la riforma del credito cooperativo
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la riforma del credito cooperativo
N. 30 - Marzo 2016 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009 IO VE VELA GO LA LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO LA RIFORMA DEL CREDITO COOPERATIVO UN MONDO SOTTERRANEO I CUNICOLI DEGLI ETRUSCHI STORIE DI VITA DOLORES E LE CAMPANE DI SANT'AMBROGIO CAMPIONI GIOVANNI DE CAROLIS BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano L'apertura della Porta Santa “Fratelli e sorelle carissimi, con lo sguardo fisso su Gesù Cristo e sul Suo volto misericordioso, il Santo Padre, nella solennità della Beata Vergine Maria, ha aperto il Giubileo straordinario che dischiude per tutti noi e per l'umanità intera la porta della misericordia di Dio. In comunione con la Chiesa universale, questa celebrazione è preludio di una profonda esperienza di grazia e riconciliazione”. Esortazione del Vescovo S.E. Mons. Romano Rossi Santuario della Madonna del Sorbo, 26 dicembre 2015 BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano N N.. 30 30 - Marzo Marzzo 2016 2016 - P Periodico eriodico ttrimestrale rimestrale d dii ffinanza inanza e ccultura ultura - Poste Poste Italiane Italiane S.p.A. S.p.A. - Spedizione Spedizione in in A.P. A.P. - 70% 70% - Roma Roma A Aut. ut. N N.. 21/2009 21/2 2009 IO VE VELA Sommario GO LA LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO LA RIFORMA DEL CREDITO COOPERATIVO UN MONDO SOTTERRANEO I CUNICOLI DEGLI ETRUSCHI STORIE DI VITA 3 4 5 6 Editoriale del Presidente L’Oleide di Spello Il Punto del Direttore I cunicoli degli Etruschi DOLORES E LE CAMPANE DI SANT'AMBROGIO CAMPIONI 6 GIOVANNI DE CAROLIS B BCC CC CREDITO CREDITO COOPERATIVO COOPERATIVO Formello Formello e Trevignano Trevignano Romano Romano La rivista della Banca di Formello e Trevignano di Credito Cooperativo Periodico trimestrale Anno 9 - N. 30 Marzo 2016 Registrato presso il Tribunale di Tivoli il 27-10-2008 al N. 21/2008 8 10 11 12 Storie di vita Ogni anno un Natale speciale Le Terme di Diocleziano Agricoltura Redazione Viale Umberto I, 92 Formello (Roma) Tel. 06 90 14 30 95 Direttore Responsabile Gino Polidori 12 14 Il destro vincente Redattore Armando Finocchi Ufficio Soci Tel. 06 90 14 30 55 Stampa Miligraf Srl Via degli Olmetti, 36 Formello (Roma) Tel. 06 90 75 142 Hanno collaborato a questo numero: Francesco Braghetta Claudio David Emanuela Gizzi Luca Graziani In copertina: Particolare dei cunicoli etruschi di Formello in uno scatto di Alfonso Maria Mongiu, fotografo professionista che svolge incarichi per riviste, agenzie di comunicazione e musei sui temi delle risorse storicoambientali www.bccformello.com 14 16 Il Premio letterario 17 18 20 23 24 Vairo-Malavasi La Banca incontra gli studenti Salute Navigare nella storia Musica Politica internazionale Le ortensie fiorite reclinarono il capo alla morte della dolce Dolores. Ben presto appassirono. In autunno una falce impietosa tagliò gli arbusti riarsi dal sole. Raccontiamo la sua storia a pag. 8. Varata la riforma del Credito Cooperativo Il 16 febbraio scorso è entrato in vigore il Decreto Legge concernente la riforma delle Banche di Credito Cooperativo, che innova sensibilmente sia il loro modo di essere che le regole a cui debbono sottostare. Con qualche novità, peraltro contestata dal mondo bancario, sul testo in precedenza concordato tra i vertici di Federcasse e lo stesso Governo. Tutti sperano per questo motivo in alcuni aggiustamenti in sede di conversione in legge. Ma andiamo con ordine. Le Banche di Credito Cooperativo dovranno aderire ad una società capogruppo, costituita in forma di società per azioni, il cui patrimonio netto dovrà essere superiore ad un miliardo di euro. Presumibilmente sarà dunque un unico gruppo bancario cooperativo a livello nazionale. L’adesione alla nuova Spa è obbligatoria, pena il ritiro della licenza bancaria o la modificazione della ragione sociale. L’adesione tuttavia non è automatica perché ogni istituto di credito dovrà sottoscrivere un “patto di coesione” che disciplina la direzione e il coordinamento della capogruppo su tutte le banche, gli indirizzi strategici ed obiettivi operativi, i poteri necessari per tale attività proporzionati alla rischiosità di ogni singola banca aderente. Sono compresi anche i controlli e i poteri d’influenza per assicurare il rispetto dei requisiti prudenziali e delle altre disposizioni in materia bancaria. Tali poteri si spingono perfino, laddove esistano i presupposti, anche alla rimozione e sostituzione di singoli consiglieri e, ove occorra, della maggioranza degli organi di amministrazione e di controllo. Il Decreto Legge citato (14 febbraio 2016, n.18) prevede in buona sostanza norme più o meno desunte dal progetto di autoriforma presentato da Federcasse con l’aggiunta però, come detto, di alcune modificazioni al testo concordato, la più importante delle quali è quella relativa alla cosiddetta “Way out”, ovvero la possibilità di non aderire a un’unica capogruppo attraverso il “contratto di coesione”. Ne possono usufruire però soltanto le Banche che abbiano almeno 200 milioni di patrimonio netto, alle quali è imposto l’obbligo, in tal caso, di versare allo Stato un balzello fiscale pari al 20% delle riserve accumulate in esenzione d’imposta. Una previsione questa - qualcuno sostiene sotto la spinta di alcune banche toscane - di sicuro dirompente e in ogni caso contraria allo spirito della riforma che tende a porre sotto lo stesso ombrello tutte le Banche di Credito Cooperativo. Si parla di una ventina di BCC che hanno i requisiti per eludere l’obbligatoria adesione alla nuova Spa. Sono ovviamente quelle con più dotazione patrimoniale, con conseguenti riflessi sugli eventuali oneri in capo a tutte quelle che entreranno nel Gruppo. Vedremo ora se in sede di conversione in legge verranno apportate le modifiche richieste, che non si limitano soltanto alla eliminazione della “Way out”. Il Presidente Gino Polidori 3 VELA CREDITO COOPERATIVO L’Oleide di Spello Ritorna il grande evento organizzato dalla BCC di Spello e Bettona, con cui da anni abbiamo stretto un gemellaggio. L'edizione di quest'anno si tiene sabato 23 e domenica 24 aprile, tra degustazioni di bruschette in piazza e osterie aperte nei vicoli medievali. Da non perdere. Oleide nasce dalla volontà di valorizzare le tipicità regionali dell'olio e le famiglie produttrici, ma anche di creare occasioni di incontro tra tutti i soci delle BCC italiane. Agli eventi in piazza e agli stands eno-gastronomici si alternano convegni e riflessioni sul ruolo che le nostre aziende possono ricoprire nel mercato nazionale e internazionale. In tutto il mondo, infatti, sono richiesti prodotti certificati e di qualità, che con il loro gusto genuino sanno anche raccontare l'indentità culturale di chi da secoli li coltiva con passione e competenza. “Anche le BCC - si affermava in un recente convegno - hanno una tradizione e un'esperienza specifica: quella di conoscere i territori, accompagnandoli nella loro storia L’ senza imporre loro strategie nate altrove. Il dovere storico del Credito Cooperativo è quello di difendere queste tradizioni, aprirle all'innovazione e tramandarle alle prossime generazioni”. L'evento più spettacolare dell'Oleide è la “Disfida della bruschetta”: ispirata a un duello che nel Cinquecento oppose i cavalieri italiani a quelli francesi, è una giocosa gara tra alcune BCC provenienti da tutta Italia, ognuna interprete di metodi di coltivazione, tecniche di spremitura e ricette legate all'olio extra-vergine d'oliva. I visitatori stessi voteranno la bruschetta più buona. La nostra Banca ha vinto la prima edizione e anche quest'anno presenterà l'olio delle nostre colline. L'olio, un succo di storia Quando alla fine del Settecento il grande poeta tedesco Wolfang Goethe varcò le Alpi per visitare l'Italia, fu la presenza degli ulivi a fargli capire di essere entrato nella civiltà del Mediterraneo, cresciuta attorno all'ulivo e al suo prodotto più prezioso, l'olio. Non è soltanto un eccezionale alimento per condire e conservare i cibi, ma nei secoli dall'olio sono stati ricavati combustibili per illuminare, unguenti per la pelle, sansa per alimentare le stufe, saponi e creme di bellezza. L'olio ha anche ispirato gli artigiani nella costruzione di lucerne di argilla, già utilizzate dai greci e dai romani, e che avevano talvolta le sembianze di animali, frutti o volti umani. Raffinate lucerne in ottone erano in uso fino al secolo scorso e tramontarono soltanto con la diffusione della luce elettrica. Le oliere erano invece modellate in vetro o lamiera oppure ancora in argento e oro per le tavole della nobiltà. L'olivo ha intrecciato i suoi rami anche con le famiglie socie della nostra Banca: qui nella foto vediamo la raccolta delle olive nelle campagne di Formello negli anni 50, mentre a pagina 12 intervistiamo il produttore Domenico Di Fabio, a Trevignano. 