"Il forestale" - N. 27
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"Il forestale" - N. 27
IS Anno VI - N. 27 marzo/aprile 2005 R O H E LE IC IA R C ID E SE P R S SPED. IN ABB. POST. ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA - € 2,17 - BIMESTRALE - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO PT DI ROMA-ROMANINA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO DELLA RELATIVA TARIFFA. periodico di cultura ambientale Giovanni Paolo II Un lungo cammino verso il cielo Il Forestale Giovanni Paolo II Un lungo cammino verso il cielo periodico di cultura ambientale 4 IC R C E SE P S O IS R Anno VI - N. 27 marzo/aprile 2005 ID IA E H LE Rivista ufficiale del Corpo forestale dello Stato R SPED. IN ABB. POST. ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA - € 2,17 - BIMESTRALE - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO PT DI ROMA-ROMANINA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO DELLA RELATIVA TARIFFA. SOMMARIO periodico di cultura ambientale Papa Wojtyla, un lungo cammino verso il cielo Anno VI - n. 27 marzo/aprile 2005 direzione e redazione Via Giosuè Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.7061/2 - Fax 06.48904001 E-mail: [email protected] amministrazione Via G. Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.6058 - Fax 06.42012596 C.F. 97013490582 - P.I. 06434931009 9 fauna protetta Nasce l’anagrafe degli orsi direttore responsabile Stefano Cazora hanno collaborato M. Finessi, A. Maiorano (coordinamento editoriale) A. Sciunzi (responsabile segreteria di redazione) A. Bottacci, A. Cori, E. de Nardis, I. Demenego, V. Maffei, F. Martignetti, E. Morgante, A. Pirro, G. Potena, L. Sammarone, C. Scarano, E. Vecchiet foto Nucleo Produzione Audiovisivi CFS Agenzia Ecologica e Forestale CFS 16 risorse idriche L’oro blu del Bel Paese foto di copertina © Servizio Fotografico de “L’Osservatore Romano” pubblicità e marketing Laura Colasanti diffusione Simona Megni impaginazione, fotolito e stampa EdAs srl - C.da Valvazzata snc 03020 Giuliano di Roma (FR) proprietà fondo assistenza, previdenza e premi per il personale del C.F.S. registrazione del Tribunale di Roma n. 586 del 13/12/1999 iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 10841 del 19/04/2001 (ora iscritto al R.O.C.) Riferimenti normativi sul trattamento dei dati personali Le idee espresse negli articoli riflettono l’opinione degli autori e non si riferiscono necessariamente ad orientamenti ufficiali. Manoscritti, foto, disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati. Si informa che i dati utilizzati al fine della spedizione di questa Rivista, contenuti in elenchi conoscibili da chiunque, sono trattati a questo solo fine in conformità a quanto previsto dal D. Lgs. n. 196 del 30 giugno 2003. Per esercitare i diritti (aggiornamento, cancellazione ecc.) di cui all’art. 7 scrivere a: Fondo ass. prev. e premi per il personale del C.F.S., via G. Carducci, 5 - 00187 Roma. Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana stampato su carta ecologica 28 tradizioni Alla scoperta della via dei legni ABBONAMENTI (6 numeri) Sostenitore: € 51,65 Ordinario: € 13,00 Ridotto: € 10,35 per tutti gli appartenenti alle forze di polizia in servizio e in congedo e per gli studenti. Per gli appartenenti al CFS in servizio l’importo dell’abbonamento viene trattenuto direttamente dallo stipendio. 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Per informazioni rivolgersi a: Il Forestale - Settore pubblicità Tel. 06.4665.7062 - Fax 06.4890.4001 posta elettronica: [email protected] La primavera del corpo e dello spirito A di Don Camillo, il risoluto prete della bassa, amante della natura e dotato anche lui di un fisico fuori ordinanza - permette al Santo Padre di portare il messaggio evangelico in tutto il mondo, con forza e determinazione. Ma per Wojtyla il corpo è solo uno strumento. E da strumento lo tratta, non risparmiandogli nessuna fatica. E quando “i cilindri di quella gran macchina iniziano a battere in testa” continuando con Guareschi - quando quel corpo eccellente inizia a non funzionare più come deve, sotto la spinta della malattia, non viene meno la capacità del Papa di vivere, e di far vivere, la fede, la pace e la speranza, valori così intensamente vissuti e comunicati, da superare i limiti di un corpo ormai consunto. Visibilmente piegato, non si sottrae neppure all’incontro e all’abbraccio, ed è presente fino all’ultimo onorando le cose di questo e di quell’altro mondo, partecipando con sofferenza fisica al peso della sua missione e di quella croce che da sempre aveva voluto portare. Una grande lezione in tempi di muscoli palestrati, ventri piatti e rughe spianate. In tempi che inneggiano alla forma fisica e all’eterna giovinezza, e che rimuovono dalla realtà la malattia, la sofferenza e la vecchiaia. In tempi così, il Santo Padre, ha avuto il coraggio di mettere sotto gli occhi di tutti la sua fragilità fisica diventando lui stesso il messaggio vivente del valore e della dignità della vita umana in ogni sua stagione. editoriale bbiamo deciso di aprire il numero di primavera con un omaggio a Papa Wojtyla, per ricordarlo come i forestali l’hanno conosciuto: un mistico immerso nella preghiera e nella contemplazione e un uomo d’azione, sportivo, innamorato della natura e delle montagne. Conciliare aspetti, in apparenza così diversi, sarà compito di due distinti articoli. Ma parleremo anche d’altro. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, sarà protagonista l’oro blu declinato nelle sue varie accezioni: acqua elemento, acqua alimento, acqua da degustare, acqua da proteggere, acqua turismo e acqua per la salute. Proseguendo con le “stagioni dell’uomo Wojtyla”, ripercorriamo, tra ricordi e citazioni, l’autunno di una pianta dal tronco squassato, ma dai rami, fino all’ultimo, pieni di frutti, di linfa e di germogli. Una lezione per tutti, l’ultima che ha voluto darci il Santo Padre, con il suo esempio. Quando si affaccia per la prima volta alla finestra di piazza San Pietro, è chiaro a tutti che quel Papa giovane e pieno di energie è molto diverso da quelli che lo hanno preceduto. Difficile però dire quanto, ma, volendosi fermare solo alla prima impressione, quella fisica, la differenza è enorme. Negli anni, quella “gran macchina di ghisa fusa” - per dirla alla Guareschi, papà letterario 6 Aprile Il Forestale n. 27/2005 Mentre si moltiplicano gli sforzi, gli studi e i progetti per permettere al Lupo appenninico di trovare casa e mettere su famiglia sui nostri monti, è arrivata una notizia che ci ha riempito di tristezza. Nel centro urbano di Acuto, in provincia di Frosinone, è stato trovato appeso ad un albero un lupo barbaramente ucciso. I controlli degli agenti del Corpo forestale dello Stato del comando stazione di Fiuggi intervenuti per i rilievi: “un esemplare di circa sette anni, irrigidito dal veleno, la gola tagliata da un coltellaccio da cucina - poi conficcato nel collo -, con appeso un pezzo di cartone con la scritta Chi di spada ferisce di spada perisce”. Modalità di uccisione crudele e teatrale, che vuole far dimenticare le attenzioni e gli interventi fatti negli anni per promuovere l’immagine positiva del lupo, e che mirano a riconsegnarlo a quel contesto di sangue e violenza che nei secoli ne ha determinato la quasi completa estinzione. Ma così non sarà. Pag. 3 LA “CONVERSIONE ECOLOGICA” SECONDO KAROL WOJTYLA E Dio vide che era cosa buona di Mariaelena Finessi rano la sua Polonia italiana: oasi di tranquillità e raccoglimento, incastonate nella roccia, tra prati verdeggianti e monti imbiancati. Così dovevano apparire agli occhi di Giovanni Paolo II i sentieri abruzzesi del Gran Sasso (raggiunti, pare in gran segreto, ben 112 volte), quelli valdostani di Introd o quelli veneti di Lorenzago di Cadore, luoghi eletti a meta delle sue vacanze, forse proprio perché rievocavano in lui i paesaggi natii dei Monti Tatra o la semplicità dell’animo montanaro. Quello stesso animo in virtù del quale - come ebbe modo di dire nel 1987, durante l’omelia per la festa di San Giovanni E Foto L’Osservatore Romano Il Forestale n. 27/2005 obiettivo su Amante della natura, Giovanni Paolo II ha scritto un capitolo cruciale sulle responsabilità morali dell’uomo nei confronti del “giardino terrestre”, sempre più minacciato dall’inquinamento e dal depauperamento delle risorse non rinnovabili Pag. 4 Gualberto, patrono dei forestali - si possiede “il gusto della contemplazione della natura, e con questa una conseguente religiosità”. Una chiave di lettura “divina”, quindi, quella che il Papa ha dato all’ecologia: non suoni strano, ma il creato ed i rapporti fra l’uomo e la natura appartengono a pieno titolo alla riflessione teologica, che trova ampi riferimenti nel dato biblico. Non solo la scienza, dunque, ma anche la Chiesa ha dedicato, negli ultimi decenni, un crescente interesse alla “questione ecologica”. E il magistero ecclesiale, soprattutto attraverso gli interventi dell’ultimo pontificato, ha rivolto al tema una particolare attenzione. Con Giovanni Paolo II, la Santa Sede ha partecipato in modo attivo alle discussioni tese a concepire e fissare dei principi di azioni per la salvaguardia della Terra, contribuendo alla formulazione di concetti normativi di diritto internazionale quali “dignità umana” e “tutela ambientale”. Certo, l’ispirazione basilare della sollecitudine pontificia è, per sua natura, religiosa, ma contiene anche riferimenti a molteplici considerazioni etiche che sono condivise - com’è scritto nelle diverse lettere encicliche - anche dalle “persone di buona volontà”. La Santa Sede è convinta, infatti, che la soluzione di molti problemi ambientali richiedano, più in generale, strategie e motivazioni “basate su una coerente visione morale del mondo”, non essendo sufficienti i soli strumenti legislativi (Messaggio per la giornata mondiale della pace del 1990). Ma attenzione, avverte pure Wojtyla, occorre in esso evitare l’aut-aut dei due opposti estremismi: quello di un naturismo immanente dove il centro non è più l'uomo e la sua dignità ma la natura stessa, e quello dell'individualismo egoista ed irresponsabile. “L’uomo, preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di crescere - scrive nella lettera enciclica Centesimus Annus -, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita”. Un atteggiamento dissennato, che ha alla sua radice un “errore antropologico”. Ovvero Il Forestale n. 27/2005 Foto L’Osservatore Romano generale del 17 gennaio 2001, Karol Wojtyla arriva ad invocare una vera e propria “conversione ecologica” affinché l’uomo comprenda di doversi finalmente arrestare davanti al baratro. Non è in gioco infatti, ammonisce il Papa, solo un’ecologia “fisica”, che tuteli l’habitat naturale, ma anche un’ecologia “umana” che “renda più dignitosa l’esistenza delle creature, proteggendone il bene radicale della vita in tutte le sue manifestazioni”. È il cristiano et-et giacché la salvezza riguarda l’intero mondo creato: “e” l’uomo, “e” la natura. Come comportarsi, dunque? Attingere alla Parola di Dio, perché nella pagina biblica - è detto nell’enciclica Evangelium Vitae - è racchiusa “una luminosa e forte indicazione etica per una soluzione rispettosa del grande bene della vita, di ogni vita”. Ma, soprattutto, bisogna fare proprio “quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create” (Centesimus Annus). Un amore grande, insomma, è stato quello di Giovanni Paolo II per la natura, tanto da dedicargli nel testamento anche l’ultimo suo pensiero, prima di chiudere per sempre gli occhi sul mondo. “All’ambiente... a tutti gli ambienti... A tutti voglio dire una sola cosa: Dio vi ricompensi”. obiettivo su “l’uomo, che scopre la sua capacità di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro, dimentica che questo si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio”. Certamente - come chiarisce l’esortazione post sinodale Christifideles laici - l’uomo “ha ricevuto da Dio stesso il compito di dominare le cose create e di coltivare il giardino del mondo”, ma si tratta di un compito da svolgersi nel rispetto dell’imago Dei, e quindi con intelligenza e amore. Egli deve sentirsi responsabile dei doni che Dio gli ha elargito, soprattutto perché ha fra le mani un dono che deve passare - se possibile, persino migliorato - alle generazioni future. Ed oggi più che mai si fa urgente l’appello ad una responsabilità nei confronti di tutti gli esseri che formano la “natura visibile”, e che i Greci, alludendo all’ordine che la caratterizza, chiamavano “cosmo”. Nell’enciclica Sollecitudo Rei Socialis, Giovanni Paolo II, formula tre diverse considerazioni in merito, su cui giova riflettere. “La prima consiste nella convenienza di prendere crescente consapevolezza che non si può fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri viventi o inanimati - animali, piante, elementi naturali - come si vuole, a seconda delle proprie esigenze economiche”. Al contrario, occorre tener conto della natura di ciascun essere e della mutua connessione di questi con il mondo circostante. La seconda considerazione, invece, si fonda sulla constatazione della limitazione delle risorse naturali, alcune delle quali non sono rinnovabili. “Usarle come se fossero inesauribili, con assoluto dominio - scrive ancora il Pontefice -, mette seriamente in pericolo la loro disponibilità” presente, ma soprattutto futura. La terza considerazione, infine, si riferisce direttamente alle conseguenze che un certo tipo di sviluppo ha sulla qualità della vita nelle zone industrializzate, il cui risultato diretto o indiretto è la contaminazione dell'ambiente, nociva per la salute della popolazione. Ancora una volta, allora, “risulta evidente che lo sviluppo, la volontà di pianificazione che lo governa, l’uso delle risorse e la maniera di utilizzarle non possono essere distaccati dal rispetto delle esigenze morali”. “Il dissesto ecologico”, enunciato nella lettera Novo Millennio Ineunte come uno dei mali del nostro tempo, esige una sfida “dell’etica e del diritto”. Anzi, nell’Udienza Pag. 5 IL RICORDO DI GIORNI SPECIALI Il Papa delle montagne obiettivo su Karol Wojtyla conosceva i monti - da quelli proveniva - e amava camminare tra i boschi delle Dolomiti in compagnia dei Forestali, “garanti dell’ impegno di tutela dell’ambiente naturale, che l’uomo di oggi va riscoprendo in tutta la sua importanza per la propria sopravvivenza sulla terra” di Ivan Demenego on bastano impegnative speculazioni filosofiche o teologiche a spiegare lo stretto rapporto che legava Papa Karol Wojtyla alle montagne. Non bastano, e allo stesso tempo sarebbero tanto, qualcosa che porta troppo lontano. “Chi è dell’arte stima dell’opera” recita l’adagio. Qualsiasi montanaro guardando il Santo Padre dal basso in alto, dagli scarponi al cappello, avrebbe svelato l’arcano, capendo tutto, accorgendosi in un batter d’occhio che l’uomo che gli stava davanti era come lui. A chi è avvezzo delle cose dei monti non serve molto per riconoscere chi è nato tra le rocce: osserva come poggia i piedi, quali sassi scansa nel camino e quali sceglie per slanciare il passo; come tiene in mano l’alpenstock e come lo punta per sorreggere il peso. Riconosce il tono della voce e Il Forestale n. 27/2005 Foto tratte dalla pubblicazione Cadore 87 © Diocesi di Belluno - Feltre N Il Santo Padre incontra i forestali a Pra Marino di San Pietro di Cadore in Val Visdende (Belluno). Pag. 6 apprezza chi pesa le parole, perché a cospetto della natura possono essere scivolose e dure come delle pietre. Eppoi lo sguardo. Quello di chi vive i monti è profondo e intenso e proiettato lontano per incontrare con rispetto e amore quello delle cime che lo scrutano dall’alto. E quando la marcia riparte gli occhi si abbassano per incontrare la terra. Papa Wojtyla era così. Uno di questi uomini. I forestali che per tanti anni hanno accompagnato il Santo Padre lungo i sentieri delle nostre montagne non confermano e non smentiscono, comunque non parlano, si chiudono nel riserbo e ricordano. Giù gli occhi a incontrare la terra e la marcia riparte. La vita, per chi resta, va avanti. Il Papa è morto, e per alcuni forestali - quelli che lo conoscevano meglio, quelli che avevano camminato con lui dal 1987 al 1998 quando aveva scelto per le sue vacanze il Cadore, e i forestali per guide - è morto un amico. E parlare di un amico che non c’è più, così, a freddo, e magari al telefono, proprio non è possibile. Non è tempo di interviste. Sarebbe come sciuparne il ricordo, consegnandolo al commento e al giudizio di chi non l’ha vissuto. Il contesto è importante e noi siamo lontani da quei monti e da quelle storie - pardon - da quelle vite. “Ora no, non me la sento, forse dopo, tra un po’, eppoi non tutto, forse qualche cosa, quello che si può dire, quello che mi va di dire, e comunque non ora”. Queste le uniche parole del forestale che lo conosceva meglio degli altri, quello che potrebbe raccontare di più. Ma quelle parole, quegli incontri, quelle gite e quel verde sono “roba sua” gli appartengono, e non vede ragione per condividerli con nessuno. Come dargli torto, d’altra parte è anche lui un montanaro e le cose le vede e le sente con il cuore e il cuore conosce delle ragioni che la ragione non conosce. Ma noi siamo curiosi e vogliamo saperne di più dell’intimo legame tra Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla e la montagna. Mario Rigoni Stern, scalatore di vette, non solo letterarie, “scrittore nella diventare amore, e dal 1979, il divorzio. Da li in poi solo rapide visite. Per le vacanze ci saranno le Dolomiti del bellunese prima, e le Alpi della Valle d’Aosta poi. La popolazione del bellunese accolse quel Papa giovane e forte con qualche riserva. Nulla di personale, è chiaro, solo la grande sofferenza e il grande stupore per la rapida dipartita del montanaro che lo aveva preceduto al soglio di Pietro: Papa Albino Luciani. Era il 26 agosto 1979 e pochi immaginavano che la veste bianca di Wojtyla da quel momento in poi sarebbe diventata una piacevole e riconoscibile costante del paesaggio. Ma ai forestali piace ricordare un’altro appuntamento, questo interamente dedicato a loro. Era il luglio del 1987, uno dei più belli di quegli anni, caldo, intenso, pieno di colori e di odori. A dominare il