Ambasciata d`Italia - Publications for Italian and Australian

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Ambasciata d`Italia - Publications for Italian and Australian
Ambasciata d’Italia
CANBERRA
Bollettino della Comunità
Scientifica in Australasia
Aprile 2006
Anno VI – Fascicolo I
Ufficio dell’Addetto Scientifico
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Scientifica in Australasia
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Introduzione
Considerazioni sull’Associazione per la Ricerca tra Italia e Australia (ARIA)
Le Associazioni ARIA sono state fondate al fine di creare una rete di ricercatori australiani (soprattutto di
origine italiana) coinvolti (o che vorrebbe essere coinvolti) in attività di ricerca con le controparti italiane.
L’obiettivo principale e’ quello di creare un’associazione in ciascuno stato australiano ed una in Italia, così
che in ciascuno stato sia presente una struttura più vicina e meglio informata ai bisogni del territorio (quali
università, governi federali, centri di ricerca, società Hi-Tech, istituti di cultura, etc.).
Ad oggi, ci sono sei associazioni in Australia, con cui collaborano circa 200 persone tra soci e collaboratori
esterni. I presidenti delle varie associazioni sono in contatto attraverso una email-group. Se ci sono risorse
disponibili vengono organizzati incontri nazionali, come quelli tenutisi a Canberra nel 2001, 2002, 2003 e
2004; in tali occasione vengono definite nuove strategie, e questi rappresentano un’opportunità d’incontro
con i principali organi di ricerca australiani (DEST – Ministero australiano dell’Istruzione, Scienza e
Formazione, ARC – Agenzia australiana per la ricerca, NHMRC – Ministero australiano della Sanità e della
Ricerca Medica , AAS – Accademia delle Scienze Australiana, Commissione Europea, etc.) e alcuni
rappresentanti italiani.
Pur non essendo stata ancora formalizzata, l’Associazione ARIA Italia e’ costituta da circa 90 ricercatori
italiani coinvolti in attività di ricerca con ricercatori australiani, in contatto tra loro via e-mail. E’ stata più
volte discussa la proposta di formalizzare l’associazione ARIA-Italia, mai approvata in quanto i ricercatori
italiani provengono da aree distanti tra di loro, il che renderebbe difficile la gestione dei lavori. Tutti questi
ricercatori sono coinvolti comunque in attività di ricerca con ricercatori australiani soci delle varie
associazioni ARIA da Australia, creando in questo modo una rete attiva fra i vari ricercatori coinvolti nella
cooperazione S&T bilaterale.
Dal 2002 ad oggi l’andamento delle associazioni ARIA è stato molto positivo. Dopo una fase iniziale
caratterizzata da forti entusiasmi per la creazione di un’organizzazione nuova, come e’ stata ARIA, ci
troviamo ora di fronte ad alcuni interrogativi:
C’è davvero bisogno di un’associazione come ARIA all’interno della cooperazione bilaterale?
Quali sono gli obiettivi e il ruolo di ARIA?
Esiste un desiderio reale di trovare una nicchia funzionale per ARIA?
Il ruolo e gli obiettivi di ARIA, già riportati all’inizio di questo articolo, sono stati chiaramente definiti nello
statuto dell’associazione, secondo cui ARIA rappresenta il luogo in cui tutti i suoi soci possono condividere
la cultura italiana e possono godere di un’atmosfera favorevole dove discutere congiuntamente questioni
relative alla loro attività. Ciascuna associazione australiana è formata da soci interessati principalmente alla
promozione della loro attività di ricerca non solo in Australia ma soprattutto in Italia ed in Europa, al fine di
migliorare e valorizzare i risultati raggiunti. Ciascun socio ha il compito di trovare nuove opportunità per
poter raggiungere tali obiettivi, e l’Associazione da parte sua, se avrà un ruolo attivo sul territorio in cui
opera, faciliterà lo sviluppo di tale processo.
Al fine di avere un ruolo attivo, l’associazione deve essere in grado di interagire a livello locale (con università
e centri di ricerca, stati federali, società hi-tech, etc.) e con il governo nazionale, la Commissione Europea,
l’Ambasciata d’Italia, FEAST Forum per la collaborazione scientifica e tecnologica tra Europa e Australia),
etc. Sulla base di questi contatti, le associazioni potranno perciò individuare i finanziamenti più adeguati tra
quelli disponibili al fine di sviluppare le attività di collaborazione tra i propri soci.
Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti i soci ARIA che, con il loro contributo, stimolano il dialogo
su come valorizzare al meglio le opportunità presenti e future che un’associazione come ARIA puo’
raccogliere, diffondere e concretizzare nell’interese di una attiva e vivace cooperazione S&T bilaterale.
Nicola Sasanelli
Addetto Scientifico
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Introduction
Considerations on the Association for Research between Italy and Australia ARIA
The Associations ARIAs were born to create a network of Australian researchers (especially of Italian
background), who are involved (or would like to be involved) in research activities with Italian counterparts.
The main goal was to create an Association in each Australian State and one in Italy, in order to generate in
each State a structure closer and aware to the needs of the territory (like Universities, State Governments,
Research Centres, Hi-Tech companies, culture institutes, etc.).
At this stage, we have six incorporated associations in Australia; the membership and a wider audience reach
over 200 people. The ARIA Presidents are linked together via an email-group and, when the resources allow
it, a national meeting is organised. Since now, a national meeting was held in Canberra in 2001, 2002, 2003,
2004. The goal of these events has been to define new strategies and represented an opportunity to meet the
main Australian Research bodies (DEST, ARC, NHMRC, AAS, European Commission, etc) and some
Italian representatives.
The link between Italy and Australia has not been formalised but it exists and it is very intense. At this stage
we have an Italian network with more than 90 Italian researchers involved in activities with Australians,
linked together via email. Although they have been stimulated several times, they are not keen to incorporate
ARIA-Italy, because they are spread all around Italy and the logistic of an Association of this kind would be
difficult. All of them are involved in activities with Australian researchers who are ARIA members,
generating in this way an indirect link through ARIA, but an active one.
The ARIAs trend from 2002 until now has certainly been positive. The initial phase, dominated by the
enthusiasm of creating a new organization as the ARIA one, is now gone and we are left with some
questions:
- Is there a need for an ARIA?
- What are ARIAs roles and aims?
- Do we wish to find a functional niche for ARIA?
The ARIA’s roles and aims, already reported at the beginning of the paper, are clearly defined in the ARIA
rules of incorporation. The Association represent the place in which all members can share the Italian culture
and can enjoy a nice atmosphere were they can share some of the issue related to their work. Each
Association is constituted by members who are mainly interested in promoting their own research activity
within their State, widely in Australia, with Italy and with Europe in order to improve and valorise their
results. Each member is in charge of finding new opportunities to reach these goals. The Association as
such, if it has an active role in the local territory, should be able to facilitate this process.
An Association in order to have an active role, must be able to interact with the local territory (universities
and research centres, state government, hi-tech companies etc,), as well as with the Federal Government, the
European Commission, the Italian Embassy, FEAST, etc. Thanks to such interactions and networking, the
Associations will be able to individuate the more appropriate funding sources to pursue the goals of
cooperation of their members that often have to be found in a basket funding solution.
I take this opportunity to thank all ARIAs members, who, with their contribute, are stimulating the
discussion among all ARIAs members on how to valorise the opportunities arisen and that can rise by ARIA.
Nicola Sasanelli
Scientific Attache’
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Victoria – A Strong Innovation Base in Australia
The State of Victoria, Australia welcomes new innovation collaborations and business ventures, and
provides a range of assistance to help you ‘do business’.
The Victorian Government is building the State’s innovation capabilities through programs such as its
Science, Technology and Innovation (STI) Initiative, which is driving job creation and growth through
investment in our knowledge base.
Victoria has one of the largest and most advanced industrial and scientific bases in the Asia-Pacific
region. Its many innovation precincts represent an impressive clustering of universities, research
organisations, hospitals and industry. These clusters provide cutting-edge expertise in sectors as diverse
as nanotechnology, biotechnology, automotive, ICT, environmental technology, food and agriculture,
advanced manufacturing, aeronautics, financial services and design. Victoria is also home to the largest
number of employees and represents the highest State expenditure by Australia’s leading scientific R&D
organisation – CSIRO.
Victorian Innovations contribute to fighting Influenza threat
The Victorian Life Sciences Sector is working with national and international agencies to ensure that
research breakthroughs are used effectively to combat the emerging flu threat, wherever it may occur
globally.
ƒ The Department of Primary Industries has developed a groundbreaking test that reduces the time
taken to detect the Avian Influenza virus in wild birds from two weeks to just 6-8 hours. The test is to be
made freely available for use worldwide.
ƒ The Burnet Institute is developing an oral poultry flu vaccine in collaboration with the University of
Melbourne and Dow AgroChemicals.
ƒ BioDiem is developing a live attenuated influenza vaccine LAIV. Collaborative studies by BioDiem
and the USA’s Centre for Disease Control and Prevention (CDC) has demonstrated that BioDiem’s
LAIV is able to confer protection to virus infections other than the targeted viral strain.
ƒ A $2.96 million grant from the Victorian Government enabled Melbourne company CSL to expand
and upgrade its influenza vaccine facility. It is the only centre of its kind in the Southern Hemisphere
and now allows the company to produce up to 40 million doses of the influenza vaccine annually.
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ƒ GlaxoSmithKline Australia announced recently that it was recommencing production of its antiinfluenza flu drug, Relenza in Melbourne. The product is one of the frontline defences against the spread
of bird flu. Production is expected to start around mid-2006.Relenza was discovered in Melbourne by
one of our leading biotechnology companies, Biota, in conjunction with CSIRO. Biota is now developing
a second generation of flu treatments.
Agricultural Biotechnology International Conference (ABIC)
Melbourne, Australia 6–9 August 2006
The conference theme, Unlocking the potential of agricultural biotechnology, is expected to attract over
1,000 international and national delegates.
The program will focus on innovation and commercialization of agricultural biotechnology to achieve
maximum effect fro the global community.
For more information go to www.abic2006.org
Victorian Expatriate Network (VEN)
VEN supports the international network of individuals and businesses which underpin the Victorian
innovation sector.
VEN lets expatriate Australians gain and exchange information and allows governments, businesses and
institutions to keep in contact with Victoria's most valuable resource – its people.
For more information go to www.ven.business.vic.gov.au
For more information, please contact
Sir James Gobbo, Commissioner for Italy,
Department of Innovation, Industry and Regional Development
telephone: (61) 3 9651 8087
email:
[email protected]
www.investvictoria.com
www.innovation.vic.gov.au
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Scientifica in Australasia
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Direttore responsabile:
ing. Nicola Sasanelli
Responsabile e coordinamento editoriale:
dott.ssa Alessandra Iero
Comitato di Redazione:
dott. Giovanni Attolico –CNR ISSIA Bari
dott. Chiara Bancone - Universita' di Genova
dott. Bob Brockie – Victoria University
dott. Elena Caovilla – Universita’ degli Studi dell’Insubria, Como
dott. Liam Carter - Australian National University
dott.ssa Anna Maria Fioretti – CNR IGG Padova
dott. Guido Governatori – University of Queensland
dott.ssa Lynne Hunter – Delegation of the European Commission
to Australia and New Zealand
dott. Gabriele Porretto – Australian National University
dott.ssa Daniela Rubatto – Australian National University
dott.ssa Marilena Salvo - Australian National University
dott. Luigi Tomba - Australian National University
dott.ssa Alessandra Warren – University of Sydney
Traduzioni a cura di: dott.ssa Paola Lucidi
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Ambasciata d’Italia in Canberra
Ufficio dell’Addetto Scientifico
Comitato di Redazione
12 Grey Street
DEAKIN ACT 2600
Tel. (+61) (2) 6273 3333
Fax (+61) (2) 6273 2406
http://www.scientificambitalia.org/
[email protected]
ISSN 1446 - 9588
This project is proudly supported by the International Science Linkages programme estabilished under the Australian
Government’s innovation statement Backing Australia’s Ability
Il Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia si basa sul libero apporto dei ricercatori. Per tale motivo gli autori se ne
assumono interamente la responsabilità.
The Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia is based on the free contribution of researchers. For this reason, the
authors take on full responsibilities.
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Sommario
EVENTI Promossi dall’Ufficio Scientifico
dell’Ambasciata d’Italia a Canberra
pag.1
Congratulazioni Prof Lorenzo Faraone!
pag.3
Congratulations to Prof Lorenzo Faraone!
pag.4
Nicola Sasanelli
Sostegno alla cooperazione S&T tra Italia e Australia: il programma International Science Linkages
pag.5
Supporting Italian-Australian Science and Technology Cooperation: The ISL Programme
pag.7
Charlotte Hicks
III Seminario internazionale Jean Monnet, Roma, 3 – 14 Luglio 2006
Integrare l’Europa in un mondo in costante evoluzione
pag.9
III Jean Monnet International Seminar, Rome, 3rd 14th July 2006
Integrating Europe in a changing world
pag.11
Philomena Murray
Conferenza “Statistical System out of equilibrium: random systems and complex fluid – Primo workshop
italo-australiano di fisica statistica, Surfers Paradise 13 al 15 febbraio 2006
pag.13
“Statistical System out of equilibrium: random systems and complex fluid - the first Australian-Italian
workshop on statistical physics” Surfers Paradise 13-15th February 2006
pag.15
Angelo Vulpiani, Lamberto Rondoni, Giuseppe Mussardo, Nicola Sasanelli, Debra J Bernhardt
Australia-European Symposium on Mycotoxins and Food Safety
pag.17
Australia-European Symposium on Mycotoxins and Food Safety
pag.18
Antonio Logrieco, Nicola Sasanelli
Nuovo Centro Collaborativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ per la ricerca e la formazione nella
prevenzione dei suicidi presso l’istituto AISRAP (Australian Institute Suicide Research and Prevention)
della Griffith University a Brisbane
pag.19
New World Health Organization (WHO) Collaborating Centre for Research and Training in Suicide
Prevention at the Australian Institute for Suicide Research and Prevention (AISRAP) –
Griffith University - Brisbane
pag.20
Diego De Leo, Nicola Sasanelli
Biochip in Nuova Zelanda
pag.21
Biochips in New Zealand
pag.23
Anna Mayer
XIII
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Influenza aviaria o dei polli e influenza dei cani
pag.25
Avian flu or chicken influenza and canine influenza
pag.30
Giovanni Giannotti
Cooperazione Scientifica Italia – Australia Studio della Circolazione Marina Costiera
con Radar HF e VHF
pag.35
Italian – Australian Scientific Cooperation Study of Marine Coastal Circulation
by HF and VHF Radar
pag.39
A. Mazzoldi, S.Cosoli, M. Gačić, V. Kovačević, M.Heron, A.Prytz, G.Page
Collaborazione tra la Facoltà di Design del Politecnico di Milano e il Dipartimento di
Ingegneria Elettronica dell’ Università del New South Wales su “Wearable Monitoring
Technology for Health, Fitness and Rehabilitation”
pag.43
Collaboration between Faculty of Design of the Polytechnic of Milan and the School of Electrical
Engineering and Telecommunications of the University of the New South Wales about “Wearable
Monitoring Technology for Health, Fitness and Rehabilitation”
pag.45
Venere Ferraro, Nicola Rossini
Una finestra sulla Commissione Europea
A window on the European Commssion
Lynne Hunter
pag.47
pag.50
Una finestra sul diritto internazionale
A window on Internationa Law
Gabriele Porretto
pag.53
pag.55
La scienza: una finestra aperta sulla cultura
Science: a window open on culture
Elena Caovilla
pag.57
pag.59
Una finestra sul Pacifico
A window on the Pacific
Luigi Tomba
pag.61
pag.63
Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio dell’Australasia
CAMBIA
pag.65
Journey in the Academic and Research world of Australasia
CAMBIA
pag.68
Alessandra Iero
XIV
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio italiano
Universita’ degli Studi di Roma La Sapienza
pag.74
University La Sapienza of Rome
pag.78
Journey in the Academic and Research world of Italy
Anna Maria Fioretti
Notizie flash dal mondo delle riviste tecnico-scientifiche Australiane
9 Attualità
pag.87
•
Aperto un nuovo centro di ricerca sull’energia solare
•
Dati sull’innalzamento del mare durante il 20 secolo
9 Ricerca, Sviluppo e Innovazione
pag.88
•
Progettazione e costruzione di un nuovo motore a propulsione ionica
•
Nuova societa’ per lo sviluppo di test genetici per il mercato alimentare europeo.
•
Nuotatore virtuale
9 Nuove Tecnologie e Nuovi materiali
pag.89
•
Nuova microtecnologia per il mescolamento del sangue
•
Nuovo metodo di monitoraggio dell’ossigeno nel sangue
•
Nuova tecnologia che riduce l’ansia e lo stress nei bambini durante i
dolorosi trattamenti per la cura delle ustioni
9 Information Technology
pag.90
•
Software per lo studio delle malattie neurodegenerative
•
Tecnologia per l’autentificazione e la identificazione di prodotti commerciali
9 Sanità
pag.91
•
Microalghe marine come fonte di omega-3
•
Un ulteriore passo avanti per la ricerca sulle cellule staminali
•
Origine genetica e ambientale della depressione
•
Tossina responsabile dell’avanzamento del morbo di Alzheimer
•
Scoperto il percorso con cui le cellule combattono le infezioni
9 Ambiente
pag.93
•
Scoperto il genoma del fungo Aspergillo
•
Effetto serra: emissione di metano dalle foreste, nuovo approccio al calcolo delle emissioni globali
9 Spazio
pag.94
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•
Progettazione e realizzazione della testa del razzo Hyshot
•
Scoperto un nuovo pianeta nella nostra galassia
News from the Italian technical-scientific journal
9 Current Affairs
pag.99
•
Ambassador for Equal Opportunities in Science
•
Friuli allocates about 20 MLN Euro to Technology
9 Research, Development, Innovation
•
pag.100
Inaugurated at “La Sapienza” University in Rome a new computing laboratory: it will lodge the
APENEXT supercomputers
•
Grid: green light in Sicily for two new projects for a very high level ICT
9 Medicine
pag.102
•
No more deaf and dumb children
•
DNA damage: identified a new mechanism of action of anticancer drugs
•
A study of CNR identifies an essential role of the SF2 protein in cell motility, a cell feature
important during tumour progression. This finding identifies a new target for
novel anti-tumour drugs
9 Environment and Earth Science
pag.104
•
From observations to simulations: the modelling strategy in climate science
•
Salt intrusion monitoring in the Venice lagoon with timevariant geo-electrical tomography
9 Space
pag.105
•
Italian Software Improves Data Transfer from Mars
•
First spectral measurement of the Earth's radiation emission to space
Programma delle Conferenze scientifiche in Australasia
pag.107
Principali siti Web
pag.109
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EVENTI
Promossi dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia in Canberra
[email protected]
17-21 agosto 2006, Couran cove, Queensland
Italo-Australian Breast and Ovarian cancer symposium proposal
Breast cancer is the 2nd most common cause of cancer death in women and recently has been declared as a
world wide epidemic by the World Health Organization (WHO). 1 in 8 women develop breast cancer during
their lifetime (statistics: 2003) and this has increased to 1 in 7 women in 2004. Approximately 1 million
people worldwide were diagnosed with breast cancer in 2003 with approximately 400,000 deaths per year.
Within Australia approximately 11,000 new cases are diagnosed each year with 4,000 deaths. The rate of
breast cancer morbidity in Italy for 2004 was a staggering 130,000 deaths representing 27.4 % of all cancer
deaths in Italian women!
The symposium will be run in Australia in or around August 2006 so that international speakers have the
opportunity to attend a conference on familial cancer being held at Couran Cove (see
http://www.ozhorizons.com.au/qld/gc/ccir/ccove.htm between Brisbane and the Gold Coast in
Queensland) from the 17th to the 21st of August 2006 (see http://www.kconfab.org/ as details become
available).
This aim of this symposium is to enhance and foster collaborative links between Italy and Australia with a
focus on three major areas:
ƒ Familial breast and ovarian cancer and genetics;
ƒ Therapeutic and cell biology research into breast and ovarian cancer;
ƒ Clinical aspects of breast and ovarian cancer.
Initially key Italian speakers in the three focus areas (above) will be invited to attend the conference and will
be financial supported to attend the conference. It is then envisaged to invite equivalent Australian speakers
to match the content of the Italian speakers, subsequent rounds of invitations will be sent out to expand the
three focus areas until the program is filled. Ideally the conference will have approximately 60 attendants.
This conference is designed to be the first step in formalising long terms collaborations aimed at bringing
Italian and Australian clinicians, researchers and counsellors together. The overall outcome will be translated
into improved research and clinical outcomes to the mutual benefit of both countries.
Contact: Dr Derek Kennedy [email protected]
July 6, 2006, Sydney
Industrial and Technological clusters: Role and importance of innovation for Italian and Australian
economy. Case study: Torino wireless Technological cluster and “Galileo” (European Satellite
Navigation System)
The event aims to compare each side’s experience and to examine the solutions put in practice in order to
increase the competitiveness of the industrial and technological/knowledge clusters. It wants to discuss the
present and future role of the industrial and technological or knowledge clusters. It aims to promote the
development of strategic alliance between Italian and Australian clusters, particularly in the case of
technology and to identify new fors and possibility for cooperation (eg. Fusion and acquisition processes).
The case study will highlight the Torino wireless experience and will feature on the applied case Galileo.
More information please contact Prof Ludovico Ciferri: [email protected] or
James Galloway: [email protected], or visit www.torinowireless.it
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Congratulazioni Prof Lorenzo Faraone!
Nicola Sasanelli
Congratulazioni Laurie per il recente riconoscimento ricevuto dall’Australian Academy of Science.
Laurie Faraone e’ professore alla School of Electrical, Electronic and Computer Engineering all’Universita’
del Western Australia (UWA), e’ Responsabile del Microelectronics Research Group (MRG) all’interno della
scuola, e’ direttore del Western Australian Centre for Semiconductor Optoelectronics and Microsystems
(WACSOM). Il Prof. Faraone e’ anche membro fondatore dell’Associazione ARIA-WA.
L’Australian Academy of Science e’ stata istituita per decreto reale presentato dalla regina Elisabetta II alla
prima riunione del consiglio, durante un’udienza privata a Canberra nel 1954. L’accademia e’
un’organizzazione privata che raccoglie gli scienziati australiani leader. L’accademia delle scienze riconosce
l’eccellenza nella ricerca, consiglia il governo per le politiche della ricerca, sponsorizza conferenze
scientifiche, pubblica libri scientifici e riviste, si occupa delle relazioni internazionali e promuove l’istruzione
scientifica e diffonde la scienza e tecnologia al grande pubblico.
Laurie Faraone ha lavorato nel campo della microelettronica sin dagli anni ‘70, quando ha finito il suo
dottorato all’UWA. Successivamente ha lavorato negli USA, prima alla Lehigh University, e poi per 6 anni ai
laboratori del David Sarnoff Research Centre RCA di Princeton nel New Jersey. Durante il periodo all’RCA,
gli e’ stato conferito due volte il premio Individual Outstanding Achievement. Nel 1987 e’ tornato all’UWA
come senior lecturer, diventando professore nel 1998. Il suo lavoro negli USA e’ stato principalmente
focalizzato sulla ricerca sul silicio; tuttavia dal suo ritorno a UWA ha condotto un notevole sforzo nell’area
dei semiconduttori e dei sistemi micro-elettromeccanici (MEMS).
Sin dai primi anni ’90 le attivita’ del Prof Faraone in microelettronica sono stati finanziati dall’Australian
Research Council, dal settore industriale, dal Ministero della Difesa australiana e da parte della Difesa
Americana. Oltre al centro di eccellenza statale WASCOM di cui e’ direttore, ha creato un’azienda leader
mondiale nel campo della nanoelettronica del valore di oltre 10 milioni di dollari. Il Prof Faraone ha
pubblicato oltre 200 articoli su riviste scientifiche riconosciute internazionalmente e detiene numerosi
brevetti nel suo campo di lavoro.
Recentemente all’interno di una delle principali aree di ricerca il Prof Faraone si e’ occupato dell’integrazione
dei dispositivi MEMS con semiconduttori sensibili alla temperatura. In particolare ha studiato l’utilizzo di
rilevatori infrarossi nei MEMS a fibre ottiche (due sistemi prima considerati incompatibili). Da questa attivita’
nel 2004 e’ stato presentato un prototipo su silicio completamente integrato, anche noto come
microspettrometro a infrarossi.
Quest’ultimo sistema ha applicazioni in diversi campi quali: strumentazione biomedicale, agroalimentare e
industria di controllo di processo, monitoraggio ambientale, e nella sorveglianza. La spettroscopia a infrarossi
colora il campo dell’infrarosso permettendo l’identificazione di vari elementi solidi e gassosi. Combinando un
rilevatore infrarosso a larga banda con le alte prestazioni permesse dalla tecnologia MEMS, sono oggi
disponibili nuovi sistemi per la raccolta dati e immagini spettrali.
Mentre gli spettrometri a infrarossi vengono utilizzati in laboratorio, il chip di silicio che integra tale
tecnologia permettera’ la realizzazione di nuovi sistemi portatili piu’ affidabili e meno costosi. Il Prof Faraone
ha gestito questo progetto con lo scopo di realizzare dei sistemi affidabili per una varieta’ di applicazioni che
vanno dalla fortificazione del latte materno per I bambini nati prematuramente, all’analisi della fermentazione
del vino, alla valutazione del terrorismo biologico nel settore della difesa.
Consentitemi quindi di congratularmi con Laurie, convinto di esprimere anche il sentimento di tutti i
ricercatori coinvolti nella cooperazione S&T tra Italia e Australia, per la sua eccellente attivita’ scientifica e
per il suo straordinario contributo speso nella realizzazione e nel continuo sostegno dell’Associazione ARIAWA.
Nicola Sasanelli
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Congratulations to Professor Lorenzo Faraone!
Nicola Sasanelli
Congratulations to Professor Lorenzo (Laurie) Faraone who has recently been elected to the Fellowship of
the Australian Academy of Science. Laurie Faraone is a professor in the School of Electrical, Electronic and
Computer Engineering at The University of Western Australia (UWA). He is the head of the
Microelectronics Research Group (MRG) within the school, and the Director of the Western Australian
Centre for Semiconductor Optoelectronics and Microsystems (WACSOM). Prof. Faraone is also a founding
member of ARIA-WA.
The Australian Academy of Science was constituted by Royal Charter presented to the first Council by Her
Majesty Queen Elizabeth II, in private audience at Canberra in 1954. The Academy is a private organization
comprising Australia’s leading research scientists. It recognizes research excellence, advises government,
sponsors scientific conferences, publishes scientific books and journals, conducts international relations and
fosters science education and public awareness of science and technology.
Laurie Faraone has been working in the area of microelectronics since the 1970s when he completed his
PhD at UWA. Following his graduation in 1979 he worked in the USA, firstly at Lehigh University, and then
for 6 years at the David Sarnoff Research Centre RCA Laboratories in Princeton New Jersey. While at the
RCA labs he was awarded the Individual Outstanding Achievement Award twice. In 1987 he returned to
UWA as a senior lecturer, becoming a Professor in 1998. His work in the USA was mainly concentrated on
silicon research, however since returning to UWA he has lead an extensive research effort in the areas of
compound semiconductors and micro-electromechanical systems (MEMS).
Prof Faraone’s work in the microelectronics area has continously attracted Australian Research Council
funding since the early 1990s, in addition to industry funding, Australian Defence grants, and funding from
the US Defence Advanced Research Projects Agency. In addition the WACSOM state centre of excellence,
of which he is the director, has established a world-class nanofabrication facility, with the facility worth in
excess of $10 million. Prof. Faraone has published over 200 peer reviewed international articles and holds
several patents from his work in the area.
In recent years a major research thrust of Prof Faraone has been research into the integration of temperature
sensitive compound semiconductors with MEMS devices. Specifically the work has involved the combining
of infrared detectors with MEMS-based optical filters – two systems that were previously thought to be
incompatible as semiconductor device processes. This work has led to the first demonstration, in 2004, of a
fully integrated infrared detector with the MEMS filter, also known as a infrared microspectrometer.
Infrared spectroscopy offers solutions to major challenges faced by a wide range of strategic applications
including biomedical instrumentation, spectroscopic sensing in the agriculture and process-control industries,
environmental monitoring, and surveillance, to name a few. Infrared spectroscopy brings “colour” to the
infrared, which enables identification of various elements in materials and gases. By combining broadband
infrared detectors (“black and white” data) with the enhanced capabilities afforded by MEMS technologies,
new systems for the detection of infrared radiation, spectral data collection, and spectral imaging will become
available. While infrared spectrometers exist for laboratory applications, the integration of wavelength tuning
elements onto the infrared detector chip (hence the microspectrometer, or spectrometer-on-a-chip concept)
will create new systems that are lower cost, smaller size, extremely robust and ideally suited for numerous
portable applications. Prof. Faraone has been leading this effort with his aim being to enable the use of cost
effective systems for diverse applications ranging from breast milk fortification for premature babies, to
analysis for fermentation in wine, to biological threat assessment for defence.
Let me congratulate with Laurie, and I am sure I express also the feelings of all the researchers involved in
the Italan-Australian S&T cooperation, for his excellent research activity and for his extraordinary effort in
the realization and in continuous support to the Association ARIA-WA.
Nicola Sasanelli
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Sostegno alla cooperazione S&T tra Italia e Australia:
il programma International Science Linkages
Charlotte Hicks
L’Italia e l’Australia sono partner attivi per la creazione e il sostegno di attività di cooperazoine nel settore
scientifico e tecnologico. I rapporti scientifico-tecnologici tra Italia e Australia sono disciplinati dalla
Dichiarazione Congiunta firmata a marzo 2002 sulla base di forti legami economici, politici e culturali già
esistenti. L’Italia e l’Australia condividono molti aspetti nel campo della ricerca, della scienza e della
tecnologia, come per esempio consistenti fondi pubblici nell’area della ricerca e sviluppo (R&S) oltre a
interessi e punti di forza complementari.
L’Australia sta finanziando le attività di cooperazione S&T con l’Italia attraverso il programma ISL
(International Science Linkages). Appoggio a favore della collaborazione tra scienziati italiani e australiani
viene inoltre offerto dall’Ufficio dell’Addetto Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Canberra e
dall’Associazione ARIA, associazione per la ricerca tra Australia e Italia, le cui rappresentanze locali
organizzano regolari incontri e seminari a Canberra, Sydney, Adelaide, Brisbane, Perth e Melbourne, con
l’obiettivo di avvicinare gli scienziati dei due paesi con interessi in comune.
Il programma ISL
Il governo australiano ha allocato, attraverso i programmi Backing Australia Ability e Backing Australia’s
Ability – Building Our Future through Science and Innovation, 8,3 miliardi di dollari australiani in dieci anni
a favore della scienza e dell’innovazione, di cui 55.5 dollari australiani a favore del programma ISL in un
periodo di cinque anni.
Il programma ISL sostiene la participazione dell’Australia alle reti mondiali di R&S e contribuisce a garantire
al paese continui benefici derivanti dal sostanzioso contributo apportato a favore delle principali S&T al
mondo. Il programma assicura sostegno finanziario per una vasta gamma di attività di collaborazione, quali:
- la partecipazione di scienziati australiani in attività di collaborazioni specifiche e di grande impatto
nella S&T;
- organizzazione di importanti conferenze internazionali in Australia;
- diffusione e promozione delle risorse scientifiche e tecnologiche dell’Australia;
- accesso alle strutture, reti e programmi internazionali principali nel mondo attraverso scambi
internazionali, associazioni, missioni e seminari; e
- creazione di rapporti bilaterali e multilaterali nella S&T tra l’Australia e altri paesi.
Recenti attività nell’ambito del programma italo-australiano ISL
Nel biennio 2005-2006, il programma ISL ha appoggiato diversi progetti a breve termine ed in corso che
coinvolgo la collaborazione tra scienziati e ricercatori australiani ed italiani. Queste attività includono
seminari e simposi, ed un continuo sostegno al Bollettino della Comunità Scientifica in Australiasia.
Tali attività di cooperazione garantiscono massimi vantaggi ad entrambe le comunità di ricerca. I progetti
sostenuti dal programma ISL hanno permesso di avviare collaborazioni in aree chiave di comune interesse,
quale il Workshop sui parchi marini in Italia e Australia (marzo 2005) incentrato sulle questioni scientifiche e
di gestione legate alla creazione e al mantenimento di Aree Marine Protette partendo dalle esperienze di
scienziati italiani e australiani esperti nel settore. La cooperazione S&T in aree quali la tecnologia della salute
e la sostenibilità ambientale offre un contributo a favore delle Australia’s National Research Priorities
(Priorità di Ricerca Nazionale Australiana) che rientrano nei criteri di erogazione di fondi all’interno del
programma ISL.
I progetti chiave tra l’Australia e l’Italia hanno inoltre favorito l’accesso alle risorse S&T internazionali, quali
conoscenze, competenze e infrastrutture. Il II workshop di spettroscopia & imaging applicato alla radiazione
di sincrotrone, per esempio, ha permesso di rivedere i progressi e di discutere gli obiettivi, lo status attuale e
le questioni tecniche legate al progetto Sincritribe Australiano. Per l’occasione, è stata anche prevista una
visita alla ELETTRA, azianda leader in dispositivi di sincrotrone.
Il programma ISL è gestito dall’International Science Branch del Science Group del DEST (Ministero
australiano per l’istruzione, la scienza e la formazione). L’ultimo ciclo di selezioni per l’allocazione di fondi
pubblici Competitive Grants, previsti dal programma, verranno rese note verso la metà del 2006. Per ulteriori
informazioni sul programma ISL è possibile consultare il sito www.dest.gov.au/science/ISL o inviare un’email a Charlotte Hicks, Italy Country Manager, [email protected] o telefonare al numero (02) 6240
8722.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Charlotte Hicks,
Italy Country Manager,
Department of Education, Science and Training
email [email protected]
tel (02) 6240 8722
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Supporting Italian-Australian Science and Technology Cooperation:
The ISL Programme
Charlotte Hicks
Italy and Australia maintain an active partnership for the establishment and support of cooperative science
and technology activities. Australia’s science and technology relationship with Italy is guided by a Joint
Declaration, signed in March 2002, and is built on already strong economic, political and cultural ties. Italy
and Australia also share common features in the field of research, science and technology, such as strong
levels of public research and development (R&D) funding, as well as complementary strengths and interests.
Australia currently provides funding for Italian-Australian science and technology cooperation through the
International Science Linkages (ISL) Programme. The Office of the Scientific Attaché of the Italian Embassy
in Canberra also supports cooperation between Australian and Italian scientists, as does ARIA, the
Association for Research between Australia and Italy. Local chapters in Canberra, Sydney, Adelaide,
Brisbane, Perth and Melbourne organise regular meetings and workshops focussed on bringing together
scientists with similar interests.
The ISL Programme
Through its Backing Australia Ability and Backing Australia’s Ability – Building Our Future through Science
and Innovation initiatives, the Australian Government has made an $8.3 billion commitment over 10 years to
science and innovation. One component of this commitment is the ISL Programme, worth $55.5 million
over five years.
The ISL programme supports Australia’s participation in global R&D networks and helps to ensure that
Australia continues to benefit from its substantial contribution to world-leading science and technology. The
programme provides financial support for a range of collaborative activities that include:
- the participation of Australian scientists in strategically focussed, leading edge, international science
and technology collaborations;
- staging of major international conferences in Australia;
- showcasing Australia’s scientific research and technology capabilities;
- access to world leading international research facilities, networks and programmes through
international exchanges, fellowships, missions and workshops; and
- Australia’s bilateral and multilateral science and technology relations with other governments.
Recent Italian-Australian ISL programme activities
In 2005-2006, the ISL programme has supported a number of short-term and ongoing projects involving
collaboration between Australian and Italian scientists and researchers. These activities included workshops
and symposiums, as well as continued support for the Bollettino Della Comunità Scientifica in Australasia.
Such cooperative activities maximise benefits for both research communities. ISL supported projects have
allowed collaboration in key areas of interest to both countries, such as the March 2005 Workshop on
Marine Parks in Italy and Australia. This Workshop discussed scientific and management issues related to
establishing and maintaining Marine Protected Areas and built on the experiences of Australian and Italian
scientists in this field. Science and technology cooperation between Australia and Italy in areas such as health
technology and environmental sustainability also contribute to Australia’s National Research Priorities, which
form criteria in the award of ISL programme funding.
Key projects between Australia and Italy have also facilitated access to international science and technology
resources, including knowledge, skills and infrastructure. The 2nd Italian-Australian Workshop on
Spectroscopy & Imaging in Synchrotron Radiation, for example, reviewed progress and discussed the goals,
current status and technical issues involved in the Australian Synchrotron project. It included a visit to
ELETTRA, one of the world’s leading synchrotron facilities.
