L`incertezza del futuro (disagio giovanile)

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L`incertezza del futuro (disagio giovanile)
A.I.D.D. Onlus
svolge un’attività di prevenzione primaria del disagio giovanile e delle sue manifestazioni
quali tossicodipendenze, alcolismo, bullismo, tabagismo, ludopatie, videodipendenze, gioco d’azzardo
il Labirint
L’incertezza del futuro (disagio giovanile)
La fanciullezza è un momento delicato nella crescita della persona umana. La ricerca della propria identità e posizione esistenziale al di fuori del nucleo (protettivo) familiare diventa un elemento
fondamentale di un periodo di esplorazione del corpo, delle emozioni, della psiche e il dialogo tra fanciullo e adulto si fa difficile,
impermeabile. I genitori pensano che il proprio figlio sia ribelle, irrispettoso, impaziente, chiuso e incomprensibile. I ragazzi pensano
che solo i propri coetanei li possano comprendere e che gli adulti
siano invadenti, incapaci di ascoltare, obsoleti nei loro consigli. Di
fronte a pensieri così ermetici, il rapporto educativo può diventare
tendenzialmente aconflittuale, con la rinuncia – da parte di molti
genitori – al compito di educare i bambini al rispetto delle regole,
alla negoziazione, alla tolleranza.
In questa fase così delicata, il ragazzo cerca
il proprio modo di stare nel mondo e diventa
preponderante l’impronta del modello educativo che si è avuto sino ad allora. Gli atteggiamenti che vengono facilmente etichettati dagli
altri con “è il suo carattere, non si può fare nulla”, possono essere frutto di un apprendimento inconsapevole e possono essere visti come
espressione delle modalità comunicative del
nucleo familiare e sociale di riferimento.
Quando si vuole fare un intervento evolutivo
per aiutare sinceramente i ragazzi, è necessario osservare senza giudizi e pregiudizi,
comprendere cosa determina un certo comportamento, comprendere come tale comportamento venga messo in atto e, soprattutto,
entrare in empatia con i ragazzi attraverso
un’accettazione incondizionata del loro modo
di comunicare e di esprimersi. I fanciulli più a
rischio, più bisognosi di attenzioni e discrete
vigilanze, sono quelli che hanno assunto un
comportamento di diffidenza, di criticità, verso il mondo che li circonda. Si diffondono, dunque, e aumentano di intensità comportamenti di aggressività e trasgressività. Emergono fenomeni nuovi
quali l’intolleranza verso chi è diverso, l’indisciplina generalizzata
rispetto a ruoli e norme, l’abitudine al litigio, gli atti di vandalismo,
gli scippi di piccole bande di adolescenti che rubano ai propri coetanei orologi e telefonini alla moda.
L’Italia, come molti altri paesi europei, registra il diffondersi tra gli
adolescenti di comportamenti aggressivi e trasgressivi di questo
tipo. È il caso degli episodi di prevaricazione nelle scuole, fenomeno conosciuto con il nome di bullismo scolastico. Il bullismo,
per non parlare del cyberbullismo e delle altre pericolose forme di
aggressività nei riguardi dei più fragili, può essere perpetrato da
un singolo individuo o da un gruppo e il bersaglio può essere un
singolo o un gruppo.
Le condotte del bullo possono assumere forme diverse: una forma
“diretta”, che si esplica nell’aperta persecuzione e nella prevaricazione di carattere fisico di una vittima, e una “indiretta”, che colpisce la vittima attraverso dicerie, pettegolezzi e sguardi minacciosi, costringendola all’auto-isolamento, all’emarginazione e quindi
all’esclusione dal gruppo di aggregazione.
Quanto sopra premesso, le misure di intervento per arginare, oltre
a questi fenomeni che possono assumere turbolenze non più con-
trollabili, il possibile crescente disagio dei giovani, sono circoscritte
a tre livelli: genitoriale, scolastico, associativo (A.I.D.D.).