profumo dell’erba, che in quei giorni, dopo essere stata tagliata, veniva lasciata a riposare al sole. Precisamente era il 12 luglio, il posto, la Val Visdende, il festeggiato San Giovanni Gualberto patrono dei forestali. “Beato l’uomo che si compiace della legge del Signore, delle opere del Signore, dei segni imponenti della sua presenza nelle meraviglie del creato”. Così Wojtyla, il “Papa dei Boschi”, da voce a un’omelia-fiume che terrà più di settemila persone in silenzio e a bocca aperta per quasi quaranta minuti. “Davanti a questo panorama di prati, di boschi, di torrenti, di cime svettanti verso il cielo, noi tutti ritroviamo il desiderio di ringraziare Dio per le meraviglie delle sue opere, e vogliamo ascoltare in silenzio la voce della natura al fine di trasformare in preghiera la nostra ammirazione. Dopo aver ripercorso la Il Forestale n. 27/2005 Foto tratte dalla pubblicazione Cadore 87 © Diocesi di Belluno - Feltre obiettivo su neve” classe 1921, barba bianca e gote rosse di vento e di sole, in una bella intervista all’Avvenire a firma di Pierangelo Giovannetti, ricorda: “Quando veniva in Veneto i miei amici alpinisti e forestali lo accompagnavano nelle passeggiate. Una volta un mio caro amico, Costantini, ispettore generale della Forestale nel Veneto, mi disse che era alla ricerca di sentieri facili per il Papa che ultimamente faceva fatica a camminare. Io risposi: non preoccupatevi, perché lui è un camminatore e va. Il suo era un rapporto così umano con l’ambiente, un istinto che lo portava naturalmente alla montagna”. Quello che ci racconta Stern è quello che avremmo potuto sapere anche in casa nostra, ma così non è stato. E forse è meglio. Meglio che racconti lui visto che questa è la sua missione. Parlando e scrivendo non viola nessun segreto. “Della natura lui coglieva la fatica, il passo, la salita, la sete il caldo, il freddo. È la concretezza della natura quella che si impara nella natura. Ed è qualche cosa che ti accompagna sempre. Era un Papa che apprezzava lo sci, la discesa, l’aria buona, l’atmosfera del rifugio quando ci si trova a bere un the caldo o un bicchiere di vino, o a fare una cantata. Ammirava la gente di montagna. Ne ammmirava molto la vita, si fermava volentieri a mangiare quello che mangiavano loro”. E l’occhio dello scrittore, quello che si affila e si socchiude per far passare tra le palpebre solo i pensieri, si anima del guizzo dell’intuizione mentre associando riflessioni a immagini, Stern prosegue “quando si è trovato sul Mont Chétif, sul Monte Bianco, si è sentito vicino a Dio. Era vicino a Dio. Sono convinto che in mezzo a quei ghiacciai, Papa Wojtyla stava meglio che nei palazzi Vaticani”. Abbiamo così una conferma importante - se mai ce ne fosse stato bisogno - che il Papa polacco amava le montagne perché le capiva e perché le conosceva dall’interno. Ne conosceva la lingua e le sapeva leggere, d’altra parte, e forse abbiamo aspettato un po’ troppo a dirlo, lui era realmente figlio dei monti essendo nato in un paesino dei Tatra - nella catena dei Carpazi, tra Polonia e Slovacchia - così belli, così aguzzi, così simili alle Alpi. Un uomo così certo non poteva scegliere, al pari di tanti venerabili predecessori, Castelgandolfo per le sue vacanze. All’inizio ci aveva provato, e il posto era stato ribattezzato Vaticano II, perché vi si recava spesso. Ce l’aveva messa tutta, aveva fatto costruire anche una piscina. Un’abitudine che però non era destinata a Papa Giovanni Paolo II sui sentieri del Cadore. Pag. 7 obiettivo su storia di San Giovanni Gualberto che “nella silenziosa foresta dell’Appennino Toscano, fedele al motto della preghiera e del lavoro, si applicò, insieme ai suoi monaci, all’orazione ed alla coltura dei boschi, intuendo le leggi che presiedono alla conservazione e allo sviluppo delle foreste”, Papa Wojtyla, torna agli argomenti del secolo sezionando con abilità chirurgica il “problema ecologico sotteso all’impegno dei Forestali”. “È noto quanto oggi sia urgente diffondere la coscienza del rispetto per le risorse del nostro pianeta. Tutti ne sono coinvolti, poiché la terra che abitiamo rivela sempre più chiaramente la sua intrinseca unitarietà sicché le vicende inerenti alla sua conservazione e lo sviluppo del patrimonio boschivo in qualsiasi zona è fondamentale per il mantenimento e la ricomposizione degli equilibri naturali indispensabili alla vita. Ciò va affermato ancora di più oggi, mentre ci accorgiamo di quanto sia urgente realizzare una decisa inversione di tendenza in tutti quei comportamenti che portano a preoccupanti forme di inquinamento. Ciascun uomo è tenuto ad evitare iniziative ed azioni che possono intaccare la purezza dell’ambiente, e giacché le piante, nel loro insieme, svolgono un ruolo indispensabile sugli equilibri naturali, necessari alla vita di tutti i suoi gradi, la loro tutela e il loro rispetto divengono sempre più un fatto umano di singolare necessità”. A questo punto l’invito alla “sua gente”: i forestali, i montanari “Chiedo a Dio per tutti voi, operatori forestali, e per tutti voi, uomini e donne della montagna, appassionati cultori delle solide tradizioni di queste terre, che le vostre comunità conservino sempre le preziose eredità della cultura che vi riguarda. Desidero perciò esprimere il mio compiacimento ed il mio più vivo incoraggiamento ai responsabili della Regione e dello Stato per tutti gli impegni finora assunti al fine di sostenere ed incoraggiare la permanenza delle popolazioni in questa regione montana, nel tentativo di arrestare o almeno ridurre la tendenza ad abbandonare i luoghi d’origine. La montagna non deve spopolarsi, ed un sincero plauso va rivolto a tutti coloro che contribuiscono a fare in modo che questi luoghi, conservati e sviluppati secondo le esigenze della loro naturale vocazione, siano una valida fonte di lavoro per l’economia degli abitanti”. Per sancire l’amicizia che lo legava ai forestali, per rendere pubblica e visibile, ancor più di quanto avesse già fatto nell’omelia, la stima che nutriva per il Corpo, il Santo Padre chiese, e ovviamente ottenne, che durante il pranzo, al tavolo d’onore sedessero alla sua destra e alla sua sinistra un semplice graduato del Corpo e un operaio forestale. E a noi piace ricordarlo così: un “forestale” tra i forestali. SUL GRAN SASSO UNA CIMA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II Il Forestale n. 27/2005 Si trova a quota 2.424 metri sul versante occidentale del Gran Sasso d’Italia sulla Cresta delle Malecoste nei pressi del Pizzo Cefalone, la cima che presto sarà intitolata a Sua Santità Giovanni Paolo II. La proposta, nata dall’affetto e dalla sincera devozione che la comunità aquilana ha sempre nutrito nei confronti di Papa Wojtyla. Del Comitato d’Onore “Cima Wojtyla” è Presidente il Ministro delle politiche agricole e forestali Gianni Alemanno. Tra coloro che hanno dato la propria adesione figura il Capo del Corpo forestale Cesare Patrone, il quale ha espresso un particolare entusiasmo e speso parole di vivo apprezzamento per un’iniziativa tanto prestigiosa, volta a testimoniare una volta di più il profondo amore che Giovanni Paolo II ha sempre manifestato per la montagna, meta di vacanza si, ma che Egli stesso ha eletto luogo privilegiato di meditazione e di raccoglimento in preghiera. Grande camminatore ed appassionato di escursioni, il Santo Padre ha percorso più volte i sentieri del Gran Sasso nelle prossimità della Chiesa di San Pietro della Ienca. Proprio da qui partirà un sentiero che giunge sino alla vetta che porterà il nome del Santo Padre e che sarà inaugurata il prossimo 18 maggio, giorno in cui Giovanni Paolo II avrebbe festeggiato il suo 85° compleanno. Sarà un elicottero del Corpo forestale a trasportare la croce con la quale si indicherà il punto di arrivo del percorso verso quella che al momento viene solo indicata con il nome di vetta del “Gendarme” come la chiamano gli alpinisti locali, non essendo riportata sulla cartografia geografica ufficiale, né in quella nazionale né in quella regionale e nemmeno in quella dell’Istituto Geografico Militare. La croce, in ferro, sarà alta 2,30 metri, peserà 500 chilogrammi e recherà in memoria del Papa e dei quattro Santi Protettori della città dell’Aquila, icone in bassorilievo i cui calchi sono stati realizzati dai maestri ceramisti di San Bernardino. Al centro della croce, l’immagine della Madonna a cui il Papa Karol Wojtyla è stato sempre molto devoto. Alessandra Cori Pag. 8 PROGETTO LIFE Nasce l’anagrafe degli orsi V. Rufo C Il Forestale n. 27/2005 agricoltura di montagna; diminuzione o eliminazione - per cause non spontanee della pastorizia ovina a quote elevate; esplosione del fenomeno turistico di Giovanni Potena e Luciano Sammarone organizzato, non sempre ben governato nelle aree protette. he ci siano meno orsi in giro per le Si è dunque modificato il nostro modo di montagne dell’Appennino stare in montagna, il modo in cui la società centrale è un dato evidente a chi civile si rapporta col territorio, che di come noi, o i nostri collaboratori, fa conseguenza è cambiato. Ma il servizio nel Corpo forestale dello Stato qui cambiamento è stato (e continua ad da trent’anni circa. Sempre meno tracce, esserlo) peggiorativo per l’orso, il quale è sempre meno avvistamenti, anche con ben definito dalla seguente frase di appostamenti fissi in zone in cui “qui ci Pontillo, un naturalista romano: “L’orso è un animale solitario e scontroso. Se ne sta deve stare”! alla larga da tutti e ovviamente soprattutto L’allarme lanciato dai Forestali è stato dall’uomo, rintanandosi chissà dove alla recepito dall’Amministrazione, che ha ricerca di un silenzio e in difesa di una varato un grosso progetto cofinanziato selvaticità che gli saranno, in tempi di dall’Unione Europea per lavorare turismo cialtrone, sempre più difficili da scientificamente su questo vero “Re della trovare. E quando le ultime residue tane di montagna”. Quali le cause della silenzio e di selvaticità saranno spazzate rarefazione? Così, raccontate a spanne, si via, anche l’orso sparirà”. possono elencare sinteticamente, Quanti orsi ci sono? Sono in diminuzione o secondo noi, in: diminuzione o scomparsa in aumento? Queste domande vengono della piccola poste frequentemente dal cittadino comune a chi si occupa di tutela e gestione dell’orso bruno (Ursus arctos) nell’Appennino, e sono domande legittime. Ma non si tratta di argomenti a cui si può dare una risposta semplice e veloce. Gli orsi infatti svolgono gran parte delle loro attività durante la notte, abitano aree con un’estesa copertura forestale, vivono in territori montani e sono quindi poco visibili o contattabili. L’orso bruno inoltre generalmente non raggiunge alte densità e gli individui si muovono su aree piuttosto ampie. Infine, secoli di La presenza dell’orso bruno sull’Appennino sta subendo un processo di convivenza con l’uomo rarefazione. Tra le cause: la scomparsa della piccola agricoltura di montagna e il fenomeno del turismo non organizzato che disturba l’habitat naturale degli orsi. spesso all’insegna di una fauna protetta Avviato nel 1999, il progetto fornisce informazioni sulla presenza dell’orso bruno nell’Appennino, oltre a permettere la creazione di una banca dati genetica Pag. 9 Archivio CFS Castel di Sangro fauna protetta Il Forestale n. 27/2005 P a g . 10 persecuzione accanita - hanno reso gli percorribile, ma era prima necessario orsi dell’Europa meridionale decisamente verificare che si trattasse di un metodo elusivi. Il Corpo forestale dello Stato, con la applicabile anche all’orso bruno sua presenza costante e capillare sul nell’Appennino, la cui variabilità genetica territorio, ha avviato da oltre vent’anni era plausibilmente molto ridotta dopo attività di monitoraggio della presenza circa 500 anni. Anche se ogni individuo dell’orso bruno in alcune aree nevralgiche possiede un suo DNA unico, solo piccole nell’Appennino centrale. È stato così porzioni di DNA estremamente variabili possibile registrare il numero e il tipo di (microsatelliti) sono utilizzate per tracce di orso rilevate, sia in maniera distinguere gli orsi l’uno dall’altro. Per le sistematica e programmata, sia in modo prime analisi di laboratorio, svolte opportunistico. Grazie ai dati che man dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale mano si accumulavano e alle verifiche sul dell’Abruzzo e Molise, sono state utilizzate campo, quindi oggettive e derivanti da anche le diverse carcasse di orsi che, altre esperienze, sembrava sempre più purtroppo, progressivamente si evidente una progressiva rarefazione rendevano disponibili. Questa della specie e una grande mobilità degli coincidenza sfortunata ha però animali. Nel contempo diventava sempre consentito una prima verifica più importante realizzare delle operazioni dell’attendibilità della determinazione dei di conteggio degli orsi che potessero diversi genotipi, grazie alla comparazione servire a far chiarezza sullo status di dei risultati delle analisi del DNA dalle feci e questa specie nell’Appennino. Operazioni dai peli provenienti sicuramente da un che andavano svolte considerando singolo individuo con gli esiti dello screening del DNA dai muscoli dello un’area molto estesa, che abbracciasse stesso animale. almeno tutto il territorio in cui gli orsi Se è quindi possibile censire gli orsi fossero regolarmente presenti. La appenninici usando il loro DNA, è necessità di contare gli orsi era un altrettanto importante arrivare a una obiettivo rilevante anche perché stretta collaborazione tra gli enti che esistevano opinioni contrastanti su gestiscono il territorio abitato dall’orso per consistenza e andamento della creare le condizioni di cooperazione e popolazione, da cui dipendevano consenso necessarie per investire con le strategie di conservazione indagini un’area adeguata quanto a diametralmente opposte. dimensioni e Per censire gli orsi non è possibile applicare le tecniche di conteggio usate comunemente per altri animali. Fortunatamente negli ultimi 10 anni è diventato possibile avvalersi di metodi che non richiedono la cattura e l’osservazione diretta e che impiegano tecniche genetiche non invasive per identificare e distinguere i soggetti, partendo da campioni biologici (peli ed escrementi) rinvenuti sul campo. Ciò permette di creare una banca dati degli orsi in circolazione, una vera e propria anagrafe ursina. I singoli animali vengono riconosciuti in base al loro DNA, attribuendogli a posteriori una sorta di codice a barre Attraverso la raccolta e l’analisi di campioni biologici, virtuale, unico per ogni individuo. è possibile creare una banca dati degli orsi presenti sul territorio. I singoli esemplari vengono riconosciuti in base al loro DNA. Questa sembrava la strada più Il Forestale n. 27/2005 Pigazzini - Ag. Ecologica e Forestale CFS fauna protetta “Conservazione dell’orso bruno nell’Appennino centrale” sono state effettuate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e oltre ai peli, in questa fase della ricerca, sono stati utilizzati anche gli escrementi, più facilmente reperibili. Altri campioni biologici di orso bruno sono stati rilevati con sopralluoghi in aree in cui stagionalmente gli orsi si recano per cibarsi dei frutti del ramno alpino, che costituiscono una parte importante della loro alimentazione. Come in alcune ricerche sull’orso bruno in Canada e sull’orso nero americano negli Stati Uniti, il metodo di rilevamento più importante impiegato per la stima della popolazione è stato quello delle trappole per peli. Si tratta di strutture mobili in filo spinato, che viene assicurato a degli alberi o arbusti a circa 50 cm d’altezza dal suolo, in modo da circondare un’area ampia almeno 20-30 m2. Al centro di questo recinto viene assicurata, su una biforcazione di un albero, un’esca olfattiva non raggiungibile dagli orsi, fatta di pesce azzurro lasciato a macerare in acqua. L’esca viene conservata in un secchio di plastica in cui vengono praticate delle finestre per facilitare la diffusione dell’effluvio. Queste trappole vengono disposte in modo da garantire una copertura uniforme nell’area di studio, che a questo scopo è anche suddivisa in celle ampie 25 km2. Una volta “attivate” le trappole, l’esca viene lasciata 7-10 giorni in situ, trascorsi i quali una pattuglia controlla il filo spinato e preleva i peli di orso eventualmente impigliati usando guanti monouso e conservandoli in provette con alcool, che verranno poi etichettate e spedite in laboratorio per l’analisi genetica. Dopo il controllo tutte le esche vengono rimosse dalle trappole, viene aggiunto del pesce e i secchi vengono risistemati sempre nella stessa cella, ma in una trappola diversa. Questa operazione viene ripetuta per tre volte nelle celle, sia nel periodo primaverile-estivo sia in La distribuzione geografica degli orsi nell’Appennino supera i confini delle autunno-inverno. singole aree protette, rendendo necessaria una comune strategia di pianificazione territoriale per garantire la salvaguardia di questa specie. Nei 4 anni di indagine sono stati ubicazione. È questo forse uno dei risultati più importanti conseguiti con il progetto LIFE Natura ’99 (1999-2003), gestito dal Corpo forestale dello Stato e nato sulla scorta di diversi progetti precedenti e che ha come grossa ambizione quella di poter fornire per la prima volta con un metodo ripetibile informazioni quantitative sulla consistenza dell’orso bruno. Inoltre permetterà di creare una banca dati genetica. Partendo da un’area di circa 500 km2, situata tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise e il Parco Nazionale della Majella nel 2000, grazie a una serie di accordi e di protocolli di intesa con questi e altre aree protette, il conteggio genetico è stato esteso dall’estate del 2003 ad un’area ampia circa 1.600 km2 che andava dal settore meridionale del Parco della Majella al Parco Regionale di Monti Simbruini, nel Lazio, e dalla Marsica Fucense fino all’alto Molise isernino. Gli obiettivi del progetto LIFE, quanto a “contare gli orsi”, erano due: stimare il numero minimo di animali presenti e stimare la dimensione della popolazione, prima nell’area del progetto (ampia circa 900 km2) poi nell’intero comprensorio abitato stabilmente dalla specie. Ma come “procurarsi” i campioni biologici necessari per le analisi di laboratorio? Le analisi genetiche svolte sui campioni di orso nel progetto LIFE Natura ’99 P a g . 