L`incredibilità internazionale - Il Giornale D`Italia

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L`incredibilità internazionale - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 97 - Venerdì 24 aprile 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Elezioni Usa
Il vertice
Lavoro: nuovo
bluff di Poletti
Bush-Rubio,
ecco il ticket
Immigrati: l’Europa
scarica l’Italia
Sarra a pag. 2
GIORGIA MELONI RICORDA IL PRESIDENTE DE LA DESTRA
In memoria
di Teodoro
è qualcuno che pensa siano finite. Dissolte nella
storia del secolo scorso. Sia la destra che la
sinistra. Io non lo credo. Credo piuttosto che siano
cambiate, ma una differenza profonda resta, in termini di
valori, idee forti, riferimenti umani e storici. Per me, di
destra è chi lascia tutto dietro di sè per gettarsi in una
grande avventura collettiva. E per questo è disposto a
vivere dentro una macchina per un po', se serve.
Per me, è di destra chi si schiera dalla parte più difficile:
quella sconfitta, umiliata, esclusa.
Per me, è di destra chi si batte per i quartieri più popolari
e periferici, ma onorando sempre le istituzioni in cui ci si
conquista il diritto di esserci. Con coraggio, tenacia,
persino parlando per due giorni consecutivi in aula per
contrastare una legge o una delibera ingiusta, ma sempre
rispettando l'avversario e sè stessi. Magari aiutandosi
con un goccio di grappa ogni tanto, perché in fin dei
conti siamo umani e gioiosi anche in battaglia.
Per me, è di destra stare sempre dalla stessa parte. Senza
cedere mai alle lusinghe del potere. Consapevoli che la
politica, come la storia, è una ruota che gira e non bisogna
mai smettere di credere nelle proprie idee anche se
talvolta ci si sente un po' soli e delusi. Ecco, per me,
essere di destra vuol dire essere Teodoro Buontempo. E
ci manca, diavolo se ci manca quel vocione roco, quel
sorriso contagioso, quello spirito indomito.
Per me, essere di destra è ricordarlo oggi, e per sempre.
Giorgia Meloni
C’
(Altri servizi a pag. 5)
a pag. 11
Nardone a pag. 7
LA PROPAGANDA DEL GOVERNATORE IN TEMA DI TRASPARENZA VIENE ALLO SCOPERTO NELL’ESAME DEGLI ATTI
di Francesco Storace
iene il sangue agli occhi. Ci prendono in
giro ma non dobbiamo perdere la pazienza, perché la verità è
faticosa. Ma partecipare ai lavori
della commissione bilancio della
Regione al fine di scoprire che
cosa c’è dietro gare e appalti
dopo Mafia capitale è davvero
estenuante.
Zingaretti ha mandato in commissione il peggiore dei suoi
ambasciatori, il segretario generale della Regione, Andrea
Tardiola, il burocrate più arrogante che si possa schierare in
vicende di tal fatta. L’opposizione
- il cui mestiere non è quello di
applaudire - pretende chiarezza
e lui squittisce, reagisce, straparla.
Tutto questo per evitare di rispondere alle questioni sul tappeto. Al suo fianco, la direttrice
della centrale acquisti, Elisabetta
Longo, che gestisce tre miliardi
di euro, quasi intimidita dal segretario generale, che decide
quando e se lei può parlare...
Martedì nuova replica. Questa
volta speriamo con carte più
soddisfacenti alla mano, visto
che finora di atti se ne sono visti
pochi ed evanescenti.
Ma la notizia c’è stata, in una seduta che
si è tentato di tenere nell’opacità, puntando a minimizzare quello che si sa dal
giorno in cui si è appreso dell’indagine
sul capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, finito dentro il calderone
di Mafia capitale per la gara Cup da 60
milioni di euro. Quell’appalto era finito
tra quelli appetiti dal clan Buzzi, almeno
per quanto siamo a conoscenza; nei
giorni immediatamente successivi all’esplosione dell’inchiesta Pignatone gli arresti sono del 2 dicembre 2014 Zingaretti chiede evidentemente consiglio
al fratello Montalbano e annuncia la sospensione delle gare in corso e il 9 la revoca dell’appalto Cup.
V
OPACHI
Appalti alla Regione Lazio: si punta a minimizzare
ma emerge la verità, la gara Cup revocata da
Zingaretti solo perché gli avevano sequestrato tutto
Tutti i giornali (tranne il nostro, per la
verità) le tv, le radio, ci cascano e osannano
il governatore. “Così si fa!”, “guerra alle
cosche!”,“no a Mafia capitale!”,“Zingaretti
eroe!”. Ma per favore... La gara era stata
revocata semplicemente perché il 5 dicembre - come ha dovuto ammettere solo
ieri in commissione proprio Tardiola - la
magistratura si era portata via tutti gli
atti, sequestrandoli. Lo sapeva tutto l’entourage del governatore, ma non lo dovevano sapere milioni di cittadini del
Lazio che avevano dovuto credere alla
favola del presidente buono contro le cosche all’assalto della Regione. E ieri questa
notizia è venuta alla luce perché proprio
Tardiola, nei giorni scorsi, aveva scritto
ad uno dei consiglieri cinque stelle, Barillari, sul sequestro della gara. Quando
è avvenuto?, è stata la doverosa domanda
ed è uscita fuori la verità di una propaganda ignobile su fatti legati ad un’inchiesta di mafia.
Ci chiediamo di che cosa abbiano paura.
Durante i lavori della commissione è stata
diffusa persino una nota che illustra una
pronuncia della Cassazione sulla rivelazione di segreti. “Chi ha partecipato o
assistito ad un atto del procedimento”
non commette reato se divulga la notizia.
Il 25 marzo scorso, in Consiglio regionale,
Zingaretti non ha fatto minimamente cenno
al sequestro della gara. Dicesi di comportamento opaco.
GIOVANNI LO PORTO UCCISO DA UN DRONE AMERICANO, OBAMA SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ
L’incredibilità internazionale
Il cooperante morto da gennaio, Renzi è stato avvertito solo mercoledì
Il ministro della Difesa Pinotti ammette: “Noi lo stavamo ancora cercando”
o si cercava da due anni e mezzo. Era morto
da quattro mesi. Ucciso da un drone, un
velivolo senza pilota, tra le montagne del
Pakistan in un’operazione contro Al Qaeda. Per rendere
nota la sorte di Giovanni Lo Porto si è scomodata la
Casa Bianca. Il cooperante italiano scomparve nel
gennaio del 2012, nella provincia pachistana di Khyber
Pakhtunkhwa. Ha trovato la fine su quella frontiera
montuosa con l’Afghanistan che resta il “santuario”
di Al Qaeda, insieme ad un altro ostaggio, un cittadino
americano, Warren Weinstein. Le forze armate Usa
hanno specificato che non sapevano della loro presenza
nel luogo del raid. La loro ricostruzione è stata fatta
propria dal presidente Barack Obama: “Mi assumo
tutta la responsabilità di queste operazioni anti-terrorismo, il governo chiede scusa e voglio esprimere le
più profonde condoglianze alla famiglia di Giovanni
Lo Porto e a quella di Warren Weinstein. Già ieri ho
L
avvertito telefonicamente il primo ministro italiano
Matteo Renzi”.
Fin qui, la cronaca di una tragedia. Il resto è farsa. A
cominciare proprio da quel particolare di un Renzi
che era stato avvertito già un giorno fa, ma si è tenuto
il particolare per sé. Senza dover aggiungere che è
quanto mai probabile che sul pasticciaccio del drone
in Pakistan Obama avesse già numerose informazioni
una settimana fa, quando ha ricevuto un gigioneggiante
Renzi alla Casa Bianca per dire quanto “è impressionato
dalle riforme del governo italiano” (la stessa, identica
frase già usato per il “fu” Enrico Letta).
Peggiorano la situazione le dichiarazioni di Roberta
Pinotti, ministro della Difesa. “Stavamo lavorando
per la sua liberazione”. Il che rappresenta quanto i
servizi brancolino nel buio. “Dalle prime ricostruzioni
- ha aggiunto Pinotti, conversando con i cronisti a
margine della presentazione di un libro - sembra che
sia stato usato come una sorta di `scudo umano .
Purtroppo - ha concluso - era in mano a un’organizzazione terroristica che fa delle uccisioni e del non
rispetto di qualsiasi diritto la base della propria
azione”. Anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni
segue il canovaccio: “In questi tre anni il Ministero
degli Esteri e le diverse articolazioni dello Stato
hanno fatto ogni sforzo per rintracciare e cercare di
restituire ai suoi cari Giovanni Lo Porto. La conclusione
purtroppo è stata diversa a causa del tragico e fatale
errore dei nostri alleati americani riconosciuto dal
Presidente Obama. La responsabilità della sua morte
e della morte di Warren Weinstein, per la quale
esprimo le mie più sincere condoglianze, è integralmente dei terroristi contro i quali confermiamo l’impegno dell’Italia con i nostri alleati”.
Ed ecco la parola chiave: alleati. Perché l’Italia in
questa vicenda ha fatto la figura del vassallo e niente
di più. Una parola chiave che fa svanire quelle a
vuoto dettate dal premier dalle “condoglianze alla famiglia” al “dolore per la morte di un italiano, che ha
dedicato la sua vita al servizio degli altri”. Perché se
gli altri italiani dei quali non si hanno notizie (padre
Dall’Oglio in testa) debbono affidarsi ad un governo
simile, allora stiamo freschi. Altro che credibilità inRobert Vignola
ternazionale…
2
Venerdì 24 aprile 2015
ATTUALITA’
IL MINISTERO DEL LAVORO SPARGE OTTIMISMO, MA C’È LA SPADA DI DAMOCLE DEL PROSSIMO BOLLETTINO ISTAT
Il governo ci riprova: nuovi contratti.
Però anche il Colle spegne l’entusiasmo
Le opposizioni contestano il ministro Poletti - L’Ugl: crollo dell’apprendistato
di Giuseppe Sarra
resce il numero di contratti
attivato a marzo, nel mese
di debutto del Jobs Act. Aumentano i contratti a tempo
indeterminato e raddoppiano le trasformazioni di tempi determinati e indeterminati. Un bollettino, qeuesto diffuso dal Ministero
del Lavoro e subito ripreso con enfasi
dalla grande stampa, pronta anche
in quest’occasione a mettere in risalto
il “miracolo” del governo Renzi. Altro
fumo negli occhi? Chissà.
Intanto a spiazzare il governo è arrivato perfino il capo dello Stato,
Sergio Mattarella: “Dati confortanti,
ma ci vuole prudenza”, è stato il richiamo del Colle. Parole che hanno
interrotto i festanti comunicati dei
membri del governo battuti dalle
agenzie di stampa.
Tanto che anche il ministro Giuliano
Poletti non ha potuto far altro che…
accordarsi e predicare anche lui
cautela. “Bisogna essere misurati e
cauti - ha detto il ministro proveniente
dalle coop - nel senso parlando di
contratti di lavoro, non di nuovi posti
di lavoro”.
Dati che non hanno incantato nem-
C
meno le forze di minoranza: da Forza
Italia a Sinistra ecologia e libertà.
Già in passato, infatti, Renzi & compagni avevano festeggiato i 79mila
contratti in più, ignorando le “cessazioni”, ovvero tutti quei rapporti
di lavoro terminati.
Per gli azzurri a parlare è stato
Renato Brunetta, capogruppo alla
Camera dei deputati: “Ogni mese
ha suo Poletti. Dà numeri di nuovi
contratti di lavoro senza specificare
metodologia e calcolo, e salvo smentire trionfalismo poco dopo”.
La musica non cambia anche nel
centrosinistra. E’ Giorgio Airaudo,
responsabile lavoro di Sel, a ironizzare sui dati sul lavoro diffusi:
“Sono usati come ‘spot di distrazione di massa”, ha punto Airaudo,
aggiungendo che “il governo butta
lì dei numeri e dice che l’occupazione riprende salvo poi dopo
qualche giorno scoprire che non
è vero. E’ già successo con il roboante annuncio di Poletti sui settantamila posti, smentito dai dati
Inps e Istat”.
Airaudo ha poi analizzato i dati diffusi dal ministero: “Gli assunti in
più sarebbero solo 21mila rispetto
al mese di marzo 2014. E questo
malgrado il bonus di 8 mila euro
all’anno per tre anni”.
Scettico anche il mondo sindacale,
a partire dall’Ugl. “Se il saldo positivo
è un bene in sé”, ha esordito l’organizzazione sindacale, facendo notare
che “tuttavia si sta verificando ciò
che avevamo previsto: l’apprendistato, crollato del 20% rispetto allo
stesso mese dello scorso anno, rischia di essere fagocitato dal contratto a tutele crescenti, al momento
economicamente più vantaggioso
e più facile da sciogliere per le imprese”.
Il sindacato è poi entrato nel merito
dell’aumento registrato sul fronte
dei contratti a tempo indeterminato: “E’ prematuro dire che siamo
davanti ad una decisa inversione
di tendenza, mentre è molto più
probabile che la crescita dei contratti sia determinata dal bonus
previsto dalla legge di stabilità.
Con questi ritmi, serviranno oltre
18 mesi per abbattere la disoccupazione e riportare il paese ai livelli antecedenti la crisi”. “Occorre
pensare anche a chi perde lavoro,
visto il forte impatto della disoccupazione di lunga durata”, ha
concluso l’Ugl.
Basterà il prossimo bollettino Istat
sull’occupazione, come già in precedenza, a spegnere i bollenti spiriti
di Renzi, Poletti & C.
DELEGAZIONE DELL’ISOLA IN SVIZZERA PER UNIRSI ALLA CONFEDERAZIONE
La Sardegna gioca al “cantone”
cappo dall’Italia. Non solo: scappo dall’Europa, e dall’euro. Come? Mi aggrego alla
Svizzera, e tanti saluti. Una tentazione che
nel passato anche recente ha sfiorato più volte
l’Insubria, cioè quella porzione del Piemonte
nordorientale e della Lombardia settentrionale
più prossima al Ticino, sfociata comunque in
progetti transfrontalieri che coinvolgono in particolare il cantone elvetico a lingua italiana e la
Regione guidata da Maroni. Addirittura Genova
si era offerta di essere il porto svizzero per il
leghista ligure Rixi. Ma chi sta pensando ad
un’annessione tout-court alla confederazione è
S
addirittura la Sardegna. Che sembrerebbe separata dalla Svizzera da un’enormità di questioni,
e che invece guarda oltre le alpi con interesse
più che serio, a giudicare anche dalla visita di
una delegazione dell’associazione “Canton Marittimo”, ricevuta dalle autorità d’Oltralpe. I due
sardi hanno dato vita ad una conferenza stampa
ad Avenches, piccola cittadina del canton Vaud
(che vanta peraltro radici romane).