I genitori devono vigilare, prestare attenzione alle modificazioni comportamentali dei figli, non essere invadenti, ma nemmeno
assenti, stimolare un rapporto fiduciario che possa consentire un
colloquio continuo, anche un dibattito con i figli per evitare che si
chiudano in se stessi e decidano di percorrere itinerari non conosciuti e pericolosi. La Scuola deve supportare i ragazzi, coadiuvare
i genitori con regole e insegnamenti finalizzati a una loro sana crescita. La nostra Associazione, da sempre in prima linea nel proporre itinerari pedagogici che contrastino o arginino il possibile disagio
giovanile, deve continuare a intervenire con Corsi di informazione, sensibilizzazione e formazione in ambito
scolastico per coinvolgere docenti, studenti e
genitori in un percorso virtuoso di certezze e
di inconfutabili positivi risultati sinora ottenuti con la metodologia e la finalità di rendere
un “servizio” orientato alla educazione/salute
delle nuove generazioni. Questo editoriale è
l’ultimo che firmo come Presidente biennale
dell’Associazione. Continuerò ad occuparmi
di A.I.D.D. con altre mansioni, ma sempre con
lo spirito di voler essere un “buon volontario”,
attento alle problematiche dei giovani.
Auguro tutto il bene possibile a chi prenderà
la mia posizione di Presidente, Cesare Pedroni, del Club Lions di Cinisello Balsamo, con
il quale ho condiviso negli ultimi tempi scelte
e decisioni operative e che ha dimostrato di
essere un tenace sostenitore di motivazioni e
spinte di modernità catalizzatrici nei riguardi di
tutta la struttura oltre che di “valori aggiunti”
nel credere e perseguire l’individuazione di
nuove risorse umane ed economiche destinate a sostenere l’Associazione.
Un ringraziamento e un saluto affettuoso al Past e Vice Presidente,
Walter Migliore, per la sua infaticabile presenza operativa e preziosa collaborazione, al Presidente onorario, Maurizio Pellegrini de
Vera, che non ci ha fatto mancare mai la sua attenzione e il suo
contributo, al nostro storico e prezioso Tesoriere, Antonio Vallese,
che ci ha seguito professionalmente per oltre due decenni, alla
nostra Segretaria Paola, sempre attenta e propositiva, alle nostre
collaboratrici, pedagogista Patrizia Riccò, psicologa Mariacristina
Ferrario, Redattrice del periodico “Il Labirinto” nonché Consigliere,
psicologa Manuela Ponti, psicologa Francesca Passera, ai Consiglieri, ai Soci, sponsor e simpatizzanti, alle Autorità rotariane e lionistiche che non devono elargire solo apprezzamenti e attestazioni
di benemerenza, ma continuare a ricordare che le testimonianze
di patrocinio devono essere affiancate da sostegni tangibili e spendibili in riconoscimenti concreti che facciano sentire noi “volontari”
motivati e orgogliosi di far parte di una grande famiglia, nella fattispecie lionistica e rotariana, dove si opera e ci si impegna sempre
“insieme” con effetti implementativi e sinergici sia per l’immagine
dei Lions, dei Rotary, dell’Associazione sia per aiutare i giovani
“sani” a crescere bene in termini psico-fisici e sociali. Grazie
Nazzareno Pettinari
Con il patrocinio di
Aggiornamenti sulle dipendenze.
Notiziario trimestrale a cura dell’A.I.D.D.
Distretto 108 Ib4
Distretti 2041-2042
Relazione del nuovo Presidente
Cambiare… con continuità
Colgo l’occasione per ringraziare qui, pubblicamente e anche a nome del Consiglio Direttivo di A.I.D.D., il Presidente uscente Nazzareno Pettinari, sotto la cui guida, abbiamo
ottenuto ottimi risultati; basta infatti pensare che nel 2015
A.I.D.D. ha raggiunto un totale di 900 ore formative nelle
scuole, di cui 474 ore grazie al Global Grant e 424 per i progetti tradizionali.
Purtroppo in questi ultimi anni l’azione di PREVENZIONE sta perdendo
progressivamente la sua influenza sulla società, sostituita dall’azione di
ASSISTENZA perché è più facile, attraverso i media, catturare la sensibilità delle persone con immagini strappalacrime.
