Bruciate i rifiuti a casa vostra

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Bruciate i rifiuti a casa vostra
Bruciate i rifiuti a casa vostra? Ecco alcune cose da sapere…
Il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi è pressante; negli ultimi anni abbiamo imparato a contenerlo
utilizzando più soluzioni parziali (separazione alla sorgente dei rifiuti, raccolta porta a porta, il
compostaggio, la riparazione ed il riutilizzo, il riciclaggio), in questo modo riuscendo a contenere il residuo
inutilizzabile ( nel comune di Vedelago si arriva a riciclare il 99% dell’immondizia).
Persiste purtroppo - e piuttosto diffusa nelle nostre valli - la pratica “faidate” di chi crede di risolvere il
problema dei rifiuti domestici semplicemente “eliminandoli” direttamente a casa, ovvero bruciandoli nelle
stufe domestiche, astenendosi dal fastidio di separare i vari materiali riciclabili, di condurli (soprattutto se
abbondanti od ingombranti) ai centri di recupero e contenendo nel medesimo tempo la spesa per la tassa
sui rifiuti solidi urbani.
La pratica di cui parliamo è illegale, ma difficilmente si hanno segnalazioni o multe; spesso vediamo fumate
dense di colore strano e percepiamo odore acre provenire dalla cappa del camino di un vicino, o notiamo
materiale bruciato direttamente nei fusti di metallo di qualche fattoria o in un falò in un campo; ma prevale
la sensazione di disagio nel denunciare una persona che vive vicino a noi, l’incertezza che quello che
vediamo sia davvero ciò che crediamo. E preferiamo borbottare e allontanarci.
Ma sia chi brucia le immondizie di casa, sia chi respira “passivamente” le folate di fumi e fuliggine sospette,
sa cosa sta facendo?
Nell’accezione comune, bruciare vuol dire eliminare; ma purtroppo come dice una legge fisica basilare, la
legge di Lavoisier: “ nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”; quindi la nostra immondizia
bruciando si trasforma in qualcosa di forma e consistenza diversa, ma non scompare, anzi!
Plastica, nylon, polistirolo, vernici, gomma, residui metallici, carta stampata, legna verniciata, pannolini,
assorbenti igienici, materiale sintetico di imballaggi, pellame: bruciando a temperature elevate liberano
sostanze altamente tossiche e persistenti, dette i inquinanti organici persistenti o POP (acronimo inglese
di Persistent Organic Pollutants) ;sono sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione (alcune
rimangono presenti nel terreno fino a vent'anni prima di dimezzarsi); nella combustione dei rifiuti
impregnano l’aria, si depositano al suolo e nell’acqua, entrano nella catena alimentare, si accumulano nel
nostro organismo e non vengono eliminati.
Parliamo di diossine e furani ( PCDD e PCDF) , policlorobifenili o PCB; idrocarburi policiclici aromatici (IPA),
metalli pesanti quali piombo, cadmio, cromo, mercurio, ferro, zinco; ossidi di azoto e zolfo. Sono tutto ciò
che viene prodotto durante i processi di combustione negli inceneritori di rifiuti: questi sono impianti
altamente tecnologici, studiati per limitare al massimo le emissioni degli inquinanti tramite l’adozione di
miscele idonee di rifiuti, il trattamento degli stessi a temperature adeguatamente elevate ( che nelle nostre
stufe e nei roghi non si raggiungono), la presenza di filtri per limitare il passaggio degli inquinanti nei fumi, il
convogliamento dei fumi trattati in ciminiere che possano disperdere più in alto possibile e quindi il più
lontano possibile il residuo tossico. Nonostante la tecnologia avanzata ed i limiti di legge che impongono un
massimo di concentrazione di 0,1 ng/m3 di diossine nei fumi al camino, gli inceneritori restano una delle
principali fonti emissive di diossina in atmosfera e pertanto una soluzione non idonea a risolvere il
problema dell’eccesso di rifiuti.
Bruciando l’immondizia in casa non facciamo altro che creare a domicilio un piccolo inceneritore ma
assolutamente incontrollato, che emette residui tossici a concentrazioni anche 1000 volte superiori in
proporzione a quelli emessi da un inceneritore; non vi sono filtraggi e le cappe dei camini sono molto basse,
così i fumi possono ricadere al suolo anche proprio attorno alla nostra casa e nelle zone vicine in quantità
molto abbondante (addirittura irritante per gli occhi e le vie respiratorie), depositandosi nei giardini, nei
nostri orti, sui giochi all’aperto dei nostri bambini , fino a rientrare dagli infissi nelle nostre abitazioni ed
inquinando l’aria all’interno. E nella stagione fredda, soprattutto nelle valli in presenza del fenomeno di
inversione termica, l’aria contaminata può ristagnare molto a lungo!