4 Un lungo percorso di trasformazioni Quella del 14 febbraio scorso è una delle più importanti riforme che il Credito Cooperativo ha affrontato sin dai tempi della prima Cassa Rurale italiana, nel lontano 1883. Da quel momento sono trascorsi più di 130 anni e abbiamo sempre saputo interpretare i cambiamenti. Qualche esempio. Nel 1909 nasceva la Federazione nazionale delle Casse Rurali, per unire le tante esperienze di cooperazione che stavano nascendo in tutta Italia, anche in seguito all'enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, che affermava la partecipazione alla vita sociale secondo gli ideali cristiani. Erano gli albori di quella struttura “a rete” giunta fino ad oggi, con federazioni regionali e una federazione nazionale. A metà Novecento prima la legislazione fascista e poi una guerra disastrosa riducevano al minimo gli istituti di credito cooperativo, con gli uomini al fronte, dispersi o mai ritornati a casa. Eppure la nostra storia non si è interrotta. Con il dopoguerra, ecco allora nascere altre Casse rurali e riaprire quelle chiuse, protagoniste della ricostruzione e dello sviluppo sociale ed economico a cui ancora oggi dobbiamo gran parte del nostro benessere. Non a caso è in quegli anni che nasceva la nostra Banca, con due comitati promotori a Formello e a Trevignano. Nel 1963 veniva costituito l’Istituto di Credito delle Casse Rurali e Artigiane (Iccrea), per coordinare le funzioni di credito delle singole banche, quando l'intera società italiana stava cambiando la sua fisionomia, da paese agricolo a paese vocato anche all'industria e ai servizi. Successivamente la capogruppo di impresa, Iccrea Holding Spa, avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo delle società partecipate. Il rispetto dei depositanti, un tema tanto dibattuto in questi mesi, per noi è un valore assoluto. Già nel 1978 veniva creato il Fondo Centrale di Garanzia, primo strumento di tutela dell’industria bancaria italiana, sostituito e rafforzato in seguito dal Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo (FGD) e dal Fondo Garanzia degli Obbligazionisti (FGO), strumento volontario ed esclusivo delle BCC, che tutela i nostri clienti portatori di obbligazioni. Recentemente è stato creato il Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI), con il quale sono state sostenute alcune BCC che presentavano delle criticità. Nel 1993 le Casse rurali ed artigiane cambiavano nome, diventando ufficialmente Banche di Credito Cooperativo, con l'entrata in vigore del “Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia”, che estendeva la nostra operatività per competere alla pari in un mondo economico sempre più interconnesso. Ora, questa nuova riforma. Siamo pronti a scrivere con tutti voi un'altra pagina di storia italiana. Mario Porcu Il Direttore 5 VELA TERRITORIO I cunicoli degli Etruschi Benvenuti nel mondo sotterraneo in cui l'uomo e l'acqua hanno modellato la pietra vulcanica. il più spettacolare ed esteso luogo segreto nei dintorni di Roma”, afferma senza esitazione Luigi Plos, naturalista per passione e scopritore dei paesaggi più suggestivi del Lazio. “Entrare nei cunicoli con i piedi nell’acqua e nel fango, vedere i giochi di luce, in particolare di quella che arriva dall’alto dai pozzi di servizio che si aprono come lucernari, è un'immersione totale, fisica e mentale, in un mondo arcano”. Siamo dentro ai canali sotterranei scavati dagli Etruschi di Veio. “È INCANALARE LE ACQUE Vennero costruiti più di 2.500 anni fa per captare e raccogliere le acque piovane verso cisterne o invasi di raccolta, oppure per drenare le acque ed evitare il dilavamento del suolo. In alcuni casi la volta ha ceduto e quelli che oggi ci appaiono come dei semplici fossi non sono altro che i letti di antichi cunicoli. E del resto è stato lo scorrimento dell'acqua a renderli del tutto simili, erodendo il morbido tufo in canali sotterranei e “marmitte” secondo la portata o la velocità di scorrimento. 6 Possiamo immaginare che per la maggior parte dell'anno la portata era modesta, per poi gonfiarsi improvvisamente dopo un temporale ed erodere con forza dirompente. E siccome i cunicoli presentano tipi diversi di roccia, lo scorrimento dell'acqua ha formato pareti ondulate, con un effetto assai suggestivo, soprattutto se la luce penetra e si incanala anch'essa, come l'acqua, tra le fenditure e le rientranze. I POZZI DI DISCESA I cunicoli si trovano in genere a una profondità compresa tra 2 e 10 metri e in origine avevano le dimensioni che permettevano a un uomo di scavare. Quindi erano alti non più di 1,80 metri e larghi almeno 60, 70 centimetri. La pendenza varia tra l'1 e il 3%. A distanze regolari, circa 40 metri, si trovano i pozzi di discesa verticali: al momento dello scavo ogni pozzo aveva un diametro di circa un metro, ma a causa dell'erosione queste aperture superficiali sono oggi larghe anche 5 o 6 metri, talvolta accerchiate dalle radici di alberi rimaste magicamente sospese in aria dopo crolli successivi. Questi pozzi servivano di certo per portar via il tufo appena scavato e per permettere la manutenzione del cunicolo, calandosi al suo interno alla flebile luce di una torcia. FORMA, FORMELLO Probabilmente è proprio dalla parola latina “forma” (canale o condotto) che TERRITORIO VELA ha preso il nome la comunità di Formello, quando attorno al X secolo vi si rifugiarono i contadini che in precedenza vivevano nelle fattorie della Domusculta Capracorum, il sistema di poderi, chiese e case coloniche voluto dal Pontefice. Di questo parere sembra essere anche lo storico seicentesco Famiano Nardini, che scriveva: “è meraviglioso lo spazio ch'è tra Formello e Isola [Farnese] quasi tutto pensile per li tanti cuniculi, ch'egli ha sotto. Molti rivi v'hanno longhi transiti sotto terra, opere meravigliose, dalle quali forse acquistò il nome di Formello”. Nardini dimostrò di avere un intuito inarrivabile per i suoi contemporanei, osservando il paesaggio con attenzione e confrontandolo con la documentazione storica di cui venne in possesso. Fu proprio lui ad affermare che le rovine di Veio si trovavano vicino ad Isola Farnese, e non vicino a Civita Castellana, come credevano in tanti. IL CUNICOLO DEGLI OLMETTI È il cunicolo meglio conservato del territorio di Formello. Lungo più di 5 km, ha origine ai piedi di Monte Massaruccio, in località Albereto, quindi non distante dal borgo medievale, e termina in località La Selvotta con una scenografica cascata, in questo caso in prossimità della città etrusca di Veio. Ancora oggi vi confluiscono le acque superficiali. In alcuni tratti corre a cielo aperto, quando la volta è crollata, in altri ancora nel cunicolo originario, non modificato dalle acque e perfettamente conservato. In località Albereto il cunicolo nella parte alta è ancora visibile nella sua configurazione originaria, con le tracce di scavo intatte, mentre in basso l'acqua ha modellato la roccia in scenografiche forme. Tiziana Guida, geologa e direttore della rivista “Professione Geologo”, studia i cunicoli di Formello da dieci anni. “Altre zone del Lazio presentano simili interventi idraulici, ma la rete dei cunicoli di Formello è una tra le più capillari, e si potrebbe pensare ad elaborare un “Piano delle forre e dei cunicoli” che identifichi specifici strumenti di tutela e valorizzazione, al fine di una fruizione turistica ecocompatibile”, dice. Nel frattempo ha proposto e ottenuto l'isti tuzione del geosito “Cunicolo dell'Albereto”, entrato a far parte dell'Inventario nazionale dei geositi. UN TERRITORIO PRIMIGENIO Incamminarsi nelle forre, entrare con circospezione in questi antichi cunicoli ci riporta a un territorio primigenio, dove l'opera dell'uomo è così antica da considerarsi dimenticata a favore delle piante e degli animali. L'uomo si appropriò dell'opera della natura, solcando con strumenti rudimentali il tufo formatosi dal raffreddamento delle lave vulcaniche. Ma poi la natura si è riappropriata dell'opera dell'uomo, e varcare oggi questi ingressi sotterranei ci porta dritti verso i segreti della Terra. LUIGI PLOS Appassionato naturalista, ha riportato l’attenzione su siti dimenticati da secoli ed è l’animatore del gruppo Facebook “Luoghi segreti a due passi da Roma”. È possibile leggere gli articoli delle sue esplorazioni sul sito www.luigiplos.it TIZIANA GUIDA Geologa, libera professionista, opera prevalentemente nel campo della difesa del suolo e della geologia applicata alla pianificazione territoriale. È responsabile della comunicazione dell'Ordine dei geologi del Lazio e cura progetti ed eventi per la divulgazione delle tematiche geologiche. 