Dobbiamo difendere la Prevenzione consapevoli della sua azione importante, efficace, incisiva per salvaguardare l’integrità fisica, morale e
civile delle giovani generazioni. E’ quindi importante dedicare particolare attenzione alla CONTINUITA’ della nostra azione e del nostro impegno verso la nostra attività di base. Però questo non basta. Dobbiamo
CAMBIARE la nostra strategia. L’essere apprezzati dai Dirigenti scolastici, dagli insegnanti, dai genitori dei ragazzi non ci basta più.
Oggi ci troviamo a competere con Associazioni che si presentano in
concorrenza con noi con personale scarsamente qualificato, senza una
adeguata esperienza specifica e però con quotazioni orarie nettamente
inferiori alle nostre. In queste condizioni, la nostra attività di base viene
a trovarsi sempre più compressa con conseguente riduzione di interventi presso le scuole. Ecco perché dobbiamo CAMBIARE. Dobbiamo
guardare oltre i problemi delle dipendenze del mondo degli adolescenti.
La società in cui viviamo ci presenta ogni giorno problematiche drammatiche in ogni settore e per ogni età. Abbiamo un team di psicologhe,
pedagogiste, psicoterapeute così altamente qualificato che ci sentiamo
in grado di affrontare problematiche che vanno anche oltre l’adolescenza: cicli di conferenze per insegnanti e genitori, Sportello di ascolto
psicologico, violenza sulle donne e sui minori, dipendenza da internet
ecc. ecc. E quindi dobbiamo proiettarci sulle iniziative dei Comuni, della
Regione, delle Istituzioni partecipando ai Bandi che vengono periodicamente emessi. Ecco dove rivolgeremo ulteriori nostri sforzi, ulteriori
energie, intraprendendo altre iniziative, sempre comunque nel segno
della CONTINUITA’.
Dobbiamo ampliare la nostra visibilità, dare maggior risalto al nostro
operato, sia all’interno dei Distretti Lions e Rotary, sia all’esterno, cercando spazio sui giornali locali e nazionali. Gli spazi ci sono; occorre una squadra che si impegni a trovarli. Abbiamo capacità, qualità ed
esperienza per ottenere ottimi risultati sia sotto l’aspetto economico
(associazionismo, 5 per mille, ricerca sponsor ecc.) sia attraverso il
coinvolgimento dei nostri Club di appartenenza.
Dobbiamo essere incisivi e, se necessario, anche insistenti; non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla rassegnazione. Per ogni
tentativo negativo, ne possono seguire altri positivi.
Noi, tutti insieme, andiamo avanti!
Cesare Pedroni
Anno 2015
Progetto
Global Grant
Grazie al sostegno dei Club Ro­tary del Gruppo MI 6 (Capofila MI Naviglio
Grande San Carlo, MI Borromeo Brivio Sforza, MI Interna­tional, MI Scala, San
Donato Milanese) e del MI Ovest, con il contributo del Distretto Rotary 2041 e
della Rotary Foundation, A.I.D.D. ha potuto realizzare un progetto formativo
di prevenzione delle dipendenze partico­larmente efficace che si è concluso a
fine 2015 con i seguenti dati: Istituti partecipanti di Milano “Scialoia” “Pisaca­
ne e Poerio” “Leone Tolstoj” “Cardarelli-Massaua” - ore formative 476 - stu­
denti coinvolti 1.520 - docenti coinvolti 208 - genitori coin­volti 755.
I temi maggiormente trattati sono stati quelli delle “sostanze” e “alcol” senza
trascurare i problemi legati all’uso di “internet” e dei “social media”. Sono
stati raccolti 1.094 questionari, compilati dagli studenti sulla conoscenza
della “droga”, dai docenti e dai genitori sull’apprezzamento dei risultati ottenuti. Anche gli Istituti scolastici hanno voluto esprimere le loro considerazioni positive che riportiamo integralmente. Ci auguriamo che, ogni anno e
sempre di più, la generosità dei nostri Sostenitori ci consenta di prose­guire
ed ampliare il nostro lavoro.
