emergenza diossine - Greenpeace Italia
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I RAPPORTI DI GREENPEACE GREENPEACE ITALIA V.le M. Gelsomini, 28 - 00153 Roma EMERGENZA DIOSSINE Fabrizio Fabbri Greenpeace Italia Riassunto E' noto che i composti chimici che fanno parte della classe delle diossine sono estremamente tossici per gli animali e per gli esseri umani. Di tutte le sostanze chimiche create dall'uomo, le diossine sono fra le più tossiche mai studiate: questo è il motivo che ha fatto crescere la preoccupazione nell'opinione pubblica ed ha stimolato gli interessi della comunità scientifica. Il 13 settembre 1994, l'Agenzia statunitense per la Protezione Ambientale (EPA) renderà pubblica la propria rivalutazione dei rischi per la salute ambientale ed umana posti dall'esposizione alle diossine. Dal lavoro svolto dall'Agenzia Ambientale Statunitense si evince che l'esposizione alle diossine costituisce una minaccia su grande scala ed a lungo termine per la salute pubblica ed ambientale, non solo a causa dei rischi di cancro ma anche per i possibili difetti congeniti ed i danni al sistema riproduttivo ed immunitario che tale esposizione può provocare. Alla luce di questi risultati, Greenpeace ha preparato un rapporto per cercare di spiegare al grande pubblico come e perché la diossina colpisce l'ambiente e la salute umana e, soprattutto, per fornire dati circa le fonti di rilascio che non sono state tenute in debita considerazione dall'EPA. Riteniamo che lo studio dell'EPA debba rappresentare lo spunto affinchè il dibattito sui livelli di esposizione alle diossine venga ampliato ed approfondito, e che i presupposti su cui si basano le misure di prevenzione attuali vengano seriamente riconsiderati. Valutazione dei rischi Nel dicembre 1990, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rilasciò un documento relativo alla pericolosità dell'esposizione alle diossine per la salute umana, in cui si indicavano livelli di assunzione giornaliera tollerabili (TDI - Tolerable Daily Intake) per questi composti pari a 10 pg/kg di peso corporeo (pg/kg/g). La TDI definisce i livelli di dosaggio massimi che possono essere considerati non dannosi per la salute umana in un'esposizione che perduri tutta la vita. La TDI proposta dall'OMS è stata adottata da molti governi europei; anche il Canada, basandosi su ricerche compiute dal proprio Servizio Sanitario, ha imposto per legge un livello di TDI di 10 pg/kg/g. Tuttavia, utilizzando un metodo diverso per valutare i rischi posti dalla diossina, l'EPA statunitense ha fissato un valore di assunzione giornaliera accettabile (ADI - Acceptable Daily Intake) pari a 6 fg/kg/g, cioè circa 1.670 volte inferiore alla TDI canadese e quella dell'OMS. Alcuni studi, effettuati nell'ambito del programma EPA di rivalutazione delle diossine, indicano che i presupposti su cui si sono basati i calcoli delle TDI adottati dal Canada e dell'OMS non concordano con i risultati scientifici più recenti. Ciò significa che la TDI di 10 pg/kg/g potrebbe essere troppo elevata, e pertanto inadeguata a tutelare la salute pubblica. La controversia principale riguarda il presupposto, assunto nel calcolo delle TDI canadese e dell'OMS, che esista una soglia di sicurezza per l'esposizione alle diossine, al di sotto della quale l'esposizione non può causare alcun effetto negativo sulla salute. Tuttavia, gli studi più recenti sembrano indicare la mancanza di tale livello soglia per le diossine. Inoltre, è ormai noto che le diossine possono provocare effetti sulla salute a dosi molto inferiori a quelle considerate nel calcolo della TDI. Di conseguenza, è assai probabile che la TDI fissata dall'OMS e dal Servizio Sanitario canadese sia errata, e che quindi non tuteli adeguatamente la salute umana. Nel 1985 e nel 1988, l'EPA effettuò delle valutazioni dei rischi per la salute umana derivanti dall'esposizione alla diossina. Nell'aprile 1991, il direttore dell'EPA, William Reilly, annunciò che sarebbe stata intrapresa una nuova valutazione della diossina, per due motivi: 1) Uno studio effettuato dall'Istituto Nazionale per la Sicurezza e la Salute dei Lavoratori sulla mortalità