The ISL programme is managed by the International Science Branch, Science Group, DEST. The latest
round of selections for the Competitive Grants component of the programme is expected to be announced
in mid-2006. Further information about the ISL programme can be obtained from
www.dest.gov.au/science/ISL or by emailing Charlotte Hicks, Italy Country Manager,
[email protected] or by telephone on (02) 6240 8722.
Charlotte Hicks,
Italy Country Manager,
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Department of Education Science and Training
Email: [email protected]
telephone on (02) 6240 8722.
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III Seminario internazionale Jean Monnet, Roma, 3 – 14 Luglio 2006
Integrare l’Europa in un mondo in costante evoluzione
Philomena Murray
Il III seminario estivo internazionale Jean Monnet, “Integrare l’Europa in un mondo in costante evoluzione”,
sarà un’occasione di grande stimolo per gli studenti di tutto il mondo. Il seminario è organizzato in
collaborazione con il Centro per gli Studi Americani e con l’Euroforum di Firenze, e patrocinato da
prestigiose istituzioni locali ed internazionali quali la Commissione Europea, il Ministero per le politiche
comunitarie, il Senato, etc…
Il seminario si terrà dal 3 al 14 luglio 2006 a Roma e rappresenterà una grandiosa occasione per discutere
questioni di fondamentale rilevanza per l’Europa assieme alle più grandi personalità internazionali. Soltanto
un terzo delle domande di partecipazione verranno accettate.
Il seminario estivo è rivolto a laureati, dottorandi e giovani professionisti. Verranno considerate
singolarmente anche le domande presentate da studenti universitari distintisi per merito.
Si tratta di un corso intensivo, in linea con la tradizione dei seminari estivi di Roma, tenuto sotto l’egida
dell’istituto Jean Monnet. Al seminario interverranno esperti, politici, diplomatici e accademici, sia europei
che statunitensi. I partecipanti avranno l’opportunità di vedersi riconoscere, presso gli istituti di
appartenenza, 12 crediti ECTS / 6US conseguiti durante le due settimane di corso e di discutere una tesina di
4-5000 parole. Il seminario sarà diviso in due moduli di circa 30 ore ciascuno.
La prima parte si concentrerà sulla dimensione interna dell’Unione Europea, con particolare attenzione alla
valutazione del reale livello di integrazione europea, agli aspetti meno noti dei processi decisionali
dell’Unione ed alle sue istituzioni e alle decisioni politiche adottate dopo il recente allargamento.
La seconda parte si concentrerà sulla politica estera dell’Unione. Verrà discussa la prospettiva multilaterale
dell’UE nei rapporti con altri attori della politica internazionale nelle diverse aree del pianeta, con uno
sguardo particolare all’evoluzione delle relazioni transatlantiche, all’Europa come attore multilaterale
all’interno del CSFDP, all’importanza delle politiche commerciali, al ruolo dell’UE nella promozione della
cooperazione, dei diritti umani, della democrazia e dello sviluppo attraverso alleanze, accordi, etc…
Il seminario verrà aperto dal vice-presidente della Convenzione Europea ed ex primo ministro, Prof.
Giuliano Amato. Tra i partecipanti, Prof. Adrew Moravsick (Università di Princestone), Leopoldo Nuti
(Università Roma 3), Stefano Grassi (Segretariato Generale della Commissione europea), Martin Holland
(Centro Nazionale di Ricerca sull’Europa in Nuova Zelanda), Philomena Murray (Centro di Eccellenza Jean
Monnet, Melbourne, Australia), Charis Xirouchakis (Capo delle Pubbliche Relazioni al Consiglio dei Ministri
dell’Unione europea), Khalid Emara (Ministro degli Esteri egiziano) e molti altri diplomatici, accademici,
giornalisti, funzionari dell’UE.
Il costo del seminario è pari a 1290 euro. Per gli studenti di università italiane il costo sarà di 650 euro.
Verranno messe a disposizione un massimo di 5 borse di studio parziali, assegnate in base al merito
accademico, alle condizioni economiche e alle motivazioni presentate. Il miglior studente del seminario
riceverà inoltre un premio in denaro pari a 1000 euro e un biglietto Interrail. Al secondo e terzo andrà un
biglietto Interrail.
Le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro il 30 aprile 2006, mentre il termine per la
presentazione delle domande di borse di studio scade il 28 febbraio 2006.
L’accettazione al seminario verrà comunicata entro un mese dalla scadenza del termine di presentazione della
domanda di partecipazione. I candidati dovranno allegare alla domanda una lettera di presentazione, una
lettera di motivazione, un Curriculum Vitae e una copia della laurea o una certificazione degli esami sostenuti.
Si consiglia di inviare la domanda per e-mail.
Per ulteriori informazioni,
[email protected]
visitare
il
sito
internet
Dott.ssa Federiga Bindi
Jean Monnet Chair of European Political Integration
Universita' di Roma Tor Vergata
Ufficio Europeo - Stanza 750
Via O. Raimondo 18
00173 Roma
tel. +39-06-7259.2757
fax. +39-06-7259.3618
cell. +39-320-4375670
9
www.ue.uniroma2.it
o
scrivere
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[email protected]
[email protected]
www.ue.uniroma2.it
Il sito della University Association for Contemporary European Studies è http://www.uaces.org/
Assoc. Prof. Philomena Murray
Jean Monnet Chair
Department of Political Science and
Director, Contemporary Europe Research Centre,
Jean Monnet European Centre of Excellence
University of Melbourne,
Victoria 3010
Australia
Tel. +61 3 8344 5151
Fax. +61 3 8344 7906
Email: [email protected]
Internet: www.cerc.unimelb.edu.au
http://www.politics.unimelb.edu.au/aboutus/murray.html
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III Jean Monnet International Seminar, Rome, 3rd 14th July 2006
Integrating europe in a changing world
Philomena Murray
The III Jean Monnet Chair International Summer Seminar “Integrating Europe in a Changing World” will
once again intellectually stimulate and challenge students from across the World. The Seminar is organized in
collaboration with the Center for American Studies and Euroforum Firenze, and it goes under the patronage
of prestigious local and international institutions such as the European Commission, the Italian Ministry for
the EU, the Italian Senate, etc. …
The highly selective, unique and exciting opportunity to debate and discuss vital matters pertaining to
Europe with the best international minds will be held from the 3rd to the 14th of July, 2006 in Rome, Italy.
On average, only one third of the applicants are accepted!
The Summer Seminar addresses primarily to graduate and PhD students, young professionals. Exceptionally
skilled senior undergraduates can be accepted on individual bases. It will be a highly intensive course,
according to the tradition of the Rome Summer Seminars, held under the umbrella of the Jean Monnet
Chair. The teaching body will be composed of an unique mix of top international Policy Makers, Diplomats
and Academicians, from both Europe and US. The participants will have the opportunity to obtain 12
ECTS/6US Credits over the two weeks including the defence of 4-5,000 words paper, all of which will be
fully transferable to home institutions.The Summer Seminar will be divided into two modules of thirty
teaching hours each.
The first part of the Seminar will focus on the Domestic dimensions of the European Union. The focus will
be put on evaluating the real degree of EU integration and on the hidden aspects of the EU decision making
procedures, as well as of EU Institutions and Policy making after the recent enlargement.
The second part will focus on the Foreign Policy of the Union. The multilateral perspective the EU adopts in
its interaction with other international political actors will be discussed in relations to the different areas of
the world. Insight will be given on the evolving Transatlantic Relations; on Europe as a multilateral actor in
the CSFDP; the importance of commercial policy; the EU’s role in promoting co-operation, human rights,
democracy and development through its association agreements etc..
The Opening Lecture will be given by the Vice President of the European Convention and the former Prime
Minister of Italy, Prof. Giuliano Amato. Other esteemed speakers coming from all over the world - will
include Prof. Andrew Moravsick (Princeton University); Leopoldo Nuti (University Rome 3), Stefano Grassi
(Secretariat General of the European Commission); Martin Holland (National Centre for Research on
Europe in New Zealand), Philomena Murray (Jean Monnet Centre of Excellence of Melbourne, Australia).
Charis Xirouchakis (Head of the Public Relations of the Council of EU Ministers); Khalid Emara (Foreign
Minister of Egypt); and many other including diplomats, academicians, journalists, EU officials, etc.
The total cost of the Seminar is €1290. For students of Italians Universities the cost is 650€. Up to five
partial grants, based upon academic merit, motivation and need will be offered. Furthermore, the best
student of the seminar will receive and additional monetary prize of €1000 plus and Internal pass. The
second and third classified will win an Interail pass.
The deadlines for applications are 28th February 2006 (grant requests) and 30th April 2006. Acceptance will
be notified within one month after the deadline.
Applicants shall provide: a letter of presentation, a letter of motivation, a Curriculum Vitae, a copy of
diplomas or a transcripts of grades.
Applications by email are warmly advised.
For further information, please visit our website at www.ue.uniroma2.it., or
contact us at [email protected].
Dr. Federiga Bindi
Jean Monnet Chair of European Political Integration
Universita' di Roma Tor Vergata
Ufficio Europeo - Stanza 750
Via O. Raimondo 18
00173 Roma
tel. +39-06-7259.2757
fax. +39-06-7259.3618
cell. +39-320-4375670
[email protected]
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The University Association for Contemporary European Studies can be found athttp://www.uaces.org/
Assoc. Prof. Philomena Murray
Jean Monnet Chair
Department of Political Science and
Director, Contemporary Europe Research Centre,
Jean Monnet European Centre of Excellence
University of Melbourne,
Victoria 3010
Australia
Tel. +61 3 8344 5151
Fax. +61 3 8344 7906
Email: [email protected]
Internet: www.cerc.unimelb.edu.au
http://www.politics.unimelb.edu.au/aboutus/murray.html
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Conferenza “Statistical System out of equilibrium: random systems and complex fluid –
Primo workshop italo-australiano di fisica statistica, Surfers Paradise 13 al 15 febbraio 2006
Angelo Vulpiani, Lamberto Rondoni, Giuseppe Mussardo, Nicola Sasanelli, Debra J Bernhardt
Dal 13 al 15 febbraio u.s. si e’ tenuto nella Surfers Paradise, Queensland, Australia, ospite Griffith University,
il convegno internazionale dal titolo “Statistical Systems out of equilibrium: random systems and complex
fluids - the first Australian-italian workshop on statistical physics”. La conferenza, promossa dall’Ufficio
dell’Addetto scientifico di questa Ambasciata e organizzata dalla School of Science della Griffith University e
dal Politecnico di Torino, in collaborazione con il Ministero Australiano delle Scienze, ha visto la
partecipazione di circa 50 ricercatori di cui 17 provenienti dall’Italia. La delegazione italiana era guidata dal
Prof. Lamberto Rondoni del Politecnico di Torino e composta da:
- Angelo Vulpiani - Universita’ di Roma La Sapienza
- Giuseppe Gonnella - Universita’ di Bari
- Roberto Artuso - Universita’ di Como
- Andrea Puglisi - Universita’ di Roma La Sapienza
- Giulio Casati - Universita’ dell’Insubria
- Giuseppe Mussardo - SISSA/ISAS Trieste
- Federico Frascoli - Swinburne University of Technology
- Marco Lenci - Stevens Institute of Technology
- Stefano Lepri - Istituto dei sistemi complessi ISC-CNR
- Owen Jepps - Politecnico di Torino
- Daniela Grasso - Politecnico di Torino
- Fabio Cecconi - CNR Roma
- Emanuele Caglioti - Universita’ di Roma La Sapienza
- Andrea Cavagna - INFM and CNR Uni Roma
- Adriano Montanaro - Universita’ di Padova
- Carlo Paneni - Griffith University
Alcuni dei delegati provenienti dall’Italia hanno fatto visita ad alcune istituzioni di ricerca prima e dopo il
convegno:
- Roberto Artuso – presso la University of New South Wales
- Fabio Cecconi – presso la University of New South Wales
- Daniela Grasso – presso la Australian National University
- Owen Jepps – presso la Griffith University e la University of Queensland
- Stefano Lepri – presso la University of New South Wales
- Giuseppe Mussardo – presso Griffith University, la University of Queensland e la University of
Melbourne
- Lamberto Rondoni – presso la University of New South Wales
- Angelo Vulpiani – presso la University of New South Wales
A tale workshop, come consuetudine di questa Ambasciata, sono stati inoltre invitati ricercatori italiani e/o
di origine italiana che lavorano presso università e centri di ricerca australiani quali la Queensland University
e la Queensland Technology University; inoltre, l’Associazione ARIA Queensland (Associazione per la
Ricerca fra Italia e Australia) ha organizzato un evento di benvenuto ai ricercatori provenienti dall’Italia.
Negli ultimi dieci anni, un' intensa attivita' di ricerca teorica e sperimentale ha migliorato la nostra
comprensione della termodinamica dal punto di vista dei suoi fondamenti microscopici. Questa
comprensione risulta essere alla base dello studio dei nuovi processi tecnologici (per esempio le
nanotecnologie) che consentono di produrre nuovi sistemi (nanodispositivi) maggiormente integrati,
affidabili e pertanto piu’ competitivi.
La conferenza di Surfers Paradise chiude un primo ciclo di iniziative sviluppatosi in Australia dal 1995 grazie
alla costante attivita’ del professor Lamberto Rondoni e della professoressa Debra Bernhardt che ha
stimolato ed organizzato scambi di visite di esperti e di ricercatori fra l’Italia e l’Australia consentendo lo
sviluppo di un’eccellente attivita’ di ricerca congiunta sui collegamenti tra la meccanica statistica e la teoria dei
sistemi dinamici. In particolare, negli ultimi anni, sono state predisposte, sulla base di specifici progetti,
alcune borse di studio di dottorato destinate a studenti italiani che hanno svolto la propria attivita’ di ricerca
in alcune universita’ Australiane (Australian National University, Griffith University, University of New
South Wales e Swinburne University of Technology) e, nello stesso tempo, ad alcuni giovani ricercatori
australiani e’ stata data la possibilita’ di trascorrere un periodo di studio e ricerca in Italia.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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Il principale obiettivo della conferenza in oggetto e’ stato quello di coinvolgere ricercatori provenienti dai due
Paesi che operano nel settore della fisica dei sistemi fuori dall’equilibrio, al fine di rivedere i recenti risultati,
scambiare idee sui nuovi orientamenti e confrontare metodi sui problemi comuni dovuti all’applicazione dei
risultati di ricerca. Infatti, vi e’ da rilevare che le comunita’ scientifiche dei due Paesi coinvolti in tale area
tematica costituiscono una parte molto rilevante dell’attivita’ di ricerca condotta dalle diverse universita’ e
centri di ricerca di tutto il mondo.
I principali argomenti trattati hanno riguardato lo studio teorico e sperimentale di sistemi complessi di
dimensioni microscopiche per i quali fino ad oggi non esiste una descrizione matematica completa. In
particolare, i vari relatori si sono confrontati sul trasporto molecolare di materia in sistemi caotici con un
grande numero di liberta’, fuori dall’equilibrio e sulle fluttuazioni statistiche che lo caratterizzano a livello
microscopico. Tali studi trovano, tra l’altro, un’applicazione nello sviluppo di materiali microporosi (per
esempio membrane) utilizzabili in campo farmaceutico (nuove capsule per il rilascio controllato dei farmaci),
in chirurgia per la protezione degli organi trapiantati (prevenzione dei fenomeni di rigetto) e
nell’ottimizzazione della fluidodinamica dei gas leggeri (per esempio i processi di pre-combustione
dell’idrogeno). Un’altra importante applicazione di tali studi, emersa nelle presentazioni durante il convegno
del Queensland, e’ legata allo sviluppo dei nuovi materiali e in particolare alla realizzazione di materiali con
precise proprieta’ reologiche, termiche e meccaniche (per esempio materiali leggeri, dotati di particolare
viscosita’ e al tempo stesso ad alta resistenza meccanica).
Attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro misto preposto alla programmazione di una serie di
iniziative congiunte, la conferenza del Queensland ha dato inizio ad una nuova fase della cooperazione
bilaterale nell’ambito della fisica statistica che consentira’ un’attivita’ piu’ regolare e sistematica fra l’Italia e
l’Australia. Inoltre, la presenza, fra i relatori italiani, di ricercatori membri della rete europea INSTANS,
Network dell’European Science Fondation, dedicata ai problemi di meccanica statistica ed applicazioni nel
campo della nanofisica degli atomi freddi e sistemi fortemente correlati, potrebbe preludere ad un
coinvolgimento dell’Australia nei prossimi progetti europei presentati da centri di ricerca italiani.
Prof Angelo Vulpiani
Universita’ Roma La Sapienza
Email: [email protected]
Prof Lamberto Rondoni
Dipartimento di Matematica,
Politecnico di Torino Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino - Italy
+39 + 011 + 5647533 (office), +39 + 011 + 5647599 (fax)
Email: [email protected]
http://calvino.polito.it/~rondoni
Dr Giuseppe Mussardo
SISSA-ISAS
Email:[email protected]
Nicola Sasanelli
Prof Debra J Bernhardt
Deputy Director, Nanoscale Science and Technology Centre
Emal:[email protected]
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“Statistical System out of equilibrium: random systems and complex fluid - the first
Australian-Italian workshop on statistical physics” Surfers Paradise 13-15th February 2006
Angelo Vulpiani, Lamberto Rondoni, Giuseppe Mussardo, Nicola Sasanelli, Debra J Bernhardt
From the 13th to the 15th of February, the international conference “Statistical systems out of equilibrium:
random systems and complex fluids-The First Australian-Italian Workshop on Statistical Physics” took place,
in Surfers Paradise, Queensland, Australia, hosted by Griffith University.
The symposium, endorsed by the Office of the Scientific Attaché' of the Embassy of Italy and organised by
the School of Science of Griffith University and the Politecnico di Torino, in cooperation with the Australian
Ministry of Science, had more than fifty scientists, 17 of which coming from Italy. The Italian delegation was
lead by Professor Lamberto Rondoni from Politecnico di Torino and was composed by:
- Angelo Vulpiani – Universita’ di Roma La Sapienza
- Giuseppe Gonnella – Universita’ di Bari
- Roberto Artuso – Universita’ di Como
- Andrea Puglisi - Universita’ di Roma La Sapienza
- Giulio Casati – Universita’ dell’Insubria
- Giuseppe Mussardo – SISSA/ISAS Trieste
- Federico Frascoli – Swinburne University of Technology
- Marco Lenci – Stevens Institute of Technology
- Stefano Lepri – Istituto dei Sistemi Complessi ISC-CNR
- Owen Jepps – Politecnico di Torino
- Daniela Grasso – Politecnico di Torino
- Fabio Cecconi – CNR Roma
- Emanuele Cagliotti - Universita’ di Roma La Sapienza
- Andrea Cavagna – INFM and CNR Uni Roma
- Adriano Montanaro – Universita’ di Padova
- Carlo Paneni – Griffith University
Some delegates coming from Italy visited other research institutions before and after the conference:
- Roberto Artuso –University of New South Wales
- Fabio Cecconi –University of New South Wales
- Daniela Grasso - Australian National University
- Owen Jepps –Griffith University and University of Queensland
- Stefano Lepri –University of New South Wales
- Giuseppe Mussardo –Griffith University, University of Queensland and University of Melbourne
- Lamberto Rondoni –University of New South Wales
- Angelo Vulpiani –University of New South Wales
Italian and Italian origin scientists working for universities and research centres, as University of Queensland
and Queensland University of Technology, were invited to attend the conference, in line with the customary
practice of this Embassy.
Further more, ARIA Queensland (Association for Research between Italy and Australasia) organised a
welcome ceremony for the scientists coming from Italy.
In the last ten years, an intense theoretical and experimental research activity has provided a new insight of
the thermodynamics of microscopic systems. Such knowledge is beneficial to the development of innovative
nanoscale technologies.
The Queensland conference closes a first phase of initiatives developed in Australia from 1995 thanks to the
constant effort of Professor Lamberto Rondoni and Debra Bernhardt, who stimulated and organised
exchanges of scientists between Italy and Australia, allowing the development of an excellent joint research
activity on the connections between statistical mechanics and dynamical systems theory. In particular, in the
last years, in the direction of specific projects, some doctoral scholarships have been issued for Italian
students to undertake their research activity in some Australian Universities (Australian National University,
Griffith University, University of New South Whales and Swinburne University of Technology). In parallel
some Australian scientists have been given the opportunity to spend time to study and research in Italy.
The main scope of the conference “Statistical systems out of equilibrium: random systems and complex
fluids”, was that of that of bringing together scientists coming from the two countries and operate in the
field of nonequilibrium fluids physics, in order to compare results, exchange ideas on the new directions to
pursue, and to compare the methodologies. It’s worthwhile mentioning that the scientific communities of the
two countries provide an essentially significative contribution to this field.
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CANBERRA
The main addressed topics regarded the theoretical and experimental study of microscopic dimensions
complex systems for which a complete mathematical model hasn’t up to now been developed. In particular,
the various speakers compared their studies on the molecular transport in nonequilibrium chaotic systems
with many degrees of freedom and on the statistic fluctuations that characterize these systems at a
microscopic level. This research has application in the development of micro porous materials, such as
membranes, of pharmacologic interest (development of new typology of tablets for controlled release of
drugs), of surgical interest for the protection of implanted organs, and in the optimisation of the fluid
dynamics of gasses (hydrogen).
Another important application of such research studies, emerged during the Queensland conference, is
related to the development of materials of specific rheologic, thermal and mechanical properties (for example
light materials of fixed viscosity coefficient and high mechanical resistance).
Having established of an operational group, working towards the organization of a series of joint initiatives,
the Queensland conference initiated a new phase of the bilateral collaboration in the context of statistical
physics that will allow a systematic cooperation between Italy and Australia.
Furthermore, thru participation of scientists that are members of the European network INSTANS of the
European Science Foundation, devoted to statistical mechanics and to the application of nanophysics of cold
atoms and strongly correlated systems, could lead to an involvement of Australia in the future European
projects.
Prof Angelo Vulpiani
Universita’ Roma La Sapienza
Email: [email protected]
Prof Lamberto Rondoni
Dipartimento di Matematica,
Politecnico di Torino Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino - Italy
+39 + 011 + 5647533 (office), +39 + 011 + 5647599 (fax)
Email: [email protected]
http://calvino.polito.it/~rondoni
Dr Giuseppe Mussardo
SISSA-ISAS
Email:[email protected]
Nicola Sasanelli
Prof Debra J Bernhardt
Deputy Director, Nanoscale Science and Technology Centre
Emal:[email protected]
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Australia-European Symposium on Mycotoxins and Food Safety
Antonio Logrieco, Nicola Sasanelli
Dal 15 al 17 febbraio u.s. si e’ tenuto presso il Botanic Garden di Sydney, il convegno internazionale dal titolo
“Symposium on Mycotoxins and Food Safety”. La conferenza, promossa dall’Ufficio dell’Addetto scientifico di questa
Ambasciata e organizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari
ISPA e dal Botanic Garden Trust di Sydney, in collaborazione con il Ministero Australiano delle Scienze, ha visto la
partecipazione di circa 50 ricercatori di cui 4 provenienti dall’Italia. La delegazione italiana era guidata dal dott. Antonio
Logrieco del CNR ISPA, e composta dal Prof. Alberto Ritieni dell’Universita’ Federico Secondo di Napoli, Dott.
Antonio Moretti del CNR ISPA e dalla Dott.ssa Paola Giorni dell’Universita’ Cattolica di Piacenza.
A tale workshop sono stati inoltre invitati ricercatori italiani e/o di origine italiana che lavorano presso le Universita’
dello Stato del New South Wales ed e’ stata predisposta una visita guidata per la delegazione italiana presso il centro di
Food Technology della New South Wales University.
Le micotossine sono dei metaboliti secondari tossici prodotti dai funghi durante i processi di colonizzazione dei prodotti
vegetali e derrate alimentari. Tali sostanze, ritrovandosi anche nelle diverse filiere alimentari (lattiero caseario, enologico,
cerealicolo etc.), hanno degli effetti diretti sulla salute degli animali e dell’uomo. L’attivita’ tossica di tali sostanze, quali
quella cancerogenica, mutagena, nefrotossica etc, rappresenta oggi piu’ che mai un problema economico e sociale. Negli
ultimi anni, ottenere alimenti esenti da micotossine e’ diventata una delle maggiori priorita’ a livello mondiale sia
dell’industria agroalimentare e zootecnica che da chi e’ preposto al controllo sanitario degli alimenti. A livello
Comunitario esistono stringenti normative che regolano, attraverso diversi limiti di tolleranza, la presenza di micotossine
nelle diverse filiere alimentari. Poiche’ l’Australia e l’Italia sono entrambi Paesi produttori di materie prime e derivati a
rischio di micotossine (mais, grano, uva da vino, olive, prodotti caseari, da forno etc), le due comunita’ scientifiche sono
particolarmente coinvolte nella valutazione del rischio, negli studi epidemiologici e nello sviluppo di tecnologie avanzate
per una diagnosi rapida di funghi tossigeni e micotossine nelle derrate alimentari.
La conferenza di Sydney e’ maturata dal progetto europeo “Myco-Globe Integration of Mycotoxin and
Toxigenic Fungi, Research for Food Safety in Global System” finanziato nell’ambito dell’azione Food
Quality and Safety Specific Support del VI Programma Quadro di cui il dott. Angelo Visconti, direttore del
CNR ISPA, e’ il coordinatore. Il progetto coinvolge diversi paesi europei ed extraeuropei tra i quali
Inghilterra, Australia, Argentina, Stati Uniti, Nigeria ed India. Nel settembre 2006 il progetto prevede
l’organizzazione del convegno conclusivo in Italia con la partecipazione di alcuni ricercatori australiani
impegnati particolarmente nell’attivita’ di cooperazione bilaterale con l’Italia.
Il principale obiettivo della conferenza di Sydney e’ stato quello di condividere le conoscenze sulle diverse
problematiche inerenti alle micotossine e le possibili prevenzioni e soluzioni. I tre principali argomenti
trattati sono stati: Rischi micotossicologici; Funghi tossigeni (biodiversita’, patogenicita’ e detection); ed
infine, Nuove tecnologie per il rilevamento, la prevenzione e il controllo.
Tali studi trovano, tra l’altro, un’importante applicazione nella commercializzazione delle materie prime e
degli alimenti. Infatti, negli ultimi anni, alcuni paesi, tra i quali l’Unione Europea, hanno introdotto normative
molto stringenti riguardo la tolleranza delle micotossine negli alimenti. Pertanto lo sviluppo di nuovi metodi
diagnostici rapidi e affidabili consente in modo inequivocabile di accertare e garantire la sanita’ dell’alimento.
Nel corso della conferenza si e’ costituito un gruppo di lavoro misto preposto alla programmazione di
iniziative congiunte che s’intendono avviare nel corso del prossimo biennio che consentira’ un’attivita’ piu’
regolare e sistematica fra l’Italia e l’Australia. Tra le attivita’ ad oggi programmate sono da annoverare le
seguenti: uno stage destinato ad una ricercatrice italiana presso il CSIRO di Sydney, predisposizione di un
progetto di ricerca nell’ambito del VII Programma Quadro dell’UE con il coinvolgimento di alcuni centri di
ricerca dei due Paesi, sostegno e adesione di alcuni ricercatori australiani nella Societa’ Internazionale per la
Micotossicologia fondata dall’Italia lo scorso anno ed infine, il gruppo di lavoro programmera’ la seconda
conferenza Italo-Australiano sulle micotossine e sicurezza alimentare che avra’ luogo in Italia nel 2008 e che
consentira’ di monitorare l’attivita’ avviata a Sydney e di individuare strategie future.
Dr Antonio F. Logrieco
National Council of Research
Institute of Sciences of Food Production
Via G. Amendola 122/O
I-70126 Bari, Italy
email: [email protected]
http://www.ispa.cnr.it
Dott Ing. Nicola Sasanelli
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Australia-European Symposium on Mycotoxins and Food Safety
Antonio Logrieco, Nicola Sasanelli
From the 15th to the 17th of February, the Sydney Botanic Gardens hosted the international conference
“Symposium on Mycotoxins and Food Safety”. The conference was promoted by the Scientific Office of
this Embassy and organised by the Australian Research Council (ARC) Institute of Food Science and
Technology (IFST) and the Sydney Botanic Gardens Trust, in collaboration with the Australian Department
of Science. About 50 researchers, 4 of them from Italy, participated in the conference. Dr Antonio Logrieco
(from ARC IFST) led the Italian delegation, composed by Prof. Alberto Ritieni from the University of
Naples “Federico II”, Dr Antonio Moretti from ACR IFST and Dr Paola Giorni from the Catholic
University of Piacenza.
Both Italian researchers and researchers of Italian origin working in the university centres of New South
Wales were also invited to the workshop. The organizers scheduled a guided visit of the Food Technology
Centre of the New South Wales University for the Italian delegation.
Mycotoxin is a toxin produced by fungi during the process of colonization of vegetable products and
foodstuffs. These substances, also present in many kinds of food from the field to the table (dairy products,
wine, cereals, etc.), have direct negative health effects on man and animals. The toxic activity of these
substances, such as cancerous, mutagenic or nephrotoxic activity, represents one of the largest economic and
social problems, now more than ever. In recent years, both food and zootechnic industry and those
responsible for health control on food worldwide have given great priority to obtaining mycotoxin-free
foods. Within the EU, strict rules regulate the presence of mycotoxins in food, through different limits of
tolerance. Since Australia and Italy are both great producers of processed and raw food products exposed to
mycotoxin risks (corn, wheat, wine grape, olives, dairy and baked products, atc.), the two scientific
communities committed themselves to evaluating the risk, carrying out epidemiological studies and
developing advanced technologies for a fast diagnosis of toxic fungi and mycotoxins found in foodstuffs.
The conference held in Sydney was the outcome of the European project “Myco-Globe Integration of
Mycotoxin and Toxigenic Fungi, Research for Food Safety in Global System”, funded by the VI Framework
Programme “Food Quality and Safety Specific Support” coordinated by Dr Angelo Visconti, chairman of
ARC IFST. The project involves both European and non-European countries such as UK, Australia,
Argentina, US, Nigeria and India and envisages the organization of a conclusive conference to be held in
Italy on September 2006, with the participation of Australian researchers particularly active in bilateral
cooperation with Italy.
The main goal of the conference was to share knowledge on the different problems related to mycotoxins
and to discuss possible preventive measures and solutions. The three main issues discussed during the
conference were: mycotoxigenical risks, toxigenical fungs (biodiversity, pathogenicity and detection) and new
technologies for detection, prevention and control.
These studies can be also implemented for the commercialisation of raw materials and food. In recent years,
some countries, such as the European Union, have introduced strict rules on mycotoxin tollerance in food.
Hence, the development of new reliable and fast diagnostic methods for detecting and guaranteeing food
safety.
During the conference, a mixed working group was formed in order to plan joint initiatives to be carried out
over the next two years and which will ensure more regular and systematic activities between Italy and
Australia. Among the activities already set out, it is worth mentioning: an internship for an Italian researcher
at CSIRO in Sydney, a research project within the VII Framework Programme of the EU with the
involvement of some research centres from the two countries, support activities by Australian researchers to
the International Society for Mycotoxicology, founded by Italy last year. The working group will also
organise the second Italo-Australian conference on Mycotoxins and Food Safety which will be held in Italy
in 2008, aimed at carrying on the activity started in Sydney and at finding future strategies.
Dr Antonio F. Logrieco
National Council of Research
Institute of Sciences of Food Production
Via G. Amendola 122/O
I-70126 Bari, Italy
email: [email protected]
http://www.ispa.cnr.it
Dott Ing. Nicola Sasanelli
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Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Nuovo Centro Collaborativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ per la ricerca e la
formazione nella prevenzione dei suicidi presso l’istituto AISRAP (Australian Institute
Suicide Research and Prevention) della Griffith University a Brisbane
Diego De Leo, Nicola Sasanelli
Lo scorso 2 marzo presso la Griffith University a Brisbane e’ stato presentato alla comunita’ scientifica
Australiana ed alla presenza del Governatore dello Stato del Queensland S.E. Ms. Quentin Bryce e del
Console Italiano nel Queensland Dott. Stefano Catani il nuovo Centro Collaborativo dell’Organizzazione
Mondiale della Sanita’ per la ricerca e la formazione nella prevenzione dei suicidi locato presso l’istituto
AISRAP (Australian Institute Suicide Research and Prevention) della Griffith University. Il Centro
rappresenta un riferimento di eccellenza per l’area del Western Pacific (37 paesi, dalla Cina al Giappone, e
dall’India alla Nuova Zelanda, incluse le isole del Sud Pacifico).
Il nuovo Centro e’ diretto dallo psichiatra italiano prof. Diego De Leo e nasce da un’attivita’ internazionale
maturata presso l’Universita’ di Padova negli anni ’80 e da un’attiva presenza del prof. De Leo sul territorio
australiano dagli anni ’90..
Dai dati presentati dal dott. Jose M. Bertolote, esperto nel campo della salute mentale dell’OMS Ginevra e
dal dott. Shigeru Omi, direttore OMS per l’Area del Western Pacific, emerge una situazione alquanto grave di
tale fenomeno. Nel 2001, nella sola area in oggetto, si sono registrati 318.000 casi di suicidio con un
incremento rispetto all’anno precedente del 2.5% ovvero il 37.5 % del dato mondiale pari a 849.000.
Elemento che diventa ancor piu’ allarmante considerato che il 55% dei casi rientra nella fascia di eta’
compresa tra i 5 e i 44 anni. In Australia, purtroppo si registrano circa sei decessi per suicidio al giorno (11.1
persone per 100.000 abitanti nel 2003), un problema sociale drammatico che si riscontra soprattutto nelle
comunita’ etniche emarginate quali quelle aborigine, di recente immigrazione asiatica e carceraria.
Il nuovo Centro congiunto Universita’ di Griffith e OMS, intende essere un laboratorio di ricerca
internazionale nel quale analizzare e studiare le caratteristiche socio-culturali delle comunita’ a rischio,
elaborare indagini specifiche attraverso le banche dati disponibili (per esempio: Queensland Register Suicide
dove ad oggi sono raccolti circa 8500 casi) ed infine elaborare e diffondere nuovi programmi e strategie per il
trattamento della prevenzione dei suicidi.
L’esperienza maturata dal prof. DeLeo nella prevenzione dei suicidi in Europa, ed in particolare in Italia,
conferisce al nuovo Centro di ricerca una naturale valenza internazionale favorendo, sin da principio, una
cooperazione scientifica piu’ spinta (scambio di ricercatori e docenti, conferenze e confronto fra metodologie
diverse applicate in ambienti con caratteristiche socio-culturali diverse) verso l’Europa e l’Italia in particolare.
La conferenza scientifica, legata all’evento dell’inagurazione del Centro, ha visto la partecipazione di circa
cento esperti e ricercatori del settore provenienti dall’OMS in Ginevra e dai principali Paesi coinvolti in tale
Area geografica (Vanuatu, Fiji, Cina, Nuova Zelanda etc..). L’attivita’ e’ stata seguita attivamente dal
Consolato Italiano a Brisbane, dall’Ufficio Scientifico di questa Ambasciata e dall’Associazione ARIAQueensland (Associazione per la Ricerca fra Italia e Australia) di cui il prof. Diego De Leo e’ il Presidente.
Diego De Leo, MD, PhD, FRANZCP
Professor of Psychiatry,
Griffith University,
Director, Australian Institute for Suicide Research and Prevention, and
WHO Collaborating Centre for Research and Training in Suicide
Prevention,
Mt.Gravatt Campus, 4111 QLD, Australia,
Ph. +61.7.3735.3377, Fax +61.7.3735.3450
E-mail [email protected],
Web-site www.gu.edu.au/aisrap/
Dr Nicola Sasanelli
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
New World Health Organization (WHO) Collaborating Centre for Research and Training
in Suicide Prevention at the Australian Institute for Suicide Research and Prevention
(AISRAP) – Griffith University - Brisbane
Diego De Leo, Nicola Sasanelli
The new World Health Organization (WHO) Collaborating Centre for Research and Training in Suicide
Prevention was launched on the 2nd of March at the Australian Institute for Suicide Research and
Prevention (AISRAP), Griffith University, Brisbane, in the presence of Queensland Governor, Her
Excellency Ms Quentin Bryce and the Italian Consul for Queensland Dr. Stefano Catani. The Centre
represents an excellent reference for the Western Pacific area (including 37 countries, from China to Japan,
from India to New Zealand, including Pacific Island nations).
Headed by Director Professor Diego De Leo, the Centre is the outcome of the international activity carried
out by the University of Padua in the 1980s and the active presence of Prof. De Leo in Australia throughout
the 1990s.
Figures presented by Dr. M. Bertolote, mental health expert at the WHO, Geneva, and by Dr. Shigeru Omi,
WHO, Regional Director for Western Pacific, show a rather serious situation. In 2001, 318,000 suicide cases
were recorded in this area, with an increase by 2.5% compared to the previous year, 37.5% of world cases
amounting to 849,000. The situation is even more worrying considering that 55% of these cases encompass
an age range between 5 and 44. In Australia, 6 suicide deaths are recorded every day (11.1 individuals every
100,000 people in 2003), a social problem spread especially among marginalized ethnic communities, such as
Aboriginal communities, new Asian immigrants and prisoners.
