. Vorresti leggerlo?” Assentii per educazione mentre fra me e me dicevo: “Eccone un altro, di questi professori universitarî, che invece di starsene contenti alla cattedra hanno ambizioni letterarie! Ormai dal romanziere dilettante non ci salva più nemmeno San G e nn a r o … Peggio c’è solo quello che scrive poesie….” Si trattava, invece, del bellissimo Il cerchio dell’odio, spaventoso ritratto del mondo accademico e d’un’altra cerchia delittuosa intorno al mondo degli esperti della politica estera cinese. Galluppi è un professore di Storia delle relazioni internazionali e di Storia politica e diplomatica dell’Asia orientale; dunque la trama dell’uno come dell’altro romanzo rampolla da una conoscenza tecnica del mondo narrato: non ultimo elemento di valore, sebbene la dottrina nulla possa valere senza la sorprendente invenzione letteraria dell’autore. © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Venerdì 21 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 23 Musica INDIE POP “Completamente sold out”, il trio romano si conferma in studio Ora li aspetta al varco il live, banco di prova sul quale hanno spesso zoppicato I Il frontman Tommaso Paradiso, leader della band Thegiornalisti Il disco Completamente sold out l Thegiornalisti Carosello Records » DILETTA PARLANGELI o vivo più per il cinema, che per la musica”. Serve qualche secondo, per fare mente locale ed essere certi di essere dove si dovrebbe, cioè davanti a Tommaso Paradiso, dei Thegiornalisti: “Tutto quello che scrivo è legato a storie da cinema, la mia passione reale”. Ora ci siamo. Tutto torna, e ha pure ragione lui, quando dice che se Fuoricampo, il precedente album, era una “commedia amara”, il nuovo è più drammatico. S’intitola Completamente sold out ed esce oggi per Carosello Records. L’eco degli Anni Ottanta rimane, ma questa volta ogni brano è quello che vuole essere, rispetto alla produzione del precedente, che ingabbiava, rendendo il tutto troppo uniforme. “Le canzoni sono un po’ più libere, quindi un po’ più personali a livello di suono – conferma il frontman e autore dei testi – Sono due dischi molto diversi, ma questo è meno uniforme”. È UN DISCO importante, lo Pillola MANNOIA, COMBATTENTE IN ARRIVO Da oggi è in preorder “Combattente”, nuovo album di inediti in uscita il 4 novembre A dicembre il “Combattente Tour” n sanno tutti. Lo sanno da quando la band romana – gli altri due sono Marco Antonio Musella e Marco Primavera – ha smesso di piacere solo alla critica ed è finita in top 20 per quattro settimane su Radio Deejay con F in e dell’estate e da quando il nome di Paradiso ha fatto il paio con quello di Luca Carboni (in Luca Lo Stesso). È un disco importante, perché li aspetta al varco il live, banco di prova sul quale, lo sanno, hanno spesso zoppicato: “L’altro (disco) era impossibile da fare dal vivo, perché c’erano troppe cose che o mettevi in base, o ti dovevi arrampicare sugli specchi. Questo verrà molto meglio; siamo cresciuti, anche se non era difficile”. RI-MASTERIZZATI EL&P, nove album per i nostalgici dello showbiz made in Usa » PASQUALE RINALDIS F Thegiornalisti, la band che voleva fare cinema Paradiso fa parte di quel gruppo di artisti italiani che ha avuto il coraggio di scrollarsi di dosso lo snobismo di un certo circuito indipendente per poter urlare al mondo che fa pop, e se ne vanta. Anche se non è stata una crociata: “Io, fino al 2009, sarà stata l’età, ma non sapevo che ci fosse l’indie. Quando ho iniziato a bazzicare primi studi di registrazione, i locali, le band, l’ho scoperto e come una folgorazione mi è piaciuto tantissimo. Avevamo il sogno di fare un disco Lo-Fi con suoni grezzi, ma l’intoppo c’è stato subito: anche quelle canzoni (di “Vol. 1”) erano già su- Quarto disco Rimane l’eco Anni 80, ma la produzione stavolta è più leggera per-pop. Uno le può mascherare con tutte le chitarre