7 VELA STORIE DI VITA Dolores e le campane di Sant’Ambrogio u via Roma, all’angolo con viale Umberto I, si affacciava una graziosa villetta, oggi riconvertita ad attività commerciale. Piccoli souvenir di terracotta ornavano la facciata e un filare di ortensie correva lungo i muretti di recinzione. A una delle colonne del cancello d’ingresso c’era una targa: “La Trappola del sole”. S Vi abitava Dolores, un’anziana signora milanese, sempre sorridente, cortese con tutti, che passava gran parte della giornata alla finestra per vedere i bambini giocare nel giardino di fronte. Era nata a Milano nel 1895 da una famiglia benestante e fin da piccola frequentava lo studio medico del padre, avvicinandosi così alla sofferenza degli altri. Proprio questo segnerà il suo destino. Allo scoppio della prima guerra mondiale partì come crocerossina al seguito delle truppe. Negli ospedali da campo dove venivano ricoverati i nostri soldati, non c’era spazio per il riposo e Dolores, poco più che ventenne, non lesinò la fatica per curare quei giovani soldati arrivati fin lì in condizioni il più delle volte disperate. Un giorno ne portarono uno con gravi ferite per l’esplosione di una mina. Aveva bisogno di continue cure e tanto conforto per lenire il dolore e alimentare la speranza di aver salva la vita. La giovane crocerossina ogni giorno era al suo fianco pronta a curare, a incoraggiare, cambiare bende, somministrare farmaci e dispensare sorrisi. Quel giovane ferito era Domenico La Ragione, classe 1889, ed era di Formello. Nessuno dei due poteva immaginare che quell’incontro avrebbe cambiato la vita di entrambi. Col passare dei giorni nacque tra loro un legame sottile che pur tra tanto dolore diventò ben presto vero grande amore. Finita la guerra si sposarono e andarono ad abitare a Milano nei pressi della Basilica di Sant’Ambrogio in un elegante appartamento non distante da quello della famiglia di lei. Quando dal campanile dei Monaci della chiesa del Santo Patrono il suono delle campane scendeva nelle strade adiacenti avvolgendo ogni cosa, il cuore di Dolores si apriva alla gioia e alla speranza di una vita finalmente felice. Quel concerto campanario di cinque bronzi in Do3 maggiore crescente scandiva i suoi giorni felici, pur nella mancanza di figli che non arrivarono mai, diventando 8 STORIE DI VITA VELA pian piano portatore di ricordi lontani e di sogni legati a un avvenire luminoso. Durante i mesi estivi i due coniugi venivano a Formello per trascorrere le vacanze con la famiglia di Domenico, facendo provare a Dolores il caldo delle colline formellesi e i profumi della campagna romana. Vestiva con eleganza e quando usciva di casa nei giorni di festa indossava sempre cappellini colorati, antico retaggio della borghesia ambrosiana. Dopo la seconda guerra mondiale, con l'avanzare dell'età e il raggiungimento della pensione, decisero di lasciare le nebbie del Nord per venire ad abitare quaggiù, in una villetta fatta appositamente costruire, che vollero chiamare “La Trappola del Sole”, quasi a esorcizzare il freddo padano e i miasmi della grande città. E anche quelli furono anni felici, specialmente per Domenico che aveva sempre sentito nostalgia del paese natale. Poi il compagno della vita morì improvvisamente nel 1966, e da quel giorno la prospettive della gentile signora lombarda cambiarono di colpo. Un velo di tristezza calò nel suo cuore, senza farle perdere tuttavia i consueti modi gentili verso coloro che di tanto in tanto andavano a farle visita. Era Carlotta, una vicina di casa, che provvedeva alle sue necessità, e le portava dal vicino ristorante Bovarelli il pranzo e la cena. La cucina della Trappola del Sole era ormai un luogo di ricordi, con piccoli oggetti colorati disseminati perfino sulla macchina del gas, foto di gioventù e pupazzetti di stoffa che le facevano compagnia durante le giornate passate in attesa di niente. Si animava soltanto all’approssimarsi delle feste natalizie, quando si recava nei negozi del paese per comprare tanti piccoli regali che collocava sui bracci di un appendiabiti a forma di Pinocchio, un altro personaggio da fiaba della sua casa. Per il 7 dicembre, festa di Sant'Ambrogio, le braccia del burattino erano cariche di pacchetti. Di buon mattino usciva sulla veranda, tirava fuori il suo appendiabiti e cominciava a distribuire i regalini colorati a chiunque passava lì davanti, dal dipendente comunale che puliva le strade, ai ragazzini che andavano a scuola, ai vicini di casa. “Venite, venite - diceva con forza - oggi è Sant’Ambrogio protettore della mia città e anche se così lontane sento le campane suonare, le sento, le sento, le sentite anche voi?” A chi si attardava per ringraziarla, descriveva l'indimenticabile armonia del campanile dei Monaci che aveva accompagnato i tempi felici della propria giovinezza. Passarono altri anni finché in una notte d’inverno del 1988 cadde procurandosi la rottura del femore. Ritornò dall’ospeDolores Tortima dale qualche tempo dopo, ma ormai la sua salute era compromessa, non poteva più vivere da sola. Per la solitudine in cui era costretta a vivere, unica compagna ormai dell’ultimo tratto della sua esistenza, fu consigliata di ricoverarsi in una casa di cura del viterbese. Ma lei rifiutava di andarci, voleva rimanere in quella villetta con ampie finestre su via Roma, così piena di ricordi. Ma quel giorno purtroppo arrivò. Prima di partire disse alla sua amica Artemide, che si era recata a salutarla, di non preoccuparsi, di stare tranquilla perché finita la cura sarebbe certamente tornata. Non fu così. Nella casa di riposo, consapevole forse che il suo destino si sarebbe concluso in quel posto sconosciuto, si chiuse in un ostinato silenzio. Non parlava e non rispondeva a nessuno, neanche a chi si recava a farle visita. Con la testa costantemente appoggiata sul petto per non uscire da quel suo nuovo mondo fatto di silenzio e tristezza, morì nel maggio del 1988, proprio quando il filare delle ortensie, che tanto amava, coronò di colori il marciapiede di fronte alla Trappola del Sole. Ben presto però anch’esse reclinarono il capo e con il caldo rovente di Agosto appassirono. In autunno una falce impietosa tagliò gli arbusti riarsi dal sole. Oggi Dolores, Dolores Tortima, riposa nel cimitero di Formello in una piccola tomba accanto al suo sposo Domenico, e sopra a quella dell’amica del cuore Artemide. (G.P.) VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA Ogni anno un Natale speciale A Formello e a Campagnano le associazioni dei commercianti hanno riscaldato i giorni di festa con giochi per bambini, zucchero filato, luminarie e un concorso fotografico. La foto vincitirice del concorso “Scatta e vinci” e attività commerciali animano le nostre comunità: sono negozi storici dalla lunga tradizione oppure start-up innovative create da giovani imprenditori. Quasi tutti i commercianti sono soci o correntisti della BCC. Si riuniscono periodicamente, sottoscrivono quote annuali per organizzare gli eventi, si danno da fare in prima persona. Senza di loro i nostri paesi sarebbero tristi dormitori. “In questi anni, da quando è stata rifondata nel 2003, l'Associazione dei commercianti di Formello per ogni Natale ha ideato una festa: con i gonfiabili per bambini, le automobili d'epoca, le bancarelle o le pizze fritte”, ci dice Erminio Lurci, il presidente, che con Anna