The new centre, in collaboration with Griffith University and WHO, aims to create an international research
laboratory to analyze and study the socio-cultural features of at-risk communities, carry out specific
investigations using databanks available (e.g., Queensland Register Suicide has so far gathered approximately
8,500 cases) and set up and disseminate new strategies and programmes on suicide prevention.
Prof. De Leo’s expertise in suicide prevention in Europe, especially in Italy, give great prestige worldwide to
the new Centre, boosting, since its outset, further scientific cooperation (teachers and researchers exchange,
conferences on different methods used in environments with different socio-cultural features) with Europe
and Italy, in particular.
About 100 experts and researchers from the prevention area of the WHO, Geneva, and from the main
countries involved (Vanuatu, Fiji, China, New Zealand, etc.) participated in the scientific conference, as part
of the opening ceremony of the Centre.
The activity was carefully followed by the Italian Consul for QLD, the Scientific Office of this Embassy, and
ARIA Queensland Association (Association for Research between Italy and Australiasia) chaired by Prof. De
Leo.
Diego De Leo, MD, PhD, FRANZCP
Professor of Psychiatry,
Griffith University,
Director, Australian Institute for Suicide Research and Prevention, and
WHO Collaborating Centre for Research and Training in Suicide
Prevention,
Mt.Gravatt Campus, 4111 QLD, Australia,
Ph. +61.7.3735.3377, Fax +61.7.3735.3450
E-mail [email protected],
Web-site www.gu.edu.au/aisrap/
Dr Nicola Sasanelli
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Ambasciata d’Italia
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Biochip in Nuova Zelanda
Anna Mayer
Vista la loro dimensione, lo studio e la manipolazione di singole cellule risultano estremamente complessi che
vengono perciò generalmente studiate in grandi quantità. Ma ora, grazie al Dott. Maan Alkaisi del
Dipartimento di Elettronica e Ingegneria Informatica dell’Università di Canterbury a Christchurch, principale
ricercatore dell’Istituto MacDiamid, l’analisi di singole cellule potrebbe diventare più semplice.
Il Dott. Alkaisi e i suoi colleghi stanno sviluppando una tecnica innovativa per lo studio di singole cellule
denominata “biochip”. Il biochip è formato da una piastrina ricoperta di silicone con migliaia di piccole
cavità della stessa forma e misura di una cellula. Le cellule “intrappolate” nelle cavità possono così essere
analizzate e manipolate singolarmente. “I biologi solitamente lavorano con migliaia, persino milioni di cellule
ed attraverso analisi statistiche studiano la loro risposta a diversi ormoni e trattamenti,” afferma il Dott.
Alkaisi. “Mi sono chiesto se avere la possibilità di lavorare con singole cellule potesse risultare utili. Sembra
proprio di sì, soprattutto per lo studio della loro risposta a diversi stimoli”.
Le cellule “intrappolate” nelle cavità del biochip possono essere analizzate impiegando un microscopio
atomico, una tecnica ad altissima risoluzione che permette ai biologi di analizzare una cellula nei minimi
dettagli. Il microscopio atomico, a differenza del tradizionale microscopio elettronico, ha inoltre il vantaggio
di produrre l’imaging di cellule vive in un ambiente acqueo.
Oltre a catturare e trattenere le cellule, il biochip le separa in base alla misura e al tipo. Le cellule vengono
infatti attratte o respinte dagli elettrodi presenti nella piastrina, a seconda della concentrazione ionica nelle
loro membrane, fenomeno conosciuto con il nome di elettroforesi. Ciascuna cellula possiede proprietà
dielettriche uniche e la concentrazione degli ioni nelle loro membrane varia a seconda che una cellula
risponda o meno a certi tipi di trattamenti ed ormoni oppure sia affetta da particolari malattie.
Per generare un biochip ci si avvale della litografia, che permette di formare, su uno strato di silicone, piccole
cavità della grandezza di una cellula tipo cosparse di elettrodi in oro intrecciati di dimensioni microscopiche.
E’ richiesta grandissima precisione e per fare ciò i tecnici si avvalgono dell’aiuto di un MA6, uno strumento
opto-tecnico di precisione.
Il progetto vede la collaborazione del Prof. John Evans, ricercatore presso la Scuola di Medicina di
Christchurch. Fino ad oggi, la piastrina è stata utilizzata per riprodurre l’imaging di cellule putuitarie a partire
da una ghiandola putuitaria e per lo studio di trattamenti fertilizzanti. Ulteriori applicazioni sono comunque
previste per il futuro.
“Recentemente, abbiamo iniziato ad applicare questa tecnica allo studio delle cellule cancerogene”, afferma
Dott. Alkaisi. “La capacità di riprodurre l’imaging di singole cellule ad altissima risoluzione potrebbe essere di
grande aiuto nella fase di diagnosi. Ed è stata proprio la possibilità di utilizzare questa tecnica nelle prime fasi
della diagnosi di una malattia che mi ha spinto a portare avanti gli studi in questo settore”.
Ma questa non rappresenta il punto di arrivo. “La collaborazione tra esperti di biologia, litografia ed
elettronica non può che portare a qualcosa di veramente grandioso.”
Quel qualcosa è appunto il “bioImprint”, un’altra tecnica innovativa messa a punto dal Dott. Alkaisi insieme
al suo dottorando James Muys. Attraverso il biochip, il bioImprint è in grado di riprodurre una copia della
cellula. Innanzitutto, viene creata una copia della cellula, poi lo stampo viene riempito. Il risultato è una copia
identica all’originale, fin nei più minimi dettagli.
“Il vantaggio di questa tecnica è di avere una copia della cellula in ciascuna fase della sua vita”, spiega il Dott.
Alkaisi. “A seguito di diversi trattamenti infatti la membrana della cellula cambia, ma noi siamo ora in grado
di monitorare costantemente tale cambiamento, attraverso un microscopio atomico o qualsiasi altra tecnica di
imaging adatta a tale scopo.”
Il Dott. Alkaisi sta utilizzando questa tecnica per lo studio di cellule cancerogene. “La topografia delle cellule
cancerogene è fondamentale. In questo modo è possibile confrontare cellule malate con cellule sane o cellule
ai primi stadi della malattia con cellule ad uno stadio più avanzato,” spiega. “Questo ci permetterà di creare
un database sul loro comportamento e sulla loro risposta a diversi trattamenti, studiando tali fenomeni su
singole unità sin dai primi stadi.”
BioImprint può essere inoltre utilizzato a scopi educative. Poichè le cellule vive cambiano costantemente,
non è facile avere a disposizione cellule in diversi stadi, da usare per esempio durante le lezioni in laboratorio.
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CANBERRA
Grazie a bioImprint, che permette di creare delle copie identiche di cellule in diverse fasi della loro vita, le
scuole di medicina potranno mostrare ai propri studenti tali copie, senza dover ricorrere a cellule vive. Il
metodo può essere usato anche per studiare organismi pericolosi, evitando il contatto diretto con virus vivi.
Il Dott. Alkaisi, oltre a portare avanti la sua ricerca, ha creato la “Bionanonetwork” presso l’Istituto
MacDiarmid, volta a coordinare le attività di ricerca nel campo delle nanotecnologie in Nuova Zelanda. Per
maggiori informazioni è possibile consultare il sito web http://www.bionano.net.nz
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Biochips in New Zealand
Anna Mayer
Because if their tiny size, studying and manipulating individual biological cells is very challenging and so they
are usually dealt with in very large numbers. But now, thanks to Dr Maan Alkaisi at Christchurch’s University
of Canterbury’s Department of electrical and Computer Engineering and principal investigator of the
MacDiarmid Institute, studying individual cells may become much easier.
Dr Alkaisi and his colleagues have been involved in the development of an innovative technique for studying
individual cells known as “Biochip”. A biochip consists of a silicon platform containing thousands of tiny
cavities the exact size and shape as biological cells. Cells contained within the cavities can be examined and
manipulated one at a time. “Biologists usually deal with thousands or even millions of cells and use statistical
methods to study their response to different hormones or treatments” says Dr Alkaisi. “I was wondering
whether having the capability to deal with individual cells would help. It turns out that yes, its helpful,
especially if you treat individual cells and look at their responses to various stimuli”.
Cells captured inside the Biochip cavities can be examined using atomic force microscope imaging – a
technique with very high resolution, allowing the biologist to look at the cell’s most intricate details. The
atomic force microscope also has the advantage that it can image living cells in an aqueous environment,
unlike the traditional electron microscope.
As well as capturing and holding cells, the Biochip also separates them according to their size and type.
Using a phenomenon known as dielectrophoresis, biological cells are either attracted to or repelled from
electrodes in the platform depending on the ion concentration in their membranes. Each cell has unique
dielectric properties and if a cell either is responding to certain kinds of treatments or hormones or has been
affected by disease, the concentration of ions in their membrane changes.
To make a Biochip, lithography is used to etch tiny cavities the size of typical biological cells on a silicon
substrate patterned with micron sized interdigitated gold electrodes. A high level of accuracy is needed to
make such intricate structures, and the platforms are made with the help of a MA6 mask-aligner.
The project is in collaboration with fellow investigator Professor John Evans, of the Christchurch School of
Medicine, and to date the platform has been used for imaging pituitary cells from the pituitary gland, to help
study fertility treatments. More applications are possible for the future. “Recently we started applying this
technique for looking at cancer cells” says Dr Alkaisi. “The ability to image individual cancer cells at very
high resolution should help in early diagnosis. This possibility for early diagnosis of diseases is what really
attracted me to this field”.
But this is not the end of the story for the potential of Biochip. “When you bring people from biology,
lithography and electronics together you will end up with something that’s really novel”.
That something is “bioImprint”, another new technique that Dr Alkaisi and his PhD student James Muys
have developed. BioImprint uses the Biochip to make a replica of a biological cell. First, a cast of the
biological cell is made, then the mould is filled. The result is a replica in exactly the same shape of the original
cell, down to nanoscale details.
“The advantage of this technique is that we have a replica of a cell at each stage of its life.” Dr Alkaisi
explained. “After subsequent treatments the cell membrane will change, and we can capture this change
permanently. Then we can look at this replica using again the atomic force microscope or any other suitable
imaging technique.
At present Dr Alkaisi is applying this technique to the study of cancer cells. “The topography of cancer cells
is very important, and we can compare these with healthy cells, or we can compare cells that have just started
to be infected with others that have been infected for a long time”. He explained. “This will help in building
a data base for cell behaviour and response to different treatments and also in studying these events at early
stages at an individual cell level”.
Another potential use of the bioImprint is for educational purposes. Because living cells continually change,
it is not easy to obtain cells at different stages on cue, for example for laboratory classes. Using the
bioImprint, exact replicas of cells could be made at different stages, which medical schools could use to
show students during classes, without the need to have live cells. The method could also be used to study
dangerous organisms, avoiding the need for contact with live viruses.
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As well as his own research, Dr Alkaisi has also recently established the MacDiarmid Institute’s
‘Bionanonetwork’ to coordinate the research activities in the field of bio-nanotechnology in New Zealand. A
website has been set up at http://www.bionano.net.nz.
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Ambasciata d’Italia
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Influenza aviaria o dei polli e influenza dei cani
Giovanni Giannotti
Seguendo lo stesso modus operandi che nel 2003 ho utilizzato per la ricerca della cura omeopatica
“altamente suggestiva” della SARS (www.sarsremedy.org), conoscendo il rimedio omeopatico “altamente
suggestivo” per la cura della polmonite aviaria che in questo momento sta preoccupando il mondo intero,
per velocizzarne la divulgazione, ho scelto internet così, in tempo reale, tutti potranno essere a conoscenza di
una terapia “alternativa”.
Prima di parlarvi della influenza aviaria d’obbligo è un breve cenno sull’influenza umana.
Agente eziologico
I virus influenzali appartengono alla famiglia dell’Orthomyxoviridae. I virus dell’influenza A e B
costituiscono un genere e il virus dell’influenza C un altro genere. La designazione dei virus influenzali di tipo
A, B o C è basata sulla identificazione antigenica della nucleoproteina (NP) e delle proteine della matrice (M).
I virus influenzali A sono ulteriormente suddivisi (sottotipi) sulla base degli antigeni di superficie:
emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N); i singoli ceppi sono denominati secondo il sito e l’anno di
isolamento, il numero del ceppo, il sottotipo, per esempio A/Sydney/5/97 (H3N2). I virus influenzali B e C
sono classificati seguendo lo stesso criterio, ma non sono divisi in sottotipi perché gli antigeni H e N non
presentano variazioni molto significative nel tipo B e possono anche mancare nel tipo C. Solitamente il virus
influenzale B e C non causano complicanze significative.
Epidemiologia
Le epidemie di influenza si verificano pressoché ogni anno, sebbene estensione e gravità di queste epidemie
siano molto variabili. Fatta eccezione per le ultime due decadi, le epidemie mondiali o pandemie si sono
verificate ogni 10-15 anni circa a partire dalla pandemia del 1957-1958.
Prospetto riassuntivo della comparsa di sottotipi antigenici di influenza A associati a diverse pandemie o
epidemie.
Anno
Sottotipi di influenza A
Estensione
dell'epidemia
1889-90
1900-03
1918-19
H2N8 a
H3N8 a
H1N1 b
1933-35
1946-47
1957-58
1968-69
1977-78c
H1N1- in precedenza HswN1
H1N1- in precedenza HoN1
H2N2 - Asiatica
H3N2 - Hong Kong
H1N1
Pandemia grave
Epidemia moderata
Spagnola-Pandemia
grave
Epidemia lieve
Epidemia lieve
Pandemia grave
Pandemia moderata
Pandemia lieve
a Da indagini sierologiche retrospettive su soggetti vissuti in quei periodi (“sieroarcheologia”).
b Le emoagglutinine un tempo denominate Hsw e HO sono ora classificate come varianti H1.
c Da allora fino ad oggi (1999-2000), virus dei sottotipi H1N1 o H3N2 si sono manifestai in anni alterni o in concomitanza.
Le più estese e gravi epidemie sono causate dai virus dell’influenza A. In parte questo è dovuto alle notevoli
capacità degli antigeni emoagglutinina e neuraminidasi del virus dell’influenza A di subire periodiche
modificazioni antigeniche. Le maggiori variazioni sono riconosciute come shift antigenici (varianti
antigeniche), sono limitate ai virus influenzali A e talvolta correlate a pandemie influenzali. Variazioni minori
sono definite drift antigenici (modificazioni antigeniche). Questi cambiamenti possono interessare solo
l’emoagglutinina o l’emoagglutitnina e la neuraminidasi. Nelle infezioni umane sono stati individuati tre
sottotipi antigenenici maggiori di emoagglutinine (H1,H2,H3) e due neuraminidasi (N1,N2). Le
emoagglutinine, un tempo denominate Ho e Hsw, sono ora classificate come varianti di H1 (vedi prospetto
riassuntivo).
Un esempio di variante antigenica che ha interessato emoagglutinina e neuraminidasi si è verificato nel 1957,
quando il sottotipo di virus influenzale A predominante cambiò da H1N1 a H2N2, con la comparsa di una
grave epidemia che causò, nei soli stati Uniti, 70.000 decessi in più rispetto a quelli previsti. Nel 1968 si
verificò una variante antigenica interessante solo l’emoagglutinina (da H2N2 a H3N2) e la conseguente
pandemia fu meno grave di quella osservata nel 1957. Nel 1977 emerse un virus H1N1 responsabile di una
pandemia che colpì soprattutto soggetti giovani nati dopo il 1957. Come si può osservare nel prospetto
riassuntivo, i virus H1N1 si sono manifestati dal 1918 al 1956, cosicché era prevedibile che i nati prima del
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1957 possedessero un certo grado di immunità nei confronti del virus H1N1. Durante le principali epidemie
di influenza si è avuta la circolazione di un solo sottotipo virale per volta. Tuttavia a partire dal 1977 i virus
H1N1 e H3N2 sono circolati contemporaneamente, causando epidemie di diversa gravità. In alcune
epidemie, anche i virus dell’influenza di tipo B sono circolati simultaneamente con i virus dell’influenza di
tipo A.
L’origine dei ceppi pandemici è sconosciuta. Date la notevole differenza delle strutture primarie delle
emoagglutinine dei diversi sottotipi dei virus dell’influenza (H1, H2 o H3), è da ritenere improbabile che le
variazioni antigeniche siano il frutto di mutazioni spontanee del gene dell’emoagglutinina. Poiché il genoma
segmentato dei virus influenzali può presentare un alto indice di riarrangiamento, è stato ipotizzato che i
ceppi pandemici possano derivare dal riarrangiamento genico tra virus influenzali umani e animali. Si è
ritenuto che tale riassortimento genico possa essere avvenuto nel 1997 a Hong Kong, dove erano stati
individuati nell’uomo alcuni casi di infezione da virus dell’influenza A/H5N1 durante una estesa epidemia di
influenza aviaria da virus A/H5N1 nel pollame.
Le pandemie rappresentano l’espressione più drammatica dell’influenza; tuttavia, i casi di malattia che si
verificano tra i periodi pandemici sono responsabili di una mortalità e di una morbilità totali elevate, anche se
osservate per un periodo più lungo. I virus influenzali A che circolano tra i periodi pandemici mostrano drift
antigenici dell’antigene H; queste variazioni, apparentemente, sono il risultato di mutazioni puntiformi che
coinvolgono il segmento di RNA che codifica l’emoagglutinina. I ceppi significativi dal punto di vista
epidemiologico, quelli cioè che possono causare grandi epidemie, mostrano modificazioni aminoacidiche in
almeno due siti antigenici maggiori nella molecola emoagglutinina. Poiché due mutazioni puntiformi
difficilmente si verificano contemporaneamente, si pensa che drift antigenici derivino da mutazioni
puntiformi, determinatesi sequenzialmente durante la diffusione del virus da persona a persona. Drift
antigenici si sono verificati quasi ogni anno, dal 1977 per i virus H1N1 e dal 1968 per i virus H3N2.
Manifestazioni cliniche dell’influenza
Le epidemie di influenza si verificano quasi ogni inverno, iniziano bruscamente, e raggiungono l’acme in un
periodo di due settimane; generalmente durano 2-3 settimane e spesso scompaiono con la stessa rapidità con
cui sono comparse.
L’influenza è una malattia respiratoria acuta causata dall’infezione da virus influenzali; la malattia colpisce le
alte/basse vie respiratorie ed è spesso accompagnata da segni e sintomi sistemici quali cefalea, stato febbrile
da 38º a 41º C, cefalea frontale, sensazione di freddo, brividi, mialgie diffuse, malessere, dolore al movimento
dei bulbi oculari, fotofobia e bruciore agli occhi; l’interessamento respiratorio è caratterizzato da tosse e
faringodinia. Nella influenza non complicata si assiste generalmente ad una risoluzione della malattia acuta in
un periodo di 2-5 giorni e la maggior parte dei pazienti guarisce completamente nell’arco di una settimana.
Complicanze
Queste epidemie presentano un elevato indice di morbilità ( tasso di malattia; rapporto tra numero di malati e
numero di sani in una comunità) nella popolazione generale. Si ha invece un elevato indice di mortalità se
l’influenza causata dal virus influenzale A determina una polmonite primaria; la polmonite è più frequente nei
soggetti anziani affetti da malattie croniche respiratorie, cardiovascolari, metaboliche e immunodepressive e
ha un decorso spesso ingravescente fino all’exitus. Una polmonite va sospettata in tutti i casi di influenza
quando lo sfebbramento non si verifica entro 5 giorni dall’esordio. La diagnosi differenziale con le polmoniti
parainfluenzali di eziologia batterica va posta sulla scorta degli esami di laboratorio e dall’indagine
radiologica. I principali indici di flogosi (VES, leucocitosi, mucoproteine, proteina C reattiva ) sono di norma
più elevati nella polmonite ad eziologia batterica; in queste ultime, inoltre, alla radiografia del torace sono
evidenziabili zone singole o multiple di addensamento parenchimale.
La compromissione polmonare si può verificare anche 24-48 ore dall’esordio dell’influenza; in questo caso è
caratterizzata da tosse, emottisi, dispnea franca, iperpnea e alla fine cianosi. All’auscultazione sono
apprezzabili ronchi, sibili e rantoli diffusi o la presenza di ipofonesi. L’esame radiografico evidenzia una
broncopolmonite interstiziale diffusa e/o una sindrome da distress respiratorio acuto (acute respiratory
distress sindrome, ARDS) la cui terapia omeopatica è stata descritta in “SARS, una proposta di cura”.
In questi casi all’emogasanalisi arteriosa si rileva una marcata ipossia. I reperti istopatologici, nei casi di
polmonite primaria influenzale letale, consistono in una marcata reazione infiammatoria nei setti alveolari,
con edema e infiltrati di linfociti, macrofagi e plasmacellule. Nei capillari alveolari si riscontrano trombi di
fibrina, unitamente a necrosi; gli alveoli e i dotti alveolari possono essere rivestiti da membrane ialine
eosinofile. In immunofluorescenza diretta sono rilevabili gli antigeni del virus dell’influenza nei macrofagi e
negli alveoli.
La terapia è volta innanzitutto ad assicurare una buona funzione respiratoria; nei casi più gravi è necessario il
trattamento intensivo in reparti idonei.
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In altri casi il decorso clinico della polmonite indotta dal virus influenzale A porta a morte a causa di una
“polmonite emorragica”( vedi influenza dei cani).
Nota- Non manifestandosi la pandemia annunciata, lo scritto “SARS, una proposta di cura” non ha avuto per fortuna il
riscontro clinico che meritava, ma il corona virus responsabile della SARS è solamente sopito nel serbatoio naturale, lo zibetto,
tuttora cibo conviviale delle mense cinesi, e nel cane-procione. Per combattere questo corona virus abbiamo a disposizione un
vaccino che è stato sintetizzato in tempi record nel 2004. In caso però di epidemia o pandemia, non possiamo prevedere
l’immunità indotta dal vaccino preparato col ceppo del 2003; i pazienti a rischio anche se vaccinati possono andare incontro a
gravi complicanze fino all’exitus.
Polmonite aviaria
Il sospetto che il virus responsabile della pandemia di Spagnola del 1918 fosse di origine aviaria era sorto 10
anni fa; con il completamento dell’analisi della mappatura del genoma del virus prelevato da campioni di
tessuto di cadaveri conservati nel permafrost, è risultato che l’emoagglutinina dei virus responsabili delle
“pandemie” sono di origine aviaria.
Nel 1997 durante la pandemia Hong Kong, fu isolato il virus A/ H5N1. Il 17 febbraio 2002, nello stesso
periodo in cui si manifestarono i primi casi di SARS, un uomo cinese di 33 anni che aveva viaggiato con la
sua famiglia nella provincia cinese di Fujan, era morto per cause sconosciute ad Hong Kong. Il giorno dopo,
le autorità di Hong Kong annunciarono che un virus degli uccelli, tipo A (H5N1), era stato isolato dall’uomo
e dal figlio di nove anni, anche lui ricoverato. Un altro membro della famiglia, la figlioletta di otto anni, morì
nel Fujan.
Una previsione degli esperti per la prossima pandemia annunciata basata su modelli statistici che prendono in
considerazione le grandi pandemie influenzali (la spagnola nel 1918-19, l’asiatica nel 1957-58 e l’Hong Kong
nel 1968-69), stima che ci saranno sedici milioni di contagi, due milioni di ricoveri e 150 mila morti solo in
Italia.
In questi giorni si è tenuta a San Giuliano (Malta), la seconda conferenza europea sull’influenza aviaria per
discutere la possibilità di trasmissione all’uomo direttamente dai volatili.
L’influenza aviaria è una malattia dei volatili causata da un virus dell’influenza di tipo A e può contagiare
quasi tutti i tipi di uccelli, con manifestazioni da molto leggere a molto gravi e contagiose. In questi casi la
malattia insorge in modo improvviso, seguita da morte rapida nella maggior parte dei casi dell’animale. Si
conoscono almeno quindici sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli. La maggior parte dei casi di
trasmissione all’uomo è stata causata da virus di tipo A dei sottotipi H5 e H7. A seconda della combinazione
di proteine di superficie dei virus (H = emoagglutinina, N = neuroaminidasi) il virus acquisisce una
denominazione diversa (H5N1, H7N2 etc..). Il più pericoloso è ritenuto il sottotipo H5N1. Quest’ultimo
negli ultimi due anni è già passato più volte da una specie all’altra, acquisendo la capacità di contagiare anche
gatti e altri mammiferi, oltre ai maiali (particolarmente importanti perché ricettivi sia ai virus aviari che ai
virus umani). Inoltre nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus
di contagiare anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza. Il virus aviario è temuto perché nelle
ultime tre grandi pandemie è stata verificata la presenza di parti di virus aviario combinato con quello
dell’influenza umana. Questo fa ritenere che i virus ricombinandosi abbiano generato un nuovo virus
particolarmente temibile perché “nuovo”. Inoltre tutti i virus di tipo A hanno la tendenza ad andare incontro
a cambiamenti nel proprio codice genetico ogni volta che si replicano.
Sino ad oggi il virus dei polli ha infettato solo coloro che lavorano o vivono a contatto con questi animali, ma
una volta che il virus è passato all’uomo e si è adattato ad esso, il contagio avverrebbe come una comune
influenza attraverso le vie aeree con la tosse, senza più bisogno del “salto di specie”, e quindi la diffusione
sarebbe molto rapida e non limitata agli ambienti in cui ci sono polli infetti.
Il virus mutato passando direttamente dal pollo all’uomo, sarebbe “nuovo” per il sistema immunitario umano
che non è ancora in possesso di anticorpi specifici, e nessun organismo umano sarebbe probabilmente in
grado di combatterlo e di limitarne la diffusione.
Il contagio pollo-uomo è avvenuto decine di volte negli ultimi anni provocando in totale 64 decessi nel sud
Est Asiatico. Quest’anno ha ucciso 45 persone (32 vietnamiti, 12 thailandesi e un cambogiano).
L’influenza aviaria nel pollo determina un quadro di sierosite acuta fulminante. Il pollo, non avendo il
muscolo diaframma che separa la cavità addominale da quella toracica, ha anatomicamente dei sacchi aerei
rivestiti di sierosa; il volatile muore per un interessamento di tutte le sierose che all’esame autoptico risultano
iperemiche. Secondo le normative vigenti in caso di epidemia non è possibile curare gli animali superstiti,
l’allevamento viene messo sotto sequestro e gli animali ancora vivi vengono abbattuti e poi inceneriti. Questo
vale non solo per l’influenza aviaria, ma anche per qualsiasi epidemia che colpisca gli allevamenti. In
Inghilterra a causa dell’afta epizoica sono stati abbattuti due milioni di bovini.
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L’influenza aviaria nell’uomo provoca una sintomatologia che va da una sindrome simil- influenzale sino ad
una gravissima polmonite con un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).
Durante un colloquio col Prof. Giovanni Rezza, direttore del reparto malattie infettive dell’Istituto Superiore
di Sanità, alla domanda posta da un giornalista se veramente ci saranno 2 milioni di persone da ricoverare, ha
risposto: “due milioni di persone non si ricoverano da nessuna parte! Anche perché se si parla di necessità di
ricovero si presume che si parli di malati con gravi difficoltà respiratorie e non esiste un tale numero di posti
letto in rianimazione da nessuna parte”. Questa risposta lascia però tutti sgomenti.
Questo significa che se il numero di malati supererà la capacità dei posti letto disponibili nelle unità di cura
intensiva, coloro che saranno colpiti dall’influenza in forma grave non potranno ricevere una assistenza
respiratoria adeguata e saranno lasciati al proprio destino. Di fronte ad una nuova emergenza “pandemia” la
medicina ufficiale è nella condizione di non poter dare a tutti i malati l’assistenza o i farmaci anti-virali
necessari per combatterla.
La stessa cosa sarebbe potuta accadere con la SARS, ma per fortuna il corona virus ha perso spontaneamente
la propria virulenza, causando solamente circa 800 vittime.
Non vorrei fare dell’allarmismo gratuito, ma quello che si deve fare è trovare anzitenpo una soluzione ad un
gravissimo problema prima che sfugga ad ogni controllo medico.
Oggi non esiste un vaccino efficace contro l’influenza aviaria che possa proteggere la popolazione dal
contagio. Potrebbero essere utilizzati antivirali appartenenti a due diverse classi: inibitori della M2
(amantadina e rimantadina) e inibitori della neuraminidasi (zanamivir e oseltamivir). L’analisi dei virus isolati
nei casi mortali di influenza H5N1 in Vietnam, indicano che il ceppo appare resistente agli inibitori della M2.
Gli inibitori della neuraminidasi sono efficaci nei confronti sia del virus di tipo A che di quelli di tipo B; i
laboratori appartenenti alla rete globale di sorveglianza dell’influenza, stanno lavorando anche per
confermare l’efficacia degli inibitori della neuraminidasi nei confronti dei ceppi H5N1 attualmente circolanti.
Ogni anno i medici omeopati unicisti, curano con rimedi “situazionali” specifici, epidemie influenzali che
allopaticamente vengono curate con farmaci sintomatici, non specifici. In queste epidemie stagionali il
rimedio costituzionale non è efficace poichè il genio epidemico virale è così potente che soverchia la
costituzionalità dell’individuo. I virus influenzali scatenano un corteo sintomatologico sovrapponibile nella
popolazione colpita ed è straordinario osservare la rapida risoluzione dei sintomi con i rimedi “situazionali”
specifici per l’influenza.
La polmonite da virus aviario omeopaticamente potrebbe essere curata con il rimedio “altamente suggestivo”
Antimonium Tartaricum, rimedio omeopatico specifico per la sindrome da distress respiratorio acuto
(ARDS) che è stato descritto nel libro “SARS, una proposta di cura”.
Se la complicanza dell’influenza indotta dal virus influenzale A dovesse essere una polmonite emorragica, il
rimedio specifico è descritto nella cura della influenza dei cani.
USA: emerge l’influenza dei cani, evoluzione del ceppo dell’influenza equina
Dagli Stati Uniti giunge un’allerta circa la comparsa di un nuovo agente patogeno virale emergente
responsabile della prima forma di influenza dei cani. Si tratta della prima volta che il virus H3N8 equino
infetta un’altra specie mammifera diversa dal cavallo.
Il virus non è correlato ai comuni agenti dell’influenza umana o al virus H5N1 dell’influenza aviaria. Non
sono stati segnalati casi di infezione umana, il rischio è basso ma, considerando che il cane vive a stretto
contatto con l’uomo, è giustificata la preoccupazione degli esperti. Alcuni epidemiologi ritengono che il salto
di specie possa essere avvenuto già prima del gennaio 2004. In Florida, le epidemie nazionali di tosse dei
canili (tracheo-bronchite infettiva) si sono verificate nel 1992, 1999 e 2003; in quegli anni, un’alta percentuale
di cani affetti presentava sintomi riferibili alla tosse dei canili ma moriva di polmonite emorragica, evenienza
non comune in caso di tracheo-bronchite infettiva. Nel 2004 in Florida 22 levrieri da corsa furono colpiti dal
virus e 8 morirono di polmonite emorragica. L’esame autoptico rivelò una grave emorragia polmonare.
Come è già stato sottolineato, la permanenza del cane tra le mura domestiche richiede una particolare
attenzione; occorre individuare un’arma efficace per sconfiggere la polmonite emorragica indotta dal virus
H3N8 che potrebbe essere trasmessa dal cane all’uomo.
Seguendo i dettami dell’omeopatia classica, applicabili anche agli animali, e incrociando le rubriche
repertoriali che considerano l’influenza, la polmonite e l’emorragia polmonare determinata da essa, si
evidenziano solo due rimedi che potrebbero essere “altamente suggestivi” per la cura della polmonite
emorragica causata dal virus H3N8 nei cani.
Questi due rimedi sono: Calcarea Sulphurica e Sulphuricum Acidum.
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Leggendo nella materia medica del Dottor Clarke il proving dei singoli rimedi, si delinea solo un rimedio che
potrebbe essere “altamente suggestivo” e specifico per la cura della polmonite emorragica causata dal virus
H3N8: Sulphuricum Acidum.
Il Dottor Clarke descrive nella sua Materia medica il proving di Sulphuricum Acidum che per similitudine
può curare: ecchimosi, emorragie, influenza, polmonite, emottisi prolungata, tosse con emottisi, profusa
emorragia dai polmoni e il collasso che ne consegue. Nei Repertori è presente nelle rubriche influenza,
polmonite, emorragia polmonare durante la polmonite etc…
Non volendo riscrivere un libro di omeopatia solamente per indicare il rimedio omeopatico “altamente
suggestivo” per la cura delle polmoniti emorragiche da virus influenzale A che colpiscono i cani ma anche
l’uomo, si consiglia, a chi volesse comprendere come abbia identificato il rimedio, la lettura del libro “SARS,
una proposta di cura” dove è descritto il modus operandi della medicina omeopatica classica.
Giovanni Giannotti M.D.
Homeopath
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Avian flu or chicken influenza and canine influenza
Giovanni Giannotti
Following the same modus operandi that I used in 2003 for research into a “highly suggestive” homeopathic
treatment for SARS and knowing the “highly suggestive” homeopathic remedy for the treatment of the avian
pneumonia which at this moment is worrying the whole world, in order to speed up its diffusion, I have
chosen the internet so that, in real time, everybody may be acquainted with this “alternative” therapy.
Influenza
Before talking about avian influenza, a brief mention of human influenza is necessary.
Definition
Influenza is an acute respiratory infection of specific viral etiology characterized by sudden onset of
headache, myalgia, fever, and prostration. The term influenza and “flu” should be restricted to those cases
with clear-cut epidemiologic or laboratory evidence of infection with influenza virus.
The etiological agent
The viruses of A and B influenza constitute one antigenic type and the virus of influenza C another type.
Infection with one type confers no immunity to the other two. The designation of the influenza viruses of
type A, B or C is based on the antigenic identification of the nucleoprotein (NP) and of the internal matrix
proteins (M).
The three types are grouped in a virus family named Orthomyxoviridae.
The influenza A viruses are further subdivided (subtypes) on the basis of the surface antigens: hemagglutinin
(H) and neuraminidase (N); the single subtype are denominated according to the place and year of their
isolation, for example A/Sydney/5/97 (H3N2). The influenza B and C viruses are classified following the
same criteria but they are not divided into subtypes because the H and N antigens do not show very
significant variations in the type B and can even be lacking in type C. The influenza B and C viruses do not
usually cause significant complications.
Epidemiology of influenza A
Influenza A viruses are the cause of outbreaks of desease almost annually. With the exception of the last two
decades, world epidemics or pandemics have happened about every 10-15 years starting from the pandemic
in 1957-1958.
Influenza A viruses infect pigs, horses, and fowl, expecially ducks and turkeys.
A summary of the appearance of antigen subtypes of influenza A associated with various pandemics or
epidemics.
Year
Subtype of influenza A
Extension of the epidemic
1889-90
1900-03
1918-19
H2N8a
H3N8a
H1N1b
1933-35
1946-47
1957-58
1968-69
H1N1-previously HswN1
H1N1-previously H0N1
H2N2-Asian
H3N2-Hong Kong
1977-78c
H1N1
Serious pandemic
Moderate epidemic
Spanish or swine influenza serious pandemic
Light epidemic
Light epidemic
Serious pandemic
Moderate epidemic from horses
virus
Light epidemic
a – From retrospective serological investigations on people living in those periods (“sero-archaeology”).
b – The hemagglutinins once denominated Hsw and HO are now classified as H1 variants.
c – From then up until now (1999-2000), viruses of the subtypes H1N1 or H3N2 have shown themselves in alternate years
or together.
The most extensive and serious epidemics are caused by the viruses of influenza A. This is partly due to the
notable capacity of the hemagglutinin and neuraminidase antigens of the virus of influenza A to undergo
periodical antigenic modifications. The greatest variations are recognised as antigenic shifts (antigenic
variants), are limited to influenza A viruses and sometimes are related to influenza pandemics. Minor
variations are defined as antigenic drifts (antigenic modifications). These changes may regard only the
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hemagglutinin or the hemagglutinin and the neuraminidase. In human infections three major antigenic
subtypes of hemagglutinins (H1,H2,H3) and two neuroaminidases (N1,N2) have been identified. The
hemagglutinins, once denominated Ho and Hsw, are now classified as variants of H1 (see the summary).
An example of antigenic variant which affected hemagglutinin and neuraminidase took place in 1957, when
the subtype of the predominant influenza A virus changed from H1N1 to H2N2 with the appearance of a
serious epidemic which caused in the United States alone 70,000 deaths more than those forecast. In 1968
there was an interesting antigenic variant affecting only the hemagglutinin (from H2N2 to H3N2) and the
consequent pandemic was less serious than the one in 1957. In 1977 a H1N1 virus emerged which was
responsible for a pandemic affecting above all young people born after 1957. As can be observed in the
summary, the H1N1 viruses appeared from 1918 to 1956 and so it was foreseeable that those born before
1957 would possess a certain degree of immunity towards the H1N1 virus. During the main influenza
epidemics only one viral subtype circulated at a time. And yet, starting from 1977, the viruses H1N1 and
H3N2 circulated together causing epidemics of varying gravity. In some epidemics also viruses of influenza
type B circulated simultaneously with the viruses of influenza type A.