da cancro nei lavoratori statunitensi, pubblicato da Fingerhut et al. nel 1991, mostrò che la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD), la diossina più tossica che si conosca, era canecerogena per l'uomo. 2) Alla Conferenza Banbury sulla tossicità delle diossine, tenutasi nell'ottobre 1990 a Cold Spring Harbor (New York), furono fornite prove che dimostravano affinità tra l'uomo e animali da laboratorio per quanto riguarda gli effetti delle diossine sugli organismi. Ciò rende possibile la deduzione degli effetti sulla salute umana da lavori sperimentali. Alla luce di ciò, il 15 novembre 1991 l'EPA annunciò pubblicamente la sua intenzione di rivalutare il rischio associato alle diossine riaggiornando le ricerche in questo settore tenendo in consiederazione anche l'impatto di questi composti negli ecosistemi acquatici. La diossina: un sottoprodotto della chimica del cloro Le diossine vengono generate come sottoprodotti non voluti di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Le emissioni industriali di diossine possono essere trasportate per grandi distanze dalle correnti atmosferiche, e, in misura minore, dai fiumi e dalle correnti marine. Questa è la ragione della presenza di diossine in tutto il mondo. Anche se la loro produzione cessasse, i livelli già presenti nell'ambiente impiegherebbero anni prima di diminuire. Le diossine infatti sono sostanze persistenti, per la cui degradazione sono necessari decenni o secoli, e che possono essere riciclate continuamente in diversi comparti ambientali. L'esposizione dell'uomo alle diossine ha luogo quasi esclusivamente attraverso l'assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. In casi di esposizione di soggetti a concentrazioni particolarmente elevate di diossine (ad esempio per esposizione accidentale o sul lavoro), si è potato constatare la capacità di questi composti a ridurre la fertilità, le capacità di sviluppo e quelle di immunodifesa oltre che l'insorgenza di tumori. I risultati di recenti studi dimostrano che le concentrazioni di diossine nei tessuti umani nella popolazione generale (dei paesi industrializzati) hanno già raggiunto o quasi livelli ai quali si possono verificare effetti negativi sulla salute. Le più recenti ricerche sugli effetti delle diossine sugli organismi viventi includono : 1) elevata sensibilità degli embrioni e dei feti di pesci, uccelli, mammiferi e uomo agli effetti tossici delle diossine. Per quanto riguarda l'uomo, gli effetti sullo sviluppo, osservati dopo un'esposizione accidentale elevata, comprendono: mortalità prenatale, riduzione della crescita, disfunzione di organi quali il sistema nervoso centrale (ad esempio, danni allo sviluppo intellettivo), alterazioni funzionali, ivi inclusi effetti sul sistema riproduttivo maschile. 2) alterazioni cellulari del sistema immunitario, variazioni nei livelli di testosterone (ormone sessuale maschile), nonché variazioni nella produzione di altri ormoni ed enzimi, possono verificarsi nell'uomo già a livelli (carichi corporei) di diossine attualmente riscontrati nella popolazione generale dei paesi industrializzati, o a concentrazini molto vicine a questi. Per soggetti la cui esposizione alla diossina è più elevata della media (dovuta, per esempio, ad una dieta prevalente a base di pesce o mammiferi marini), i rischi di effetti negativi quali la possibilità di riduzione del numero di spermatozoi, danni al sistema immunitario ed endometriosi, sono più elevati. 3) Gli effetti biologici delle diossine sembrano dipendere più dalla loro presenza in particolari organi e/o stadi vitali piuttosto che dall'entità quantitativa dell'esposizione. Studi di laboratorio hanno dimostrato che l'esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativamente sulla salute del feto. 4) Nei paesi industrializzati, i livelli di diossina presenti nel latte umano fanno spesso sì che i lattanti assumano quantità di diossina di gran lunga superiori alla TDI proposta dall'OMS. Questo fenomeno è ancor più preoccupante se si considera che le stime dei rischi alla salute dovuti alle diossine non tengono conto di altre sostanze chimiche, quali i bifenili policlorurati (PCB), alle quali siamo esposti. La presenza contemporanea di questi composti in un organismo può indurre effetti cumulativi o addirittura sinergici rispetto a quelli indotti dai singoli inquinanti. 