Clara D'Alessio e Teresa Ronzetti ha coinvolto tutti gli altri commercianti. Una delle iniziative più curiose è quella di accogliere i fedeli che la sera del 24 dicembre escono dalla messa con una nevicata artificiale, in piazza San Lorenzo, o quella di invitare gli zampognari a suonare per le vie del paese. L 10 E anche quest'anno i commercianti hanno saputo divertire i più piccoli, con giochi e zucchero filato. “Nell'epoca dei grandi centri commerciali, anonimi e quasi stordenti, fare shopping nelle vie dei nostri paesi ha riacquistato tutto il suo fascino”, afferma Monica Cardinali, presidente dell'Associazione dei commercianti di Campagnano, ricostituita nel 2014 con il nome di Ascoarca. “Il bravo venditore sa consigliare il cliente, perché il rapporto umano viene prima di quello economico. Ci si scambia soprattutto fiducia”. Quest'anno l'associazione campagnanese ha proposto un concorso fotografico per immortalare gli angoli più suggestivi del paese. In palio c'era un buono-spesa nei negozi associati. A vincere è stata Martina Britelli, di Sacrofano, che si trovava a Campagnano proprio per passeggiare lungo il corso tra i negozi aperti: ha fotografato la fontana di piazza Cesare Leonelli con i caratteristici delfini in travertino. CONOSCERE ROMA VELA Le Terme di Diocleziano Aggirandoci tra queste architetture monumentali comprendiamo che i Romani volevano costruire per l'eternità. lavori vennero avviati nell'anno 298, demolendo un intero quartiere esteso per più di dieci ettari. Appena otto anni dopo, le terme furono inaugurate. Erano imponenti, grandi il doppio rispetto alle Terme di Caracalla, con migliaia di vasche, aule e mosaici: il più spettacolare complesso termale dell'antichità, per almeno due secoli luogo di incontro, divertimento e benessere. Iniziarono la loro decadenza con le invasioni dei Goti, nel 537, quando anche la popolazione di Roma era notevolmente diminuita. Apparvero allora, destino comune a molte opere antiche, come enormi cave per prelevare materiali edili destinati a nuove costruzioni. Lo stesso pontefice Sisto V, alla fine del Cinquecento, è qui che attinse marmi e mattoni per edificare la sua villa sull'Esquilino. E tuttavia questo luogo, ormai solitario, attorniato da orti e utilizzato anche come ricovero per cavalli, non finiva di incantare artisti e viaggiatori. I grandi ambienti delle terme vennero invece riutilizzati nei secoli come depositi di grano e di olio, mentre in anni più recenti alcuni edifici hanno ospitato carceri, scuole e uffici postali. Anche una piccola chiesa appariva addossata alle mura antiche, e nello stesso periodo venne ampliata nella basilica che vediamo oggi: dal genio di Michelangelo nasceva la certosa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Si credeva infatti che i lavori erano stati eseguiti in gran parte da cristiani resi schiavi, considerando che proprio negli anni di Diocleziano si consumava l'ultima grande persecuzione dei seguaci di Cristo. Michelangelo riutilizzò le architetture romane creando una basilica eccezionalmente larga. I grandi spazi delle terme romane avevano ammaliato anche lui. I Il calendario Sabato 12 marzo: Villa dei Quintili La più estesa e fastosa residenza del suburbio romano si estende sulla via Appia ed evoca la memoria dei due fratelli proprietari, cui venne confiscata per ordine di Commodo: consta di un quartiere ufficiale, un'area residenziale, grandi aule termali, decorazioni policrome, cisterne per l'approvvigionamento idrico e tanta storia da raccontare. Sabato 7 maggio: Chiesa dei Cappuccini Dopo due anni di restauro torna a brillare questo favoloso gioiello del Seicento romano, autentico scrigno che custodisce gelosamente i suoi tesori: le pale d'altare dei più famosi artisti romani, i monumenti funerari, il museo sulla santità cappuccina, la celebre cripta con le ossa dei defunti. Sabato 11 giugno: Palazzo Doria-Pamphilj di Valmontone Alla scoperta del maestoso palazzo, all'epoca inserito in un complesso urbano provvisto di foresteria, armeria, stalle, granaio, carceri, botteghe e decorato su tutto il piano nobile con uno splendido ciclo di affreschi seicenteschi recentemente recuperati. Le partenze in pullman avvengono da Trevignano (ore 8:00) e da Formello (ore 8:30). È necessario prenotarsi ad ogni singola gita, fino all'esaurimento dei posti disponibili, al numero 06 90 14 30 55 (Ufficio Soci). Ad attenderci ci sarà la nostra bravissima guida Valeria Marino. Ogni socio può farsi accompagnare da un famigliare. Chiediamo ai nostri soci prenotati di mantenere l'impegno o, in caso di un imprevisto, di avvertire dell'assenza entro il giovedì precedente la data della gita, in modo da dare tempo all'Ufficio Soci di contattare i prenotati nella lista di riserva. 11 VELA AGRICOLTURA AZIENDE Quando si dice: coltivare una passione A Trevignano incontriamo Domenico Di Fabio, da mezzo secolo appassionato coltivatore di olivi. AGRICOLTURA VELA i lasciamo il paese alle spalle per salire leggermente verso le colline, in una località da decenni chiamata “Campo L’Olivo”, di certo perché gli olivi qui crescono bene, riparati dalla tramontana, e fruttificano baciati dal sole. Ad accoglierci c'è il nostro socio Domenico Di Fabio, classe 1937, che questi olivi li ha piantati più di sessanta anni fa. C E pensare che era un terreno abbandonato. C'erano rovi e sterpaglie. Il terreno l'avevo ereditato da mio nonno. Ho pulito e dissodato tutto il campo e ho piantato gli olivi. Dopo la guerra, l'azienda agricola di Vicarello funzionava bene. L'Ispettorato agrario vi faceva corsi gratuiti di potatura. Avevo 16 o 17 anni e vi partecipai. Eravamo una quindicina, noi ragazzi di Trevignano. Iniziai ad amare questa pianta. A Vicarello lavorava anche tuo padre. Sì, fino alla guerra. Partì per il fronte e non tornò più. Si chiamava Giuseppe. Morì in un campo di prigionia in Polonia e solo dopo tanti anni sono riuscito a riportare le sue spoglie a Trevignano. Ironia della sorte, l'olivo è un albero di pace. L'olivo è un albero straordinario e arricchisce la nostra tavola con l'olio, il segreto della dieta mediterranea. Ed è anche simbolo di operosità e di pace, è vero. Ho piantato due qualità di olivo: il leccino e il frantoio. Il leccino resiste meglio alla stagione fredda. Il frantoio invece è più delicato; noi lo chiamiamo “la nostrana”. In questi giorni stai ultimando la potatura. Tra i rami deve passare il sole. Per questo gli olivi vengono potati facendo crescere tre o al massimo quattro rami principali: si chiama impalcatura. Le piante giovani hanno una potatura a piramide, che dalla punta si allarga fino alla base del ramo. Le piante adulte hanno invece una chioma più uniforme. Gli olivi vanno potati quando non fa freddo, perché i tagli e le ferite inferti dalla potatura con la basse temperature possono danneggiarli. L'olivo rallenta il suo ciclo vitale, ma non va a riposo come invece il pesco o il susino. Ti piace lavorare personalmente in campagna? L'agricoltura ha bisogno di passione, cura e pazienza, ma ci ripaga con dei frutti non solo materiali. È una forma di armonia con il mondo. Lavoro ancora con entusiasmo: ho un trattore cingolato Fiat 25 del 1956, un morgano e una spandi-letame. Certo, invece della raccolta a mano oggi usiamo gli abbacchiatori ad aria compressa. In meno di una settimana tra le nostre 70 piante riusciamo a raccogliere 30 quintali di olive, negli anni buoni quasi 40. Dopo la raccolta, quando vanno macinate le olive? L'oliva va macinata prima possibile. Dopo la raccolta, va conservata in cassette arieggiate, con tutte le foglie, perché le foglie evitano che le olive si ammassino. In questo modo le drupe rimangono intatte. Le olive devono prendere aria e non vanno lasciate in luoghi chiusi e troppo caldi; è meglio tenerle sotto un portico, protette dal sole e dalla pioggia. Ma al più presto bisogna portarle al frantoio. L'ideale sarebbe raccoglierle il giorno e macinarle la sera stessa. In questo modo l'olio avrà poca o nessuna acidità. È l'olio migliore. 