The origin of the pandemics is of avian origin. Given the notable difference in the primary structures of the
hemagglutinins of the various subtypes of the influenza virus (H1, H2 or H3), it can be considered
improbable that the antigenic variations are the fruit of spontaneous mutations of the gene of the
hemagglutinin. As the segmented genome of the influenza virus may show a strong indication of
rearrangement, it has been assumed that the pandemic stocks may derive from the gene rearrangement
between human and animal influenza viruses. It is held that such a gene rearrangement could have happened
in 1997 in Hong Kong where some cases of infection by the virus of influenza A/H5N1 were discovered in
human beings during an extensive epidemic of avian influenza caused by A/H5N1 in poultry.
Pandemics represent the most dramatic expression of influenza; and yet, the cases of illness which take place
between the pandemic periods are responsible for a high total mortality and morbidity, even if observed over
a longer period. The viruses of influenza A which circulate between the pandemic periods show antigenic
drift of the H antigen; these variations are apparently the result of punctiform mutations which involve the
segment of RNA which codifies the hemagglutinin. Significant stocks from the epidemiological point of
view, that is those which can cause large epidemics, show amino acid modifications in at least two greater
antigenic sites in the hemagglutinin molecule. As two punctiform mutations hardly ever happen together, it
is thought that antigenic drifts derive from punctiform mutations, which have happened sequentially during
the diffusion of the virus from person to person. Antigenic drifts took place almost every year from 1977
onwards for H1N1 viruses, and from 1968 onwards for H3N2 viruses.
Clinical manifestations of influenza
Influenza epidemics take place almost every winter beginning brusquely and reaching their climax in a two
week period; they generally last from 2 to 3 weeks and often disappear with the same rapidity with which
they appeared.
Influenza is an acute respiratory disease caused by an infection of influenza viruses; the illness affects the
high/low respiratory tracts and is often accompanied by systemic signs and symptoms such as headache,
temperature from 38° to 41°C, headache in the forehead, sensation of coldness, shivering, widespread
myalgia, bodily discomfort, pain when moving the eyeballs, photophobia and burning of the eyes; the
respiratory symptoms are characterised by coughing and pharyngodinia. Influenza without complications
usually reaches a solution of the acute illness in a period going from 2 to 5 days and most patients get
completely better in a week.
Complications
These epidemics have a high morbidity rate (illness rate: the relation between the number of ill people and
healthy people in a community) in the general population. On the other hand, one has a high mortality rate
if the influenza caused by the influenza A virus causes a primary pneumonia; pneumonia is more frequent in
elderly people suffering from chronic respiratory, cardiovascular, metabolic and immune-depressive diseases
and it often worsens ending in death. Pneumonia must be suspected in all cases of influenza when the
temperature does not come down 5 days after the onset. The differential diagnosis of parainfluential
pneumonia of bacterial etiology should be made after laboratory tests and radiological enquiries. The main
indications of phlogosis (VES, leucocytosis, mucoproteins, reactive C protein) are normally higher in
pneumonia of bacterial etiology; in the latter, moreover, chest X-rays will show single or multiple zones of
parenchymal thickening.
Pulmonary affection can even be verified 24-48 hours after the onset of the influenza; in this case it is
characterised by coughing, hemoptysis, plain dyspnoea, hyperpnea and, at the end, cyanosis. During
auscultation there are appreciable rhonchi, whistling and widespread rattles or the presence of hypophonia.
X-rays will show an evident widespread interstitial bronchopneumonia and/or an acute respiratory distress
syndrome (ARDS) whose homeopathic therapy has been described in “SARS, a proposition for its
treatment” *
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In these cases a strong hypoxia is noticed in the arterial hemogasanalysis. Hystopathological reports, in cases
of lethal primary influential pneumonia, consist of a strong inflammatory reaction in the alveolar septa, with
edema and infiltrates of lymphocytes, macrophages and plasma cells. In the alveolar capillaries there are
fibrin thrombi, together with necrosis; the alveoli and the alveolar ducts may be covered with eosinophilic
hyaline membranes. In direct immunofluorescence the antigens of the influenza virus are noticeable in the
macrophages and alveoli.
The therapy is aimed above all at ensuring good respiratory functioning; in the most serious cases intensive
care treatment is necessary.
In other cases the clinical course of viral pneumonia A leads to death caused by a “hemorrhagic pneumonia”
(see for the therapy, canine influenza).
* As the expected pandemic fortunately did not take place, the book “SARS, a proposition for its treatment” did not receive the
clinical confirmation it deserved, but the corona virus responsible for SARS is only sleeping in its natural “reservoir”, the zibet,
which is still a popular dish on Chinese tables, and also in the raccoon dog. In order to fight this corona virus we have at our
disposal a vaccine which was synthetized in record time in 2004. However, should there be an epidemic or pandemic, we cannot
forecast immunity induced by a vaccine prepared with the 2003 type; patients at risk even if vaccinated could meet with serious
complications even leading to death.
Avian pneumonia
The suspicion that the virus responsible for the pandemic of Spanish flu or swine influenza in 1918 was of
avian origin arose 10 years ago; with the completion of the analysis of the mapping of the genome of the
virus extracted from samples of tissue from corpses preserved in permafrost, it resulted that the
hemagglutinin of the viruses responsible for the “pandemics” is of avian origin.
In 1997 during the Hong Kong pandemic, the virus A/H5N1 was isolated. On 17th February 2002, at the
same time that the first cases of SARS were appearing, a Chinese man of 33 who had travelled in the Chinese
province of Fujan died of unknown causes in Hong Kong. The day after the Hong Kong authorities
announced that a virus of birds A/H5N1, had been isolated by the man and by his 9 year old son who was
also in hospital. Another member of the family, an 8 year old daughter, died in Fujan.
A forecast made by experts of the next announced pandemic based on statistical patterns which take into
consideration the great influenza pandemics (Spanish in 1918-19, Asian in 1957-58 and Hong Kong in 196869), estimates that there will be sixteen million people infected, two million people in hospital and 150
thousand victims in Italy alone.
In these days the second European conference on avian influenza has been held in San Giuliano (Malta) in
order to discuss the possibility of direct transmission to human beings from birds.
Avian influenza is a bird disease caused by an influenza virus of type A and it can affect almost all types of
birds, with manifestations that go from very light to very serious and contagious ones. In these cases the
disease appears suddenly, followed by a rapid death in most cases of animals. At least fifteen subtypes of
influenza viruses which infect birds are known. Most of the cases of transmission to human beings were
caused by viruses of type A of the subtypes H5 and H7. According to the combination of surface proteins of
the viruses (H=hemagglutinin, N=neuroaminidase), the virus acquires a different denomination (H5N1,
H7N2, etc…). The most dangerous is held to be the subtype H5N1. The latter in the past two years has
already passed from one species to another, acquiring the capacity even to infect cats and other mammals, as
well as pigs (particularly important because they are receptive both to bird viruses and human viruses).
Moreover, during recent epidemics, starting from 2003, the capacity of this virus to infect human beings too,
causing acute forms of influenza, has been documented. The avian virus is feared because during the last
three great pandemics the presence of parts of the avian virus combined with the human influenza one was
verified. This makes it probable that the viruses, re-combining together, have generated a new virus,
particularly fearful because it is “new”. Moreover, all the viruses of type A tend to go towards changes in
their genetic code every time they reproduce.
Up until today the chicken virus infected only those who work and live in close contact with these animals
but, once the virus has passed to human beings and has adapted itself to them, contagion would take place
like a common flu through the respiratory ducts during coughing with no more need for the “jump to
another species” and, therefore, its diffusion would be very rapid and not only limited to places where there
are infected chicken.
The changed virus, passing directly from the chicken to human beings, would be “new” to the human
immune system which is not yet in possession of the specific antibodies, and no human organism would
probably be able to fight and limit its diffusion.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
Ambasciata d’Italia
Aprile 2006
CANBERRA
Chicken-human being contagion has happened tens of times in recent years causing a total of 64 deaths in
South East Asia. This year it has killed 45 people (32 people from Vietnam, 12 from Thailand and one from
Cambodia).
Avian influenza in the fowl determines a picture of acute fulminating serositis. The fowl, not having the
diaphragm muscle which separates the abdominal cavity from the thoracic one, anatomically has air sacks
covered with serous membrane; the bird dies from infection of all the serous membranes which, in a post
mortem examination, appear hyperemic. According to the laws in force in the case of an epidemic it is not
possible to treat surviving animals. The fowl farm is put under sequester and any animals still alive are killed
and incinerated. This happens not only for cases of avian influenza but also for any other epidemic. In
England two million heads of beef cattle were killed because of foot and mouth disease.
Avian influenza in human beings causes symptoms which go from a symptom similar to influenza up to a
very serious pneumonia with an acute respiratory distress syndrome (ARDS) picture.
During an interview with Prof. Giovanni Rezza, director of the department of infectious diseases at the
Istituto Superiore di Sanità, to the question asked by a journalist if there will really be 2 million people in
hospital, he replied: “there is no room in hospitals for 2 million people! Also because if we are talking about
the need for detention in hospital it is presumed we are talking about patients with serious respiratory
difficulties and there is not this number of beds in intensive care anywhere.” This answer, however, leaves
us all dismayed.
This means that if the number of patients is superior to the number of beds available in intensive care units,
those who suffer from serious influenza will not be able to receive adequate respiratory assistance and will be
left to their fate. In front of a new “pandemic” emergency official medicine is not in the condition to be able
to give all the patients the assistance or the anti-viral drugs they need to fight it.
The same thing could have happened with SARS but fortunately the corona virus spontaneously lost its
virulence, only causing about 800 victims.
I do not wish to be an alarmist, but what must be done is to find in time a solution to a very serious problem
before it escapes all medical control.
Today there is not an efficacious vaccine against avian influenza which could protect the population from
contagion. Antiviral medicines belonging to two different classes could be used: inhibitors of the M2
(amantadine and rimantadine) and inhibitors of the neuroaminidase (zanamivir and oseltamivir). Analysis of
the viruses isolated in the lethal cases of H5N1 influenza in Vietnam indicate that the type appears to be
resistant to the inhibitors of M2. The inhibitors of the neuroaminidase are efficacious both with viruses of
type A and type B; laboratories belonging to the global network of influenza surveillance are also working in
order to confirm the efficacy of the inhibitors of neuraminidase against the H5N1 stock which is circulating
at the moment.
Every year Unicist homeopathic doctors treat with specific “situational” remedies those influenza epidemics
which are treated allopathically with symptomatic drugs which are not specific. During these seasonal
epidemics the constitutional remedy is not efficacious as the viral epidemic gene is so powerful that it
overcomes the individual’s constitutionality. Influenza viruses set off a symptomatic chain superimposable
on the population which is struck and it is amazing to observe the rapid resolution of symptoms with
“situational” remedies which are specific for influenza.
Pneumonia caused by the avian virus could be treated homeopathically with the “highly suggestive” remedy
Antimonium Tartaricum, a specific homeopathic remedy for acute respiratory distress syndrome (ARDS)
which has been described in the book “SARS, a proposition for its treatment”.
If the complication of an influenza induced by the A virus should be hemorrhagic pneumonia, the specific
remedy is described in the treatment for canine influenza.
USA: canine influenza emerges, evolution of the stock of equine influenza
A state of alert reaches us from the United States about the emergence of a new viral pathogenous agent
which is responsible for the first form of canine influenza. It is the first time that the equine virus H3N8
infects another species of mammals other than the horse.
The virus is not correlated with the common agents of human influenza or with the virus H5N1 of avian
influenza. No cases of human infection have been reported. The risk is low but, considering that dogs live in
close contact with human beings, the experts’ worry is justified. Some epidemiologists feel that the jump
from one species to another may have happened already before January 2004. In Florida the national
epidemics of canine cough (infective tracheo-bronchitis) took place in 1992, 1999 and 2003; in those years a
high percentage of dogs affected presented symptoms referable to canine cough but then died of
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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hemorrhagic pneumonia, not a common happening in the case of infective tracheo-bronchitis. In 2004 in
Florida 22 greyhounds were struck by the virus and 8 died of hemorrhagic pneumonia. The post mortem
examination revealed a serious pulmonary hemmorhage.
As has already been stressed, the permanence of dogs inside our homes requires particular attention; it is
necessary to discover an efficacious weapon in order to defeat the hemmorhagic pneumonia induced by the
virus H3N8 which could be transmitted from dogs to human beings.
Following the dictates of classical homeopathy, applicable also to animals, and by crossing the listing rubrics
in the Repertories which consider influenza, pneumonia and pulmonary hemorrhage caused by the latter, it is
clear that there are only two remedies which could be “highly suggestive” for the treatment of hemorrhagic
pneumonia caused by the virus H3N8 in dogs.
These two remedies are: Calcarea Sulphurica and Sulphuricum Acidum.
Reading the proving of the single remedies in the medical book of Doctor Clarke, only one remedy appears
which could be “highly suggestive” and specific for the treatment of hemorrhagic pneumonia caused by the
virus H3N8: Sulphuricum Acidum.
Doctor Clarke describes in his “Materia Medica” the proving of Sulphuricum Acidum which for similarity
can treat: ecchymosis, hemorrhage, influenza, pneumonia, prolonged hemoptysis, cough with hemoptysis,
profuse pulmonary hemorrhage and the subsequent collapse. In the Repertories influenza, pneumonia,
pulmonary hemorrhage during pneumonia, etc. can be found in the rubrics.
Not wishing to re-write a book of homeopathy only in order to indicate the “highly suggestive” homeopathic
remedy for the treatment of hemorrhagic pneumonia caused by the influenza virus A which infects human
beings dogs also, I would advise anyone who wishes to understand how I identified the remedy, to read the
book “SARS, a proposition for its treatment” in which the modus operandi of classic homeopathic medicine
is described.
Giovanni Giannotti M.D.
Homeopath
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CANBERRA
Cooperazione Scientifica Italia – Australia
Studio della Circolazione Marina Costiera con Radar HF e VHF
A.Mazzoldi, S.Cosoli, M. Gačić, V. Kovačević, M. Heron, A.Prytz, G.Page
Lo studio della circolazione costiera e dello scambio di flussi d’acqua tra la laguna di Venezia ed il mare
aperto attraverso le sue bocche di porto è stato uno dei temi principali di un progetto di ricerca, finanziato
dal CORILA (Consorzio Ricerche Lagunari) negli anni 2001-2004
Un aspetto preso in considerazione in questa ricerca è il ruolo fondamentale che le correnti marine
superficiali giocano nell’ambiente costiero per la loro influenza nell’ecosistema, e come il campo di corrente
adiacente alle bocche, nella fascia costiera fuori della laguna, interviene nell’efficienza dei flussi attraverso le
bocche nel rinnovare le acque della laguna. Lo studio della circolazione superficiale e del suo impatto sulle
caratteristiche ambientali richiede l’acquisizione di lunghe serie di dati di corrente di alta qualità, che spesso
risultano carenti a causa delle limitazioni nelle tecniche di misura disponibili. Una nuova tecnica di misura
basata su una rete di sistemi Radar HF per produrre le mappe della corrente marina superficiale al largo della
bocca di porto di Malamocco, è stata utilizzata, permettendo l’analisi della completa serie temporale dal 2001
al 2003. Questa tecnologia, già ampiamente utilizzata negli Stati Uniti e sperimentata per la prima volta in
Italia dal gruppo di ricerca del CNR – ISMAR di Venezia, in collaborazione con l’OGS di Trieste ha
permesso di superare le difficoltà fino ad ora incontrate nello studio delle correnti in ampie aree di mare. La
circolazione costiera é stata studiata con l’utilizzo di radar costieri ad alta frequenza (25-30 MHz). Il radar
utilizza due sistemi di antenne ricetrasmittenti posizionate sulle isole di Lido e di Pellestrina, più una terza
antenna Rx/Tx installata sulla piattaforma “Acqua Alta”, 8 miglia al largo delle bocche di porto. Con questa
configurazione é stata coperta dalle misure una zona larga 20km davanti alla bocca di Malamocco, con una
risoluzione spaziale di 1km, ottenendo le serie temporali desiderate. Il sistema Radar HF fornisce, per
ciascun sito, l’eco di ritorno del segnale elettromagnetico
trasmesso dalle antenne e riflesso dalle onde di mare
superficiali. I dati radiali delle 3 antenne vengono combinati
per ottenere i vettori delle correnti su una griglia regolare,
con le maglie di circa 1km per 1km (fig.1). L’accuratezza
nominale tipica di tali vettori è inferiore a 5cm/s in
magnitudo, ed inferiore ai 10 gradi in direzione. La zona
studiata si estende fino a circa 15km al largo, con una forma
ovale e con una superficie di circa 120km2.
Le misure del campo di corrente hanno evidenziato la
presenza di una corrente media verso sud dell’ordine di 10
cm/sec, che fa parte della circolazione ciclonica
dell’Adriatico. L’analisi dei campi di flusso, sottratta la
componente mareale, rivela la presenza di vortici su piccola
scala (5km) sia a nord che a sud della bocca. Inoltre, diverse
mappe delle medie mensili della velocità della corrente
Fig.1 Mappa della corrente nell’area coperta
indicano la presenza di persistenti meandri.
L’indagine sulla possibile influenza dei forzanti esterni ha dai 3 siti radar (Lido,Pellestrina e
stabilito che un vento forte tende a distruggere questi vortici, Piattaforma)
creando un campo di corrente omogeneo ed uniforme. Il vento genera le oscillazioni a bassa frequenza
durante l’inverno, mentre durante la stagione stratificata prevalgono le oscillazioni inerziali. La varianza di
queste oscillazioni aumenta con la distanza dalla costa.
L’analisi armonica applicata su ogni punto sperimentale ha dato la possibilità di ottenere per la prima volta la
distribuzione spaziale delle costanti armoniche della corrente superficiale. E’ stato dimostrato che l’influenza
delle oscillazioni mareali alle bocche nel campo di moto esterno si estende fino alla distanza di 4-5km,
cambiando l’orientamento delle ellissi di marea e la loro ampiezza. Inoltre, vicino alla bocca, prevalgono le
maree semidiurne come nel flusso alle bocche, mentre verso il mare aperto le oscillazioni diurne diventano
sempre più energetiche.
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Il calcolo del campo medio mensile delle correnti superficiali ha dimostrato la prevalenza delle correnti verso
sud durante tutto l’anno, con un’importante variabilità stagionale (fig. 2).
Le correnti più forti, dell’ordine di 20 cm/s appaiono nei mesi di
novembre e dicembre. E’ stata rilevata l’esistenza di un “jet”
costiero (corrente forte di dimensioni orizzontali relativamente
piccole) della larghezza di 5km che in alcuni mesi era staccato dalla
costa. Nel campo di corrente media mensile, e ancora di più in
quello di media giornaliera, sono stati individuati vortici di
dimensioni di qualche chilometro posizionati sia a sud che a nord
della bocca di Malamocco. Questi vortici sono presenti nelle
situazioni di calma o di vento debole e/o variabile. Nelle situazioni
caratterizzate da forte vento il campo di corrente diventa
omogeneo e i vortici non si evidenziano. Durante la stagione
estiva, e/o con un vento variabile, la risposta del campo di
corrente é prevalentemente transiente con la presenza di
oscillazioni inerziali. In inverno, invece, le oscillazioni inerziali
sono molto deboli o completamente assenti, con un campo di
corrente quasi stazionario.
Si è ritenuto interessante proseguire lo studio anche all’interno
delle bocche, laddove il sistema radar impiegato non è in grado di Fig.2 Mappa delle correnti medie
“vedere”. Grazie ad un nuovo finanziamento fornito dal CORILA superficiali
annue
nel periodo
è stato possibile proseguire questa attività di ricerca coinvolgendo Novembre 2001 – Ottobre 2002
la James Cook University di Townsville in Australia, presso i cui ottenute dai dati del Radar Costiero.
laboratori è stato sviluppato un nuovo Radar VHF, che permette
di lavorare con una risoluzione spaziale di 100m, onde poter studiare le aree marine di accesso ai canali,
particolarmente utili alla navigazione portuale.
Fig.3 Stazioni radar situate sui fari al
termine delle dighe nord e sud della
bocca di Lido (larga 900m).
Questa collaborazione ha dato origine ad una campagna di misura
di un mese, condotta dai ricercatori italiani ed australiani con la
loro strumentazione radar, nel periodo da metà Ottobre a metà
Novembre 2005, presso la bocca di Lido. Le misure effettuate
hanno evidenziato, come di seguito descritto, la grande potenzialità
di queste tecniche di misura, particolarmente efficace quando
sistemi operanti a diverse scale e risoluzioni spaziali vengono fatti
lavorare in congiunzione. L’installazione del radar australiano VHF
PortMap all’ingresso della bocca di Lido ha evidenziato la capacità
del nuovo sistema a fornire mappe della corrente superficiale con
alta risoluzione spaziale (100m) ed evidenziare complesse strutture
della corrente all’ingresso del canale. E’ stata questa una sfida
importante nell’utilizzare un radar adatto alle misure oceaniche in
un ambiente logisticamente difficile come l’installazione sui due
fari all’estremità delle dighe, ed in presenza di un pesante traffico
navale (nella fig. 3 le linee tratteggiate mostrano il range di 1km per
ogni stazione).
Le modalità di funzionamento del nuovo radar australiano, testato per la prima volta sul campo, sono assai
diverse da quelle precedentemente descritte, ma si complementano perfettamente, descrivendo
dettagliatamente la corrente superficiale all’entrata della bocca di porto di Lido, che presenta fenomeni
particolarmente complessi. Uno dei primi risultati, tra i più eclatanti, è stato quello di evidenziare un
fenomeno di doppia circolazione durante una fase di inversione mareale.La fig. 4a mostra una fase di flusso
mareale con corrente entrante attorno al faro di Punta Sabbioni e lungo la diga nord ed un flusso ancora
uscente lungo la diga sud (lato Lido). La successiva fig. 4b conferma invece che il flusso mareale è entrante
nella bocca (vedi grafico della corrente in fig. 5). Tra i risultati rilevati si è anche potuto riscontrare che nei
giorni con vento locale di velocità superiore ai 5m/s, si forma una zona di risospensione di sedimenti sulla
spiaggia del Cavallino ( a nord della diga di Punta Sabbioni) si estende all’interno del canale, lungo la diga
stessa. Questa situazione dinamica è mostrata nella fig.6, dove l’acqua trasporta sedimenti lungo il canale
verso la laguna mentre è ancora presente un flusso uscente.
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800
600
600
Distanza da Punta Sabbioni (m)
400
Diga nord:
Faro
Punta Sabbioni
200
0
-200
Distance from Punta Sabbioni (m)
800
400
Diga nord:
Faro
Punta Sabbioni
200
0
-200
-400
-400
40 cm/s
Diga sud:
Faro Lido
40 cm/s
Diga sud:
Faro Lido
-600
-600
-1400
-1200
-1000
-800
-600
-400
-200
0
Distanza da Punta Sabbioni (m)
-1400
-1200
-1000
-800
-600
-400
-200
0
Distance from Punta Sabbioni (m)
Fig.4a Flusso nella bocca di Lido alle 16.00 del Fig.4b Flusso nella bocca di Lido alle 17.20 del
17/10/05
17/10/05
Fig.5 Registrazione della media oraria del vento alla
piattaforma oceanografica (20km al largo): si evince
che i valori orari del vettore vento sono
prevalentemente in direzione Sud. L’andamento della
corrente è lungo l’asse del canale, con valori positivi
per corrente uscente.
Fig. 6 Fotografia presa dal faro di Punta Sabbioni alle
16.00 del 17/10/05 che mostra i due versi opposti del
flusso , con diverso trasporto di sedimenti. I flussi sono
in accordo con quanto indicato dal radar PortMap
L’attività di monitoraggio delle correnti marine superficiali, oltre a fornire le serie temporali utili allo studio
della circolazione forniscono anche gli elementi per una valutazione del rischio ambientale delle zone esposte
ai fenomeni di erosione costiera conseguenti all’andamento delle correnti, alla presenza del fenomeno di
mucillagini che occasionalmente interessano l’intero Alto Adriatico e nel quale gioca il ruolo essenziale il
campo di corrente nel trasportarle. Inoltre le attività industriali ed il traffico marino rappresentano un
potenziale pericolo per il turismo generando un continuo inquinamento (comprendendo anche quello
possibile causato dall’accidentale versamento da navi) e quello idrogeologico in relazione alla circolazione
marina sulla scala del bacino e sulle scale locali. Ciò comporta sia vistosi danni economici che situazioni di
alto rischio per le popolazioni, per cui il monitoraggio dei processi responsabili, soprattutto le correnti
superficiali ed i forzanti atmosferici sono fondamentali per la gestione e lo sviluppo sostenibile delle aree
dell’Alto Adriatico.
Questa attività è frutto di un programma di collaborazione tra la James Cook University e la Queensland
Science and Engineering Consultants Pty Ltd in Australia, il CNR – Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di
Venezia e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste ed è finanziata dal
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Consorzio per la Gestione del Centro di Coordinamento delle Attività di Ricerca Inerenti il Sistema Lagunare
di Venezia (CORILA) di Venezia.
Andrea Mazzoldi, Simone Cosoli,
C.N.R. – Istituto di Scienze Marine, Venice, Italy
Email: [email protected]
Miroslav Gačić, Vedrana Kovačević,
Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, OGS,
Sgonico (TS) Italy
Email: [email protected]
Mal Heron, Arntein Prytz, Geoff Page
James Cook University, Townsville, Australia
Email: [email protected]
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CANBERRA
Italian – Australian Scientific Cooperation
Study of Marine Coastal Circulation by HF and VHF Radar
A. Mazzoldi, S.Cosoli, M. Gačić, V. Kovačević, M.Heron, A.Prytz, G.Page
The study of marine coastal circulation and water exchanges between Venice lagoon and open sea through
its inlets has been one of principal aims of a research project in the period 2001-2004, financed by CORILA
(Lagoon Research Consortium).
One of the aims of this study was to estimate the role of surface currents in the coastal environment, the
surface current pattern close to the three inlets (Lido, Malamocco, Chioggia), outside the lagoon and the
importance that alongshore flow has in the efficiency of the lagoon water renewal. The study of surface
circulation and its impact on the environmental characteristics needs the acquisition of high quality
continuous time-series of currents, that generally are lacking because of limitations of the classical pointwise
measurement techniques. A new technique based on HF Radar systems has been employed to produce
surface marine current maps offshore from the Malamocco inlet, analysing the complete time-series collected
from 2001 to 2003. This technology is widely used in the United States and has been experimented for the
first time in Italy by the research groups of CNR – ISMAR of Venice and OGS of Trieste. By this technique
it has been possible to observe the current field in larger sea area. The coastal circulation has been studied
using high frequency coastal radar (25-30 MHz). The radar consists of two RxTx antenna systems set on
Lido and Pellestrina islands, plus a third antenna on the oceanographic tower “Acqua Alta”, 8 miles offshore
from the inlets. With this deployment an area of 20km in front of Malamocco inlet has been monitored, with
1km of spatial resolution. The radar system receives and analyses the sea-echo from the marine waves of the
three electromagnetic signals emitted by the antennas; the radial components of surface velocity from the
receiver antennas are combined and the result is the vector map at a regular grid, with a resolution of 1km x
1km (fig.1). The typical error is less than 5cm/sec in
magnitude and 10 degrees in current direction. The study
area extends 15km offshore, with an oval shaped surface
area of about 120km2. The measurements showed the
presence of a mean southerly current of 10cm/sec, that
costitutes part of the Adriatic cyclonic basin-wide
circulation. After subtracting tidal components, the analysis
of the current field shows evidence of the presence of
small-scale eddies (5km) both north and south of the
Malamocco inlet. Moreover, many maps of monthly mean
current fields show the presence of persistent meanders.
These features are present in situations with weak winds or
in calm weather conditions. Strong winds horizontally
homogenize the current field destroying small-scale eddies.
Harmonic analysis was applied at every single experimental
point and the results show that the influence of tidal
currents in inlets extends in an area 4-5km wide. Fig.1 Surface current map of the area
Consequently, in the vicinity of inlets, semidiurnal tides monitored by three radar (Lido,Pellestrina
prevail as expected in the case of inlet currents. Moving and Oceanographic Platform)
toward open sea the diurnal tide currents become prevalent.
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Monthly average flow was calculated and it appears that strongest coastal flow occurs in November and
December with the southward current of about 20cm/sec (fig. 2). A coastal jet (strong current of relatively
small horizontal dimensions), 5km wide, characterizes the flow,
and in some months it is detached from the coast.
During the stratified (summer) season inertial oscillations are
present with energy increasing with the distance from the coast.
On the other hand, winter season is characterized by the lowfrequency response of current field to the wind forcing with
inertial oscillations being negligible.
It was interesting to carry on this study also inside the inlets, where
this radar system “can’t see”. Thanks to new financing by
CORILA, it has been possible to continue this research activity
involving the James Cook University of Townsville in Australia,
and a new VHF Radar has been used. It can work with a spatial
resolution of 100m, so it’s possible to study flow structure within
the channel, that is particularly useful to harbor navigation.
Fig.2 Annual mean surface current
map from November 2001 to October
2002. The map is obtained by the
coastal radar data.
This collaboration gave rise to one measurement campaign,
carried out jointly by Italian and Australian researchers, from
1 October to 11 November, 2005 with a VHF Radar system,
at the Lido inlet (fig.3). The measurements show the great
potentiality of these techniques, particularly efficient when
systems with different range and spatial resolution are
superimposed. The deployment of the VHF PortMap at the
Lido entrance to the Venice Lagoon showed the capability
of the new system to provide surface current maps with
sufficient spatial resolution (100m) and to reveal complex
current structures across the entrance channel
The modalities of operation of the new Australian radar,
tested for the first time in the field, are different from those
previously discussed, but are complementary, describing in
detail the surface current near the mouth of Lido inlet, that
has particularly complex structure. One of first and
remarkable results has been the evidence of a flow inversion
Fig.3 The radar stations situated at the within the channel.
lighthouses at the end of the training walls Fig. 4a shows an example of this pattern with inflow near
for the Lido inlets. The dashed lines show a the Punta Sabbioni lighthouse and an outflow on the Lido
range of 1km from each of the stations. The side of the channel. Fig. 4b shows on the other hand the
dot in the channel is the position of a inflowing current over the entire channel (the current
graphic of Fig. 5). The selected situation is characterized by
bottom-mounted acoustic current meter.
a rather strong wind that generates sand resuspension on the
beach outside the lagoon that subsequently enters along the northern channel shore due to the inflowing
currents. This dynamic situation is illustrated in Fig.6, where the water transports sediments along the
channel towards the lagoon is evident, while the flux is still outgoing.
The monitoring activities of surface marine currents, besides providing the temporal series useful to the
circulation studies, give us the data to estimate the environmental hazard of the areas liable to coastal
erosion phenomena of high currents and waves, to the mucilage phenomena that sometimes occur in the
Northern Adriatic.
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800
800
600
600
400
400
200
Distance from Punta Sabbioni (m)
Distance from Punta Sabbioni (m)
CANBERRA
Northern jetty:
Punta Sabbioni
lighthouse
0
-200
-400
200
Northern jetty:
Punta Sabbioni
lighthouse
0
-200
-400
40 cm/s
40 cm/s
Southern jetty:
Lido lighthouse
Southern jetty:
Lido lighthouse
-600
-1400
-600
-1200
-1000
-800
-600
-400
-200
0
-1400
-1200
Distance from Punta Sabbioni (m)
-1000
-800
-600
-400
-200
0
Distance from Punta Sabbioni (m)
Fig.4a Flux in the entrance to the Lido inlet at 16.00h Fig.4b Flux in the entrance to the Lido inlet at 17.20h of
of 17/10/05
17/10/05
Fig.5 The wind record at the Tower, about 20km
offshore, and the current at the Lido. The hourly data
of the wind vector are principally southerly and the
current is along the channel axis, with positive values
when the current is outgoing.
Fig.6 A photograph taken from the Punta Sabbioni
lighthouse looking across the end of the channel,
towards the Lido lighthouse at 16.00 of 17/10/05. The
water in the foreground is turbid and is moving into the
inlet. The water near the Lido lighthouse is clear and is
flowing out into the sea. This interpretation is assisted by
the PortMap data.
In both cases the current field plays a fundamental role. Industrial activities and marine traffic are a potential
danger for tourism, creating a continuous pollution or by accidental oil spill from ships. This can create
considerable economical damage and high risk situations for the population, so the monitoring of relevant
processes (as surface currents and atmospheric forcing) are fundamental for the management and sustainable
development of the Adriatic area.
The results presented in this paper were obtained from a collaborative research program between James
Cook University and Queensland Science and Engineering Consultants Pty Ltd in Australia, CNR – Institute
of Marine Science (ISMAR), Venice and National Institute of Oceanography and Applied Geophysics
(OGS), Trieste with financial support by Consortium for Coordination of Research Activities concerning the
Venice Lagoon System (CORILA), Venice.
Andrea Mazzoldi, Simone Cosoli,
C.N.R. – Istituto di Scienze Marine, Venice, Italy
Email: [email protected]
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Aprile 2006
CANBERRA
Miroslav Gačić, Vedrana Kovačević,
Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, OGS,
Sgonico (TS) Italy
Email: [email protected]
Mal Heron, Arntein Prytz, Geoff Page
James Cook University, Townsville, Australia
Email: [email protected]
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CANBERRA
Collaborazione tra la Facoltà di Design del Politecnico di Milano e il Dipartimento di
Ingegneria Elettronica dell’ Università del New South Wales su “Wearable Monitoring
Technology for Health, Fitness and Rehabilitation”
Venere Ferraro, Nicola Rossini
La prima conferenza italo-australiana su “e-health, telemedicine and home telecare”, svoltasi a Sydney nel
marzo dello scorso anno, ha dato il via ad una collaborazione tra il Laboratorio di Biodesign della Facoltà di
Design del Politecnico di Milano, coordinato dall’ arch. Marita Canina ed il Laboratorio di Sistemi Biomedici
(BSL) del dipartimento di ingegneria elettronica dell’Università del New South Wales, coordinato dal
Professor Branko Celler.
La collaborazione è focalizzata sugli ambiti di ricerca di entrambi i laboratori.
Il Laboratorio di Sistemi Biomedici (BSL) è internazionalmente riconosciuto per la sua attività di ricerca su
temi quali la telemedicina, i sistemi per il monitoraggio remoto dei pazienti e la sensoristica.
Il Biodesign Lab è incentrato sullo sviluppo di dispositivi protesici e artificiali (endoprotesi ed esoprotesi),
dispositivi medicali e soluzioni medicali embedded per diagnostica, design e integrazione. Inoltre, si occupa
di soluzioni total body area per il monitoraggio user friendly in telemedicina e design per materiali biologici,
biosensori, miniaturizzazione e nuove tecnologie.
Il BSL combina l’esperienza in ambito ingegneristico con quelle in campo medico e biologico per lo sviluppo
di un’attività di ricerca basata sui biomateriali, dispositivi biomedici, organi artificiali e analisi al computer per
attività di riabilitazione.
L’obiettivo della collaborazione tra i due laboratori è trasformare in pratica il concetto che sta alla base del
Biodesign Lab: la creazione di un’attività progettuale sviluppata da figure professionali provenienti da diversi
ambiti scientifici, quali il design, la medicina e l’ingegneria, ottenendo in questo modo un nucleo di
competenze adeguato alla gestione di tematiche complesse e multidisciplinari.
Il primo progetto intrapreso dal BSL e dal Biodesign Lab è la realizzazione di un "Wearable device for
physiological monitoring and training in high performance sport" ideato presso il BSL dal Prof. Celler e dal
suo gruppo di ricercatori.
Il team è composto da una neolaureata al Politecnico di Milano, rappresentante del Biodesign Lab, un
laureando in Design & Engineering proveniente anch’egli dal Politecnico di Milano e da dottorandi in
ingegneria elettronica e biomedica.
Il BSL oltre ad essere sede operativa del progetto, ha supportato finanziariamente l'iniziativa insieme al corso
di Industrial Design della FBE (Faculty of Build Environment) all’UNSW, rappresentato dal Senior Lecturer
Jonathan Talbot, il quale, come esperto di Human Factors Design, è supervisor del progetto insieme al Prof.
Celler.
In dettaglio il brief riguarda un “wearable device” per il monitoraggio in tempo reale di diversi parametri
fisiologici, quali:
o frequenza dei battiti del cuore
o frequenza dei passi e consumo energetico
o respirazione
o temperatura corporea
La rilevazione di tali parametri è utile a generare un segnale audio, che viene inviato all’utente via wireless,
tramite un auricolare connesso al dispositivo. Il suono ha lo scopo di aiutare l’atleta a sincronizzare il ritmo
dei passi con quello dei battiti del cuore.