Sardegna ventisettesimo cantone svizzero? “Il
seguito cresce tra i sardi ma soprattutto noi che
abbiamo già costituito l’associazione ci stiamo
confrontando con forze indipendentiste che
hanno progetti concreti e ruoli di governo per
cercare una linea comune”, assicura Andrea
Caruso ai microfoni di Tvsvizzera.it in un’intervista
realizzata all’anfiteatro romano di Avenches. Il
tour in corso ha toccato Ginevra e Losanna,
dove è stato allestito un gazebo. Qui il Gran
Consiglio vodese li ha invitati al parlamento
cantonale e il presidente Jacques Nicolet ha salutato (in francese) la delegazione sarda durante
i lavori dell’assemblea. “Li abbiamo applauditi
con tutti gli onori che dobbiamo a delle persone
che vogliono battersi politicamente per le ragioni
della loro regione”, ha detto Jacques Perrin,
deputato del Plr. “L’utopia è il motore delle innovazioni”. Per Enrico Napoleone, “vedendo
come siamo stati accolti, sicuramente avremo
degli interlocutori validi con i quali studiare dei
progetti da realizzare in Sardegna: l’idea del
Canton Marittimo si è rinforzata, qui i politici
parlano di militanza…”. Non è insomma solo
questione di gemellare il pecorino sardo all’emmental, o la pattada al coltellino svizzero.
Ma cosa dovrebbe spingere i sardi ad abbandonare la madrepatria col tricolore? La garanzia
di una forte autonomia insita nel sistema confederale, il rispetto della cultura e della lingua
sarda (le lingue nazionali che fanno capo a
Berna sono già quattro), il rilancio dell’economia.
La Svizzera invece godrebbe di uno sbocco al
mare (con le migliori coste del Mediterraneo).
A perderci sarebbe l’Italia, ma tanto ormai
Robert Vignola
siamo abituati…
NOTTE BIANCA LA SERA PRIMA E LA CGIL ATTACCA NARDELLA, PUPILLO E SUCCESSORE DI RENZI
“Il sindaco di Firenze
oscura il primo maggio”
ompagni contro a Firenze anche
sulla festa del primo maggio che,
accusa la Cgil, il Comune vuole
ridimensionare organizzando, giusto
per la sera prima, la notte bianca.
"Organizzare la notte bianca il 30
aprile vuoi dire, di fatto, sminuire il
valore della festa del 1° maggio e
non riconoscere a quel valore un festeggiamento adeguato, perché la
città, così facendo, esalta il divertimento ed il consumo, facendoli diventare i valori della giornata", scrive,
in una lettera aperta al sindaco di Firenze Dario Nardella, pupillo di Matteo
Renzi, il segretario generale della Filcams-Cgil di Firenze, Massimiliano
Bianchi, in merito all'organizzazione
C
della 'notte bianca' fiorentina, che
quest'anno si terrà per l’appunto fra
la sera del 30 aprile e la nottata del
1° maggio. Il sindacalista sottolinea
che quella della Cgil non vuole essere
una riflessione "antimoderna ed ideologica, ma chiede soltanto maggiore
rispetto dei valori del lavoro".
"Crediamo, signor sindaco - prosegue
Bianchi -, che quando si fanno delle
scelte come la notte bianca il 30 aprile,
si dovrebbero ascoltare le ragioni delle
forze sociali. Il dialogo quando praticato
produce risultati riscontrabili- aggiunge-: si veda la vicenda sullo sciopero
dei musei statali per Pasqua, in cui le
richieste non erano ideologiche, ma
finalizzate a garantire il diritto all'oc-
cupazione ed i livelli retributivi, mantenendo aperti i musei e le bellezze
artistiche e culturali
della città e del Paese".
"Crediamo che la notte
bianca – aggiunge la
Cgil- potesse essere
organizzata in altra
data se un confronto
si fosse esercitato".
Insomma, per Firenze
e il suo sindaco, issato
sulla poltrona che fu
di Renzi proprio dal
suo mentore-predecessore, una bella
gatta da pelare, e dai
risolti soprattutto politici.
D’altro canto, come
successo di recente
per alcune vertenze
sindacali riguardanti
in particolar modo il
settore turistico e dei
mesi, non è la prima volta che Nardella
si trova in difficoltà.
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n° 286 del 19-10-2012
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Venerdì 24 aprile 2015
ATTUALITA’
ORE CRUCIALI PER L’EX CAV CHE SI APPRESTA A CEDERE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLE QUOTE DEL CLUB
Silvio in... fuorigioco anche col Milan?
Le conferme di un immediato stravolgimento arrivano direttamente dalla figlia Marina
che parla di “fase delicata dove si impone il silenzio” - Mr. Bee o Mr. Lee, chi la spunterà?
di Federico Colosimo
CHIUSA L’ASSEMBLEA DEI SOCI
re cruciali in casa Milan per il
futuro del club rossonero. Indiscrezioni, contatti e trattative
impazzano attorno alla possibile
cessione della società da parte
della famiglia Berlusconi.
Mister Bee? Può darsi. Oppure Mr Lee? I
quasi omonimi pretendenti alla seconda
squadra più titolata al mondo - seconda
solo all’Al-Ahly, compagine egiziana – si
preparano a sbarcare nella capitale della
moda. Bee Taechaubol, a capo di una cordata tailandese, dovrebbe arrivare in città
già questa mattina. Intende giocare di anticipo ed evitare che Richard Lee (uomo
d’affari al timone di un importante gruppo
cinese) possa godere di una sorta di corsia
preferenziale. Visto che con quest’ultimo
- sostengono rumors attendibili - è già in
programma un appuntamento con l’ex
Cavaliere previsto per sabato ad Arcore.
Il primo punta a prendersi subito il 20%
del pacchetto azionario per poi arrivare
al 65%. Il secondo vuole accaparrarsi subito il 75% e sfruttare in patria il marchio
Milan. Tra i 2 litiganti, Berlusconi gode.
Perché cedere la sua creatura, il suo primo
e grande amore significa un colpo al
cuore. Ma anche garantire alla società un
futuro roseo.
Il Caimano sembra essersi ormai rassegnato a restare con una quota di minoranza.
Ma non ha fretta, vuole valutare attentamente le proposte e decidere. Anche per
O
E la primogenita mantiene
la guida della Mondadori
i è chiusa l’assemblea
dei soci di Mondadori
spa, che ha approvato
il bilancio 2014 del gruppo. I 35 azionisti che rappresentano il 65,85% del
capitale, hanno approvato
il bilancio all’unanimità. E’
stato inoltre rinnovato il
Consiglio d’Amministrazione della società, composto da 14 membri e che
scadrà nel 2018, con Marina Berlusconi che manterrà la presidenza del
gruppo. L’assemblea ha
esaminato il bilancio consolidato 2014 che evidenzia un risultato netto consolidato positivo per 0,6
milioni di euro e approvato
il bilancio di esercizio al
31 dicembre 2014. L’Assemblea ha inoltre deliberato di ripianare integralmente la perdita di
esercizio della capogruppo (euro 12.888.013,64)
mediante l’utilizzo di ri-
S
avviare il piano per le prossime stagioni.
Dove i rossoneri dovranno svolgere un
ruolo da protagonisti. Tant’è, le smentite
di rito su un’immediata cessione non sono
arrivate. Al contrario, ecco ulteriori conferme. Che giungono direttamente da sua
figlia Marina. E parlano di “una fase delicata, nella quale il silenzio è d’obbligo”.
Perché “sono state dette delle cose inesatte
e che non corrispondono al vero”.
Altro che chiusure, le dichiarazioni del
presidente di Fininvest lasciano intendere
che le parti sono entrate nella fase cruciale
della trattativa. C’è solo da decidere a chi
spetterà il privilegio di guidare uno dei
club più importanti al mondo: Mr.Bee o
Mr.Lee, in palio c’è il Milan. Non certo
una squadra qualunque. Ma la cessione
di gran parte delle azioni della società
sarebbero solo il primo passo. Dopo potrebbe toccare anche a Mediaset. Occorre
fare però un passo per volta. Una cosa è
sicura: Silvio Berlusconi è al centro di una
rivoluzione davvero totale.
serve per importo corrispondente, in conformità
alla proposta del Consiglio
di Amministrazione.
L’Assemblea ha nominato
il nuovo Consiglio di Amministrazione, che risulta
così composto: Marina Berlusconi (Presidente), Ernesto Mauri, Pier Silvio
Berlusconi, Oddone Maria
Pozzi, Pasquale Cannatelli,
Bruno Ermolli, Roberto
Poli, Danilo Pellegrino, Alfredo Messina, Martina Forneron Mondadori, Marco
Spadacini, Angelo Renoldi,
Mario Resca e Cristina
Rossello.
ANNULLATE A TORINO LE DUE PRESENTAZIONI DI UN LIBRO
PUGLIA: PARTENZA COL FRENO A MANO
Il Duce fa ancora discutere.
Anche se la politica non c’entra
La Poli Bortone diserta
anche la serata per Tatarella
n nome, quello di Mussolini, che
evidentemente spaventa ancora.
Anche quando il discorso è strettamente culturale. Come è successo in
Piemonte, per il volume “Il Faro di Mussolini” di Alberto Alpozzi (disponibile
on line sul sito della 001 edizioni e, dal
6 maggio, in tutte le librerie). Un libro
che ricostruisce, attraverso una minuziosa
ricerca, le vicende del Faro ‘Francesco
Crispi’ di Capo Guardafui, nella Somalia
italiana. Il monumento, dalle pagine del
fotoreporter torinese, emerge in tutta la
sua rilevanza storica e culturale: basta
infatti sfogliare l’interessante volume per
coglierne lo spirito e l’attenzione con
cui è stato redatto. Cosa questa che evidentemente non hanno fatto coloro che
hanno deciso di annullare ben due incontri con l’autore, organizzati per oggi
venerdì 24 aprile in due centri del torinese (una a Rivarolo Canavese e l’altra
a Ciriè).
Due opportunità di approfondimento,
crescita e confronto andate almeno per
il momento perdute per motivi che, stando alla comunicazione inviata dalle autorità comunali di Ciriè, sono legati a
“ragioni di ordine pubblico, considerata
la prossimità con i festeggiamenti del
25 aprile Festa della Liberazione”. Già,
perché nelle vicinanze di quella data
qualsiasi evento che vada anche leggermente oltre gli schemi della consumata “apologia della Resistenza” è as-
U
driana Poli Bortone ieri
non ha partecipato ad
alcun confronto né tantomeno alla serata in onore
di Pinuccio Tatarella: “Ho avuto una chiamata improvvisa
e sto andando fuori Lecce
per importanti incontri per
la mia campagna elettorale",
ha ‘motivato’ così ieri pomeriggio il suo forfait, dichiarando poi all'Adnkronos che
avrebbe disertato anche il
primo confronto, in programma proprio nella giornata di
ieri, tra i candidati alle regionali in Puglia. La candidata
berlusconiana alla poltrona
di governatore non ha dunque
partecipato né al confronto
del pomeriggio organizzato
dalla Cida né alla serata per
A
Somalia: il faro “Francesco Crispi” di Capo Guardafui
solutamente bandito. Figuriamoci se si
tratta della presentazione di un libro
con un titolo come quello scelto da Alberto Alpozzi e dal suo editore. “Un
titolo che fa paura a chi non sa leggere
– scrive l’autore sulla sua pagina facebook – a chi non conosce la storia e
non vuole conoscerla. Gente che fa dell’oscurantismo il punto cardine del proprio modus operandi. Gente che crede
di essere padrona della storia e unica a
poter fare cultura. Noi però non temiamo
la verità e non ci fermeremo”.
E la verità è che in Italia c’è ancora chi
ritiene che un volume sulla cui copertina
è stampato il nome di Mussolini non
può e non deve avere alcuno spazio.
Anche se non ha praticamente niente a
che vedere con il Duce. Chissà se Antonio Pennacchi con il suo “Canale Mussolini” ha avuto gli stessi problemi. A
giudicare dal successo ottenuto (Premio
Strega compreso) pare di no. Probabilmente in quel momento la “censura resistenziale” si era presa una pausa.
Cristina Di Giorgi
Pinuccio Tatarella, peraltro a
pagamento e con posti già
esauriti da giorni, allo Showville di Bari.
"Mi dispiace molto non andare,
specialmente alla serata di Pinuccio che aveva una formula
simpatica", ha aggiunto la Poli
Bortone. Senza aggiungere
però particolari sul motivo
dell’assenza e limitandosi a
dire: "Posso solo dire che sono
incontri molto importanti di
carattere politico".
Confermato invece il faccia
a faccia con Michele Emiliano,
che si terrà donani 25 aprile
a Turi alle 10.30. "E' lui il mio
avversario. Ci conosciamo
da un pò di anni, siamo su
due sponde diverse ma ci rispettiamo a vicenda”.
4
Venerdì 24 aprile 2015
ATTUALITA’
FONDI AI GRUPPI REGIONALI DELLA SARDEGNA, RISCHIA L’ATTUALE SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA
Chiesto il rinvio a giudizio per la Barracciu
La cifra contestata sale a 78 mila euro, il 24 giugno la decisione. Ma il politico pd resta al suo posto
DAI DEMOCRATICI DE FILIPPO E FARAONE
PASSANDO PER L’ALFANIANO CASTIGLIONE
di Marcello Calvo
mbarazzo crescente nel Pd.
