IL CREDITO COOPERATIVO ALL`EXPO La storia

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IL CREDITO COOPERATIVO ALL`EXPO La storia
N. 27 - Giugno 2015 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009
IO
VE
VELA
GO
LA
LA RIVISTA DELLA BANCA
DI FORMELLO E TREVIGNANO
DI CREDITO COOPERATIVO
IL CREDITO COOPERATIVO ALL'EXPO
La storia delle Esposizioni universali
GLI ARCHIVI DELLA MEMORIA
Da carte polverose a patrimonio di tutti
AZIENDE
Biosensor tra biologia e ingegneria
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
Gerusalemme per una sera
È una scena della manifestazione “In quel Tempo”, in cui a Monterosi si rivive la Settimana Santa.
Lo scorso 28 marzo una rievocazione ha ripercorso i momenti più significativi della Pasqua,
dall'ingresso in Gerusalemme alla resurrezione di Cristo. A parteciparvi circa 200 monterosini in
costume e più di mille spettatori, provenienti anche dai paesi vicini. La manifestazione, fortemente
voluta dal Sindaco Sandro Giglietti e alla quale ha partecipato attivamente ricoprendo il ruolo di
sacerdote, ha permesso non solo di rivivere le tradizioni culturali del paese, ma si è rivelata un
vero e proprio momento di aggregazione sociale. A parteciparvi, oltre ai numerosi costumanti,
anche molti artigiani del piccolo centro, che con entusiasmo hanno messo a disposizione la loro
esperienza e abilità. Visto il grande successo di pubblico, diventerà un appuntamento annuale, ed
è stata già segnalata dalla nostra Banca alla redazione dell'Agenda 2016 del Credito Cooperativo
come uno degli eventi culturali più suggestivi del nostro territorio.
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
La Zona Industriale di Formello (Olmetti)
In questo distretto costituito da uffici, realtà produttive e imprese innovative,
la Banca ha aperto una propria agenzia più di dieci anni fa.
L'inaugurazione avvenne il 26 ottobre 2004.
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VELA
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LA
Sommario
LA RIVISTA DELLA BANCA
DI FORMELLO E TREVIGNANO
DI CREDITO COOPERATIVO
IL CREDITO COOPERATIVO ALL'EXPO
La storia delle Esposizioni universali
3
Editoriale del Presidente
4
L’Assemblea dei Soci
5
Il Punto del Direttore
6
Il Credito Cooperativo
all’Expo di Milano
GLI ARCHIVI DELLA MEMORIA
Da carte polverose a patrimonio di tutti
AZIENDE
Biosensor tra biologia e ingegneria
BCC
BCC
CCREDITO
REDITO CCOOPERATIVO
OOPERATIVO
Formello
F
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e
Trevignano
T
revignano Romano
Romano
6
La rivista della Banca
di Formello e Trevignano
di Credito Cooperativo
Periodico trimestrale
Anno 8 - N. 27
Giugno 2015
Registrato presso
il Tribunale di Tivoli
il 27-10-2008
al N. 21/2008
8
Gli archivi della memoria
12 Conoscere Roma
Sede
Viale Umberto I, 92
Formello (Roma)
Tel. 06 90 14 30 95
8
Direttore Responsabile
Gino Polidori
Redattore
Armando Finocchi
Ufficio Soci
Tel. 06 90 14 30 55
12
Stampa
Miligraf Srl
Via degli Olmetti, 36
Formello (Roma)
Tel. 06 90 75 142
14 Libro o Ebook?
L’antitesi inesistente
16 Biosensor
In copertina:
Expo di Milano
Foto di Raul Eduardo Lopezlira
18 Navigare nella storia
22 Cronache dal Novecento
23 In breve
24 Le migliori tesi di laurea
www.bccformello.com
Palazzo Ruspoli
di Vignanello
La riforma delle Banche
di Credito Cooperativo
Il 20 gennaio 2015 il Consiglio dei Ministri ha approva
v to il Def rma della Banche Popolari dopo aver stralciato la secreto di rifo
zione seconda che riguardava quella delle Banche di Credito
Cooperativo. Con lo stralcio il Governo ha inteso da
d re la possibilità alle Banche del territorio di presentare, da
d ta la loro peculiarità, una propria autorifo
f rma, coerente però con i princip
i i ispiratori delle norme momentaneamente accantonate. Fe
F dercasse e il Gruppo Bancario Iccrea si sono messi al lavoro per va
v rare il progetto nei tempi ristretti e concorda
d ti con le
autorità governative. Dopo una rip
i etuta serie di incontri si è arriva
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i ensamento su un nuovo approccio delle BCC con il proprio territorio è
sempre stato sostenuto con vigore da
d lla BCE e anche da
d lla Banca d’Italia, il cui Ca
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V gilanza Bancaria, dott. Ca
C rmelo Barbagallo, così si era espresso al Convegno Raiff
ffeisen del 12 fe
f bbraio scorso: “Occorre individuare soluzioni che fa
f voriscano
un assetto del sistema meno fr
f ammentato e meglio strutturato, capace di superare gli
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v ntaggi della piccola dimensione ma allo stesso tempo di preserva
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v lori della cooperazione e della
l prossimità con il territorio che da
d sempre costituiscono il punto di fo
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delle banche locali”.
La norma governativa
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’ sserita convinzione
che 380 BCC in Italia sono troppe e caratterizz
z atte da una eccessiiva
v frammentaziione, ch
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fficile una visione unitaria e un carico ffiinanziario, ex post,
t sempre più gravoso e
mai prevedibile, per le BCC in crisi attraverso glii strumenti propri del Fo
F ndo di Garanzia
dei Depositanti.
V diamo in breve sintesi le norme più signifi
Ve
f cattive della rifo
f rma.
L’esercizio dell’a
’ ttivi
v tà bancaria vi
v ene subordinatto all’obbligatoria adesione ad un Gruppo
Bancario Cooperativo, strutturato sotto fo
f rma dii spa, con il quale ogni singola BCC deve
sottoscrivere un “contratto di dominio”. La nuovva Sp
S a capogruppo è autorizz
z ata all’esercizio dell’a
’ ttività bancaria; il capitale deve essere per almeno un terz
r o detenuto da
d lle Banche di Cr
C edito Cooperativo fa
f centi parte del Grruppo; il contratto deve prevedere la discip
i lina dei poteri della Sp
S a in materia di direzione e coordinamento; la Ca
C pogruppo si
riserva
v la possibilità di opporsi alla nomina di almeno la maggioranza dei componenti
degli Org
r ani amministrativi delle Banche (i
( n altrre parole il diritto di nomina), potere non
più riserva
v to alla potestà dell’A
’ ssemblea dei Socci. Due Consiglieri possono essere nominati da
d lla stessa Ca
C pogruppo. Il contratto di dirrezione e coordinamento include anche
l’individuazione e attuazione di indirizz
z i strateg
gici del Gruppo e delle singole BCC,
C e gli
altri poteri necessari volti ad assicurare il rispetto
o dei requisiti prudenziali e delle altre disposizioni in materia creditizia delle Banche ade
erenti.
La complessità e le innova
v zioni della rifo
f rma han
nno richiesto più tempo del previsto, ma
si ritiene che possa essere va
v rata entro il mese di giugno. Incerti allo stato i tempi per
l’a
’ ttuazione.
Il Preside
ente
Gino Polidori
3
VELA CREDITO COOPERATIVO
L'Assemblea dei Soci
al Teatro comunale di Formello
Si è tenuta domenica 26 aprile l'annuale
Assemblea dei Soci, alla presenza del
Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale, della Direzione e della Federazione regionale, rappresentata dal
dott. Sergio Troiani.
dati di bilancio
dell'esercizio
2014 sono stati
proiettati e commentati, voce per
voce, confrontandoli con quelli dell'anno precedente,
evidenziando
e
spiegando le differenze contabili e talvolta i diversi contesti
normativi in cui la nostra Banca si è trovata
a svolgere la propria attività di credito. Ai soci
presenti è stata distribuita la pubblicazione
“Relazione e Bilancio al
31 Dicembre 2014”, accompagnata dal “Bilancio
sociale e di missione
2014”, che ha elencato le
attività sociali e culturali e i
contributi a favore di associazioni,
parrocchie e società sportive. La prima
e la quarta copertina sono dedicate quest'anno agli
archi di ingresso di Formello e di Tr
T evignano.