Obiettivo del progetto è quindi il disegno di un dispositivo che consenta di migliorare le performance
sportive di un atleta. Al fine di soddisfare quei requisiti di funzionalità e comfort richiesti dal prodotto, è
necessario che le diverse figure professionali coinvolte lavorino a stretto contatto. Ciò consente di discutere
agevolmente sulle soluzioni ai problemi che si incontrano perseguendo gli obiettivi progettuali.
Tra questi, i principali riguardano la disposizione del sistema circuitale e dei sensori, al fine di ottenere una
corretta rilevazione dei parametri. Con le strumentazioni biomediche a disposizione del BSL, è possibile
verificare l’efficacia dei sensori al variare del loro posizionamento sul corpo. Esse inoltre permettono di
valutare quanto le sollecitazioni meccaniche, indotte dalla corsa dell’atleta, influiscano sulla qualità del segnale
registrato.
Altro aspetto importante il dispositivo sia facilmente adattabile alle diverse corporature. Affinchè l’utente si
senta a suo agio indossandolo, è necessario che esso non ostacoli il movimento e sia esteticamente piacevole.
Primo traguardo dell’attività progettuale è la realizzazione di un prototipo funzionale per la giornata di
workshop internazionale su ““Wearable Monitoring Technology for Health, Fitness and Rehabilitation” che
si svolgerà il 13 giugno presso l’ Università del New South Wales.
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La conferenza sarà sponsorizzata dal governo e dall’ Università del New South Wales, dalla Regione
Lombardia e dall’Ambasciata italiana in Australia.
Dott.ssa Venere Ferraro
Biodesign Lab
Unità di Ricerca ProgettoProdotto
Dip. INDACO
Facoltà del Design - Politecnico di Milano
Nicola Rossini
Laureando in Design & Engineering
Facoltà del
Design - Politecnico di Milano
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Collaboration between Faculty of Design of the Polytechnic of Milan and the School of
Electrical Engineering and Telecommunications of the University of the New South Wales
about “Wearable Monitoring Technology for Health, Fitness and Rehabilitation”
Venere Ferraro, Nicola Rossini
The first Italo-Australian conference on "e-health, telemedicine and home telecare", held in Sydney in March
of the last year, led off a collaboration between the Biodesign Lab of the Faculty of Design of the
Polytechnic of Milan, coordinated by architect Marita Canina, and the Biomedical Systems Laboratory (BSL)
of the School of Electrical Engineering and Telecommunications of the University of the New South Wales,
coordinated by Professor Branko Celler.
The collaboration is focused on research fields of interest to both laboratories. The Biomedical Systems
Laboratory (BSL) is internationally recognised for its research on telemedicine and telehealth, including
systems for the remote monitoring of patients and associated wearable and implantable biomedical sensors.
The Biodesign Lab is well known for its work on the development of artificial devices (endo-exoprotesis)
and the integration of new and more appropriate technologies in the biomedical and bio-robotic sectors, as
well as medical devices and embedded solutions for diagnosis. This work also includes the design of
biological and bio - materials, miniaturization and the integration of new technologies.
BSL research and development is focused on the application of engineering techniques and analysis to
problem solving in medicine and the biomedical sciences. This combines experience in engineering with
biology and medicine with work in medical electronics, clinical and rehabilitation engineering and
biomaterials.
The aim of the collaboration between the two laboratories is to transform into practice concepts that are at
the core of the Biodesign Lab: an interdisciplinary approach to project activity based on a nucleus of
multidisciplinary competencies in the specific areas of industrial design, medicine and engineering.
The first collaborative project undertaken by the BSL and the Biodesign Lab, is the realization and design
development of a "Wearable device for physiological monitoring and training in high performance sport"
conceived in the BSL by Prof. Celler and his research group.
The team is made up by a designer from the Polytechnic of Milan, representing the Biodesign Lab, a
graduating student in Design & Engineering from the Polytechnic of Milan as well as research staff and PhD
students in biomedical and electrical engineering. The research team is based at the BSL Biomedical Precinct
in Kensington, and the initiative is jointly funded by the Faculty of Engineering and Faculty of the Built
Environment at the University of NSW. Prof. Celler and Mr. Jonathan Talbot from the School of Industrial
Design, a specialist in Human Factors Design, jointly supervise the research team.
The design brief is for a "wearable device" for the monitoring in real time of various physiological
parameters:
o ECG and heart rate
o Step rate and energy consumption
o Respiration
o Body temperature
The wearable device is also able to communicate via wireless to a host computer and can set the exercising
rate via an auditory signal. The device will be able to implement a number of monitoring and control
strategies to maximise sport performance and training.
In order to achieve the requirements of functionality and comfort of the product, the various professional
figures involved in the project, have to work closely together to decide on many design strategies to achieve
the desired outcomes.
One of the most important problems to face is to understand in detail the electrochemical properties of the
sensors connected to the human body and to design circuitry that is safe, reliable and able to perform well
even under the most adverse conditions of strenuous exercise. Fortunately the Biomedical Systems
Laboratory contains a well equipped Human Performance Laboratory where preliminary experiments to test
the performance of the system can be carried out. This is also an ideal environment in which to evaluate and
test mechanical and ergonomic designs and human factors which are critical to the success of the project.
Another challenge that is being met is to design a device that is easily adaptable to the different body sizes, is
unobtrusive and aesthetically pleasant and is comfortable to wear.
The first milestone for this project is to realize a working prototype for an international one day workshop
on “Wearable Monitoring Technology for Health, Fitness and Rehabilitation” that will be held at the
University of NSW on June 13.
It will be sponsored by the University of NSW, the New South Wales Government, the Lombardy Region
and the Italian Embassy in Australia.
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Dott.ssa Venere Ferraro
Biodesign Lab
Unità di Ricerca ProgettoProdotto
Dip. INDACO
Facoltà del Design - Politecnico di Milano
Nicola Rossini
Laureando in Design & Engineering
Facoltà del
Design - Politecnico di Milano
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Una finestra sulla Commissione Europea
A cura di Lynne Hunter
Competitività e Innovazione – Una strategia per il successo
Come tutti oramai sanno, a Lisbona l’Europa si posta l’obiettivo del 2010 per raggiungere l’economia della
conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile e di creare nuovi e
migliori posti di lavoro ed una maggiore integrazione sociale.
Lynne Hunter
Adviser,
Delegation of the European Commission to Australia and New Zealand,
18 Arkana Street, Yarralumla ACT 2600
Email: [email protected]
Testo originale in inglese
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A window on the European Commission
Lynne Hunter
Competitiveness & Innovation – A Strategy for Success
As everyone knows by now, in Lisbon in 2000, Europe set itself the target to become, by 2010, the most
competitive and dynamic knowledge-based economy in the world, capable of sustainable economic growth with more and better
jobs and greater social cohesion.
Lynne Hunter
Adviser,
Delegation of the European Commission to Australia and New Zealand,
18 Arkana Street, Yarralumla ACT 2600
Email: [email protected]
Original manuscript in English
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Una finestra sul diritto internazionale
A cura di Gabriele Porretto
Primo anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e la Conferenza delle
Nazioni Unite del 2005 sui cambiamenti climatici
Il Bollettino ha pubblicato in passato alcuni contributi sul Protocollo di Kyoto del 1997, relativo alla
Convenzione-quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (il cui acronimo in inglese è UNFCCC).
In questo numero Danilo Angelini analizza alcuni aspetti normativi e operativi del Protocollo di Kyoto,
nonché la posizione degli Stati Uniti e del Giappone in materia. La presente nota si limita a illustrare
brevemente alcuni problemi giuridici legati all’attuazione del Protocollo ad un anno dalla sua entrata in
vigore, anche alla luce dei risultati della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi a
Montreal nel dicembre 2005.
Com’è noto, la UNFCCC fu il primo risultato raggiunto dalla comunità internazionale per fronteggiare le
sfide poste dai cambiamenti climatici. Cinque anni dopo, nel dicembre 1997, gli Stati parti alla Convenzione
quadro adottarono il Protocollo di Kyoto. La Convenzione quadro attiene alla cooperazione intergovernativa
mirata (a) alla stabilizzazione delle concentrazioni di gas-serra nell’atmosfera e (b) a scongiurare “pericolose
interferenze antropogeniche” con il sistema climatico. Al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dalla
UNFCCC, il Protocollo di Kyoto predispone un piano d’azione che impegna i Paesi industrializzati e i Paesi
in transizione verso un’economia di mercato a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni
antropogeniche di gas-serra. L’entrata in vigore del Protocollo era condizionata alla sua ratifica da parte di
almeno 55 Stati contraenti, e per un totale di almeno il 55% di emissioni di gas serra di tutti i Paesi
industrializzati. Tale condizione si è avverata solamente dopo più di sette anni dalla firma del Protocollo, cioè
il 16 febbraio 2005.
Secondo l’articolo 3 del Protocollo, gli Stati parti di cui all’Annesso 1 della UNFCCC (Paesi industrializzati e
Paesi in transizione verso un’economia di mercato) hanno un obbligo di ridurre, tra il 2008 e il 2012, le
emissioni antropogeniche di sei specifici gas-serra, complessivamente del 5% rispetto ai livelli di emissione
del 1990. Gli obiettivi variano da Stato a Stato. Per approfondimenti sugli impegni relativi alla limitazione
delle emissioni si rinvia all’articolo di Angelini.
Un elemento essenziale di tale sistema di cooperazione internazionale in materia di cambiamenti climatici è il
principio delle “responsabilità comuni ma differenziate”, che può essere enunciato nel seguente modo:
“tenuto conto del diverso grado di influenza sulla degradazione dell’ambiente a livello planetario ..., i Paesi
industrializzati riconoscono la propria responsabilità nel perseguimento di uno sviluppo sostenibile,
considerato il loro impatto sull’ambiente e considerate le risorse tecnologiche e finanziarie di cui essi
dispongono”. In altre parole, gli Stati in via di sviluppo si preoccupano maggiormente delle questioni della
crescita economica, dello sviluppo sociale e dell’eliminazione della povertà. Per conseguenza, essi hanno
obblighi meno gravosi rispetto ai Paesi industrializzati, spesso limitati a una valutazione delle proprie capacità
di emissione dei gas. Si noti inoltre che alla Cina, all’India e al Brasile sono state riconosciute eccezioni
senz’altro sorprendenti se si considerano le capacità di tali Stati di emettere gas-serra. La ratifica da parte della
Russia ha consentito l’entrata in vigore del Protocollo; ciò spiega le rilevanti concessioni che essa si è vista
riconoscere dagli altri Stati parti al momento della ratifica.
Si noti tuttavia che l’efficacia di tali obblighi non ha ancora potuto essere verificata. Infatti, ai sensi
dell’articolo 3.9 del Protocollo, la Conferenza degli Stati parti avrebbe dovuto occuparsi degli obblighi relativi
al periodo successivo al 2012, almeno sette anni prima di tale data, ovverosia non oltre il 2005. Ciò implicava
che gli Stati di cui all’Annesso 1 avrebbero dovuto entro tale data essere in grado di provare i progressi
realizzati nell’adempimento dei rispettivi obblighi di cui al Protocollo. Si trattava di scadenze decise nel 1997,
cioè in un momento in cui non era facile prevedere tempi talmente lunghi per l’entrata in vigore del
Protocollo. In conclusione, risulta difficile valutare ad oggi se gli impegni di riduzione delle emissioni abbiano
effetti positivi o meno.
La Sessione di Montreal della Conferenza degli Stati parti alla UNFCCC e al Protocollo di Tokyo (dicembre
2005)1 è stata un’occasione per discutere non soltanto degli impegni dei Paesi industrializzati per il periodo
successivo al 2012, ma anche dei mutamenti imposti dai cambiamenti climatici. Un esito positivo della
Sessione era necessario agli occhi dei sostenitori della strategia multilaterale in materia di cambiamenti
climatici, e ciò non soltanto per migliorare l’operatività del Protocollo ma anche per inviare al mondo un
segnale positivo con riferimento al periodo oltre il 20122. La Conferenza è stata particolarmente produttiva,
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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grazie all’adozione di oltre quaranta decisioni sul rafforzamento dell’azione internazionale per contrastare i
cambiamenti climatici globali.
Uno dei principali punti di discussione riguardava il contemperamento tra gli interessi dei Paesi
industrializzati e quelli dei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare che secondo i Paesi in via di sviluppo le
procedure previste all’articolo 3.9 del Protocollo in materia di futuri ulteriori impegni di riduzione delle
emissioni gravano soltanto sugli Stati che abbiano già consentito a impegni di riduzione nella fase 1.3 Tenuto
conto di queste premesse, uno tra i principali successi della Conferenza è stato il rafforzamento di
meccanismi di cooperazione, ad esempio il c.d. “Clean Development Mechanism” (CDM), in virtù del quale i
Paesi industrializzati possono investire in progetti di sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo. Il CDM
non è soltanto un modo per contribuire a migliorare la qualità della vita nei Paesi in via di sviluppo, ma
consente altresì ai Paesi industrializzati promotori degli investimenti di realizzare dei “crediti di emissione”
per le loro quote.
Altro risultato di rilievo della Conferenza di Montreal è stato l’accordo sul regime di verifica dell’attuazione,
da parte degli Stati, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di cui al Protocollo. Concretamente, la
Conferenza ha formalmente adottato i c.d. “Accordi di Marrakesh” del 2001, che istituiscono un
meccanismo di verifica fondato su due organi: il “plenary bureau” e il “facilitative and enforcement branch”.
Si noti che nel valutare presunti casi di non rispetto degli obblighi di cui al Protocollo, il “facilitative and
enforcement branch” deve tenere in conto il principio delle responsabilità comuni ma differenziate.
In sintesi, la Conferenza di Montreal è riuscita a produrre una strategia che consentirà di continuare ad
affrontare le questioni legate ai cambiamenti climatici in un quadro multilaterale, nell’ambito del sistema della
UNFCCC. La sfida è duplice, perché si tratta da un lato di non far cessare il coinvolgimento dei Paesi in via
di sviluppo nelle successive fasi di attuazione del Protocollo, dall’altro di non interrompere la cooperazione
con Paesi quali gli Stati Uniti o l’Australia che, sebbene non parti al Protocollo, sono pur sempre parti alla
UNFCCC. Questi ultimi Stati, così come altri Stati ad alto livello di emissioni, si oppongono generalmente a
qualsiasi prospettiva implicante nuovi obblighi. È stato correttamente osservato che la Conferenza ha
confermato un approccio a doppio binario nel campo del diritto internazionale dell’ambiente.4 Il primo
binario è il processo nel quadro del Protocollo. Gli Stati industrializzati parti a tale strumento si sono
impegnati a proseguire i negoziati in vista della fase due e a tal fine è stato costituito un gruppo di lavoro che
si riunirà nel maggio 2006 per discutere degli impegni futuri dei Paesi più sviluppati per il periodo oltre il
2012. Dall’altra parte c’è il sistema della UNFCCC, fondato più su discussioni informali che su veri e propri
negoziati.5 A Montreal, le parti alla Convenzione hanno deciso di impegnarsi in un dialogo sull’azione di
cooperazione a lungo termine per affrontare i cambiamenti climatici attraverso la messa in atto della
Convenzione. Essi hanno sottolineato come tale dialogo sarà uno scambio aperto e di carattere non
vincolante di punti di vista, informazioni e idee al servizio di una migliore applicazione della Convenzione,
ma non darà vita a negoziati volti a stabilire nuovi impegni. È una soluzione volta a non fare venir meno
l’impegno ad una strategia multilaterale da parte anche degli Stati non parti al Protocollo.
1 Si veda il sito internet della Conferenza: http://unfccc.int/meetings/cop_11/items/3394.php.
2 Si veda il comunicato stampa (Press Release) delle Nazioni Unite, “United Nations Climate Change Conference agrees
on
future
critical
steps
to
tackle
climate
change”,
10
December
2005
(http://unfccc.int/files/press/news_room/press_releases_and_advisories/application/pdf/press051210_cop11.pdf)
3 Si veda la nota di Kevin R. Gray, “Eleventh Meeting of the Conference of the Parties to the United Nations
Framework Convention on Climate Change/First Meeting of the Parties to the Kyoto Protocol”, ASIL Insight, 3 April
2006 (http://www.asil.org/insights/2006/04/insights060403.html).
4 Ibidem.
5 Ibidem.
Dr Gabriele Porretto
Research Associate and Sparke Helmore Lecturer,
ANU Faculty of Law
Email: [email protected]
50
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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A window on International Law
Gabriele Porretto
The first anniversary of the entry into force of the Kyoto Protocol and the 2005 United
Nations Climate Change Conference in Montreal
The Bollettino has already published contributions on the 1997 Kyoto Protocol to the United Nations
Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). The current issue includes an article by Danilo
Angelini, focussing on some normative and operational aspects of the Protocol as well as on the position of
the United States and Japan. This short note is an overview of some legal issues arising from the
implementation of the Protocol one year after its entry into force, also in the light of the outcome of the
United Nations Climate Change Conference held in Montreal in December 2005.
It is well known that the international political and legal response to climate change began in 1992 with the
adoption of the UNFCCC. Five years later, in December 1997, the Kyoto Protocol was concluded by States
parties to the UNFCCC. The 1992 framework Convention sets out a system of intergovernmental
cooperation on action (a) to stabilise atmospheric concentrations of greenhouses gasses and (b) to avoid
“dangerous anthropogenic interference” with the climate system. In order to achieve the goals set out in the
UNFCCC, the Kyoto Protocol introduces a more concrete form of action, committing developed States and
States making the transition to a market economy to achieve specific gas emission reduction targets. The
entry into force of the Protocol was conditioned to its ratification by no less than 55 signatory States,
producing no less than 55% of greenhouses gasses emissions of industrialised States. This condition was
realised only more than seven years after signature, on 16 February 2005.
Under article 3 of the Protocol, States parties to Annex 1 to the UNFCCC (developed States or States
undergoing the process of transition to a market economy) have an obligation to reduce, between 2008 and
2012, their overall emissions of six designated greenhouse gasses by at least 5% below the 1990 levels, with
specific targets varying from State to State. More insights on the emission reduction commitments can be
found in Angelini’s contribution.
One of the main features of the international cooperation framework in the field of climate change is the
principle of “common but differentiated responsibilities”, according to which, “in view of the different
contributions to global environmental degradation …, the developed countries acknowledge the
responsibility that they bear in the international pursuit of sustainable development in view of the pressure
their societies place on the global environment and of the technologies and financial resources they
command”. This means that developing States are concerned more with their economic growth, social
development and poverty eradication. They therefore have lighter obligations than developed States, often
limited to a simple inventory of their gas emission capacity. Furthermore, it must be noted that China, India
and Brazil were granted exceptions which are surprising in light of their capacity of emitting greenhouse
gasses. As to Russia, its ratification allowed the entry into force of the Protocol and this explains the reason
why it could benefit of remarkable concessions by the other States parties at the time of ratifying.
However, it must be noted that the effectiveness of such obligations has not yet been tested. Indeed,
according to art 3.9 of the Protocol, the Conference of the Parties were to initiate the consideration of
commitments for the period after 2012 at least seven years before the end of the first commitment period,
i.e. no later than 2005. Therefore, States were supposed to have, by 2005, demonstrable progress in achieving
their respective commitments according to the Protocol. This time-frame was decided in 1997, when States
could not anticipate that more than seven year would be necessary to bring the Protocol into force. As a
result, it would be difficult to assess whether as of today emission reduction commitments bring more
benefits or disadvantages.
The Montreal Meeting of the Conference of the Parties to the UNFCCC and to the Kyoto Protocol
(December 2005)1 was the occasion to discuss not only future commitments for developed States for the
period after 2012, but also and more generally the issue of adaptation to climate change. For the supporters
of multilateral efforts to address climate change some form of success in Montreal was clearly imperative,
not only to improve the Protocol operation, but also to send a positive signal around the world about the
future of the climate change regime beyond the end of the first commitment period (2012)2. The Conference
was very productive, leading to the adoption of more than forty decisions to strengthen global efforts to
fight climate change.
51
Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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CANBERRA
One of the main points of discussion was the balancing between the interests of developing States and those
of industrialised States. It suffices to think that according to developing States, the process under Article 3.9
of the Protocol for future emission reduction commitments only applies to States which have already agreed
to reduction commitments for period one3. Against this background, the Conference was successful in
strengthening cooperative action, for instance through the so-called “Clean Development Mechanism”
(CDM), a system through which developed States can invest in sustainable development project in
developing States. The CDM is not only a way to improve the quality of life for the peoples of developing
States, but also allows industrialised States to earn emission allowances.
Another major achievement of the Montreal Conference was the agreement on a compliance regime for the
Protocol, i.e. on a mechanism to ensure States parties’ accountability in meeting their emission reduction
targets. Technically, this happened through the formal adoption of the so-called Marrakesh Accords of 2001,
setting out a compliance committee articulated in two bodies: a plenary bureau and a facilitative and
enforcement branch. Significantly, when addressing situations of non-compliance with the Protocol’s
obligations, the facilitative and enforcement branch must take into account the principle of common but
differentiated responsibilities.
Summing up, the Montreal Conference succeeded in adopting a workable strategy to pursue multilateral
action on climate change issues, within the broader system of the UNFCCC. Indeed, the biggest challenge
was not only to keep developing State involved in further steps for the implementation of the Protocol, but
also to pursue cooperation with States such as the USA or Australia, which, though not parties to the
Protocol, are still parties to the UNFCCC. The latter States, as well as other major emitters, generally adverse
the prospect of new commitments. It has correctly been stated that the Conference confirmed a dual track
approach in the regime of international law of the environment4. The first track is represented by the
Protocol process and industrialised States parties to this instrument have engaged to pursue negotiation in
view of the second commitment period. A working group was established and is due to convene in May
2006 to discuss future commitments for industrialised States for the period after 2012. On the other side,
there is the UNFCCC system, which is mostly based on informal discussion rather than actual negotiation5.
In Montreal, States parties to the framework Convention resolved to engage in a dialogue on long-term
cooperative action to address climate change by enhancing implementation of the Convention, and
underlined that “the dialogue will take the form of an open and non-binding exchange of views, information
and ideas in support of enhanced implementation of the Convention, and will not open any negotiations
leading to new commitments”. As a consequence, also States non parties to the Protocol are still committed
to multilateral action in the field of climate change.
1 See the Conference’s website: http://unfccc.int/meetings/cop_11/items/3394.php.
2See United Nations Press Release, “United Nations Climate Change Conference agrees on future critical steps to
tackle climate change”, 10 December 2005
(http://unfccc.int/files/press/news_room/press_releases_and_advisories/application/pdf/press051210_cop11.pdf)
3See Kevin R. Gray, “Eleventh Meeting of the Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention
on Climate Change/First Meeting of the Parties to the Kyoto Protocol”, ASIL Insight, 3 April 2006
(http://www.asil.org/insights/2006/04/insights060403.html).
4Ibidem.
5Ibidem.
Dr Gabriele Porretto,
Research Associate and Sparke Helmore Lecturer,
ANU Faculty of Law
Email: [email protected]
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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La scienza: una finestra aperta sulla cultura
A cura di Elena Caovilla
Lo scienziato e la torre d’avorio
Ogni giorno ci troviamo a compiere delle scelte etiche, morali e pratiche, nelle quali la scienza ha un ruolo
decisivo.
Decidere se mangiare o meno carne di pollo – fidandoci della parola degli esperti che assicurano
l’impossibilità di contagi tramite l’alimentazione - , ridurre l’emissione di gas serra non solo a livello nazionale
ma personale – confidando nella validità dei modelli che prevedono un futuro innalzamento della
temperatura globale del pianeta -, scegliere o meno lo sviluppo di energia nucleare, sono tutti importanti
quesiti a cui dobbiamo trovare una risposta e per i quali la scienza può essere d’aiuto.
La scienza cerca poi anche di rispondere alle eterne domande filosofiche che ci poniamo: come si sono
originati l’universo, la vita, il mondo in cui viviamo, quali cambiamenti si sono verificati sulla Terra nel corso
dei millenni e se ci sia o meno la possibilità che tali avvenimenti si ripetano.
Tanti sono i quesiti, le teorie ed i linguaggi specifici con cui queste vengono espresse, che diventa imperativa
la “specializzazione del sapere”.
Lo scienziato esperto in ogni campo, dalla botanica alla geologia, dalla fisica alla medicina, dalla biologia alla
matematica, diventa un concetto improponibile.
In questo contesto si inserisce la figura dei divulgatori scientifici: uomini e donne che si propongono di
“tradurre” e di far giungere al pubblico le scoperte scientifiche più recenti, di svelare i confini che la scienza
sta cercando ora di valicare e le sue direzioni future.
Quest’opera non solo permette a chi è al di fuori del mondo scientifico di essere sempre aggiornato e
all’avanguardia, ma crea anche dei punti di contatto e di dialogo tra scienze diverse e ambiti diametralmente
opposti: mette dunque in comunicazione mondi che, a causa dell’incremento giornaliero della
specializzazione del sapere, rimarrebbero altrimenti isolati.
Alla base di un dialogo proficuo tra il mondo scientifico e coloro che ne sono al di fuori, per impedire una
strumentalizzazione del sapere e per evitare che lo scienziato appaia “isolato nella sua torre d’avorio,
impenetrabile ai problemi del mondo”, diventa necessario un lavoro di divulgazione scientifica capillare,
moderno, chiaro.
Non solo la divulgazione scientifica porta la scienza nel mondo, ma rende anche il lavoro dello scienziato
comprensibile, evitandone l’isolamento intellettuale e culturale, così che ogni nuova scoperta sia
effettivamente un patrimonio collettivo alla portata di tutti.
Poiché in linea di massima il pubblico a cui si rivolge il divulgatore non ha le competenze o gli strumenti
tecnici per verificare l’attendibilità e l’esattezza delle teorie esposte, diventa essenziale che nell’opera non si
vadano a distorcere, nella ricerca di un’eccessiva semplificazione, i risultati o i significati delle ricerche
proposte. Il lavoro del divulgatore è dunque particolarmente delicato perché facilmente soggetto ad
incomprensioni.
Un caso “curioso” di divulgazione scientifica è rappresentato dalla “molecola di tiotimolina risublimata”: nel
1947 Isaac Asimov scrive un articolo di satira scientifica, che descrive le proprietà di una misteriosa molecola
capace di sciogliersi prima ancora del contatto con l’acqua. L’articolo, corredato di grafici, tabelle e
riferimenti bibliografici completamente inventati, viene pubblicato dalla rivista “Astounding Science Fiction”
ed il pezzo riscuote un tale successo che molti si convincono all’esistenza della molecola descritta [sulle
proprietà endocrine della tiotimolina risublimata www.lescienze.it novembre 2004].
L’informazione scientifica andrebbe curata anche nei dettagli, per evitare mistificazioni e incomprensioni:
non solo nell’ambito di riviste specializzate o di saggi finalizzati alla divulgazione, ma anche nei romanzi la
cui trama è fondata su teorie scientifiche moderne si dovrebbe agire con attenzione, per evitare
manipolazioni e fraintendimenti di principi scientifici innovativi.
E’ da sottolineare come spesso i romanzi raggiungano un pubblico molto più vasto delle opere divulgative e
dunque non siano uno strumento da sottovalutare: Jurassic Park di Michael Crichton , Angeli e demoni di
Dan Brown, ad esempio, hanno portato alla ribalta del grande pubblico le teorie della clonazione e le
conoscenze sull’antimateria.
Pensiamo poi al principio di Heisenberg - secondo il quale non si possono conoscere nel medesimo istante
con la medesima precisione la velocità e la posizione di una particella (la precisione su una delle due misure
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implica l’imprecisione sull’altra)- citato sia a proposito che a sproposito nei contesti più diversi, e spesso
interpretato filosoficamente nelle maniere più disparate.
Ciò che ispira un divulgatore scientifico è il desiderio di chiarire e di rendere accessibile a tutti un sapere che
diventa progressivamente più specializzato e di difficile accesso.
Le persone dotate sia del desiderio di rendere la scienza alla portata di tutti, sia delle capacità e delle
competenze per farlo nella maniera più opportuna (in grado non solo di spiegare concetti teorici complessi,
ma nel contempo abili nel mostrare quanto questi possano essere affascinanti anche per coloro che vivono in
realtà diverse da quella del mondo scientifico), sono estremamente rare.
In ambito cosmologico vi sono opere notevoli come “Dal Big Bang ai Buchi neri” di Stephen Hawking, “I
primi tre minuti” di Steven Weinberg entrambi questi volumi delineano le più interessanti deduzioni e teorie
cosmologiche degli ultimi 100 anni.
Nel campo della biologia, possiamo citare Stephen Jay Gould (New York, 10 settembre 1941 - 20 maggio
2002) biologo, zoologo, paleontologo e storico della scienza statunitense.
Così si esprimeva Isaac Asimov (Il libro di fisica, Il libro di biologia, Civiltà Extraterrestri), ineguagliato
divulgatore scientifico: "Ardo dal desiderio di spiegare , e la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa
di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. È il modo più facile per chiarire le cose a
me stesso"
Dott. Elena Caovilla
Università Degli Studi Dell'Insubria (Como) - Dipartimento di Fisica e
Matematica
testo originale in italiano
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Science: a window open on culture
Elena Caovilla
The scientist and the ivory tower
Everyday we have to make ethical, moral or practical choices, in which science plays a decisive role.
Eating chicken or not eating chicken, trusting experts’ words ensuring us contagion is not possible just by
eating it, reducing greenhouse gas emissions, not just nationally but also individually, relying on those models
which foresee a future increase in global temperatures, agreeing or disagreeing with the development of
nuclear power. They all are important questions we have to answer and for which science could prove to be
helpful.
Science also tries to give answers to the eternal philosophical questions such us how did the universe, life and
the planet upon which we live originate? Which changes took place on the Earth over thousand and
thousand of years? And are those events likely to take place again?
There are so many questions and theories, expressed in countless different languages, that a “specialisation of
the knowledge” becomes a must.
An all-field expert scientist, from botany to geology, from physics to medicine, from biology to mathematics,
becomes an unsuitable concept.
Hence, the figure of the scientific populariser. Men and women who offer to “traduce” and popularise the
most recent scientific discoveries and to reveal the frontiers that science is currently trying to cross and its
future directions.
This enterprise does not just allow ordinary people to be constantly updated, but also creates points of
contact and dialogue between different types of sciences and spheres of knowledge. In other words, it allows
communication between worlds that, due to a knowledge which becomes increasingly more specialised,
would otherwise remain isolated.
A constructive dialogue between the scientific world and those who do not belong to this world requires
clear, modern and detailed scientific popularisation, in order to avoid the instrumentalisation of knowledge
or to depict the scientist as “isolated in his/her ivory tower, impenetrable to the world’s problems”.
The scientific populariser is not just the bridge between science and the rest of the world, but s/he also
makes scientists’ work comprehensible, and no longer intellectually and culturally isolated, so that any new
discovery becomes a collective heritage within everybody’s reach.
Since scientific popularisers generally address an audience who have no competence or technical tools to
check the reliability and the correctness of the theories exposed, their work is to be carried out without
distorting the results or the meaning of the research in question, in an attempt to oversimplify it. Hence, the
work of the scientific populariser is very delicate because it is easy to be subjected to misunderstandings.
A “curious” case of scientific popularization is the “resublimated thiotimoline molucule”. In 1947, Isaac
Asimov wrote an article of scientific satire, where he described the properties of a mysterious molecule able
to dissolve before entering into contact with water. The article, accompanied by completely invented charts,
tables and bibliographical references, was published in the “Astounding Science Fiction” magazine and met
so much success that many people became convinced of the existence of this molecule [for further
information on the endochronic properties of resublimated thiotimoline check www.lescienze.it - november
2004].
Scientific knowledge should be dealt with with particular awareness not just in specialised magazines or
popular scientific articles, but also in those novels whose plot is based upon modern scientific theories, in
order to avoid mystification and misundersting.
Novels often reach a much wider public than popular scientific magazines. For this reason they should not
be underestimated. Michael Crichton’s Jurassik Park and Dan Brown’s Angels and Demons, for example,
brought to the fore theories such as clonation and antimateria. Heisenberg’s uncertainty principle according
to which one cannot assign with full precision both the position and momentum of a single particle at the
same time (the precision of one of these two variables causes the imprecision of the other one), has been
used and misused in many different contexts and philosophically interpreted in the most varied ways.
A scientific populariser is inspired by the desire to clarify and widely spread a knowledge which has become
more and more specialised and difficult to reach.
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Bollettino della Comunità Scientifica in Australasia
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However, people who both desire to make science within everybody’s reach and who are able and competent
to do that in the most suitable way (able not only to explain complex theoretical concepts but also to show
how these concepts could be fascinating for those who live out of the scientific world) are extremely rare.
On cosmology, there are outstanding works such as Stephen Hawking’s “From the Big Bang to Black Holes”
and Steven Weinber’s “The First Three Minutes”, both tracing the most interesting cosmological theories
and deductions of the last 100 years.
On biology, it is worth mentioning Stephen Jay Gould (New York, 10/09/1941 – 20/05/2002) who had
been one of the greatest biologist, zoologist and palaeontologist of American science.
Isaac Asimov (Intelligent Man's Guides to Science, Extraterrestrial Civilizations), peerless scientific
populariser, used to say: “ If knowledge can create problems, it is not through ignorance that we can solve
them.”
Dott. Elena Caovilla
Università Degli Studi Dell'Insubria (Como) - Dipartimento di Fisica e
Matematica
Original manuscript in Italian
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Una finestra sul Pacifico
A cura di Luigi Tomba
Dell’essere moderno (in Cina?)
Quando venni in Cina la prima volta, quasi vent’anni fa, fare una telefonata a mia madre significava
prenotare la linea in anticipo, pedalare fino al più vicino ufficio postale con collegamento internazionale e
aspettare che l’unico telefono disponibile si liberasse. L’inserviente di turno poi faceva partire il cronometro e
la telefonata costava un occhio della testa moltiplicato per il numero di minuti passati alla cornetta.
Sono arrivato a Pechino ieri sera e ora sono seduto in un caffè a rileggere questo pezzo, La gente mangia
croissant e cheesecake. Sono quello vestito peggio. Non parliamo del mio telefonino; pensavo fosse quasi
nuovo ma un amico che me lo ha visto in mano mi ha detto che è henlao, antico. L’espresso è come si deve e
quando avrò salvato il contenuto di questo file farò click su una delle quattro reti wireless disponibili e lo
manderò agli editori. Un altro mondo? Lo stesso mondo? Che cosa vuol dire essere moderni qui e oggi, e a
che cosa serve la modernitá?
Nel Settembre del 2005, un’ordinanza della Municipalitá di Pechino definiva un interessante nuovo standard
di igiene dei bagni pubblici della capitale che si prepara ad ospitare i Giochi Olimpici del 2008: non più di
due mosche devono essere visibili ad un’ispezione nei bagni pubblici della capitale secondo i criteri di quella
che a Pechino è stata definita la “più grande rivoluzione toilettaria della storia”. In alcuni casi le toilette sono
perfino classificate, come gli hotel, con un sistema di stelle (quattro stelle per le più confortevoli). Le librerie
hanno un intera sezione di “successologia” (chenggongxue) e vendono manuali su come comportarsi per essere
un cittadino moderno, che includono istruzioni dettagliate su che atteggiamento tenere in un bagno pubblico,
come indossare un vestito col panciotto, stringere la mano ad un estraneo, guidare un’automobile, e
innumerevoli altre concrete necessitá della vita moderna.
La tensione principale visibile a chi si avventura nella complessitá sociale di una cittá cinese, oggi, è quella tra
la creazione della modernitá (l’uomo e la donna moderni, gli stili di vita, i consumi, gli spazi urbani) e il
mantenimento dell’ordine sociale. Da quando le cittá socialiste hanno perso quella omogeneitá che ne aveva
caratterizzato la struttura sociale negli anni del maoismo (bassa mobilitá dei lavoratori, divieto di migrazione
dalle campagne e nazionalizzazione dell’economia), le gerarchie sociali non sono più stabilite dal rapporto
con i mezzi di produzione ma piuttosto dal rapporto con il nuovo “progetto di civiltá” del governo cinese.
Alla costruzione dell’uomo socialista si è sostituita la costruzione di soggettivitá individuali e collettive
funzionali da una parte alla nuova situazione economica e dall’altra alla preservazione dello status quo
politico. I nuovi cittadini devono essere tanto autonomi (per essere buoni consumatori e volenterosi
produttori nel mercato) quanto responsabili (per mantenere l’ordine sociale).
Oggi le identitá individuali non sono più definite dall’appartenenza ad una certa unitá di lavoro che provvede
al sostentamento ed a tutte le necessitá fisiche e spirituali del cittadino. Il mercato del lavoro è deregolato più
che in qualisiasi paese capitalista e l’impiego è solo uno degli elementi che definiscono individui e famiglie. Si
lavora in un posto e si consuma in un altro, si acquista una casa in un quartiere rispettabile, si sceglie cosa
mangiare, cosa vestire, cosa leggere (con una grande varietá ma stretti controlli sul contenuto), a quale
subcultura appartenere, a che scuola andare. In questo nuovo ambiente le soggettivitá urbane sono un
puzzle costruito non più solo dallo stato o dall’azienda ma piuttosto, come per molti di noi che amiamo
chiamarci “occidentali”, da una molteplicitá di agenti, pubblici o privati, individuali o collettivi, tradizionali o
moderni.