5) La diossina è cancerogena per l'uomo e per gli animali. L'EPA ha stimato che l'attuale esposizione di fondo della popolazione generale alle diossine determina un rischio di contrarre tumore variabile da 1/1.000 a 1/10.000 cittadini. Normative internazionali L'eliminazione graduale di sostanze inquinanti persistenti, tossiche e bioaccumulative dall'ambiente è stata già affrontata in diverse sedi internazionali. Nel corso dell terza Conferenza Internazionale sul Mare del Nord (1990), si convenne sulla necessità di ridurre l'emissione la diossine ed altri composti del 70% o più; nel 1992 i membri della Convenzione di Parigi riconobbero la necessità di eliminare gradualmente quelle sostanze tossiche persistenti e soggette alla bioaccumulazione provenienti da fonti situate sulla terraferma; la Convenzione di Barcellona (1993), ha raccomandato la cessazione graduale delle immissioni nel Mar Mediterraneo da fonti terrestri di composti organoalogenati entro il 2005; la Commissione Congiunta Internazionale dei Grandi Laghi (IJC), ha esortato gli Stati Uniti ed il Canada ad iniziare una graduale eliminazione del del cloro o composti clorurati dai processi industriali (IJC 1992, IJC 1994). EMISSIONE DI DIOSSINE IN ITALIA Lo stato della ricerca su fonti di emissione di diossine e loro implicazioni sulla vita sociale in Italia sono decisamente scarse e frammentarie. Unica eccezione in termini di quantità dei dati e follow-up dei lavori, è rappresentata dalla ricerca sulla popolazione di Seveso , dove, nel 1976, migliaia di cittadini furono esposti ad elevatissime concentrazioni della forma più tossica di diossina. La pubblicazione dei dati epidemiologici relativi all'incidenza tumorale nei residenti di Seveso e zone limitrofe eleborati nel decennio 1976-1986 pubblicati lo scorso anno dal Prof. Bertazzi hanno aggiunto un importante tassello nel determinare la correlazione tra esposizione alla diossina e l'insorgenza di alcune forme tumorali nell'uomo. Se si escludono pochi altri episodici casi di determinazione delle diossine al camino di alcuni inceneritori, null'altro è dato sapere circa la produzione e rilascio di diossine da attività industriali. La ricerca pubblicata dall'EPA, ci può fornire lo spunto per azzardare stime approssimative circa l'emissione di diossine dalle maggiori fonti di rilascio. INCENERITORI In Italia gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) censiti al 1991 dal Ministero dell'Ambiente, erano 204, di cui 2 trattavano solo rifiuti urbani, 38 rifiuti misti (urabni e speciali) e 164 rifiuti speciali. In totale vengono incenerite 43.000 t/a di rifiuti urbani, 1.162.000 t/a di rifiuti misti e 707.000 t/a di rifiuti speciali per un totale di 1.912.000 di rifiuti incenereti annualmente pari al 7,3% del totale dei rifiuti prodotti. Le regioni che maggiormente utilizzano la termodistruzione dei rifiuti sono Veneto (240.000 t/a), Lombardia (180.000 t/a), Lazio (120.000 t/a), Toscana (115.000 t/a) e Campania (77.000 t/a). Un calcolo approssimativo circa le emissioni totali di diossine e composti simili (furani e PCB) in Italia, si può azzardare considerando la quantità di rifiuti inceneriti e applicando alcuni valori di emissioni minime e massime rilevate da studi condotti sugli impianti di incenerimento di rifiuti misti di Padova. Ovvianmente la stima presenta un ampia variabilità e per poter arrivare a stime più precise si dovrebbero affettuare regolari ricerche di analisi ai camini di tutti gli inceneritori esistenti. Min.