Lettere pervenute dai Dirigenti Scolastici
degli Istituti di Milano “Cardarelli-Massaua”,
“Leone Tolstoj”, “Pisacane e Poerio”,
dopo la conclusione
del Progetto Global Grant.
Progetto
Global
Grant
Progetto
Global
Grant
Analisi questionari per gli studenti
Premessa
Il progetto globalmente ha coinvolto, oltre ai docenti e genitori, gli studenti delle scuole primarie e secondarie di I grado
e si è svolto in quattro Istituti scolastici di Milano, ubicati in zone differenti della città. Prima dell’avvio del progetto, per
quanto riguarda il livello di conoscenza delle “sostanze”, agli studenti delle secondarie di I grado è stato somministrato
un questionario utile alla rilevazione del loro “sapere” in materia di sostanze psico attivanti, genericamente individuate
secondo lo stereotipo “droghe”.
Conclusioni e osservazioni
L’analisi delle risposte permette di comprendere che l’idea della “conoscenza” della “droga” si basa su concetti stereotipati e quindi radicati nella loro consapevolezza. Non solo cannabis, alcol e tabacco, ma anche cocaina, eroina e
allucinogeni, stimolanti e psicofarmaci. È un quadro preoccupante quello che emerge dalla presente indagine sulla rappresentazione sociale delle sostanze psico attivanti.
CANNABIS - La cannabis si conferma la sostanza illegale più conosciuta dagli studenti quel tanto da poterne ipotizzare
un uso in alcuni casi (questionari). Certamente emerge una distorta comprensione riferita all’impiego della sostanza,
spesso annoverata come farmaco.
COCAINA - Tra le sostanze psicoattive illegali più conosciute. La cocaina è infatti fra le droghe più diffuse dopo la cannabis. La maggior parte delle risposte fa emergere la necessità di uso di tale sostanza quale “fuga dalla realtà” e determinante per “sentirsi meglio”.
In generale, si è ritenuto utile indagare le motivazioni che inducono i ragazzi, alla luce delle informazioni a loro disposizione, a fare uso di sostanze, stimolandoli al confronto riguardo alle loro esperienze personali.
In particolare, per quanto riguarda la lotta alle dipendenze si sostiene che la scuola costituisce la sede privilegiata per
interventi educativi che accrescano la capacità di promuovere e difendere la salute dei ragazzi, attraverso una stretta
collaborazione con le famiglie e il territorio. Nel mondo della scuola gli interventi educativi a sostegno della salute
comprendono l’elaborazione degli strumenti necessari per assimilare quelle motivazioni che portano a preferire alcuni
comportamenti piuttosto che altri.
Migliorare la prevenzione è, in questo senso, una delle componenti essenziali nell’accompagnamento alla crescita e allo
sviluppo integrale della persona.
Dall’analisi delle risposte si evince che l’aspetto della curiosità così come la necessità di fuggire dal dolore siano le
motivazioni che spingono una persona a far uso di sostanze psico attivanti. È certo che, in un’ottica adulta, la curiosità
e la fuga siano entrambi elementi di una capacità cognitiva adolescenziale in quanto né la prima nè la seconda arrivano
a soddisfare le necessità umane di superare il problema e “andare avanti”.
Questi aspetti appaiono legati al versante “emotivo” dell’Uomo, tipico della fase di crescita di questi studenti, che ancora
non provvede a sottolineare ed immaginare le conseguenze dei comportamenti ad un livello razionale, come se la realtà
e l’esperienza fossero condizionate unicamente dal “qui ed ora” e dalle contingenti emozioni esperite.
Nella certezza che l’essere umano sia molto più di questo, la possibilità di ragionare e di “spendere tempo” per riflettere
sui comportamenti ipotizzati è certamente un’ottima forma e attività di prevenzione.
In quest’ottica PAURA e MALATTIA (mentale e fisica) sono elementi essenziali nel movimento verso l’uso di sostanze
psico attivanti in quanto permettono la “fine” delle percezione emotiva, impedendo di fatto l’originarsi di “pensieri emotivi difficili da gestire”.
