prospettive di impiego dei portainnesti resistenti ad ap (scopazzi)
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prospettive di impiego dei portainnesti resistenti ad ap (scopazzi)
RICERCA/FRUTTICOLTURA Dalla 8° giornata frutticola di Cles (16 febbraio 2005) PROSPETTIVE DI IMPIEGO DEI PORTAINNESTI RESISTENTI AD AP (SCOPAZZI) Dati i tempi di sviluppo del materiale resistente, i portainnesti apomittici non possono rappresentare la soluzione nel breve periodo per contrastare l’attuale epidemia da scopazzi. E’ fondamentale lavorare con tutti gli altri mezzi (controllo dei vettori, estirpazione) per ridurre l’inoculo Alberto Dorigoni Pierluigi Magnago TERRA TRENTINA Istituto Agrario S. Michele all’Adige - Centro Sperimentale - Unità operativa frutticoltura 24 La malattia degli scopazzi del melo, nota come apple proliferation (AP) è causata da un fitoplasma, un microorganismo più piccolo di un batterio, trasmesso prevalentemente da insetti vettori che succhiano la linfa. Essendo privo di parete cellulare non ha forma propria e riesce a passare nei piccoli canali che collegano le cellule dei vasi floematici. Per quanto riguarda il rapporto tra AP e le parti della pian1 ta ospite va ricordato che la pianta di melo è costituita da due parti geneticamente distinte: la varietà (Golden, Gala, ecc.) e il portinnesto (M9, M26, ecc.). Anche se le varietà coltivate sono state riscontrate tutte sensibili ad AP, nel periodo invernale si ha naturalmente un risanamento pressochè totale della parte aerea per la degenerazione del floema. I Portinnesti commerciali di Malus x domestica (franco, M7, MM106, M26, P16, ecc.), quando si infettano con AP, non muoiono ma conservano il fitoplasma nelle radici tutto l’anno. Di conseguenza lo svernamento e la sopravvivenza del fitoplasma da un anno all’altro avviene prevalentemente nell’apparato radicale, il portinnesto appunto. I primi portinnesti apomittici 1 sono stati ottenuti negli anni Cinquanta a partire dall’incrocio di Malus spp. con Malus sieboldii o Malus Sargentii con l’obiettivo di ottener portinnesti propagati per seme sfruttando l’apomissia. Circa vent’anni dopo in Germania è riemerso un certo interesse in seguito all’osservazione che alcuni di questi manifestavano diversi gradi di resistenza ad AP (Seemueller). Dal 2001 si sono provate nuove combinazioni di incrocio nell’ambito del pro- Fig. 1: sintomi di AP su Golden Delicious getto SMAP, coordinato dall’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige in collaborazione con i partner tedeschi (BBA di Dossennheim e CGG di Neustadt). Per il momento i portinnesti apomittici non hanno trovato applicazione pratica in alcuna area frutticola affetta da AP. Poco finora si conosce del meccanismo genetico che porta alla resistenza ad AP. Esiste comunque forte variabilità nella suscettibilità della discendenza ottenuta dagli incroci con materiale apomittico. In alcuni casi si registra un’alta percentuale di mortalità delle piante infette, come reazione di ipersensibilità ad AP. Altri hanno grado di sensibilità simile ai Apomissia: riproduzione per seme di un individuo geneticamente uguale alla madre, perché ottenuto senza fecondazione portinnesti tradizionalmente impiegati. Vengono selezionati gli individui che manifestano un certo grado di resistenza, che non è mai comunque totale (in tal caso si parlerebbe di immunità). Nei portinnesti individuati come resistenti il fitoplasma sopravvive, ma raggiunge concentrazioni molto più basse rispetto ai sensibili. La strategia di utilizzo dei p.i apomittici nella difesa da AP si basa sul prima menzionato risanamento invernale della parte aerea e sulla minore sopravvivenza del fitoplasma nelle radici. In pratica si ottiene una riduzione della concentrazione di AP nella pianta e un risanamento graduale negli anni delle piante infette, fenomeno noto come recovery. Qualunque nuovo portinnesto, per avere un futuro commerciale, oltre ad essere affine alle principali varietà, deve avere dei requisiti di tipo agronomico, cioè indurre precoce induzione a fiore nelle giovani piante, abbondante e costante fruttificazione, contenuta vigoria dell’albero (Fig. 2 e 3). Il ruolo di M9 sulla produttività del melo è forse sottovalutato, dimenticando che le principali specie frutticole quali