Adesso non c’è solo l’avviso di
garanzia. Un anno e mezzo dopo
la notifica della contestazione,
l’inchiesta che tormenta Francesca Barracciu compie un ulteriore passo
in avanti. Con la procura di Cagliari
che ha chiesto il rinvio a giudizio per il
sottosegretario alla Cultura. Che il 24
giugno dovrà presentarsi davanti al giudice dell’udienza preliminare nell’ambito
del procedimento sui fondi ai gruppi
consiliari, utilizzati forse in maniera in
propria. Ma c’è di più. La pubblica accusa non le contesta “solamente” quei
33 mila euro (iniziali) di spese ritenute
illecite, la cifra adesso è addirittura più
che raddoppiata. Ed è salita a quota
78.000.
Tempi duri per l’ex consigliere regionale, che fa arrossire di vergogna il
suo partito. Lo stesso a cui solo 12 mesi
fa, prima di entrare nella squadra del
governo, laveva chiesto lumi su una vicenda piena di punti oscuri. Ricevendo
in cambio piene rassicurazioni, “perché
con i magistrati era tutto chiarito”. In
suo favore si sono esposti il ministro
Maria Elena Boschi e il premier Matteo
Renzi.
L’esponente democratica è accusata di
peculato aggravato. Rischia di finire presto alla sbarra, ma resta al suo posto.
Nonostante per gli inquirenti, quando
sedeva sui banchi dell’Assemblea isolana, abbia sostenuto spese folli che
sarebbero finite tutte sulle spalle dei
contribuenti. Utilizzando denaro pubblico
(sempre a carico dei cittadini).
I fatti – Alla fine del settembre 2013 la
Barracciu vince le primarie del centrosinistra per le Regionali in Sardegna.
I
Gli altri indagati al governo
che non mollano la poltrona
i sono indagati e indagati. E quelli della
squadra del governo
Renzi restano al loro posto.
Senza se e senza ma. A trattenersi indisturbati sulle
proprie poltrone di sottosegretari ci sono altri eccellenti. Con la recente archiviazione di Umberto Del
Basso De Caro, oltre a Francesca Barracciu, ne restano
3, tra i quali 2 del Pd: Vito
De Filippo, Davide Faraone
e Giuseppe Castiglione
(Ncd).
Vito De Filippo – Condannato lo scorso gennaio dalla
Corte dei Conti a risarcire
2.641 euro di danni prodotti
in seguito all’uso di fondi
illeciti quando era alla guida
della Regione Basilicata, è
finito sotto inchiesta per “irregolarità in relazione a rimborsi per spese elettorali”.
Rinviato a giudizio per peculato, ha recentemente
chiarito che il procedimento
che lo riguarda è per una
fornitura “di francobolli effettuata dalla mia segretaria
quando ero al timone della
giunta lucana”. Al viceministro della Salute viene
contestata parte di una spe-
C
Per lei la strada verso la presidenza
sembra ormai spianata, quando il suo
nome finisce al centro della maxi-inchiesta sui rimborsi ai gruppi consiliari.
Si parla di fatti relativi al quinquennio
2004-2009, ai tempi del “governo” Soru.
Tra gli oltre 30 onorevoli finiti nell’occhio
del ciclone giudiziario c’è anche l’ex
Pds. Costretta ad abbandonare la corsa
al “trono” per far posto a Francesco Pagliaru, poi eletto governatore alle elezioni
del febbraio 2014. Ma se l’inchiesta che
la vede coinvolta le ha precluso la strada
della presidenza della Regione, lo stesso
non si può dire di eventuali altri incarichi
istituzionali legati all’esecutivo come
quello, appunto, di sottosegretario alla
Cultura. Un premio, per l’operato “trasparente” adottato in Sardegna. E una
nomina che ha scatenato furiose polemiche mai sopite.
Due pesi e due misure – Eppure qualcosa non torna. Antonio Gentile (Ncd),
nominato viceministro e accusato di
aver bloccato l’uscita di un giornale –
L’Ora di Calabria – per evitare di fargli
pubblicare la notizia che suo figlio era
indagato per truffa (il 30 giugno scorso
il gip ha chiesto per lui l’archiviazione),
senza nemmeno ricevere un avviso di
garanzia, ha dovuto lasciare il suo incarico. Mentre la Barracciu (e non solo),
nonostante un probabile rinvio a giudizio
oggi è ancora lì, a godersi quella prestigiosa poltrona e il relativo lauto stipendio. Con Renzi che continua a difendere – solo quando gli indagati sono
rossi – il principio di Montesquieu, per
cui non ci può essere nesso tra avvisi
di garanzia e dimissioni. Perché, altrimenti, “sono i magistrati che decidono”.
Due pesi e due misure.
sa di francobolli, su un totale
di poco più di 2 mila euro.
Cifra per lui irrisoria tant’è,
ora è sotto processo.
Davide Faraone – L’inchiesta sulle spese pazze all’Assemblea regionale siciliana
ha colpito, nel 2014, pure
l’attuale sottosegretario all’Istruzione, renziano di ferro
che a suo tempo dichiarò:
“Sono indagato per un importo di 3.300 euro e posso
dimostrare che si tratta di
soldi spesi per attività politica”. Ma il caso resta aperto.
Davide Castiglione – Il numero due al dicastero dell’Agricoltura è finito nel mirino dei giudici siciliani –
anche se lui ha giurato di
non aver ricevuto alcun avviso di garanzia – per turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’affaire sugli appalti
del Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo)
di Mineo (Catania).
Si sono dichiarati tutti a disposizione della magistratura professando la loro totale innocenza e in attesa
che la giustizia faccia il suo
corso restano al governo.
Grazie anche alla incoerenza di Renzi
IL GOVERNO RENZI E GLI OBIETTIVI MANCATI, CLAMOROSO IL CASO DELL’EDILIZIA SCOLASTICA
Tra i banchi senza certezze sulla sicurezza
La presentazione dell’Anagrafe degli istituti è stata ancora una volta rinviata: mancano i dati di diverse regioni
di Cristina Di Giorgi
L’
Anagrafe dell’edilizia
scolastica è cosa fatta
e sarà presentata il 22
aprile: un annuncio enfatico e
fin troppo ottimistico questo fatto
da Davide Francone, sottosegretario all’istruzione del governo
Renzi, e dai suoi collaboratori.
Ed infatti, all’approssimarsi della
data indicata, l’incompletezza
dei dati necessari a completare
la mappatura degli edifici adibiti
a scuole ha costretto a rinviare
l’effettiva realizzazione del progetto a data da destinarsi.
Il piano, previsto da una legge
di quasi vent’anni fa (la n.23 del
1996), consiste nel censire ed
archiviare, su base regionale, le
scuole di tutta Italia secondo le
condizioni delle strutture, indicandone anche il numero di
piani e l’indice di vulnerabilità
fisica. Una sorta di mappa del
rischio dunque che, unitamente
all’attività dell’Osservatorio per
l’edilizia scolastica, dovrebbe
costituire la base per programmare gli interventi di ristrutturazione degli edifici. Diversi dei
quali, nell’attesa dello sciogli-
mento di quest’ennesimo nodo
burocratico - amministrativo, continuano purtroppo a versare in
condizioni pessime: è infatti soltanto di pochi giorni fa l’ultimo
grave incidente che ha visto, in
una scuola del brindisino, alcuni
bambini ed una maestra feriti
dal crollo di una porzione di
soffitto.
Appare dunque più che fondata
la preoccupazione di chi, come
Fabrizio Azzolini (presidente dell’Associazione genitori), sottolinea la gravità del fatto che non
si siano rispettate le scadenze
“per un problema serio e prioritario come la sicurezza delle
scuole dei nostri figli”. In una
dichiarazione al quotidiano Avvenire, Azzolini ribadisce poi
anche la richiesta dell’associazione da lui guidata di far parte
dell’Osservatorio sull’edilizia
scolastica, per “monitorare e
dare garanzie alle famiglie” in
quello che è “una sorta di ‘sportello unico’, un luogo di confronto
e discussione fra le istituzioni in
cui manca però la presenza della
società civile e soprattutto dei
genitori”. Molto critiche sono
poi, sull’importante questione,
anche le affermazioni del Moige,
che ha definito inaccettabile
questo ulteriore rinvio e ha attivato un numero verde ed un’apposita casella di posta elettronica
per raccogliere segnalazioni di
situazioni critiche e pericolose,
e di Cittadinanzattiva, che ha
annunciato azioni legali e mobilitazioni a tutti i livelli.
Di fronte a tali prese di posizione,
dettate dal timore a quanto sembra più che fondato che l’inefficienza della politica possa andare a scapito della sicurezza
degli alunni italiani, appare
quantomeno insufficiente la dichiarazione in tema de ministro
dell’Istruzione Stefania Giannini,
che dopo aver fatto l’elenco
delle regioni ritardatarie nella
presentazione dei dati, ha aggiunto che comunque sono già
stati ultimati migliaia di interventi
e nel ddl “Buona Scuola” è previsto lo stanziamento di 40 milioni di euro per la verifica della
solidità di soffitti e controsoffitti.
Speriamo solo che questo importante annuncio non si dimostri, nei fatti, disatteso come
quelli relativi all’Anagrafe dell’edilizia scolastica.
5
Venerdì 24 aprile 2015
PRIMO PIANO
DUE ANNI FA LA SCOMPARSA DEL PRESIDENTE BUONTEMPO
Teodoro, una voce che risuona ancora
La sua passione, il suo coraggio, l’amore per i giovani: un’eredità che facciamo nostra ogni giorno
di Emma Moriconi
a voce risuona alta, nella grande sala
stracolma. Gli applausi scrosciano. Il
2011 sta per finire, Teodoro è il nostro
presidente da quattro anni e siamo
tutti riuniti nel nostro "cantiere".
"Cantiere Italia".
È caduto da poco il Governo Berlusconi, l'ultimo eletto dal popolo fino a tutt'oggi. "Non si
indigna nessuno? È un vero e proprio colpo
di Stato fatto dall'alta finanza. Come lo chiamate
voi? Un colpo di Stato! Estromettere il Governo
legittimo per far nominare ministri dell'alta finanza, degli speculatori delle borse, coloro
che hanno affamato i popoli europei, che
hanno messo in ginocchio i diritti dei giovani,
L
dei lavoratori, e che non sono stati capaci di
creare l'Europa Nazione, l'Europa dei popoli,
è un colpo di Stato e lo dobbiamo gridare
nelle piazze, ovunque".
La sala esplode, tutti si alzano, applaudono.
"Cara Giorgia Meloni, ministro bravo e rispettato, militante come noi ... in una città
come Roma ma è possibile assistere alla
ignominia di far vedere Berlusconi contestato
con sputi e canti di 'bella ciao'?"
Sono passati solo quattro anni e sembra trascorso un secolo. Le parole di Teodoro sono
appassionate come sempre, racconta di una
destra fatta di uomini e donne che andavano
nelle periferie a cercare il riscatto sociale e
morale. Racconta di noi, "i cacciati dal centrodestra", quelli a cui " non si è voluto consentire
di dire la loro", quelli che hanno battuto "strada
per strada, coi soldi nostri, soli contro il
mondo". Racconta di questa nostra Idea, "che
non sa morire" anche se "erano chiuse le televisioni pubbliche e private".
Esprime la sua solidarietà a Berlusconi, Teodoro, nonostante tutto. Ma non fa sconti a
nessuno quando si chiede: "in questi anni di
centrodestra cosa ricordate che sia stato fatto
contro il precariato, per impedire le speculazioni edilizie, per fare in modo che l'Italia,
moralmente sana, potesse prevalere? Il precariato l'ha inventato il Governo Prodi, ma il
centrodestra ha continuato su quella strada".
Non fa sconti proprio a nessuno, quello che
tiene in cuore e ciò che proferisce dalla
bocca sono la stessa cosa, è un uomo del
popolo, lui, schietto, il "deputato amico". Come
dimenticare i tanti comizi, le partite a carte,
le serate goliardiche, le battaglie? Anni di ricordi che sembrano attuali. Tanti momenti
condivisi, dai cortei alle rimpatriate, dalle
riunioni nelle sedi di partito ai gazebo in
strada, dai volantinaggi alle serate di svago,
le nostre, quelle semplici ma uniche, durante
le quali eravamo felici con poco. I nostri brindisi, mai con lo champagne ma sempre con
lo spumante, ovunque, persino in strada, riparati sotto un gazebo dalla pioggia che
veniva giù e che sembrava avercela con noi.
Quanti giovani, intorno, quando c'era Teo.
Lui amava i giovani, li seguiva, e li guidava. E
loro lo amavano, come si ama un padre, un
amico, un esempio. Il Fronte della Gioventù,
Azione Giovani, Gioventù Italiana ... potevano
chiamarsi in mille modi diversi , per lui erano
sempre i suoi ragazzi, e quante generazioni
ha visto crescere, Teodoro, sotto quella bandiera che, pure sotto nomi differenti, recava
sempre la stessa fiaccola. Lui stesso è stato
sempre un"giovanotto", la sua energia era
contagiosa, lui che rimase sempre il "piccolo
grande uomo" di quel manifesto ingiallito del
Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale
di tanti anni fa.
La memoria fa strani scherzi, riesce a volte,
vinta dalle emozioni, a fare strani balzi nel
tempo, ed eccoci tutti lì, sugli scalini del Campidoglio, in quel 25 aprile che nella nostra
storia ormai non significa solo una guerra
perduta ma anche l'ultimo saluto ad uno di
noi. Teodoro è lì, in una cassa di legno, Francesco Storace e Giorgia Meloni fanno il picchetto, i ragazzi gli danno il cambio. Noi facciamo avanti e indietro, da quella stanza a
quegli scalini, e ci raccontiamo i nostri ricordi.
Ci ritroviamo tutti, più o meno, qualcuno lo
abbiamo già perduto strada facendo, eppure
sembra che sia lì lo stesso, a salutare Teo. Il
Direttore è pallido, immobile, il suo viso
sembra di marmo. Non ha perduto solo il
Presidente del Partito, ha perduto una persona
alla quale ha voluto bene. Per tutti noi è lo
stesso, sembriamo fantasmi mentre vaghiamo
sulle scale del Campidoglio, è difficile persino
essere lucidi e scrivere per il nostro Giornale
e raccontare di lui, di Teodoro, della sua vita
spesa per un'Idea, tutta per la sua famiglia,
per il popolo e per la Destra. Per Marina, per
Gianni, per Michele, per Maria, e per ciascuno
di noi. Sono passati due anni. Oggi Roma è
piena di manifesti con il suo viso, come lo
scorso anno, come due anni fa. E noi siamo
qua, a ricordare.