11 Archivio CFS fauna protetta Il Forestale n. 27/2005 P a g . 12 circa 600 km2 nel 2000 a oltre 1.500 km2 nel 2003) anche il numero dei genotipi identificati ogni anno è aumentato (da 7 nel 2000 a 26 nel 2003). Quest’aumento è stato però esponenziale, nel momento in cui il rilievo ha investito anche l’area del Parco Nazionale d’Abruzzo, sia che si trattasse di campioni rilevati nei ramneti (12% del totale), nelle trappole (22%) o lungo i percorsi campione (13%) o di campioni reperiti in modo La conservazione fortuito o del territorio è pervenuti grazie fondamentale per la tutela e alla la salvaguardia dell’orso raccolti collaborazione di complessivamente 641 campioni terzi (52%). biologici di cui 523 sono stati attribuiti Dal 2000 al 2003 sono stati identificati 43 sicuramente all’orso (55% feci, 45% peli di orsi: questa non è una stima della cui 5 da 3 orsi morti). Mentre i campioni dimensione della popolazione, ma solo fecali di orso sono facilmente identificabili, una indicazione generica sul numero di altrettanto non si può dire per i peli. genotipi rinvenuti nell’area di studio che ha Per la corretta attribuzione di questi tra l’altro subito una variazione molto all’orso ci si è avvalsi della valutazione marcata nel tempo. Tale dato è riferito ad contemporanea di due operatori esperti un intervallo di tempo troppo esteso per del Corpo forestale dello Stato e del poter assumere che la chiusura confronto con collezioni di riferimento. Per demografica e geografica evitare errori di omissione in caso di della popolazione sia stata rispettata. attribuzione “sospetta” dei campioni, Per tentare di stimare la consistenza della questi sono stati comunque inviati al popolazione di orso, abbiamo utilizzato laboratorio per le analisi. Solo dal 76% dei solo i dati relativi ai rilievi effettuati in campioni analizzati e originariamente un’area adeguata quanto a dimensioni e a attribuiti all’orso, è stato possibile avere un ubicazione (completamente sovrapposta “verdetto” genetico che confermasse la al Parco d’Abruzzo - Zona di Protezione loro appartenenza alla specie Ursus esterna e oltre) rispetto alla distribuzione arctos. Infatti, nei peli e soprattutto negli accertata dell’orso il lasso di tempo escrementi, il DNA è piuttosto degradato considerato è stato ragionevolmente e non sempre è possibile estrarne una breve (agosto - dicembre) in modo tale quantità sufficiente per poterlo sottoporre che fosse possibile considerare a tutto il processo di analisi. Se invece del un’influenza trascurabile di mortalità, riconoscimento della specie ci riferiamo natalità, emigrazione e immigrazione. alla ricostruzione di un intero profilo Inoltre sono stati usati per la stima genetico valido per riconoscere e numerica solo i campioni raccolti lungo distinguere gli individui, solo per 224 percorsi campione e nelle trappole per campioni (35% rispetto al totale dei peli, e quindi rilevati con una metodologia campioni inviati e 43% rispetto ai campioni programmata e ripetibile. Nell’autunno ritenuti di orso) gli esiti delle analisi sono 2003, partendo da 34 campioni raccolti in stati positivi. La resa è stata maggiore per i trappole e lungo percorsi campione peli (68%) rispetto agli escrementi (22%). (corrispondenti a 17 genotipi), è stato Parallelamente all’aumento del numero di stimato che la dimensione della campioni raccolti (da 49 a 287) e popolazione fosse pari a circa 34 orsi all’espansione dell’area di indagine (da nell’area di studio. Per motivi logistici non è Archivio CFS Castel di Sangro Il Forestale n. 27/2005 importante iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Abruzzo, che vede coinvolte le principali aree protette dell’Appennino, il Corpo forestale dello Stato e le associazioni ambientaliste per la realizzazione di iniziative a favore della specie. Il “Programma”, coordinato dal Parco Nazionale della Majella, prevede anche azioni di ricerca scientifica in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La Sapienza”, ed in quest’ambito è stato proseguito il lavoro di monitoraggio non invasivo avviato col Progetto LIFE. Nel corso del 2004 è stato possibile ripetere, con alcuni adeguamenti, il lavoro di raccolta di campioni su un’area estesa oltre 2.000 km2. Dai rilievi sono derivati oltre 450 campioni di orso, in corso di analisi presso l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, incaricato di effettuare le analisi di laboratorio grazie ad una convenzione ad hoc il cui onere è sostenuto dal Corpo forestale dello Stato, che ha così mantenuto e aumentato il proprio contributo alla conservazione dell’orso. È stato appurato che le dimensioni dell’area vitale, individuate riportando sulla cartografia la localizzazione dei diversi individui, sono in media pari a 4.200 ettari per le femmine e a 8.700 ettari per i maschi. Dati comparabili alle poche e approssimative informazioni disponibili in letteratura sull’orso bruno marsicano. Ma un dato di rilievo relativo alla distribuzione geografica dei genotipi è quello che indica come le aree vitali degli orsi superino i confini delle singole aree protette. Da questa considerazione emerge e viene rafforzata la considerazione che per la conservazione dell’orso bruno è necessaria una gestione, con indirizzi comuni, di ampi territori solo parzialmente ubicati nelle aree protette. Solo attraverso una comune strategia di pianificazione Uomini del Corpo forestale dello Stato impegnati nel “Programma di territoriale sarà possibile azioni urgenti per l’orso”, iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente garantire un futuro a questa e dalla Regione Abruzzo per la realizzazione di importanti iniziative a favore della specie. specie nell’Appennino. fauna protetta stato possibile campionare con le trappole per peli tutta l’area frequentata stabilmente dall’orso. Per ottenere una stima più esaustiva sarebbe necessario estrapolare questo risultato anche tenendo conto di questo fattore; come pure è importante notare che il numero di campioni utilizzabili è forse troppo esiguo per fornire una stima accurata. Ma anche se questi risultati non possono essere considerati “definitivi”, essi rappresentano comunque una acquisizione fondamentale. Sia perché hanno permesso di mettere a punto un metodo di lavoro e di analisi che è possibile iterare nel tempo per ricostruire poi la tendenza della popolazione, oltre a “tracciare” gli spostamenti e la distribuzione degli individui, sia perché ha fornito una prima valutazione numerica della popolazione di orso bruno dell’Appennino che, per quanto perfettibile, è basata su metodologie oggettive e replicabili. Il lavoro impostato col progetto Life è stato interamente ripreso e sviluppato nell’ambito del “Programma di azioni urgenti per l’orso”, una P a g . 13 Parchi delle stelle: uno spettacolo a cielo aperto di Carmen Scarano e isole buie delle aree protette rappresentano gli unici rifugi dove è possibile osservare ancora la natura nel suo splendore e in particolare, il magnifico e semplice spettacolo di un cielo stellato. Nei paesi densamente popolati, oltre alle classiche “forme” di inquinamento, come quello delle acque, delle terre, dell’aria, si sta sviluppando il cosiddetto inquinamento luminoso che impedisce la completa osservazione delle luci naturali. L’inquinamento luminoso è definito come: gli effetti della dispersione nel cielo notturno di luce L prodotta da sorgenti artificiali. Il cielo è parte integrante della natura e va protetto da questa forma di inquinamento che, secondo gli studiosi, rappresenta un problema ambientale a tutti gli effetti. I parchi hanno risposto al richiamo ambientalista, promuovendo da alcuni anni delle iniziative a carattere astronomico per tutelare le “bellezze del cielo” e spingere i visitatori ad addentrarsi nelle zone più buie per godersi indisturbati lo spettacolo della luce delle stelle. Nasce nel maggio 1992 l’iniziativa “I Parchi delle stelle” promossa dall’osservatorio astronomico Serafino Zani di Lumezzane (Brescia) e dall’Associazione amici dei Parchi e delle Riserve Naturali per censire, preservare e far conoscere al pubblico “le isole di buio”, con un occhio di riguardo ai temi dell’inquinamento luminoso e del risparmio energetico. I visitatori sono invitati a recarsi nelle ore notturne nelle aree individuate da ogni parco che G. Li Causi Il Forestale n. 27/2005 astronomia All’interno di numerose aree protette stanno nascendo percorsi suggestivi dove i visitatori, muniti di telescopio e macchina fotografica, possono assistere al magnifico spettacolo di un cielo stellato La foto si intitola “Luna piena su Campo Imperatore” nel Parco Nazionale del Gran Sasso ed ha vinto la quinta edizione del concorso fotografico “I Parchi delle stelle”, che si è svolta nella Riserva Naturale del Monte Prinzera in provincia di Parma il 29 novembre 2002. La foto inquadra la piana di Campo Imperatore con i monti Aquila e Prena e, dietro di loro, il Mare Adriatico. Sulla linea dell’orizzonte sono visibili le montagne del Montenegro, al di là dell’Adriatico. P a g . 14 Il Forestale n. 27/2005 partecipa all’iniziativa. I comitati di gestione dei parchi provvederanno a fornire al pubblico la strumentazione astronomica necessaria per una “visita” ancora più approfondita. Per gli appassionati di astronomia, consigliamo agosto, che dal 1997 è stato ribattezzato il mese dei “Parchi delle stelle”, non a caso cade anche la famosa notte di San Lorenzo. Nelle notti serene di novilunio si possono osservare migliaia di stelle, compresa la via lattea. Famose sono le “lacrime di San Lorenzo”, le stelle cadenti dello sciame meteorico delle Perseidi che cadono nelle notti della fine della prima decade del mese estivo. Ricordiamo ad esempio, la IX edizione del “Parco delle stelle” presso l’Oasi LIPU Massacciuccoli nella Riserva Naturale del Chiarore organizzata in collaborazione con l’Associazione Astrofili “Galileo Galilei” di Pisa, che si è svolta proprio il 10 e l’11 agosto 2004 con la piena approvazione dell’astrofisica Margherita Hack che ha dichiarato: “Le oasi LIPU possono offrire le condizioni ideali per ammirare il cielo, perché il buio e l’assenza di inquinamento luminoso favoriscono le osservazioni. Oggi molte persone che vivono in città o in zone “inquinate” hanno perso l’abitudine di guardare il cielo. Un’iniziativa come quella della LIPU è invece in grado di richamare l’attenzione F. Melandri delle persone verso questo fenomeno, anche se lo spettacolo è oggi meno appariscente che in passato”. Spettacolari le iniziative organizzate dalla cooperativa napoletana Tu.Te.L.A. (Turismo, Terra, Lavoro e Ambiente) che organizza in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio le visite programmate sul vulcano, dal titolo “Vesuvio ’e Notte”. Le visite vengono programmate sempre nelle notti di plenilunio, senza sottovalutare le fasi lunari, per guidare i visitatori attraverso i luoghi più affascinanti e tradizionali del Vesuvio. Ai Parchi delle stelle è stato dedicato un concorso fotografico ad hoc sulle immagini che meglio riescono a catturare la luce del cielo notturno e i profili dell’orizzonte nelle aree naturali protette. Il concorso è indetto dall’Osservatorio Astronomico Serafino Zani e dai “Parchi delle stelle”. Le foto più belle verranno esposte nei centri visita delle aree protette che le richiederanno e naturalmente su Internet. Tra i parchi che organizzano le nottate stellari ricordiamo: il Parco del Conero, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, il Parco Nazionale della Calabria, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale Val Grande. Per qualsiasi informazione è possibile consultare il sito Internet www.cityline.it che contiene l’elenco aggiornato periodicamente. astronomia La foto si intitola “Tramonto di Marte sul lago Scaffaiolo” e ha vinto il premio del concorso “I Parchi delle stelle” edizione 1999. È stata realizzata nel Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese, a 1.775 metri di quota. P a g . 15 Il Forestale n. 27/2005 risorse idriche L’oro blu del Bel Paese P a g . 16 L’acqua dolce diminuisce a vista d’occhio, il mondo ha sete e anche nel nostro paese si avverte la necessità di ridurre e ottimizzare i consumi. Le statistiche ci avvisano che siamo un popolo di spreconi e la Giornata Mondiale dell’Acqua 2005 ci ricorda che lo sfruttamento intensivo delle risorse può compromettere la vita del Pianeta l mondo ha sete. Nei paesi in via di sviluppo 400milioni di bambini - circa un quinto dell’intera popolazione infantile mondiale - sono privi dell’acqua necessaria per vivere. Dall’altra parte del globo, in Canada, ce ne è in abbondanza e un cittadino medio ne consuma quotidianamente una quantità sei volte superiore a quella utilizzata da un abitante di un villaggio rurale del Kenya (363 litri contro 53). E in Italia cosa succede? Quella che ci lega all’acqua è una relazione serena che poco risente delle emergenze di cronaca, un amore di lungo corso che dopo aver consolidato equilibri, vizi e abitudini si proietta con leggerezza nel futuro, senza particolari attese o preoccupazioni. La vox populi recita: “Nel nostro Paese l’acqua c’è, perché c’è sempre stata e sempre ci sarà, basta aprire un rubinetto o stappare una minerale. D’altra parte se ci fossero problemi, le fontane che gorgogliano in ogni angolo del nostro Paese sarebbero le prime a pagarne le conseguenze e a ritrovarsi a secco, vedendosi trasformate in aride e marmoree custodi di una preziosa risorsa che non c’è più”. E per finire: “Se ne siamo sprovvisti, come facciamo ad essere la terza nazione al mondo per consumi, dopo Canada e Stati Uniti?” I dati del bilancio idrico nazionale sembrano dare ragione agli ottimisti: ogni cittadino ne ha a disposizione 2.700 metri cubi l’anno. Tanti? Pochi?, diciamo molti, anche se di anno in anno tendono a diminuire, se le località a rischio di emergenza idrica crescono di numero e se i costi e i prezzi sono in rapido aumento. Sul quadretto sereno che ritrae gli italiani alle prese con oceani di acqua dolce, compaiono così le prime incrinature. E più si entra nel dettaglio, più diventano evidenti i problemi e le discrepanze: il 15% della popolazione del Bel Paese, ossia circa otto milioni di persone, per quattro mesi l’anno è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri d’acqua al giorno a persona. E i 2.700 metri cubi pro-capite? Beh, l’irregolarità dei flussi di distribuzione - un terzo dell’acqua disponibile si disperde lungo le reti fatiscenti degli acquedotti - I abbassa il quorum a quota 764 mc, pari a 764 mila litri a persona l’anno, poco più di 2.000 litri al giorno. Che continuerebbero a non essere pochi. Questi ultimi vanno però svincolati dalle statistiche, ed ecco che in buona parte del nostro Paese i rubinetti sono sotto stress, e il rapporto con sorella acqua “umile, preziosa e casta” - per dirla con le parole di San Francesco - normalmente disinvolto e disattento entra in crisi, e iniziano i dolori. “La disponibilità di acqua pulita rappresenta un bene senza eguali. In questo secolo non c’è ancora una tecnologia in grado di produrre acqua. Essa non può essere sostituita o duplicata. Deve, perciò, essere valorizzata e tutelata”. Una dichiarazione di guerra all’italian style, al modo distratto che abbiamo di intendere e di utilizzare l’acqua? Così sembrerebbe, ma il problema a cui fa riferimento il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2005 è infinitamente più grande. Di tutta l’acqua presente sulla Terra, 1,4 miliardi di chilometri cubi, solo l’1 per cento è acqua dolce, acqua che possiamo adoperare per bere e per far da mangiare. Un 1% che, comunque, è fuori dalla nostra portata, visto che per circa i due terzi si trova sequestrata dai ghiacci delle calotte polari e delle nevi perenni. Di acqua, così, ne rimane poca. Ma torniamo a “casa nostra”, come direbbero quegli ottimisti che non guardano alla globalità degli ecosistemi: la domanda è troppo alta rispetto alle risorse. Nel nostro Paese piove molto, circa 300 miliardi di metri cubi l’anno, “e le difficoltà - dicono i tecnici sono da imputare sostanzialmente alla distribuzione delle precipitazioni sul nostro territorio che non avvengono in modo uniforme sia dal punto di vista spaziale, che temporale”. Un problema che tradotto, suona più o meno così: la differenza di latitudine tra Nord e Sud della penisola comporta notevoli varietà climatiche, con conseguenti difformità nell’altezza media delle precipitazioni, e delle disponibilità idriche. Il Nord ne ha in abbondanza, il Sud meno di quanto gliene occorra. Puglia, Sicilia e Sardegna registrano una piovosità che è meno della metà di quella del Veneto e della Lombardia. Il Nord utilizza solo il 50% delle sue disponibilità idriche, Sicilia, Sardegna e Puglia coprono appena il 10/20% del proprio fabbisogno. Come se non bastasse siamo colpiti anche da una concentrazione temporale delle precipitazioni: piove poco nel semestre aprile-settembre, a catinelle tra ottobre e marzo. Piove tanto e tutto insieme, acqua quasi inutile, perché supera la capacità di stoccaggio dei corsi d’acqua, dei laghi e del sottosuolo, che sfugge al risorse idriche Il Forestale n. 27/2005 nostro controllo e utilizzo, andandosi a peggiorare e l’Onu calca la mano ricordando stemperare nel mare. che un litro di acqua contaminata ne inquina Ecco spiegato perché dei circa 300 miliardi circa 8. Piove sul bagnato. di metri cubi l’anno di afflusso meteorico, Oltre ai problemi strutturali e allo solo il 15% risulta attingibile. sfruttamento indiscriminato - siamo degli Ci sono poi le vie d’acqua. Ogni anno 110 spreconi - a sollevare interrogativi altrettanto miliardi di metri cubi di acqua scorrono nei seri è il modo in cui l’acqua dolce viene letti dei nostri fiumi, con una quota impiegata: il 48% per uso irriguo, il 19% per disponibile all’utilizzo di circa 18 miliardi di mc, uso civile e industriale; il 14% per il settore pari a circa il 16% del potenziale energetico. complessivo. Per il comparto agricolo, fino a oggi massimo Grazie alla costruzione di sbarramenti e utilizzatore d’acqua nel nostro paese, l’Ong invasi, la capacità di immagazzinamento sale ambientalista Green