La risposta politica dell’occidente alla complessitá e al governo degli individui è stata la democrazia
rappresentativa, in cui la maggioranza impone alla minoranza i propri principi di convivenza. Ma il governo
cinese sembra piuttosto pensare, che anzichè con la rappresentanza e i diritti individuali, sia possibile
rispondere alle sfide della complessitá sociale con la costruzione di indivdui “virtuosi”: le virtù dei
governanti, da un parte, ma soprattutto, dall’altra, quelle di tutti i cittadini, il cui avanzamento sul viale della
modernitá condurrá ad una “societá armonica”, come recita il nuovo slogan del Presidente Hu Jintao.
Da qui l’importanza di affermare, rincorrere, alterare e ridefinire un’idea di cittadinanza che la retorica di
stato definisce “avanzata”, di cittadini, cioè, in grado di governarsi da sè e di contribuire non solo al flusso
ininterrotto delle merci nel mercato ma anche al mantenimento dell’ordine morale della societá moderna, un
concetto al centro dell’evoluzione dell’ideologia del Partio Comunista Cinese.
Essere moderni in Cina vuol dire, quindi, sapere riconoscere le implicazioni che il proprio comportamento
individuale avrá sulla propria condizione esistenziale ed il proprio status sociale. L’obiettivo, tanto degli
individui quanto dei governanti, è il “miglioramento”. Tutto è oggi classificato in base alla qualitá: i bagni
pubblici, il sistema educativo e soprattutto gli individui. La qualitá (suzhi) ha rimpiazzatao la quantitá come
obiettivo dell’ingegneria sociale del moderno nelle cittá cinesi. È un concetto che divide il paese in chi ce l’ha
e chi non ce l’ha. I residenti urbani, ad esempio, che hanno imparato le regole della vita moderna, certamente
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ce l’hanno; i contadini, invece non ne hanno ancora abbastanza per essere considerati a pieno diritto membri
di questa societá di consumatori responsabili, e quando migrano in cittá – per lavorare alla produzione del
moderno che poi entra nelle nostre case – sono bollati come “arretrati”, e bombardati da istruzioni su come
soffiarsi il naso, come evitare un’invasione di mosche al bagno eccetera, ma soprattutto, come lavorare e
come consumare. Nei discorsi di tutti i giorni quanto sulla stampa e nei media, l’ignoranza, l’arretratezza,
l’inciviltá e la volgaritá sono attributi del rurale, mentre l’educazione, la raffinatezza, il coraggio e l’apertura
verso il futuro sono virtù urbane. La distinzione è a tal punto incastonata nella logica degli amministratori e
nel progetto di civilizzazione del nuovo corso del Partito Comunista che il rapporto tra migrazione e qualitá è
spesso reso esplicito e l’unica soluzione per “elevare la qualitá” (tigao suzhi shuiping) dei contadini è vista oggi
nella loro esposizione al “contagio” della modernitá urbana.
La qualitá è oggetto di studio delle scienze sociali, come una caratteristica innata degli individui che può
essere misurata, estesa, attivata, insegnata ed appresa. È divenuta un elemento del discorso politico
dominante ed appare tanto nei documenti ufficiali del partito quanto nelle pratiche quotidiane di chi ne usa la
potente retorica per definire se stesso in relazione agli altri. È, soprattutto, una tecnica di governo a distanza,
perchè se la qualitá può aiutare la scalata sociale, contribuisce anche a creare un senso di responsabilizzazione
tra i cittadini, a definire il ruolo degli individui nel grande schema del governo della nazione.
Per questo il Partito è interessato ad essere parte di questo gioco retorico: chi controlla la definizione di
moderno controlla il paese.
Dr Luigi Tomba
Australian National University
Research School of Pacific and Asian Studies
e-mail: [email protected]
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A window on the Pacific
Luigi Tomba
On being modern (in China?)
When I was in China for the first time, almost twenty years ago, making a phone call to my mother meant
booking the line in advance, cycling to the closest post office with an international phone connection and
waiting for the only telephone available to be free. The operator would then start the chronometer and the
phone call would cost an arm and a leg multiplied by the minutes spent at the receiver.
I arrived in Beijing last night and I am now sitting in a café reading this article again. People are eating
croissants and cheesecake. I am the worst dressed. Not to mention my mobile phone. I thought it was
almost new, but when a friend saw it he said it is henlao, old. Espresso coffee is good and once I have saved
the content of this file and I will just have to click on one of the four wireless networks available and send it
to the editors. Another world? The same world? What does being modern mean, here and now? What is this
modernity for?
In September 2005, an order of the Municipality of Beijing fixed an interesting new standard of hygiene for
public toilets in the capital, which is getting ready for the 2008 Olympic Games. No more than two flies will
have to be found during inspections in public toilets, according to the criteria of what in Beijing has been
described as the “greatest toilet revolution in history”. In some cases, toilets have even been classified, like
hotels, with a star system (four stars for the most comfortable ones). In the bookshops there is a whole
section of books on “successology” (chenggongxue) and guides on the behaviour of a modern citizen, which
includes detailed instructions on how to behave in a public toilet, how to wear a waistcoat, how to shake
hands with a stranger, how to drive a car, and many other practical needs of modern life.
The most striking contradiction apparent to those who wish to understand the social complexity of a
modern Chinese city is between the creation of modernity (modern men and women, life-styles,
consumptions, urban spaces) and the preservation of social order. Since socialist cities lost the homogeneity
which characterized their social structure during Maoism (low worker mobility, ban on leaving the
countryside and economy nationalization), social hierarchies are no longer defined by the individuals’ relation
to production means but, rather, by their relation to the new “project of civilization” carried out by the
Chinese government. The moulding of the socialist man has been replaced by the moulding of individual and
collective subjectivities, useful on the one hand to the new economic situation and on the other hand to
preserve the political status quo. New citizens must be both autonomous (in order to be good consumers
and willing producers in the market) and responsible (in order to preserve social order).
Nowadays, individual identities are no longer defined by belonging to a certain “work-unit’ which provides
for means of support and all citizen’s physical and spiritual needs. The labour market has been deregulated
more than in any other capitalist country and what job one has is just one of the elements that identifies and
defines individuals and families. People work in a place and consume in another, buy houses in respectable
neighbourhoods, choose what to eat, what to wear, what to read (a great range of books are available but
with strict controls on the content), which subculture to belong to and which school to attend. In this new
environment, urban subjectivities are a puzzle and are no longer created by the State nor by public
enterprises but rather by a variety of elements, public and private, individual and collective, traditional and
modern, like for many of us who love to define ourselves as “westerners”.
The Western political answer addressing the complexity and the governance of individuals was the creation
of a representative democracy, according to which the majority imposes its own principles upon the
minority. On the other hand, the Chinese government rather than opting for representation and individual
rights decided to answer the challenges arising from social complexity by creating “virtuous” individuals:
rulers’ virtues but also citizens’ virtues will lead the way of modernity towards an “harmonic society”, as in
the new slogan coined by President Hu Jintao.
Hence, the importance of affirming, chasing, changing and redefining the idea of citizenship, which is
defined by State’s rhetoric as “advanced”, is based on citizens being able to govern themselves and to play a
part not just in the continuous flow of goods in the market, but also in preserving the moral order of the
modern society, a concept at the hub of the ideological evolution of the Chinese Communist Party.
Hence, being modern in China means being able to recognise the implications of one’s own behaviour on
one’s own existential condition and social status. The goal, both for individuals and governors, is to
“improve”. Everything is classified on the basis of quality: public toilets, the educational system and above all
citizens. Quality (suzhi) has replaced quantity and has become the main objective of social engineering in
Chinese cities. It is a concept which splits the country into two halves, those who have it and those who
don’t. Urban residents, for instance, who learnt modern life rules, probably have it; peasants do not have
enough of it to be considered full members of a society of responsible consumers, and when they migrate to
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the city, to produce the modern stuff which will then find a place in our houses – are labelled as “backwards”
and bombarded with instructions on how to blow their noses, how to avoid a fly invasion in the toilet, and
above all on how to work and to consume. From that reported by the mass media it emerges that ignorance,
backwardness, lack of civilization and vulgarity are considered rural features, whilst education, refined
manners, boldness and openness towards the future are considered urban virtues. This distinction is so
strongly rooted in the administrator’s logic and in the project of civilization carried out by the Communist
Party that the relation between migration and quality is often made explicit and the only solution to “raise the
quality” (tigao suzhi shuiping) of peasants is to expose them to the “contagion” of urban modernity.
Quality is the subject of social science studies, as an innate feature of individuals which can be measured,
expanded, activated, taught and learnt. It has become part of the main political speech and envisaged by
official documents of the party as well as everyday affair by those who use its powerful rhetoric to define
themselves in relation to the others. Ultimately, it is a strategy of government, because if on the one hand
quality can help make a bid for power, on the other hand it helps to create a sense of responsibility among
citizens and to define the role of individuals within the large plan of the nation’s government.
For this reason, the Party is interested in taking part in this rhetorical game: whoever controls the definition
of modernity will have the control of the country.
Dr Luigi Tomba
Australian National University
Research School of Pacific and Asian Studies
e-mail: [email protected]
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio
dell’Australasia
A cura di Alessandra Iero
CAMBIA
Il CAMBIA e’ un istituto di ricerca australiano pioniere nei concetti di attivita’ biologiche “open-source”, che
seguono il successo del movimento “open-source” generatosi in campo informatico. Cio’ significa che al
CAMBIA cercano di adattare le licenze e agire sugli aspetti di collaborazione della distribuzione del
movimento “open source” per aumentare la trasparenza, l’accessibilita’ e le possibilita’ di utilizzare tecnologie
brevettate, scienza di dominio pubblico, materiale e know-how delle scienze biologioche.
Per oltre dieci anni il CAMBIA ha creato una serie di strumenti e ha messo a punto tecnologie per stimolare
l’innovazione e lo spirito di collaborazione in questo campo, riuscendo a catalizzare la comunita’ a produrre
tecnologie biologiche di elevate qualita’ e rilevanti in un ambiente nuovo, protetto e universalmente
accessibile.
Il Cambia e’ motivato dal fatto che le popolazioni piu’ povere del mondo contano oltre 4 milioni di abitanti e
che il potenziale d’impatto per le biotecnologie sui principali problemi delle nazioni in via di sviluppo quali
produzione sostenibile del cibo, il degrado ambientale e condizioni mediche insufficienti e’ alto.
Tuttavia, gran parte della scienza moderna, e soprattutto nel campo delle biotecnologie e di altre industrie
hi-tech, ha portato ad applicazioni che coinvolgono alti capitali. Cio’ che attualmente guida lo sviluppo
tecnologico sono i regimi di proprieta’ intellettuale che hanno visto un’esplosione di brevetti che fanno si che
il settore privato si appropri di queste tecnologie impedendo alla comunita’ di godere dei benefici delle
scoperte.
Le attivita’ del CAMBIA
PATENT LENS
Questa attivita’ mira a raccogliere dati dal sistema di brevetti di tutto il mondo, condivendoli e rendondoli
soggetti solo allo scrutinio del pubblico informato. Le principali caratteritiche di Patent Lens sono:
Accesso aperto ad un database internazionalmente integrato di brevetti, che contiene le piu’ recenti
applicazioni statunitensi dei brevetti, brevetti delle scienze biologiche dell’Europa nonche’ le applicazioni dei
brevetti inserite all’interno del trattato internazionale di cooperazione sui brevetti.
Opportunita’ per un coinvolgimento del pubblico nella notificazione e nei commenti ai brevetti.
Patent Lens costituisce una risorsa globale per aumentare la trasparenza dei brevetti, basandosi su uno dei
database a libero accesso piu’ vasti del mondo, fornendo inoltre assistenza, informazioni sulle normative di
brevetto, informazioni sulle novita’ e sulle attivita’ nel mondo dell’IP. Patent Lens attualmente raccoglie oltre
5.5 milioni di brevetti e loro applicazioni dell’USPTO (US Patent and Tradematk Office), EPO (European
Patent Office) e WIPO (World Intellectual Property Organization). La collezione proveniente dall’USPTO e’
stata recentemente ingrandita per coprire tutti i tipi di brevetti non solo quelli riguardanti le scienze
biologiche. Patent Lens e’ anche riconosciuto legalmente
Licenze BIOFORGE & BIOS
BioForge rappresenta una comunita’ di distribuzione via internet, basata su una piattaforma di strumenti tali
da permettere agli scienziati di lavorare insieme pur essendo in luoghi diversi.
BioForge crea un ambiente dinamico e protetto di nuove tecnologie aperto a tutti per migliorie e per essere
utilizzato in innovazioni sia commerciali che non.
Le licenze BiOS (Biological Open Source) sono progettate per permettere di condividere tecnologie
brevettate e non, comprendenti materali e metodi all’interno di un “ambiente protetto”.
Attivita’ di ricerca e le tecnologie
Il CAMBIA conduce attivita’ di ricerca in aree di importanza strategica per l’agricoltura sostenibile,
sviluppando strumenti mirati a permettere ulteriori innovazioni nelle produzioni agricole e nella salute
pubblica attraverso l’utilizzo della biologia molecolare. Al Cambia vi sono i seguenti principali programmi di
ricerca:
o
Il sistema di trasformazione delle piante TransBacter™ , pubblicato su Nature il 10 febbraio
2005.
o
I recentissimi sistemi GUS and GUSPlus™, utilizzati nei vettori pCAMBIA come reporter del
sistema genico della β-glucuronidasi.
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o
La Diversity Arrays™ Technology (DArT), un metodo brevettato per una sequenziazione dei
genotipi ad alta capacita’.
Tecnologie molecolari
Nuovo sistema di trasformazione
TransBacter™ e’ un nuovo metodo per trasferire i geni alle piante, utilizzando batteri non patogeni che non
appartengano al genere Agrobacterium. La complessita’ del panorama dei brevetti ha creato una serie di
ostacoli reali e non, per l’effettivo utilizzo di questa tecnologie per miglioramenti agricoli in molte
organizzazioni sia pubbliche che private nel mondo. Per tali motivi, batteri non appartenenti al genere
dell’Agrobacterium sono stati modificati con successo per mediare il trasferimento genetico a molte piante
diverse. A tale proposito e’ possibile leggere i dettagli riportati sull’articolo pubblicato su Nature e sul sito
web www.BioForge.org. Oltre a costituire una piattaforma “open source” la tecnologia TransBacter
potrebbe portare a nuovi utilizzi delle interazioni naturali tra piante e batteri per ottenere delle trasformazioni
nelle piante.
Nuovi geni interessanti
Storicamente il Cambia viene associate con il gene ß-glucuronidasi (gusA) dell’E.coli. Vi sono migliaia di
pubblicazioni che documentano il suo uso e la sua versatilita’ come marker genico per trasformazioni
genetiche vegetali e per gli sutdi di fisiologia molecolare. Recentemente le capacita’ idrolitiche del gene gusA
sono state esplorate per permettere il rilascio degli agliconi da parte dei glucoronidi. Tale principio potrebbe
essere sfruttato anche per aumentare il trasporto delle sostanze idrofobiche da parte del floema e/o per
riattivare sostanze biochimiche per lo sviluppo di nuovi enzimi idrolitici di seconda generazione con migliori
caratteristiche (secrezione nei tessuti degli apoplasti, migliore stabilita’ termica e chimica per espandere le
attuali condizioni dei saggi istochimici, varianti nella specificita’ di substrato e nella processabilita’).
Un approccio differente consiste nello sviluppo di meccanismi di trasporto basati su permeasi substratospecifiche, per intrappolare il substrato nella cellula. Composti bioattivi per la translocazione del ploema
sono stati messi a punto come substrato target per l’attivazione di enzimi.
Tali enzimi potrebbero trovare usi sia in campo medico che industriale e quindi ricadono nei progetti
BioForge
Gene Switches
Un elemento essenziale verso pratiche agricole serie e sostenibili e’ l’utilizzo di switch genetici controllabili e
tessuto-specifici. La fusione dell’attivazione dei geni (i cui prodotti attivano dei pre-composti) a promotori
con caratterstiche di specificita’ di tessuto e’ una pratica oramai consolidata, anche se puo’ richiedere molto
lavoro ed e’ necessario considerare anche tutte le questioni legate alla proprieta’ intellettuale. I promotori
tessuto specifici, molti dei quali sono stati isolati e il loro stato relativamente alla proprieta’ intellettuale
chiarito, fanno da complemento ai switch chimici.
I vettori pCAMBIA
Il CAMBIA ha costruito una serie di vettori modulari di DNA per la ricerca nella trasformazione delle
piante.
Genomica funzionale
Il riso come specie modello
Per molti anni le attivita’ del CAMBIA sono state mirate a sviluppare un sistema di trasformazione molto
efficiente per il riso con l’utilizzo del sistema alternative Transbacter. I due geni-reporter usati in tale attivita’
sono GUS and GUSPlus™ anche sviluppati dal CAMBIA e disponibili per licenza.
Molte regioni del genoma sono state “catturate” utilizzando delle “trappole” speciali che utilizzano un
attivatore transcrizionale per generare le linee pattern di un transattivatore. Quindi, si puo’ ottenere una
determinata mutagenesi utilizzando un set di linee transattivatrici come background genetico. I nuovi pattern
di espressione dei geni reporter identificano i pattern di espressione dei geni proprio della pianta e
incrociandosi o trasformandosi con gli attivatori trascrizionali permettono un’attivazione controllata
concordemente a questi pattern di espressione.
Attivatori trascrizionali
Il CAMBIA usa una strategia di un’enhancer trap sviluppata in origine per la Drosophila, in cui l’elemento
dell’enhancer trap trasporta un gene che codifica una proteina di un attivatore trascrizionale che attiva
l’espresisone genetica per mezzo del riconoscimento e del legame con una specifica sequenza DNA. Un
sistema simile viene descritto in http://www.plantsci.cam.ac.uk/Haseloff.
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Apomissi molecolare
La riproduzione clonale delle piante per mezzo di semi, anche nota come apomissi, ha il potenziale di
cambiare per sempre la coltivazione delle piante. L’apomissi permetterebbe di continuare a ottenere gli stessi
raccolti da ibridi, dando ai coltivatori una grande autonomia e la scelta di cosa piantare in futuro e di
usufruire dei vantaggi dei cultivar superiori adattatisi alle condizioni locali.
Further Information
CAMBIA, 401 B Clunies Ross Street
Canberra, ACT
+61 2 6246 4500
www.cambia.org
www.bios.net
www.bioforge.net
www.patentlens.net
Si ringrazia il Dr Marie Connett Porceddu del CAMBIA per aver fornito il testo.
Testo originale in inglese
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Journey in the Academic and Research world of Australasia
Alessandra Iero
CAMBIA
CAMBIA is an Australian-based international, non-profit research institute pioneering the concepts of
biological open source, modelled after the successful open source software movement. It is adapting
licensing and distributive collaboration aspects of the open source movement to enhance transparency,
accessibility and capability to use patented technology, public domain science, life sciences know-how and
materials.
For more than a decade, CAMBIA has been creating new tools and enabling technologies to foster
innovation and a spirit of collaboration in the life sciences field. It has done this by catalysing a community
of innovators to produce high quality and relevant biological technologies in a new, protected, universally
accessible commons.
CAMBIA is motivated by the fact that the poor or excluded communities of the world make up more that
four billion of the world’s population. The potential for biotechnology to impact on the major issues of
developing countries such as sustainable food production, environmental degradation and insufficient
medical conditions is high.
Yet, much of modern science, particularly the biotechnology and other high tech industries have evolved to
high capital and high margin applications. The current drivers in technological development are intellectual
property regimes, which have seen an explosion of patenting with the result being the private appropriation
of enabling technologies thus blocking access by others to use these building blocks of discovery.
Cambia’s activities
Patent lens
CAMBIA’s Patent Lens is set to bring together data from the world’s patent systems, sharing it and
subjecting it to the rigors of the informed public eye. The key features of the Patent Lens are:
• An open access, internationally integrated patent database, which contains all of the latest U.S. patent
applications, life sciences patents from Europe along with patents applications filed under the international
Patent Cooperation Treaty.
• Opportunities for public engagement in patent annotation, commentary and
navigation.
The Patent Lens is a global resource for increasing patent transparency. Based on one of the world's largest
free, full-text integrated patent databases, the Patent Lens also provides tutorials, information on patent
policies, and news and views in the world of IP. The Patent Lens currently houses over 5.5 million patents
and patent applications from the USPTO, EPO and WIPO. The USPTO collection has recently been
expanded to cover all patents, not just the life sciences. The Patent Lens also has legal status.
BIOFORGE & BIOS Licenses
The BioForge is an Internet-based distributive community, based around a platform of tools to allow
scientists in diverse locations to work together, and with those who can apply and use their research.
BioForge creates a dynamic, protected commons of new enabling technologies available to all for
improvement and to use in new innovations, both commercial and non-commercial.
BiOS (Biological Open Source) licenses are designed to enable the sharing of the capability to use patented
and non-patented technology, which may include materials and methods, within a “protected commons”.
Research and Technology
CAMBIA conducts research in areas of strategic importance for sustainable agriculture. In general, CAMBIA
is developing tools capable of enabling more innovation in agricultural production, and now public health,
through the use of molecular biology. There are the main research programs in CAMBIA:
o The Agrobacterium-independent TransBacter™ plant transformation system was published
in Nature on 10 February 2005.
o GUS and GUSPlus™ from CAMBIA's latest β-glucuronidase reporter gene system are used
in pCAMBIA vectors.
o Diversity Arrays™ Technology (DArT) is a patented method for high throughput,
sequence-independent genotyping.
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CANBERRA
Molecular Technologies
New Transformation Method
TransBacter™ is a new method for transferring genes to plants, which focuses on the use of non-pathogenic
bacteria outside the genus Agrobacterium for gene transfer to plants. The complexity of the patent landscape
surrounding Agrobacterium has created both real and perceived obstacles to the effective use of this
technology for agricultural improvements by many public and private organizations worldwide.
To address this restrictive environment, bacteria outside the Agrobacterium genus have successfully been
modified to mediate gene transfer to a number of diverse plants. See Nature paper and detailed information
about the technology and licensing in the Transbacter project link at www.BioForge.org.
In addition to affording a versatile ‘open source’ platform for plant biotechnology, the TransBacter
alternative to Agrobacterium-mediated technology for crop improvement may lead to new uses of natural
bacteria–plant interactions to achieve plant transformation.
New Genes of Interest
Historically CAMBIA is strongly associated with the ß-glucuronidase gene (gusA) from E.coli. There are
thousands of publications documenting its extensive use and versatility as a marker gene for plant genetic
transformation and molecular physiology studies.
More recently the hydrolytic capabilities of the gusA gene have been exploited to release aglycones from
glucuronides. This principle can be exploited widely either to increase phloem transportability of
hydrophobic substances and/or to reactivate inert, biochemical activity compounds to development of
novel, second-generation hydrolytic enzymes with improved characteristics (e.g. secretability into the
apoplast of plant tissues, improved higher thermal and chemical stability to expand on existing histochemical
assay conditions, variants in substrate specificity and processability).
A different approach consists in the development of transport mechanisms based on substrate-specific
permeases, to trap the substrates in the cell. Phloem-translocatable, bioactive pro-compounds are being
developed as target substrates for the activating enzymes.
These enzymes may also find broad industrial and medical uses, so they are being placed into BioForge
projects.
Gene Switches
An essential element toward the goal of ecologically sound, sustainable agricultural practices is the use of
tissue-specific, controllable gene switches. The fusion of activating genes (whose products activate procompounds) to tissue-specificity conferring promoters is straightforward, although the search can be laborintensive and intellectual property issues must also be analysed.
Tissue-specific promoters, many of which have been isolated and their intellectual property status cleared,
complement the chemical switches.
pCAMBIA vectors
CAMBIA has constructed a suite of modular DNA vectors for plant tranformation research.
Functional Genomics
Rice as a model species
Through many years of troubleshooting this technology in Asia for the Rockefeller Foundation and via our
in-house research, CAMBIA has developed a very efficient transformation system for rice, and a new
alternative system, Transbacter, providing wide FTO. The principal two reporter genes used in this work
(GUS and GUSPlus™) were also developed by CAMBIA scientists and are available for license from
CAMBIA. They have captured a large number of genomic regions using a specially adapted "enhancer trap"
that employs a transcriptional activator to generate transactivator "pattern" lines. Using a range of reporter
constructs developed at CAMBIA for monitoring the activity of a transactivator.
Transcriptional Activators
CAMBIA is using an enhancer trap strategy adapted from one originally developed in Drosophila, where the
enhancer trap element carries a gene encoding a transcriptional activator protein that activates gene
expression via its recognition of, and binding to, a specific DNA target recognition sequence. A description
of a similar system can be found on http://www.plantsci.cam.ac.uk/Haseloff.
Molecular Apomixis
Clonal reproduction of plants via seed, known as apomixis, has the potential to forever change plant
breeding technology. Apomixis would allow farmers to perpetuate, cheaply and undiminished, the high yield
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gains from hybrids. This could provide the farmer with greater autonomy and choice in planting future
generations and enable capture of the advantages of superior cultivars adapted to local conditions.
Further Information
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We are pleased to thank Dr Marie Connett Porceddu who kindly provided the manuscript.
Original manuscript in English
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ARIA
Associations for Research between Italy and Australasia
The Associations ARIA are non-profit Association aiming to:
− encourage and promote research,
− encourage, promote, facilitate and manage cooperative research in science, technology and social
science between Australasia, in particular Universities and Research Centres, and Italy,
− facilitate the exchange of ideas, information, know-how and researchers.
The Associations have their origin in the activities promoted by the Scientific Attache' of the Embassy of
Italy in Canberra and was set up by groups of researchers and scientists of Italian origin living and working in
the Australian Institutions.
ARIA are a point of contact for establishing scientific cooperation between Australia and Italy as well as a
forum for the exchange of information. They offer a much more effective means of collaboration which
represents the needs of both the Italian and Australian governments.
The members of all ARIAs are connected through e-groups.
More details available on the website:
http://www.scientific.ambitalia.org.au/aria/arias.htm
ARIA-Canberra - Contact points
Economics, Commerce and Political Science
Dr Massimiliano Tani, ADFA, email: [email protected]
Prof Franco Papandrea, University of Canberra, email: [email protected]
Physical and Mathematical Sciences
Dr Tomaso Aste, ANU, email: [email protected]
Dr Lilia Ferrario, ANU, email: [email protected]
Environmental Sciences
Dr Vittorio Brando, CSIRO, email: [email protected]
Earth Sciences
Dr Daniela Rubatto, ANU, email: [email protected]
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ARIA-NSW – Contact Points
Health (telecare) and ICT
Prof. Branko Celler, NSW University, email: [email protected]
Arts, Society, Culture and Performance,
A/Prof. Tim Fitzpatrick, University of Sydney, email: [email protected]
Environmental (Nuclear Waste Disposal)
Mr. Michael LaRobina, ANSTO, email: [email protected]
Environmental (Ocean and coastal sediment)
Dr. Xia Wang, ADFA, email: [email protected]
Molecular Biology and Genomics
A/Prof. R. Cavicchioli, UNSW, email: [email protected]
Biotechnology
Prof. Bruce Milthorpe, UNSW, email: [email protected]
Manufacturing
Prof. Eddie Leonardi, UNSW, email: [email protected]
ICT
Dr. Maurice Pagnucco, UNSW, email: [email protected]
Environment
A/Prof. Alberto Albani, UNSW, email: [email protected]
ARIA-South Australia – Contact Points
Medical Sciences
Prof. Marcello Costa, Flinders University, email: [email protected]
Dr. Giuseppe S. Posterino, The University of Adelaide, email: [email protected]
Agriculture and Environmental Sciences
Dr Enzo Lombi, CSIRO, email: [email protected]
Engineering and Energy
Dr Daniel Rossetto, Energy SA, email: [email protected]
Molecular Biology
Dr Tina Bianco-Miotto, Hanson Institute, email: [email protected]
Humanities and Migration
Prof. Desmond O'Connor, Flinders University, email: [email protected]
Innovation and Commercialisation
Dr Antonio Dottore, The University of Adelaide, email: [email protected]
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ARIA-Victoria – Contact Points
Medical, Biological and Health Sciences
Prof. Mauro Sandrin, Austin Research Institute, e-mail: [email protected]
Dr.
Francesca
Walker,
Ludwig
Institute
for
Cancer
Research,
e-mail: [email protected]
Dr.
Cristina
Morganti-Kossman,
Monash
University,
e-mail:
[email protected]
Economics, Commerce and Political Science
Prof. Pasquale Sgro, Deakin University, e-mail: [email protected]
Mr.
Bruno
Mascitelli,
Swinburne
University
of
Technology,
e-mail: [email protected]
Engineering, Physical and Mathematical Sciences
Dr. Michael Cantoni, University of Melbourne, e-mail: [email protected]
Dr. Leone Spiccia, Monash University, e-mail: [email protected]
Environmental and Agricultural Sciences
Dr. Tony Patti, Monash University, e-mail: [email protected]
Humanities and Social Sciences
A/Prof.
Rita
Wilson,
University
of
Melbourne
and
Monash
University,
e-mail: [email protected]
ARIA-WA – Contact Points
Prof Tony Cantoni, University of Western Australia, email: [email protected]
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Viaggio nel mondo accademico e della ricerca del territorio italiano
A cura di Anna Maria Fioretti
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: ieri e oggi
L’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha un preciso atto di nascita, il 20 aprile 1303. In quell’anno
Bonifacio VIII emanò la Bolla di istituzione in Roma di uno Studium generale nel quale compiere studi su
tutte le discipline allora conosciute, e a questo proposito, in prossimità del vecchio Studium Curiae venne
creata una scuola. Il primo secolo di vita dello “Studium” non fu facile in una città abbandonata dal
Pontefice che si era trasferito ad Avignone.
Eugenio IV (1431-1447) garantì comunque stabilità finanziaria all’università, destinandongli i proventi
derivanti dalle tasse sul vino, che gli permisero di acquistare alcuni stabili attigui a Sant’Eustachio, nel cuore
di Roma, nei pressi del luogo dove due secoli più tardi sarebbe sorto il palazzo de “La Sapienza”. I primi
quattro secoli di vita dell’Ateneo romano furono caratterizzati da periodici rinnovamenti e dall’introduzione
di avanzati metodi di insegnamento e di ricerca.
Tra il XIV e il XV secolo, le cattedre universitarie furono occupate da famosi docenti, attirati dalla corte
papale che offriva un’importante sfida culturale e privilegi ecclesiastici e secolari a teologi ed avvocati. Verso
la fine del XV secolo la chiesa si mostrò meno aperta all’innovazione. L’università entrò perciò in un periodo
di seria difficoltà e molti studenti che erano giunti a Roma da altre città e paesi iniziarono a trasferirsi in altre
università.
Durante l’Umanesimo, vennero introdotti nuovi metodi di insegnamento. L’edificio de “La Sapienza” venne
completato e inaugurato nel 1659 da Alessandro VI. L’edificio, insieme all’annessa chiesa di Sant’Ivo
costruita in prossimità del rione di Sant’Eustachio, dove erano sorte le prime scuole, è uno dei capolavori
barocchi di Borromini.
La febbre di riforma che si stava diffondendo dalle diverse università europee durante il XVIII secolo
raggiunse anche Roma. Papa Benedetto XIV emanò una serie di nuove disposizioni. Nel 1744 stabilì nuove
direttive e regolamenti e nel 1748 determinò il numero delle cattedre, pubblicò il calendario accademico con
l’indicazione dei giorni e delle ore di lezione, separò la Scuola di Medicina da quella di Filosofia e introdusse
nuove discipline quali farmacia e fisica sperimentale.
Nel 1808 le facoltà divennero cinque: Scienze sacre, Giurisprudenza, Filosofia, Medicina e chirurgia, Filologia
e Scienze sussidiarie. Durante il XIX secolo, l’Italia fu investita da importanti trasformazioni istituzionali, ma
il Papato continuò a mantenene grande interesse nel “La Sapienza” e istituì nuove cattedre nell’area
scientifica: clinica medica, clinica chirurgica, zoologia, algebra e geometria. Nel 1817, venne fondata la Scuola
di Ingegneria, per lo studio di discipline quali Statica, Idraulica e Architettura.
Nel 1824 Papa Leone XII, emanò una Bolla in cui Roma e Bologna venivano riconosciute come le sedi delle
università primarie dello Stato Pontificio. Già a metà del XIX secolo si contavano 38 cattredre e numerosi
laboratori e istituti scientifici presso “La Sapienza”. Quando nel 1870 re Vittorio Emanuele II conquistò
Roma, “La Sapienza” divenne università della capitale del nuovo Stato d’Italia.
La costruzione del “Policlinico Umberto I” iniziò nel 1888 ed fu portata a termine nel 1903.
Nel 1930, a causa dell’accresciuto numero di discipline e studenti, venne pianificato un edificio nel nuovo
campus vicino il Policlinico. L’attuale campus universitario, disegnato da Marcello Piacentin, venne
inaugurato nel 1935 e riflette lo stile architettonico del periodo, soprattutto nella parte centrale del rettorato e
degli edifici annessi.
Nel 1969, con la liberalizzazione dell’accesso universitario, fu registrato un sostanziale aumento nel numero
degli studenti de “La Sapienza”. Seguendo lo spirito di progresso e di rinnovamento, l’università si aprì
assumendo una dimensione più europea.
Nel 1987 “La Sapienza” iniziò a partecipare al Programma di Mobilità Erasmus, che otto anni più tardi
sarebbe stato incorporato nel Programma Socrates. Al momento si contano 529 accordi bilaterali con 279
istituzioni europee in 26 paesi. Ogni anno, circa 720 studenti italiani partecipano a questi scambi e circa 630
studenti stranieri vengono accolti da “La Sapienza”. L’università ha inoltre attivato altri programmi promossi
dalla Commissione Europea come il progetto Leonardo da Vinci, Tempus e Jean Monnet e fa parte
dell’Associazione delle Università Europee (AUE) e della rete delle università delle capitali (UNICA Network of Universities of Capital Cities).
Nel 1999, il Senato Accademico ha approvato l’attuale Statuto Universitario secondo il quale la dimensione
internazionale degli studi, degli insegnamenti e della ricerca scientifica, lo sviluppo di scambi internazionali
per docenti e studenti, l’accesso e la formazione di studenti stranieri rappresentano alcune delle priorità
dell’istituzione. Con questo spirito, “La Sapienza” ha guidato l’attuazione della riforma contenuta nella
Dichiarazione di Bologna del 1999: i curricula sono stati adattati al modello 3+2 ed è stato introdotto il
sistema di ECTS in tutte le facoltà.
Nel 2000, la struttura della Sapienza è stata rinnovata e divisa in 5 atenei federati, al fine di migliorare il suo
funzionamento.
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Nel 2003, dopo tutte le recenti ed importanti riforme, “La Sapienza” ha celebrato il suo 700simo
anniversario. In tale occasione è stata conferita la Laurea Honoris Causa a Papa Giovanni Paolo II:
Gli organi dell’università sono:
o il Magnifico Rettore
o il Senato Accademico
o il Consiglio d’Amministrazione
o gli Uffici dell’Amministrazione Centrale
L’Università è divisa in facoltà, dipartimenti e istituti. Le facoltà organizzano le attività di insegnamento e di
coordinamento dei Corsi di Laurea Triennale e Specialistica. I dipartimenti sono responsabili per le attività di
ricerca scientifica in una o più aree, a cui possono partecipare docenti di diverse facoltà. Si occupano della
gestione dei fondi e dell’organizzazione dei corsi di dottorato e di ricerca e dottorato internazionale. Gli
istituti operano all’interno delle facoltà e verrano presto trasformati in dipartimenti.
“La Sapienza” in cifre
21 facoltà
154 biblioteche
21 musei
4 942 docenti
142.000 studenti
327 corsi di laurea triennale e specialistica
102 scuole di specializzazione
155 master e master internazionali
162 corsi di dottorato e di dottorato internazionale
L’Università “La Sapienza” è la più grande d’Europa e la seconda al mondo dopo quella de Il Cairo per
numero di studenti. Attualmente conta 55 sedi metropolitane (la città universitaria non è più in grado di
ospitare tutte le facoltà per ragioni di spazio, perciò già da diversi anni molte facoltà e dipartimenti sono stati
dislocati nei dintorni di Roma) e sedi decentrate a Latina, Civitavecchia, Pomezia e Rieti. L’università svolge
inoltre attività didattiche nelle province di Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone, Latina, Isernia, Campobasso e
Benevento.
Nella tabella qui sotto riportata sono indicati il numero di corsi di laurea triennale e specialistica (postriforma 3+2) offerti da ciascuna facoltà. Per maggiori informazioni sulle denominazioni dei corsi, è possibile
consultare il sito web dell’università (www.uniroma1.it).