TESTIMONIANZE IMPOSSIBILI
Megafono, colla e stretta all’avambraccio
Un camerata accoglie in cielo un grande uomo
di Cristina Di Giorgi
n megafono. Forse è
questo che dovrei preparare per accoglierlo.
Oppure un secchio di colla
con annesso pennello e rotolo
ben stretto. Sono entrambi
simboli di una militanza della
quale lui è stato in terra un
grande esempio. Però qui in
Paradiso improvvisare un corteo o attaccare manifesti tra
le nuvole non so quanto potrebbe essere appropriato.
Magari è meglio un semplice
sorriso, che completa una
stretta all'avambraccio intensa
e ben fatta.
Sì, farò proprio così. Anche perché
credo che sia il modo migliore per farlo
sentire a casa: un gesto spontaneo e
sentito, che ogni volta che viene fatto
con cuore puro, ricorda e celebra il
senso di una vita spesa a fare di tutto
perché quello in cui abbiamo creduto
non vada perso. In ogni ambito, qualunque sia la strada che ciascuno prende.
E poi sono convinto che a Teodoro, da
uomo semplice e diretto quale è, un
gesto del genere piacerebbe più di
qualunque discorso di benvenuto.
Quando arriverà sono sicuro che gli
farà piacere trovarsi intorno qualcuno
con cui fare un bel brindisi. E magari,
tra uno sbattere di calici e l'altro, con la
sua voce al solito trascinante e potente,
U
racconterà qualche episodio in cui molti
di quelli che saranno qui con me ad accoglierlo potranno riconoscersi. Storie
di attivismo, di manifestazioni, di discorsi
in Parlamento e in Campidoglio, di giornate in mezzo alla gente. Storie di una
politica con la P maiuscola insomma,
che forse oggi come oggi farebbero
bene ad ascoltare e ricordare anche
molti di quelli che, rimasti laggiù, hanno
chiuso in un cassetto la memoria di ciò
che tutti noi siamo stati.
Molti, ma non tutti. Di persone che hanno
mantenuto, nonostante il mutare dei tempi, la coerenza e la consapevolezza
delle proprie radici, per fortuna infatti
ce ne sono ancora. In questo momento
qualcuno, nel silenzio della propria casa
o del posto di lavoro, sta pensando a
quanto mancherà a tutti un
uomo come Teodoro. Altri invece cercano di farsi forza
stando insieme. E chiacchierano, seduti sugli scalini di
marmo che portano all'ingresso della sala della Protomoteca: tra una lacrima trattenuta a fatica e una battuta
per stemperare la tensione,
cercano di salutare Teo nel
miglior modo possibile. Mentre tanta, tantissima gente,
sfila a rendergli omaggio in
una stanza nella quale ormai
lui non c'è già più, loro sono
usciti a prendere un po' d'aria
e si guardano smarriti, cercando di dare un senso ad una perdita
che umanamente parlando è molto difficile da accettare.
Mi piacerebbe tantissimo poter dire a
tutti loro che quassù si sta davvero bene,
che la pace finalmente raggiunta è come
uno stato di assoluta beatitudine, che
alla fine del viaggio anche le sofferenze
e il dolore hanno un senso. Mi piacerebbe che sapessero che il loro stato
d'animo nel pensare a chi sta partendo,
i loro ricordi e i loro pensieri, sono
come dei bellissimi fiori da raccogliere
lungo la strada che porta al Paradiso.
Vasi. Devo preparare dei vasi, perché
quando tra poco Teodoro arriverà, avrà
tra le braccia un mazzo enorme di rose,
ciclamini, gigli. E prima di brindare bisognerà sistemarli.
Un sorriso in una
foto. E un ricordo
ualche giorno fa con
Emma Moriconi girando
per Roma abbiamo visto
il manifesto commemorativo di
Teodoro Buontempo. Subito mi
è apparsa nella memoria una
foto che avevo visto qualche
giorno prima. L'ho ben impressa
nella mente, c'erano papà, Nando Pucci Negri, e Teodoro Buontempo che sorridevano. Erano
ad una cerimonia. Si vedeva
che dialogavano, sereni, tranquilli. Era evidente che c'era
fra loro amicizia. Nel vederla
ho sentito una stretta al cuore,
perché dopo pochi anni papà è
Q
morto e Buontempo venne al
funerale, quella amicizia c'era,
era reale. Quando due anni fa
appresi dal giornale che Teodoro
era morto, purtroppo non ero a
Roma e quindi non potei partecipare alle esequie. Ne fui molto
dispiaciuta. Mandai un telegramma alla famiglia. Era un
piccolo pensiero. Riguardando
quella foto così luminosa, nella
quale sono sorridenti, mi ritrovo
a pensare che le amicizie vanno
oltre lo spazio e il tempo e ci ricordano che le persone care
sono sempre accanto a noi.
Edda Negri Mussolini
6
Venerdì 24 aprile 2015
ESTERI
AL CREMLINO SI CELEBRA L’INTESA: L’ARGENTINA ENTRA UFFICIALMENTE NELL’ORBITA RUSSA
Il tango miliardario di Vladimir e Cristina
Putin e Kirchner stringono accordi di cooperazione per miliardi di euro nell’energia:
per lo zar è la chiave di volta per entrare nel grande mercato dell’America del Sud
LE PAROLE DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA CECA
di Robert Vignola
n altro mondo è possibile? Chissà. A
giudicare dagli accordi stretti ieri a
Mosca a margine dell’incontro tra i
presidenti Vladimir Putin e Cristina
Kirchner, probabilmente quel mondo
è già nato e sta crescendo vistosamente. Osa
difficile da comprendere per chi, statunitensi
ed europei, si ritrova a dover fare i conti con
un’informazione parziale e Usa-centrica, che li
alimenta a suon di “La Russia isolata” ed altre
amenità.
La verità è un’altra ed emerge fin troppo bene
dal volume stesso di quel partenariato strategico
del quale si sono poste le basi tra due Paesi importanti, e basterebbe guardare un mappamondo
per accorgersene. Nella fattispecie, Russia e
Argentina si sono accordati per investimenti di
circa 5 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’energia in ogni sua forma possibile: idroelettrica,
nucleare e fossile. E il passo successivo è già
pronto: un memorandum di cooperazione tra
Russia e Mercosur (il mercato dell’America Latina) del quale sarà la presidente argentina a
farsi ambasciatrice. L’immagine dell’America
del Sud come giardino (“back yard”) degli Stati
Uniti si incrina. È il colpo di ritorno per le operazioni in Baltico ed Ucraina, e minaccia di
essere una perdita d’influenza senza precedenti
per l’amministrazione a Stelle e Strisce.
“Sono state avviate importanti operazioni a
lungo termine in campo economico e politico.
Russia e Argentina stanno entrando in una nuova
fase di cooperazione”, dice il ministro degli
Esteri argentino Timerman Hector, gettando
una luce ancora più chiara sulla reale portata
del ponte gettato tra le due nazioni in queste
ore. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è far
U
La profezia di Milos Zeman:
“L’Ue abbraccerà Mosca”
on tutta Europa soffre di russofobia. Anzi,
soprattutto in Mitteleuropa, davanti all’arroganza degli eurocrati, nel corso degli
anni si è sviluppata una nuova propensione a rivolgere lo sguardo al gigante dell’est. Non che si
voglia per questo girare le spalle all’unità continentale, ma per queste nazioni che hanno provato
sulla pelle la fame dei propri popoli dovuta alle
divisioni dell’Europa rappresenta un vaccino potentissimo alle vecchie dottrine geopolitiche atlantiche imposte da Washington e Londra.
Così il presidente della Repubblica Ceca Milos
Zeman ieri ha parlato apertamente alla radio
nazionale di un blocco eurasiatico come imprescindibile scenario. "In una prospettiva di lungo
termine la Russia diventerà membro dell'Unione
Europea. Se ciò non vi piace, potete dire che
l'Ue entrerà a far parte della Russia".
Una dottrina di buon senso, particolarmente
per due esigenze dei popoli europei: la pace e
il benessere. Non a caso Zeman, che dall’8 al
10 maggio sarà a Mosca per partecipare alle
celebrazioni del 70simo anniversario della
vittoria nell’ultima guerra mondiale (nonostante
l’ordine di boicottare l’appuntamento arrivato
da oltre Atlantico per fare un dispetto a Putin),
ha anche auspicato la più rapida ripresa del
partenariato economico e commerciale tra Praga
e Mosca: "Non voglio alcun regalo. Voglio
soltanto che esistano normali condizioni economiche, compresi gli investimenti e l'interR.V.
scambio commerciale".
N
uscire l’Argentina da quell’orbita attorno al
dollaro americano che fin troppo male ha fatto
al suo popolo: la stessa Kirchner ha ammesso,
non senza una punta di malcelata soddisfazione,
che le due parti hanno convenuto di condurre
consultazioni approfondite sull’utilizzo delle monete nazionali nella bilancia commerciale estera,
a sostituire la valuta Usa.
Intanto, gli affari. Per quelli i soldi sono già
pronti. Un investimento per poco meno di due
miliardi di euro è stato firmato, è finalizzato alla
costruzione di una nuova diga idroelettrica.
Inoltre, la Russia fornirà l'Argentina dell’accesso
alla tecnologia nucleare russa: per effetto di ciò
l’agenzia nucleare nazionale Rosatom parteciperà
alla realizzazione del sesto blocco della centrale
di Atucha.
Non poteva certo star fuori dal quadro il colosso
energetico russo Gazprom: che ha strappato
un accordo per esplorare e sviluppare giacimenti
di gas con la omologa società di stato argentina
Ypf. Idem per il petrolio, con la Uralmash che
ha dato la sua disponibilità a realizzare attrezzature
per l’estrazione di greggio, con un investimento
diretto di oltre un miliardo e mezzo di euro.
Putin ha anche detto che la Russia e Argentina
collaboreranno nel settore tecnico-militare e si
è impegnato ad accelerare la costruzione di sistemi di navigazione satellitare Glonass in Argentina, assicurando il sostegno di Mosca a
Buenos Aires nell’annosa disputa sulle isole
Malvinas. Un dito nell’occhio, tanto per chiudere
il quadro, alla sempre viva ostilità di Londra nei
confronti della Russia.
IN FRANCIA LA TENSIONE PER IL PERICOLO DEL TERRORISMO ISLAMICO CONTINUA AD ESSERE ALTA
Caccia ai complici dell’aspirante attentatore
C
ontinuano a Parigi le indagini
sul terrorismo dopo il fermo
del ventiquattrenne sospettato di preparare un attentato contro almeno una chiesa di Villejuif,
banlieue alla periferia di Parigi.
Trovato ferito a una gamba domenica, il ragazzo è chiuso nel
mutismo in una stanza di ospedale.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, si è accidentalmente sparato addosso dopo aver ucciso
una donna cui voleva rubare l’auto,
presumibilmente per portare a
termine gli attentati.
L’idea che il governo transalpino
sta trasmettendo nelle ultime ore
è che dietro l’uomo potrebbe ce-
larsi un’organizzazione più vasta:
il premier Valls ha confermato
l'ipotesi di una persona che impartiva ordini agli esecutori francesi dalla Siria. Inoltre almeno un
complice del terrorista arrestato
domenica è attivamente ricercato
a Parigi e dintorni. Anche una parente di Sid Ahmed Ghalm, il fran-
co-algerino piantonato in ospedale,
rafforza questa ipotesi: la donna,
intervistata dai media, ha parlato
di "tre persone" che avrebbero
dormito dal nipote che "è stato
manipolato".
Ovviamente gli sviluppi dell’inchiesta sul presunto aspirante attentatore hanno destato grande
allarme nel mondo cattolico francese, già alle prese con un’escalation di profanazioni di cimiteri
in tutto il Paese. Dopo l'annuncio
del progetto di attentato a Villejuif,
sono 178 luoghi di culto cattolici
su un totale di 45.000 che "godono
di una protezione specifica". Per
il primo ministro Manuel Valls “le
autorità religiose, sia per le chiese
cattoliche sia per le altre confessioni, sono in contatto costante con
R.V.
il ministero dell'Interno".
LE ELEZIONI DELLO SCORSO FINE SETTIMANA HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL GOVERNO USCENTE DI CENTRODESTRA
Vince il Centro, Veri Finlandesi ago della bilancia
Il partito di destra sociale è il secondo del Paese: nonostante l’ostracismo, può entrare nel nuovo esecutivo
di Claudio Pasquini Peruzzi
sce Alexander Stubb ed entra Juha Sipilä. Non è
un cambio calcistico bensì politico. Il 19 aprile
2015 i cittadini finlandesi, chiamati alle urne per
le elezioni legislative, hanno espresso il loro consenso
votando a favore del cambiamento. I risultati ufficiali
ottenuti dai sei principali partiti, e rilasciati dalle
autorità competenti, sono i seguenti: Partito di Centro
21,2% con 49 seggi, Veri Finlandesi 38 seggi, Partito
della Coalizione Nazionale 18,2% con 37 seggi, i Social-Democratici 16,5% con 34 seggi, i Verdi 8,5%
con 15 seggi e la Sinistra Radicale 7,1% con 12
seggi. Il Primo Ministro uscente, Alexander Stubb,
nonché leader del Partito della Coalizione Nazionale
(centro-destra), esce sconfitto dalle elezioni parlamentari
e viene rimpiazzato dal centrista Juha Sipilä.
I finlandesi hanno scelto la strada del cambiamento.
Il nuovo leader centrista ha focalizzato la sua campagna
E
elettorale sulla situazione economica attuale del
paese, il quale nonostante sia finalmente uscito da
un biennio di recessione è tuttora in fase di stagnazione
mostrando modeste variazioni del prodotto interno
lordo e del reddito pro capite. L’ormai ex primo
ministro Stubb ha ammesso la sconfitta del suo
partito attribuendo l’incapacità del suo governo ad
affrontare la crisi economica alle alleanze politiche
complesse le quali, tra litigi interni e divergenze, non
sono riuscite ad attuare il programma prestabilito
fornendo risposte concrete ai cittadini. Inizialmente
Stubb poteva contare sul sostegno di un’alleanza
trasversale stabile fino al momento della fuori uscita
dei socialisti e dei verdi che ha indebolito il governo.