Cross Italia, nel dossier a circa 40 miliardi di metri cubi/l’anno. Un dedicato all’oro blu, segnala: “In questo dato positivo. settore esigenze di mercato e una rinnovata E le acque sotterranee, quelle buone, quelle concezione dell’agricoltura stanno portando di falda, quelle pure da bere e da destinare ad una riduzione nell’utilizzazione delle all’alimentazione? Ottime e abbondanti, risorse. almeno così venivano descritte e così le Una evoluzione che sembra incoraggiare la ricorderemo. Infatti, se i ritmi di prelievo si specializzazione dell’agricoltura nazionale attesteranno su quelli che sta puntando al dell’ultimo decennio, ridimensionamento L. Di Battista - NPA/CFS saranno presto un quantitativo delle ricordo. produzioni a Rispetto ai tempi di vantaggio di una più ricarica dei elevata qualità. In giacimenti idrici le questo contesto estrazioni di “acque l’uso di tecniche profonde” sono risparmiatrici di decisamente acqua tende a eccessive, il 48,6% diffondersi, del totale, contro il specialmente nel 37,9% delle sorgenti, Mezzogiorno, dove l’8% dei bacini senza acqua non è naturali, il 4,8 dei possibile corsi d’acqua un'agricoltura superficiali, lo 0,4 dei competitiva”. laghi naturali e lo 0,3 Questa la buona delle acque marine o notizia, sostenuta salmastre di dalle dichiarazioni e superficie. I guai non dalle azioni del finiscono qui: il water ministro Gianni minning, lo scavare Alemanno: “Nella profondi pozzi Finanziaria di “minerari” per quest’anno il estrarre l’oro blu, sta Governo ha mettendo in crisi le stanziato mille milioni profondità del nostro di euro per Paese. Lungo le potenziare il sistema linee di costa l’acqua irriguo. Si tratta di un La Giornata Mondiale dell’Acqua 2005 ha ricordato salata tende a investimento mai l’importanza di ridurre lo spreco delle risorse idriche del nostro Paese. L’acqua è un bene limitato da utilizzare con infiltrarsi andando ad attuato prima, che particolare attenzione. occupare, dimostra contaminandoli, gli un’attenzione spazi prima destinati a quella dolce. particolare per le infrastrutture dell’acqua. Anche la memoria fa brutti scherzi e non È anche necessario procedere con forti sono proprio acque buone come le iniezioni di innovazione tecnologica per ricordavamo. Il problema questa volta è in riuscire a risparmiare al massimo l’acqua, superficie, e li non tutto funziona come che non è più un bene infinito ma limitato e dovrebbe. Nel 2002 il 30% degli italiani deve essere dunque utilizzato con viveva in capoluoghi privi di sistemi di particolare attenzione. Abbiamo deciso, depurazioni efficienti, mentre nel meridione inoltre, di erogare finanziamenti agli era raro che la depurazione superasse il imprenditori agricoli che vogliono investire e 25% delle acque reflue prodotte. E il resto comprare nuove tecnologie per l’uso degli scarichi dove è andato a finire? In dell’acqua. C’è, in sostanza, una nuova buona parte disperso nei terreni, e da li alle attenzione strategica per l’acqua, che è la falde, anche se il passo non è breve, non è materia prima dell’agricoltura ed al Sud non neppure troppo lungo. deve più mancare”. La qualità delle nostre acque tende così a I.D. P a g . 17 Le acque dei Cesari proprietà delle sorgenti migliori: Columella si dedicò a descriverne i gusti, Vitruvio i territori dai quali avevano origine, mentre Plinio, scoprendo le proprietà medicali delle acque termali, gettò le basi dell’idrologia medica. Ma c’è di più: non si accontentavano di andare solo alla loro ricerca e di berle alla scaturiggine, le volevano sempre a portata di bocca e per far questo le canalizzavano hi di un bicchier d’acqua minerale attraverso opere dalle architetture apprezza solo bollicine o monumentali, gli acquedotti, oppure le trasparenza, qualità organolettiche o trasportavano nella caput mundi sigillate salutistiche dovrà ricredersi e fare nelle anfore. L’impero dell’acqua era nuovamente il punto sulle proprie fondato su conoscenze che oggi convinzioni. Le acque minerali italiane - o sembriamo aver perduto”- conclude la almeno una parte di esse, circa trenta Belisario. etichette - hanno una marcia in più, un valore Facile come bere un bicchiere d’acqua? aggiunto in grado di proiettarle al di fuori dei Sembra proprio di no, luoghi comuni e delle visto che per strategie di riconquistare queste marketing aziendale, conoscenze antiche e di restituire loro il progetto “Le Acque l’identità e lo dei Cesari” ha messo spessore di una in campo un pool risorsa naturale, non solo buona e interdisciplinare di gratificante al palato, studiosi, scienziati, ma nobile, anzi storici e uomini di “nobilissima”. lettere che, Stiamo parlando basandosi sui delle “Acque dei precetti dei patres, Cesari”, quelle fonti stanno sparse sul territorio approfondendo la nazionale scoperte, tematica e i valorizzate e complessi rapporti utilizzate dalla che legano le fonti al progenie di Remo, territorio. Per dirla che oggi con Vitruvio, Talis confluiscono sulle aquae, qualis terra nostre tavole in per qua fluunt - le bottiglia, e acque sono tali e soprattutto quali al terreno che nell’omonimo attraversano. progetto culturale di “Stiamo valorizzazione ricomponendo i mille Fontana romana nel sito archeologico di Altilia Saepinum in storico-territoriale. frammenti di una provincia di Campobasso. “La romanità di età storia mai classica rappresenta sufficientemente il livello più alto della cultura idrica del mondo approfondita, e ci stiamo accorgendo che occidentale” - ci racconta la biologa e storica non abbiamo di fronte delle semplici bottiglie dell’alimentazione Gabriella Belisario tra gli di acqua minerale, ma dei monumenti liquidi, autori del progetto, che prosegue - “parlo di dei libri aperti, dei testimonial di gusti antichi cultura idrica, perché i romani sono stati i che hanno attraversato i secoli quasi intatti. primi a riconoscere e a descrivere L’obiettivo finale del progetto, dopo la prima differenze, laddove ancora oggi i più vedono fase dedicata al recupero e alla lettura dei solo uniformità. In poche parole, hanno materiali, è registrare i risultati acquisiti sul sostituito il termine singolare e indistinto territorio, perché, al pari del vino possiamo “acqua”, con quello plurale e maggiormente parlare di terroir dell’acqua. Tutelare i articolato di “acque”, come a dire: “le acque territori e i paesaggi dell’acqua è l’unico sono tante e non una sola, e sono tutte sistema per difendere questi irripetibili diverse l’una dall’altra”. I romani erano in miracoli della natura”. grado di riconoscere le caratteristiche e le I.D. C Il Forestale n. 27/2005 Foto Gimp risorse idriche Nasce un progetto per ricostruire la storia delle acque minerali utilizzate e valorizzate ai tempi dei romani e per tutelare i territori dai quali ancora oggi sgorgano. “Siamo di fronte a dei monumenti liquidi, a dei libri aperti che raccontano storie e sapori antichi” P a g . 18 LE POTENZIALITÀ TERAPEUTICHE DEI CENTRI TERMALI La salute vien dall’acqua Ritrovare l’armonia interiore e il benessere psico-fisico grazie ad un farmaco regalato dalla natura Il Forestale n. 27/2005 benessere di Valeria Maffei centri termali sono immersi in oasi di verde e di pace, dove le meraviglie naturali, la varietà dei paesaggi e l’aria pura permettono il raggiungimento del benessere e la rigenerazione sia del corpo che dello spirito. Mentre d’inverno è d’obbligo immergersi nelle atmosfere sulfuree delle acque calde di Saturnia, Bagno Vignoni o Viterbo, d’estate è consigliato rigenerarsi con quelle fresche ricche zolfo, magnesio, calcio e bicarbonato di Tabiano, Saint-Vincent o Abano. Ma attenzione al fai da te, infatti accanto ad acque passpartout, buone per il relax e il welness, ne esistono molte “altamente specializzate”, da bere, o in cui immergersi, solamente in caso di problemi specifici. Per queste ultime ci sono gli specialisti di medicina idrotermale, per tutte le altre, basta attenersi alle I Il contatto del corpo con l’acqua, il bagno di vapore e il profumo delle essenze naturali riaccendono i ritmi vitali e aiutano a ritrovare l’armonia interiore. P a g . 20 indicazioni che si trovano presso le fonti. Comunque sia, dal nord al sud, da est a ovest, l’Italia è attraversata da veri e propri itinerari della salute che vanno incontro ad alcuni dei paesaggi più suggestivi che la storia geologica “giovane” della nostra penisola - fatta di vulcani mai sopiti e di una terra facile ai tremori - ha saputo disegnare. E tra una montagna e una collina o sul piano morbido di una campagna ecco che la roccia, come per miracolo, lascia sfuggire dalle sue profondità acque salutifere dalle proprietà miracolose. I momenti più belli sono all’alba, quando il sole sorge dietro le colline e si viene lentamente risvegliati dal suo calore mentre si nuota tranquillamente nelle piscine termali immerse nel silenzio. Al tramonto, la luce assume tonalità calde e magiche e lo spettacolo è altrettanto affascinante. Il contatto del corpo con l’acqua, il bagno di vapore, la terra calda dei fanghi ed i profumi degli oli e delle essenze riaccendono i ritmi vitali e aiutano a ritrovare l’armonia interiore ed uno stato di benessere totale. Infatti il diffondersi di una cultura dello star bene e del vivere sano che ricomprenda sia il corpo che lo spirito è confermato anche dalla nuova definizione di salute proposta dall’Organizzazione Mondiale della Salute. Secondo l’OMS il concetto di salute non indica solo l’assenza di uno stato patologico a livello fisico, ma intende uno stato di benessere totale: fisico, psichico e sociale. Ed è proprio la globalità dell’uomo ad essere da sempre in primo piano nel termalismo, una disciplina che conserva un approccio medico scientifico completo nei confronti dell’uomo. La medicina termale oggi è una vera e propria scienza che si basa su diagnosi, terapie e sulle nuove conoscenze messe a disposizione dalla continue ricerche svolte dalle Università, che attualmente si occupano anche della preparazione scientifica dei medici. A differenza di quanto avveniva nei primi anni del 900, quando il termlismo era funzione curativa. L’Italia è famosa in tutto il mondo per i suoi numerosi centri termali che si differenziano per le caratteristiche delle acque, classificate in base ai sali minerali di cui sono ricche. L’uso delle acque minerali a scopo terapeutico è antichissimo: è stato Ippocrate a studiarne per primo, nel suo trattato “Corpus Hippocraticum”, le preziose proprietà dal punto di vista chimico, organolettico ed igienico. Nei secoli il fenomeno termale si è arricchito di una serie di valenze sia sociali che culturali, ed è solamente nel 1800, grazie allo sviluppo della chimica moderna, che l’acqua si è delineata nella sua fisionomia di farmaco complesso e polivalente in grado di curare le più diverse tipologie di disturbi. Ad esempio le acque sulfuree di Salsomaggiore, di Abano o Aqui sono molto indicate per coloro che soffrono di reumatismi. Per combattere i disturbi dell’apparato respiratorio si può usufruire delle cure inalatorie presso i famosi centri di Sirmione o Tabiano, mentre la stazione di Comano è specializzata nella cura di malattie cutanee. Inoltre i bagni, l’idromassaggio, i fanghi o il trattamento termale in grotta, sfruttando le innumerevoli proprietà terapeutiche del patrimonio idrominerale, assicurano importanti funzioni di prevenzione, cura e riabilitazione. Il Forestale n. 27/2005 considerato un fenomeno d'élite - erano infatti solamente le classi di alto livello economico e culturale a potersi permettere il lusso di ritemprarsi presso le stazioni termali - oggi la frequentazione dei centri termali è molto diffusa anche presso le classi medie. La forte crescita della domanda di servizi legati al benessere psico fisico ha portato al diffondersi del fenomeno delle vacanze benessere nei centri termali, nei beauty center e negli agriturismi. Sono molti gli stabilimenti termali in Italia che offrono settimane o week end antistress, soggiorni benessere e “riequilibranti”, che comprendono, oltre alle terapie vere e proprie, anche trattamenti estetici e massaggi rilassanti. Inoltre particolare attenzione è dedicata alla cucina, colorata ed ipocalorica, a base di tisane e frutta di stagione. È soprattutto la domanda di termalismo e di beuty farm ad essere in forte crescita: nel 2000 le spese in questo settore hanno raggiunto gli 8.900 miliardi di vecchie lire e nei prossimi anni si prevede una crescita ancora maggiore. Le beauty farm, vero fiore all’occhiello del sistema ricettivo italiano, ospitano un pubblico sempre più differenziato, non solo composto da persone anziane e affette da particolari patologie; è infatti ben l’84% degli italiani ad attribuire al termalismo un’importante benessere Bagno Vignoni (SI) è un piccolo borgo della Val d’Orcia che ha una caratteristica inconfondibile: la piazza centrale è una grande vasca termale d’acqua calda dove, fino a qualche tempo fa, era possibile anche immergersi. P a g . 21 TURISMO A SETTE STELLE Il Forestale n. 27/2005 risorse idriche Acqua di lusso La maggior parte della superficie terrestre è occupata dal mare. Gli oceani coprono circa il 71% della superficie del nostro pianeta. Per questo da sempre l’uomo inventa modi di convivenza con l’acqua, amica-nemica, ma soprattutto da conoscere e inventare. Ecco come l’elemento primordiale per antonomasia si autorilancia nell’era del global village e diventa un originale, prolifico affare turistico di Eleonora de Nardis i eravamo stupiti dieci anni fa per le metropolitane sottomarine di Hong Kong, crocevia dell’Asia e megalopoli dove l’antico spirito cinese si fonde con un’avveniristica razionalità dell’organizzazione urbana. Pensavamo che solo lì, dove ogni giorno gli abitanti fanno i conti con tradizioni secolari ed C eventi all’avanguardia legati all’acqua, (elemento che da millenni contraddistingue il loro stile di vita) potessero prendere forma idee del genere. E invece la bioarchitettura acquatica ci sorprende ancora, laddove il nostro sguardo esce dallo schema urbano e di quotidianità e va alla ricerca di esotismo, magari sfogliando un depliants turistico, e i chilometri cubi di acqua marina prendono la forma di un mondo dei balocchi. Per esempio a Dubai, dove l’acqua fa rima con lusso e intrattenimento. Non poteva esserci posto migliore, se si pensa che la piccola città stato degli Emirati Arabi Uniti, considerata la perla del Golfo Persico, aveva già un suo personale guiness dei primati. Qui si trova già l’albergo più alto e uno dei più costosi al mondo, l’unico a sette stelle: il Burj al-Arab, la Torre araba, 321 metri a Il Rojal Towers nell’isola di Paradise Island, arcipelago delle Bahamas, è circondato da una imitazione della leggendaria città di Atlantide. P a g . 22 del mondo e soprattutto 220 lussuosissime suite con oblò panoramici, giochi di luce, aromi, suoni; ogni stanza avrà un pannello di controllo per regolare l’illuminazione, i suoni e persino gli odori. Fortemente sconsigliato a chi soffre di claustrofobia ma anche ai “comuni mortali” che non potranno permettersi 5.500 euro a pernottamento. Eppure questo gioiello non sarà certo l’albergo più caro al mondo. Guarda caso è proprio un altro esempio di bioarchitettura turistica a detenere il titolo di resort più costoso. È il Royal Towers, albergo acquatico da sballo situato a Paradise Island, isola dei Caraibi dal nome già fin troppo eloquente. Circondato da un’imitazione della leggendaria città di Atlantide, con corridoi subacquei, acquapark con scivoli e la ricostruzione di ben cinque differenti ambienti marini, l’albergo ha, in ognuna delle sue 2.300 suites, suggestive finestre sottomarine a oblò. Un sogno, neanche a dirlo, alla portata di pochi: una sola notte “in paradiso” costa ben 25.000 dollari. Il Forestale n. 27/2005 forma di vela, un’attrazione fino a oggi inimitabile. Ma ben presto Dubai sarà ricordata per un altro santuario dell’albergazione di extralusso, l’Hydropolis Hotel, che sorgerà sott’acqua e sarà il primo resort del genere al mondo. Joachim Hauser, l’architetto tedesco artefice del progetto, già realizzatore di diverse strutture ambiziose in Medio Oriente, ha disegnato Hydropolis su un’estensione di 107.700 m2 sul fondo del mare, e ha previsto la sua costruzione a 300 m dalla costa di Dubai. Il gigantesco resort, che si prevede possa essere realizzato entro il 2006 e che costerà 455 milioni di euro, sarà formato da tre corpi principali: una futuristica stazione di arrivo, dove si troveranno la reception e gli uffici, un complesso sottomarino - la parte principale - e un tunnel trasparente che collegherà le due strutture. La base dell’hotel collocata a una profondità di 20 metri sarà d’acciaio, cemento e plexiglas; è prevista anche una piattaforma panoramica, 3 ristoranti da 150 posti, piscine termali, bar, un centro commerciale, il primo museo sottomarino risorse idriche Il Burj al-Arab (Torre Araba) di Dubai è uno degli alberghi più costosi del mondo, l’unico a sette stelle. P a g . 23 Tv interattiva al servizio dell’ambiente Il Corpo forestale entra nell’era del digitale terrestre. Partiti a marzo i primi collegamenti con Rai Utile, canale di pubblica utilità. Dal lunedì al venerdì, due gli appuntamenti quotidiani di Alessandra Cori ra i primi a comprendere e a voler sfruttare il potenziale innovativo e comunicativo della TV interattiva, il Corpo forestale dello Stato ha avviato già dal 10 marzo, i collegamenti con Rai Utile, il canale di pubblica utilità del digitale terrestre della Rai. Per ora gli appuntamenti sono due e vanno in onda dal lunedì al venerdì alle ore 10,30 e alle ore 11,30 ma, presto, in base alla convenzione che il Corpo forestale dello Stato ha sottoscritto con la Rai, le finestre informative quotidiane saranno ben quattro, una ogni ora, distribuite lungo l’arco della mattinata. Funzionari e dirigenti impiegati nei vari servizi operativi della Forestale, in diretta dalla Centrale operativa nazionale dell’Ispettorato generale, illustrano in pochi minuti fatti di cronaca che hanno al centro le tante attività del Corpo: dalla lotta al bracconaggio al traffico illecito di rifiuti, dagli incendi boschivi al contrasto ai reati ambientali e agroalimentari; dalla tutela delle aree naturali protette al servizio Meteomont di previsione e prevenzione delle valanghe; dal soccorso alpino fino alle operazioni di protezione civile e ai tanti altri temi legati alla tutela dell’ambiente, del territorio e del Il Forestale n. 27/2005 S. Azzarello - NPA/CFS media T Lo staff tecnico del nucleo produzioni audiovisivi del Corpo forestale è impegnato quotidianamente nella realizzazione di due collegamenti in diretta con Rai Utile. P a g . 