Facoltà, Corsi di Laurea Triennale e Specialistica
Facoltà
Laurea
Triennale
7
Laurea
Specialistica
10
5
2
Scienze della Comunicazione
5
5
Economia
15
16
Ingegneria
21
21
Scienze Umanistiche
9
11
Giurisprudenza
2
1
Lettere e Filosofia
15
18
Scienze MFN
16
29
2 + 20 (*)
9
1 + 11 (*)
3
Prima Facoltà di Architettura
“Ludovico Quaroni”
Architettura “Valle Giulia”
Prima Facoltà di Medicina e
Chirurgia
Seconda Facoltà di Medicina e
Chirurgia
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Studi Orientali
2
1
Farmacia
3
3
Filosofia
4
4
Scienze Politiche
6
6
Psicologia 1
4
5
Psicologia 2
5
3
Sociologia
3
4
Scienze Statistiche
6
7
Scuola di Ingegneria Aerospaziale
1
1
Scuola Spec. per Archivisti e
Bibliotecari
4
1
(*) corsi di laurea + corsi di lauree delle professioni sanitarie
Le tasse universitarie variano a seconda del reddito. Ci sono dodici diverse fasce di reddito (a partire da 6.000
euro all’anno fino a redditi superiori ai 66.000 euro all’anno). Le tasse vanno da un minimo di circa 325 euro
(per la prima fascia) ad un massimo di 1.300 euro (per la fascia più alta), e cambiano da facoltà a facoltà in
base ai diversi costi per le attività pratiche e di laboratorio previste.
Tabella 1 – Numero totale di studenti - Università “La Sapienza” – Periodo 1982-1998
Anno accademico
Studenti
1982-83
153 379
1983-84
160 475
1984-85
164 680
1985-86
162 484
1986-87
162 359
1987-88
164 431
1988-89
175 000
1989-90
172 953
1990-91
178 571
1991-92
185 258
1992-93
187 013
1993-94
191 819
1994-95
190 199
1995-96
186 377
1996-97
179 575
1997-98
173 464
1998-99
163 026
Fonte: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
Nella tabella 1 è riportato il numero totale di studenti dall’a.a. 1982-83 all’a.a.1998-99. Il numero più alto di
studenti è stato registrato nell’anno accademico 1993-94, con poco meno di 200.000 studenti.
Successivamente, il numero di studenti ha iniziato a diminuire. Secondo le più recenti statistiche, il numero
totale di studenti nell’a.a. 2003-04 era di 142.000. La riduzione nel numero di studenti è dovuta a diversi
fattori quali la nascita e lo sviluppo di altre due università statali, il calo demografico e l’aumento delle tasse
universitarie.
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Tabella 2 – Numero di studenti divisi per facoltà
Università “La Sapienza” – a.a. 1998-99
Facoltà
%
Architettura
6.28
Scuola Spec. per Archivisti e Bibliotecari
0.43
Economia
10.95
Farmacia
2.28
Giurisprudenza
17.57
Ingegneria
9.82
Ingegneria Aerospaziale
0.02
Lettere e Filosofia
14.28
Medicia e Chirurgia
6.13
Psicologia
6.90
Scienze MFN
6.97
Scienze Politiche
7.11
Scienze Statistiche
1.86
Sociologia
9.40
Totale
100.0
Fonte: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
Le facoltà più frequentate presso l’università “La Sapienza” sono quelle di Giurisprudenza, Lettere e
Filosofia, Economia e Sociologia.
L’università conta più di 4.000 docenti. Nella tabella 3 sono riportati il numero dei docenti nelle tre fasce
previste dalla legge: professori ordinari (circa 29%), professori associati (30%) e ricercatori (41%).
Facoltà
Architettura
Scuola Spec. per
Bibliotecari
Economia
Farmacia
Giurisprudenza
Ingegneria
Ingegneria Aerospaziale
Lettere e Filosofia
Medicina e Chirurgia
Psicologia
Scienze MFN
Scienze Politiche
Scienze Statistiche
Sociologia
Totale
Tabella 3 – Numero di docenti divisi per fascia e facoltà –
Università “La Sapienza” a.a. 1998-99
Professori
Professori
Ricercatori
ordinari
associati
61
102
113
Archivisti e
8
7
10
83
55
26
30
91
0
157
134
11
7
158
113
238
427
43
34
202
236
57
23
49
55
22
34
1 206
1 257
Fonte: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
110
41
129
198
15
288
406
49
210
59
56
52
1 736
Si ringrazia la il Prof Enrico Todisco, dell’Universita’ La Sapienza di Roma, per aver fornito il testo.
Testo originale in inglese
73
Totale
276
25
248
97
220
489
33
559
1071
126
648
139
160
108
4 199
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Journey in the Academic and Research world of Italy
Anna Maria Fioretti
University “La Sapienza” of Rome: yesterday and today
The date of founding of the University of Rome “La Sapienza” is well known: 20 April 1303. In that year
Pope Bonifacio VIII issued a bull establishing a Studium Generale with the purpose of bringing together the
teaching of all known subjects. A school was set up in gthe city, next to the old Studium Curiae.The first
century of the “Studium’s” existence was not easy, because Rome had been abandoned by the Pope who had
transferred to Avignon.
Eugenio IV (1431-1447), having raised taxes on wine, guaranteed the university financial stability. This also
enabled him to buy some buildings in te centre of Rome, near St.Eustachio where, two centuries later, “La
Sapienza” was established. Periodic renovations characterized the first four centuries of the Roman
Athenaeum and advanced experiments in teaching and resear were introduced.
Famous professors occupied the Roman chairs between the XIV and XV centuries, hey were attracted by the
papal court which offered a cultural challenge and ecclesiastical or secular privileges to theologians and
lawyers. By the end of XV century the church was less open to innovation and the University of Rome
entered a difficult period; many students who had previously come to Rome from other cities and countries
were now turning to other Universities
During the humanistic period, new teaching methods were introduced. The construction of the “La
Sapienza” building was completed and inaugurated in 1659 by Alessandro VI. Borromini’s baroque
masterpiece, the annexed church of St. Ives was built in the Rione S. Eustachio area, where the first schools
had been set up.
The reform fever which spread through many European Universities during the XVIII century, also reached
Rome. Pope Benedetto XIV issued a series of new rulings for “La Sapienza”. In 1744, he implemented new
directives and regulations and in 1748, he established the number of academic chairs, and he published an
academic calendar which indicated the days and hours of lessons. He separated the School of Medicine from
that of Philosophy and he supported the introduction of new disciplines such as Chemistry and
Experimental Physics.
In 1808 the number of Faculties was increased to five: Sacred Sciences, Law, Philosophy, Medicine and
Surgery, Philology and related sciences. During the nineteenth century, Italy underwent important
institutional changes, but the papal government maintained its interest in “La Sapienza” and the following
new scientific chairs were established: clinical medicine, clinical surgery, zoology, algebra and geometry. In
1817 The Engineering School was founded, at that time offering disciplines such as Statics, Hydraulics, and
Architecture.
In 1824 Leone XII, issued a bull proclaiming Rome and Bologna as the most important universities of the
Papal State. By the mid XIX century “La Sapienza” had 38 academic chairs together with many laboratories
and scientific institutes. When King Vittorio Emanuele II conquered Rome in 1870, “La Sapienza” became
the University of the capital of the new State of Italy.
The construction of the “Policlinico UmbertoI” hospital began in 1888 and was completed in 1903.
In 1930, due to the increased number of disciplines and students, the building of a new campus, near the
Policlinico, was planned. The present University Campus was designed by Marcello Piacentini and
inaugurated in 1935; the buildings reflect the architectural style of that period, especially in the central block
of the Rectorate and the adjoining buildings.
In 1969, in Italy access to university education was liberalised and this produced a considerable increase in
“La Sapienza” student population. It is in this spirit of progress and renewal that it opened itself up to a
European dimension in higher education.
In 1987 “La Sapienza” embraced the Erasmus Mobility Programme which eight years later merged with the
Socrates Programme. There are currently 529 Bilateral Agreements with 279 other European Institutions in
26 countries. About 720 outgoing students and 630 incoming students are exchanged every year. The
University has also activated other Programmes launched by the European Commission such as Leonardo da
Vinci, Tempus and Jean Monnet. It is also a member of the European University Association (EUA) ant the
hetwork of Universities of Capital Cities (UNICA).
In 1999 the Academic Senate approved the University’s present Statute which states that the international
dimension of studies, teaching and scientific research; the development of the international exchange of
teacvhersw and students; the admission and training of foreign students are some of institution’s
fundamental tasks. In this spirit “La Sapienza” has headed the indications contained in the 1999 Bologna
Declaration: the curricula have been redesigned according to the 3+2 rule and the European Credit Transfer
System (ECTS) has been introduced in all the Faculties.
In 2000, “La Sapienza” was restructured and divided into five separate “Atenei federati” in order to facilitate
and improve its functioning.
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In 2003, after all the recent and important reforms, “La Sapienza” celebrated its 700th anniversary. As o ne
of the culminating events a Laurea Honoris Causa was conferred to Pope Giovanni Paolo II.
The University’s Government consists of:
o The Rector
o The Academic Senate
o The Board of Administration
o The Central Administration Office
The University is made up of Faculties, Departments, and Institutes. Faculties organise teaching activities
and coordinate Degree and Specialized Degree Courses. Departments are responsible for scientific research
activities in one or more scientific areas. They can include professors from more than one Faculty. They
manage research funds and coordinate Research Doctorates (Ph.D.) and International Ph.D. Institutes
operate within the Faculties and are soon to become Departments.
“La Sapienza” in numbers
21 Faculties
154 libraries
21 Museums
4 942 Teaching staff
142.000 students
327 Degree and Specialised Degree Course
102 Specialization Schools
155 Masters and International Masters
162 Research Doctorates and International Ph.D.s
“La Sapienza” University, in terms of students, is the biggest University in Europe and it is the second in the
world after that of Il Cairo. Presently it has 55 different chairs in Rome ( the University City since many years
is no more sufficient in terms of space and many Faculties/Departments are spread on the Rome’s territory);
it has separate seats in Latina, Civitavecchia, Pomezia and Rieti while it develops didactic activity in different
localities in Rome, Viterbo, Rieti, Frosinone, Latina, Isernia, Campobasso and Benevento.
In the separate box the number and kinds of degree and specialized degree (following the 3 + 2 mechanism)
is reported. For the detail of the names in the web site of “La Sapienza” (www.uniroma1.it) such
specification are available for all the Faculties.
Faculties, Degree Courses and Specialized Degree Course
Faculty
Degree
Courses
Architecture “Ludovico Quaroni”
7
Specialized
Degree
Courses
10
Architecture “Valle Giulia”
5
2
Communication Sciences
5
5
Economics
15
16
Engineering
21
21
Humanities
9
11
Law
2
1
Literature and Philosophy
15
18
Mathematical, Physical and Natural
Sciences
Medicine and Surgery I
16
29
2 + 20 (*)
9
Medicine and Surgery II
1 + 11 (*)
3
2
1
Oriental Studies
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Pharmacy
3
3
Philosophy
4
4
Political Sciences
6
6
Psychology 1
4
5
Psychology 2
5
3
Sociology
3
4
Statistics
6
7
Aerospace Engineering
1
1
Library and Archive Studies
4
1
(*) Degree course + Degree courses for Health Professions
The entrance to the University system is not free of charge. The fee is different depending on the incomes;
there are twelve classes of revenues (starting from up to 6 000 Euro in a year, until the last one for incomes
higher than 66 000 Euro). The cost in terms of fee shares from the lower level of approximately 325 Euro
(for the first class) till 1300 Euro for the last class. Differences among the Faculties are due to different costs
of Laboratories and practical activities.
Table 1 – Students in total for “La Sapienza” University – Years 1982-1998
Academic year
Students
1982-83
153 379
1983-84
160 475
1984-85
164 680
1985-86
162 484
1986-87
162 359
1987-88
164 431
1988-89
175 000
1989-90
172 953
1990-91
178 571
1991-92
185 258
1992-93
187 013
1993-94
191 819
1994-95
190 199
1995-96
186 377
1996-97
179 575
1997-98
173 464
1998-99
163 026
Source: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
In the Table 1 total number of students for the period 1982-83/1998-99 are reported. The maximum was
reached in the a.y. 1993-94 with a slightly less than 200 000 students. After such year the amount of students
started in descending. As for the last available statistics, the total number is about 142 000 students (200304). The lowering is depending from different issues like the introduction and expansion of other two State
Universities, the demographic low waves of fertility, the increase in the University taxation.
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Table 2 – Share of the students among the Faculties.
University “La Sapienza” of Rome in the a.y. 1998-99
Faculty
%
Architecture
6.28
Library and Archive Studies
0.43
Economics
10.95
Pharmacy
2.28
Law
17.57
Engineering
9.82
Aerospace Engineering
0.02
Literature and Philosophy
14.28
Medicine and Surgery
6.13
Psychology
6.90
Mathematical, Physical and Natural
6.97
Studies
Political Sciences
7.11
Statistics
1.86
Sociology
9.40
Total
100.0
Source: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
The larger attendances to the university courses in “La Sapienza” are those of Law, Literature and
Philosophy, Economics and Sociology.
More than 4 000 are the teachers. In table 3 the data of professors, accordingly with their status, are
reported. Following the national categories established by law, teachers are divided in three categories: full
professors, associated professors, researchers. About 29% are full professor, 30% are associated professors
and 41% are researchers
Table 3 – Teachers in “La Sapienza” University as for their status and their Faculty. A.Y. 1998-99
Faculty
Full
Associated
researchers
total
professors
professor
Architecture
61
102
113
276
Library and Archive Studies
8
7
10
25
Economics
83
55
110
248
Pharmacy
26
30
41
97
Law
91
0
129
220
Engineering
157
134
198
489
Aerospace Engineering
11
7
15
33
Literature and Philosophy
158
113
288
559
Medicine and Surgery
238
427
406
1071
Psychology
43
34
49
126
Mathematical
Physical
and
202
236
210
648
Natural Sciences
Political Sciences
57
23
59
139
Statistics
49
55
56
160
Sociology
22
34
52
108
Total
1 206
1 257
1 736
4 199
Source: Guida dello Studente a.a. 1999-2000
We are pleased to thank Prof Enrico Todisco at University Roma La Sapienza, who kindly provided the manuscript.
Original manuscript in English
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“Con le terre unite alla massa centrale sotto il nome comune di Australasia, dalla Nuova
Guinea alla Nuova Zelanda, la superficie emersa in questa parte dell’Oceano Pacifico e’ di
pochissimo inferiore a quella dell’Europa”
Il geografo Elisee Reclus, Parigi 1889
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Notizie flash dal mondo delle riviste tecnicoscientifiche Australiane
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ATTUALITA’
9 Aperto un nuovo centro di ricerca sull’energia solare
Il 31 marzo e’ stato aperto dal Ministro dell’ambiente australiano, Senatore Ian Campbell, il nuovo centro di
ricerca nazionale per l’energia solare denominato National Solar Energy Centre (NSEC). Il centro, la cui
struttura e gli impianti hanno un valore pari a 5.3 milioni di dollari australiani, si trova a Newcastle presso la
sede del CSIRO. Il centro giocherà un ruolo chiave nell’attivita’ di ricerca sulla generazione di energia a basa
emissione e a basso costo, rappresentando la struttura con la piu’ grande concentrazione di griglie solari ad
alta concentrazione dell’emisfero meridionale.
All’interno del NSEC si distinguono tre elementi principali:
una torre di griglie solari ad alta concentrazione che utilizza 200 specchi per generare piu’ di 500 KW di
energia, che renderanno possibile raggiungere temperature massime di 1000°C;
una griglia per la concentrazione lineare di energia che genera fluidi caldissimi a temperatura pari a 250°C,
capaci di fornire energia a delle piccole turbine;
una stanza di controllo in cui verra’ situata il centro di comunicazioni e il sistema di controllo e servira’ anche
da piattaforma sopraelevata per il controllo visuale.
Il centro, nato da un progetto della divisione del CSIRO di tecnologie energetiche, e’ stato realizzato anche in
partnership con altre divisioni del CSIRO e all’interno della Flagship “Energy transformed”, e ha goduto di
finanziamenti sia federali che statali. Il NSEC permettera’ di produrre di cosiddetto SolarGas, un gas senza
emissioni serra, con un contenuto energetico superiore di circa il 26% rispetto al gas naturale.
Ms Sam East , Communications Manager, CSIRO Energy Transformed, Email: [email protected]
9 Dati sull’innalzamento del mare durante il 20 secolo.
In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Geophysical Research Letters del 6 gennaio,
gli autori, Dr John Church and Dr Neil White del CSIRO Marine and Atmospheric Research, grazie a misure
effettuate sia da satellite che a terra, sostendono che il livello globale del mare e’ salito piu’ velocemente nel
corso degli ultimi 130 anni. Una tale accelerazione nell’innalzamento del livello del mare non era stata mai
riscontrata precedentemente dai dati, benche’ prevista dai modelli. Infatti, se il tasso di innalzamento del
livello del mare continua di questo passo, ci si aspetta che nel 2100 si arrivi a 280-340 mm al di sopra dei
livellidel 1990, il che e’ conforme con i modelli e le previsioni pubblicate all’interno del Third Assessment
Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change.
Gli autori sostengono che il livello del mare ha cominciato a crescere nella prima meta’ del XIX secolo,
quando risultava essere 20 mm al di sotto dei livelli attuali.
Tale studio ha presentato non facili problemi soprattutto nella fase iniziale in quanto sono state riscontrate la
presenza di una serie di fluttuazioni, dovute anche all’eruzione di alcuni vulcani nei tardi anni ’60, che
avevono reso difficile la quantificazione di tale fenomeno.
Dr John Church, CSIRO Marine and Atmospheric Research
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RICERCA, SVILUPPO, INNOVAZIONE
9 Progettazione e costruzione di un nuovo motore a propulsione ionica
Un gruppo di fisici del Plasma, Power and Propulsion (SP3) laboratory dell’Australian National University di
Canberra, guidati dal Dr Orson Sutherland ha progettato un motore a propulsione ionica che e’ stato testato
con successo dall’European Space Agency. Nei motori a propulsione ionica l’accelerazione e’ generata da un
fascio di particelle cariche positivamente (chiamate ioni) che vengono “sparate fuori” con l’utilizzo di un
campo elettrico, che genera la spinta.
Il motore chiamato DS4G (Dual Stage 4 Grid), rappresenta un notevole passo in avanti nelle capacita’ di
propulsioine nello spazio, segnalando l’inizio di missioni robotiche su larga scala verso le aree piu’ lontane del
sistema solare o la zona interstellare.
Il DS4G utilizza quattro griglie di accelerazione, rispetto ai tre dei motori attuali, chiamate “gridded ion
engines (GIT); l’aggiunta di un quarto elettrodo in configurazione ottimizzata rende il DS4G fino a 10 volte
piu’ efficiente dell’attuale GIT e permette l’utilizzo di propulsoripiu’ compatti e potenti. Al gruppo dell’ANU
e’ stato chiesto espressamente dall’ESA di progettare e costruire il DS4G grazie alla sua conoscenza nello
sviluppo di sorgenti al plasma e allo sviluppo in passato dell’HDLT (Helicon Double Layer Thruster ) in
collaborazione con l’ESA. Il nuovo propulsore a ioni e’ stato progettato e costruito nel breve tempo di 4
mesi.
Dr Orson Sutherland Designer & Technical Director
Tel +61 2 6125 0002 - [email protected]
http://prl.anu.edu.au/SP3
9 Nuova societa’ per lo sviluppo di test genetici per il mercato alimentare europeo.
L’Australian Centre for Plant Functional Genomics (ACPFG) e la societa’ tedesca Lifeprint GmbH hanno
istituito una nuova societa’, denominata Lifeprint Australia per sviiluppare tecnologie scientifiche da
utilizzare nei test genetici delle produzioni agricole europee. La nuova societa’ avra’ sede presso l’ACPFG, al
campus Waite dell’universita’ di Adelaide in South Australia. La societa’ tedesca Lifeprint e’ gia’ specializzata
nei test del DNA sui prodotti alimentari, in particolare per le modifiche genetiche e per la presenza di
potenziali allergeni.
Le tecniche che saranno sviluppate da Lifeprint Australia permetteranno a entrambe le societa’ di entrare con
maggiore forza nel mercato dei test genetici sui prodotti alimentari. Infatti la legislazione sull’etichettatura dei
prodotti alimentari, in diversi paesi, impone di identificare la presenza di prodotti geneticamente modificati.
Al momento, vi sono oltre otto milioni di agricoltori che utilizzano piante geneticamente modificati in 21
paesi.
Il direttore di Lifeprint Australia, nonche’ Chief Executive Officer di ACPFG, prof Peter Langridge, sostiene
che un miglioramento dei test genetici a cui i prodotti alimentari vengono sottoposti per l’etichettatura
potrebbe dare ai consumatori una maggiore fiducia nei prodotti geneticamente modificati presenti sul
mercato.
Professor Peter Langridge, Australian Centre for Plant Functional Genomics: The University of Adelaide,
Waite Campus, Adelaide, SA 5005, Email: [email protected]
9 Nuotatore virtuale
Il Dipartimento di Matematica e Informatica del CSIRO, l’Australian Institute of Sport (AIS) e la Monash
University stanno collaborando ad un progetto di ricerca finalizzato ad accelerare la velocita’ dei nuotatori
australiani. Per capire il rapporto tra l’acqua e il corpo durante il nuoto competitivo, i ricercatori stanno
utilizzando un software che il CSIRO usa per la simulazione di fluidi congiuntamente ad con una tecnica
matematica chiamata Smoothed Particle Hydrodynamics (SPH). Per comprendere come l’acqua interagisce
con la superficie del corpo, vengono condotte delle simulazioni con il modello virtuale di un nuotatore. I
ricercatori fanno una scansione della pelle con un laser e poi usano la ‘Motion Capture Information’ per
capire come questo si muova nell’acqua. Per verificare che le simulazioni siano efficaci, il modello virtuale
utilizza le varie posizioni dei miglior nuotatori. Nel passato e` stato molto difficile ottenere risultati netti, ma
la SPH, che descrive il moto dell’acqua come moto delle singole particelle, aumenta l’accuratezza dei risultati.
Tramite l’uso di animazioni, i ricercatori analizzano tali posizioni simulate per individuare quelle che
permettono di ottenere la maggiore velocita’. L’obiettivo e` di modificare le tecniche dei nuotatori e metterle
in pratica in piscina prima delle Olimpiadi di Londra del 2012.
Ms Andrea Mettenmeyer, Communication Officer, Mathematical & Information Sciences, Email:
[email protected]
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NUOVE TECNOLOGIE-NUOVI MATERIALI
9 Nuova microtecnologia per il mescolamento del sangue
Ricercatori del gruppo di fluidodinamica del CSIRO, dipartimento di Manufacturing and Infrastructure
Technology di Melbourne, hanno recentemente sviluppato e brevettato una microtecnologia che utilizza
vibrazioni acustiche per mescolare il sangue. Le vibrazioni sonore consentano di accelerare i processi
biologici tipici di un test diagnostico standard garantendo i risultati del test in tempo reale. Il gruppo di
ricerca di Melbourne guidato dal dr. Richard Manasseh, intende, inoltre, sviluppare uno strumento di
dimensioni tali da poter essere utilizzato direttamente dal medico nel corso del consulto al paziente.
Nella nuova tecnologia, che sfrutta la particolare fluidodinamica del sangue, piccole bolle che circondano il
campione di fluido vengono eccitate con tecnica piezoelettrica. La piccola ampiezza delle oscillazioni
periodiche generate agisce sulla bolla creando un flusso circolare dovuto al campo acustico che circonda la
bolla stessa. Questo effetto consente quindi un micromescolamento del sangue in un tempo dell’ordine di
alcuni secondi (eccezionale se si pensa che oggi sono necessarie alcune ore).
Dr. Richard Manasseh, email: [email protected]
http://au.geocities.com/rmanasseh/
9 Nuovo metodo di monitoraggio dell’ossigeno nel sangue
L’azienda privata USCOM di Sydney, in collaborazione con alcune universita’ australiane (in particolare
Sydney Uni e Queensland Uni), ha recentemente sviluppato e brevettato all’USPTO (United State Patent and
Trademark Office) una nuova tecnologia “OXYCOM” che permette un monitoraggio dell’ossigeno nel
sangue con metodo non invasivo fornendo il risultato in tempo reale. OXYCOM, che verra’
commercializzato nel 2006, misura il volume del sangue pompato dal cuore e la concentrazione di ossigeno
nel sangue, tale combinazione fornisce un valore significativo dell’apporto di ossigeno ai tessuti. OXYCOM
puo’ essere utilizzato con USCOM 1A (monitor cardiaco progettato e realizzato in precedenza dalla
USCOM).
USCOM, Chief Executive: GARY DAVEY, [email protected]
General Manager: PAUL BUTLER, [email protected]
Suite1, Level 7, 10 Loftus Street, Sydney NSW 2000. Australia
9 Nuova tecnologia che riduce l’ansia e lo stress nei bambini durante i dolorosi
trattamenti per la cura delle ustioni
Un gruppo di ricercatori australiani afferenti all’Australasian CRC for Interaction Design (ACID) ha
sviluppato una tecnologia che riduce l’ansia e lo stress nei bambini durante i dolorosi trattamenti per la cura
delle ustioni. La tecnologia combina l’informatica applicata alla terapia diversiva. Quest’ultima sposta
l’attenzione del bambino grazie all’utilizzo di realta’ virtuale in tre dimensioni e un personaggio tipo cartoni
animati chiamato “Hospital Herry”. La tecnologia, sviluppata in partnership con il Brisbane Royal Children’s
Hospital, ha anche usufruito di fondi del Governo del Queensland per la commercializazione del prodotto.
La tecnologia presenta ampie potenzialita’ in aree quali la medicina d’urgenza, l’oncologia, la radiologia e
l’odontoiatria.
Dr. Sam Bucolo, email: [email protected]
www.interactiondesign.qut.edu.au
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INFORMATION TECHNOLOGY
9 Software per lo studio delle malattie neurodegenerative
Dall’inizio di febbraio e’ disponibile un nuovo software per i ricercatori australiani che operano nell’ambito
delle neuroscienze. Tale software consente una piu’ rapida individuazione dei trattamenti adottato a coloro i
quali sono affetti da malattie neurodegenerative. Il software, denominato HCA-Vision, e’ stato studiato da
ricercatori del gruppo di Biotech Imaging del CSIRO (il piu’ grande ente pubblico di ricerca australiano) e la
sua principale peculiarita’ e’ che puo’ essere utilizzato da un PC standard.
HCA Vision permette di caratterizzare quantitativamente l’immagine delle cellule permettendo ai ricercatori
di individuare piu’ rapidamente i cambiamenti relativi all’aspetto fisico dei neuroni. Il Dr Pascal Vallotton,
leader del gruppo di ricerca, ha confermato che il software e’ in grado di misurare i cambiamenti che si
verificano nei neuroni a causa di malattie o di sostanze medicinali poiche’ utilizza un nuovo approccio di
analisi di immagine che combina una serie di fasi successive e interattive tra di loro.
Questo software potra’ essere fondamentale nel trovare una cura per le prinicipali malattie del cervello e della
mente, compresi l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi multipla e la schizzofrenia. In precedenza un simile
software e’ disponibile solo per le grandi industrie farmaceutiche dotate di costosi strumenti; HCA-Vision,
quindi, si configure come uno strumento per piccoli laboratori degli ospedali e istituti di ricerca che potranno
utilizzarlo su un Personal Computer.
Un trial gratuito di 30 giorni di HCA-Vision e’ disponibile sul website www.csiro.au/hca-vision.
Immagini ottenute con HCA-Vision sono disponiobili su: www.cmis.csiro.au/mediapics
Dr Pascal Vallotton, Mathematical & Information Sciences, CSIRO Mathematical and Information Sciences,
Email: [email protected]
9 Tecnologia per l’autentificazione e la identificazione di prodotti commerciali
Il CSIRO Molecular and Health Technologies di Melbourne e la societa’ Datadot Technology limited hanno
messo a punto una nuova tecnologia denominata DataTrace DNA per l’autentificazione e la identificazione
di prodotti commerciali.
Questa nuova tecnologia e’ capace di identificare il pattern unico delle microparticelle che costituiscono la
struttura molecolare di prodotti e materiali.
Le microparticelle, invisibili ad occhio nudo, possono essere lette come se fossero un codice a barre chimico
con un lettore portatile.
Il codice a barre chimico e’ una realta’ estremamente complessa che rende molto difficile la contraffazione.
Inoltre, dato che DataTrace DNA viene incorporata nei materiali e nei prodotti, non puo’ essere rimossa,
coperta o altereta.
Inizialment si vuole introdurre tale tecnologia su prodotti quali: cemento, legno, esplosivi, sostanze adesive,
pitture, imballaggi, polimeri e sostanze chimiche in generale.
Dr. Geoff Houston, Commercial Property Manager, CSIRO Molecular and Health Technologies, email:
[email protected]
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SANITA’
9 Microalghe marine come fonte di omega-3
Le potenzialita’ commerciali delle microalghe marine ricche in olii sono al momento oggetto di un accordo
tra la societa’ private australiana Clover Corporation Ltd, la Food Futures Flagship del CSIRO e il CRC
(Cooperative Research Centre) for Bioproducts. Infatti le microalghe sono la fonte naturale di omega-3 del
mare, posso sopravvivere al buio, in ambienti ricchi di sostanza organica trasformando carboidrati in oli
benefici che vengono acquisiti dai pesci tramite la catena alimentare marina. Le microalghe possono quindi
offrire una fonte di oli omega-3 all’interno di diete, dipendentemente da quanto sia possibile adattarle alle
colture su vasta scala.
Alcuni ceppi di microalghe sono state recentemente isolate da alcuni laboratori del CSIRO e sono state
studiate dalla Clover Corporation, che ha verificato come, in condizioni di laboratorio, siano degli efficienti
produttori di acido docosaesanoico (DHA) e di acido eicoisapentenoico (EPA), gli oli omega-3 importanti
nella nutrizione infantile e benefici contro una serie di malattie dell’uomo quali quelle cardiovascolari, artride
reumatoide e ipertensione. La Clover Corporation e’ un’azienda leader nella microincapsulazione di oli per
uso funzionale in prodotti alimentari.
I profili dell’olio nelle colture di microalga su vasta scala verranno caratterizzati presso i laboratori del
CSIRO Marine and Atmospheric Research di Hobart (Tasmania).
Il Governo Federale australiano ha finanziato il progetto alla Clover Corporation con circa un milione di
dollari australiani, attraverso il programma National Food Innovation Strategy.
Dr Bruce Lee, Director Food Futures Flagship, Riverside Corporate Park, 5 Julius Avenue
North Ryde NSW 2113, Australia
9 Un ulteriore passo avanti per la ricerca sulle cellule staminali
Un guppo di ricercatori australiani afferenti all’Embryonic Stem Cell Program del Monash Institute of
Medical Research di Melbourne hanno pubblicato sul numero di febbraio 2006 di Nature Biotechnology,
uno studio che descrive un nuovo metodo per individuare cellule staminali anormali prima che si trasformino
in cellule cancerose.
Le cellule embrionali umane hanno grandi potenzialita’ come fonte di tessuti sani per “riparare” o sostituire
tessuti o organi. Tuttavia, gli scienziati di Melbourne hanno riscontrato che a seguito di una prolungata
coltivazione in laboratorio, alcune cellule embrionali sviluppano una serie di anomalie genetiche simili a
quelle viste nei cancri umani. Individuare e monitorare questi cambiamenti e comprendere le cause della loro
attivazione, e’ stato fin’ora un problema da risolvere. Il progetto di ricerca su queste cellule anormali,
denominato CD30, e’ stato condotto sotto la guida del Prof Martin Pera direttore dell’ Embryonic Stem Cell
Program, all’interno dei laboratori dell’Australian Stem Cell Centre di Melbourne in collaborazione con i dott
Ernst Wolvetang e Daniella Herszfeld. Lo studio ha individuato che le cellule anormali portano un marker
particolare sulla loro superficie, chiamato CD30 che da’ loro una condizione di vantaggio, permettendogli di
crescere in condizione al di sotto dell’ottimale. Tale marker e’ stato anche ritrovato in alcune forme delle
cellule umane cancerose.
Professor Martin Pera , Monash Institute of Medical Research
Director, Laboratory of Embryonic Stem Cell Research
Email: [email protected]
http://www.nscc.edu.au/ascc_home.html
9 Origine genetica e ambientale della depressione
Una ricerca, finanziata dall’NHMRC (National Health and Medical Research Council) australiano e i cui
risultati sono stati pubblicati sul British Journal of Psychiatry, e’ riuscita ad individuare un legame tra la
depressione e le caratteristiche genetiche, ambientali e sociali dell’ambiente circostante.
Lo studio e’ stato condotto da un gruppo di ricercatori afferenti all’Universita’ del New South Wales
(UNSW) di Sydney, al Prince of Wales Medical Research Institute, al Black Dog Institute, al Garvan Institute
of Medical Research, al St Vincent's Hospital e al Prince of Wales Hospital. L’attivita’ di ricerca e’ stata
guidata dalla psichiatra Prof Kay Wilhelm dell’Universita’ del New South Wales di Sydney.
I ricercatori hanno seguito un gruppo di 127 persone per oltre 25 anni, ne hanno analizzato il DNA ed
hanno seguito la “storia” psicologica e psichiatrica degli individui.
La ricerca ha riscontrato che esiste un 80% di possibilita’ che coloro che presentano una predisposizione
genetica entrino in fase depressiva se subiscono almeno tre eventi negativi all’anno, legando cosi’ le
caratteristiche genetiche dell’individuo ai fattori ambientali, con l’esistenza di un livello soglia che “attiva” la
depressione. In base alla tipologia genetica, la popolazione in esame e’ stata quindi suddivisa in tre gruppi:
21% di persone che hanno il genotipo che li predispone alla depressione;
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26% che hanno il genotipo ma sono resilienti alla depressione;
53% di persone con un mix dei due genotipi.
Tali risultati possono permettere di identificare i soggetti a rischio e suggerire dei trattamenti psicologici ad
hoc, che gli permettano di reagire in modo appropriato agli eventi negativi.
A/Prof Kay Wilhelm, School of Psychiatry, Faculty of Medicine, University of New South Wales, Sydney,
Australia, Email: [email protected]
9 Tossina responsabile dell’avanzamento del morbo di Alzheimer
Ricercatori del Dipartimento di anatomia e istologia dell’Universita’ di Sydney hanno scoperto che una
tossina, l’acido chinolinico, gioca un ruolo fondamentale nell’avanzamento del morbo di Alzheimer. La
riduzione della tossina, che uccide le cellule nervose e puo’ portare a disfunzioni cerebrali e alla morte,
potrebbe rallentare significativamente la progressione del morbo nei malati.
L’acido chinolinico fa parte di un percorso biochimico chiamato “Kynurenine pathway” che si ritrova anche
nel morbo di Huntington e nalla schizzofrenia. I ricercatori dell’Universita’ di Sydney ritengono che
attraverso una terapia farmacologica ad hoc (gia’ in via di sviluppo e potenzialmente disponibile in cinque
anni) sara’ possibile ottenere un rallentamento della progressione della malattia.
Dr Karen Cullen, Department of Anatomy and Histology , email: [email protected]
9 Scoperto il percorso con cui le cellule combattono le infezioni
Un gruppo di ricercatori dell’Institute for Molecular Bioscience IMB dell’Universita’ del Queensland, guidati
dal professor Jennifer Stow, ha scoperto il percorso con cui le cellule combattono le infezioni. La ricerca, che
verra’ pubblicata su Science del 2 dicembre p.v., eamina la reazione del corpo ad una infezione. I macrofaggi
utilizzano un unico percorso per inghiottire e uccidere i germi nonche’ per rilasciare dei messaggeri chimici
che consentano l’aumento della risposta immunitaria. La ricerca e’ stata possibile grazie all’utilizzo della
microscopia cellulare in vivo e dell’analisi genica, tecnologie avanzate disponibili all’IMB che hanno
permesso di verificare come le due azioni avvengono simultaneamente e che, per rilasciare i messaggeri e
fagocitare i microbi, viene utilizzato un unico percorso cellulare.
Professor Jennifer Stow, Email [email protected]
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AMBIENTE
9 Scoperto il genoma del fungo Aspergillo
Un consorzio internazionale di ricercatori, compreso un gruppo di scienziati dell’Universita’ di Melbourne ha
sequenziato il codice genetico di una famiglia di funghi, gia’ utilizzati nelle attivita’ di ricerca e che si
ritrovano in alcuni cibi a base di soia. Tali funghi sono noti per essere la causa principale di morte in pazienti
con immunita’ compromessa.
I ricercatori, tra cui il Prof Michael Hynes nel dipartimento di genetica dell’Universita’ di Melbourne, ha
determinato e analizzato la sequenza genetica nei funghi Aspergillus nidulans, Aspergillus fumigatus, and
Aspergillus oryzae. L’attivita’ di ricerca ha coinvolto oltre 150 scientziati e si e’ protratta per sei anni ed e’
stata recentemente pubblicata su Nature.
