hillary rodham clinton Le frasi a effetto che

Transcript

hillary rodham clinton Le frasi a effetto che
hillary rodham clinton
Le frasi a effetto che troviamo in certi libri o in certi
film, almeno quelle destinate a rimanere nell’immaginario collettivo, magari per finir poi citate dentro un
Bacio Perugina, molto spesso si dimostrano nient’altro
che belle parole una appresso all’altra, specchietti per le
allodole prive di reali messaggi e contenuti (solo cioccolato senza la nocciola). Prendiamo questa, frutto della
penna di Josephine Hart ma diventata famosissima per
bocca di Jeremy Irons, protagonista del film Il danno,
“Chi ha subito un danno è pericoloso, perché sa che
può sopravvivere”. Bella, non c’è dubbio. Anche dotata
di una sua profondità, in apparenza. Ma se uno ha veramente subito un danno, a meno che non voglia star
lì a cantarsela e suonarsela in balia di un certo romanticismo un po’ retrò, sa perfettamente che solo di belle
parole si tratta, niente di più. Così deve averla pensata
Hillary Clinton a partire da quel 1998, quando il mondo intero venne a sapere che suo marito, l’uomo più
potente del mondo, all’epoca, il Presidente degli Stati
Uniti d’America Bill Clinton, si era ripetutamente intrattenuto, con la propria stagista, l’ormai celeberrima
Monica Lewinsky, nella famosa Sala Ovale, quella dove
vengono prese le decisioni importanti per il pianeta,
dove, sempre stando all’immaginario collettivo, si trova
il pulsante rosso con il quale dare il via al terzo conflitto
mondiale, quello definitivo. Di colpo lei, fino a quel
13
momento indicata come la vera mente della coppia, non
a caso indicata da molti come i Billary Clinton, quella
che per la prima volta da anni aveva riportato i democratici alla Casa Bianca dopo l’era Reagan e la prima
era Bush, First Lady più influente dai tempi di Eleanor
Roosvelt, è diventata in tutto il mondo, almeno nel
mondo occidentale, il prototipo della donna tradita, la
“cornuta”. Tanto quanto la Lewinsky è diventata il prototipo dell’amante, della donna che non si fa scrupolo
di usare il proprio corpo per ottenere favori da parte di
un potente, come l’aver conservato i propri vestiti con
tracce di sperma del Presidente hanno ben fatto intendere al mondo intero. Le imbarazzate dichiarazioni di
Bill Clinton di fronte ai giudici, mentre spiega che per
quanto ne sapesse il sesso orale non era da considerare
vero e proprio sesso fanno parte della storia del costume, tanto quanto le storielle sulla bulimia sessuale di
John Fitzgerald Kennedy, a ben vedere l’ultimo presidente democratico di un certo prestigio fino all’arrivo a
Washington dell’ex Governatore dell’Arkansas e signora. Ma lei, Hillary Rodham, nata a Chicago il 26 ottobre del 1947, laureata in giurisprudenza a Yale nel 1973,
sposata con il suo ex compagno di studi Bill nel 1975,
a Fayetteville, Arkansas, e l’anno successivo diventata
First Lady dello stato, dopo l’elezione a Governatore di
Bill, carica che Clinton manterrà per i successivi dodici
anni, anni durante i quali arriverà Chelsea, loro unica
figlia, ha fatto un passo indietro, scansando le malelingue e i riflettori e trasformando fedeltà e dignità nelle
proprie armi migliori, rimanendo al suo posto quando
14
tutti, ma proprio tutti, si sarebbero aspettati un addio
netto e senza possibilità di appello. Hillary, che subito
dopo l’insediamento alla Casa Bianca del marito aveva
visto bocciare da una maggioranza democratica alle due
Camere la propria candidatura a Capo della Riforma
per la Sanità Nazionale, prima sonora sconfitta di una
carriera politica di tutto rispetto che però proprio dalle sconfitte plateali sarà caratterizzata, resterà al fianco
del marito durante la sua permanenza a Washington e
anche in seguito, quando Bill uscirà di scena dall’agone
politico, votato a una carriera multimilionaria da conferenziere, lasciando a lei lo spazio politico che da tempo in molti le riconoscevano. Dopo essere stata eletta
Senatrice nello stato di New York prima nel 2000 e
poi nel 2006, il 20 gennaio 2007 Hillary annuncia la
sua candidatura alle primarie del Partito Democratico
per le elezioni alla Presidenza dell’anno successivo. Le
primarie la vedranno costantemente in testa contro il
governatore dell’Illinois Barack Obama, che però andrà
a vincere al rush finale, ottenendo la possibilità di vestire i panni del primo afro-americano degli Stati Uniti e
togliendo a lei la chance di essere la prima donna al comando alla Casa Bianca. Un’altra sconfitta senza sconti
e sotto gli occhi di tutti che la vedranno fare l’ennesimo
passo indietro, complimentandosi con il suo avversario
e dimostrando una dignità altrimenti inedita nel panorama politico del nuovo millennio. Quando poi Obama
andrà a vincere contro il repubblicano McCain, il 20
gennaio 2009, Hillary giurerà come Segretario di Stato
americano, diventando la quarta carica al potere negli
15
Stati Uniti. Recentemente, parlando del proprio futuro,
la Clinton, come ormai tutti la chiamano, Segretario di
Stato Americano e quindi una delle donne più potenti
del pianeta, ha dichiarato che alla fine del 2012 si ritirerà dalla scena politica, intenzionata a riprendere la sua
carriera di avvocato e, se Dio vorrà, per vestire i panni
di nonna degli eventuali nipoti che Chelesa, le vorrà
regalare. Niente corsa alla Casa Bianca, quindi. Ancora
una volta un passo indietro proprio nel momento in
cui ci si sarebbe aspettati uno scatto in avanti.
16