Un dettagliato approfondimento ha riguardato l'economia locale. L'attività industriale della nostra regione è rimasta debole e ha visto ridursi la domanda
estera e il fatturato; gli investimenti sono rimasti
I
4
c
contenuti,
anche per le limitate prospetttive della domanda. Nel settore dei servvizi, che generano oltre i tre quarti del
PIL del Lazio, perdurano le difficoltà del commerccio al detttaglio.
I comparti
dell'edilizia
d
e dei trassporti sono rimasti stabili,
m
mentre è crem
ssciuto il settore
tturistico, conffermando una
ttendenza rilevvata con cosstanza negli ulttimi anni che vede
aaumentare il numero degli stranieri
m
e la loro capacità di
sspesa, e che in qualcche modo riesce a
sstimolare molte attivvità di ricettività, produzioni tipiche e fruizione culturale. È un segnale
prezioso per il futuro, che la Banca è pronta a cogliere, per favorire la ripresa economica attesa da
aziende e famiglie.
L’Expo, metafora dell’Italia
Superare le polemiche
e guardare al futuro
C n l’a
Co
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l a può esserre ancora un crocevia di futuro.
Il Direttore
Mario Porcu
5
VELA EXPO
Il Credito Cooperativo
all'Expo di Milano
Dal 1° maggio l'Expo ha aperto le sue porte. È il
più
grande
evento
mai
realizzato
sull'alimentazione e la nutrizione. Non poteva
mancare il Credito Cooperativo con il suo
messaggio di condivisione e progettualità.
Foody, la mascotte di Expo
La mascotte di Expo è un simpatico volto formato con frutta e ortaggi, dall'arancia alla mela, dall'aglio all'anguria, dalla
mela alla banana, simbolo dell'unione dei sapori. È anche una citazione dotta, perché si ispira ai ritratti cinquecenteschi
che il pittore milanese Giuseppe Arcimboldo eseguiva combinando frutta, verdura e animali.
n’area espositiva di più di un milione
di metri quadrati, 144 le Organizzazioni internazionali e le Nazioni partecipanti, oltre 20 milioni i visitatori attesi: questi i numeri di Expo Milano 2015. Una
vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno
il meglio delle proprie tecnologie per dare
una risposta concreta a un'esigenza vitale:
riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del
Pianeta e dei suoi equilibri. Ma anche imparare a riconoscere nel cibo le tradizioni
culturali, il rispetto dei territori, le nuove
applicazioni tecnologiche, l'utilità e il valore della cooperazione.
U
Attrazioni e innovazioni
La prima Esposizione Universale si tenne a
Londra nel 1851. Nacque da un'intuizione
del principe Alberto, marito della Regina Vittoria. Non vi partecipò l'Italia, che ancora
non esisteva come Stato unitario, ma vi vennero inviate delegazioni del Granducato di
T scana e dello Stato pontificio. Già quella
To
prima edizione londinese fu un successo, con
oltre sei milioni di visitatori. Nei giornali dell'epoca si legge che con i proventi dell'Espo6
EXPO VELA
sizione si fecero partire i lavori per il Victoria&Albert
Museum, per il Museo della Scienza e per il Museo
di storia naturale di Londra. L'edizione successiva si
tenne a Parigi e poi in quasi tutte le grandi città del
Pianeta, da Philadelphia negli Stati Uniti a Melbourne
in Australia, da Osaka in Giappone a Siviglia in Spagna. A To
T rino l'Esposizione universale andò in scena
nel 1911, per il cinquantenario dell'Unità d'Italia.
Molte furono le innovazioni presentate in anteprima
ai visitatori delle Esposizioni universali, dal caucciù
utilizzato per fabbricare la gomma (Londra 1862) al
rullino Kodak per la macchina fotografica (Chicago
1893), dal cinematografo dei fratelli Lumière (Parigi
1900) alla prima versione del telefono cellulare
(Osaka 1970).
Non mancarono mai le curiosità: nell'Esposizione di
Budapest del 1896 venne ricostruito un villaggio tradizionale, abitato giorno e notte da intere famiglie
contadine per tutta la durata della manife
f stazione.
Nel 1967 a Montreal, in Canada, una delle più grandi
att
t razioni fu invece la capsula originale con cui l'astronauta russo Juri Gagarin andò in orbita, primo uomo
a volare nello Spazio. E una sua frase, pronunciata
durante quell'ardita missione del 1961, sembra essere
un augurio per questo Expo milanese: “Da quassù la
T rra è bellissima, senza frontiere né confini”.
Te
Il Credito Cooperativo all'Expo
Anche il Credito Cooperativo è presente con uno
stand, assieme a Confcooperative, all'interno di Cascina Tr
T iulza, il padiglione della società civile, l'unico
edificio pre-esistente prima dei lavori, che in origine
era un cascinale. In questo modo le BCC hanno voluto
ricordare le loro tradizioni rurali.
Ma nello stand del Credito Cooperativo attraverso filmati e immagini vengono mostrate anche le esperienze positive portate a termine dalle BCC di tutta
Italia, mentre con 12 workshop sarà possibile approf ndire i temi dei nuovi mercati, dell'eff
fo
f icienza energetica e dei fo
f ndi strutturali, per dare ai nostri soci e
ai nostri clienti l'opportunità di farsi conoscere e di
essere aggiornati sui modi di promuovere e migliorare
le loro imprese.
In questo modo Cascina Tr
T iulza è un'autentica “casa
della cooperazione”, radicata nei territori e al tempo
stesso aperta alle innovazioni e ai confronti, che accoglierà tutt
t i coloro che decideranno di visitare l'Expo,
singolarmente oppure aggregandosi al viaggio che la
nostra Banca sta organizzando per fine agosto e di
cui è possibile trovare info
f rmazioni e costi nei manif sti aff
fe
f issi in tutte le nostre agenzie.
Dal Crystal Palace
alla Torre Eiffel
Il simbolo dell'Expo è l'Albero della Vita, un
albero alto 35 metri in legno e acciaio
intrecciati insieme seguendo il disegno della
pavimentazione della Piazza del Campidoglio
di Roma, animato da suggestivi effetti speciali.
L'opera è costata 3 milioni di euro ed è stata
realizzata in 150 giorni di lavoro non stop.
La storia delle Esposizioni universali è
costellata di opere originali. Per la prima
edizione del 1851 gli inglesi costruirono il
Crystal Palace, un edificio di vetro e ferro che
sarebbe dovuto essere smantellato dopo la
manifestazione per recuperare in parte le
migliaia di sterline spese per l'organizzazione.
E invece venne spostato e divenne
permanente, fino a quando non venne
distrutto da un incendio, molti decenni più
tardi, nel 1936. Per l'Esposizione di Bruxelles
del 1958 venne edificato l'Atomium, un
edificio-monumento in acciaio alto 102 metri
che rappresenta i nove atomi del cristallo di
ferro, oggi una delle più grandi attrazioni
della Capitale belga.
Ma la vicenda più famosa è quella della Torre
Eiffel: nell'Esposizione di Parigi del 1889 si
decise di costruire una torre celebrativa di
ben 324 metri, 8.000 tonnellate di peso e 10.000
metri quadrati di base, secondo il progetto
dell'ingegnere Alexandre Gustave Eiffel. Si
voleva dimostrare il progresso tecnologico
raggiunto dall'Europa dell'Ottocento, con
architetture di ferro e vetro che non erano mai
state realizzate prima. Come per il Crystal
Palace e per l'Atomium, anche per la Torre
Eiffel era previsto lo smantellamento alla
chiusura dei padiglioni. Invece da allora è il
simbolo di Parigi e forse di tutta la Francia.
7
Gli archivi
della
memoria
Lo Statuto
di Formello
di NOEMI ANTONINI
La storia delle nostre comunità
attraverso i documenti
d'archivio
Ben undici studiosi hanno partecipato al
bando indetto dalla Banca per valorizzare gli archivi comunali e parrocchiali.