La famiglia dei funghi Aspergilli e’ molto comune ed e’ fonte di spore aeree, alla cui infezione, il sistema
immunitario e’ generalmente in grado di resistere. Tuttavia, la specie Aspergillus fumigatus e’ nota per essere
causa di infezione e di morte in pazienti affetti da leucemia o sottoposti a trapianto di midollo. Le specie
Aspergillus nidulans, e Aspergillus oryzae sono anche molto comuni ed utilizzate nel campo alimentare e
della ricerca.
La sequenziazione del genoma dell’aspergillo permettera’ ai ricercatori di venire a conoscenza dei cicli
metabolici nei funghi, di individuare nuove metodiche con cui condurre esperimenti e di individuare nuovi
metodi per progettare nuovi farmaci anti-fungicidi.
Professor Michael Hynes, Department of Genetics, The University of Melbourne, email:
[email protected], http://www.genetics.unimelb.edu.au/
9 Effetto serra: emissione di metano dalle foreste, nuovo approccio al calcolo delle
emissioni globali
Uno studio condotto da ENSIS, una joint venture tra il CSIRO (il principale ente di ricerca australiano) e un
gruppo neozelandese di ricerca forestale chiamato SCION, sostiene, in un articolo pubblicato sul giornale
scientifico Nature che l’uso di nuove foreste per sequestrare carbonio rimane un meccanismo importante
nella mitigazione delle emissioni di gas serra. Gli autori dell’articolo, tra cui il Dr Frank Keppler, hanno
riportato per la prima volta che le piante possono emettere anche metano, un gas serra.
Benche’ tali dati abbiano portato alcuni scienziati a temere che le foreste possano contribuire alle emissioni
serra piuttosto che mitigarle, gli scienziati dell’Ensis hanno testato tale assunzione utilizzando la metodologia
descritta nell’articolo, confrontando le stime di emissioni di metano per le fosreste di pino radiata australiane
con le quantita’ di carbonio sequestrate per determinarne l’effetto totale.
Il Dr Phil Polglase, un ricercatore dell’Ensis, ha confermato che i calcoli hanno dimostrato che il metano
emesso in media libererebbe meno del 5% del metano sequestrato dagli alberi. Tale scoperta risulta
importante nel calcolo globale sia della fissazione del Carbonio per ciascun paese, che per la vendita di crediti
fra paesi nell’ambito del Protocollo di Kyoto.
Naturalmente il problema principale per la riforestazione ricade nel quantificare il cambiamento di emissioni
nel passaggio da zona agricola a forestale.
Dr Phil Polglase, Ensis, Email: [email protected], http://www.ensisjv.com/
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SPAZIO
9 Progettazione e realizzazione della testa del razzo Hyshot
Nell’ambito del progetto Hyshot, il Centro per il volo supersonico dell’Universita’ del Queensland ha
incaricato il Dr Phil Teakle del CSIRO Exploration and Mining di progettare e costruire una testa a cono
molto resistente ma leggera per il nuovo razzo Hyshot.
L’Hyshot raggiungera’ una accelerazione di 11000km/h e un’altezza di 400km e fa parte della famiglia di
razzi scramjet con motore a combustione supersonica ad aria; quest’ultimi consentiranno di rivoluzionare il
lancio nello spazio di piccolo vettori con carichi leggeri quali i satelliti per le comunicazioni. Tali motori
potranno essere in futuro anche utilizzati sugli aereoplani di linea, riducendo il tempo di volo tra Sydney e
Londra a due ore.
Il programma Hyshot aveva bisogno di una testa a cono (60 cm di diametro e di un peso di solo 16 kg) da
espellere all’uscita dell’atmosfera. Il Dr Teakle e’ un esperto in materiali compositi molto resistenti di basso
peso, che abitualmente vengono utilizzati per le perforazioni minerarie.
Il Dr Teakle ha quindi progettato e realizzato una testa a cono in fibra di carbonio, che presenta
caratteristiche di durezza e leggerezza con la possibilita’ di modellarne accuratamente la forma in accordo alle
specifiche richieste dall’Universita’ del Queensland.
Il prossimo lancio dell’Hyshot e’ previsto per il marzo 2006 dalla stazione di lancio di Woomera nel Sud
Australia.
Dr Philip Teakle, CSIRO Exploration and Mining - Mining and Sustainable Development, Email:
[email protected]
9 Scoperto un nuovo pianeta nella nostra galassia
Un gruppo di ricercatori di 32 istituti in 12 paesi, tra cui la Prof Penny Sackett, Direttrice della Research
School of Astronomy and Astrophysics (RSAA) dell’Australian National University di Canberra ha scoperto
un piccolo e freddo pianeta, chiamato "OGLE-2005-BLG-390Lb" che orbita intorno ad una stella nella parte
piu’ interna della Via Lattea.
La scoperta di questo pianeta e’ sensazionale per le sue caratteristiche tali da poter supportare la vita in una
zona al di fuori del nostro Sistema Solare. Il pianeta che orbita intorno alla sua stella madre in 11 anni a una
distanza pari a tre volte quella della terra dal Sole, pesa circa cinque volte la Terra. La sua temperatura e’ di
225gradi Celsius e dista 23000 anni luce dalla Terra.
La maggior parte delle misure sono state effettuare all’interno del progetto di collaborazione internazionale
“Planet” avviato 10 anni fa dal prof Sackett. La collocazione geografica dell’Australia ha permesso ai
ricercatori australiani di immagazzinare importanti elementi per questa scoperta, raccogliendo dati
fondamentali dall’osservatorio di Perth e dal Canopus Observatory della Tasmania. I risultati di questa
attivita’ di ricerca sono stati pubblicati su Nature del 26 gennaio 2006.
Il nuovo pianeta e’ stato individuato utilizzando la tecnica “microlensing” che ha la peculiarita’ di individuare
pianeti molto piu’ piccoli di quelli trovati grazie ad altre tecniche tradizionali.
La tecnica “Microlensing” opera nel momento in cui una stella passa davanti a una stella in background; il
campo gravitazionale della stella in primo piano agisce da lente, incurvando e mettendo a fuoco la luce
emessa dalla stella in secondo piano.
Professor Penny Sackett, Research School of Astronomy and Astrophysics, ANU and Co-founder of the
PLANET team, Email: [email protected]
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Per le dimensioni e la posizione geografica privilegiata, alla congiunzione dei due oceani, l’Indiano ed il Pacifico,
l’Australia occupa un posto strategicamente importante in questa parte del globo terrestre.
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Bollettino della Comunita’
Scientifica in Australasia
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News from the Italian technical-scientific journal
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CURRENT AFFAIRS
9 Ambassador for Equal Opportunities in Science
The DIVA project, that promotes the participation of women in science, got under way on December 12.
Equal opportunity in science is regarded as a key factor in European economic and scientific development.
At the Barcelona Summit in March 2002, the European Council decided to increase expenditure for research
and development from the current 1.9 % to 3 % of the EU GDP and to double its "talent pool" of
researchers. The latter can be achieved by tapping into existing and widely unused human potential.
Female scientists constitute the majority of graduates, yet only a fraction of them choose long-term careers in
Science and Technology. In the light of this and with the aim of bridging the gender gap in the private and
public scientific sector, the Research Directorate of the EU Commission launched the initiative,
‘Ambassadors for Equal Opportunities in Science’.
Italy and Germany are the only two countries where the initiative has started.
Dr. Rossella Palomba, IRPPS- Institute for Population and social policies of Cnr, is the Ambassador for
Italy.
The main objectives of the Ambassador’s activities (described in detail in DIVA), are:
1 To raise awareness in the scientific community, most importantly among policy and decision makers, about
gender stereotyping and female skill wastage. This will hopefully stimulate debate and eventually lead to
policies that embrace equal opportunity.
2 To address 2 key issues affecting the scientific careers of women.
a) Organisation of work and balancing career- life commitments. (A previously untouched issue in the
sector)
b) Identification of strategies and measures capable of guaranteeing successful turnovers of male and
female scientists.
3 To Promote and Market successful careers in Science for Female High school students.
A video subtitled in Italian and English with four interviews by well-known Italian female scientists has been
shot and presented. The video will be used during meetings with female students and also accessible via
internet in the sub-section of the CNR-IRPPS website.
Further information: Dr. Rossella Palomba, IRPPS-CNR 06- 49932844, [email protected]
9 Friuli allocates about 20 MLN Euro to Technology
(AGI) - Trieste, Feb.3 - The Friuli regional government has allocated funds totalling 19,425,000 euro to
build, acquire and renovate buildings for institutional activities focusing on scientific and technological goals.
Works already underway will be allocated the highest possible sum, while new initiatives will recieve approx
50% this year and the rest in 2007. Following today's resolution, the Science Park area will be given
7,900,000 euro, Agemont 4,500,000, the Technological Centre of Pordenone 4,700,000 and Friuli
Innovazione 2,200,000. This division of funds was decided accordingly with the requests made by the
involved bodies. The funds, to be allocated yearly for 15 years, aim at reducing the mortgage repayment cost
for the bodies involved due to the fulfilment of scientific and technological activities. COPYRIGHTS 20022005 AGI S.p.A.
Taken from: http://www.agi.it/english/news.pl?doc=200602031734-1181-RT1-CRO-0-NF30
9 Science and technology: "INOVACTION" Show
(AGI) - Udine, Feb.8 - Among the many novelties to be displayed at the 'Inovaction' show in Udine is the
hydrogen-powered bicycle of ENEA. More than 250 international companies, universities and research
centres will be present, putting Udine on the world stage for 3 days, allowing scientists and science lovers a
chance to network, share ideas and create new opportunities. Other novelties include the first robot brain
that can read road security systems, miniaturised medical devices and innovation in diagnosis-making. The
'Area Science Park' of Trieste will present its project for a research-enterprise chain for energy in the region,
linked to hydrogen technology. The inauguration will be attended by deputy Education and Research
Minister, Guido Possa and Edward de Bono, founder of 'creativity and lateral thought', and will feature a
workshop with the winner of the 2004 Nobel Prize for economy, Edward C. Prescott. COPYRIGHTS 20022005 AGI S.p.A.
Taken from: http://www.agi.it/english/news.pl?doc=200602081648-1193-RT1-CRO-0-NF30
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RESEARCH, DEVELOPMENT, INNOVATION
9 “La Sapienza” University; home for the APENEXT supercomputers.
On February 8th, in an inauguration ceremony held at Citicord Hall, The ApeNext supercomputers were
given a new home in a large computer laboratory at La Sapienza University in Rome.
The Laboratory was born thanks to the collaboration of the department of Physics of La Sapienza, the
National Italian Institute for Nuclear Physics (Infn) and the Interuniversity Centre for Information
Technology and Communication in Research and Teaching (Citicord).
The Laboratory is the result of a collaborative project between European research centres and universities,
conceived to create a computing infrastructure that ranks amongst the worlds’ most powerful. While
dedicated to fundamental research, the project and laboratory hold extremely remarkable promise for
industry and the economy. In the context of this collaboration, Italy has a leading role in scientific research
and industrial development.
The current computing infrastructure includes another Apenext system with 1500 processors installed by the
German Laboratory Desy, while a supply of another 3000 processors is in progress for Bielefeld University
Germany. A further 1000 Cnrs processors are to be installed in Rome and will be used by French researchers
via the internet.
Research groups from different European countries carry out a complex structure of common scientific
activity through such installations, with the ApeNext supercomputers amongst the most powerful. They
were developed by an international collaboration guided by Infn, including Desy Laboratory, the Centre
National de la Recherche Scientifique (Cnrs) and the Université Paris-Sud, Paris. The ApeNext system
installed in Rome has been built by the Italian company Eurotech, of Amaro (Udine) and includes more than
6000 processors, with a 8 Tflops total computing power (corresponding to a computing power of 8000
milliards operations per second with real number) and a memory of 1.5 Tbyte (corresponding to 1500
milliards byte).
Around the world there are less than ten computers with similar power to ApeNext. However computing
power is only one of the aspects that must be considered in the evaluation of a supercomputer. Power,
within certain limits, can be increased simply by connecting an ever rising number of machines to operate in
parallel. There are three other important and relevant factors to consider: energy consumption, engaged
space and system cost. In comparison with more traditional computers of equivalent class, ApeNext boasts a
series of innovative architectural solutions that combine very high computing performance with drastic
reductions in development and construction costs, energetic consumption and size. Moreover, the system’s
reliability is so high that it can carry out extremely difficult elaborations, even several weeks long, without
interruption. All this considered, on world scale, there is only one other project with similar aims of
ApeNext, it is developed by Columbia University and the Edinburgh Parallel Computing Center (Epcc) in
collaboration with IBM Research.
ApeNext was preceded by three generations of Ape computers (Array Processor Experiment) conceived to
carry out complex elaborations, necessary for the study of properties and interactions of elementary particles.
In particular, great computing powers are essential to understand the most intimate structure of protons and
neutrons, but also to solve great riddles related to the different behaviour of matter and antimatter. The
supercomputers found in the new Roman Computing Laboratory will be nonetheless be used for a variety of
scientific purposes, not just physics.
Taken from: http://www.infn.it/indexen.php
9 Grid Nets: Sicily gets the green light for two new projects involving high level ICT.
A "virtual bridge" between Sicily and Europe will be soon built, with two projects already ready to go. The
aim is to integrate Italy’s most famous island with the most advanced data transmission networks in the
world, thus allowing Sicily to access the huge calculation and memory resource pools available in the socalled Grid nets.
The two projects, "PI2S2" and "TriGrid Vl", were introduced on December 12 last year at a press
conference in the Aula Magna of the University of Catania. The launch comes thanks to the combined
efforts of three research Agencies: the National Institute for Nuclear Physics (INFN), the National Institute
of Geophysics and Volcanology (INGV) and the National Institute of Astrophysics (INA) and in further
collaboration with the Universities of Catania, Messina and Palermo, the Cometa Consortium, small and
middle sized Sicilian enterprises (PMI), and part funded by the Sicilian Regional Government.
From the practical viewpoint, the two projects create a Sicilian virtual laboratory (The first with regional
character in Italy) articulated on the three poles of Catania, Messina and Palermo. In turn they act as the
nucleus of a Sicilian Grid that will constitute a node in the worldwide Grid net.
Computational grids represent the Internet of future: In fact, they make possible, not only, the exchange of
texts, images or movies, but they also allow sharing of great calculation resources and access to data banks of
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huge dimensions. Only a fraction of the information is available as text or image and is therefore
exchangeable online; the majority of the information is stored instead as digital data and is therefore not
directly available. Such is the case for data received from satellites, environmental sensors and other
instruments like the LHC accelerator at CERN or image diagnostic technology. The Grid services, using its
calculation resources, can read this hidden data and provide the user with an output of its calculations.
Therefore, access to the Grid Net will not only allow Sicilian Universities and Research Agencies to better
collaborate (on topics of fundamental and applied search) with the rest of the world, it will also see smaller
and middle sized enterprises become more commercially competitive.
Taken from: http://www.infn.it/indexen.php
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MEDICINE
9 No more deaf and dumb children (1)
(1) The term “deaf and dumb” is a relic from the medieval era. This word was used perhaps for the first time by Aristotle, the
Greek philosopher, who thought that deaf people were incapable of being taught, of learning and developing cognitive abilities.
The progress during the past century, or so, and particularly during the past few years, has unequivocally shown that this was not
the case! (see, eg. http://www.nad.org/site/pp.asp?c=foINKQMBF&b=103786 )
Early identification and intervention for hearing loss in newborns and children is the main focus of a
meeting organized in Milan on February 25 by the Institute of Biomedical Engineering of the National
Research Council (CNR) in cooperation with the Italian Interdistrict Working Group on Deafness and the
Lions Club International Italy (Gruppo di Lavoro Interdistrettuale (GLI), MD 108).
”Ten seconds, only, can be enough to test the hearing of a neonate, a few days after birth. This is also the
result of the research activities, over the past decade, in science and clinical practice, of the group of the
Institute of Biomedical Engineering (Istituto di Ingegneria Biomedica – ISIB).” states Dr. Grandori, director
of ISIB (www.isib.cnr.it) and president of ARSI (www.aris-onlus.org). Newborn hearing screening, followed
by early diagnosis and intervention a few months after birth are becoming critical issues for health care
systems all over the world. Thanks to modern technology an audiological assessment can be completed
before the newborn is four months old, allowing the appropriate intervention to take place (hearing aid
fitting, family support, speech therapy and the use of technologies, like tactile device ,to increase the
communication skills,) by six months of age.
Permanent hearing losses at birth occurs in 1 to 3 out of 1000 newborns, depending on the definition of
“hearing loss” and different genetic characteristics. In the absence of a newborn hearing screening program,
diagnosis is typically achieved at 24 to 30 months, too late rectify problems in the child’s developing auditory
and nervous system. “Auditory deprivation at this time of development is known to damage speech and
language skills, cause delay in cognition and learning and negatively impact the child’s emotional state.” adds
Ferdi Grandori.
The effects of congenital, or perinatal, hearing loss can be greatly decreased if the babies are subject to early
detection and intervention program as early as possible.
Such integrated programs are becoming the norm and have helped create a new standard of care in an
increasing number of countries. In the USA the percentage of the babies who are screened at birth skyrocketed to about 94% in a few years. Programs are run in most European countries and also in the Pacific
area, namely Australia, where a number of excellent programs have been established in recent years thanks to
revolutionary technological progress.
Italy, much like Germany and Spain, is divided into “regions” each with an independent health care
legislation and budget. This delays progress in establishing an integrated network of first, second and third
level centres.
Grandori says: “In a way, a new birth defect was discovered a few years ago but fortunately in concurrence
with progress in diagnosis. Increasingly intelligent devices like the remarkable improvement of the digital
hearing aids and cochlear implants coupled with early intervention are practical solutions to cope with its
effects”.
With a much wider perspective, a world Conference (www.nhs2006.polimi.it) will be held in Italy, from May
31 until June 3, as the result of coordinated efforts by international and national institutions, research
laboratories, clinical centres, projects, consortia, governmental agencies and individuals, such as Polytechnic
of Milan, Institute of Biomedical Engineering of the Italian National Research Council, Children's Hospital,
Denver (Colorado), Lions Club International Italy – Interdistrict Working Group on Deafness (GLI, Italian
Working Group) MD 108 Italia, ARSI-ONLUS, Center for Disease Control (NCBDDD - National Center
on Birth Defects and Developmental Disabilities), the local Government of the Province of Como, and the
Regione Lombardia (Rete Udito – Network on Hearing).
List of Australian contributors to NHS 2006
Sydney Cochlear Implant Centre, Sydney
National Acoustic Laboratories, Chatswood
Aussie Deaf Kids and The Centre for Online Health, Mosman
Australian Hearing, Box Hill
Children, Youth and Women\'s Health Service, Adelaide
Healthy Hearing Program, Queensland Health, Brisbane
Hear and Say Centre, Brisbane
Macquarie University, North Ryde
New South Wales Department of Health, Sydney
PrincessPrincess Margaret Hospital for children, Perth
Royal Children\'s Hospital, Parkville
South Eastern Sydney Illawarra Area Health Service, Sydney
The University of Melbourne
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University of Queensland, Brisbane
Further information: Dr Ferdinando Grandori, Director, Institute of Biomedical Engineering, CNR National
Research Council [email protected].
9 DNA damage: identified a new mechanism of action of anticancer drugs.
The cellular response to DNA damage is important for determining the toxicity and efficacy of current
cancer therapies, most of which target the DNA. The results published on Cancer Research by Dr.
Alessandra Montecucco and co-workers at the Isitituto di Genetica Molecolare of Pavia, improve knowledge
on the mechanisms of action of anticancer drugs. The team has investigated the cellular response to
etoposide, an anticancer drug that poisons the DNA topoisomerase II enzyme. They found that this drug
affects the organization of the replication factories, that is the sub-nuclear compartments where DNA
replication takes place. Particular mechanisms devoted to cell cycle surveillance called ‘checkpoints’ are
activated by the drug causing the replication factories that block cell proliferation to disappear. The results of
this research also show new effects of etoposide on tumor cells. Moreover, from this analysis a cell-based
assay, which offers new tools in screening novel anticancer drugs, has been developed
Further information: Dr. Alessandra Montecucco ([email protected]) CNR, Istituto di Genetica
Molecolare, http://www.igm.cnr.it
9 A study of CNR identifies the essential role of the SF2 protein in cell motility, a cell
feature important during tumour progression. This finding identifies a new target
for novel anti-tumour drugs.
Collaboration between the Institute of Molecular Genetics of CNR in Pavia and the University of
Massachusetts opens new perspectives for the diagnosis and cure of tumors. This study, published in one of
the last issues of the prestigious American scientific journal ‘Molecular Cells’, investigates the relevance of
splicing in breast and colon cancers.
It is well-known that the genetic information stored in the DNA molecule is transcribed in messenger RNA
(mRNA) that are then translated into proteins. Human genes are composed of protein coding regions (called
exons) interspersed with non-coding sequences (called introns). Intronic sequences are removed form the
RNA through a complex reaction called splicing, that is cutting and rejoining of the RNA molecule. A
significant fraction of human genes (approximately 70%) undergo alternative splicing events depending on
whether or not a certain sequence is recognized as exon by the splicing apparatus. As a consequence of
alternative gene splicing, more than a single mRNA can be produced and thus encode more than a protein.
In some cases a gene can encode more than 1000 different proteins. Alternative splicing, therefore, can be
viewed as a potent mechanism to control and modulate genetic information. However, procedural defects
can have devastating effects on cell metabolism and on the organism. In fact defects of alternative splicing
occur in cancer cells.
The research group coordinated by Dr. Giuseppe Biamonti at the Institute of Molecular Genetics of CNR in
Pavia has investigated the alternative splicing of the Ron proto-oncogene. Ron is a protein that, upon
activation by external stimuli, triggers cell motility, a property important in several physiological processes
(i.e. response to infections, wound healing and development) but very dangerous when displayed by cancer
cells. Indeed cell motility in the case of cancer cells is associated with the production of metastasis.
Alternative splicing of the Ron transcripts induces the production of a variant protein called DELTA Ron.
This study starts from the observation that alternative DELTA Ron is expressed in 75% of breast cancers.
The scientists have identified SF2 as the protein that controls splicing of the Ron transcript: high levels of
SF2 induce the production of DELTA Ron, affect cell morphology, and induce cell migration. This is the
first time that a splicing factor (i.e. SF2, has been involved in cell motility.
This research sheds light on new perspectives in the study of tumour progression and highlights a role for
alternative splicing in this event. Intriguingly, alternative splicing may be deregulated in response to external
stimuli or in response to stressing conditions, such as those experienced by the cells of the primary tumour.
It is interesting to note that technology to control alternative splicing, at least for experimental systems with
cultured cells, is already available. This technology entails the usage of small RNA molecules that specifically
target the RNA of interest. This offers new and promising perspectives for the search of anti-tumour drugs.
Further information: Dr. Giuseppe Biamonti, Istituto di genetica molecolare Igm - Cnr Pavia e-mail:
[email protected]
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ENVIRONMENT AND EARTH SCIENCES
9 From observations to simulations: the modelling strategy in climate science
"From Observations to Simulations. A Conceptual Introduction to Weather and Climate Modelling" is a new
book by Antonello Pasini (CNR - Institute of Atmospheric Pollution, Rome) recently published by World
Scientific Publishers, Singapore.
In his book, Pasini takes us on a fascinating journey through the methods employed for the scientific analysis
of complex atmospheric and earth systems: from meteorology and climatology as observational sciences, to
the development of models and the use of computers as "virtual laboratories".
Avoiding technicalities, yet highlighting conceptually meaningful aspects, Pasini describes a so-called
"Copernican revolution" in meteorology and climatology; a change in the methodological paradigm that
rigorously challenges the definition of classical concepts, such as causality and prediction.
While this book is written for the general public, it in turn provides a foundation for specialist thought and
study in meteorology/ climatology. He really is able to change our outlook on nature through descriptions of
his applicative research on such complex systems. In fact, Pasini combines actual applicative results (shown
through simulative models) with a more philosophical and epistemological meditation on complexity
sciences (with an extensive treatment of deterministic chaos).
More information about the book can be found at: http://www.worldscibooks.com/environsci/5930.html.
From this website the reader can freely download preface, table of contents and the first introductory
chapter.
Contact: Antonello Pasini [email protected]
9 Salt intrusion monitoring in the Venice lagoon with time variant geo-electrical
tomography
A research project launched by the CORILA (Consortium for Coordination of Research Activities
concerning the Venice Lagoon System), the Institute for Environmental Processes (CNR-IDPA, Milan) and
the National Research Council of Italy will involve a study of the physical variants of salt intrusion found in a
special test area in a southern Venice lagoon near Chioggia. Importantly the study and increased
understanding of the ground water flux in the lagoon system will help preserve this area from salinity and
protect the flourishing agricultural activity. Public Italian institutions (CNR-ISMAR, Venice Province, AdigeBacchiglione Reclamation Consortium) and the French National Council of Research and Science
(CEREGE Institute, Aix en Provence) are also collaborative partners to this project.
The variants of the salt-water intrusion are monitored using special instruments that were developed
specifically for the test area. The tests measure the geo-electrical tomographies at the subsurface (bidimensional sections of resistivity 300 m long and up to 70 m deep) on an hourly, daily and seasonal basis.
The geo-electrical tomographies are also acquired with different spatial resolutions that monitor the top
(about 2.5 m) and the bottom (about 35 m) of the salt intrusion and it’s lateral extension.
The tests began in early November 2005 and will last for approximately one year. The Geo-electrotomography monitoring is integrated with other geologic, geo-chemical and isotopic data and with water
electrical conductivity and geo-chemical measurements.
Further information: Roberto de Franco and Giancarlo Biella, Istituto per la dinamica dei Processi
Ambientali – CNR, [email protected]
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SPACE
9 Italian Software Improves Data Transfer from Mars
Scientific observation data from Mars now arrives more rapidly to laboratories on Earth thanks to CNR, the
Italian National Research Council. Researchers from the CNR Institute for Cognitive Science and
Technology (http://mexar.istc.cnr.it), have developed software that improves the transmission of scientific
observations found by the European Mars Express probe. The probe has been orbiting the Red Planet since
2004, gathering a wealth of scientific data, including the spectacular images recently released publicly. The
software, called Mexar2, integrates Artificial Intelligence problem solving methods and Human-Computer
Interaction techniques. Mexar2 has a dual function; it minimizes data loss from transmissions to Earth and,
in the long term, improves the scientific activity of the space probe. According to Ehrard Rabenau, member
of the Mars Express Flight Control Team at ESA, the use of Mexar2 optimizes the quality of data
transmission, reduces the time needed to make decisions by 50% and avoids so-called "overloading".
Further information: Dr. Amedeo Cesta (Institute for Cognitive Science and Technology-CNR)
http://pst.istc.cnr.it/, [email protected]
9 First spectral measurement of the Earth's radiation emission to space
The long-wave radiation emitted from Earth to space was measured for the first time over the full relevant
spectral range, from mid to far IR spectral region (wavelength from 7 to 100 micron.) The test involves a
Fourier transform spectrometer or a REFIR-PAD (Radiation Explorer in the Far InfraRed - Prototype for
Applications and Development), special technology developed at the Istituto di Fisica Applicata "Nello
Carrara" of the Italian National Research Council (http://refir.ifac.cnr.it/index-en.html). The measurements
were taken aboard a stratospheric balloon gondola of the Laboratoire de Physique Moleculaire pour
l'Atmosphèere et l'Astrophysique (http://www.lpma.jussieu.fr/) during the Equatorial Large Balloons
Campaign managed by the French Space Agency (Centre National d'Etudes Spatiales-CNES,
http://ballons.cnes.fr:8180/ballon gb.htm) in Brazil in 2005.. The instrument was launched from the CNES
base of Timon, near the city of Teresina, on June 30th, 2005 at 3:36 local time and landed 10 hours later at
270 km south-west. The flight reached the mean floating altitude of 34 km for about 8 h. In this condition
the measurement was not disturbed by air and can be considered equivalent to a space-borne observation.
REFIR-PAD is a simple instrument, which has demonstrated in this flight, the technical feasibility of
performing wide-band spectral measurement in space operations. A space-borne version of this instrument
would supply a global estimation of the missing spectral information in the far IR portion of the atmospheric
emission. While, such a measurement of planetary proportions does not exist, this technology shows that it is
not impossible. The identification and characterisation of the atmospheric properties which modulate
radiation emissions in this spectral region are also mandatory tasks for global climate change estimations.
Further information: Dr. Luca Palchetti, CNR Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara" e_mail
[email protected]
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PROGRAMMA DELLE CONFERENZE IN AUSTRALASIA NEL 2006
May 9 – 11 2006, ENVIRO 06 Congress Exhibition & Conference , Melbourne Exhibition and Convention Centre.
Contact: Quitz Pty Ltd, PO Box 632, Willoughby NSW 2068 Australia. Telephone +61 (0)2 9410 1302, Fax +61 (0)2
9410 0036. Email [email protected], web: http://www.enviroaust.net/e6/
June 18 - 21 2006, ISCB 2006 World Conference, Grand Hyatt Hotel Melbourne, Australia. Contact: Kathy Griffiths,
+61 3 9925 5940 email: [email protected] , web: http://www.icsb2006.org
June 21 – 25, 2006, 13th International Congress on Oral Pathology and Medicine, Hilton Hotel, Brisbane,
Australia. Contact: Secretariat, c/- ICMS Pty Ltd, 82 Merivale Street, South Bank, Queensland 4101, Australia. Tel: +61
7 3844 1138, Fax: +61 7 3844 0909, email: [email protected], web: http://www.icms.com.au/iaop2006.
June 24 - 29 2006, Zonta International Convention 2006, The 58th International Convention "International
Understanding, Justice & Peace", Melbourne Exhibition and Convention Centre, Melbourne, Australia. Contact: c/ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, Telephone: +61 3 9682 0244 , Facsimile:
+61 3 9682 0288, web: http://www.zonta2006.com
June 26th -27th 2006, Australian Energy & Utility Summit 2006, The future of Australia’s energy and utility
industry, Sydney Convention & Exhibition Centre. Contact Anthony Sprange on Tel +61 (0)2 9922 5609 or email
[email protected], web: http://www.acevents.com.au/energy2006/
July 2-6, 2006, The 19th Biennial Meeting of the International Society for the Study of Behavioural
Development (ISSBD), Carlton Crest Hotel, Melbourne. Contact: c/o The Meeting Planners 91 - 97 Islington Street
Collingwood, Victoria, Australia, 3066 Tel: +61 3 9417 0888,
[email protected], web: http://www.issbd2006.com.au/
Fax:
+61
3
9417
0899,
email:
July 2-7, 2006, Australian Earth Sciences Convention 2006, Melbourne Convention and Exhibition Centre,
VIC. Contact: c/o The Meeting Planners 91 - 97 Islington Street Collingwood, Victoria, Australia, 3066 Tel: +61 3
9417 0888, Fax: +61 3 9417 0899, email: [email protected] , web: http://www.earth2006.org.au
July 8 – 11, 2006, 15th Biennial International Conference on Infant Studies, Brisbane Convention and Exhibition
Centre, Brisbane, Australia, Contact: Secretariat: c/- ICMS Pty Ltd, 82 Merivale Street, South Bank, Queensland 4101,
Australia, Tel +61 7 3844 1138 , Fax: +61 7 3844 0909, email: [email protected], web:
http://www.icms.com.au/icis2006
July 23-28, 2006, 14th Congress of the World Federation of Occupational Therapists, Sydney NSW. Contact: c/o
The Meeting Planners 91 - 97 Islington Street Collingwood, Victoria, Australia, 3066 Tel: +61 3 9417 0888, Fax: +61 3
9417 0899, web: http://www.wfot.org/wfot2006/contact.cfm
July 24 – 27, 2006, International Planetarium Society Conference, Crown Promenade Hotel, Melbourne, Australia.
Contact: Secretariat: c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia. Tel: +61 3 9682
0244, Fax: +61 3 9682 0288, email: [email protected], web: http://www.ips2006.com/
August 6 – 10, 2006, 11th International Congress of Human Genetics, Brisbane Convention & Exhibition Centre,
Brisbane, Australia, Contact: Secretariat: c/- ICMS Pty Ltd, 82 Merivale Street, South Bank, Queensland 4101, Australia.
Tel: +61 7 3844 1138 , Fax: +61 7 3844 0909, email: [email protected], web: http://www.icms.com.au/ichg2006.
August 27 - 31 2006, 13th International Meeting on Hepatitis C Virus & Related Viruses. Cairns Convention
Centre, Cairns, Australia. Contact: c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia,
Telephone: +61 3 9682 0244 , Facsimile: +61 3 9682 0288. web: Homepage: http://www.icms.com.au/hepatitis2006
August 30, September 2, 2006, XII World Congress of the International Federation for the surgery of obesity,
Sydney, NSW. Contact: c/o The Meeting Planners 91 - 97 Islington Street Collingwood, Victoria, Australia, 3066 Tel:
+61 3 9417 0888, Fax: +61 3 9417 0899, email: [email protected], http://www.ifso2006.com.au
September 10 – 14, 2006, 17th International Association for Child and Adolescent Psychiatry and Allied
Professions Congress 2006, Melbourne Convention Centre, Melbourne, Australia. Contact: Secretariat: c/- ICMS Pty
Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia. Tel: +61 3 9682 0244 , Fax +61 3 9682 0288, email:
[email protected], web: http://www.iacapap2006.com/.
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September 10 – 14, 2006, ISBRA 2006 World Congress on Alcohol - From Science to Treatment, The Wentworth
Sydney, Sydney, Australia. Contact: Secretariat: c/- ICMS Pty Ltd, 3rd Floor, 379 Kent Street, Sydney, NSW 2000,
Australia. Tel: +61 2 9290 3366 , Fax +61 2 9290 2444, email: [email protected], web:
http://www.isbra2006.com/
October 18 - 22 2006, 10th International Criminal Law Congress, Burswood International Resort Casino, Perth,
Australia . Contact: c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia. Telephone: +61 3
9682 0244, Facsimile: +61 3 9682 0288, web: http://www.icms.com.au/crimlaw
December 10 - 13 2006, Vth World Congress of the International Academy of Cosmetic Dermatology,
Melbourne Convention Centre, Melbourne, Australia. Contact: Telephone: +61 3 9682 0244 , Facsimile: +61 3 9682
0288, c/- ICMS Pty Ltd, 84 Queensbridge Street, Southbank, Victoria 3006, Australia, web: http://www.iacd2006.com
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CANBERRA
PRINCIPALI SITI WEB
Siti d’interesse scientifico
Anglo-Australian Observatory
AusIndustry
Australian Antarctic Division
www.aao.gov.au/
www.ausindustry.gov.au\
www.antdiv.gov.au
Australian Institute of Marine Science
(AIMS)
www.aims.gov.au
Australian Nuclear Science and
Technology Organisation (ANSTO)
www.ansto.gov.au/
Australian Academic and Research
Network
www.aarnet.edu.au/
Australian Research Council
Bureau of Meteorology
CSIRO
Cooperative Research Centres
Defence Science and Technology
Organisation (DSTO)
Department of Industry, Tourism and
Resources
www.arc.gov.au/
www.bom.gov.au/
www.csiro.au/
www.crc.gov.au
www.dsto.defence.gov.au/
www.industry.gov.au/
Department of Agriculture, Fisheries and
Forestry – Australia
www.affa.gov.au/
Department of Education Science and
Training (DEST)
www.dest.gov.au
Environment Australia
www.ea.gov.au
EPA New South Wales
www.epa.nsw.gov.au
EPA Queensland
www.epa.qld.gov.au
EPA Western Australia
www.epa.wa.gov.au
EPA South Australia
www.epa.sa.gov.au
EPA Northern Territory
www.epa.nt.gov.au
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Ambasciata d’Italia
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CANBERRA
www.epa.vic.gov.au
EPA Victoria
www.feast.org
Feast (Forum for European-Australian
Science and Technology cooperation)
www.ga.gov.au/
Geoscience Australia
www.gbrmpa.gov.au/
Great Barrier Reef Marine Park Authority
(GBRMPA)
IPAustralia
www.ipaustralia.gov.au/
www.lwa.gov.au/
www.ephc.gov.au/
Land and Water Australia
National Environment Protection Council
National Health and Medical Research
Council (NHMRC)
www.health.gov.au/nhmrc/
www.nsc.gov.au/
National Standards Commission
Informazioni generali sull’Australia
Australian Bureau of Statistics
Australian Federal Government
Entry Point
Australian Universities
www.abs.gov.au
www.fed.gov.au
www.avcc.edu.au
Principali fonti d’informazione australiane
Australian Financial Review
Sydney Morning Herald
The Age
The Australian
Australian Broadcasting
Corporation, Science Programs
www.afr.com.au
www.smh.com.au
www.theage.com.au
www.theaustralian.com.au
www.abc.net.au/science
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