13 VELA CAMPIONI Il destro vincente In un match intenso e senza esclusione di colpi lo scorso 9 gennaio Giovanni De Carolis è diventato campione mondiale WBA dei pesi supermedi. Vi raccontiamo la sua storia e la sua visione dello sport in un'intervista esclusiva. È nostro correntista all'Agenzia di Monterosi. ottobre 2015, Karlruhe, Germania. Sul ring Giovanni De Carolis, classe 1984, sfida il campione in carica Vincent Feigenbutz. Anche Giovanni, dopo alterne vicende tra le categorie dei pesi medi e dei supermedi, fino a quel momento ha al suo attivo stupende vittorie ai punti o per KO tecnico. Suona la campanella del ring: Giovanni è forte nelle prime riprese ma poi subisce il ritorno di Feigenbutz, che alla fine vince ai punti: 115 a 113. Una sconfitta di misura che consente al nostro pugile di ottenere la rivincita. E la rivincita va in scena sempre in Germania, il 9 gennaio di quest'anno, alla Baden Arena di Offenburg. “Duemila anni dopo la battaglia nella foresta di Teutoburgo, sconfiggeremo di nuovo l’esercito romano”, aveva dichiarato baldanzosamente Feigenbutz fa- 17 14 cendo riferimento alla sanguinosa battaglia che aveva decimato i legionari romani. Ma qualcuno già intuisce che stavolta le cose andranno diversamente. Il match è vibrante. Giovanni parte di nuovo all'attacco e fa sue le prime riprese, usa il destro per colpire e il sinistro per arginare, con combinazioni efficaci che più di una volta costringono il tedesco alle corde, che però resiste e anzi si riprende nella parte centrale dell'incontro. Giovanni dà il meglio di sé nel nono e nel decimo round, colpisce al volto, sferra due destri potenti. Il tedesco non cade ma si aggrappa alle corde. L'arbitro sorregge Feigenbutz, capisce che ormai non c'è storia, sospende il match. In quel momento Giovanni De Carolis è campione del mondo dei supermedi. IL FILO DELLACAMPIONI MEMORIA VELA Lo incontriamo nella sua palestra NEXT, sulla Via Cassia, a Monterosi, prima del bivio per Nepi, tra persone di tutte le età che hanno scelto di curare il corpo e la mente con una sana attività sportiva. Lo salutano, gli chiedono consigli, si complimentano ancora con lui per la recente vittoria. Come è nata la passione per la boxe? Mi sono avvicinato al pugilato quasi per caso. Giocavo a calcio nell'Almas Roma. Ero centrale di difesa e ho iniziato a frequentare una palestra per rafforzare la muscolatura. Lì ho visto degli sportivi che praticavano pugilato. Non il body-building, ma proprio la boxe. Non per scolpire il corpo, quindi, ma per essere forti davvero. Mi affascinarono subito le caratteristiche del pugile: la forza, la resistenza, la velocità, la tattica. Dietro a questa vittoria ci sono anni di sacrifici. Per seguire la mia passione ho lavorato come cameriere e poi in una rivendita di materiali edili, anche quando nel 2007 sono diventato professionista. La ditta di materiali edili è diventata uno dei miei sponsor, li ringrazio. Hai avuto grandi maestri? Sì. Nella palestra di pugilato il maestro ti orienta e ti costruisce. Interpreta le tue caratteristiche, picchiatore o schermidore, e fa emergere le tue potenzialità. Il pugilato è uno sport individuale solo in apparenza. Nella mia vittoria c'è il lavoro dei maestri Italo Mattioli e Luigi Ascani, del preparatore atletico Antonello Reggina e del nutrizionista Carmine Orlandi. Ognuno con la sua specializzazione. Dopo estenuanti allenamenti, un pugile diventa tale solo sul ring. Sul ring il combattimento è la fusione tra testa e cuore. Il cuore non ti fa mollare quando prendi un colpo duro. Ma soltanto con il cuore ti fai travolgere dagli istinti, se la testa non sa controllarli. A un certo punto hai lasciato gli altri lavori per combattere e insegnare boxe. Sempre nel 2007 conseguii gli attestati da tecnico di pugilato e iniziai a tenere corsi in alcune palestre di Roma. Avevo capito che questo era il mio futuro professionale e non solo sportivo. Aprii una prima palestra in un centro sociale a Mazzano. “Intrepida”, si chiamava. Da quel momento al mio fianco c'è Veronica, mia moglie, insegnante di fitness. Venivano già allora tanti ragazzi. Anni di grande impegno e grandi soddisfazioni, a contatto con persone a cui devo tanto e a cui ho voluto dare tanto. In quel periodo ti sei avvicinato al Credito Cooperativo. Ho scoperto un modo di fare banca basato sul rapporto personale. Chi viene da una grande città forse non ci è abituato. Sono nato a Fonte Meravigliosa, sulla Via Laurentina. Ho vissuto a Fidene e poi nella Tuscia romana, prima a Mazzano e ora a Monterosi. A Monterosi, due anni fa, hai aperto questa bella palestra. Ho imparato molto dai miei maestri e da tanti incontri tra le corde dei ring di tutta Europa. Adesso voglio insegnare quanto ho appreso nella vita e nello sport. Perché la vita e lo sport si assomigliano molto. Conta il sacrificio e la forza di volontà. Non ci sono scorciatoie. Torniamo a quella notte magica del 9 gennaio... Abbiamo avuto il merito di crederci fino in fondo, allenandoci ogni giorno, compreso Natale, Santo Stefano e Capodanno. Ora ho un altro sogno nel cassetto: difendere il titolo a Roma, la mia città natale. Sarebbe davvero fantastico. L’abbraccio dei cittadini di Monterosi Dopo il saluto della Banda musicale, il sindaco Sandro Giglietti ha premiato il campione del mondo nella Sala del Consiglio comunale, gremita di amici e concittadini. In quest’occasione l’assessore Andrea Bomarzi ha letto una lettera di congratulazioni del nostro Direttore generale Mario Porcu sul valore educativo dello sport. 15 VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA Il Premio letterario VairoMalavasi compie dieci anni Il dialogo tra le generazioni, l'amore per la conoscenza e il succedesi delle stagioni come si alternano gioia e dolore. Questi i temi della decima edizione del premio intitolato alle docenti Anna Luisa Vairo e Paola Malavasi nel Liceo Vian di Bracciano. chi si chiede in che cosa consiste il nostro passato, una delle risposte che si possono dare è quella di provare a conoscere il passato prossimo della propria esistenza, risalendo alle proprie origini. È quanto suggerisce Giulia Uda, vincitrice della sezione Prosa con il brano “Dialogare con il passato”, in cui il protagonista, un ragazzo, ha spesso sollecitato il nonno a raccontare gli episodi salienti della propria vita, ricevendone sempre, come risposta, un secco “il passato è passato”! Ma quando il nonno si ritrova su un letto d'ospedale, inizia a raccontare: gli studi, il lavoro, il servizio militare, il primo bacio, il matrimonio e la nascita di un figlio, il padre del ragazzo. E nell’ascoltare, il giovane comincia a comprendere quale è la sua dimensione nel tempo e nella vita. Con il brano “Filo sofia”, nel concetto greco di “amore per la conoscenza”, Andrea Fornara ha esplorato il campo della conoscenza nelle sue varie forme, sottolineando come ciò può comportare un senso di soddisfazione e di felicità, che potrebbe essere senza fine. Giordano - è il nome del protagonista - man mano che procedeva nello studio, “chiedeva”, “cercava”, “confrontava”. Ma doveva rendersi conto che la realtà concreta della vita quotidiana sembra andare in una direzione diversa, se persino con le leggi di legislatori privi di lungimiranza l’umanità sembra trasformarsi in una massa di “schiavi”, privi di ogni prospettiva, incapaci di pensare liberamente e di rendere utile la propria vita. Una speranza tuttavia permane, solo se gli uomini torneranno a riscoprire la bellezza e la gioia della conoscenza. Una sorta di traslazione temporale, poi, è quella immaginata da Alessandra Sala in “È impossibile, solo che lo pensi che lo sia”. La protagonista, al suono della sveglia, si affretta a recarsi a scuola per una supplenza nello stesso istituto dove aveva studiato. È la sua prima esperienza di insegnante, motivo di ansietà e di felicità A 16 insieme. Ripercorre i corridoi di un tempo e riconosce alcuni dei docenti che erano stati suoi professori, ma, entrata in classe, è accolta dal silenzio degli alunni, che non l’attendevano. Basandosi sulla sua personale esperienza di alunna, sperimenta però un approccio positivo con loro, raccontando la sua storia di allieva e cercando di capire i loro interessi. Un nuovo suono di sveglia le rintrona nella testa: occorre organizzarsi e andare a scuola, non per insegnare, ma per affrontare da studentessa l’esame di maturità! Nella sezione Poesia il vincitore è stato Andrea Bergodi, con i versi intitolati “Inverno”, in cui ripercorre le sensazioni che ognuno di noi avverte quando il gelo scende e ricopre di ghiaccio ogni cosa, “l’anima