Ne sono nate 7 ricerche storiche, ognuna
pregevole ed originale. I temi: lo statuto
che regolava la vita della comunità, un
catasto che rivela la geografia economica
e sociale, una statua ermafrodita dalla
storia tormentata, l'italiano dei
“semicolti” parlato nei paesi attorno al
lago, le vicende delle famiglie tratte dagli
“Stati delle Anime”, le tecniche di
comunicazione delle elezioni comunali
e infine un processo per omicidio di oltre
duecento anni fa.
La Commissione, composta da docenti
universitari, è al lavoro per scegliere i
lavori più interessanti, che saranno
pubblicati per la Festa del Socio del
prossimo dicembre, quando polverosi
incartamenti e volumi di difficile
interpretazione diventeranno
patrimonio culturale di tutti.
8
la trascrizione dello Statuto di Formello
concesso nel 1544 da Francesca Sfo
f rz
r a
Orsini. Regolava il diritt
t o civile e il diritt
t o penale e testimonia la vita quotidiana del paese in età moderna: le buone regole da seguire, i rapporti tra vicini, la cura degli animali,
la gestione delle controversie e le credenze
popolari, quando il Comune era in mano a
due organi, un consiglio generale e un consiglio chiamato “dei quaranta”. Il primo era
composto dai capi famiglia che avevano
prestato giuramento al fe
f udatario, il secondo
dai notabili della comunità. Nonostante
l’importanza dei Consigli, il compito di far
rispett
t are le norme sancite dallo Statuto era
aff
f idato al Vicario, che era nominato dallo
stesso barone e aveva l’incarico di amministrare la giustizia.
È
Anchora statuimo et ordiniamo che li tavernari, i quali son dentro o di fuora la
porta dil Castello di Formello, in reverentia della passione dil nostro Signore non
habbiano ardire et nè presumeno nel dì del
Venerdì sancto aprire le loro taverne finchè non siano celebrati et finiti li divini ufficii per tutte le chiese dil decto castello sotto la pena di cinquanta soldi per volta, et
contra di loro si proceda per l’ufficio, et il
medesmo habbia anchora luoco contra li
fornari, mollinari, speciali, pizicaroli, calzolari et l’altri artesciani.
GLI ARCHIVI DELLA MEMORIA VELA
Formello
1686
Una piccola
comunità
della Tuscia
Romana
osservata attraverso
il suo Catasto e i
documenti degli
archivi locali
di MICHELE DAMIANI
opo 25 anni dall'acquisto del feudo
dagli Orsini, il principe Agostino Chigi,
Duca di Formello, ordina di redigere un catasto per censire i confini, le terre lavorative,
le proprietà e quindi le entrate delle corrisposte, dato che più della metà dei campi
coltivabili apparteneva alla famiglia Chigi.
Dal lavoro di contabili e agrimensori, nacque un grande libro dalla copert
r ina di cuoio,
compilato con inchiostro marrone su pagine
ormai ingiallite. L'economia di una comunità fa
f emergere allora le fo
f rme di produzione, i paesaggi rurali con campi di grano, pascoli e vigne, i nomi delle località e delle famiglie, la presenza dei boschi, il ruolo delle
confraternite e degli enti ecclesiastici.
D
Il Ven. Convento e frati Carmelitani di S.
Maria del Sorbo possiedono nel Quarto di
Monteaguzzo rubia dui, e quarta una di
Terre libere di risposta per detto Convento
in maesi, et in colti da pigliarsi nell’Ara,
confinano con le Terre di Giovanni Bucci,
con li Prati, e Terre del Sig.r Conte Bigazzini. In detto quarto è Prato d’Acqua Palombina un pezzo di Prato di una Falciata
in circa, confina con il Prato di Giovanni
Polidori, e di Cleria Meschini Agazzarri.
In detto Quarto è Prato detto Prato commune, un pezzo di Prato di Falciate dui in
circa confinante con Selva piana, con il
Prato dell’Ecc.ma Camera, con le Terre di
Giovanni Bucci, e con il Prato della Cappella di S. Giovanni di Formello.
Maripara,
il “Grillo Parlante"
di Formello
di ROBERT
R O VOLT
L ERRI
con la collaborazione
di BRUNO FERRANTE
a statua dett
t a “Maripara” raff
f igura il dio
Priapo a grandezza naturale nell'att
t o di
alzare la veste ricolma di frutti. È la personificazione della fe
f rtilità e della potenza generatrice; per questo ha att
t ributi sia maschili
che fe
f mminili. Proveniente quasi certamente dagli scavi nel territorio veientano, la statua ermafrodita venne sistemata nel Seicento all'ingresso del borgo di Formello. In seguito venne quasi dimenticata in magazzini
divenuti off
f icine, ma nell'ultimo dopoguerr
ra fu collocata nei giardini comunali e oggi
è nel Museo dell'Agro Ve
V ientano. Per la sua
allusione a temi sessuali, il Maripara si impresse con fo
f rz
r a nell'immaginario popolare,
e come il “Pasquino” di Roma divenne una
“statua parlante”, attraverso cui emergevano il malcontento e la satira della popolazione fo
f rmellese.
L
Aprile 1928 – Illustrissimo Sig. Commissario Prefettizio del Comune di Formello
(Roma), dal Direttore cav. Enrico Stefani addetto a questa Soprintendenza mi è
stato riferito che le due antiche statue
marmoree che fino a pochi anni fa ornavano il piazzale esterno del paese, si trovano attualmente collocate in maniera indegna dentro un grottone di proprietà comunale concesso in affitto
al fabbro ferraio Giovanni
Montani. Una
di tali statue,
detta del Maripara e completa in tutte le
sue parti, trovasi ancora in
buone condizioni...
9
VELA GLI ARCHIVI DELLA MEMORIA
Voci
del Lago
L'italiano dei
semicolti nel
territorio sabatino
durante il Regno
d'Italia
di ROBERT
R O SANTO CAT
A ENA
ome si parlava e come si scriveva sulle
sponde del lago, tra Tr
T evignano, Anguillara e Bracciano, e poi appena nell'entroterr
ra, tra Manziana e Canale Monterano? L'italiano parlato e scritt
t o dalle classi popolari è
dett
t o comunemente “l'italiano dei semicolti”, una lingua intermedia tra il parlato spontaneo e lo scritt
t o fo
f rmale che riempe att
t i amministrativi, richieste, ricorsi, testamenti o denunce, quando gli analfa
f beti si rivolgevano
a funzionari del Comune aff
f inché li aiutassero nella redazione di documenti o quando
sapevano scrivere, ma a modo loro. Ne sono
scaturiti testi con errori grammaticali e influssi dialett
t ali, storpiature, tentativi di accostarsi
all'italiano lett
t erario o burocratico, fo
f rmule
ossequiose, espressioni gergali, intenti persuasivi nati dai modi di dire di ogni giorno.
C
Terevignano Romano
Io Sotto schiritto faccio domanda per
aquistare il choncime da chotesto chomune di Terevignano Romano
Mifirmo De Santis Bernardino
10
Un buon
candidato
per una buona
amministrazione
di EMILIANO DE SANTIS
on il termine di “marketing politico” si
intende l'utilizzo delle più moderne
tecniche di comunicazione nella propaganda politica: televisione, sondaggi, pubblicità. Ha una derivazione commerciale ed è
diff
f uso negli Stati Uniti da oltre un secolo.
In Europa ha fatt
t o la sua comparsa negli anni Sessanta del Novecento. L'obiettivo è di
favorire l’adeguamento di un candidato al
suo elettore potenziale. Nelle campagne
elett
t orali, definite nel linguaggio giornalistico e scientifico come “batt
t aglie delle immagini”, il marketing politico aff
f ina le sue tecniche di persuasione in un insieme di messaggi, contenuti, promesse e appelli per
soddisfare la domanda. Una lunga tradizione di studio della politica, a partire almeno
da Machiavelli, può essere applicata anche
a confronti elettorali a noi molto vicini, come le elezioni comunali degli ultimi anni,
utilizzando come fo
f nti anche le modalità di
comunicazione verso l'elettore.
C
Niente procura tanta stima a un principe
quanto il fatto di compiere grandi imprese
e di fornire un’eccezionale immagine di se
stesso. Un principe deve soprattutto sforzarsi di dare un’immagine dell’uomo grande e di ingegno eccellente. Deve anche, nei
momenti opportuni dell’anno, distrarre il
popolo con feste e spettacoli (Niccolò Machiavelli, Il Principe, 1513).