24 paesaggio, nonché informazioni su situazioni di particolare emergenza. L’obiettivo è di avvicinare ancora di più il telespettatore-cittadino all’Amministrazione, di sensibilizzare un pubblico sempre più esigente ed attento alle grandi tematiche ambientali, passando attraverso un tipo di informazione costante e puntuale fornita da quello stesso personale che ogni giorno si trova ad intervenire in prima linea contro i continui attacchi all’ambiente e alla salute pubblica. Anche questa volta, il Corpo forestale dello Stato non ha perso un importante appuntamento con le nuove tecnologie e, al passo con i tempi, ha fatto in modo di cogliere l’occasione di essere presente già nella fase di sperimentazione avanzata di quella che viene ritenuta la nuova frontiera della tecnologia, che poi è la stessa utilizzata dai computer, da Internet e dai cellulari. È il linguaggio comune attraverso cui si realizza la convergenza dei media. Le immagini, i suoni ed i dati “parlano nello stesso modo” e possono unirsi, integrarsi e completarsi, fornendo per la prima volta al telespettatore la possibilità di interagire con la programmazione televisiva e sviluppare i servizi di “T-Government”, l’equivalente televisivo digitale dell’ “E-government” che attualmente consente di ottenere servizi e certificati, nonché inoltrare richieste alla Pubblica Amministrazione via Internet. La copertura del servizio televisivo digitale terrestre attualmente supera il 50% del territorio nazionale, con priorità ovviamente alle grandi città (che sono quasi tutte coperte). Il segnale dovrebbe arrivare a servire tutta Italia in tempi brevi, e comunque entro il 2006, anno nel quale verrà effettuato il cosiddetto “switch-off”, ovvero il definitivo passaggio dalla ormai obsoleta tecnologia analogica a quella digitale da parte di tutte le emittenti televisive, pubbliche e private. È possibile seguire le trasmissioni di Rai Utile sia sul digitale terrestre tramite decoder che sul satellite attraverso la piattaforma di Sky, al canale 873. Silvae, la cultura della natura in primo piano uecentosettanta pagine - tante ne conta la prima uscita - dedicate a chi vuole “leggere” la natura da più prospettive. Silvae, la nuova rivista del Corpo forestale, è un quadrimestrale a carattere tecnico-scientifico, che completa la filiera degli strumenti di comunicazione messi a punto dal Corpo per veicolare i propri valori e le proprie esperienze. Se a “Il Forestale” è delegato il compito di dialogare con la sua composita platea con un taglio veloce e giornalistico, a Silvae spetta quello di scavare in profondità nelle tematiche ambientali, per proporre nuove tesi, soluzioni e accendere dibattiti. Una rivista di approfondimento compendiosa, con firme importanti per contenuti alti, che invoglia a saltare da una pagina all’altra sul filo della libera associazione, grazie alla D ricchezza e alla trasversalità degli argomenti trattati. In sommario nel primo numero, un focus dedicato agli organismi geneticamente modificati (OGM) che si snoda nel corpo della rivista attraverso aspetti normativi, etici, di scenario e economici, con pluralità di voci e argomentazioni. Più avanti, in tema di trasversalità, “Cinema e natura: come la pellicola ha trattato l’ambiente”, “Il bosco, Pan e l’Universo” e “La riconquista della natura per una nuova religiosità ecologica”. Di ambito “forestale” il contributo del Magnifico rettore dell’Università di Firenze, Augusto Marinelli, con “Le risorse forestali e lo sviluppo delle zone montane”. La veste editoriale sobria, il formato maneggevole più da libro che da rivista - e l’alta leggibilità, frutto di una grafica studiata per orientare il lettore più che per intrattenerlo, insieme alla scelta politically correct di utilizzare carta ecologica non sbiancata con ammoniaca e senza cloro, completano il quadro della pubblicazione. I.D. media Nasce Silvae, rivista tecnico-scientifica del Corpo forestale dello Stato, a metà tra “casa del pensiero dei forestali” e luogo di approfondimento sulle tematiche ambientali Il Forestale n. 27/2005 Abbonarsi a Silvae è facile: 30 euro l’anno (20 euro per gli appartenenti alle Forze dell’ordine e per gli studenti), da versare sul c/c postale n. 12129003 intestato al Fondo assistenza, previdenza e premi per il personale del Corpo forestale dello Stato, via G. Carducci, 5 - 00187 Roma. Non dimenticate, inoltre, di indicare la causale del versamento e il codice fiscale o la partita iva. P a g . 25 Anche gli animali prendono l’aereo A Fiumicino, molti di loro sono “clandestini”, altri senza certificati, altri ancora illegali... Ma chi li controlla? di Emanuela Vecchiet i parla sempre più spesso di tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale. La cronaca quotidiana di giornali e televisione ci offre giornalmente notizie riguardanti le operazioni condotte dagli uomini del Corpo forestale, ma a ben vedere se viene dato il giusto risalto ai risultati brillanti raggiunti o a particolari operazioni di interesse comune, non bisogna dimenticare il lavoro quotidiano che si cela dietro. Quale strumento migliore per toccare con mano l’operatività degli agenti forestali, se non quello di trascorrere “Una giornata con il Corpo forestale”? Ecco quindi che per questa “puntata” abbiamo scelto l’Ufficio CITES che opera all’interno dell’Aeroporto di Fiumicino. Con l’acronimo CITES si indica la Convenzione di Washington sul commercio S Archivio CITES/CFS Il Forestale n. 27/2005 un giorno al comando stazione CITES - ANIMALI E PIANTE IN VIA DI ESTINZIONE Gli agenti del Corpo forestale del Servizio Cites presso l’Aeroporto di Fiumicino hanno effettuato nel solo 2004, 2.532.471 controlli nel settore del pellame. P a g . 26 internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione. La Convenzione nasce dall’esigenza di creare un serio controllo sul commercio di animali e di piante (vivi, morti o parti e prodotti derivati), dato che tra le principali cause di estinzione e rarefazione in natura di numerose specie è da annoverarsi lo sfruttamento commerciale. Ispettore Tedesco che tipo di controlli svolgete nel corso di una giornata tipo? Innanzitutto bisogna chiarire che la Convenzione regolamenta il commercio, non lo vieta e il regime di protezione dell’animale o del vegetale si determina sulla base delle tre Appendici. La prima contempla l’importazione solo in casi particolari, la seconda prevede quasi un libero commercio e la terza concerne i certificati d’origine. Più ci si avvicina alla prima appendice, più aumentano i vincoli e i divieti. I controlli che si effettuano nel corso di una giornata tipo innanzitutto riguardano il settore merceologico. Tutti gli animali vivi che troviamo in vendita all’interno dei negozi transitano infatti dall’aeroporto di Fiumicino e da pochi altri tra cui Malpensa. Controlliamo i pappagallini, gli uccelli di altre specie, i pesci tropicali ed i rettili. Per effettuare queste operazioni lavoriamo in una zona denominata Cargo City dove transitano tutte le importazioni a livello commerciale, sia di animali vivi, che di parti o prodotti derivati; lavoriamo tantissimo con le pelli, conciate o semiconciate, che le aziende importano per poi trasformarle in prodotti finiti come borse e portafogli delle più note marche di alta moda. La mattina presto si inizia quindi con i controlli merceologici, per passare al controllo passeggeri all’interno dell’aeroporto internazionale agli arrivi sia internazionali sia comunitari. Archivio CITES/CFS Per concludere con un tocco di colore, ci racconterebbe l’episodio più particolare che vi è capitato? Un giorno siamo stati chiamati perché c’era un uccello tutto viola con la testa rossa che volava proprio sulla pista, tra gli aerei. Era una Musophaga Violacea, una specie simile al nostro cuculo originaria dell’Africa, che con assoluta certezza era stata liberata da qualche passeggero sprovveduto che pur di non incorrere in una sanzione penale ha liberato il volatile appena sceso dall’aereo. C’è però anche chi, con “beata incoscienza”, si porta di ritorno da una vacanza da sogno alle Seychelles una Tridacne da 30 chili come souvenir, senza capire quale scempio ha procurato. La valva di una Tridacne di piccole dimensioni impiega quasi tre anni a crescere, chissà quanti anni di vita sono spirati in pochi istanti per averne solo la conchiglia! Ma il record arriva a 75 chili! Il Forestale n. 27/2005 Ci fa qualche esempio? Recentemente al posto di un libro e di un paio di jeans, che era il contenuto indicato sul pacco, abbiamo rinvenuto due piccoli sauri australiani nonostante il bando assoluto di esportazione di rettili vigente in Australia e proprio la settimana scorsa abbiamo trovato due catane, due spade realizzate con costole di elefante levigate ed incise. Altre “scoperte” avvengono durante le richieste di visita della Dogana. Senza il nostro visto, infatti, l’importazione su territorio comunitario non è permessa. Le operazioni di controllo nel settore del pellame sono elevatissime, 2.532.471 nel 2004, e frequentemente troviamo difformità rispetto quanto dichiarato, come quando al posto di scarpe di pelle bovina abbiamo trovato scarpe di jeans con inserti in pelle di pitone reticolato. Ricordo un caso dell’anno scorso che riguardava una dichiarazione un giorno al comando stazione ... e come operate su segnalazione o a campione? In generale operiamo in entrambi i modi. Per quanto concerne i voli ce ne sono alcuni “a rischio” che ci vengono segnalati dalla Dogana e dalla Finanza ai quali si riserva un’attenzione particolare; sono i voli provenienti solitamente dal Brasile, dal Sud America e Il commercio di dall’Africa. Ma animali e piante in via di estinzione è secondo per operiamo fatturato solo a quello della anche su droga e delle armi. Tra le cause di estinzione e rarefazione, segnalazione la principale è lo sfruttamento dell’occhio commerciale. astuto dell’operatore che individua il passeggero che tenta di d’importazione di corallo libero. In realtà, passare il Canale Verde (circuito di tra il corallo semplice erano nascosti 500 controllo doganale) senza dichiarare, chili di corallo blu che per essere mentre in realtà nasconde qualcosa. Le importato necessita della certificazione segnalazioni ci arrivano anche dalle CITES. Quest’operazione era partita a organizzazioni che cercano di contrastare seguito di una segnalazione di a livello mondiale tutte le forme di importazione di corallo blu dall’Indonesia commercio illegale, come ad esempio il sotto falso nome. WWF, e che spesso ci consentono di Quanto personale lavora all’ufficio CITES portare a buon fine il nostro intervento. di Fiumicino? Infine ci occupiamo delle importazioni a Siamo in dodici: due agenti sono fissi livello postale. Tutti i pacchi postali che all’aeroporto di Roma Ciampino (sul quale viaggiano via aerea vengono aperti da noi abbiamo giurisdizione), dalle quattro alle della CITES, dalla Dogana e dalla Finanza sei persone lavorano al Cargo City e il perché potrebbero costituire un pericolo. restante personale si suddivide tra il E infatti, spesso, all’oggetto indicato sul controllo passeggeri e il controllo postale. pacco non corrisponde il contenuto! P a g . 27 NATI QUANDO NON C’ERANO ANCORA TRENI O STRADE AGEVOLI, PARTICOLARI SENTIERI PERMETTEVANO IL TRASPORTO DEI TRONCHI Alla scoperta della via dei legni tradizioni Il legname dai boschi dell’Appennino arrivava a Firenze o ai cantieri navali di S. Croce sull’Arno, seguendo dei percorsi precisi che si snodavano su terra e in parte per via fluviale di Alessandro Bottacci i sono dei giorni nei quali, seduto con i miei novanta anni su un masso del Saltino, guardo il sole calare lentamente a ovest, sciogliendosi in un mare di rosso. In quei momenti mi tornano alla mente i tanti racconti sentiti dai vecchi quando si andava a veglia nelle lunghe sere d’inverno. Una volta, ero ancora un bambino, uno di loro, un uomo al quale gli anni non avevano tolto C Il Forestale n. 27/2005 l’aspetto forte e lo sguardo coraggioso, mi raccontò di uno strano lavoro che aveva svolto in gioventù ed il cui ricordo gli era rimasto vivo nella memoria per tutta la vita: il trasportatore di tronchi. Mi prendeva con le sue grandi mani e, mettendomi sulle ginocchia, mi chiedeva con la sua voce profonda: “Hai mai guardato le grandi capriate che sostengono il tetto di molte chiese? O le lunghe travi dei saloni nei palazzi rinascimentali? O i maestosi alberi dei velieri? Sai da dove veniva tutto quel P a g . 28 legno? Dai boschi della nostra montagna”. Poi proseguiva: “Allora non era come adesso. Non c’erano treni o camion per trasportare agevolmente i lunghi alberi, abbattuti a colpi di ascia o col segone. Il legname dai boschi dell’Appennino arrivava a Firenze o ai cantieri navali di S. Croce sull’Arno seguendo dei percorsi precisi che si snodavano in parte su terra ed in parte sull’Arno: le cosiddette vie dei legni. “In Toscana i pennoni delle navi o le travature delle chiese erano costruiti utilizzando l’abete bianco proveniente dalle foreste di Camaldoli e di Vallombrosa. Questo albero infatti fornisce un ottimo legno, elastico, leggero e resistente. Il fatto che questa specie fosse così richiesta aveva portato ricchezza ai monasteri proprietari delle foreste e, in qualche modo, anche a tutti coloro che lavoravano per loro. “Utilizzando catene e puntoni, agganciavamo i tronchi, lunghi anche più di 25-30 metri, ai gioghi di coppie di buoi e li guidavamo lungo queste vie dei legni. Talvolta per un tronco si utilizzavano anche 5 coppie di buoi. I tracciati principali erano rivestiti in pietra e mantenuti con cura. Per evitare che il selciato fosse conduceva fino all’Arno, dove esistevano i cosiddetti “porti”. La strada dei legni di Vallombrosa, ad esempio terminava al porto di S. Ellero, posto proprio alla confluenza tra il Vicano e l’Arno, seguendo più o meno il tracciato del trenino a cremagliera”. A questo punto la mia curiosità aumentava e domandavo al vecchio boscaiolo come proseguiva il viaggio dei tronchi da lì fino a Firenze, a S. Croce e al mare. Guardandolo negli occhi si poteva scorgere una luce particolare e capire che le sue pupille rivivevano momenti pieni di pericolo e di coraggio. “Dal porto di S. Ellero - proseguiva il vecchio - il viaggio continuava sul fiume. Allora l’Arno, prima delle sistemazioni realizzate dai granduchi, era ancora Un’altra parte proseguiva verso S. Croce dove si trovavano i cantieri navali del Granducato. Altri tronchi venivano infine fluitati fino a Pisa e a Livorno, dove i monaci vallombrosani avevano addirittura un magazzino di vendita. “Lì il nostro lavoro finiva. I tronchi, trasformati in alberi per i velieri, prendevano la via del mare, noi invece ci incamminavamo per tornare ai monti”. Qui il vecchio boscaiolo smetteva di parlare ed io, che stavo ancora sulle sue ginocchia, potevo intuire un brillio di nostalgia nei suoi occhi. Forse lo stesso brillio che voi che ascoltate potete vedere nei miei occhi ormai vecchi. Il Forestale n. 27/2005 navigabile in caso di piena. Legavamo i tronchi insieme, in gruppi che noi chiamavamo “foderi”, per mezzo non di corde ma di lunghe vitalbe (le liane frequentissime nei nostri boschi). Una volta preparati i “foderi”, si aspettava la piena e poi giù sul fiume a cavallo di queste zattere. Era un’operazione rischiosissima anche perché il fiume aveva molte svolte e i foderi andavano a sbattere verso la riva esterna. Talvolta i tronchi sbattevano l’uno contro l’altro o si incastravano tra di loro; in quei momenti era importante saper manovrare i nostri lunghi bastoni (le pertiche) per mantenersi in equilibrio. Ogni viaggio era carico di pericoli e qualcuno ci ha addirittura rimesso la vita. “Una parte dei tronchi si fermava a Firenze, dove questi erano utilizzati per le travature dei grandi palazzi e delle chiese. Ho sentito dire da un professore che a Rovezzano c’era un deposito di legname trasportato dal fiume, fin dai tempi degli antichi Romani. tradizioni rapidamente alterato dal passaggio dei pesanti tronchi, le pietre, di grosse dimensioni, non erano messe per piatto ma di taglio o come si diceva allora “per coltello”. In questo modo si evitava che i legni scivolassero troppo nelle discese più ripide sfuggendo al controllo degli uomini e degli animali che li trasportavano. “Avresti dovuto vedere cosa succedeva quando bisognava fare una curva più stretta. Il tracciato, in corrispondenza della curva, si allungava verso l’esterno. Arrivati in quel punto il tronco veniva spinto sul braccio morto e tutte le coppie di buoi girate. Una volta riagganciate le catene si riproseguiva lungo il percorso in discesa fino alla successiva curva a gomito dove l’operazione era ripetuta. “I resti di queste “vie dei legni” sono ancora visibili nelle foreste di Camaldoli e di Vallombrosa, che allora erano coperte da una vera e propria rete organizzata. Tutti i percorsi confluivano in uno principale e questo P a g . 29 ONORIFICENZE Cavalieri in arme cultura e società Presto anche il Corpo forestale dello Stato potrà vantare un proprio sistema onorifico rdine di S. Uberto di Lorena e di Bar, Ordine della SS. Trinità, Ordine Militare e Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme (…), Ordine della Concordia, (…) Ordine Militare di San Giorgio di Antiochia e della Corona Normanna di Altavilla, Cavalieri di Betlemme, Ordine di Gesù in Giappone (non ho mai sentito dire che questo grande Apostolo dell’umanità (…) abbia “O Ordine Equestre di San Marino Il Forestale n. 27/2005 avuto a che fare con il Giappone, eppure, hanno osato creare un ordine di Gesù in Giappone), Ordine di San Giorgio di Carinzia, e gli Equites Pacis, l’Ordine Capitolare dei Cavalieri di Colombo, l’Ordine Militare dei Cavalieri del Soccorso, l’Ordine Capitolare dei Cavalieri della Concordia. Basta, per carità!” Così il deputato Luigi Gasparotto, nel corso del dibattito in aula che avrebbe portato, nel 1951, all’istituzione dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. L’indomani del referendum del ’46, l’Italia si era trovata improvvisamente orfana del sistema onorifico monarchico: una perdita troppo grande per una società che aveva costruito sulle decorazioni e sui titoli cavallereschi la legittimazione di un rango acquisito, l’ascesa nella carriera, il rispetto e la considerazione altrui. In mancanza di P a g . 