Una volta emessi attraverso i fumi, gli inquinanti si concentrano nel particolato ( le cosiddette PM)
passando dalla fase gassosa a quella solida; le particelle PM più grosse ( alcuni micron di diametro) restano
nelle vie respiratorie determinando effetti soprattutto di tipo irritativo e causando peggioramento delle
malattie respiratorie croniche già presenti, insorgenza di nuovi casi, asma, allergia, infezioni respiratorie
ricorrenti nei bambini; le particelle più piccole - ovvero il particolato ultrafine di meno di 0,1 micron di
diametro - passano nel torrente circolatorio e riescono ad attraversare le membrane cellulari arrivando fino
al sistema nervoso centrale ed ai vari organi, dove possono accumularsi e manifestare i loro effetti
peculiari, oltre a generici effetti come lo stress ossidativo dei tessuti e danni al sistema cardiocircolatorio.
Spesso si usa la cenere residua come fertilizzante per l’orto; spero non l’abbiate mai fatto con la cenere
delle immondizie bruciate, poiché è un concentrato micidiale di sostanze cancerogene e tossiche per
l’organismo, quelle stesse che si trovano nel fumo che esce dal camino e che se usato nell’orto e nel campo
viene assorbito dalle piante coltivate e può entrare attraverso la catena alimentare fino a noi stessi e in noi
accumularsi e determinare i danni alla nostra salute.
Ma vediamo ora in dettaglio il perché le sostanze prodotte dalla combustione dei rifiuti sono così temibili.
Le diossine si formano nella combustione quando materiale organico brucia in presenza di cloro sia
inorganico sia presente in composti organici clorurati, come il cloruro di polivinile o PVC( la plastica usata
per le bottiglie di acque minerali non gasate,pellicole per film, bottiglie e flaconi di detersivi, sacchetti,
alveoli per la frutta uova e cioccolatini, fiale, corde; il suo composto base è il cloruro di vinile ed è
riconosciuto cancerogeno).
Diossine, furani e alcuni policlorobifenili vengono considerati dal punto di vista tossicologico in comune, e la
loro tossicità è misurata in rapporto al capostipite delle diossine, la tristemente nota per il disastro di
Seveso triclorodibenzodiossina o TCDD, riconosciuta dal 1997 cancerogena per l’uomo dalla IARC (Agenzia
Internazionale per la ricerca sul cancro). Per poter esprimere correttamente la tossicità di queste molecole
si ricorre al concetto di Tossicità EQuivalente(TEQ) e al Fattore di Tossicità Equivalente ( che è 1 ovvero
massimo per la TCDD).
la TCDD è correlata all’aumento di rischio di tumori quali sarcomi, tumori dei tessuti molli e leucemie.
L’effetto delle diossine si esplica direttamente a livello del DNA, coinvolgendo i meccanismi di “lettura”
corretta dei suoi vari segmenti .
Oltre ad essere state riconosciute cancerogene, alle diossine ed ai loro simili sono stati anche imputati
effetti tossici a danno del sistema endocrino: vi sono possibili correlazioni tra esposizione a diossine ed
insorgenza di diabete, tiroidite e anche alcuni casi di obesità, disturbi del sistema immunitario, alterazione
della fertilità (diminuzione della quantità e qialità degli spermatozoi nel liquido seminale ed aumento del
numero di aborti spontanei); a seguito di esposizione prenatale le diossine sono in grado di esplicare i loro
effetti teratogeni direttamente sul feto, che può manifestare la malattia anche decine di anni dopo la
nascita.
Le diossine sono sostanze lipofile, e tendono ad accumularsi nell’organismo soprattutto nei tessuti grassi
attraverso la catena alimentare per ingestione di alimenti contaminati ( ad esempio uova, latte e derivati di
animali allevati con foraggio contaminato); ma non dimentichiamo l’ingestione di polvere (attraverso le vie
respiratorie di chi respira aria contaminata o per ingestione occasionale quotidiana e da leccamento nei
bambini), la respirazione ed il contatto dermico.
La dose giornaliera tollerabile o TDI di diossina fissata dall’OMS è costantemente in ribasso: se nel 1991 era
di 10 picogrammi TEQ per Kg di peso corporeo ( 1 picogrammo equivale a un miliardesimo di
milligrammo!!!), nel 2001 come strategia della Comunità Europea per ridurre l’esposizione della
popolazione alle diossine si propose di estendere a tutta la popolazione una TDI ( Tollerable Daily Intake)
inferiore a 2 pgTEQ per Kg di peso corporeo.