(g/anno) Max (g/anno) PCDD (policlorodibenzo-p-diossine) 13,2 61,6 PCDF (policlorodibenzo-p-furani 130 202,7 PCB (policlorobifenili) 994,2 24664,8 TOTALE 1137,4 24929,1 TOTALE (TEQ)* 11,4 250,3 (TEQ è una misura convenzionale che rapporta il quantitativo totale di diossine alla loro forma più tossica, la tetraclorodibenzodiossina o TCDD) PRODUZIONE DCE/CVM Che la produzione dei precursori del PVC rilasciassero composti organoclorurati era noto da tempo, ma solo in questi ultimi anni ricerche condotte in Nord Europa hanno evidenziato la responsabilita di alcuni processi nella fromazione di diossine. Per poter produrre il cloruro di vinile monomero (CVM), precursore del PVC, è necessario trattare l'etilene con il cloro in un processo chiamato assiclorurazione per la formazione di dicloroetano (DCE). Il cloro residuo del processo reagisce con la sostanza e dà luogo, tra l'altro, alla formazione di diossine. Uno studio dell'Agenzia per l'Ambiente svedese ha evidenziato la presenza di diossine variabili da 0,86 ppt a 8,69 ppt nella sospensione pura di PVC. Uno studio dell'Università di Amsterdam stima che nel processo di formazione del DCE si producono fino a 419 grammi di diossine (TEQ) ogni 100.000 tonnellate di prodotto. Altre stime effettuate dall'estrapolazione di ricerche su impianti produttivi in Norvegia, Svezia, Olanda e Germania, lasciano supporre un rilascio di circa 10g (TEQ)/100.000 tonnellate di DCE/CVM prodotte. Sulla base di queste stime, considerando una produzione italiana di 427.000 t/a di DCE/CVM, l'missione di diossine da parte di questo settore industriale varia da 42,7 g/a (TEQ) a 1789 g/a (TEQ). ALTRI SETTORI INDUSTRIALI Quello dell'oncenmerimento e della produziione di DCE/CVM, sono solo due delle attività in grado di produrre diossine. In realtà, in quasi tutti i processi industriali in cui si fa uso di cloro, le diossine possono rappresentare degli indesiderati prodotti di scarto. La tabella che segue mostra le attività responsabili del rilascio di diossine, o sospettate di esserlo. PROCESSI DAI QUALI SI FORMANO DIOSSINE E SOSTANZE AFFINI Produzione di cloro elementare Elettrolisi del cloro con elettrodi di grafite Elettrolisi del cloro con elettrodi di titanio Utilizzazione del cloro elementare : industria chimica Sostanze aromatiche clorurate: produzione (clorobenzeni, clorofenoli, PCB, altri) Pesticidi Coloranti Composti speciali Solventiclorurati: produzione (tricloroetilene, tetracloroetilene, tetracloruro di carbonio) PVC: produzione di materie prime (dicloruro di etilene, cloruro di vinile) Rifiuti di processo Effluenti Fanghi derivati dal trattamento degli effluenti Emissioni atmosferiche Prodotti a base di PVC Altri organocloruri alifatici: produzione (epicloridrina, esaclorobutadiene) Alcuni cloruri inorganici: produzione (cloruri ferrici e rameici, ipoclorito di sodio) Utilizzazione del cloro elementare: altre industrie * Industria cartiera: sbiancamento con cloro Effluenti delle cartiere Fanghi delle cartiere Prodotti finali Emissioni dell'incenerimento dei fanghi Trattamento dell'acqua e delle acque reflue con composti a base di cloro raffinazione di metalli (Ni, Mg) Utilizzazioni degli organocloruri Utilizzo di cloruri come intermediari (nitrofenoli, parathion) Sgrassamento con solventi organoclorurati in ambiente alcalino o reattivo Raffinazione del petrolio mediante catalizzatori organoclorurati Uso di pesticidi unitamente a calore (trattamento del legno, ecc) Sinterizzazione di ferro/acciaio con olii, solventi o materie plastiche a base di organocloruri *Combustione di benzina o nafta contenenti additivi organoclururati Uso di sbiancanti e detersivi a base di cloro in lavatrici e lavastoviglie Incenerimento , riciclaggio ed incendi (tra parentesi sono citati i prodotti responsabili della produzione di diossine) * Incinerimento di rifiuti ospedalieri (PVC) Emissioni atmosferiche * Inceneritori per rifiuti solidi urbani (PVC) Emissioni atmosferiche Ceneri residue * Inceneritori per rifiuti nocivi (solventi, rifiuti dell'industria chimica) Emissioni atmosferiche Ceneri residue Fornaci che bruciano rifiuti nocivi (solventi, rifiuti della produzione di sostanze chimiche) Emissioni atmosferiche Polveri Incendi accidentali in abitazioni ed uffici (PVC) Incendi in impianti industriali (PVC, PCB, altri cloruri) Riciclaggio/fusione dell'alluminio (PVC) Riciclaggio/fusione dell'acciaio e delle automobili (PVC) * Riciclaggio/fusione dei cavi di rame (PVC) *Combustione del legno (conservanti a base di pentaclorofenoli, PVC) Trasformazioni nell'ambiente Trasformazione di