dell’uomo” e tutto ciò che la nutre e la ispira. Al rapido calar della luce, si ricerca il tepore delle coltri, mentre la mente rimane ancora un po’ offuscata. A poco a poco tutto si scioglie e ritornano le sensazioni positive, che danno luogo a nuove speranze. E mentre effimere gioie pervadono l’animo umano, ritorna un altro inverno. Una serie di immagini e di vicende, il succedersi del giorno e della notte, con i loro suoni, profumi e colori, si affollano anche nella mente del protagonista della poesia “Preludio” di Alessandro Di Pauli. Ma una forza gli impone di ascoltare la realtà della ragione, proprio quando un sentimento di malinconia pervade tutti i suoi pensieri, poiché alla fine tutto finirà nel nulla. “Familia” di Alessandro Vatrano è invece un inno alla figura paterna, con le sue forze e le sue debolezze, i suoi sentimenti e le sue aspettative di serenità. In lingua inglese, nella poesia “Wonderful in time” Ira Marku ha voluto infine evocare l’importanza di sentirsi sempre di umore positivo, per essere felici, per amare, per risplendere come le “stelle in cielo”, per sentirsi belli nel cuore, per ricominciare ad agire, per essere persone libere e piene di sorprese. (Mario Carfì) CITTADINI DI DOMANI VELA La Banca incontra gli studenti per parlare dell'antico mulino ad acqua e di beni culturali ra febbraio e marzo la Banca ha ospitato alcune scolaresche di Formello per raccontare la storia del mulino sul Cremera e per discutere del valore dei beni culturali. Ad accogliere studenti e insegnanti c'erano il Presidente Gino Polidori, il Direttore generale Mario Porcu e la Commissione Soci. A cosa serviva il mulino? Perché a un certo punto della sua storia secolare è stato abbandonato? Cosa possiamo fare per recuperarlo? E cosa potrà diventare in futuro? Cos'è un bene culturale? Perché rappresenta una ricchezza per l'intera comunità? A queste e altre domande i ragazzi hanno risposto con entusiasmo e creatività, immaginando di trasformare il mulino in un museo sulla farina e sul pane, in un'aula all'aperto per studiare la natura, in un centro-visite e meta di passeggiate, perché un bene culturale è ciò a cui diamo valore. L'incontro con le scuole fa parte dell'intento della Banca di coinvolgere cittadini, istituzioni, insegnanti e studenti nel recupero della “Mola”: un progetto avviato con la presentazione del volume “Quel mulino sul Cremera”, regalato ad ognuno degli studenti T partecipanti, e che vedrà un altro importante momento agli inizi di ottobre, quando oltre cento geografi provenienti da tutta Italia verranno a Formello per visitare il paese, le valli del Sorbo e proprio queste antiche macine di pietra che non finiscono di affascinarci. 17 VELA SALUTE AZIENDE Prevenire il tumore ai polmoni Prof. Pierfilippo Crucitti Scopriamo le cause e la diffusione di questa malattia con il Prof. Pierfilippo Crucitti, chirurgo toracico. Una visita di controllo può salvarci la vita. gni volta che respiriamo, i nostri polmoni assorbono l'ossigeno presente nell'aria facendolo passare nel sangue, che a sua volta lo trasporterà in tutto l'organismo. Un tumore ai polmoni è una massa che ostruisce il corretto flusso dell'aria oppure provoca emorragie polmonari o bronchiali. O Qual è il maggiore responsabile dell'insorgere del tumore ai polmoni? Il fumo è il maggior responsabile di questa patologia, causando l’85% dei tumori del polmone. Ciò significa che più si è fumato, più sarà alta la probabilità di ammalarsi. Tanto che il tumore ai polmoni colpisce prevalentemente soggetti di età superiore a 50 anni che abbiano fatto prolungato uso di tabacco. Il rischio di ammalarsi per un fumatore è di 14 volte maggiore rispetto ai non fumatori e fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno. Quindi smettere di fumare è l'azione preventiva più importante da fare. Sì. Nei soggetti che smettono di fumare il rischio si riduce gradualmente nel corso di 10-15 anni, fino ad eguagliare quello di chi non ha mai fumato. Occorre però fare attenzione anche al fumo passivo. Negli ultimi anni la legislazione italiana sempre di più ha tutelato i non fumatori dal fumo passivo, nei luoghi di lavoro e nelle aree comuni, come ristoranti o sale d'aspetto. Ci sono però soggetti esposti per ragioni professionali. Per lavoro molte persone sono costrette al contatto 18 con sostanze pericolose come l'amianto, l'arsenico, il cromo, il nickel o il radon. Il radon è un gas radioattivo invisibile e inodore che si forma nel suolo e nelle rocce: non solo chi lavorava in miniera era esposto al radon, ma in alcune zone sono state riscontrate tracce di radon nelle abitazioni. L'amianto è purtroppo oggi ancora presente in condutture idriche o nei tetti di capannoni, persino in semplici pensiline. Un retaggio del passato che dobbiamo eliminare. E persino l'esposizione alla fuliggine e al catrame aumentano il rischio, come in generale l'inquinamento atmosferico. È chiaro che queste categorie di persone dovrebbero, più di altre, sottoporsi ai controlli. Esiste una predisposizione genetica? Sì. Chi ha un parente prossimo che in passato ha sofferto di tumore ai polmoni può presentare un rischio leggermente superiore. Ma la cruda verità è che il tumore ai polmoni può colpire chiunque. Quanto è diffuso? Una recente indagine dell'Associazione Italiana Registri Tumori ha stimato in oltre 38.000 le diagnosi all'anno di tumore ai polmoni. É una cifra che costituisce l'11% di tutte le diagnosi di tumore in Italia. Se però andiamo a vedere i dati di mortalità legata al tumore del polmone, ci accorgiamo come questa malattia sia al primo posto come causa di morte per cancro sia nell’uomo che nella donna, provocando nei primi un numero di decessi pari alla somma delle neplasie della prostata più quelle del SALUTE VELA Un Respiro per la Vita colon e del pancreas, e nelle seconde pari alla somma dei tumori della mammella, colon e ovaio. Una curiosità: negli ultimi anni si è registrato un lieve aumento di incidenza proprio nelle donne, perché le donne fumatrici sono in aumento rispetto agli uomini. Come si manifesta? È questo il problema. Il tumore al polmone è una delle neoplasie più subdole perché difficilmente si manifesta nei primi stadi. Nel 76% dei casi la diagnosi viene effettuata quando il paziente presenta già i sintomi di una malattia avanzata: tosse, perdite di sangue con i colpi di tosse, difficoltà respiratorie, dolore al torace. In molti casi è già troppo tardi. Ciò fa sì che la sopravvivenza per questa forma tumorale sia ancora molto bassa: a 5 anni dalla diagnosi sopravvive soltanto una persona su sei. La guarigione completa, però, non è un miraggio. È questa la sfida: identificare un numero sempre maggiore di pazienti con cancro nelle primissime fasi. In questi casi, un intervento chirurgico di rimozione della parte di polmone interessata dal tumore e dei linfonodi circostanti consente, in genere, di ottenere la completa guarigione. Grazie alla chirurgia mininvasiva toracoscopica, inoltre, il paziente dopo pochi giorni di degenza può tornare a casa e riprendere velocemente le attività quotidiane. Non è neppure necessario che si sottoponga a cicli di radio o chemioterapia. Ma tutto inizia da una diagnosi precoce. Negli ultimi decenni si sono tentate diverse strade per la diagnosi precoce, come l’esame dell’espettorato o la comune radiografia del torace, ma con scarso successo. Da qualche anno, tuttavia, sono disponibili nuovi strumenti di diagnostica per immagini, in grado di visualizzare tumori di dimensioni millimetriche. La Tomografia Computerizzata Spirale a basso dosaggio, chiamata TC spirale, un’evoluzione della vecchia TAC, è in grado di dare immagini di migliore qualità in pochissimo tempo e si è dimostrata uno strumento efficace per lo screening di questa malattia in categorie di pazienti a rischio. Purtroppo, ad oggi, in Italia questa metodica non è coperta dal Sistema sanitario nazionale. Al Campus Bio-Medico, fino al 30 giugno, le persone a rischio possono sottoporsi gratuitamente a questo esame. Fino al 30 giugno è possibile prenotare una TAC e una visita specialistica di Chirurgia Toracica gratuita presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico (a Roma, Via Àlvaro del Portillo, 200) contattando il numero 06-225411460. L'iniziativa di prevenzione, giunta alla