Per quanto riguarda gli Idrocarburi Policiclici Aromatici o IPA, la maggior parte dei dati sulla loro pericolosità
derivano dai numerosi studi di laboratorio condotti in vitro o su animali, in quanto non possono essere
condotti studi sugli esseri umani per individuare gli effetti causati dall’esposizione ad IPA a vari livelli di
concentrazione. Sembra comunque che l’esposizione a queste sostanze comporti vari danni a livello
ematico, immunosopressione e compromissione del sistema respiratorio. L’effetto principale sulla salute
associato all’esposizione è certamente il cancro. Alcuni IPA hanno dimostrato in test di laboratorio di essere
in grado di causare il cancro per inalazione (ai polmoni), per ingestione (allo stomaco) e per contatto
dermico (alla pelle).
L’immondizia contiene metalli pesanti soprattutto se presenti vernici e colori per materie plastiche. Per
metalli pesanti si intendono convenzionalmente quei metalli che hanno una densità maggiore di 4,5
grammi per centimetro cubo; esempi di metalli pesanti sono arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel,
piombo, tallio, vanadio, … . I metalli pesanti sono costituenti naturali della crosta terrestre, e molti metalli
pesanti in determinate forme e a concentrazioni opportune sono essenziali alla vita (pensiamo solo che la
carenza di ferro ci causa anemia). Una caratteristica che li rende pericolosi è la tendenza, che hanno in
comune agli inquinanti organici persistenti, di accumularsi in alcuni tessuti degli esseri viventi
(bioaccumulo), provocando effetti negativi alla salute umana e all'ambiente in generale e determinando
danni tissutali diversi a seconda che l’intossicazione sia acuta ( quindi rapida e abbondante) o cronica (
lenta e persistente nel tempo, da accumulo). Di seguito alcuni esempi: l’ Allumino è correlato a danni al
sistema nervoso centrale, demenza, perdita di memoria; l’Antimonio a danni cardiaci, diarrea, vomito,
ulcera allo stomaco; il Cadmio a diarrea, dolori di stomaco, vomito, fratture ossee, danni immunitari,
disordini psicologici; il Cromo a danni ai reni e al fegato, problemi respiratori, cancro polmonare; il Rame a
irritazioni al naso, bocca ed occhi, cirrosi epatica, danni al cervello e ai reni; il Lantanio a cancro polmonare,
danni al fegato (e’presente nei televisori a colori); il Piombo causa danni al cervello, malformazioni alla
nascita, danni ai reni, difficolta' di apprendimento, difficoltà di concentrazione ed iperattività nei bambini;
degenerazione del sistema nervoso; il Manganese disfunzioni nella coagulazione del sangue, intolleranza al
glucosio, alterazioni dello scheletro; il mercurio degenerzione del sistema nervoso, danni al cervello, danni
al DNA; il Nickel embolia polmonare, difficolta' respiratorie, asma e bronchite cronica, reazione allergiche
della pelle.
Alla fine di questa disastrosa disamina di effetti per la salute dell’immondizia bruciata a domicilio,
concluderei accennando ai danni che questa pratica causa anche alla stessa stufa utilizzata: i gas emessi
sono corrosivi e provocano danni alle superfici di scambio di calore alla canna fumaria ecc; i costi di
risanamento sono elevati e superano alla fine di gran lunga i costi del corretto smaltimento delle
immondizie. Più costosa risulta anche la pulizia e la manutenzione, a causa delle incrostazioni che si
formano all’interno della stufa. I depositi che si formano all’interno aumentano il rischio di incendio, e le
compagnie assicurative possono esercitare la regressione sull’assicurato; le analisi chimiche dei residui
rappresentano una prova sufficiente per dimostrare una combustione illegale e quindi perseguibile!
Si spera comunque che abbiate più a cuore la vostra salute e quella dei vostri figli che non della vostra
stufa! Possa questa chiacchierata farvi riflettere la prossima volta, sia che vediate una fumata sospetta,
acre e densa , sia che stiate per accingervi a bruciare qualcosa illegalmente.
“Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale
determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa
all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la
fruizione di un ambiente vivibile” – Art. 5 del Codice di Deontologia Medica.
Maria Elena Di Carlo
Pediatra
Medico ISDE (International Society of Doctors for the Environment)