30 altro, il Paese si arrangiò. Per cinque anni, prosperò indisturbato un sistema onorifico alternativo basato sull’iniziativa privata. Ordini indipendenti, si autodefinivano, con il corredo di gran maestri dai titoli chilometrici, pompose cancellerie, improbabili alberi genealogici, cerimonie di investitura, perfino una rivista ufficiale. In realtà, si trattò di una delle maggiori truffe del primo dopoguerra, che arricchì spregiudicati millantatori facendo leva sull’appetito onorifico di migliaia e migliaia di sprovveduti, alla ricerca di un cavalierato a tutti i costi. E rileggendo gli atti parlamentari di allora, emerge chiaramente che la necessità di porre un freno ad una situazione divenuta insostenibile fu l’elemento decisivo per la creazione di un ordine repubblicano di cui molti, negli opposti schieramenti, avrebbero fatto tranquillamente a meno. È passato mezzo secolo, ma la situazione non si direbbe cambiata poi tanto. La caccia alla decorazione è un’attività tuttora fiorente, intorno a cui ruota un Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme disinvolto mercato che continua a sfornare commende fasulle, a concedere titoli nobiliari, a investire, con tanto di spadone medievale, infornate di cavalieri in smoking e mantello. Ed è inspiegabile, a meno di non ricorrere all’analisi antropologica, la facilità con cui si continua a cadere in trappole talmente maldestre armati dello Stato. Le insegne di ordini cavallereschi conferiti da paesi con i quali l’Italia intrattiene normali relazioni diplomatiche sono indossabili soltanto se si è ottenuta l’autorizzazione all’uso. La competenza è del Ministero degli Affari Esteri, fatti salvi gli ordini vaticani (incluso l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme), trattati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fanno eccezione le decorazioni del Sovrano Militare Ordine di Malta (membri dell’Ordine e Ordine al Merito Melitense): in base ad accordi bilaterali, possono essere portate liberamente. Più insidiosa, invece, è la questione relativa ai cosiddetti ordini dinastici, che non rientrano nel patrimonio cavalleresco degli stati sovrani. Insidiosa perché proprio in questo terreno agiscono Ordine Piano Ordine della Stella della Solidarietà Italiana numerosi istituti cavallereschi fasulli - per i quali, è bene dirlo, non ci sarà mai spazio per alcun provvedimento di autorizzazione - ma che continuano a fare proseliti. Come ci si può orientare, allora, in questa giungla onorifica? Come è possibile capire se si è di fronte a un ordine storicamente e giuridicamente legittimo oppure a un consesso di millantatori? La dottrina più rigorosa, peraltro coincidente con i lavori di un’apposita commissione consultiva creata presso il Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, attribuisce la potenziale autorizzabilità ai seguenti ordini dinastici: - Ordine di Santo Stefano e Ordine di San Giuseppe (Casa Asburgo-Lorena); - Ordine di San Gennaro e Ordine Il Forestale n. 27/2005 dottrina, aggiornamento e apparato iconografico. Chi veste la divisa, poi, deve adottare la massima prudenza, tenuto conto non solo della dignità dell’uniforme, ma anche delle sanzioni cui si potrebbe andare incontro. Vediamo, allora, qual è lo scenario che si offre, oggi, agli appartenenti ai Corpi cultura e società che appaiono vere e proprie offese all’intelligenza comune. Soltanto qualche mese fa, prima dell’arrivo dei carabinieri, un sedicente “principe d’Epiro” era riuscito a metter su una rispettabile impresa cavalleresca che distribuiva fotocopie a colori di diplomi di onorificenze pontificie, creava conti e baroni, distribuiva croci di un ordine talmente sgangherato nel nome da sembrare ispirato alle migliori pellicole della commedia all’italiana degli anni ’50. E di poco più lontano nel tempo è il caso dell’“Ordine della Corona di Ferro”, assolutamente privo di legittimazione ma abilissimo nell’introdursi negli ambienti che contano. Alti esponenti delle Forze armate e delle istituzioni, che ne erano stati insigniti avevano richiesto e ottenuto dal Ministero degli Affari Esteri l’autorizzazione all’uso delle insegne. Qualche tempo dopo, con un’imbarazzata quanto coraggiosa retromarcia, la Farnesina ha prima sospeso e poi revocato tutte le concessioni. Insomma, la materia delle decorazioni non nazionali presenta ancora oggi vasti margini di ambiguità. Non sempre, poi, la produzione editoriale aiuta a fare chiarezza: accanto a testi di elevato rigore scientifico (vedi box), sono presenti opere approssimative per P a g . 31 cultura e società autorizzato il pubblico uso in Italia delle rispettive decorazioni. Mancano ancora, al momento, provvedimenti in favore degli ordini sabaudi dell’Annunziata e dei Santi Maurizio e Lazzaro. Seguiremo la questione e torneremo, se il caso, sull’argomento. Infine, un’anticipazione che farà certamente piacere. Il Corpo forestale dello Stato avrà, finalmente, un proprio sistema onorifico: sono già in avanzato stato di studio le benemerenze Sovrano Militare Ordine di Malta Costantiniano di San Giorgio (Casa Borbone-Due Sicilie); - Ordine Costantiniano di San Giorgio e Ordine di San Lodovico (Casa BorboneParma); - Ordine della SS. Annunziata e Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Casa Savoia). Attenzione, però. Potenzialmente autorizzabile non significa né riconoscimento da parte dello Stato, né certezza di buon esito della pratica. L’autorizzazione del Ministero degli Affari Esteri, infatti, è un provvedimento a carattere individuale che gode di un amplissimo margine di discrezionalità. In altre parole, motivi di opportunità potrebbero consigliare di non dar luogo alle autorizzazioni, sebbene l’ordine possieda, in punto di diritto, tutti i requisiti. Sulla scorta dell’orientamento fin qui tenuto dalla Farnesina, si può dire che la gran parte degli ordini sopra elencati hanno buone probabilità di vedere Ordine al Merito della Repubblica Italiana di lunga carriera forestale, di anzianità, di lungo comando, di lunga navigazione, di lunga navigazione aerea, di commiato. Accanto alle medaglie “nazionali” al valore e al merito ci saranno, dunque, i segni d’onore riservati agli appartenenti al Corpo, testimonianza della vitalità dell’Istituto e dell’unanime consenso che ogni giorno riscuote nel Paese. immagini © in.edit progetto studio Random Vestire gli Onori di Michele D’Andrea e Fabio Cassani Pironti Casa editrice in.edit, Roma [email protected] Pagg. 416 - Prezzo di copertina € 130,00 Il Forestale n. 27/2005 Nel vasto e non sempre qualificato panorama della bibliografia onorifica, Vestire gli Onori si pone ai vertici per il rigore scientifico, il monumentale apparato iconografico, la completezza e l’aggiornamento delle informazioni. Anzitutto, la raffinata rappresentazione grafica, in scala 1:1 e in tutti i gradi e formati, delle decorazioni degli ordini cavallereschi legittimamente conferiti nella penisola italiana. Poi, e qui sta la grande novità dell’opera, un’ampia sezione che spiega, attraverso un centinaio di figurini a colori, il corretto uso delle decorazioni con le tenute militari, civili, religiose, diplomatiche e cavalleresche attualmente in uso. Si tratta di un manuale unico nel suo genere, che costituisce un prezioso contributo di dottrina e che fa chiarezza, finalmente, in un mondo spesso caratterizzato da dubbi ed errori interpretativi. P a g . 32 La Forestale in corona e blasone La storia, le glorie e gli onori del Corpo racchiusi nello stemma araldico di Francesco Martignetti B araldica enché lo stemma araldico del Corpo forestale dello Stato abbia un’origine recente, essendo stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica del 23 ottobre 1997, esso si innesta nel solco della tradizione dell’araldica militare italiana, la cui origine viene fatta comunemente risalire al 1692, anno in cui Vittorio Amedeo II, re di Sicilia e poi di Sardegna, concesse per la prima volta uno stemma ad ogni suo reggimento. Si deve comunque aspettare fino al 1917 per l’emanazione di un provvedimento organico sulla materia, il Regio Decreto n. 1391 del 18 agosto dello stesso anno, con il quale venne ufficialmente istituita un’onorificenza per premiare lo sforzo dei reparti che combattevano contro l’impero austroungarico. Ulteriori disposizioni vennero emanate con il Regio Decreto del 24 marzo 1932, che sanzionò la forma definitiva dei “motti araldici” per i reggimenti e corpi dell’Esercito, e con la circolare del Ministero della Guerra n. 55619 del 4 luglio 1939, con la quale si fornirono istruzioni per le domande di concessione dello stemma per i reggimenti. Con altra circolare del 7 ottobre 1939, la n. 92060, sempre del Ministero della Guerra, si ribadì la forma “sannitica” dello scudo. La concessione di stemmi e motti araldici per i corpi militari venne sospesa nel 1942, per poi essere ripristinata con l’avvento della Repubblica, con circolare del Ministero della Difesa n. 523 del 22 novembre 1948. Le norme e le caratteristiche degli stemmi dell’Esercito vennero poi codificate con la circolare n. 210 del 13 febbraio 1950. La disciplina in materia di stemmi araldici militari venne completamente rivista nel 1987, quando lo Stato Maggiore Esercito, per impulso del Presidente della Repubblica Cossiga, con circolare n. 121 del 9 febbraio dello stesso anno dispose che tutti i Corpi ed Enti militari aventi diritto a fregiarsi di uno stemma dovessero rivederne il disegno, attenendosi alle seguenti direttive: “1. Corpi ed Enti dell’Esercito che hanno diritto a fregiarsi di uno stemma sono tutti quelli ai quali è stata concessa la Bandiera. 2. Nel loro complesso e nei loro particolari costitutivi, gli stemmi dovranno porre in giusta evidenza i fattori storici che hanno nobilitato il Corpo o l’Ente. 3. Lo stemma sarà composto di tre parti: scudo, corona turrita, ornamenti. Scudo: sarà appuntato (forma detta sannitica). Le sue armi potranno essere formate da tutte le figure (araldiche, naturali ed ideali); per la loro blasonatura ci si dovrà basare principalmente sulle origini, sulle tradizioni, sui legami territoriali e sulle più salienti glorie militari e di fatti d’arme che hanno comportato la concessione di Il Forestale n. 27/2005 Stemma araldico del Corpo forestale dello Stato - Bozzetti preparatori, 1997. P a g . 33 araldica alternativamente ai due lati dello scudo iniziando da destra. La loro larghezza sarà di 1/14 di quella dello scudo e non potranno scostarsi dai fianchi dello stesso di oltre la metà della sua larghezza. Essi saranno tanti quante le medaglie al Valore che fregiano la Bandiera fino ad un massimo di dieci (cinque per lato); qualora il numero complessivo delle decorazioni ecceda il suddetto limite, la stessa ricompensa più volte concessa sarà indicata - a partire da quella di minor prestigio - dal relativo numerico romano, d’oro, caricato sul corrispondente nastro nel senso della larghezza. Le raffigurazioni autorizzate sono - Medaglia d’Oro al Valor Militare: azzurro bordato d’oro; - Medaglia d’Argento al valor Militare: azzurro bordato d’argento; - Medaglia di Bronzo al Valor Militare: azzurro; - Croce di Guerra: azzurro con due filetti centrali d’argento; Medaglia al Valore dell’Esercito: azzurro con due filetti d’oro; - Medaglia al valor Civile: i tre colori nazionali. 4. Sostegni e tenenti: se ne ammetterà l’impiego soltanto in via eccezionale allorché una particolare ricerca storica convalidi la necessità di tali ornamenti”. Con la “riforma Cossiga”, per la prima volta dal dopoguerra, vennero introdotti criteri di uniformità per la composizione degli stemmi araldici dei corpi militari e, soprattutto, venne introdotto un chiaro riferimento alla forma repubblicana dello Stato, rappresentato dalla corona turrita che sormonta lo scudo. Nel 1996 l’allora Capo del Corpo forestale dello Stato, Sergio Incoronato, incaricò un gruppo di funzionari dell’Amministrazione Il Forestale n. 27/2005 decorazioni al Valore Militare o glorie di eventuale altra natura dei Corpi. Il capo onorevole d’oro, unico e non soggetto a partizioni, blasonerà le Medaglie d’Oro al Valore Militare conseguite. Corona turrita: sarà formata da un cerchio, rosso all’interno, con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili). Le torri hanno foggia rettangolare e dieci merli alla guelfa (quattro dei quali angolari), sono munite di una porta e di una sola finestra e sono riunite da cortine di muro, ciascuna finestrata di uno. Il tutto è d’oro e murato di nero. Essa sormonterà lo scudo. Ornamenti: comprenderanno Lista bifida: d’oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l’alto, riportante il motto. I caratteri saranno maiuscoli lapidari romani, di nero. La lingua da usarsi può essere quella italiana o quella latina e solo eccezionalmente, per fondati motivi tradizionali, sarà consentito l’uso di una lingua straniera o di un dialetto. Onorificenze: saranno accollate alla punta dello scudo con l’insegna pendente al centro del nastro che avrà i colori della stessa. Non potranno essere accollate più di tre diverse onorificenze e non si dovrà dar luogo alla ripetizione della stessa onorificenza più volte conseguita. Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo. Essi si ripartiranno Stemma araldico del Corpo forestale dello Stato - 1997 P a g . 34 Stemma araldico del Corpo forestale dello Stato - Dal 1998 in poi Il Forestale n. 27/2005 medaglie d’oro al Valor Civile, giusto riconoscimento dell’attività del Corpo forestale dello Stato a favore delle popolazioni colpite da calamità naturali. Dalla corona turrita d’oro, simbolo dei corpi militari, scendono ai lati dello scudo i nastri rappresentativi delle ricompense al Valore. Da destra verso sinistra, partendo dall’alto, essi indicano: - medaglia d’argento al Valor Militare (nastro azzurro bordato d’argento): guerra Italo-Etiopica (1935-1936); - medaglia d’oro al Valor Civile (nastro tricolore): per le avversità atmosferiche (1956); - medaglia d’oro al Valor Civile (nastro tricolore): terremoto Campania e Basilicata (1980-1981); - medaglia d’oro al Valor Civile (nastro tricolore):alluvione del Piemonte (1994-95); - medaglia d’oro al Valor Civile (nastro tricolore): terremoto Umbria e Marche (1997); - medaglia di bronzo al Valor Civile (nastro tricolore): disastro del Vajont (1963-64). Non compaiono, tra le ricompense rappresentate, la medaglia d’oro al Merito ambientale del 1994 e la medaglia d’argento della Croce Rossa italiana del 1996, delle quali pure è insignita la Bandiera del Corpo, in quanto non rientrano tra le decorazioni elencate nella circolare del 9 febbraio 1987. Notiamo come, all’attualità, la rappresentazione grafica dello stemma dovrebbe essere aggiornata prevedendo anche la raffigurazione della medaglia d’0ro al Valor Civile conferita nel 2002, per l’opera del Corpo forestale dello Stato a difesa del patrimonio naturale. L’onorificenza pendente, “accollata alla punta dello scudo”, indica la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia (nastro azzurro con filetto rosso centrale), concessa in occasione della guerra ItaloEtiopica (1935-1936). Lo stemma è completato dalla lista bifida e svolazzante d’oro, sulla quale è riportato, in lettere maiuscole nere, il motto: PRO NATURA OPUS ET VIGILANTIA (lavoro e vigilanza a favore della natura), che esprime sinteticamente i peculiari compiti istituzionali del Corpo. In conclusione vorrei ringraziare, oltre agli altri componenti del gruppo di lavoro che ha ideato lo stemma, anche i colleghi Nicolò Giordano e Claudio Sanchioli, le cui pazienti e minuziose ricerche storiche hanno costituito una preziosa fonte di informazioni per la stesura di questo articolo. araldica di elaborare lo stemma araldico del Corpo, e di curare le formalità amministrative per la sua concessione, nel rispetto delle prescrizioni richiamate. Le ricerche storico-araldiche condotte dal gruppo di lavoro, composto da Stefano Cazora, Luciano Ginnetti e Massimo Pippoletti, oltre che dall’autore del presente articolo, e le elaborazioni grafiche che ne seguirono, ebbero come risultato finale lo stemma che oggi ci è familiare, e che venne concesso al Corpo forestale dello Stato dal Presidente Scalfaro, con Decreto del 23 ottobre 1997. La blasonatura, cioè la rappresentazione verbale dello stemma, riportata nel Decreto di concessione, così recita: “di azzurro, all’aquila in profilo con il volo spiegato e alzato, con la zampa sinistra poggiata sul tronco d’albero, reciso, sradicato, munito di due fronde, una a destra, l’altra a sinistra, con la zampa destra poggiata a mezz’altezza sulla fronda posta a destra, il tutto d’oro; al capo di verde, caricato da tre ghiande di quercia, d’oro, gambute e fogliate di due, dello stesso, esso capo sostenuto dal filetto d’oro. Lo scudo è sormontato dalla corona turrita degli Enti Militari d’oro e ornato dalle insegne indicanti le ricompense e le onorificenze conseguite. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d’oro, il motto, in lettere maiuscole di nero, PRO NATURA OPUS ET VIGILANTIA." La scelta dei colori, del motto e delle figure presenti nello stemma, riflettono l’intento dei suoi Autori di evocare le tradizioni, le attività e l’alta funzione sociale del Corpo, nel contesto di una rappresentazione grafica rispettosa delle regole formali dell’araldica. azzurro dello smalto sul fondo dello L’a scudo, colore nobile per eccellenza, simboleggia il valore e la dedizione dei Forestali nell’adempimento del dovere. aquila, emblema del Corpo, è raffigurata L’a nell’atto di difendere e tutelare un albero, ancora vitale sebbene aggredito dagli eventi naturali e dall’azione dell’uomo, e simboleggia l’impegno vittorioso nell’opera di vigilanza e difesa del patrimonio naturale. Lo smalto verde del capo, colore tradizionalmente presente nelle uniformi del Corpo, è simbolo di vigore e cortesia, mentre le ghiande, che caricano il capo, affermano il saldo e nobile impegno nel lavoro che produce frutti, evocando l’operosità dei Forestali nella tutela dell’ambiente. Il filo d’oro che sostiene il capo indica le P a g . 