sbrindellate che vuole, ma quello erano”. L’intoppo si è risolto facendo direttamente qualcosa che li rappresenta di più. E QUINDI viva Vasco sempre (il mito assoluto di Paradiso) che riecheggia qua e là, e viva le serate nei locali a sparare “Justin Timberlake, Spice Girls, Springsteen” at ta ccando YouTube allo stereo. Perché non è che non si ascoltino i Franz Ferdinand, ma le cose convivono, e c’è un tempo per tutto (“Non sono per la coerenza, io mi stufo delle cose”). E quindi viva l’a- ver conciliato “la coolness indie e l’epicità degli anni Novanta”, cosa che può essere successa solo a chi ha trent’anni o giù di lì. Poco importa chi non lo capisce, basta frequentare quelli a cui non bisogna neanche spiegarlo (I Cani, Calcutta), riposarsi a cena (“il momento sacro tra i momenti sacri”), prendere le storie conosciute per strada e farci canzoni, e magari aspettare la chiamata di qualcuno che lo chiami per comporre colonne sonore. Perché il cinema resta una passione: “Il Vasco del cinema, per me, è Sorrentino”. autori del Progressive Rock, genere che ebbe un grosso impatto nella musica a cavallo tra gli Anni 60 e 70, gli Emerson, Lake & Palmer furono una delle superband che stravolsero i classici stilemi del pop e del rock, miscelando jazz, musica etnica ed elettronica, sostituendo la struttura modulare tipica del blues e del pop con architetture molto più sofisticate. Fra accelerazioni e scomposizioni metriche, geometrie classiche e barocche, gli EL&P incisero brani che si dilatavano a tal punto da essere vere e proprie suite articolate la cui esecuzione richiedeva un enorme rigore tecnico, soprattutto dal vivo. E infatti, quando andavano in tour, erano costretti a portarsi dietro una gran mole di strumenti e amplificazioni, tanto da far scrivere al “gran maestro del rock” Lester Bangs che fossero una “dinosauresca potenza”. Per chi volesse approfondire la conoscenza degli EL&P, molto spesso liquidati come fautori dello show business all’americana, se non veri e propri simulacri da abbattere in un’epoca contraddistinta dalle lotte al potere, la Bmg sta ripubblicando i loro 9 album rimasterizzati e mixati da Stephen Wilson dei Porcupine Tree. E nei booklet vi sono anche le interviste fatte ai tre nel 2016. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RISTAMPA Giardini di Mirò 15 anni dopo DAL VIVO Concerto al Biko di Milano GARAGE PUNK Il trio di Lucera L’indie del tempo pre-social Fantascienza in sound Guardarsi indietro fa bene poliziottesco Anni 70 Cattivo, grezzo e ignorante Cosa chiedere di più? » CARLO BORDONE UN ALTRO TEMPO, un altro (post) rock. Oggi un disco, per quanto straordinariamente ispirato, come The Rise & Fall of Academic Drifting non avrebbe alcuna chance di uscire dal sottobosco. Quindici anni fa, invece, quando questo genere di suoni in ambito alternativo rappresentavano una inedita forma di koinè, poteva capitare che una band come i Giardini di Mirò vendesse diverse migliaia di copie, girasse l’Europa in tour e apparisse pure su MTV. Riascoltare l’album di esordio del gruppo bolognese – punta di diamante insieme a Julie’s Haircut e Yuppie Flu della florida scena indie emiliana di allora – significa anche riconnettersi a un periodo pre-youtube e pre-social in cui, forse, si poteva ancora pensare che tutto fosse possibile. Ma la ristampa celebrativa (edizione limitata in doppio vinile) curata dalla 42 Records, alla quale si può abbinare uno dei concerti che fino all’inizio di novembre vedranno i GdM rileggere dal vivo il disco, serve soprattutto a rimettere in circolo una manciata di brani di grande fascino. In gran parte strumentali, sospesi tra arpeggi introversi ed esplosioni chitarristiche, punteggiati malinconicamente da archi e trombe e attraversati da un senso di dislocazione emotiva che avvolge benignamente ancora oggi. Guardarsi indietro, ogni tanto, fa