quarta edizione, è promossa dall'Unità Operativa Semplice di Chirurgia Toracica diretta dal Prof. Crucitti e ha consentito di sottoporre a TC spirale oltre 2.500 pazienti, asintomatici, a rischio di sviluppare una neoplasia al polmone. Nel 36% dei soggetti analizzati sono stati riscontrati dei noduli, di cui l’11% con caratteristiche suggestive di malignità che hanno richiesto indagini più approfondite. Quarantacinque persone sono state già operate per asportare quello che è risultato essere un tumore maligno del polmone. “I pazienti operati sono oggi i nostri più grandi sostenitori”. La Giornata mondiale senza tabacco Usato in passato anche come insetticida o come allucinogeno nei riti degli sciamani, il tabacco è la sostanza-base delle sigarette e dei sigari. Ha modificato interi paesaggi in Brasile, India e Cina, solo per citare i tre più grandi paesi produttori. Alla metà del '900 nei nostri territori la sua coltivazione venne speri- mentata a Vigna di Valle e a Santa Cornelia. Ce lo ha raccontato più volte la nostra socia Anna Sanapo. Solo pochi anni fa si fumava liberamente nei luoghi pubblici, ma la medicina ha dimostrato i seri pericoli per la salute causati dalla dipendenza dal tabacco. Il 31 maggio di ogni anno l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) celebra la “Giornata mondiale senza tabacco”, sollecitando politiche e buone abitudini per ridurne il consumo. 19 VELA NAVIGARE NELLA STORIA I Rotoli del Mar Morto Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto, ebbe la stessa sorte di tutti gli altri insediamenti o fortezze che si opposero all'avanzata impietosa dell'esercito romano. Nessuna importanza gli avrebbe assegnato la storia se un fatto imprevisto, accaduto 20 secoli dopo, non avesse portato quei luoghi all’attenzione del mondo, quando un pastore fece una scoperta straordinaria. bbiamo già descritto l'assedio di Masada. Per arrivare nella fortezza degli Zeloti, la legione “Fretensis” marciò per giorni tra il limitare del deserto di Giuda e le sponde del Mar Morto, in un’opera di rastrellamento sistematico delle ultime frange della resistenza. Una strada in ripida discesa che dal lago di Tiberiade scende all’inferno, tra strapiombi di pietra arenaria, di gole improvvise, fino a sprofondare per oltre 400 metri sotto il livello del mare. A circa 12 chilometri a sud di Gerico la legione romana incontrò l’insediamento di Qumran, posto su una terrazza che interrompe il vertiginoso dispiegarsi del versante roccioso della montagna verso il Mar Morto. Un clima insopportabile in quei luoghi, soprattutto d’estate, quando la temperatura arriva ai 45 gradi all’ombra. Grande caldo, con l’aria immobile, densa di umidità per la consistente evaporazione del mare salato. Su in alto, al di là del ciglio della catena montuosa che strapiomba verso il mare, sorgono le città più importanti come Gerusalemme, Betlemme, Hebron. Da lì l’impressionante visione del deserto di Giuda dal colore giallastro, al blu del mare in fondo alla valle, agli altipiani di Moab che delimitano la parte orientale della faglia. A 20 QUEI ROTOLI MISTERIOSI DI PERGAMENE E PELLE DI CAMMELLO Nel 1946 un pastore di nome Jum’a Muhammed inseguiva una capra allontanatasi dal gregge, lanciando urla e richiami. Uno dei sassi che ogni tanto tirava tra gli scoscesi dirupi, s’infilò direttamente in un’apertura della roccia, causando un frastuono di cocci che rimbombò nella grotta. Il mattino seguente, al sorgere del giorno, un cugino del pastore, presente al fatto, corse sul posto convinto di trovare un tesoro. Muhammad adh-Dhib (Maometto il lupo), questo era il suo nome, si calò all’interno dell’anfratto e trovò diverse giare d’argilla, in alcune delle quali rinvenne rotoli di pergamena e altri in pelle di cammello, scritti in ebraico, aramaico e greco. Deluso per non aver trovato monete o altri oggetti di valore, portò i rotoli al villaggio con l’intenzione di ricavarne qualcosa. I due cugini per la verità ricevettero una modestissima somma da Kando, il ciabattino del paese, che arrotondava le magre entrate come occasionale antiquario. Di mano in mano i rotoli pervennero in possesso di gente esperta che, con stupore, costatarono che i manoscritti erano autentici e risalivano al periodo del Secondo Tempio. La notizia ben presto divenne di do- NAVIGARE IL FILO DELLA NELLA MEMORIA STORIA VELA minio pubblico e allora occasionali esploratori e studiosi di materiale antico cominciarono a setacciare le numerose grotte che punteggiavano le pareti rocciose circostanti. Ne furono scoperte una trentina, gran parte delle quali non contenevano alcunché essendo servite esclusivamente, a parere degli esperti, come rifugio all’avanzare dell’esercito romano. In undici di esse invece furono rinvenuti circa 900 rotoli, oggetto a tutt’oggi di accese dispute sulla loro provenienza, sugli autori e sul periodo in cui furono redatti. IL TESTAMENTO DELLA COMUNITÀ DI QUMRAN Viveva a Qumran una comunità giudaica che si era data una ferrea organizzazione ed una serie di regolamenti i cui aspetti terminologici e religiosi furono poi condivisi dal nascente cristianesimo. Costoro appartenevano alla setta ascetica degli Esseni – anche qui il dibattito tra gli studiosi è acceso - che vivevano nella povertà e nella preghiera. Dice Plinio il Vecchio, che visitò quei luoghi: “Sono un popolo unico nel suo genere e ammirevoli sopra a tutti gli altri popoli, senza donne, avendo rinunciato all’amore, senza denaro, avendo per compagnia solo gli alberi di palma. Grazie alla moltitudine dei nuovi arrivati, questo popolo rinasce ogni giorno in egual numero; in verità affluiscono tanti che, stanchi delle alterne vicende della fortuna, la vita indirizza ad adottare i loro costumi”. Scrissero o copiarono sulle pergamene, tra il 170 prima di Cristo e il 70, l’imponente documentazione. Che i rotoli siano stati scritti o copiati in quei posti, l’ha confermato, nel 2010, un autorevole parere scientifico dei Laboratori Nazionali del Sud (LNS) di Catania dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, attraverso un complesso sistema di analisi. La straordinaria documentazione può dividersi in due grandi gruppi. Il primo riguarda testi biblici, il secondo i cosiddetti testi settari, contenenti regole, principi e statuti della comunità e testi apocalittici. Si rilevano in essi sorprendenti parallelismi con le pratiche religiose del cristianesimo, come il rito battesimale e la confessione dei peccati. Nel “Rotolo della Guerra” sono dettagliati ai fedeli i preparativi per un’imminente lotta contro le forze del male, con la “distruzione dei malvagi” (si tratta dei Romani?) e l’istituzione del regno di Dio. Stesse aspirazioni dei primi cristiani che ritenevano imminente tale evento. Identiche convinzioni o credenze, diverse le vie per approdare ad un mondo più giusto. La catastrofe del 70 spazzerà via ogni illusione. La storia di Qumran, di per sé straordinaria, fa rivivere il dramma di quelle popolazioni che davanti all’avanzare di un esercito invincibile, determinato e crudele, cercavano, a volte inutilmente, di sfuggire al massacro, nascondendosi nelle viscere della terra dopo aver murato nella roccia il loro sapere e le loro convinzioni religiose. (G.P.) VELA CRONACHE DAL NOVECENTO La benedizione degli animali nella festa di Sant'Antonio abate Di origine egiziane, Sant'Antonio è considerato uno dei precursori dell'ascetismo monastico cristiano. Secondo la tradizione è il protettore del bestiame e degli animali domestici, ma anche degli eremiti e dei contadini. Una leggenda vuole che proprio la notte di Sant'Antonio gli animali parlassero e che fosse di cattivo augurio ascoltare i loro discorsi. MUSICA VELA Alexandre Tansman tra musica colta e popolare Un viaggio alla scoperta di uno dei compositori più importanti e prolifici che la chitarra abbia conosciuto nel Novecento Laureato in chitarra presso il Conservatorio Ottorino Respighi di Latina, attualmente frequenta il Biennio di specializzazione al Conservatorio Licino Refice di Frosinone, alternando l'attività didattica a quella cameristica e solistica. Vive a Formello. el groviglio di tendenze, mode e correnti musicali che hanno colorato il XX secolo, la musica di Alexandre Tansman rappresenta una “monade” ferma nel tempo, divisa tra ciò che è colto e ciò che