Progetto
Global
Grant
Osservazioni dei genitori
Grazie mille, molto interessante e utile.
Incontro molto utile.
Possibilmente rifare e ampliare. Grazie!!
Spero che in futuro ci sia ancora la possibilità di affrontare
queste tematiche con i ragazzi.
Sarebbe utile proseguire questo percorso. Grazie.
Molto interessante anche da ripetere periodicamente per
rivalutare le situazioni.
Se possibile approfondire e fare altri incontri.
Avanti così. Grazie.
Sarebbe utile proseguire il percorso approfondendo anche
altri argomenti.
Grazie per il vostro aiuto di crescita interiore.
E’ stato interessante anche perché non conosciamo i nostri figli fino in fondo.
Molto positivo.
Molto bello e interessante.
Molto bene. Grazie!
Molto interessante, sarebbe utile ricevere slide.
Grazie! E’ stato molto interessante.
Questo incontro con i bambini è un accompagnamento formativo utile e positivo ma penso soprattutto indispensabile.
Desidero complimentarmi e ringraziare per il lavoro effettuato e le utilissime informazioni trasferite.
Credo che questo laboratorio sia uno strumento ottimo per
mia figlia e per me come genitore. Grazie!
Forse sarebbe stato meglio organizzare un incontro anche
prima del percorso , giusto per sapere di cosa si tratta.
Gli incontri con i genitori siano meno occasionali su questo tema. Penso a un percorso.
Anche il bambino ha trovato giovamento
Accompagnare i progetti a schede descrittive per i genitori (prima) così da poter potenziare gli effetti durante il
processo.
Davvero interessante.
Grazie.
Questo tipo di incontri sarebbe bello se potessero essere
sviluppati anche nel futuro con un percorso.
Maggiore formazione emotiva agli insegnanti per far dare
più carezze positive ai bimbi.
Espansione e prosecuzione dell’esperienza.
I messaggi offerti sono importantissimi. Credo che sarebbe prezioso avere il tempo di trasmetterli anche agli insegnanti in modo fruibile durante la loro attività di insegnan-
ti/educatori. Grazie!.
Poter avere anche un momento dove relazionarsi con l’esperta sul proprio bimbo/a. Tutto può essere utile.
Mi piacerebbe che il percorso iniziato quest’anno venisse
portato avanti.
Sarebbe importante riproporlo ai bambini e anche ai genitori.
Sono veramente molto soddisfatta. Grazie!
Sono molto felice e soddisfatta di questo progetto che ritengo prezioso. Molte grazie.
I genitori hanno dichiarato un evidente apprezzamento per
il progetto, auspicando la prosecuzione dello stesso per
un periodo di tempo più lungo.
Osservazioni
dei docenti
Dall’analisi del questionario si evince che il progetto, secondo i docenti, è stato positivo e aderente alle attese date
alla presentazione del progetto. Dall’analisi delle risposte
“aperte” di seguito riportate, si evince un ottimo riscontro
dal personale scolastico, comunque presente durante tutto
il percorso nelle classi. Di seguito alcune considerazioni:
Necessità di avere più incontri nel corso di un periodo più
lungo che non vada a coincidere con l’ultimo mese dell’anno scolastico.
I bambini hanno mostrato interesse e curiosità nei confronti delle attività.
Il progetto è stato molto interessante, ha creato un clima
collaborativo rafforzando il senso di autostima degli alunni.
Durante le varie attività si è creato un clima relazionale che
ha favorito la crescita personale. Il progetto è stato occasione per determinare un confronto positivo e aperto, tra
alunni e tra gli alunni e gli adulti, dove i rapporti comunicativi e relazionali sono stati improntati all’autenticità, al
rispetto dell’altro, alla collaborazione, alla responsabilità
individuale e all’identificazione positiva.
La partecipazione degli alunni è stata buona. Le proposte
varie, ben strutturate, interessanti.
Un progetto molto interessante e valido sia per i temi affrontati che per le modalità utilizzate. Sarebbe auspicabile
un corso d’aggiornamento/formazione per i docenti.