bene. Il disco The Rise and Fall of Academic Drifting l Giardini di Mirò 42 Rec. » GUIDO BIONDI LA BAND milanese, attualmente in tour in Germania, ha realizzato nella propria carriera una discografia di tutto rispetto, creando un genere unico ispirato al cinema poliziesco degli Anni Sessanta e Settanta. A un anno da S.p.a.c.e., un noir fantascientifico pensato forse per musicare i vecchi classici quali L’uomo che visse nel futuro, viene pubblicato un live inciso al Biko Milano, con una serie di strumentali di alto livello e i grandi classici. La band si tuffa nell’estetica dello sci-fi, con un virtuosismo da grandissimi musicisti: un segmento rigenerante – un nuovo filone narrativo – con gli ingredienti distintivi della band, un mix di prog, funk, pulp, musica orchestrale e improvvisazioni jazz. Ungwana Bay Launch Complex ha una grande atmosfera funky e blues. An Asteroid Called Death ha un tipico andamento progr, S.p.a.c.e. è la quintessenza della fusion moderna e si accosta alle produzioni più bizzarre degli Avalanches e Stereolab. A Future We Never Livedè un esercizio di stile in perfetto equilibrio tra Flying Lotus e Massive Attack; Across 111th Sun ci fa sprofondare nel sound Motown. Poco prima della chiusura arriva Giulia mon Amour con l’irresistibile riff di chitarre inimitabile, marchio indelebile dello stile unico dei Calibro 35. Il disco Clbr35 Live from S.p.a.c.e. l Calibro 35 Record Kicks » GABRIELE BARONE IMMAGINATE di ascoltare un incrocio tra Gories, Oblivians, Chrome Cranks, Pissed Jeans e, andando un po’ più indietro nel tempo, Cramps, Gun Club e Birthday Party. Più o meno vi farete un’idea della musica dei Barsexuals, trio di Lucera in attività da quasi dieci anni e con alle spalle solo un sette pollici autoprodotto in totale spirito do it yourself. Dopo essersi fatto le ossa suonando nei locali più lerci della Penisola e anche oltreconfine (Francia, Belgio, Svizzera), il trio pugliese pubblica il suo disco d’esordio, registrato rigorosamente in presa diretta e senza sovraincisioni in appena una giornata e mezza (perché “stava finendo in rissa”, si legge nel comunicato stampa). Nell’album, pubblicato in vinile e in digitale, si apprezzano 15 brani di cattivo, grezzo, ignorante e corrosivo garage-blues-punk in bassa fedeltà, centrato sulla voce roca e “scorticata” di Reverendo “Red” Valentine, su una potente sezione ritmica e chitarre ultradistorte. Un disco suonato a tratti con ferocia brutale, che non conosce un attimo di tregua, vivamente consigliato ai cultori del rock’n’roll più deviato, sporco e selvaggio. Una menzione speciale merita la giovane etichetta salernitana Disco Futurissimo, già fattasi notare per la stampa postuma dei Provincials. Il disco Black Brown and White l The Barsexuals Disco Futurissimo/ Dead Music/ Goodfellas 24 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO I l che spiega come mai il ddl Boschi&Verdini piace un sacco a Obama, al suo ambasciatore a Roma, a Jp Morgan, a Marchionne e ad altri extracomunitari, ma molto meno agli italiani. Almeno a quelli che hanno capito su che diavolo si vota: l’abolizione delle elezioni per il Senato. Roba che in America, se qualcuno osasse proporla, verrebbe lapidato sulla pubblica piazza. Infatti anche la Costituzione Usa del 1789 prevede un bicameralismo pressoché perfetto, con navetta obbligatoria delle leggi tra Camera e Senato. In origine i senatori erano nominati dai parlamenti dei vari Stati (un po’ come nel ddl Boschi&Verdini dai Consigli regionali), mentre i deputati erano eletti dal popolo. Poi, nel 1913, fu approvato il XVII emendamento che introduceva l’elezione diretta dei senatori. Gli emendamenti alla Carta americana sono stati appena 27 in 227 anni: l’ultimo è del 1992, per vietare ai parlamentari del Congresso di aumentarsi lo stipendio. I Paesi seri aggiornano le proprie Costituzioni per