Nonostante la situazione economica della Finlandia
non possa essere paragonata a quella dei paesi mediterranei, il paese nordico attraversa una fase
delicata. L’onda della crisi finanziaria che ha travolto
l’interno continente non ha risparmiato la penisola
scandinava. Considerato come uno degli stati “core”
dell’eurozona, la Finlandia mostra deboli segnali di
riscatto economico con un tasso di crescita fermo al
+1,3%, percentuale invidiabile dalla prospettiva dell’Europa del sud ma deludente se paragonata ai tassi
di crescita di Norvegia e Svezia, rispettivamente al
3% e 2,3%. La competitività finlandese è strozzata
dall’aumento del costo del lavoro e da marzo 2015
sono state attuate politiche di austerità, tagli alle
spese e un aumento delle tasse. Il declino delle
industrie di punta come Nokia (ha ceduto le sue
attività principali a Microsoft) e l’industria forestale
– si colloca al secondo posto in termini di valore
lordo della produzione complessiva e rappresenta il
36% delle esportazioni totali del paese – sono un’ulteriore indicazione del momento delicato della nazione.
Recentemente l’agenzia di rating la Standard &
Poor’s ha declassato l’economia finlandese a AA+.
Per mantenere le promesse fatte agli elettori, il nuovo
primo ministro Juha Sipilä dovrà essere capace di
formare una coalizione di governo stabile e coerente
che possa attuare i diversi punti dell’agenda politica.
Il mancato ottenimento, da parte di uno degli otto
partiti principali, del 25% dei consensi è dovuto dal
sistema elettorale proporzionale finlandese basato
sul metodo D’Hondt. Per ottenere la maggioranza
assoluta (con 101 seggi su 200) è necessaria la costruzione di una nuova alleanza affinché sia garantita
la governabilità del paese. Le intenzioni di Sipilä non
sono ancora state rese note. La certezza è che da
soli non si governa. Nel frattempo analisti ed esperti
studiano possibili scenari di future alleanze non negando la possibilità di un patto tra il Partito di Centro
e i Veri Finlandesi. Proprio loro, il partito di destra
sociale che ha confermato la sua posizione di rilievo
sul palcoscenico politico attestandosi al secondo
posto. I Social-Democratici (terzo partito) sono disponibili a trattare ma potranno essere protagonisti
solo in caso di esclusione dei Veri Finlandesi.
Un possibile approdo al governo da parte dei Veri
Finlandesi sarebbe un segnale radicale non solo al
paese ma all’UE. I numeri sono incontestabili. I
partiti politici dovranno saperli gestire.
7
Venerdì 24 aprile 2015
ESTERI
VERSO LE ELEZIONI PRESIDENZIALI USA: QUANTE INCOGNITE NELLA CORSA AL DOPO-OBAMA
Quei dubbi su Hillary Clinton
e l’ipotesi di un ticket Bush-Rubio
di Alessandro Nardone
e i democratici piangono, i
repubblicani non ridono.
Potremmo riassumere così,
stando alle forze attualmente in campo, la lunga sfida
delle primarie che ci accompagnerà
alle elezioni presidenziali che, nel
2016, designeranno il successore
di Barak Obama alla Casa Bianca.
Già, perché è molto probabile che
a contendersi la vittoria finale saranno due candidati specularmente
deboli come Hillary Rodham Clinton
e Jeb Bush. D'altronde, se dalle parti
di Capitol Street faticano ancora parecchio a mandare giù il rospo per
la (seconda) candidatura dell'ex
First Lady, negli ambienti repubblicani si respira un'aria di rassegnazione al fatto che tanto, alla fine, le
primarie le vincerà il fratello e figlio
rispettivamente dei Presidenti numero 43 e 41 degli Stati Uniti.
Insomma, all'orizzonte si profila uno
scontro tra le due casate più potenti
degli Usa, ovvero una Clinton contro
un Bush, anzi, pardon, i Clinton contro
i Bush. Una vera e propria saga, ormai. Ad onor del vero va osservato
che, al netto del giudizio politico sul
suo operato, dal punto di vista del
messaggio di cambiamento si tratta
di un bel salto all'indietro, rispetto al
vento di novità che soffiava nelle
vele della candidatura di Obama.
Nella fattispecie, nonostante una
campagna certamente ben studiata,
gli ostacoli sulla strada di Hillary
sono sostanzialmente noti, e vanno
dai tanti scheletri nell'armadio di
famiglia, ai suoi fallimenti in veste
di Segretario di Stato (vedi alle voci
Libia e scandalo e-mail), ai chiaroscuri sulla provenienza delle - assai
cospicue – donazioni percepite dalla
Clinton Foundation, per arrivare alle
sue posizioni in politica economica,
notoriamente avverse al ceto medio
in ragione di un'azione di “redistribuzione del reddito” smaccatamente
di sinistra. Vi dice qualcosa? Scom-
S
metto di sì, volendo sintetizzare al
massimo potremmo tradurre il concetto in due parole: più tasse. Se a
tutto questo aggiungiamo che è alla
soglia dei settanta, che non risulti
propriamente simpatica e che, come
ha dimostrato nel corso della campagna del 2008 poi persa contro
Obama, quando è sotto pressione
ci sono buone possibilità che vada
in tilt, il quadro delle preoccupazioni
democratiche è bello che fatto.
Detto della Clinton, veniamo ai repubblicani che, oltre a Jeb - acronimo
di John Ellis Bush – vedono attualmente in corsa altri due figli d'arte:
uno legittimo, il libertario Rand Paul,
figlio di Ron, e l'altro acquisito, cioè
Marco Rubio, figlioccio politico di
Jeb Bush, che ne è stato il vero e
proprio mentore, sostenendolo nella
sua candidatura al Senato nel 2010.
Marco, figlio di modesti immigrati
cubani, ha però deciso di recidere
il cordone ombelicale lanciandosi
in una candidatura all'insegna del
ricambio generazionale e della rot-
tura con i centri di potere che hanno
governato quasi ininterrottamente
l'America dagli anni novanta a oggi.
Ecco, lanciando lo sguardo oltre le
primarie del GOP, appare del tutto
evidente che una figura come quella
di Marco Rubio sarebbe certamente
utile a Bush per diverse ragioni. La
prima è che sono entrambi della
Florida, stato storicamente fondamentale per la vittoria finale alle
elezioni; la seconda riguarda due
target di americani sui quali chiunque coltivi l'ambizione di conquistare
la Casa Bianca dovrà necessariamente puntare, ovvero i giovani e
gli ispanici. Tuttavia, mentre su
questi ultimi Bush, anche e sopratutto
grazie alla moglie Columba, che è
messicana, pare essere messo piuttosto bene, sull'elettorato giovane
non si può certo dire che abbia il
medesimo appeal del suo ex delfino.
Badate bene, in questo caso il problema non è tanto la carta d'identità,
quanto il peso di un cognome che,
volenti o nolenti, richiama al passato
SCRITTO DAL CONSERVATORE PETER SCHWEIZER
come, del resto, quello della sua
probabile avversaria. Va da se, allora,
che tra i due futuri contendenti,
quello che riuscirà a convincere il
numero maggiore di giovani persuadendoli dal non disertare le urne,
avrà buone chance di portare a
casa la partita.
Il figliol prodigo che torna nella
casa del padre, il sogno americano
incarnato alla perfezione dalla storia
personale di Rubio, il fatto che per i
conservatori duri e puri il cognome
Bush sia una certezza ed i voti di
giovani, ispanici e Florida: gli ingredienti per la buona riuscita del
ticket Bush - Rubio sembrerebbero
esserci davvero tutti, ma c'è un ma,
e nemmeno di poco conto.
Si tratta del 12o emendamento della
Costituzione americana, che impone
agli elettori che votano per eleggere
il presidente e il suo vice, di votare
per almeno un candidato che non
sia residente nel medesimo stato
dell’elettore. Caso vuole che l’ultimo
precedente risalga al 2000 e riguardi
il ticket composto dal fratello maggiore di Jeb, George W., e Dick
Cheney che, per l’occasione, dovette
trasferirsi dal Texas al Wyoming.
Tornando all’oggi la differenza sta
nel fatto che Jeb Bush, pur essendo
nato in Texas, abbia piantato da
svariati lustri le sue radici a Miami
(è stato governatore della Florida),
che è anche il maggiore bacino
elettorale dello stesso Rubio che,
difatti, si è rimboccato le maniche
per guadagnare consensi anche al
di fuori del suo stato.
Tecnicamente, per gli elettori della
Florida, esisterebbe anche la possibilità del voto disgiunto ma, visto
e considerato che equivarrebbe a
un’erosione di consensi in uno stato
decisivo, escludo che sia nel novero
delle cose possibili. Ergo, realisticamente parlando, l’unico modo
per concretizzare un ticket certamente ben assortito e per molti
aspetti financo affascinante come
quello composto da Bush e Rubio,
sarebbe che il primo decida di riportare la sua residenza in Texas.
Le alternative? Jeb potrebbe decidere - come del resto fece Romney
- di scegliere il suo candidato vice
pescando dal mazzo degli altri candidati alla nomination repubblicana
o, in alternativa, anticipare i tempi
precettando il governatore del Wisconsin Scott Walker, sempre che,
invece, non voglia giocarsi la carta
della diversità di genere, optando
per l'ex Ceo di Hewlett-Packard
Carly Fiorina, già responsabile della
campagna presidenziale del Senatore John McCain (poi sconfitto da
Obama nel 2008), e considerata tra
le donne più influenti del GOP.
Detto questo, la storia delle elezioni
americane c'insegna che, come la
trama di ogni film di Hollywood che
si rispetti, il sentiero che porta a
Washington è lungo e sopratutto
disseminato da una miriade di variabili e colpi di scena in grado di
mutare l'intero scenario da un momento all'altro.
LA CACCIA AI VOTI AI TEMPI DI INTERNET
In uscita il libro che può Nel 2008 Facebook, nel 2012 Twitter:
inguaiare l’ex first-lady il 2016 sarà l’anno di Periscope?
l ruolo di Hillary Clinton
come Segretario di Stato
ha avuto un impatto diretto sugli interessi commerciali del magnate canadese Frank Giustra - un
«amico di Bill», nonché tra
i principali donatori della
Fondazione Clinton - che
ha beneficiato del sostegno
dell’ex First Lady ottenendo, nel
2011, un accordo sul libero scambio. Questa la teoria sostenuta
da un libro che, pur non essendo
ancora uscito in libreria, sta già
facendo parlare molto di sé.
L’autore è il conservatore Peter
Schweizer, e il titolo non lascia
spazio a interpretazioni: “Clinton
Cash: la storia mai raccontata di
come e perché i governi e le im-
I
prese straniere contribuiscono a
rendere ricchi Bill e Hillary”; volume che potrebbe rivelarsi come
un colpo micidiale ai danni dell’immagine di Hillary, già non
propriamente “di bucato”. L’uscita
è prevista per il 5 maggio e, con
il passare dei giorni, nei corridoi
frequentati dagli addetti ai lavori
si parla sempre più insistentemente degli effetti dirompenti
che sarebbe in grado di
scatenare la pubblicazione
di una documentazione che
dimostrasse incontrovertibilmente i vantaggi economici ricevuti dalla fondazione
della famiglia Clinton – si
parla di 2 miliardi di dollari
– nel corso dei quattro anni
in cui Hillary è stata a capo
del Dipartimento di Stato. Quanto
al sostegno ricevuto da Giustra,
lo staff della Clinton si è affrettato
a diffondere una nota con cui
spiegano che: “L'accordo era
una priorità dell’amministrazione
Obama, e le dichiarazioni dell’allora Segretario di Stato Clinton
a sostegno della transazione riflettevano la posizione dell'intera
Al. Nar.
amministrazione”.
gni campagna presidenziale americana
di questo secolo ha
abbracciato una nuova
piattaforma di social media. Se il 2004 è stato l’anno
di Meetup, il 2008 quello
di Facebook e il 2012 ha
consacrato Twitter, il 2016
potrebbe essere quello di
applicazioni che consentono a chiunque di trasmettere in diretta streaming, come come Periscope e Meerkat.
Gli americani sono più che
mai coinvolti in una campagna combattuta in prima
linea, la cui trincea principale sono diventati i social network. Infatti, se-
O
condo ricerche piuttosto
recenti, il 66% per cento
degli utenti dei social media hanno utilizzato le loro
bacheche per impegnarsi
in politica, promuovendo
campagne, incoraggiando
amici e conoscenti a votare
o anche soltanto esprimendo le proprie convinzioni
politiche.
I candidati, ovviamente, si
sono adeguati e, nei loro
offici, gli staff elettorali
sono impegnati da mesi
in interminabili sessioni
di brainstorming che dovranno aiutarli a partorire
idee possibilmente geniali
a tal punto da diventare
virali sui social. sono state
preparando le loro stanze
di guerra da mesi. Hillary
Clinton ha assunto gran
parte dei guru digitali che
hanno lavorato con Obama, il cui staff, nel 2012,
vantava non meno di 300
dipendenti solo per la
campagna digitale. Tra i
repubblicani, a sfruttare al
meglio i social sono certamente Ted Cruz, Marco
Rubio e Rand Paul: Secondo i dati raccolti dal National Journal, stando a Facebook, Cruz è il leader
con 5,7 milioni di "interazioni" nelle prime 24 ore
del lancio della sua fan
page, seguito da Paul a 1,9
Al. Nar.
milioni.