GLI ARCHIVI DELLA MEMORIA VELA
Storia
di famiglie,
di donne e di uomini
nella Trevignano
dei secoli scorsi
di ANTONELLA MORICHELLI, GIOVA
V NNI
PENTA
T SSUGLIO ed EMANUELE TRUNZO
La giustizia
criminale
in una comunità di
Antico Regime.
Il caso di Nepi
di FRANCESCA ZAMPA
P LETTA
T
e LUCA DE SANTIS
l Governatore era
l'uff
f iciale statale
che aveva tra i suoi
incarichi anche
quello di giudice
di prima istanza
per le cause civili, criminali e di
danno
dato,
seppure
per
quest’ultima tipologia di reati condivi
ndivideva la facoltà di giudicare con i P
Priori,
iori la
magistratura cittadina. L'amministrazione
della giustizia nel tribunale del Governatore
a Nepi emerge da un caso esemplare: un
processo criminale per omicidio avvenuto
nel 1794. La querela è il primo atto attraverso il quale si dà il via al procedimento:
la vittima stessa, Luigi Germani, prima di
morire a seguito alla fe
f rita riportata sul fianco destro raggiunse dapprima la cancelleria
criminale, trovata chiusa vista l’ora tarda (il
misfatto era infatti avvenuto alle ore ventitre), e poi la casa del Governatore P.
P Speranzini, poco distante dalla cancelleria stessa, per sporgere querela contro Pietro Poscaliera, reo dell’accoltellamento. Il Germani fe
f ce però appena in tempo a deporre la
propria accusa prima di spirare nella casa
stessa dell’autorità. Inizia il processo con le
deposizioni dei testimoni, fino alla sentenza
finale.
I
el 1563 il Concilio di Tr
T ento stabilì che
in tutt
t e le parrocchie si dovessero tenere
dei registri: il libro dei Matrimoni e quello dei
Batt
t esimi. Nel 1614 il Ritu
t ale
l Romanum di
Papa Paolo V ordinava anche l’obbligo di altri due registri, quello delle sepolture e lo Sta
t t de
to
d lle Anime. In questo modo una fo
f nte
preziosa di info
f rmazioni sul movimento naturale della popolazione è disponibile in tutt
te
le parrocchie, come quella di Santa Maria Assunta di Tr
T evignano. Gli Sta
t ti
t de
d lle
l Anime venivano redatt
t i dai parroci normalmente in occasione delle benedizioni pasquali: in origine, pert
r anto, l’ordine seguito nella elencazione è quello della residenza delle fa
f miglie abitanti nelle varie vie che, una dopo l’altra, venivano visitate dal parroco. Intrecciando questa fo
f nte ai verbali delle confraternite e al minutario dell'Amministrazione, emerg
r e la vita
sociale e religiosa di un'intera comunità.
N
Le consorelle si guarderanno dai discorsi
osceni e scandalosi, dalle maldicenze e mormorazioni, bestemmie, imprecazioni perché
non può chiamarsi sorella a Maria chi non
sa custodire la sua lingua offendendo con
essa il suo divino figlio (Regolamento della
Pia Unione delle Sorelle di Maria SS.ma del
Rosario, 1896, articolo 5).
Finiscela una volta bricconcello, che maniera è questa di dar fastidio alla gente,
che sta per i fatti suoi? Se vengo giù ti voglio dare quattro scappellotti...
11
VELA CONOSCERE ROMA
La luce della primavera spalanca
le finestre di Palazzo Ruspoli a Vignanello.
E noi siamo lì, a goderci questa magia
in uno dei luoghi più fascinosi e meno
conosciuti della Tuscia.
12
CONOSCERE ROMA VELA
Ogni meta è una
scoperta
Le nostre gite sociali ci hanno portato
nei sotterranei della Chiesa di San
Clemente e poi in provincia, tra
Vignanello e Grottaferrata, per
concludersi ai Mercati di Traiano. E
ogni viaggio è stato un'occasione di
cultura e socialità. Roma e il Lazio non
finiscono di stupirci: non basta una vita per conoscere tutti i capolavori che
racchiudono. Nel prossimo numero di “Vela” il nuovo programma.
A Vignanello le sale del palazzo
e le siepi del giardino
I riti bizantini nell'Abbazia di San Nilo
a Grottaferrata
In origine era una rocca benedettina. Con i secoli Palazzo Ruspoli è diventato un castello maestoso che
domina i tetti di Vignanello, nel Viterbese. Siamo entrati in questa poco nota residenza nobiliare, passeggiando tra sale vivacemente decorate abbellite da
drappi, velluti e dipinti. E poi la sorpresa: non visibile
dalla facciata, il palazzo possiede un bellissimo giarr
dino all'italiana. Se il “giardino all'inglese” voleva simulare una natura disordinata e quasi selvaggia, con
vialetti tortuosi e anche finte rovine, il “giardino all'italiana” si fa ammirare per l'esatta geometria delle
siepi. Passeggiandovi all'interno sembra un labirinto:
dall'alto, guardandolo dai balconi del palazzo, pare
un merletto.
San Nilo e San Bartolomeo provenivano
dalla Calabria Bizantina e nell'anno 1004
vollero fondare un
monastero alle pendici dei Colli Albani.
È l'unico tra i monasteri bizantini medievali ad essere sopravvissuto.
L'interno
della chiesa presenta
tre navate in stile barocco. Una curiosità:
negli anni Tr
T enta del
Novecento in una
delle sale dell'abbazia venne inaugurato
un laboratorio di restauro del libro antico, il primo in Italia: alle sue
cure vennero aff
f idati oltre mille fogli di Leonardo
da Vinci e numerosi volumi danneggiati dall'alluvione di Firenze del 1966. Anche qui una sorpresa:
uno dei nostri soci più intraprendenti, spingendo
un portone, ci ha fatto scoprire un delizioso chiostro
coltivato ad agrumi.
13
VELA SOCIETÀ
L'antitesi
inesistente
di Filippo Petrocelli
Laureato in Storia
contemporanea, Filippo
Petrocelli si occupa di
editing, impaginazione e
formati digitali,
collaborando con diverse
realtà editoriali romane.
Vive a Formello.
ell’era dei tablet, degli smarr
tphone e della vita touch,
tutto diventa digitale: e così anche il mercato dei libri si trasforma. Almeno secondo il Rapporto sullo sta
t to dell’editoria in
Ita
t lia, redatto dall’Associazione
italiana editori (Aie), organizzazione di categoria che riunisce
tutti gli editori che conducono la
loro battaglia culturale sulla carta
stampata. Non stupisce quindi
uno dei primi assunti di questa
ricerca: il mercato dell’editoria è
in profonda crisi; calano le vendite (-4%), diminuiscono i lettori
(-6,1%) e si riduce il numero di
copie vendute (-2,3%).
N
Declino o rinascita
del libro?
La litania della crisi economica è
ormai evidente e non esiste ambito che non abbia subito una
forte contrazione; eppure il merr
cato editoriale – più di altri settori – sta pagando un prezzo alto,
anche a causa di congiunture
14
Libro o Ebook? Stiamo vivendo una grande
trasformazione nel modo di leggere. Protagonisti
sono soprattutto i nostri ragazzi, la generazione dei
“nativi digitali”, ma una folta schiera di lettori
“ibridi” usa entrambe le modalità, secondo le
occasioni.
economiche sfavorevoli: su tutte
il forte aumento del prezzo della
carta, che negli anni d’oro dell’editoria ha rappresentato una
voce ininfluente nel costo complessivo di stampa di un libro.
Insomma secondo l’analisi annuale è in atto una “grande trasformazione”, capace di aprire
nuove strade ma anche di stroncare sul nascere una serie di nuovi progetti e di costringere l’oggetto libro a una vita “vissuta” ai
margini della modernità.
Esiste però un ambito - l’unico
indubbiamente - che fa registrare
un segnale positivo e incoraggiante per tutto il mondo editoriale: il mercato dell’ebook è in
forte ascesa. Il libro quindi ha ancora una speranza?