Il progetto, ricco di stimoli e spunti educativo-didattici
molto interessanti, è stato magistralmente condotto dalla
pedagogista con cui peraltro si è creato sin da subito un
clima di assoluta condivisione e collaborazione. Sarebbe
auspicabile continuare questo progetto con altre classi.
Lavoro molto interessante. E’ un lavoro che andrebbe iniziato fin dalle prime classi.
L’esperienza per gli alunni e l’insegnante si è rivelata
un’ottima occasione per completare un percorso iniziato
dalla classe prima.
Noi insegnanti di classe abbiamo proprio voluto partecipare ad ogni incontro anche se non in servizio! E’ stato un
vero arricchimento professionale e personale. Grazie della
bella opportunità!
Sarebbe opportuno iniziare nei primi mesi dell’attività scolastica e poter dedicare un momento di restituzione anche
ai ragazzi.
Iniziare nei primi mesi. Dedicare un momento di restituzione ai ragazzi.
Nessuna osservazione, la classe ha apprezzato la qualità
del progetto e come è stato presentato.
Il punto di forza del progetto è stato la capacità dell’oratore
di coinvolgere i ragazzi rendendoli parte attiva del progetto
Esperienza positiva. Il progetto ha offerto spunti per varie
attività da svolgere in classe in diversi ambiti disciplinari.
Sarebbe bene avere un tempo più disteso per affrontare e approfondire gli argomenti anche se ci sono stati suggerimenti;
forse il periodo iniziale della scuola è poco adatto perchè la
classe è appena ripartita e ci sono nuovi inserimenti.
Il progetto ha coinvolto ed entusiasmato gli alunni dando
notevoli spunti di riflessione anche per attività didattiche
in classe.
Eccellente l’intervento della psicologa.
Auspicabile un questionario rivolto agli allievi alla fine del
percorso.
Questionario da rivedere in quanto sembra rivolto solo a
problemi di dipendenza da sostanze.
Propongo che l’insegnante esca di classe qualora gli alunni ne richiedono l’allontanamento se si sentono bloccati in
sua presenza.
Lasciare l’insegnante se richiesto dagli alunni.
Motivante e coinvolgente da parte di tutti gli alunni.
Sarebbe opportuno continuare l’esperienza.
Si evincono richieste di approfondimento e formazione per
il personale docente. Gli insegnanti auspicano una prosecuzione del progetto negli anni a venire, cominciando il
progetto fin dai primi mesi del calendario scolastico.
Progetto
Global
Grant
Perché parlare di emozioni ?
Vi è mai capitato, guardando trasmissioni televisive, di notare come tutti abbiano una grande facilità
a dichiarare di essersi emozionati, ascoltando una canzone o guardando un ballo?
A me si e mi stupisco sempre perché sembrerebbe, infatti, che le emozioni siano vive e frequenti in
quasi tutti. Poi guardiamo invece i telegiornali, sentiamo un numero enorme di notizie e fatti di cronaca, come terribili omicidi, rapine, pestaggi, ecc. ed ognuno commenta l’accaduto, senza pensare che,
alla sua origine, vi sono anche qui emozioni, emozioni negative da cui nascono la gelosia, l’invidia, la
vendetta, la rabbia. Il fatto è che non siamo abituati a pensare seriamente alle emozioni, non le conosciamo bene e non le sappiamo valutare ed usare. Ci preoccupiamo molto della nostra intelligenza, ma
trascuriamo totalmente o quasi, la nostra intelligenza emotiva, cioè quella capacità che ci permette di
vivere al meglio le nostre e le altrui emozioni. Purtroppo, in qualsiasi ambito, familiare, sociale o lavorativo, siamo soliti prestare attenzione alle azioni e valutiamo le persone attraverso ciò che fanno e ciò
che dicono, senza tenere, quasi mai, presente che dietro una frase e un comportamento, c’è sempre un
sentire, un’emozione appunto, che è il motore di ciò che accade. Questo motore andrebbe conosciuto
in modo più approfondito per poterlo far funzionare meglio.