clorofenoli in diossine nell'ambiente * Considerati dall'EPA nei documenti relativi alla propria rivalutazione sulle diossine (Clevedy 1993, Schaum 1993). L'elenco comprende settori nei quali la formazione di diossina o di composti ad essa affini (PCB, dibenzofurani clorurati e/o esaclorobenzene) è stata confermata da analisi chimiche, nonché settori in cui, secondo l'EPA (EPA 1980, EPA 1985, PCTN 1985) o la NATO (Hutzinger 1988), la formazione di diossina è "nota o sospetta". DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLE EMISSIONI DI DIOSSINE Sulla base delle informazioni circa le attività presenti in Italia che possono dar luogo alla formazione e rilascio di diossine, è possibile tracciare una prima mappa sulle regioni maggiormente esposte a questo tipo di inquinante. Ovviamente, mancando elementi di riferimento per molte altre attività sospettate di rilasciare diossine e i parametri di comparazione sulla conduzione di impianti simili localizzati in posti differenti, i dati sono altamente indicativi e soggetti a modifiche, sia positive che negative, sostanziali. REGIONE INCENERIMENTO DCE/CVM TEQ (migliaia t/a) (migliaia t/a) (g/a) PIEMONTE 50 - 0,3 - 0,7 V.AOSTA - - LOMBARDIA 180 ? 1,1 - 2,6 TRENTINO A.A. - - VENETO 240 240 25,4 - 1009,6 FRIULI V.G. 66 - 0,4 - 0,9 LIGURIA 15 - 0,1 - 0,2 EMILIA R. 56 160 16,3 - 671,2 TOSCANA 115 - 0,7 - 1,6 UMBRIA 8 - 0,05 - 0,1 MARCHE - - LAZIO 120 - 0,7 - 1,7 ABRUZZO - - MOLISE 77 - 0,5 - 1,1 CAMPANIA 25 - 0,2 - 0,4 PUGLIA 15 140 14,1 - 586,8 BASILICATA 16 - 0,1 - 0,2 CALABRIA 2 - 0,01 - 0,03 SICILIA 33 ? 0,2 - 0,5 SARDEGNA 24 55 + ? 5,6 - 230,8 TOTALE ITALIA 65,76 - 2508,43 CONCLUSIONI Considerando la pericolosità accertata delle diossine non solo come cancerogeni ma come gruppo di composti in grado di alterare funzioni vitali a concentrazioni ambientali ben al di sotto di quelle necessarie per l'insorgenza delle forme tumorali, compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di prevenire al amassimo ogni forma di contaminazione. Allo stato attuale, l'Italia segue le linee guida dell'OMS per quanto concerne i livelli di esposizione e di salvaguardia alle diossine. Questi livelli, pari a 10 pg/kg peso corporeo/giorno, sono 1670 volte maggiori degli standard statunitensi (0,006 pg/kg/g). La differenza di valutazioni risiede in parte nel fatto che, come ha affermato il direttore dell'OMS Dr. Tarkowski, l'OMS, pur riconoscendo le diossine (TCDD) cancerogene negli animali, non ritiene sufficienti le informazioni circa la cancerogenicità per l'uomo. In realtà, grazie agli studi pubblicati dal Prf, Bertazzi sull'incidenza tumorali negli abitanti di Seveso esposti ad intossicazione acuta da diossina, dovrebbe spingere l'OMS a rivedere le sue posizioni circa le diossine. Se si considera poi che, nonostante i limiti notevolmente più restrittivi in vigore negli Stati Uniti, l'EPA ha dichiarato che i livelli di diossine nella popolazione generlae sono già, o sono molto vicini, a quelli per i quali ci si può apettare l'insorgenza di alcune alterazioni fisiologiche. Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, il governo italiano, per decreto ministeriale del 1990, accetta limiti di emissione di PCDD/F pari a 4000 ng/Nm3. Converetdno in TEQ, i limiti ammessi dall'Italia risultano 400 volte superiori quelli ammessi in Olanda, Norvegia e Germania pari 0,1 ng/Nm3 di TEQ. Alla luce anche delle nuove ricerche circa la pericolosità delle diossine, questo divario è assolutamento inaccettabile in una società dove si voglia tutelare la salute pubblica ed ambientale. Una strategia d'emergenza Data l'elevata quantità di diossine presenti in ambiente, affinchè si possano raggiungere livelli di salvaguardia per la salute umana ed ambientale è necessario varare misure d'urgenza. Considerando che tutti gli usi del cloro e degli organoclorurati sono sospettati di dare luogo alla formazione di diossina ad uno o più punti del loro ciclo vitale, l'eliminazione graduale delle diossine necessita l'eliminazione graduale di tutta la chimica del cloro. L'attuazione di un programma di eliminazione graduale dei rilasci di diossina da parte dell'industria dovrebbe essere basata sui seguenti principi: 1) Zero = zero. I rilasci di diossine da parte dell'industria non devono essere semplicemente ridotti, bensì eliminati. A causa della persistenza di queste sostanze e del loro continuo spostamento da un comparto all'altro, ci vorranno anni perché il carico ambientale attuale possa diminuire. Data l'attuale minaccia alla salute umana, gli organi competenti per la normativa ambientale ed i governi in toto non possono più permettere ulteriori rilasci di diossina nell'ambiente. 