Ecco alcune cifre che off
f rono importanti spunti per ragionare sul
futuro del libro e sulle sue possibilità in un mercato globalizzato
e digitalizzato: nel 2013 sono
circa 40.000 i titoli pubblicati in
formato digitale, che fanno registrare un +3% di peso dell’editoria ebook sul totale delle vendite.
Nel 2014 invece i numeri fanno
registrare aumenti ancora più
consistenti: sono oltre 40 milioni
i titoli scaricati dalla rete e letti
sui vari device (Kindle, Kobo,
Ipad solo per citare i più famosi).
E così in metropolitana, all’università, in spiaggia, ma anche nei
luoghi di lavoro, è scoppiata una
sorta di ebook-mania e molti sono immersi in letture “su schermo” o su un e-reader.
L'ebook non è soltanto
un testo digitale
on tutti però capiscono e comprendono a fondo il significato
del formato epub (il nome tecnico di un ebook), che troppo
spesso viene confuso con un
semplice testo digitale.
L’ebook è tutt’altra cosa: tanto
per cominciare la sua principale
caratteristica è di essere un testo
“fluido” e continuo, che elimina
il concetto “fisico” di pagina.
Ovvero, tanto per fare un esempio, la numerazione delle pagine
dipende dal device (supporto su
cui si legge l’ebook), così come
dalle impostazioni che ogni singolo utente sceglie per il proprio
lettore: interlinea, carattere, grandezza del carattere.
È questa la peculiarità del formato digitale: mantenere le stesse
SOCIETÀ VELA
caratteristiche grafiche e di formattazione pur non essendo un
testo statico, fruibile insomma da
tutti nello stesso modo. La gerarr
chia dei titoli, piuttosto che la
formattazione dei paragrafi, non
deve modificarsi, anche se la pagina fisica non contiene un testo
“immobile” e immutabile.
È così che ogni ebook si adatta,
come farebbe un sarto con un
vestito su misura, al lettore e alle
sue preferenze, senza però corrompere il senso e il significato
del testo, che vengono mantenuti
identici alla versione cartacea.
In altre parole quindi, non senza
forzature e semplificazioni, si potrebbe parlare di un qualcosa
che si adatta alla perfezione ai
gusti di ogni singolo lettore, senza modificare però il contenuto
del libro, ma solo lievemente la
forma, andando incontro ai gusti
individuali di “lettura”.
La rivoluzione
è già nelle scuole
Scorrendo i rapporti sull’editoria
si intuisce il senso profondo di
quella che i curatori hanno chia-
mato la “grande trasformazione”:
quello che stupisce è la dimensione della crescita del fenomeno digitale.
Nel 2012 i titoli in fo
f rmato epub
erano circa 25.000 mentre oggi
sono oltre 40.000: di conseguenza l’incremento solo a partire dal
2012 è di oltre il 43%, ossia circa
il 12% dei titoli in commercio. La
lettura “cartacea” quindi cala in
favore di una fruizione digitale,
non solo di libri ma anche di giorr
nali, riviste e articoli scientifici.
Per di più in maniera dirompente.
I lettori “digitali” - coloro che
leggono ebook - sono quasi 2
milioni: rispetto al 2012 si registra un +18% ma rispetto al 2010
l’incremento è sbalorditivo e registra oltre il 72%.
Un altro ambito in cui l’ebook
sta producendo risultati incoraggianti è quello relativo alla scuola e all’istruzione: sempre più
scuole, per gli alunni dalle elementari alle medie, scelgono il
formato epub: la strada è avvincente almeno a livello sperimentale per la prima generazione
“nativa digitale”, ma è ancora
presto per tirare delle somme effettive.
Quello che sembra sicuro è che
qualcosa sta cambiando in maniera irreversibile e, come ogni
grande rivoluzione della storia,
non sempre per i contemporanei,
per chi vive in prima persona
questi cambiamenti è facile perr
cepirne la profondità e l’intensità. Ecco perché occorre aspettare
per vedere quali strade prenderà
questa rivoluzione digitale.
Ma una cosa è certa: libro ed
ebook non sono in competizione, ma in “comunicazione”, non
sono due facce della stessa medaglia, ma piuttosto due forme di
una stessa essenza. Quella tra libro ed ebook è un'antitesi inesistente. Il possesso di un tablet
non esclude a priori la lettura di
un libro di carta stampata. Il
comportamento è solo utilitaristico e per la prima volta siamo di
fronte a quello che potremmo
chiamare il “lettore ibrido”, che
magari comincia a leggere un libro e magari in uff
f icio o in spiaggia finisce il capitolo leggendolo
su un e-reader.
15
VELA AZIENDE
Biosensor
Biologia e ingegneria
per la qualità della vita
La Zona Industriale di Formello ospita un'azienda all'avanguardia
che unisce ricerca biologica e progettazione ingegneristica.
Ne parliamo con Giovanni Basile, da oltre quarant'anni nostro
socio.
ta nel 2003, in pochi anni la Biosensor
è diventata un’azienda leader nel supporto di base alle scienze della vita attraverso
la produzione innovativa e le competenze
multidisciplinari. Off
f re oggi soluzioni tecnologiche per le industrie nel campo dello sviluppo di biosensori e servizi per l'analisi delle
acque e degli alimenti.
Ad accompagnarci nei laboratori e tra i prototipi è Giovanni Basile. Ha iniziato a lavorare
all'Alitalia, nel settore commerciale, prima all'estero e poi a Roma, per seguire delicati accordi internazionali con altre compagnie di
volo. Successivamente ha continuato ad occuparsi di trasporto aereo con un'azienda privata. Nel 2003, la svolta: accettare la sfida di
coordinare un gruppo di biologi e di ingegneri.
N
Tutto è iniziato con un progetto europeo.
Nel bando di un progetto europeo era prevista
la creazione di un'industria per la realizzazione del prototipo. Inizialmente ci siamo appoggiati a una struttura di Palombara Sabina.
Da cinque anni siamo qui a Formello, in un
distretto creativo e industriale molto competitivo: è facile da raggiungere, non ha il traff
f ico
congestionato del polo produttivo della Via
Tiburtina e vede riunite molte aziende innovative, con la possibilità di instaurare collaborazioni e partnership.
AZIENDE VELA
Biosensor non è solo innovativa. Non soltanto utilizza le ricerche più attuali e i macchinari più sofisticati. Fa di più: li inventa e li sperimenta.
Il mercato ci chiede applicazioni pratiche per risolvere problematiche ambientali e medicali in tempi
sempre più rapidi e a costi sempre inferiori. Si tratta
di utenze molto avanzate: governi, università, enti
di ricerca. A tutti questi clienti sparsi in tutto il
mondo sappiamo dare delle risposte studiando l'impatto di una sostanza su organismi viventi come le
alghe, che alleviamo in coltura nei nostri laboratori.
La scienza torna ad utilizzare la natura.
I biosensori sono dispositivi che utilizzano un elemento di riconoscimento biologico (un enzima, un
tessuto, delle cellule viventi) mantenuto a contatto
diretto con un trasduttore, convertendo un evento
fisico o biologico in un segnale misurabile. Noi lavoriamo essenzialmente con le alghe: una volta stabilizzate, hanno reazioni che i nostri strumenti misurano con rapidità e sicurezza, osservandone la
fluorescenza oppure l'amperometria.
Il monitoraggio dei terreni e delle acque ha assunto
un'importanza fondamentale, perché l'inquinamento provoca danni ambientali e quindi perdite
economiche.
Con i vecchi metodi i campioni vengono spediti in
laboratorio, con tempi di risposta medio-lunghi e
con costi talvolta ingenti, visto che ci si deve rivolgere ad istituti altamente specializzati. Le nostre apparecchiature, invece, sono portatili e off
f rono l'esito
dell'analisi in tempi brevissimi. È accaduto di recente ad un ente di ricerca di Panama, nel CentroAmerica, impegnato a monitorare la qualità delle
acque di un fiume che si snoda per oltre 150 km tra
la giungla e l'Oceano. In precedenza i prelievi dovevano essere portati in un laboratorio di Miami,
negli Stati Uniti, con costi elevati. Con i nostri strumenti l'analisi avviene in loco e costa molto meno.
Lavorare con organismi viventi come le alghe impone però grande attenzione.