L’emozione è infatti una risposta istintiva, quindi non gestita dalla nostra mente, a stimoli interni ed
esterni. Anche se tutti noi proviamo emozioni come paura, rabbia, attrazione, repulsione, gioia, ecc.
l’emozione è però un’esperienza individuale poiché la reazione agli stimoli è soggettiva, differente
per ognuno di noi e non coinvolge solo il nostro sentire, ma anche il nostro corpo fisico, attraverso il
quale essa trapela in modo visibile, bypassando il nostro controllo. Basti pensare a quando viviamo
un momento di paura (e la paura è un’emozione fortissima): il nostro corpo registra questa emozione attraverso molti segnali come il cuore che aumenta i suoi battiti ( spesso diciamo infatti che ce
lo sentiamo in gola), ci tremano le gambe, possiamo persino svenire; la paura inoltre genera degli
impulsi che ci possono portare ad urlare o a restare muti e come paralizzati, oppure a scappare, a
piangere, ecc. Ognuno vive e reagisce alla paura in modo del tutto individuale. Tutte le emozioni
dipendono quindi da come noi siamo, da come esse vengono percepite da ognuno di noi e da come,
ognuno, le manifesta e le trasmette. Quindi le emozioni sono importantissime in ogni tipo di relazione
e in ogni tipo di comunicazione interpersonale poiché rivelano molto di noi e degli altri.
Le emozioni sono involontarie, ma diventano un importantissimo mezzo per conoscere noi stessi
e per farci conoscere dagli altri. Quando noi comunichiamo un pensiero, un’opinione, un’idea attraverso il linguaggio verbale, la nostra mente valuta cosa dire e cosa non dire, quali parole usare
e quali scartare, attuando quindi una comunicazione che si svolge su un piano razionale, se però
il nostro dire, il messaggio che noi desideriamo trasmettere nasce da un’emozione, sicuramente il
tono della nostra voce, la nostra gestualità, l’espressione del nostro viso o la nostra postura, non
potranno evitare di manifestare ciò che, in quel momento, noi stiamo provando a livello emozionale.
L’“Intelligenza Emotiva” consiste proprio nell’imparare a prestare attenzione alle nostre emozioni
per conoscerle, per riconoscerle quando si presentano, per comprenderne fino in fondo il reale significato, per valutare l’intensità del loro manifestarsi e l’impatto che questo può avere sulla nostra
vita e su quella degli altri. La rabbia è, per esempio, un’altra emozione molto forte e molto frequente
e il moto di rabbia può generare atti di vario tipo, dall’urlare contro il destino o chi noi riteniamo essere la causa del nostro problema, a passare ad azioni che possono essere di vendetta o anche di
violenza. E’ quindi un grande aiuto per vivere in modo sereno con noi stessi e con gli altri, essere in
grado di gestire le nostre emozioni e questo non significa che esse perderanno la loro spontaneità,
anzi, saremo in grado di sentirle maggiormente nostre, di viverle in modo più completo e profondo,
di gustarle di più. Diventare consapevoli delle proprie emozioni rende più ricchi, più aperti, più capaci
di approcciarci agli altri in modo positivo, riducendo il rischio di compiere gesti che possano essere
pericolosi e dannosi per noi e per il nostro prossimo.
Con questi quattro incontri, chiesti ad A.I.D.D. dal Comune di Cologno Monzese, si è voluto aprire un
discorso sulla conoscenza di questa parte di noi che, troppo spesso, tendiamo a sottovalutare e della
quale, a scuola, ma soprattutto in famiglia, sarebbe necessario abituarsi a parlare.
Mariacristina Ferrario
Promozione
al benessere dei minori
Il termine benessere indica un concetto complesso, relativamente moderno
per l’uomo, esso è direttamente collegato al costrutto di salute e ad una
visione ampia dell’essere umano che tiene conto della globalità della persona.
Nel passato, il concetto di salute rappresentava qualcosa
di frammentato, faceva riferimento al solo corpo o ad una
sola sua parte, rischiando così la parcellizzazione dell’individuo. Si è arrivati, successivamente, alla visione at-
tuale, moderna, grazie al contributo di diverse discipline
del sapere umano quali, ad esempio, la filosofia, le scienze, la psicologia, la medicina, l’economia e la sociologia.