2) Prevenzione, non controllo, dell'inquinamento. L'uso di congegni anti-inquinamento, filtri, sistemi di trattamento e metodi di smaltimento quali la combustione o l'interramento dei rifiuti tossici si limitano semplicemente a spostare le sostanze tossiche da un mezzo ambientale ad un altro e a rinviare di poco il loro rilascio in ambiente. Per impedire completamente il rilascio di diossine, lunico modo è quello di modificare i processi industriali e le materie prime impiegate che danno luogo alla loro formazione. 3) Azzerare tutte le fonti di diossina. Per poter ridurre a zero i futuri rilasci di diossina, l'EPA, l'OMS e gli altri organi competenti per la normativa ambientale devono prendere in considerazione tutte le fonti industriali di rilascio già individuate. 4) Fissare le priorità per l'eliminazione delle diossine. Poiché le diossine sono associate ai numerosi usi industriali del cloro, l'eliminazione di questi composti richiederà un'importante riconversione tecnica ed economica. Occorre fissare delle tabelle di marcia che diano priorità ai principali settori che producono diossine e a quelle fonti per le quali sono già disponibili delle alternative. E' inoltre necessario non concedere nuovi permessi per quelle attività in grado di rilasciare diossine e stabilire tempi e modalità per la riduzione, con l'intento dell'eliminazione, delle fonti di rilascio operative allo stato attuale. Le principali fonti di diossina da considerare con urgenza comprendono l'incenerimento dei rifiuti, i processi di sbianca a base di cloro nonché l'uso e la Questo rapporto è stato produzione del PVC e dei composti clorurati aromatici. preparato sulla base di ricerche finanziate esclusivamente dai Gli interventi successivi dovranno prevedere l'eliminazione graduale di alcuni nostri sostenitori. processi legati all'utilizzo di cloro tra cui produzione ed utilizzo di solventi e Aiutaci a portare avanti il pesticidi clorurati, uso del cloro nell'industria metallurgica e per la produzione di nostro lavoro. Sostieni composti inorganici del cloro. Greenpeace. Greenpeace è un'Associazione che si finanzia unicamente con Sebbene l'eliminazione graduale delle fonti di diossina necessiterà di libere donazioni. considerevoli investimenti in alcuni settori, la maggior parte dei prodotti Non accetta sponsorizzazioni di alcun alternativi offre vantaggi economici in termini di aumento dei posti di lavoro, maggiore efficienza, diminuzione delle spese per l'acquisto di sostanze chimiche, genere, ma promuove, senza alcun per lo smaltimento dei rifiuti e per la responsabilità verso terzi, ed eliminazione profitto, le tecnologie a basso impatto ambientale. dei costi sociali associati ai danni arrecati alla salute ed all'ambiente. La riconversione tecnologica ed economica potrebbe essere di difficile attuazione, ed L'efficacia delle nostre campagne e la possibilità di ottenere risultati è fondamentale che lavoratori e comunità non debbano sostenere l'onere concreti sono strettamente legati alla economico di tali cambiamenti. L'eliminazione graduale delle diossine dovrebbe vostra generosità. pertanto essere guidata da un programma di transizione democratico mirato a La donazione a sostegno di tutelare, compensare e fornire future opportunità ai lavoratori ed alle comunità Greenpeace può essere fatta interessate. attraverso un versamento su c.c.p. n° 67951004 intestato a Greenpeace, effettuando un bonifico bancario sul c.c. n° 13015.48 ABI 01030, CAB 03206 o tramite carta di credito (Visa, Cartasì, Mastercard, American Express) telefonando allo 06/57299909. Visita la pagina per sostenere Greenpeace.