Qui nei nostri laboratori abbiamo colture di alghe
che vanno tenute a temperatura costante in ambienti
controllati e protette da contaminazioni. Ma il rischio più grande si ha in occasione di viaggi intercontinentali, con grandi sbalzi di temperatura e di
umidità. I nostri ingegneri devono saper risolvere
anche queste avversità.
L'utilizzo dei biosensori si estende anche alla medicina, all'archeologia, all'alimentazione.
I campi di applicazione dei biosensori sono numerosi e tutti di grande importanza. Coinvolgono milioni di persone e costituiscono una grande frontiera
per la ricerca di biologi, chimici e ingegneri. E così
con l'Università di Udine abbiamo studiato la diff
f e-
Fluo Flux, uno dei prodotti di Biosensor: è un biosensore
modulare che permette la crescita di microorganismi
usati come biomediatori ed effettua analisi di fluorescenza
per identificare pesticidi in vari campioni.
renza di potenziale delle cellule tiroidee, che può
rivelare la presenza di un tumore e permettere di
combatterlo tempestivamente. Con l'Università della
T scia abbiamo messo a punto uno strumento che
Tu
individua la presenza di vino, olio o miele, utile in
alcuni scavi archeologici per ricostruire la vita quotidiana, l'alimentazione e l'economia di città sepolte.
È già in funzione un nostro strumento per la misurazione dello stress dell’ulivo, mentre stiamo studiando quello per la xilella
l fa
f stidiosa, causa del
disseccamento rapido della pianta. Ma anche l'analisi agroalimentare diventerà sempre più importante,
per riconoscere le frodi e gli alimenti dannosi.
Il biosensore, una esclusiva mondiale di Biosensor,
va poi trasformato in uno strumento semplice ed
efficiente.
Fabbrichiamo il prototipo, lo tariamo e lo collaudiamo, fino all'ingegnerizzazione finale dello strumento di analisi. Ecco perché a fianco dei laboratori
di chimica abbiamo un'off
f icina meccanica per le
piccole lavorazioni e l'allestimento dei modelli. Lo
strumento è interamente fatto da noi.
Fa un certo effetto vedere giraviti, pinze e trapani
al fianco di modernissime apparecchiature elettroniche. Ci riporta indietro nel tempo, a una tradizione artigiana.
Il ricercatore deve avere la stessa abilità multidisciplinare dell'artigiano, che sa lavorare con le mani,
con la mente e con il cuore. Non a caso il Credito
Cooperativo è nato con le “Casse rurali ed artigiane”
e oggi, in una società cambiata profondamente, sa
aff
f iancare le aziende all'avanguardia, che spesso
hanno bisogno di prestiti e fidejussioni. E la BCC è
ancora la Banca di chi vuole innovare per creare
lavoro e aumentare il benessere delle persone.
17
VELA NAVIGARE NELLA STORIA
Un amore parallelo
Tutti sapevano che Servilia era stata l’amante di Giulio Cesare e che era
la madre di Bruto, uno dei maggiori responsabili dell’assassinio del
Dittatore. Il suo era stato un amore assoluto, travolgente. Non si era
placato neanche quando Cesare fu stregato da Cleopatra, che su una nave
da sogno lo portò per mesi lungo il Nilo. Ma ora Servilia si ritrovava al
centro di un intreccio di destini.
na carruca trainata da due cavalli a galoppo sfrenato si stava dirigendo verso Roma. A tratti doveva rallentare la sua corsa, frenata com’era da una
f lla imponente che procedeva sull’Appia nella stessa
fo
direzione.
Servilia aveva fretta, ed era stanca. Ve
V niva dalla sua
villa napoletana che una volta era stata di Ponzio, a
lei pervenuta da un’asta. Vo
V leva sapere della sorte
imminente del figlio Bruto, uno degli assassini del suo
grande amore, Giulio Cesare, l’uomo che aveva amato fin da bambina. Lo incontrò a quindici anni quando suo marito, Marco Giunio Bruto, era fuori città a
combattere per la grandezza di Roma. Si innamorò
follemente di Gaio Giulio Cesare, allora ventenne,
astro nascente della morente Repubblica.
U
Dopo le Idi di marzo
Alto, di bell’aspetto, grande aff
f abulatore, di nobile famiglia. Il magnetismo degli occhi l’aveva incantata,
soggiogata. Si amarono fo
f llemente ancorché entram18
bi sposati. Lui con Cornelia, lei con il Console in
guerra, che di anni ne aveva il doppio.
Opposti sentimenti la spingevano a fare il più presto
possibile per arrivare in Campidoglio, dove i congiurati si erano rinchiusi. La folla era in procinto di insorgere al cospetto del corpo senza vita del grande
Condottiero, trafitto da più pugnali.
Il 20 marzo del 44 a.C., cinque giorni dopo il feroce
assassinio, si tennero i funerali alla presenza di
un'enorme folla e di tanti veterani di mille battaglie
che avevano combattuto a fianco del Dittatore, conquistando praticamente il mondo. Prima di bruciarne
il cadavere sulla pira, Marco Antonio pronunciò
l’orazione funebre che infiammò ancor più il popolo
e i militari presenti che, come un fuoco alimentato
dal vento, cominciarono a percorrere le vie di Roma
per bruciare le case dei cospiratori e uccidere i responsabili veri o presunti della morte di Giulio Cesare. Si era alla vigilia di una nuova guerra civile che
avrebbe di fatto sancito la fine della Repubblica e la
nascita dell’Impero.
NAVIGARE
IL FILO DELLA
NELLA
MEMORIA
STORIA VELA
Tra due sentimenti
Servilia intanto raggiungeva i Fori imperiali quando
ancora la pira fumava, sospinta da opposti sentimenti per la morte dell’uomo amato e per la sorte
di Bruto, figlio di entrambi.
T tti sapevano che Servilia era stata l’amante di
Tu
Giulio Cesare e che era la madre di Bruto, uno dei
maggiori responsabili dell’assassinio del Dittatore.
Il suo era stato un amore assoluto, travolgente. Non
si era placato neanche quando Cesare fu stregato
da Cleopatra, che su una nave da sogno lo portò
per mesi lungo il Nilo. Ne soff
f rì, ma era convinta
che prima o poi da lei sarebbe tornato.
Molto soff
f rì anche quando Cleopatra venne ad abitare a Roma in una splendida villa alle pendici del
Gianicolo, pressappoco nell’attuale Tr
T astevere. Sapeva che solo lei poteva accendere il fuoco della
grande passione. E Cesare da lei tornava.
T rnò anche quando Servilia si sposò con Giunio
To
Silano, alla morte del primo marito. Ed anche quando il fondatore dell’Impero convolò in terze nozze
con Pompea. All’epoca ci si sposava anche per ragioni di convenienza e per consolidare alleanze e
trame politiche.
Il biglietto inatteso
Di questo grande amore tutta Roma sapeva. Se ne
ebbe conferma in una infuocata seduta del Senato,
quando si stava discutendo della condanna a morte
di tutti i partecipanti alla congiura di Catilina.
Cesare sosteneva che il Senato non poteva deliberare la condanna a morte senza un processo e il voto popolare. Catone l’Uticense, fratellastro di Servilia, sosteneva invece il contrario. Un commesso
consegnò a Giulio Cesare un biglietto mentre con
calore esponeva la sua tesi. Si fermò. Lesse.
Catone urlò che quello era sicuramente un messaggio di Catilina e pretese che il contenuto della missiva fosse reso pubblico. Così fu fatto. Per tutta risposta l’Uticense, livido di rabbia, glielo scagliò
contro.
Non era null’altro che un messaggio scollacciato di
Servilia desiderosa di incontrarlo all’istante...
Bruto fugge con Porzia
Quattro anni dopo, nel 59 a.C., Giulio Cesare convolò a nuove nozze con la giovanissima Calpurnia,
dopo aver ripudiato Pompea, colpevole di comporr
tamenti licenziosi.
Lo stesso giorno, quasi a testimonianza di un amore
parallelo che mai si sarebbe spento, fe
f ce consegnare a Servilia una perla del valore di sei milioni di
sesterzi.
Da circa trent’anni era iniziato il loro turbolento
rapporto, troncato alle Idi di marzo del 44 a.C.
19
VELA NAVIGARE NELLA STORIA
Servilia pianse a dirotto la fine del suo amore in mezzo ad una folla attonita, quasi incredula, davanti a
quella tragedia che avrebbe cambiato la vita di tutti.