8
Venerdì 24 aprile 2015
STORIA
LA BELLA SCUOLA. DI MUSSOLINI /2
Dalla nuova scuola di popolo
alle migliori virtù del lavoro
“Io rispetto i calli delle mani. Sono un titolo di nobiltà perché nobile è veramente
colui che porta il suo sasso, sia pure modesto, all’edificio della Patria”
di Emma Moriconi
l piccolo volume oggetto della nostra attenzione in questi
giorni, del quale abbiamo
cominciato a parlare nella
scorsa puntata e dedicato
alla Carta della Scuola, prosegue
citando alcuni passi di discorsi di
Benito Mussolini. Comincia titolando:
"Patria" e scrive: "La patria non si
può rinnegare. Non si rinnega la
madre, anche quando non ci offre
tutti i suoi doni, anche quando ci
costringe a cercare la fortuna per
le strade tentatrici del mondo". È
uno stralcio breve di un discorso
pronunciato a Parma. Il prosieguo
viaggia sulla stessa lunghezza d'onda, il titolo è "Nazione", è tratto dal
discorso pronunciato a Napoli il 24
ottobre 1922 e dice: "Per noi la Nazione è soprattutto spirito e non soltanto territorio. Ci sono Stati che
hanno avuto immensi territori e che
non lasciarono traccia alcuna nella
storia umana. Non è soltanto un numero, perché si ebbero, nella storia,
degli Stati piccolissimi, microscopici
che hanno lasciato documenti memorabili, imperituri nell'arte e nella
filosofia. La grandezza della nazione
è il complesso di tutte queste virtù,
di tutte queste condizioni. Una Nazione è grande quando traduce
nella realtà la forza del suo spirito.
Roma è grande quando la piccola
democrazia rurale a poco a poco
allaga del ritmo del suo spirito tutta
l'Italia, poi si incontra coi guerrieri
di Cartagine e deve battersi contro
di loro. È la prima guerra della
I
storia, una delle prima.
Poi, a poco a poco, porta le aquile agli estremi
confini della terra; ma
ancora e sempre l'Impero Romano è una
creazione dello spirito,
poiché le armi, prima
delle braccia, erano
puntate dallo spirito dei
legionari romani". Il paragrafo successivo non
può che intitolarsi
"Roma". Ecco il testo:
"Roma è il nostro punto
di partenza e di riferimento, o, se si vuole, il
nostro Mito. Noi sogniamo l'Italia romana, cioè
saggia e forte, disciplinata e imperiale. Molto
di quello che fu lo spirito immortale di Roma,
risorge nel Fascismo:
romano è il Littorio, romana è la nostra organizzazione di combattenti, romano è il nostro orgoglio e
il nostro coraggio: Civis romanus
sum. Bisogna ora che la storia di
domani, quella che noi vogliamo
assiduamente creare, non sia il contrasto o la parodia della storia di
ieri. I romani non erano soltanto dei
combattenti, ma dei costruttori che
potevano sfidare, come hanno sfidato, il Tempo. L'Italia è stata romana,
per la prima volta dopo quindici
secoli nella guerra e nella vittoria:
dev'essere - ora - romana nella
pace; e questa romanità rinnovata
e rinnovantesi ha questi nomi: Di-
sciplina e Lavoro". Poi estrapola un
breve passo dal messaggio ai combattenti friulani: "Noi che abbiamo
il privilegio di vivere in questa divina
penisola da dove i romani dilagarono
per tutto il mondo, dobbiamo vivere
non come parassiti della loro grandezza e della loro gloria e non
rivolti al passato, ma con la faccia
tesa verso l'avvenire". Quanta attualità, in queste parole. Subito a
seguire titola poi "Il Lavoro" e dice.
"è il lavoro che parla in voi... è il lavoro che nelle trincee ha consacrato
il suo diritto a non essere fatica, mi-
seria o disperazione,
perché deve diventare
gioia, orgoglio, creazione, conquista di uomini liberi nella patria
libera e grande, entro
e non oltre i confini. Il
Lavoro inteso in una
nuova e bella concezione. Il lavoro non più
considerato come una
specie di castigo che
il genere umano è costretto a subite per un
tragico e ineluttabile
fato, ma come il cero
scopo della vita: questo
è concetto che avrà
certo una vasta importanza nella storia dell'umanità". E ancora:
"Siamo per la collaborazione di classe, specie in un periodo come
l'attuale di crisi economica acutissima. Quindi
cerchiamo di fare penetrare nel cervello dei nostri sindacati questa verità e questa concezione. La classe lavoratrice è la
potenza, la speranza, la certezza
dell'avvenire d'Italia. Io rispetto i
calli delle mani. Sono un titolo di
nobiltà. Io spesso li ho avuti, perché
nobile è veramente colui che lavora,
nobile è veramente colui che produce colui che porta il suo sasso,
sia pure modesto, all'edificio della
Patria. È la Patria che noi sogniamo,
è la Patria dove tutti lavorano e dove
parassiti non esistono più". Due brevissime considerazioni: "Io rispetto
i calli delle mani". La storia di Benito
Mussolini, quella personale e politica, è straordinaria prima di tutto
perché l'uomo più noto e rispettato
al mondo in quel tempo era il semplice figlio di un fabbro, che aveva
costruito se stesso dopo essere nato
povero. E povero di beni materiali,
Benito Mussolini lo sarà sempre, per
tutta la sua vita. Altra riflessione rapida: "nobile è veramente colui che
lavora", "la classe lavoratrice è la potenza, la speranza, la certezza dell'avvenire d'Italia". È il socialismo di
Mussolini. Tant'è che prosegue: "Il
lavoro abbia il primo posto, i lavoratori
siano all'avanguardia, abbiano rivendicati tutti i loro diritti quando
essi abbiano compiuto i loro doveri.
Noi ci sentiamo fratelli in spirito con
coloro che lavorano, ma non facciamo
distinzioni assurde, ma non mettiamo
al primo piano il callo, specie se è
al cervello. Noi non mettiamo sugli
altari la nuova divinità del lavoratore
manuale. Per noi tutti lavorano, anche
l'astronomo che sta nella sua specola
a consultare la traiettoria delle stelle,
anche il giurista, l'archeologo, lo studioso di religioni, anche l'artista lavora, quando accresce il patrimonio
dei beni spirituali che sono a disposizione del genere umano; lavorano anche il minatore, il marinaio,
il contadino. Noi vogliamo appunto
che tutti i lavori si compendino e si
integrino a vicenda, vogliamo che
tra spirito e materia, tra cervello e
braccio si realizzi la comunione".
Questi ultimi stralci provengono dal
discorso pronunciato a Bologna il 3
aprile 1921.
Ai lavoratori: “il diritto è la risultante del dovere compiuto”
“L’Italia che noi vogliamo fare e che noi costruiamo giorno per giorno, che noi faremo, sarà una creatura magnifica di forza e di saggezza”
Ricordatevi che in me avete un amico. Un amico severo però, non un
amico lusingatore, non un amico
che voglia farvi più grandi di quello che
non siete. Sono un amico che conosce
i vostri diritti, ma vi dice anche che i
vostri diritti devono avere la corresponsione nel dovere compiuto. Giuseppe
Mazzini non distingueva diritti da doveri,
li considerava come termini di un binomio
assoluto; il diritto è la risultante del
dovere compiuto. Concepite il vostro
dovere e voi avrete diritto di rivendicare
la tutela dei vostri interessi nella Nazione
fascista, oggi e domani". Si tratta din
un passo del discorso pronunciato agli
operai di Dalmine il 27 ottobre 1924.
Galdenzi continua a citare passi di Mussolini, prepara così il lettore a comprendere come la Carta della Scuola tema principale del volumetto - e quella
del Lavoro siano strettamente connesse.
"Mi vanto di essere un figlio di lavoratori
- afferma il Duce nel discorso ai rappresentanti delle organizzazioni del Porto
di Genova - L'Italia che noi vogliamo
fare e che noi costruiamo giorno per
giorno, che noi faremo, perché questa
“
è la nostra fede e la nostra volontà incrollabile, sarà un creatura magnifica di
forza e di saggezza. E potete essere
certi che in questa Italia di lavoro, tutto
il lavoro, quello dello spirito e quello
del braccio, terrà, come deve tenere, il
primo posto".
Paragrafo successivo: "Il credo del Fascista". Il brano qui ripreso proviene
dal discorso del 19 marzo 1934. "Il
credo del fascista è l'eroismo, quello
del borghese è l'egoismo. Contro questo
pericolo non v'è che un rimedio: il principio della rivoluzione continua. Tale
principio va affidato ai giovani di anni e
di cuore. Essa allontana i poltroni dell'intelletto, tiene sempre desto l'interesse
del popolo; non immobilizza la storia,
mane sviluppa le forze. La rivoluzione
del nostro pensiero è una creazione che
alterna la grigia fatica della costruzione
quotidiana ai momenti folgoranti del
sacrificio e della gloria. Sottoposto a
questo travaglio che segue la guerra, è
già possibile vedere, e sempre più si
vedrà. Il cambiamento fisico e morale
del popolo italiano, quella che verrà
dagli storici futuri chiamata Epoca delle
Camicie Nere. La quale vedrà i fascisti
integrali, cioè nati, cresciuti e vissuti
interamente nel nostro clima: dotati di
quelle virtù che conferiscono ai popoli
il privilegio del primato nel mondo".
Nella prossima puntata completeremo
il quadro introduttivo proposto da Galdenzi, quindi passeremo ad analizzare
la Carta della Scuola nella sua composizione completa.
[email protected]
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Venerdì 24 aprile 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
L’ASSEMBLEA CAPITOLINA HA RESPINTO LE MOZIONI PRESENTATE DA FRATELLI D'ITALIA E FI PER L’INTITOLAZIONE DI UNA STRADA AL LEADER DELLA DESTRA
La sinistra romana soffre ancora Almirante
La de’ Medici al Giornale d’Italia: “Evidentemente il sindaco Marino non conosce il significato della parola dialogo”
di Giuseppe Sarra
i risiamo: Berlinguer sì,
Almirante no. Roma non
intitolerà nessuna via al
leader missino. L’Assemblea capitolina ha infatti
bocciato le due mozioni che chiedevano l’intitolazione di una piazza
o una strada allo storico segretario
del Movimento sociale italiano.
La maggioranza ha votato contro i
provvedimenti, presentanti daFabrizio Ghera (Fdi) e Dario Rossin
(Fi), respinti rispettivamente con
19 voti contrari, 7 favorevoli e 2
astenuti e 19 contrari, 3 favorevoli
e 3 astenuti.
Eppure qualche esponente del
centrosinistra romano aveva dato
una buona prova di maturità, mettendosi alle spalle le divisioni tra
sinistra e destra. Tanto che i consiglieri del Partito democratico,
Orlando Corsettie Ilaria Piccolo,
hanno votato a favore delle due
mozioni. Si sono astenuti, invece,
Massimo Caprari di Centro democratico e Mino Dinoi, capogruppo di Movimento cantiere Italia.
Sì anche da parte di Enrico Stefano,
esponente del Movimento Cinque
Stelle.
“Non c’è da meravigliarsi che una
giunta di sinistra ha bocciato una
proposta di intitolazione di una
strada ad Almirante, quando
un’amministrazione di centrodestra
non è stata capace, o non ha avuto
la volontà, di farlo per cinque anni.
Quindi, non possiamo aspettarci
che gli altri facciano quello che
non abbiamo fatto noi”, è il commento a caldo di Giuliana De’ Medici, figlia del segretario del Msi
e di donna Assunta, al “Giornale
d’Italia”.
“Ancora oggi, nel 2015, c’è gente
che non sa riconoscere - ha proseguito la De' Medici - il valore civile e morale di un grande politico
come Giorgio Almirante”. “Evidentemente il sindaco Ignazio Marino non conosce il significato
della parola dialogo e soprattutto
C
non è un sindaco democratico,
perché altrimenti riconoscerebbe
il valore di uomo come Almirante”,
ha sottolineato De’ Medici, tornando indietro con la memoria:“Vorrei
ricordare che la prima manifesta-
zione del centenario dalla nascita
svoltasi a Roma presso la Camera
dei Deputati, la fondazione Giorgio
Almirante ha ricevuto un messaggio da parte dell’allora presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale riconosceva i meriti
e il grande contributi che Almirante
ha dato all’Italia”.
Quindi, ha aggiunto la figlia del
leader della destra italiana, “vedere che Roma, città dove ha svolto
la maggior parte della sua attività
politica, non gli riconosce questo
tributo è triste”. “Basta questo per
far capire - ha concluso - quanto
siano ottusi i nostri amministratori
locali, visto che in giro per la penisola ci sono centinaia di strada
e piazza intitolate ad Almirante”.
Uno dei proponenti, il consigliere
azzurro Dario Rossin, da parte sua
ha detto: “E’ scandaloso quanto
successo oggi in Aula, dove la
maggioranza di centrosinistra, che
non ha i numeri né la forza per tenere aperta la seduta, ha però ritrovato compattezza per fendere
la scure bolscevica e bocciare la
mia mozione per intitolare una
strada o una piazza a Giorgio Almirante. Ritenevo che i tempi fossero maturi - ha aggiunto il consigliere comunale azzurro - per una
riflessione politica scevra da preconcetti e ideologie politiche perché la statura e la caratura politica
di Almirante meritano un atto ufficiale da parte di questa città, in
cui rimane una mancanza che rende Roma orfana di un riconoscimento al più grande leader della
destra italiana e precursore della
destra europea”.
Sul caso è intervenuto pure Francesco Storace, che ha colto l’occasione anche per commentare il
ritiro del finanziamento da parte
di Nicola Zingaretti per il sacrario
di Rodolfo Graziani ad Affile, in
provincia di Roma.
“Zingaretti come la Boldrini contro
il comune di Affile, stavolta. Marino
contro una strada per Almirante a
Roma. 25 aprile, sole fortissimo”,
ha scritto in un tweet il vicepresidente del Consiglio regionale e
leader de La Destra.
IL GOVERNATORE DEL LAZIO ANNUNCIA LA REVOCA DEL FINANZIAMENTO AL COMUNE DI AFFILE, PERALTRO STANZIATO DALLA GIUNTA MARRAZZO
Mausoleo a Graziani, Zingaretti
fa campagna alla vigilia del 25 aprile
Il 6 maggio la Regione risponderà all’interrogazione presentata
da Fdi, sottoscritta ieri anche da Francesco Storace:
“Le difficoltà non vengono meno solo perché deve fare propaganda”
l paradosso dei paradossi.