allargare la partecipazione dei cittadini, non per restringerla. L’Italia invece va a passo di gambero: aveva senatori eletti e ora, se vince il Sì, non li avrà più. Eppure Obama ha deciso che ciò che in America sarebbe una bestemmia, in Italia sarebbe una benedizione. Per lui e per chi verrà dopo, si capisce. Da 70 anni l’Italia è una piccola colonia americana, governata da marionette che ogni tanto vanno a prendere ordini a Washington. Ma provate voi a dare ordini a un premier che poi deve tornare in patria e convincere la Camera e il Senato ad approvare le direttive della Casa Bianca, il presidente della Repubblica a firmarle, la magistratura a non eccepire la loro incostituzionalità, la Consulta a ritenerle legittime, la libera stampa (ove mai esistesse) ad avallarle e i cittadini a digerirle. Non si finisce più. Molto meglio avere a Roma un uomo solo al comando che si nomina la maggioranza dei deputati (con l’Italicum) e dei senatori (tramite le Regioni amministrate dal suo partito), il capo dello Stato e qualche membro della Consulta e del Csm a sua immagine e somiglianza. Basta telefonare a lui e tutti gli altri scattano sull’attenti. Si fa prima e si risparmia pure sulla bolletta del telefono. Il guaio è che, a furia di endorsement internazionali, si rischia di insospettire i cittadini: che gliene frega a Obama, a Jp Morgan e alle cancellerie europee se cambiamo la Costituzione o ce la teniamo stretta? Se continuiamo a eleggere i nostri parlamentari o se li facciamo nominare da un pugno di capipartito? Una domanda oggi, una domanda domani e alla fine qualcuno potrebbe trovare la risposta esatta. Restiamo dunque in fiduciosa attesa dei Sì di Merkel, Rajoy, Hollande, Juncker, ma anche – non poniamo limiti alla provvidenza – di Putin, Erdogan, al-Sisi e magari pure del presidente cipriota Anastasiades. Intanto, per non farci mancare nulla, Repubblicamostra la foto di quattro masai del Kenya accanto al manifesto “BastaunSì”, reclutati da tal Pasquale Tiritò, proprietario di un resort di lusso a Malindi, dunque “coordinatore di ‘Kenya per il Sì’”. Sono soddisfazioni. I eri Matteo Renzi, felice come Berlusconi di ritorno dalla dacia di Putin, ha intrattenuto gli eurodeputati Pd sui destini dell’Ue e, soprattutto, sui suoi giorni a Washington con Obama. Tra i molti auto-elogi, ci informa l’Ansa, è finita una frase del presidente Usa: il dossier più delicato che lascerò al mio successore non sarà tanto la Siria quanto l’Europa. Sembrerebbe una boutade, un paradosso: non lo è. L’Ue, e in particolare l’Eurozona, strutturata attorno al modello tedesco che in inglese chiamano beggar-thy-neighbour poli- | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 21 Ottobre 2016 RIMASUGLI Una Repubblica fondata sul lavoretto e la geopolitica » MARCO PALOMBI cy, politica del “frega il tuo vicino”, è basata sul controllo dei prezzi (cioè dei salari) per spingere l’export: è il surplus tedesco di cui ora si lamenta anche Renzi e che il governo Usa indica da anni come fonte di instabilità sistemica. Tra Washington e Berlino l’ora dei pour parler sembra finita: l’Eurozona esporta deflazione nel mondo e sta complicando assai la vita degli Usa. Renzi, già yankeeper cordata politica, avendo capito che i tedeschi vogliono buttarlo giù nel 2017, ha deciso di “fare l’americano” dentro l’Ue con almeno alle spalle “un amico che mena”. Una battaglia di interessi e rapporti di forza, cioè politica? Forse quella tra Obama e Merkel. L’allegro Matteo sta lì che chiede carezze al primo e sconti sul deficit alla seconda sperando di tenersi la poltrona. Tanto, alla fine, la riforma costituzionale che interessa sia a Berlino che a Washington è questa: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoretto e la sovranità appartiene a chi se la piglia. Sul primo punto Renzi s’è già portato avanti e il secondo non dipende da lui.