Questo passaggio, avvenuto nel corso del tempo, confer-
ma, da una parte, la complessità di tale costrutto ma anche la grande importanza che riveste per l’essere umano,
in tutte le sue angolazioni e sfaccettature. Oggi, quindi,
quando parliamo di salute e benessere facciamo riferi-
mento ad una visione ampia che considera l’uomo in tutti
gli aspetti della sua identità: relazionale, cognitivo, emotivo/affettivo, corporeo, sociale.
A conferma di ciò, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) così definisce il benessere: “lo stato emotivo,
mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”.
Il ben-essere è, infatti, da intendersi a più livelli: stare bene con se stessi, con gli altri, con l’ambiente e la realtà
che ci circonda. Ferma restando l’importanza della prevenzione, intendendo con tale termine, un’azione che evita l’insorgere di eventuali patologie, è fondamentale abituarsi a parlare anche di promozione al ben-essere, quindi, di interventi che mirino non solo ad una condizione di
assenza di malattie, ma anche al favorire lo stare bene.
Tutto questo, declinato al mondo dei minori, diventa più
complesso, ancora di più nella fase dell’adolescenza: un
periodo ricco e complesso di rielaborazione, costruzione e cambiamento della propria identità. Da un’identità
di bambini, i minori devono passare ad un’identità, prima, di ragazzini, poi pre-adolescenti e, via a seguire, di
adolescenti, di giovani, fino ad arrivare alla costruzione di
un’identità di adulti. Tutti questi termini indicano un lasso
di tempo lungo e complesso e ci fanno capire quanto il
cammino, per arrivare al mondo degli adulti, sia esteso
nel tempo e ricco di passaggi e sfumature.
Per questo, alla luce della mia esperienza decennale di
lavoro nelle scuole, nell’ambito di progetti di promozione alla salute e al benessere con i minori presso un
consultorio familiare, credo che si debba tener conto
di tutti gli aspetti dell’identità. Questo discorso vale,
ovviamente, per ciascun individuo, ma credo acquisti
un valore aggiunto quando si parla di minori. Concretamente il lavoro con loro, in questa ottica globale, prevede l’utilizzo di metodi attivi che permettano di fare
esperienza e di essere attivati a più livelli, non soltanto
dal punto di vista cognitivo. Lavorare con i ragazzi, per
sostenere il loro stare bene, vuol dire, quindi, accompagnarli in questa delicata fase di passaggio, in cui
stanno scoprendo chi sono e chi vogliono diventare, in
cui, spesso, è difficile stare con se stessi, con gli altri
e con il mondo e, di conseguenza, diventa ancora più
difficile stare bene, in un gioco di equilibri in continuo
divenire.
Lavorare con loro vuole anche dire aiutarli a diventare
maggiormente consapevoli del loro Sé che sta emergendo ai loro occhi e agli occhi di chi li circonda, attraverso
laboratori che permettano loro di fare, di agire, di sentire,
di relazionarsi e di pensare e, successivamente, di fermarsi, per condividere e confrontarsi su quanto emerso
e poter avviare una meta-riflessione che favorisca l’integrazione della persona. Crescere e stare bene vuol dire,
quindi, riuscire ad integrare i vari aspetti di sé, arrivando
alla scoperta, all’ accettazione e ad un’autoconsapevolezza di sé e dell’altro. Questo permette ai ragazzi di avviare
dei processi di elaborazione della loro nuova identità in
divenire ed in continua relazione con gli altri e con il mondo. per sentirsi protagonisti attivi di una realtà che si sta
costruendo intorno a loro e che loro stanno contribuendo
a creare per stare bene con sé e con gli altri, in uno scambio continuo tra dentro e fuori.
Anna Maria Muntoni Psicologa
Davanti a te c’è una vita:
non distruggerla
Anche tu puoi aiutarci a prevenire
le dipendenze giovanili
aderendo alla nostra Associazione
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