35 La bilancia della giustizia pende a favore degli animali Il Forestale n. 27/2005 cites di Elisabetta Morgante P a g . 36 antesignano delle legislazioni più moderne, compresi i regolamenti comunitari vigenti di attuazione della Convenzione stessa (Reg CE 338/97). Oggi l’espressione animal welfare è entrata nel linguaggio e nella mentalità comune, ma la Convenzione CITES, già nel lontano 1973, oltre ai requisiti di sostenibilità del prelievo dell’esemplare in natura, o comunque di rispetto della riproduzione in cattività dello stesso, prevedeva che gli Stati Parte dovessero na storia affascinante quella del rapporto tra uomo e animale, che si perde nella notte dei tempi. E trattandosi di un rapporto che potremmo definire istintivo, è stato caratterizzato da un’alternanza di amoreodio, valorizzazionesfruttamento, e come in molti casi analoghi, si è andati avanti senza sentire la necessità di stabilire delle regole. Del resto una costante dell’evoluzione umana, in particolare nella cultura occidentale, è stata quella di far ruotare il mondo attorno all’uomo, secondo una visione antropocentrica dell’universo. Tuttavia, Il Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato è in prima linea nella con la presenza sempre battaglia di salvaguardia e tutela del mondo animale. più numerosa degli animali nella vita quotidiana verificare anche che “ogni esemplare vivo, dell’uomo si è determinata l’esigenza di durante qualunque periodo di transito, risolvere i molteplici problemi connessi a permanenza o trasporto, fosse questa mutata realtà. Dal trasporto al adeguatamente trattato, allo scopo di commercio, dalla custodia alle cure ridurre al minimo il rischio di ferite, di sanitarie, dal benessere all’alimentazione, malattie o di maltrattamenti”. gli animali - non solo domestici, ma anche Quello della CITES è una visione del selvatici ed esotici - sono divenuti sempre mondo animale che ne prevede, sì, uno più oggetto di attenzioni da parte di sfruttamento sostenibile (ovvero gli associazioni, volontari e di istituzioni, animali sono una risorsa che può essere soprattutto internazionali e comunitarie. sfruttata commercialmente), ma nel In questo senso un ruolo importante è rispetto di precise regole. Si può rischiare stato svolto dalla Convenzione di di sottovalutare la portata di tale Washington-CITES sul commercio normativa, ma se pensiamo che i Paesi internazionale di animali e piante che all’epoca ratificarono la Convenzione selvatiche minacciate di estinzione, (l’Italia nel 1980), cominciando per primi a rivelatosi uno strumento normativo U Archivio CITES/CFS La normativa stabilita dalla Convenzione di Washington che regola il commercio internazionale di animali e piante in via di estinzione e il codice penale garantiscono la salvaguardia del mondo animale e vegetale Arichio CITES/CFS Ogni anno milioni di animali esotici vengono catturati e trasportati al di fuori del loro habitat naturale. Pochissimi sopravvivono ai maltrattamenti subiti durante il trasporto. Il Forestale n. 27/2005 degli anni ’90, a denunce penali, sia per violazione della legge 150/92 che per maltrattamento di animali, quest’ultimo così come disciplinato dal codice penale. Oggi gli strumenti a disposizione degli addetti ai controlli sono sicuramente più numerosi, da ultimo la modifica del codice penale di cui alla legge 20 luglio 2004, n. 189 recante “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti”. Con tale legge, infatti, è stata inserita una sezione apposita del Codice penale sui reati contro gli animali. In particolare, vengono disciplinati e sanzionati [confisca e pene accessorie (art. 544-sexies)] l’uccisione di animali (art. 544-bis), il loro maltrattamento (art. 544-ter), gli spettacoli o manifestazioni vietati (art. 544-quater), i combattimenti tra animali (art. 544-quinquies) e l’abbandono (art. 727), l’utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce (art. 2), l’affidamento degli animali sequestrati o confiscati (19-quater). Sulle modalità di applicazione e di coordinamento tra le forze di polizia, è in corso di definizione l’apposito decreto del Ministero degli interni previsto dalla legge, in cui il Corpo forestale dello Stato è, a pieno titolo, parte attiva. cites regolamentare questo tipo di commercio internazionale, stabilirono in modo efficace anche lo strumento delle sanzioni, ci rendiamo conto dell’innovazione che portò, nella concezione stessa di utilizzo degli animali. Se pensiamo che nei paesi di origine di molti animali esotici, la povertà è talmente radicata che i locali sono disposti per pochi soldi a catturare nella foresta specie rarissime, è facile immaginare i numeri del connesso prelievo e commercio illegale, e come, conseguentemente, sono considerati i diritti degli animali, laddove non esistono, o comunque non vengono rispettati, neanche i diritti dell’uomo. Uccelli, scimmie, serpenti: milioni di esemplari lasciano ogni anno i paesi di origine, passano da porti e/o aeroporti, o raggiungono via terra i paesi di smistamento (pensiamo ai paesi sudamericani, piuttosto che quelli dell’area asiatica o dell’Europa dell’Est). In pochi, forse 1 su 10 sopravvivono alla cattura e al trasporto, subendo ogni tipo di maltrattamento durante questo processo: vengono narcotizzati, nascosti in valigie, e passano ore senza acqua o cibo. Da quanto risulta dalle elaborazioni dei dati presenti nel database del Corpo forestale dello Stato, in Italia vengono importati in media circa 30.000 animali esotici l’anno, mentre negli ultimi tre anni sono stati 32.000 gli esemplari sequestrati, di cui il 50% ha riguardato animali vivi, ed i rettili hanno rappresentato la classe più numerosa, rispecchiando quella che è una attuale abitudine diffusa. Una moda, insomma. Gli animali detenuti e importati illegalmente vengono sequestrati e affidati a strutture pubbliche e private, autorizzate dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Un aspetto interessante del traffico di animali, emerso negli ultimi anni, riguarda la spedizione di animali vivi protetti utilizzando il canale postale: 100 salamandre appartenenti a specie endemiche italiane sono state sequestrate ad un romano che le spediva a collezionisti tedeschi e statunitensi. Gli anfibi venivano catturati direttamente all’interno di aree naturali protette e spediti a mezzo corriere postale. Nel nostro Paese, sul fronte controllo e sorveglianza del rispetto della Convenzione CITES, opera l’omonimo Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato, le cui operazioni hanno portato, già all’inizio P a g . 37 INTERVISTA A PAOLA SALUZZI Ha i capelli ramati la fata del bosco ebutta su Rai Uno nel 1998, anno in cui entra nella redazione del programma di Sergio Zavoli “Viaggio intorno all’uomo”. Nelle tre stagioni successive conduce i Tg sportivi in onda su Telemontecarlo ed è inviata speciale per le Olimpiadi di Barcellona, l’America’s Cup e le Colombiadi. Segue il Giro d’Italia nel 1997, e, grazie alla sua ecletticità, torna in quell’anno in Rai come D R. Guberti Il Forestale n. 27/2005 a casa di... Da sempre legata a eventi istituzionali, la giornalista televisiva colpisce il pubblico per la sua professionalità ma anche per il suo carattere dolce e discreto Paola Saluzzi ha condotto Linea Verde in onda su Rai Uno. P a g . 38 inviata per il programma “Made in Italy”, presenta il Premio De Sica che si svolge a Positano sotto la direzione artistica di Mario Monicelli e prende parte al film “La Via degli Angeli” di Pupi Avati e alla fiction italiana L’Ispettore Giusti, in onda su Canale 5. Da sempre legata a eventi istituzionali, l’effervescente giornalista televisiva Paola Saluzzi, nota al grande pubblico come ex-conduttrice di “UnoMattina” al fianco di Luca Giurato e poi del programma televisivo “I fatti vostri” di Michele Guardì, conduce nel settembre 2000, dal complesso del Vittoriano di Roma, “Il primo giorno di scuola”, saluto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi alle scolaresche italiane. È inviata in Kosovo e a Sarajevo per due puntate speciali in diretta di “Uno mattina”, per le forze italiane di pace. Nel 2004 dopo “Linea Verde”, torna all’ambiente giornalistico sportivo conducendo la “Grande giostra del goal” per Rai International. La sua professionalità colpisce il pubblico; il suo carattere è dolce e discreto, ma Paola Saluzzi sa essere anche sensuale e intrigante, proprio come una fata del bosco… In televisione spuntano come funghi trasmissioni che parlano di natura e insegnano il rispetto dell’ambiente; lei stessa con Linea Verde ha avuto un importante ruolo divulgativo di questo messaggio. Ma poi i S. Roticiani - Ag. Clicphoto conduttori nella loro vita privata sono ligi a quello che “predicano” sullo schermo? “Vivo da sempre nel rispetto della natura. Per quanto riguarda salute e bellezza uso i rimedi della nonna. Faccio la raccolta differenziata. Sono una tenace non fumatrice. Raccogliere la carta è un gesto di civiltà; quando è possibile compro pure quella riciclata. Le pile le getto negli appositi contenitori”. L’abbiamo vista sorvolare in elicottero i più importanti Parchi nazionali nostrani, ma in situazioni “normali” come preferisce spostarsi? “Amo infinitamente la macchina, ma adoro fare una passeggiata a piedi. Fa dimagrire, mantiene in forma e permette di sentire i nostri passi e i nostri pensieri”. Praticamente perfetta: magari risparmia anche l’acqua e non usa gli spray… “Aziono la lavatrice solo quando è proprio carica. Come la lavastoviglie! Con detersivi gentili. Impossibile non trovarli in commercio. In quanto alle bombolette spray, vi stupirò: uso solo profumi naturali per impreziosire la mia casa o la mia camera d’albergo”. Lei ha fisicamente i colori tipici della brughiera. C’è un frutto del sottobosco che le piace particolarmente? “Adoro i frutti di bosco in generale. Sono buoni, dietetici, fanno bene alla circolazione e alla memoria… e piacciono anche al mio cane!”. E.d.N. Il Forestale n. 27/2005 Cosa pensa della recente entrata in vigore del Protocollo di Kyoto sulle politiche ambientali internazionali? “Se non facciamo tutti in fretta un esame di coscienza sul nostro modo di vivere il Pianeta, andremo in malora in meno tempo rispetto anche alle peggiori previsioni… Non posso credere che ci siano ancora Paesi che ragionano sul da farsi, perdendo tempo prezioso”. a casa di... Paola Saluzzi a bordo di un elicottero AB 412 del Corpo forestale dello Stato. P a g . 39 educazione ambientale I bambini abbracciano la natura: è la festa degli alberi 2005 I boschi, “polmoni del mondo”, sono preziosi alleati nel mantenimento degli equilibri ecologici: impariamo ad amarli e a rispettarli C G. Castiglia - Ag. Ecologica e Forestale CFS Il Forestale n. 27/2005 P a g . 40 collaborazione tra Corpo forestale che fornisce il supporto tecnico-logistico e l’Istituzione scolastica responsabile della didattica, permette la realizzazione di di Carmen Scarano progetti altamente formativi per la diffusione di una cultura dell’agricoltura, on l’arrivo della stagione impedendo sul nascere la cultura della primaverile, il Corpo forestale dello distruzione e del disinteresse verso il Stato promuove la “festa degli nostro patrimonio ambientale. alberi”, un appuntamento che ormai è Le iniziative che vengono affidate diventata tradizione, dalle antiche origini, direttamente agli scolari riguardano la volto a sensibilizzare le giovani conservazione della diversità biologica, la generazioni sulle problematiche riscoperta di sapori tipici, di profumi e gusti ambientali e del patrimonio boschivo. La di tanti frutti nostrani che stanno ormai festa degli alberi, che cade il 4 ottobre e il scomparendo dalle tavole degli italiani a 21 marzo, è stata istituita da un decreto causa dell’omologazione alimentare. interministeriale del Ministero delle Saranno gli stessi alunni a piantare gli politiche agricole e forestali e del Ministero alberi, in occasione della celebrazione della pubblica istruzione, con lo scopo di della festa, in apposite aree pubbliche avvicinare e sensibilizzare i più giovani alle individuate d’intesa con i comuni tematiche relative alla salvaguardia interessati. Le manifestazioni vengono dell’ambiente e in particolare delle specie organizzate in tutta Italia riscuotendo fra arboree autoctone, maggiormente a i bambini un discreto successo. Citiamo, rischio a causa degli incendi boschivi. ad esempio, la festa dell’albero La perfetta organizzata dall’Istituto d’agraria Stanga di Crema in Piazza Duomo, dove hanno partecipato 2.700 alunni, migliaia di visitatori e sono state piantate 4.000 piantine autoctone da giardino e da orto, e 3.100 viole. Significativa a Lajatico, in Toscana, la messa a dimora di piante da parte dei genitori dei piccoli bimbi nati nel 2004, con la partecipazione delle scuole materne, elementari e medie dell’Istituto comprensivo di La festa dell’albero, promossa dal Corpo forestale dello Stato, ha lo scopo di Capannoni. Un attestato, sensibilizzare i giovani alle problematiche ambientali. Il Forestale n. 27/2005 F. M. Drago - Ag. Ecologica e Forestale CFS Archivio CFS educazione ambientale consegnato ai genitori, indicherà il numero dell’albero che simbolicamente rappresenta ed appartiene al proprio figlioletto. Mentre nella splendida cornice dell’ex Colonia Clementina Bergamaschi, sede del “Museo delle Battaglie”, sul Monte Leuci a Pontecorvo, i bambini delle scuole hanno piantato numerosi alberi di mandorlo. La “Festa dell’albero” rappresenta la celebrazione che meglio impersona il Corpo forestale e dimostra come il culto ed il rispetto dell’albero e della natura affermino il progresso civile, sociale, ecologico ed economico di un popolo. In Italia la prima “Festa dell’albero” fu celebrata nel 1898 per iniziativa dallo statista Guido Baccelli, quando Il culto ed il rispetto dell’albero e della natura ricopriva la carica di affermano il progresso Ministro della civile, sociale, ecologico ed pubblica istruzione. economico di un popolo. Nella legge forestale del 1923, essa fu istituzionalizzata all’art. 104 che recita: “È istituita la Festa degli alberi. Essa sarà difesa degli alberi. Nel 1951 una circolare celebrata ogni anno nelle forme che del Ministero dell’agricoltura e delle saranno stabilite di accordo fra i Ministri foreste stabiliva che la “Festa degli alberi” dell’Economia Nazionale e dell’Istruzione si dovesse svolgere il 21 novembre di ogni Pubblica” con lo scopo di infondere nei anno, con possibilità di differire tale data al giovani il rispetto e l’amore per la natura e 21 marzo nei comuni di alta montagna. La per la celebrazione si è svolta con regolarità e con rilevanza nazionale fino al 1979; successivamente è stata delegata alle Regioni. La “Festa degli Alberi” rappresenta un importante strumento per creare una sana coscienza ecologica nelle generazioni future, che si troveranno ad affrontare emergenze ambientali sempre nuove e su scala globale. Alle iniziative in corso o in programma in Italia sulle varie “Feste dell'Albero” è stato dedicato un apposito spazio sul sito del Corpo forestale dello Stato (www.corpoforestale.it), in cui è possibile consultare anche delle immagini storiche di grandissimo interesse. In oltre 100 anni di storia, infatti, la “Festa degli alberi” è stata in qualche modo specchio fedele delle modifiche Le manifestazioni per la festa dell’albero, organizzate in occorse nel nostro Paese, anche in tutta Italia, riscuotono un notevole successo tra i bambini e i termini di costume. ragazzi delle scuole materne, elementari e medie. P a g . 41 La carta che viene dal mare Il Forestale n. 27/2005 eco-tecnologia Prodotta con le alghe in eccesso che soffocano la laguna veneta di Alessandra Pirro P a g . 