Talento sportivo, relazione

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Talento sportivo, relazione
PICCOLA revisione della letteratura su PubMed a proposito del talento sportivo.
Dott. Alessandro Bozza
Dott. Andrea Crepaldi
Dott. Cristian Trentacapilli
Relatore: Alessandro Bozza < [email protected]>
La revisione sottoesposta è frutto di una ricerca scientifica dettagliata, il cui scopo è raccogliere e
analizzare diversi studi che trattano il “talento sportivo”.
La fonte principale è stata il sito di servizio della U.S. National Library of Medicine, PubMed, che
permette di accedere ad articoli e testi scientifici.
Molti studi evidenziano come nello sport esista una grande differenza fisico psichica all’interno delle
stesse fasce di età. Il problema è che in una squadra di ragazzi, principalmente U16, esistono enormi
differenze tra età cronologica ed età biologica, creando una grossa discrepanza all’interno dello stesso
gruppo.
Per questo motivo ci sono ragazzi e ragazze che sono, a parità di età anagrafica, molto più sviluppati
fisicamente
a
differenza
di
altri
rimasti
ancora
“bambini”.
Questo grande “gap” si nota proprio tra i 13 ei 15 anni, causato probabilmente dal picco ormonale che
devono affrontare i ragazzi in questa parte della loro vita, ma anche per problemi familiari e psicologici
che
portano
a
differenti
gradi
di
maturazione
mentale.
Questo fenomeno di soggetti a maturazione biologica variabile è detto “fenomeno del catch-up”, cioè
la presenza di una variabilità biologica, nel periodo dello sviluppo, la quale causa delle conseguenze
alterate
della
conformazione
del
corpo
tra
soggetti
di
pari
età.
Tale situazione, ovviamente, comporta che soggetti in età biologica più arretrata rispetto ad altri
rischiano di giocare meno, di avere meno spazio all'interno di società sportive, soprattutto negli sport
di
squadra,
in
quanto
fisicamente
meno
prestanti.
Per questo motivo è molto difficile ricercare un talento, soprattutto in questo periodo
dell'adolescenza, perché magari è un talento che potrebbe emergere con l'avanzare dell'età, mentre
nel presente risulterebbe meno forte di suoi coetanei, ben più sviluppati. E’ stato studiato, dagli autori
dell’articolo (Goncolves et Al. 2012), che questo problema emerge soprattutto in sport come giochi di
squadra con situazioni di gioco variabili e con molti contatti fisici che richiedono abilità complesse nel
confronto di avversari. Sembra invece meno marcato negli sport individuali e meno complessi
“tatticamente”
come
l'atletica,
il
nuoto
e
la
canoa.
Risulta difficile, quindi, stabilire una variabile biologica o una chiave di lettura che potenzialmente può
dare
più
prevedibilità
nel
riconoscimento
del
talento.
Sono stati fatti molti tentativi per spiegare e selezionare i tratti che sembravano più predittivi per
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scegliere un talento a livello sportivo. Ad esempio, uno studio portoghese (Rama L, Santos J, Gomes P,
Alves F. Determinant factors related to performance in young swimmers. Portuguese J Sport Sci. 2006),
su 494 ragazzi ha dimostrato che uno dei pochi parametri che fornisce una buona previsione per
trovare un talento è la capacità di mantenere una velocità rapida in 30 minuti.
Altresì questo studio ha dimostrato che c'è una corrispondenza del 65% in quanto ci sono fattori molto
complessi che vanno a influire sul talento come l'ereditarietà e la motivazione.
Comunque l’identificazione del talento è un processo molto lungo e anche abbastanza pericoloso, si
potrebbe creare una specializzazione molto precoce che potrebbe causare ai soggetti rischio di lesioni
che potrebbero andare realmente ad inficiare la carriera sportiva del soggetto.
Nell’articolo “l'applicazione di un approccio di valutazione multidimensionale per l'identificazione
talento nel calcio australiano” (Woods et Al. 2012) è interessante notare come i soggetti che hanno
fatto parte di questo studio sono un campione concentrato e selezionato di atleti e gli autori hanno
voluto far emergere il talento mediante prove di performance che verranno illustrate in seguito. A
differenza di studi precedenti sul talento, che principalmente parlavano e trattavano un singolo
elemento del talento, questo studio fa risaltare l’importanza della multi attività fisica tecnica e
percettivo cognitiva. Lo studio ha voluto fare un'analisi molto più accurata e su larga scala di tutti i
paramenti
che
potrebbero
interessare
soggetti
talentuosi.
Ai partecipanti è stata sottoposta una valutazione multidimensionale caratterizzata da una serie di test
antropometrici (altezza, peso, ), delle prove di abilità fisiche (salto verticale, altezza salto con gamba
non dominante, test dei 20m) test tecnici e test percettivo cognitivi mediante la visione di video
decisionali.
Il lavoro è stato eseguito su 84 giocatori Under 18 divisi in due gruppi, il primo era stato dichiarato
dagli allenatori e dagli esperti “gruppo dei ragazzi di talento”, il secondo sono stati definiti “non
talentuosi”.
Molto interessante è che tra 42 giocatori identificati come talentuosi 40, cioè il 95%, ho avuto un
punteggio oltre 412 sui test, mentre solo 6 non talentuosi ha avuto un punteggio sopra il 412 quindi
praticamente i ragazzi che sono stati dichiarati talentuosi hanno espresso dei punteggi più alti per circa
il
95%.