La sinistra prima finanzia
il monumento a Rodolfo
Graziani ad Affile, in provincia
di Roma, e poi incredibilmente, a pochi giorni dal 25 aprile,
toglie il finanziamento. Siamo
su Scherzi a parte? No, alla
Regione Lazio. Effettivamente
la prima giunta a finanziare il
sacrario all’ex gerarca fascista
è stata quella capitanata da
Piero Marrazzo, poi scioltasi
come neve al sole nel caso di
I
via Gradoli. Sì, cari lettori:
proprio quella dell’ex conduttore di “Mi manda Raitre”.
A due giorni dal tanto atteso
25 aprile, stizzito e in difficoltà
per le note vicende giudiziarie
legate allo scandalo Mafia capitale, il presidente Nicola Zingaretti ha annunciato la revoca
del finanziamento a margine
di un evento al liceo Mamiani
a Roma.
La colpa? Della giunta del piccolo paesino, ovviamente. Se-
condo la versione di Zingaretti
“il Comune aveva chiesto finanziamenti generici per un
monumento ai caduti e invece
votò una delibera per intitolare
il parco a Graziani, commettendo una scorrettezza anche
da un punto di vista istituzionale”.
Un annuncio che ha impegnato gran parte delle agenzie
di stampa a battere decine di
comunicati giunti dalle file del
centrosinistra romano, regio-
nale e nazionale, nei quali si
esalta la coraggiosa decisione
del presidente della Regione
Lazio, con gli immancabili richiami alla resistenza.
Una vicenda che ha generato
in passato già molte polemiche e, presumibilmente, continuerà a crearne.
Intanto il 6 maggio ci sarà la
risposta della giunta regionale
all’interrogazione presentata
dal capogruppo di Fratelli
d’Italia, Giancarlo Righini, che
ha chiesto chiarimenti sul caso.
Un’iniziativa sottoscritta ieri
anche da Francesco Storace
“sull’incredibile decisione della giunta su Affile”, ha spiegato
il vicepresidente del Consiglio
regionale e segretario nazio-
nale de La Destra, che non
ha dubbi: “Stiamo oltrepassando il limite dell’abuso d’ufficio. Le difficoltà di Zingaretti
non vengono meno solo perché deve fare propaganda
G.S.
per il 25 aprile”.
10
8
Venerdì 24 aprile 2015
ECONOMIA
GLI AFFARI IN RETE
CRESCE SEMPRE E SOLO LO STATO TEUTONICO
Google e Facebook
si contendono l’impero virtuale
Germania, la fiducia
ai massimi storici
Mentre il browser più famoso punta sulla telefonia,
per Zuckerberg le entrate tradiscono le aspettative
rmai è ufficiale, Google ha annunciato Project Fi, ossia la sua
rete mobile che al momento funzionerà solamente negli Stati Uniti.
Gli utenti, al costo di 20 dollari al mese
potranno sottoscrivere un abbonamento
e spostarsi tra le reti dei due operatori
con cui Big G ha stretto un accordo, ossia
T-Mobile e Sprint, e la rete Wi-Fi, in modo
da avere sempre il miglior segnale.
Inoltre, i dati non usati non saranno cancellati, ma l'utente riceverà indietro i soldi
dei dati che non ha sfruttato durante il
mese. È prevista la versione “low cost”
dell’abbonamento da 10 dollari al mese
per GB, che prevede esclusivamente il
traffico Internet senza chiamate né messaggi (20 dollari per 2 GB, 30 dollari per
3 GB, etc.). Scopo della nuova telefonia è
quello di garantire ai consumatori bollette
meno salate. Che pagheranno solo “quanto
consumato”.
Per accedere al servizio, disponibile per
i possessori di Nexus 6, lo smartphone di
Google prodotto da Motorola, servirà un
invito. Basterà andare sul sito di Google e
fare richiesta.
La Borsa di New York apprende positivamente la nuova iniziativa e spinge i titoli
Google che salgono dell'1,3%, anche sull’aspettativa dei risultati trimestrali.
Intanto Facebook fa il pieno di ricavi nel
primo trimestre dell'anno. Ma il balzo del
42% non è soddisfacente: il fatturato si
O
ferma a 3,54 miliardi di dollari, sotto le attese degli analisti. L'utile netto cala 512
milioni di dollari a fronte dei 642 milioni
dello stesso periodo dell'anno scorso. Anche se l'utile netto per azione è di 42
cent, oltre le attese del mercato.
A gravare sull'utile sono le spese elevate
e le iniziative di lungo termine: i costi e le
spese sono infatti saliti dell'83% a 2,61
miliardi di dollari. Quale risultato per grande sforzo fatto da Mark Zuckerberg quali
assunzioni e programmi di incentivazione
del personale, conseguenti agli acquisti
di Instagram e di WhatsApp per aumentare
il fatturato.
I ricavi da pubblicità sono stati 3,32 miliardi
di dollari, il 46% in più sul primo trimestre
2014 e gli introtiti da pubblicità su dispostivi
mobili hanno rappresentato il 73% del
totale.
Facebook controlla l'8% del mercato globale della pubblicità online alla fine del
2014 contro il meno del 6% dell'anno
precedente, secondo alcuni studi. Mentre
Google ha una quota del 31%. Gli utenti
attivi mensili nei primi tre mesi sono
arrivati a 1,44 miliardi, il 13% in più rispetto
allo stesso periodo dell'anno scorso. Gli
utenti attivi giornalieri sono saliti del 17%
Chantal Capasso
a 936 milioni.
Mentre gli altri Paesi sono in difficoltà,
i tedeschi hanno risparmiato
94 miliardi di euro di costi sui tassi
a Germania va a
gonfie vele. La fiducia dei consumatori tedeschi sale ai
massimi dall’ottobre del
2001. Si tratta del settimo aumento dell’indice Gfk, che ha raggiunto 10,1 punti a
maggio rispetto ai 10
di aprile, rispecchiando
l’ottimismo per le prospettive di crescita dei
redditi, giunti ai massimi dai tempi della Riunificazione.
Ovviamente, per i tedeschi l’osservato speciale
è sempre la Grecia, per
un’eventuale sua uscita
dall’euro. Infatti il sondaggio mostra una crescente prudenza per
gli incerti sviluppi di Atene e del
governo di Tsipras.
“Evidentemente i consumatori
stanno iniziando ad essere influenzati dall’altalena di informazioni futuro della Grecia in
Europa”, ha osservato l’analista
di GfK, Rolf Buerkl, sottolineando che “le aspettative sul
reddito continuano ad aumentare, mentre le aspettative economiche e le intenzioni di acquisto sono in leggero calo”.
Ma non è finita qui. Mentre
L
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
l’Europa è in crisi, la Germania
continua a guadagnare e, soprattutto, a risparmiare. La conferma è arrivata da un’interrogazione dei Verdi, che ha fatto
uscire allo scoperto il ministero
delle Finanze tedesche, confermando il pensiero di gran parte
degli europei.
Basti pensare che lo Stato tedesco ha messo da parte ben
94 miliardi di euro di costi sui
tassi tra il 2008 e il 2014, quando
molti degli Stati membri dell’Ue
erano, e continuano ad essere,
in profonda recessione.
11
Venerdì 24 aprile 2015
DALL’ITALIA
DOPO I GRANDI IMPEGNI A “FARE DI PIÙ”, LA RESPONSABILITÀ VIENE DI NUOVO SCARICATA SULL’ITALIA
Mare Nostrum, problemi nostri
La Gran Bretagna manda navi, “ma i rifugiati li tenete voi”. La Germania non vuole neanche affondare
i barconi, ma al Brennero i respingimenti continuano. Per Renzi e lady Pesc Mogherini è disfatta totale
di Robert Vignola
l vertice di Bruxelles conferma: l’Europa unita è la
solita torre di babele. In cui
ognuno parla la sua lingua
e nessuno si capisce. Così,
l’emergenza umanitaria e il fiume
di ipocrite dichiarazioni d’intenti
si è presto disperso nel mare magnum (e per niente nostrum…)
dei se e dei ma. Come quelli scanditi in inglese dalla Gran Bretagna.
I mezzi navali ed aerei per le operazioni di soccorso e pattugliamento saranno serviti dalla Marina
di sua Maestà, ma i ripescati finiranno comunque sul suolo italico.
Parola di David Cameron: “il contributo britannico è subordinato
alle giuste condizioni, ovvero che
le persone salvate siano portate
nei Paesi sicuri più vicini, come
I
l’Italia e che non chiedano asilo
nel Regno Unito”. E c’è persino
chi ha sussurrato il suo nein all’affondamento dei barconi. Lo ha fatto, da Berlino, il portavoce del ministero degli Esteri tedesco: le
condizioni politiche della Libia
complicano a tal punto qualunque
operazione militare europea che
è impensabile, d’altronde in molti
casi i trafficanti di esseri umani
usano pescherecci per le traversate
e quindi “distruggeremmo anche
i mezzi di sostentamento” dei pescatori.
Ma si tratta comunque di dettagli
rispetto al nocciolo della questione:
il trattato di Dublino III. Che impone
che sia il Paese in cui approda a
farsi carico del “richiedente asilo”
(e solo 2 su 10 di quelle richieste
saranno accolte, rendendo gli altri
clandestini). Nei fatti, il barometro
dice che sul Mediterraneo è pronta
ad abbattersi un’ondata di navi
pronte a raccogliere i “migranti”
a portarle in Italia, dove le strutture
della cosiddetta “accoglienza”
sono al collasso e dove ormai ridono solo le coop. Mentre a Milano
la stazione centrale è stata ormai
ribattezzata Grand Hotel Siria per
il numero di siriani che vi dormono,
al Brennero la polizia austriaca
continua a respingere gli immigrati
e a restituirli alla Polfer italiana e
persino da Gorizia entrano centinaia di “aspiranti rifugiati”, senza
che la nostra polizia li rispedisca
in Slovenia. E non solo Matteo Renzi, ma pure Federica Mogherini
sono a Bruxelles. E agli italiani, i
cui interessi nazionali sono così
mal difesi, non resterà neanche la
soddisfazione di vederli tornare
col barcone.
L’INDAGINE DELLA PROCURA DI CATANIA
CONTINUANO GLI SBARCHI E GLI ARRESTI
Naufragio, le testimonianze:
“Presi a bastonate prima di partire”
Cristiani gettati in acqua:
arrestato ad Arezzo lo scafista
è chi è deceduto di
stenti prima della partenza e chi, addirittura,
è stato picchiato a morte perché ha “osato” alzarsi in piedi
sul gommone.
Sono gli agghiaccianti particolari emersi dall’inchiesta che
la procura di Catania sta conducendo sul naufragio del peschereccio affondato domenica
scorsa al largo delle coste libiche.
Atti di “inumana violenza”
come sottolineato dalla stessa
procura che sta raccogliendo
le testimonianze dei superstiti.
Gli stranieri sono stati “picchiati
selvaggiamente con dei bastoni” perché “non obbedivano
agli ordini” dei trafficanti. “Le
bastonature - è stato riferito avrebbero provocato alcuni
decessi, altri sarebbero morti
ontinuano gli sbarchi e
gli arresti degli scafisti.
Sono arrivati nel porto
di Catania i 218 immigranti
provenienti da Libia e sub-Sahara soccorsi da due unità
dalla Guardia di Finanza mercoledì 40 miglia a nord della
Libia. Erano a bordo di due
gommoni quando sono stati
intercettati. Sono apparsi in discrete condizioni di salute e
dopo le prime cure i profughi,
gran parte uomini eccetto sei
donne e qualche minore (trattenuto dalla Finanza per gli interrogatori), sono stati accompagnati al Cara di Mineo.
Salvati ieri dalla Guardia costiera, a circa 35 miglia dalle
coste, altri 84 stranieri che si
trovavano su un gommone,
che è poi affondato.
Intanto la Procura di Siracusa
C’
di stenti”. È il caso del ragazzo
ucciso perché si è alzato senza
permesso sul gommone: il suo
cadavere sarebbe stato poi
buttato in acqua. “Alcuni testi spiega ancora la nota dei magistrati - riferiscono di presidi
alla fattoria da parte di persone
in divisa e con armi. Un teste
riferisce di aver visto consegnare del denaro prima della
partenza a personale libico,
indicato come poliziotti”. “Dal
complesso delle dichiarazioni
può affermarsi ragionevolmente che sul peschereccio vi fossero oltre 750 persone”.
Per imbarcarsi hanno pagato
fino a 7mila euro. “Gli immigrati in attesa dell’imbarco,
complessivamente tra i mille
e i milleduecento, furono inizialmente concentrati in una
fattoria nei pressi di Tripoli -
spiegano gli inquirenti - In seguito sono stati portati con
furgoni fino alla costa e qui
trasbordati a mezzo di un
gommone di grosse dimensioni sul peschereccio. I profughi, provenienti da diversi
Paesi, hanno pagato somme
molto diverse per il viaggio.
In alcuni casi molto basse (tra
i mille ed i 1500 dinari libici)
ma hanno raggiunto anche i
7.000 dollari. Non sono chiare
le ragioni di differenze così
rilevanti”.
Confermata dinamica naufragio, causato da “errate manovre
del comandante del peschereccio (Alì Malek Mohammed,
fermato insieme al siriano Bikhit
Mahmud, ndr) e dal sovraffollamento dell'imbarcazione, caricata fino all’inverosimile”.
B.F.
C
ha disposto il fermo nei confronti di sei egiziani, di età
compresa tra i 21 e i 33 anni,
indiziati di essere gli scafisti
responsabili dello sbarco di
447 immigranti ad Augusta, intercettati mercoledì al largo
delle coste greche.
È stato invece arrestato in Toscana il presunto scafista che
una settimana fa, nel Canale
di Sicilia, era alla guida del
gommone su cui si sarebbe
verificata la lite tra stranieri per
motivi religiosi conclusa tragicamente con i mussulmani che
hanno gettato in mare i compagni di viaggio cristiani.
Si tratta di Shea Cheikho, 26
anni, senegalese, che stava
cercando di confondersi con
gli immigrati ospiti della struttura di accoglienza presente
a Foiano della Chiana (in pro-
vincia di Arezzo).