42 uestione di risorse, o di “sviluppo sostenibile”. Si chiama così ciò che permette uno sfruttamento mirato dei beni naturali per consentire alle generazioni future di goderne ancora e il più a lungo possibile. Forse si è divenuti sensibili al problema un po’ in ritardo, ma ogni cosa che possa essere messa in pratica in favore di una vita migliore dell’umanità e del suo habitat, non rappresenta mai tentativo vano, o illusione di poter evitare scenari entropici delle cose. È nella storia evolutiva della creatura uomo, l’input di guardarsi intorno, per catturare quel che di buono c’è e magari non si vede perché fin troppo evidente, per attuare, avendone la facoltà, strategie migliorative che abbraccino il maggior numero di orizzonti. Il problema della deforestazione, strettamente collegato all’inquinamento e alla progressiva distruzione degli ecosistemi, è forse l’argomento più urgente che andrebbe affrontato da tutti i Paesi del mondo con buon senso, senza pensare a inutili speculazioni che porteranno ad un inevitabile impoverimento delle risorse. Nel nostro piccolo, la scienza si è messa al servizio della natura ed è stato possibile, grazie alla collaborazione di attenti ricercatori e di tecnologie semplici ma indirizzate verso obiettivi specifici, giungere ad un risultato che non vuol apparire come un compromesso, ma come una soluzione fattiva per risparmiare le aree verdi da un graduale ma inesorabile disboscamento. Sia quindi benvenuta la “carta che viene dal mare”, che non è una carta nautica su cui tracciare, matita, squadrette e compasso alla mano, le rotte di una barca; ma un particolare tipo di carta, prodotta interamente dalle alghe marine. Il suo nome “Alga-carta” è diventato un vero e proprio marchio brevettato, che ha riservato, anni addietro, al suo inventore, il ricercatore dell’Enea Fabrizio De Poli, un premio per la ricerca scientifica. Teatro di questa mirabile scoperta, se così si può chiamare, è la laguna veneta. Ogni anno in quel tratto di mare si raccolgono tonnellate di alghe per arrestare e contenere il degrado ambientale. La crescita eccessiva di alghe è legata, com’è noto, all’abbondare di nutrienti derivanti da fiumi e Q scarichi industriali. In caso di particolari condizioni climatiche, poi, si crea un collasso dell’ecosistema della laguna che provoca in alcuni casi ipossia e anossia, con conseguenze disastrose sulla sopravvivenza dei pesci e di organismi bentonici, cioè che vivono a stretto contatto con il fondo del mare o delle acque interne. Così ogni anno nelle acque di Venezia vengono rastrellate e raccolte tonnellate di alghe. Le ipotesi di smaltimento di questa biomassa sono state diverse, dalla produzione di gas naturale mediante processi chimici, dall’uso mangimistico, e infine dalla produzione di carta. I primi due risultati presi in esame sono stati accantonati perché ritenuti non sufficientemente validi, oppure perché i costi di produzione per il ricavo del prodotto finito, tendenzialmente superavano i costi del prodotto stesso. Ma la produzione di carta si è invece rivelata una brillante soluzione per un prodotto dai pregi evidenti. Esteriormente si presenta leggermente puntinata di verde, un elemento originale che la contraddistingue, che però può essere anche evitato, qualora non sia di gradimento, con un opportuno procedimento di “pulizia” che la rende bianca. Le caratteristiche dell’alga-carta sono nettamente superiori a quelle della normale carta, dati alla mano: la rigidità aumenta del 30/40%, la resistenza alla rottura dal 35/80%, l’energia di rottura del 42/47%, la resistenza allo scoppio del 45%. Il costo base non supera di molto quello della normale carta in commercio. A scopo promozionale e per far apprezzare l’aspetto ecologico, un certo quantitativo di libri di ricette, stampati su algacarta, sono stati inviati in Giappone, Paese nel quale le alghe hanno un posto di primo piano nella gastronomia. Ciò che resta fondamentale nella produzione di alga carta, oltre all’importanza di processi industriali come l’essiccazione delle alghe che deve avvenire immediatamente dopo la raccolta, è la collaborazione con gruppi di scienziati che, tramite un continuo monitoraggio della laguna, mediante foto aeree, ispezioni in barca e speciali foto in verticale, determinano i momenti più proficui per la raccolta. Questo prodotto, orgoglio del Mare Nostrum, è la viva testimonianza che la scienza non è soltanto progresso al servizio della specie umana, ma, se usata con abilità e intelligenza, diventa salvaguardia della natura. libri Diritto Collana giuridica L.U.M. “Jean Monnet” LA TUTELA DELL’AMBIENTE NEL CICLO DEI RIFIUTI di Giuseppe Giove Giuffrè Editore Milano 2005 Pagg. 220 € 17,00 di Marq De Villiers (con un intervento di R. Petrella) Sperling & Kupfer Editori 2004 Pagg. 456 € 10,50 Secondo l’autore di questo saggio, dedicato all’oro blu, la vera emergenza idrica riguarderebbe non tanto la scarsità dell’acqua, quanto la sua cattiva gestione e distribuzione. Marq De Villiers si serve di aneddoti e descrizioni geografiche per spiegare ai suoi lettori cosa sta accadendo alle risorse idriche a seguito degli avvenuti cambiamenti climatici e della condotta degli uomini. La situazione fotografata a livello planetario porta a pensare che nel prossimo secolo le guerre si combatteranno proprio per l’acqua. La tendenza infatti sarà quella della “petrolizzazione” dell’oro blu, non ricordando che quest’ultimo costituisce un diritto imprescrittibile e un bene indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità. curiosità intenditori va bevuta non troppo fredda e abbinata preferibilmente alle carni bianche, pur accompagnandosi bene anche ai dolci tradizionali come gli amaretti o il castagnaccio. Lavatrici in pensione! Secondo alcuni studi condotti parallelamente dai ricercatori dell’Istituto Tessile Hong Kong e dagli studiosi della Clemson University della Carolina del nord, entro cinque anni arriverà il tessuto autopulente: una stoffa rivoluzionaria che, per essere lavata, non richiederà l’utilizzo di detersivi nocivi per l’ambiente. Alla base di questa rivoluzionaria invenzione c’è il diossido di titanio, una sostanza che renderà gli abiti immuni dalla sporcizia e sempre puliti. Infatti quando le particelle di diossido di titanio entrano in contatto con la luce del sole, si avvia una reazione con l’ossigeno e l’aria, che produce un agente ossidante in grado di trasformare la sporcizia in acqua e diossido di carbonio: una sorta di detersivo incorporato nel tessuto! Il Forestale n. 27/2005 Arriva la bottiglia “compostabile” I rifiuti, non più solo quelli organici, da oggi possono essere reimmessi nel ciclo naturale: e così, oltre ai fondi di caffè, alle bucce di frutta e verdura, ai gusci d’uova, al pane raffermo e alle foglie secche, anche le bottiglie, perché no, continueranno ad avere una funzione vitale grazie al compostaggio. L’idea non è poi tanto peregrina: infatti, una società canadese - la BIOTA S.p.A., in collaborazione con le società Husky, SIG Corpoplast e Cargill Dow LLC - ha proprio messo a punto una bottiglia innovativa che, prodotta utilizzando acido polilattico (PLA) (materia plastica di origine naturale che si ottiene dalla scomposizione degli amidi del mais in zuccheri vegetali), entrerà a far parte del compost, il fertilizzante d’origine naturale che rende più ricca e nutritiva la terra dove crescono le piante. Castagne frizzanti Per produrre questa nuova bevanda, inizialmente dolce al palato ma che rivela un retrogusto leggermente amarognolo, viene utilizzata solo farina ottenuta da castagne provenienti dalla montagna genovese della Valgraveglia, dove le castagne vengono raccolte a mano, essiccate con il metodo tradizionale e poi macinate alla pietra. Ne viene fuori una birra originale, dal colore ambrato e al profumo di castagna, miele e caramello. La Castagnasca, prodotta dal birrificio di Busalla, ha un costo di cinque euro, sei gradi alcolici e secondo gli omnibus Sostenibilità ambientale, tutela della produzione agro-alimentare, corretto sviluppo socio economico, devono oggi confrontarsi con una emergenza transnazionale: i rifiuti. Il testo - opera del Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Matera, il vice Questore aggiunto Giuseppe Giove affronta in maniera storica e sistematica le difficoltà di una disciplina che si inserisce in un complesso normativo costituito dall’ordinamento comunitario e da quello nazionale, i quali concorrono e si intrecciano non sempre in modo coerente. Partendo dalla nozione giuridica europea di “ambiente”, e da quella italiana di “paesaggio”, il testo approfondisce preliminarmente il rapporto Stato-Regioni relativo alle competenze in materia ambientale. La prima parte della monografia è invece dedicata alla normazione sui rifiuti, alla nuova legge delega di riordino delle disposizioni legislative in materia ambientale e ai problemi ancora aperti sull’argomento. Analizza quindi l’impatto dei rifiuti sul territorio e le modalità tecnico-giuridiche relative alla bonifica dello stato dei luoghi. La seconda parte affronta il tema degli ammendanti e del compost fertilizzante con particolare riferimento alla funzione di quest’ultimo e degli impianti di compostaggio; tratta inoltre il tema dell’utilizzazione dei fanghi in agricoltura e quello dell’impiego agronomico delle acque di vegetazione. Il libro si conclude con l’analisi dei sistemi di controllo utilizzati in modo particolare dal Corpo forestale dello Stato, con la disamina dei profili sanzionatori penali ed amministrativi. Ambiente ACQUA, STORIA E DESTINO DI UNA RISORSA IN PERICOLO P a g . 43 incendi boschivi Lucca: canadair precipitato, denunciato il responsabile dell’incendio Archivio CFS Lucca vita del corpo Il Forestale n. 27/2005 P a g . 44 Il Corpo forestale dello Stato ha siglato due Convenzioni, la prima con Legambiente e la seconda con il WWF Italia. Obiettivi: la tutela del patrimonio forestale e delle aree protette; e la difesa del patrimonio naturalistico dagli incendi boschivi La Convenzione siglata da Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato, e dal Presidente di Legambiente Roberto Della Seta, rappresenta un passo in avanti nel dialogo e nella collaborazione tra Enti dello Stato e mondo dell’associazionismo. Oggetto della Convenzione: “fornire un contributo alle attività di prevenzione e repressione dei reati commessi in danno del patrimonio agroforestale e ambientale e attivare una vasta azione educativa e culturale”. Gli agenti del Corpo forestale e i volontari di Legambiente lavoreranno insieme nella “tutela del patrimonio forestale e delle aree protette, e nella difesa del patrimonio naturalistico dagli incendi boschivi”. Per quanto riguarda i campi di intervento in cui si articolerà la collaborazione, sarà compito dei forestali formare i volontari di Legambiente, mentre sarà compito di questi ultimi “organizzare dei campi di vigilanza nelle aree protette e in altri luoghi di notevole interesse naturalistico”. Congiunte saranno le operazioni di sensibilizzazione della cittadinanza e di raccolta e condivisione dei dati relativi ai crimini ecologici. La seconda convenzione siglata con il WWF Italia si prefigge lo scopo di prevenire e reprimere tutti i reati commessi a danno dell’ambiente. La comune opera di riduzione e deterrenza delle azioni illegali e criminose interesserà i settori della tutela del patrimonio forestale e delle aree protette, della difesa dei boschi dagli incendi boschivi, del rispetto dei vincoli In Versilia, nel comune di Seravezza, è precipitato un canadair della Protezione civile impegnato nelle operazioni di spegnimento di un incendio boschivo, sul quale stavano operando anche i forestali. I due piloti sono morti nell’impatto con il suolo, dopo aver diretto l’aereo lontano dal centro abitato. Gli agenti del Corpo forestale intervenuti per ricostruire la dinamica dell’incendio, hanno identificato in poche ore il punto di origine delle fiamme, individuando il responsabile del rogo. L’uomo, un quarantenne di Forte dei Marmi aveva deciso di ripulire dalle sterpaglie un piccolo podere. L’incendiario è stato denunciato per il reato di incendio boschivo colposo. Pena prevista da uno a cinque anni di carcere. tutela faunistica Tornano i cervi sui Monti Sibillini Guidi - Ag. Ecologica e Forestale CFS ambientali, della tutela del territorio rurale e montano, dell’inquinamento delle acque interne e marine, del traffico di rifiuti, dell’irregolare utilizzazione di cave e discariche, nonché della tutela della fauna autoctona ed esotica (CITES). Per la Forestale, così ha commentato le convenzioni Cesare Patrone: “Un accordo attivo a più livelli: da una parte si fa sistema, si condividono le esperienze e si agisce nella tutela dell’ambiente in modo sinergico. Dall’altra si promuovono modelli di cittadinanza attiva e di valorizzazione del dialogo tra istituzioni e società civile. Le Convenzione siglate con Legambiente e WWF Italia hanno un alto valore operativo, perché permetteranno di aumentare il controllo del territorio e la repressione dei reati che quotidianamente feriscono il nostro patrimonio agroforestale.” ambiente Dopo quasi duecento anni d’assenza i cervi tornano a popolare i Monti Sibillini. La liberazione di quindici cervi all’interno del territorio del Parco Nazionale, realizzata grazie all’intervento degli agenti del Corpo forestale dello Stato con la collaborazione del Comune di Castelsantangelo sul Nera, rientra nel progetto di riqualificazione faunistica iniziato nel 1998. Dieci dei cervi liberati sono stati dotati di un particolare radiocollare che permetterà, agli uomini del Corpo forestale e agli esperti del settore, di monitorare gli spostamenti degli animali e di studiarne le abitudini. Sarà dunque possibile per i visitatori dei Monti Sibillini ammirare i cervi, che sono tra i più grandi ungulati europei, mentre si aggirano liberi per il Parco. È stata inoltre predisposta, sempre nel territorio di Castelsantangelo, la creazione di un centro informativo e di un’area faunistica di circa trenta ettari dotata di torrette d’avvistamento. Complice il cattivo tempo, il comune di Cerzeto nel cosentino è stato colpito gravemente da una frana che ha causato smottamenti, crolli di numerose abitazioni, il black-out telefonico e seri danni alla condotta idrica, con problemi nell’erogazione anche per altri sei comuni. Circa 300 persone sono state costrette ad evacuare il paese e a trovare ospitalità presso parenti o nelle scuole adibite a dormitorio. Tempestivo l’intervento del Corpo forestale dello Stato recatosi sui luoghi colpiti per prestare i primi soccorsi. Ad emergenza conclusa, il Corpo forestale continua il monitoraggio costante del territorio e dell’acquedotto che si trova a monte della frazione. Fondamentali le ricognizioni aeree, in quanto le immagini vengono visionate dai tecnici dell’unità di crisi per visionare lo stato di avanzamento dei lavori. polizia ambientale e agroalimentare terreni D.O.C, sia di verificare la compatibilità con le denunce dei coltivatori. Il censimento dei vigneti integra i controlli vendemmiali svolti ogni autunno dal Corpo forestale dello Stato nelle Cinque Terre. Modena: smaltivano illegalmente 1.200 tonnellate di rifiuti Durante le normali operazioni di controllo per prevenire il fenomeno dello smaltimento illecito di rifiuti, gli agenti del Comando Stazione forestale di Serramazzoni, in provincia di Modena, hanno scoperto 1.200 tonnellate di rifiuti. Si tratta di materiale, per la maggior parte proveniente dalla demolizione dell’ex cinema di Prignano, abbandonati ai cultura Roma: seminari sulla storia dell’agricoltura italiana Il Ministero delle politiche agricole e forestali ha promosso un ciclo di seminari, dal titolo “I Solchi”, per approfondire la conoscenza dei maggiori protagonisti della storia dell’agricoltura italiana degli ultimi due secoli. Gli incontri, che si svolgeranno nella biblioteca del Ministero fino a maggio con cadenza quindicinale, sono rivolti a studenti e ad appassionati della materia. Il programma comprende studi e riflessioni su Carlo Cattaneo, Francesco Saverio Nitti, Arrigo Serpieri, Manlio Rossi Doria, Fausto Gullo e tanti altri. A fine estate gli interventi verranno pubblicati in un volume, unitamente ad un DVD che conterrà con immagini e filmati e sintetiche biografie dei personaggi studiati. ricorrenze Per non dimenticare i caduti della Forestale Si è svolto a Roma durante la “IV Giornata nazionale del caduto per servizio”, a Palazzo Barberini, il convegno “Gli agenti forestali del Corpo forestale dello Stato… vigili difensori del patrimonio umano e ambientale”. La convention si è aperta con l’intervento del sottosegretario di Stato alle politiche agricole e forestali, Il Forestale n. 27/2005 Riomaggiore (La Spezia): controllate cinquanta aziende vinicole Gli agenti del NAF (Nucleo agroalimentare e forestale) hanno controllato lo schedario vitivinicolo e l’albo vigneti di diverse aziende nelle Cinque Terre per contrastare le frodi e tutelare i consumatori del R. Varraud - EPR Comunicazione Archivio CFS Cosenza, evacuate trecento persone a causa di una frana margini di un bosco, lungo la strada provinciale Val Rossenna. L’attività di stoccaggio dei rifiuti è stata svolta senza autorizzazione, pertanto gli agenti del Corpo forestale hanno posto i sigilli alle aree interessate ed hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria di Modena le ditte coinvolte. I responsabili rischiano, oltre all’arresto fino ad un anno o un ammenda fino a 26 mila euro, una sanzione amministrativa dell’importo pari a circa 27 mila euro. vita del corpo rinomato vino D.O.C. “Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà”. Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno verificato, per la prima volta sul campo, lo Schedario Vitivinicolo e l’Albo Vigneti D.O.C. con l’ausilio di speciali G.P.S. (Global Positioning System) collegati al Sistema Informativo della Montagna. Il rilevamento, avviato lo scorso aprile 2004 per iniziativa della Regione e con il sostegno dell’Ente Parco, ha interessato circa 50 aziende per un complessivo di 400 particelle catastali che permetterà, sia di stimare direttamente la produttività effettiva dei protezione civile P a g . 45 Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone riceve il crest dell’Unione Nazionale Mutilati per Servizio consegnato dal Presidente Franco Cesareo. Teresio Delfino, che ha omaggiato i caduti per servizio ricordandoli quali “servitori dello Stato”. Tra i relatori anche Franco Cesareo, presidente nazionale dell’Unms e Dario Esposito, assessore alle politiche ambientali e agricole del Comune di Roma. L’evento si è concluso con l’intervento di Cesare Patrone, Capo del Corpo forestale dello Stato che, dopo un saluto affettuoso alle famiglie dei caduti presenti in sala, ha sport I successi della Forestale nella IX edizione dei campionati invernali Sulle piste del Comprensorio del Monte Cimone (Modena) si sono svolte, dal 22 al 24 Febbraio, le gare della nona edizione dei Campionati Invernali del Corpo forestale dello Stato, che hanno visto 180 atleti provenienti da tutte le regioni d’Italia impegnati nelle gare di sci di fondo, di slalom gigante e di staffetta alpina. I Campionati Invernali sono una tappa importante all’interno dell’attività sportiva del Corpo forestale, iniziata ISTITUTO DI CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ Document Solutions UNI EN ISO 9002 Concessionario per Roma e Provincia PRODOTTI DIGITALI E MULTIFUNZIONE STAMPANTI LASER A COLORI E B/N FOTOCOPIATRICI A COLORI E B/N - FAX S T A M P A N T I EPSON Image Communication intorno al 1950 per volontà di alcuni forestali sciatori, e sono diventati un appuntamento molto atteso per fare il punto sulle condizioni atletiche degli appartenenti all’Amministrazione e per meglio prepararsi allo svolgimento dei compiti istituzionali loro affidati in materia di vigilanza e soccorso. L. Di Battista - NPA/CFS S. Azzarello - NPA/CFS vita del corpo spiegato il ruolo e i compiti che la Forestale, moderna forza di polizia ambientale, ricopre nella difesa del patrimonio naturale. La cerimonia si è conclusa con la consegna delle medaglie d’oro alla memoria dei forestali caduti per servizio. VENDITA - NOLEGGIO - LEASING - PERMUTE Assistenza tecnica - Fornitura materiali di consumo Consulenza e servizi per l’archiviazione di documenti Archivi metallici rotanti e compattabili Forniture per arredamenti ufficio in legno/metallo Sconto del 10% per le Forze di Polizia WOOD s.r.l. - 00148 ROMA - Via Silvio Sbricoli, 14 ☎ 06.65670543 - Fax 06.6552444 e-mail: [email protected] - Internet: http://www.wood.uni.net