Un fattore molto curioso è la precisione nel passaggio con la gamba non dominante e sembra che
proprio questo dato insieme al punteggio decisionale sia un dato interessante da valutare per la
previsione di un talento. Si può affermare che, con una precisione del 95%, un'analisi
multidimensionale è la metodica più affidabile per fare una previsione abbastanza corretta del talento
sportivo.
Ricordiamo, come nel precedente studio, come l'importanza molto alta della motivazione intrinseca e
della stabilità mentale possano influire.
Nonostante molte ricerche affermino che esiste una correlazione tra attività fisica e salute mentale, gli
atleti di alto livello non sono meno suscettibile a questi problemi rispetto alla popolazione generale.
Questo perché il loro ruolo prevede notevoli fattori di stress e nonostante esistano molteplici studi e
lavori su come migliorare le condizioni psicologiche degli atleti di élite, queste spesso falliscono perché
l'origine di molti problemi psicologici avviene nell'età critica, ovvero nell'adolescenza. In questo studio
è stata effettuata un'indagine retrospettiva tramite questionari a 8 soggetti tutti psicologi clinici
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esperti in problematiche sportive ed adolescenziali dai quali sono stati estrapolati 4 temi chiave: gli
indicatori comportamentali, i fattori di rischio, i fattori protettivi e le difficoltà riguardanti
l'identificazione
e
la
diagnosi
dei
succitati
problemi
psicologici.
Da questo studio è emerso che i comportamenti indicativi di un problema psicologico possono essere i
disturbi del comportamento alimentare, l'ansia e la depressione; i fattori di rischio possono essere il
background familiare, l'ambiente sportivo troppo competitivo e vari problemi riguardanti
l'adolescenza; i fattori protettivi sono primariamente invece di ordine sociale ed infine i problemi
riguardanti la difficoltà di identificazione e diagnosi dipendono principalmente da una carenza di
consapevolezza e comprensione dell’entità dei problemi stessi e di una mancanza di una valutazione
sistematica. Ne deriva quindi che i personaggi che ruotano intorno atleta, quali i genitori stessi e
l'allenatore, devono essere i primi ad accorgersi ed individuare i segnali di allarme, nonché
l'integrazione e l'ausilio di uno psicologo qualificato specializzato nel giovane positivo è un'ottima via
pratica
per
eliminare
i
potenziali
problemi
sul
nascere.
Da recenti studi si osserva un crescente riconoscimento del fatto che affrontare e superare sfide
impegnative è desiderabile se non addirittura ricercabile, per aspirare a diventare un atleta d'elite. Tra
queste ricerche ve ne sono alcune che travisano il significato di necessità di sfida con necessità di un
trauma.
Questo studio vuole esaminare le esperienze di vita che hanno portato alla creazione di diversi atleti.
Sono stati intervistati 54 atleti di diverse discipline divisi in tre categorie: i super campioni, ovvero
coloro che hanno raggiunto e mantenuto successi sportivi internazionali per lungo tempo; i campioni,
ovvero quelli che hanno raggiunto ottimi livelli e i quasi, ovvero quelli che hanno raggiunto livelli
importanti una o poche volte. A questi atleti sono stati somministrati dei questionari retrospettivi divisi
in tre fasi: una prima fase dove sono state create delle timeline grafiche della vita sportiva di ogni
atleta, una seconda fase dove sono stati esplorati i problemi specifici incontrati ed una terza fase di
riflessione retrospettiva sui motivatori traumatici quali possono essere stati l'allenatore, delle sfide
psicologiche o fisiche. Dai dati ottenuti si è evidenziato che non vi è alcuna necessità di un trauma
maggiore come caratteristica che distingua i gruppi, piuttosto i dati suggeriscono che i risultati ottenuti
da adulti sono più relativi a come gli atleti sono arrivati alla sfida piuttosto che come l'hanno vissuta.
Quindi è necessario un’adeguata successione di sfide, precedute ed associate ad un adeguato sviluppo
delle capacità, per raggiungere il traguardo del successo.
Bibliografia:
•
Goncolves C. E.B., Rama L. M.L., Figueiredo A.B. (2012). Talent identification and specialization in
sport: an overview of some unanswered questions. Int J Sports Physiol Perform 2012 Dec
31;7(4):390-3. Epub 2012 Jul 31.
•
Woods C.T., Raynor A.J., Bruce L., Mcdonald Z., Robertson S. (2016). The application of a multidimensional assessment approach to talent identification in Australian football. J Sports Sci 2016 Jul
10;34(14):1340-5. Epub 2016 Feb 10.
•
Hill A., MacNamara Á., Collins D., & Rodgers S. (2015). Examining the Role of Mental Health and
Clinical Issues within Talent Development. Frontiers in Psychology, 6, 2042.
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•
Collins D., MacNamara Á., & McCarthy N. (2015). Super Champions, Champions, and Almosts:
Important Differences and Commonalities on the Rocky Road. Frontiers in Psychology, 6, 2009.
•
Rama L., Santos J., Gomes P., Alves F. (2006). Determinat factor related to performance in young
swimmers. Biomechanics and Medicine in Swimming Oct 2006, 246-249.
•
Fonte principale : www.pubmed.com
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