è popolare, tra ciò che è stato e che sarà. Nato nel 1897 a Lods, una piccola cittadina non distante da Varsavia, da una famiglia ebrea, il giovane Alexandre mostra sin dall'età di 5 anni delle notevoli capacità musicali al pianoforte, tanto da riuscire ad entrare nel conservatorio della sua città a 11 anni per seguire i corsi di armonia e composizione. Dopo aver conseguito la laurea in legge e filosofia nel 1918, Tansman tenta la fortuna a Parigi, dove trascorrerà gran parte della sua vita; in questo ambiente culturale in fermento entrerà in contatto con personalità musicali di spicco, tra cui Maurice Ravel e Igor Stravinsky. Ma l'incontro che cambierà drasticamente la vita umana e artistica del compositore polacco sarà quello con Andrés Segovia, proprio a Parigi nel 1924; il virtuosismo, la personalità e l'eclettismo del chitarrista spagnolo incantano Tansman, il quale legherà la sua attività compositiva tanto alla chitarra quanto alla figura PAOLO DE ANGELIS NEO-LAUREATO IN CHITARRA DI N di Segovia stesso. Da questo rapporto fraterno tra i due nasceranno brani per chitarra sola, quasi tutti dedicati a Segovia, di indiscusso valore, tra i quali la “Mazurka”, il “Piece en forme de Passacaille”, la “Suite in modo polonico” e il “Pezzo in modo antico”, in cui Tansman eredita, elabora e sintetizza tutti gli elementi e le forme musicali provenienti dalla tradizione barocca e dall'impeccabile contrappunto bachiano, mescolandoli con temi e melodie popolari della sua terra. La forma musicale che ne deriva è caratterizzata da un involucro “vecchio” che ingloba però contenuti di grande sensibilità e coscienza compositiva, capaci di andare a toccare l'essenza più intima della chitarra. Ma è la “Cavatina e Danza Pomposa” che rappresenta forse il più importante esempio di sintesi tra elementi colti e popolari nella produzione chitarristica di Tansman; la cantabilità tipica della “cavatina” dell'opera italiana (forma musicale che solitamente veniva utilizzata dai personaggi per presentarsi sulla scena) e i procedimenti modali tipici della musica dell'Est Europa si intrecciano in una forma musicale e una scrittura accostabili alla Suite barocca. L'estrema versatilità e l'intelligenza musicale sono doti che caratterizzeranno Tansman lungo tutta la sua carriera, portando il compositore ad elaborare brani per chitarra e orchestra, sinfonie e musica per film, senza però mai scadere nel banale. 23 VELA POLITICA INTERNAZIONALE Arcobaleni di altri mondi Jecar Nehgme Cristi: una biografia storica per raccontare il Cile degli anni ’80 DONATELLA ORTENZI NEO-LAUREATA IN SCIENZE STORICHE DI Appassionata di storia e di politica internazionale, attualmente frequenta un Master in Cooperazione e Sviluppo. Vive a Roma. mmaginiamo la Storia come studio del passato, con distacco, spesso come qualcosa che non ci riguarda. La storia è invece una scienza che si occupa innanzi tutto degli esseri umani nel tempo e nello spazio; è disciplina del movimento e del cambiamento o, come sosteneva Marc Bloch, è “l’andirivieni”, il dialogo tra passato e presente. La storiografia non è certo esente da logiche di potere, aspetto che per secoli ha eluso dalla narrazione storica fette importanti di società. Al tempo stesso, la ricostruzione storica risente di una rigida gerarchia tra le fonti: un atteggiamento che, oltre a generare visioni parziali, ha finito con l’assegnare ad alcune tipologie di fonti un ruolo secondario. Basti pensare che per molto tempo popoli che tramandavano la propria cultura attraverso l’oralità sono stati considerati “popoli senza storia”. Oggi c’è una certa unanimità da parte del mondo scientifico nel ritenere che la storia debba prediligere i problemi e non i temi, le persone prima che i personaggi. Perché scrivere la biografia di un giovane militante del Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR, il movimento politico - guerrigliero di estrema sinistra attivo in Cile), che venne ucciso dalla polizia I 24 segreta del generale Augusto Pinochet Ugarte il 4 settembre 1989, quando in Cile tramontava la dittatura militare pinochetista e ci si preparava alle elezioni democratiche? Ricostruire il vissuto di Jecar, sin dalla sua infanzia, significa parlare delle migrazioni arabe nel nuovo continente a metà del Novecento. Significa analizzare quelle discontinuità che caratterizzarono gli anni ’60 a livello non solo cileno, ma regionale: la nascita della guerriglia e della via armata come strumenti per realizzare la Rivoluzione proletaria. Parlare di Jecar è parlare della speranza nata con il governo della Unidad Popolar e tramontata con quel fatidico 11 settembre 1973. Jecar è la crescita senza punti fermi, è la sorte di coloro che perdono la pace per mano militare, è la rabbia e l’entusiasmo di una generazione, quella degli anni ’80, cresciuta all’ombra dell’ingiustizia di un regime che cercava di correggere i pensieri plasmando il sentire stesso delle persone. Parlare di Jecar è rico- struire come la Giunta militare annientò la rete di organizzazioni sociali esistenti, di come svilì la partecipazione popolare, di come soffocò canali politici e spazi naturali di articolazione della società civile. Jecar è la disarticolazione e riarticolazione della società cilena, è il simbolo di una gioventù che non si arrese allo status quo, ma cercò di ribaltare la correlazione di forze. La vita di Jecar coincide con uno spaccato della storia recente cilena che non è solo la storia delle istituzioni, ma è soprattutto la storia degli esseri umani e dei processi sociali. Parlare oggi di Rivoluzione socialista può apparire anacronistico e nostalgico, ma il “fallimento” di un progetto non coincide necessariamente con l’invalidazione della sua causa. Forse bisognerebbe chiedersi cosa si potrebbe riscattare del progetto del MIR cercando di recuperare la morale, la convinzione e l’entusiasmo che hanno mosso la prospettiva rivoluzionaria. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Gino Polidori Formello e Trevignano Romano BCC CREDITO COOPERATIVO Siamo presenti a: Sede Amministrativa FORMELLO Vice Presidente Marco Palma Filiale TREVIGNANO ROMANO Viale Umberto I°, 92 Tel. 06.90143095 Via IV Novembre, 2 Fax 06.90146800 Fax 06.9999514 Sede Centrale FORMELLO Filiale ANGUILLARA SABAZIA Consiglieri Alvaro Altarocca Angelo Buccioli Edda D’Alessio Gianluca Franchini Piergiorgio Montani Matteo Stefanelli Maurizio Varzi Tel. 06.999121 Viale Umberto I°, 4 Tel. 06.9014301 Via Anguillarese Km 5,200 Fax 06.9089034 Tel. 06.9994574/385 Agenzia n° 1 LE RUGHE Fax 06.9995337 Viale Africa, 8 Tel. 06.9087359 Filiale CESANO COLLEGIO SINDACALE Presidente Cristiano Sforzini Sindaci Filippo Salvatore Licenziato Nazzareno Neri Sindaci supplenti Massimo Caramante Giuseppe Giurato Via della Stazione, 359 Fax 06.90129315 Tel. 06.30439538/88 Filiale CAMPAGNANO DI ROMA Fax 06.3038935 Piazza Regina Elena, 23 Tel. 06.90154376/77 Via Roma, 50 Fax 06.90154380 Tel. 06.9014301 Filiale MONTEROSI Agenzia n° 2 OLMETTI Filiale NEPI Via degli Olmetti, 41 3U Tel. 06.90400394 Via Monsignor Olivares Fax 06.90400352 Tel. 0761.556598 ORGANISMO DI VIGILANZA Presidente Sandro Cioccoloni Membri effettivi Gabriele Bozzo Giuseppe Mansueti DIREZIONE Direttore Generale Mario Porcu Vice Direttore Generale Salvatore Grammatico COMMISSIONE SOCI Giuseppina Angelici Vincenzo Brunori Enrico Catarci Flora Centofanti Attilio Francesconi Mario Giardi Carla Mampieri Silvano Marinelli Giuseppe Napoleone Fabrizio Zofrea (Centro comm. San Bernardo) Nepi Formello Trevignano Romano Monterosi Campagnano di Roma Trevignano Romano Nepi Campagnano di Roma Monterosi Anguillara Sabazia Anguillara Sabazia Cesano Formello Le Rughe Olmetti O Cesano di Roma Una storia di amicizie profonde Inviateci le vostre fotografie sulle gite sociali della Banca Trent’anni di viaggi, scoperte e momenti condivisi Stiamo ripercorrendo questa grande avventura condivisa, raccogliendo testimonianze, appunti di viaggio e fotografie, soprattutto le immagini di gruppo: una storia di incontri, scoperte e amicizie profonde. Ogni socio può contribuire a questa raccolta, consegnando le proprie fotografie o appunti di viaggio alla Segreteria della Banca: Formello, viale Umberto I, 92 - tel. 06 90 14 30 95. Le fotografie saranno scansionate e subito restituite. In Tunisia nel 2000