È stato individuato grazie alle
indagini della Squadra Mobile
di Palermo, che avevano già
portato all'arresto di 15 profughi
per omicidio plurimo aggravato dall'odio religioso.
Lo scafista aveva invece eluso
i controlli confondendosi con
gli altri stranieri presenti sul
gommone al momento dell’arrivo sulla costa italiana. Ad
arrestarlo ieri pomeriggio sono
stati gli agenti della Questura
di Arezzo: dovrà rispondere
di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravato
dal fatto che le persone trasportate erano state esposte a
pericolo per la loro vita e l'incolumità, viaggiando in condizioni di sovraffollamento ed
in assenza di dotazioni di siB.F.
curezza individuali.
GIANNI MORANDI E LE POLEMICHE SUL SUO INTERVENTO DOPO LA TRAGEDIA NEL CANALE DI SICILIA
Fatti mandare dalla mamma
a prendere… l’immigrato
Salvini (Lega): “Dia il buon esempio: accolga,
ospiti, mantenga e paghi di tasca sua”
orse Gianni Morandi non immaginava
che il post con cui, subito dopo l’ennesima
tragedia del mare avvenuta il 21 aprile
scorso nel Canale di Sicilia, ha ricordato gli
italiani partiti nel secolo scorso per cercare
una vita migliore paragonandoli ai migranti di
oggi, avrebbe suscitato un’ondata di commenti
e polemiche che, a distanza di qualche giorno,
non si è ancora placata.
“A proposito di migranti ed emigranti – aveva
scritto Morandi su facebook – non dobbiamo
F
mai dimenticare che migliaia di italiani, nel
secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria con
la speranza di trovare un lavoro e un futuro migliore per i loro figli, visto che nel loro Paese
non riuscivano ad ottenerlo”. Una considerazione
apparentemente inoffensiva, che oltre a decine
di migliaia di like e commenti positivi, ha
suscitato però anche una serie di messaggi
non esattamente concordi con quanto affermato.
Al di là degli eccessi e degli insulti gratuiti e
comunque sbagliati che un tema difficile come
quello dell’immigrazione porta con sé, sono in
molti quelli che hanno contestato le parole di
Morandi con ragionamenti motivati e degni di
considerazione. Tra quelli più gettonati ci sono
i post di coloro che ritengono che se oggi il
nostro Paese è tra i più coinvolti nell’emergenza
immigrazione è anche perché ai disperati che
tentano con ogni mezzo di arrivare in Italia
vengono offerti sussidi e benefici di vario tipo.
Di cui tra l’altro i nostri emigranti non godevano
affatto. Senza contare, scrive un altro utente del
social network, che i migranti italiani “pagavano
con il sudore della fronte ogni diritto acquisito,
rispettando le leggi e i dovei del Paese che
permetteva loro di lavorare”. Ed anche Matteo
Salvini ha detto la sua, rincarando la dose: “se
è così attento alle esigenze degli immigrati –
ha twittato il leader della Lega – dia il buon
esempio: accolga, ospiti, mantenga e paghi di
tasca sua”.
Parole forti? Forse si. Soprattutto se si tiene
conto che tanti immigrati sono veramente disperati al punto da rischiare il tutto per tutto. Il
punto però è un altro e non c’entra niente con
l’egoismo, la paura del diverso e il razzismo di
cui parla Morandi a proposito di molti dei
commenti al suo post: il dissenso degli italiani
nei confronti del buonismo pro-immigrati di
cui il cantante si è reso portabandiera è infatti
dettato dalla pessima gestione che la classe
politica nostrana del problema immigrazione.
Che, unita alla crisi economica in corso, fa
esplodere un’insofferenza che invece di essere
giudicata andrebbe capita. E calmata con adeCristina Di Giorgi
guate soluzioni.
12
Venerdì 24 aprile 2015
DALL’ITALIA
SACILE (PORDENONE) – IL PIANO CONTRO L’AUMENTO DELLA CRIMINALITÀ
Militari affiancati dagli“angeli della sicurezza”
L’assessore Placido Fundarò: “Si tratta di volontari civici, un gruppo consolidato ormai da anni”
n progetto concreto contro la criminalità. È quello che sta potando avanti
l’assessore al lavoro e
sicurezza di Sacile (Pordenone) Placido Fundarò, de La
Destra.
Un piano, in collaborazione con i
carabinieri che prevede turni straordinari serali della polizia municipale, per il quale sono già
stati stanziati 34mila euro nel bilancio 2015.
E i risultati non mancano, grazie
al pronto intervento delle forze
dell’ordine, alcuni giorni fa si è
evitato il peggio. “Un elogio alla
polizia municipale anche efficace
nel gestire e sedare la rissa che
ha coinvolto tre immigrati – ricorda l’assessore in un’intervista
al giornale locale ‘Il Messaggero
Veneto’ – La città sicura è il nostro
modello: quello che funziona”.
Importante il ruolo svolto, accanto
ai militari, dai volontari, personale
formato grazie a dei corsi specifici
che verranno attivati anche nei
mesi prossimi. “Il controllo sul
territorio è coordinato dal comandante della polizia comunale
Stefano Antonel, anche per il gruppo dei volontari civici: una trentina
è iscritta al corso di specializzazione che si terrà in estate a Sacile
– ha sottolineato Fundarò – Saranno equipaggiati per monitorare
anche le frazioni e la periferia
urbana. Sarà avviato un corso per
U
L’assessore al lavoro e sicurezza di Sacile (Pordenone) Placido Fundarò
preparare il volontario a fronteggiare gli imprevisti. Si tratta di un
gruppo consolidato da oltre una
decina di anni: 150 che già operano sul territorio, svolgono il loro
ruolo con grande impegno e generosità”.
E intanto i volontari civici sono
già tornati in ‘servizio’ nel mercato
cittadino, dove si continuano a registrare episodi spiacevoli, in particolare a causa dei questuanti.
“Forze nuove per il servizio di
supporto alla vigilanza nel mercato settimanale, dove nelle ultime
settimane sono stati segnalati epi-
sodi spiacevoli, come l’accattonaggio insistente nei confronti
dei passanti – prosegue ancora
l’assessore – Poi, nelle attività di
controllo sul territorio. I volontari
hanno in dotazione i Birò, le mini
auto elettriche che sono utili nelle
frazioni anche per il servizio di
supporto ai Pedibus, nel controllo
del traffico”.
L’impegno dei volontari è esteso
anche alle manifestazioni, “per la
sicurezza sociale”, puntualizza
Fundarò.
Risorse destinate inoltre anche
alla videosorveglianza.“L’efficienza
dell’impianto a tutela dei punti
sensibili della città è garantita
nella manutenzione delle telecamere con le risorse regionali. Si
tratta di 70 mila euro per potenziare
e aggiornare gli occhi elettronici
– spiega – Probabilmente questo
non basterà a eliminare la microcriminalità che necessiterebbe di
profonde modifiche legislative, dal
punto di vista della certezza della
pena, ma perlomeno da parte nostra avremo fatto il massimo per
mettere in sicurezza i posti sensibili
di pubblico interesse”.
Nel piano vengono in aggiunta
presi in considerazione i crimini
nelle abitazioni: previsto infatti
per i sistemi di allarme un collegamento tra le case e la caserma
locale. “In arrivo la disponibilità
di una comunicazione diretta tra
il proprio impianto di videosorveglianza e la caserma dei carabinieri che sarà dotata di una
linea Adsl: su questa verranno
convogliati gli alert, cioè sistemi
di allarme dei cittadini: Ciò permetterà l’immediato intervento
dei militari”.
Barbara Fruch
NAPOLI
CROTONE
Uccisi per la compravendita
di un appartamento
Prende la pensione
dei parenti: denunciato
“Stalking condominiale”:
arriva la prima sentenza
Svolta nell’omicidio della coppia trovata
morta in una scarpata: fermato un conoscente
Ha intascato per anni le somme destinate
alla mamma e alla zia che erano decedute
Ossessionavano i vicini, per questo
sono stati condannati un’anziana e il figlio
orse arriva la svolta per l’
omicidio di Luigi Simeone
e di Immacolata Assisi, la
coppia di coniugi trovata uccisa
in una scarpata alla periferia
della cittadina a nord di Napoli.
Una persona è stata fermata
nella notte dalla polizia a Giugliano (Napoli) è Antonio Riano
, incensurato, un conoscente
delle due vittime. I corpi erano
stati trovati nella mattinata di
domenica sulla scarpata di una
vecchia cava di tufo. Il movente
del duplice delitto sarebbe da
ricercare in questioni finanziarie
legate alla compravendita di un
appartamento.
Le vittime Luigi Simeone, 50
anni tassista residente a Melito
(Napoli), e della moglie Immacolata Assisi, sua coetanea,
sono stati ritrovati i loro corpi
senza vita a bordo di un taxi.
Nella vettura erano state ritrovate delle grandi macchie di
sangue.
E il giovane fermato potrebbe
avere dei complici: dai filmati
emerge che il taxi sul quale
viaggiavano le due vittime era
preceduto lungo la strada da
un'altra macchina. Sgomento
tra i tassisti di Napoli per la
morte del loro collega descritto
on l'accusa
di truffa aggravata la
Guardia di Finanza
di Crotone ha denunciato un uomo
residente nella cittadina calabrese,
che in oltre 13
anni ha indebitamente incassato
oltre 132 mila euro. Ogni mese,
non mancava all’appuntamento
: intascava la pensione della
mamma e della zia ormai decedute da tempo.
Dalle indagini della Gdf è emerso
che l'uomo abbia omesso di
segnalare la dipartita della propria zia, con pensione Inps avvenuto nel 2002 e quella della
madre, titolare di pensione Inpdap, nel 2004. Grazie a queste
omissioni, ogni mese le pensioni
venivano regolarmente accreditate su un conto corrente
bancario cointestato alle due
defunte e per il quale l'indagato
era in possesso di delega ad
operare.
Il furbetto si è tradito con il
suo stesso bancomat. La banca
presso cui venivano accreditate
le pensioni ha effettuato degli
accertamenti, i quali hanno evi-
na nuova figura di reato e
relativa condanna è stata
pronunciata dal Tribunale
di Genova per “stalking condominiale”. I giudici hanno accolto
le lagnanze di una giovane coppia
di Ronco Scrivia, sull’Appennino
ligure. I due per anni hanno
subito torture psicologiche e continue minacce da parte dei vicini
di casa, una donna di 74 anni e
il figlio 40enne.
Quest’ultimi sono state condannate
a quattro mesi più il risarcimento
danni dai giudici di Genova per
una sentenza storica. “È una sentenza apripista - ha detto l'avvocato
- è stato riconosciuto il perdurante
e grave stato d’ansia e terrore
causato ai miei assistiti. Determinante il fatto che siano stati costretti
ad alterare le proprie abitudini di
vita e addirittura a trasferirsi per
colpa dei vicini di casa”.
Gli atti persecutori nei confronti
degli attori al processo sono
partiti da un classica bega condominiale, in merito alla proprietà
un piccolo giardinetto davanti al
palazzo. Da quel momento poi
sarebbe partita una guerra psicologica durata ben quattro anni.
I due condannati avrebbero iniziato a ossessionare i vicini con
angherie vere e proprie. Rumori
F
come un uomo tranquillo.
Gli agenti del commissariato
di Giugliano, coordinati dal primo dirigente Pasquale Trocino
dopo una notte di interrogatorio
sono giunti alla conclusione
che su Antonio Riano ci sarebbero forti indizi. All'origine dell'individuazione del trentenne
un messaggino per combinare
un incontro in pizzeria: lo avrebbe inviato l’acquirente dell’appartamento della famiglia Simeone.
Quello stesso sms è stato mostrato dalla donna uccisa alla
sua amica e vicina di casa che
in seguito ha mostrato agli inquirenti . Movente del delitto
questioni finanziarie legate alla
compravendita dell'appartamento vittime. Determinante per
le indagini la macchia di sangue
rinvenuta nella macchina dove
sono stati trovati i corpi e l’impronta in essa lasciata, probabilmente riferibile ad Antonio
Riano , secondo quanto evidenziato dal procuratore della
Repubblica del Tribunale di Napoli Nord, Francesco Greco. Il
trentenne, residente nel quartiere di Pianura di Napoli è stato
accusato di duplice omicidio.
Chantal Capasso
C
GENOVA
U
denziato come l'importo della
pensione, a distanza di pochi
giorni dal pagamento delle competenze, venisse sistematicamente prelevato mediante operazioni allo sportello oppure
tramite bancomat. Dopo ulteriori
approfondimenti, i finanzieri
hanno accertato che i prelievi
bancomat avvenivano utilizzando una carta di prelievo intestata
e ritirata presso l'istituto bancario nel mese di aprile 2012
dalla titolare della pensione,
che in realtà era morta 7 anni e
mezzo prima. Da quel momento
, i militari hanno segnalato alla
Procura della Repubblica di
Crotone non solo l'artefice della
truffa aggravata, ma anche un
impiegato della banca, nei confronti del quale si ritiene fondata
la responsabilità a titolo di conCh.C.
corso nel reato.
umore nel cuore della notte anche
con musica ad alto volume. E
ancora insulti e persecuzioni di
vario genere, bastonate sul pavimento, immondizia gettata davanti alla porta, bastonate sul
pavimento e altro ancora. Instaurando un vero clima di terrore,
fino a raggiungere il culmine con
la nascita del figlio della coppia :
“Ve lo ammazziamo”, avrebbero
minacciato madre e figlio.
Le vittime hanno supportato la
loro denuncia confermando lo
stato di paura e di angoscia, esibendo certificati medici che accertavano lo stress per le minacce
da tempo subite.
La coppia vittima di stalking condominiale viveva al secondo piano
della palazzina, madre e figlio a
quello superiore, e per sfuggire
ai vicini marito e moglie si erano
addirittura rifugiati nel seminterrato. Costretti anche rincasare
in orari diversi e a chiedere agli
amici di accompagnarli.
Importante la testimonianza al
processo un’altra vicina di casa,
che vive sola al primo piano della
palazzina e che ha confermato la
condizione di disagio psicologico,
gli atti persecutori, le vessazioni
e le minacce a opera della donna
B.F.
e del figlio.