Ancor prima della celebrazione del rito funebre del
20 marzo, Bruto era fuggito ad Anzio, portando con
sé la moglie Porzia, l’unica persona di cui poteva fidarsi ciecamente e che amava. Fin da ragazzi si erano conosciuti, frequentandosi lungo le vie del Palatino dove entrambi abitavano.
Lei era figlia di Marco Porcio Catone e di Attilia, donna avvenente di cui Porzia aveva ereditato la bellezza, ma non l’inclinazione a comportamenti disinvolti.
Anzi, dimostrò nella sua breve vita un rigore morale
tanto grande quanto smisurata era invece la condotta
della sua famiglia, a cominciare dalla madre e dalle
sorelle. Senza dimenticare la ben nota storia d’amore
di sua zia Servilia. L’inclinazione familiare a bagordi
e a trasgressioni sessuali emergeva con tutt
t a evidenza
tra la nobiltà romana, a causa del contrapposto rigorismo di stampo repubblicano di Catone.
Lui esortava il popolo ad una vita irreprensibile, mentre nella sua casa si praticava una condotta scandalosa. Porzia ne soff
f riva. Soff
f rì soprattutto quando lo
stesso padre si rese protagonista di una vicenda che
fece rimanere di stucco la nobiltà capitolina. Questo
infatti stipulò un regolare contratto con un principe
del Foro, l’avvocato Ortensio, noto all’epoca quanto
20
il suo rivale Cicerone, che prevedeva il “prestito” di
sua moglie Marcia con la quale era convolato a nozze dopo aver ripudiato Attilia, in cambio del compendio ereditario alla morte del notissimo avvocato.
E così avvenne, come descritto da Svetonio.
La caccia ai cesaricidi
Bruto e Porzia rimasero per poco ad Anzio, consapevoli del rischio che stavano correndo, essendo la cittadina tirrenica punto di ritrovo della classe senatoria.
Sicuramente lì sarebbero stati presto rintracciati dalla
guardia germanica, un reparto addetto alla sicurezza
di Cesare, a cui dovevano la vita e il riscatto sociale.
Erano i soli ad aff
f iancarlo per le strade di Roma con
la spada sguainata, fieri di proteggere il padrone del
mondo e appagati dalla sua munificenza. Divennero
i primi vendicatori del Dittatore.
Nel giugno del 44 a.C. Servilia ritenne indispensabile
organizzare una riunione nella villa di Anzio per concordare una via d’uscita dalla pericolosa situazione.
Vi parteciparono oltre a Bruto e Porzia anche Cicerone, Cassio e Te
T rtulla. Fu letto e poi discusso animatamente un decreto del Senato con il quale ai due
maggiori responsabili dell’uccisione di Cesare veniva
assegnata una irrisoria missione: l’acquisto del frumento necessario alla popolazione romana. A Cassio
era stata assegnata la Sicilia e a Bruto l’Asia. Chiaro
NAVIGARE NELLA STORIA
VELA
era l’intento della decisione: faar allontanare il più
possibile i duee dalla Capitale. Rifiutarono entrambi
con sdegno po
oiché si attendevaano perlomeno il governatorato di due importanti prrovince.
Preclusa ogni possibile via d’usscita, Bruto e Porzia,
dopo alcuni teentennamenti, si im
mbarcarono per Napoli con l’inten
nto di proseguire per Brindisi, in attesa
di raggiungeree la Grecia, dove Cassio, nel frattempo,
stava arruolan
ndo uomini di ogn
ni risma e soldati di
ogni regione. Tutti sapevano infaatti che Marco Antonio e Ottavian
no stavano muoveendo da Roma i loro
eserciti per disstruggere i seguacii dei cesaricidi.
V nne settemb
Ve
bre e Bruto ritennee giunto il momento
di raggiungeree Cassio negli accam
mpamenti approntati
nelle piane di Filippi. Prima di partire abbracciò la
moglie, comun
nicandole che non
n sarebbe partita con
lui per non coinvolgerla in un in
ncerto destino, denso
di pericoli e di stenti.
Porzia rimase sulla banchina deel porto, distrutta dal
dolore, ferita nell’amore e sopratttutto sola in una Roma tutta schierrata contro i respon
nsabili dell’uccisione
di Giulio Cesaare.
Il ricordo dei giorni felici
Non lo vide più. Fu talmente sco
onvolta dalla separazione che cominciò ad isolarsi da tutt
t i, preda di depressioni improvvisse e att
t acchi di ciecco furore. Il 23 maggio
del 43 si concluse lo scontro a Filippi tra le legioni di
Bruto e Cassio
o da una part
r e e Marco Antonio e Ott
t aviano dall’altraa. Romani contro romani, tutt
t i determinati e spietati: in gioco c’era il potere e sopratt
t utt
t o la
vita. La persero
o Cassio e Bruto, en
ntrambi suicidi.
Anche Serviliaa si recò nel Foro per ascoltare il banditore che leggevva al popolo il disp
paccio sulla fine della
guerra.
Aspettò anchee il ritorno dei vinccitori, sperando nella
comprensionee di Ott
t aviano, nipo
ote di Cesare, ben sapendo che a Roma si sarebbe scaatenata la caccia agli
anti-cesariani che via via venivaano iscritti nelle liste
di proscrizionee. E Ottaviano com
mprensivo lo fu, tanto
da riportare a Servilia le ceneri del figlio, cremato in
quei lontani caampi di battaglia.
Porzia volle seeguire il marito nel tragico destino, scegliendo però una morte atroce. Poiché gli schiavi la
sorvegliavano per impedirle di suicidarsi, inghiottì,
rimasta momentaneamente sola,, i carboni ardenti del
focolare. Nesssuno riuscì a disserrrarne la bocca. Morì
tra atroci soff
f erenze senza un lamento.
Anche Serviliaa rimase impression
nata dalla tragica fine
della nuora, accerrima nemica di Giulio Cesare. Pochi
anni dopo mo
orì di morte naturaale, presso la villa di
Tito Pomponio
o Attico, nel perenne ricordo di lontani
giorni felici. (G.P.)
21
21
VELA CRONACHE DAL NOVECENTO
La costruzione di una strada tra Roma e Viterbo.
Su una base di terra battuta venivano sistemate le pietre, frantumate con robusti macchinari oppure a
forza di braccia, con le mazze, per livellare la “massicciata”, su cui infine poggiava il brecciolino o per
le strade più importanti l'asfalto. “Fino ai primi anni Cinquanta - ci racconta Viliano Costantini, nostro
socio e per tanto tempo cantoniere comunale - la strada tra Formello e Campagnano era brecciata. Io
stesso in quegli anni ho lavorato con l'impresa Michetti di Campagnano per asfaltare la Via Formellese”.
“Tracciare nuove strade” vuol dire anche innovare, esplorare nuovi temi che poi diventeranno alla
portata di tutti.
22
22
IN BREVE
VELA
“
“VIVIAMOL’ARTE”,
DALLA SERVA
PADRONA ALL'ELISIR D'AMORE
P
L scorso 18 aprile 2015, presso il Te
Lo
T atro Comunale J.P.
P
Velly di Formello, l’Associazione culturale "ViViAmol’ArV
r
f o “La
tte" ha presentato, in prima assoluta, l’intermezzo buff
SServa Padrona” di Giovan Battista Pergolesi, con una trar
sscrizione inedita realizzata per la Banda comunale di Formello da Fabio Serani. La serata ha riscosso grande sucm
ccesso con un teatro gremito di gente che ha apprezzato
l’interpretazione di Bruna Bencivenga, Carlo Alberto Gioja
e Saverio Gravina (qui in una bella foto di scena scattata
da Emanuela Gizzi), rispettivamente nei ruoli di Serpina,
d
Uberto e Ve
V spone/Cap. Te
T mpesta, sotto la bacchetta del M° Fabrizio Nori e accompagnati al cembalo da
W lly Santarcangelo. "ViViAmol’Arte", ormai giunta al terzo anno di vita, continua il suo progetto di diff
Wa
f usione
dell’opera a Formello e come prossimi appuntamenti presenta il 19 luglio, alle ore 21, nel chiostro di Palazzo
Chigi, il Gran Galà dell’Opera “La Cenerentola”, tributo all’opera italiana, con il patrocinio dell’Ambasciata
di Mongolia a Roma, per festeggiare i 45 anni di rapporti diplomatici tra Italia e Mongolia; ed ancora il 31
luglio, alle ore 21, in piazza San Lorenzo, l’opera lirica “L’Elisir d’Amore” di Gaetano Donizetti. Entrambe
le date presentate da “ViViAmol’Arte” sono inserite nella rassegna “Formello Palcoscenico Città”. Per informazioni è possibile scrivere a [email protected].
IL VALORE
EDUCATIVO
DELLO SPORT
La Banca ha sostenuto la giornata di
sport organizzata
nelle scuderie di
Palazzo Farnese a
Caprarola, lo scorso
30 aprile, in memoria dello sportivo
Umberto Càngani.
Vi hanno part
r ecipato quasi tutt
t i gli istituti scolastici del
circondario, con temi e fo
f tografie dedicati al valore fo
f rr
mativo e sociale dell'att
t ività sport
r iva. Agli studenti vincitori la BCC ha donato libri sulla civiltà romana: già
in età antica, infa
f tt
t i, si raccomandava ai giovani di curare in pari misura sia il corpo che la mente. Il mott
to
latino “Mens sana in corpore sano” ha tramandato questa esort
r azione. Ancora oggi possiamo ispirarci a questa
ricerca di armonia e di completezza, perché è da questo equilibrio interiore che uno sport
r ivo riesce a trarre
la sua fo
f rz
r a e diventare vincente. A presentare la manife
f stazione, assieme al Sindaco di Caprarola, è stato
Angelo Ort
r olani, nostro dipendente.
IL PREMIO VAIRO-MALAVASI
Numerose sono le fo
f rme per rappresentare sentimenti
e sensazioni, e ciascuno di noi le esprime con una caratt
t eristica personale, tanto che la fa
f ntasia non ha limiti
e riesce sempre a sorprenderci. È quanto ha dimostrato
Francesca Morett
t i, la studentessa vincitrice per la se-
zione “Prosa” del Premio Lett
t erario intitolato ad Anna
Luisa Va
V iro e a Paola Malavasi, riservato agli allievi del
Liceo Scientifico Statale “Ignazio Vian” di Bracciano
con il patrocinio della Banca e giunto quest'anno alla
nona edizione. L’autrice, con il brano “Ti amo”, non
ha utilizzato le consuete espressioni, ma è ricorsa a
una fo
f rmula originale, fuori del comune: un’intervista
giornalistica fatt
t a, a seguito di un evento drammatico
come l’uccisione di una donna da parte del marito, a
un antico compagno di scuola e amico della donna
stessa. L’intervistato, quasi in risposta alle domande,
rivive la vicenda vissuta sin dalla prima giovinezza con
la compagna di scuola, i suoi sentimenti, i suoi desideri
e le sue illusioni e disillusioni, fino al punto di riscontrare che la profo
f ndità dei suoi sentimenti verso di lei
non era che vero amore. Una menzione d’onore hanno ricevuto Amelia Oliva con “Diventa chi sei”, in cui
la costruzione della propria personalità viene paragonata a un bambino che lentamente si immerge nel mare che lo att
t rae, e Brunella Sepe, con “Il vecchio e il
gabbiano”, storia di due esseri in simbiosi fra loro, fe
f lici insieme. Nella sezione “Poesia”, vincitrice è stata
Fabiana Celesti con la poesia “I piedi di una ballerina”,
in cui il movimento della danzatrice rappresenta il movimento dell’umanità. Menzioni d'onore a Ira Marku
per “Fantasma”, in cui il ricordo di una persona cara
rimane presente in ogni momento della vita, e a Francesco Piff
ffer per “Il ciliegio”, in cui un albero si specchia in un ruscello. Il Premio, condott
t o dalla prof.ssa
Lorett
t a Tr
T uini, presidente della Commissione, è stato
confe
f rmato dalla nuova preside del Liceo, prof.ssa Marina Frett
t oni.
23
VELA LE MIGLIORI TESI DI LAUREA
Caratterizzazione,
trasformazione enzimatica e
attività biologica di estratti
vegetali
FABRIZIO BRUNORI
NEO-LAUREATO IN BIOLOGIA CELLULARE E MOLECOLARE
DI
Fabrizio Brunori
studia la relazione tra
alimentazione e patologie
cronico-degenerative con
particolare interesse al
cancro. A breve
intraprenderà la
professione di biologo
nutrizionista.
Vive a Trevignano R.
gli ultimi anni si è assistito ad
un crescente interesse riguardo
i potenziali eff
ffetti benefici di composti naturali di origine vegetale sulla salute umana. Questo lavoro ha
focalizzato l’attenzione su alcune
famiglie di flavonoidi e fenoli elementari molto diff
f use nel regno vegetale e note in lett
t eratura per le numerose proprietà biologiche.
Particolare attenzione è stata rivolta ai composti dotati di attività antiossidante in grado di neutralizzare i radicali liberi in modo da proteggere l’organismo. Un radicale
libero è una specie chimica capace di esistenza indipendente (da
cui il termine libero) con uno o più
elettroni spaiati nell’orbitale più
esterno. Perciò, sono delle specie
chimiche instabili fortemente reattive che cercano di acquisire una
stabilità elettronica strappando
elettroni alle altre molecole vicine
o reagendo con altri radicali. Danneggiando le membrane biologiche (perossidazione lipidica), il
DNA, le proteine ecc. i radicali liberi sono responsabili dell’invecchiamento cellulare e hanno un
ruolo in molte patologie cronicodegenerative.
N
24
I tre campioni di origine vegetale
studiati sono stati forniti dalla società Aboca: i primi due sono
estratti naturali da cui deriva il terr
zo che, rispetto ai primi due, può
subire una parziale trasformazione in quanto elaborato dall’attività delle api. Si è cercato di dare
una risposta a tre domande. L’intervento degli insetti modifica in
modo sostanziale la composizione quali-quantitativa dei campioni? Gli estratti sottoposti ad un
trattamento enzimatico di tipo ossidativo sono o meno trasformati?
Nel caso in cui gli estratti fossero
trasformati come varia la loro attività antiossidante?
A tal fine, per prima cosa ogni
campione è stato sottoposto a due
estrazioni in serie tramite un apparato chiamato soxhlet, che ha consentito da un lato di rimuovere le
resine eventualmente presenti e
dall’altro di estrarre i composti fenolici secondo la polarità. Poi è
stata eseguita un’analisi qualiquantitativa degli estratti vegetali
in CH2Cl2 mediante gascromatografia-spettrometria di massa (GCMS). Infine, le proprietà antiossidanti sono state misurate attraverr
so il saggio del radicale DPPH. Il
metodo si basa sulla misura spettrofotometrica della diminuzione
della concentrazione di DPPH in
soluzione che risulta dalla reazione con l’antiossidante (il campione
da saggiare). Lo step successivo è
stato quello della trasformazione
enzimatica degli estratti vegetali in
CH2Cl2 catalizzata da una laccasi
commerciale prodotta dal fungo
T ametes versicolor. A tal fine, è
Tr
stato messo a punto un protocollo
per l’ossidazione di un intero
estratto vegetale. Le reazioni di ossidazione sono state compiute secondo i tempi di reazione t= 1h, t=
7h e t= 15h utilizzando un mediatore redox (TEMPO) allo scopo di
ampliare la gamma dei fenoli tarr
get della laccasi. Gli estratti vegetali ossidati sono stati analizzati
tramite GC-MS e ne è stata misurata l’attività antiossidante.
I flavonoidi, una volta caratterizzati, sono stati collocati all’interno
di specifiche sotto-famiglie in base
alle loro proprietà strutturali. Ciò
ha permesso di associare la variazione dell’attività antiossidante alla variazione della quantità-qualità
dei derivati fenolici suddivisi per
famiglie, a secondo dei tempi diversi di ossidazione. In tal modo è
stato possibile stabilire quali fossero le famiglie di fenoli più facilmente ossidabili dalla laccasi e come ciò potesse interferire nella determinazione dell’attività antiossidante.
BCC
CREDITO COOPERATIVO
CONSIGLIO
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Formello
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