pero, ciliegio, albicocco, susino e pe- tica di una loro moltiplicazione in vivaio. Va ricordato inoltre che la tecnica colturale (sesti d’impianto, allevamento, potatura, diradamento, ecc.) è stata sviluppata in decenni di frutticoltura sul portinnesto M9 o su altri comunque ben conosciuti e pertanto dovrà essere rimessa a punto per un eventuale altro p.i. resistente che abbia passato positivamente la fase di test. In ogni caso la disponibilità di piante innestate su p.i resistenti sia della I, che della II o III generazione sarà nell’immediato futuro molto ridotta. Nel 2005 verrà avviata una prima sperimentazione agronomica presso le aziende di Maso Parti in val d’Adige e di Maso Maiano in val di Non uti- Fig. 3: produzione media per ha di portinnesti di diverso sviluppo Fig. 4: tempi di attuazione della sperimentazione su p.i apomittici TERRA TRENTINA Fig. 2: precocità di messa a frutto di Golden/M9 alla terza foglia sco, non dispongono di un portinnesto di pari qualità agronomica. Il compito del miglioramento genetico quindi, di abbinare la resistenza ad AP a caratteristiche agronomiche e vivaistiche non è di semplice attuazione e si basa sull’incrocio degli individui resistenti per portinnesti commercialmente apprezzati, come M9, P16 o altri. La valutazione tramite prove sperimentali in ambiente trentino di piante innestate su portinnesti apomittici in termini di vigoria, precocità, produttività e qualità delle produzioni, permetterà di determinare la eventuale perdita di performance e di raffrontarla con il danno causato da AP su M9. Contemporaneamente verrà valutata l’attitudine alla propagazione dei portinnesti nell’ot- 25 RICERCA/FRUTTICOLTURA lizzando piante di Golden, Red Delicious e Renetta innestate su portinnesti di I e II generazione, in parte gentilmente messe a disposizione dall’Università di Udine ed in parte innestate da IASMA. Alcune piante verranno messe a dimora in zone fortemente infette da AP. TERRA TRENTINA In conclusione, anche in considerazione del fatto che la presenza di AP è attualmente in uno stato epidemico di cui è impossibile prevedere l’evoluzione, le prospettive di impiego dei portinnesti resistenti sono legate alla verifica dei seguenti problemi: · tenuta della resistenza nelle condizioni epidemiche di AP del Trentino: il portinnesto non è immune e la varietà rimane comunque sensibile; · positiva risposta agronomico-produttiva del nuovo materiale; · superamento dell’attuale difficoltà di propagazione dei genotipi resistenti: basse rese in ceppaia, presenza di ricombinanti nella propagazione da seme e giovanilità del materiale micropropagato. 26 Dati i tempi di sviluppo del materiale resistente, i p.i apomittici non possono rappresentare la soluzione nel breve periodo (Fig. 4) per contrastare l’attuale epidemia di AP: sono probabilmente la più concreta arma di cui disponiamo per fronteggiare nel lungo periodo la malattia. Sarebbe quindi un errore aspettarsi che i p.i apomittici risolvano da soli il problema AP: è fondamentale nel breve periodo lavorare con tutti gli altri mezzi (controllo dei vettori, estirpazione) per ridurre l’inoculo. FATTI/PREVISIONI • Gli addetti dell’Unità operativa frutticoltura dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige hanno sottoposto ad analisi chimiche e fisiche 400 campioni di mele prelevati da altrettante celle di conservazione gestite da cooperative trentine. La verifica ha appurato un buono stato di salute delle mele ed una buona tenuta alla lunga permanenza in cella di conservazione. Il responso serve ai responsabili delle cooperative per programmare i tempi di messa in commercio delle varie partite. • Sono 22 i laboratori delle agenzie regionali e/o provinciali per la protezione dell’ambiente che partecipano al progetto “Residui nel pranzo pronto” patrocinato dal Ministero per la salute pubblica. Il prelievo di campioni di alimenti e bevande somministrate da mense aziendali e scolastiche è avvenuto contemporaneamente in tutta Italia l’8 febbraio 2005. Il protocollo concordato da un gruppo di lavoro coordinato dal dr. Michele Lorenzin dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento prevede la ricerca di 20 principi attivi antiparassitari scelti fra quelli che si riscontrano più frequentemente nell’attività di monitoraggio e di tre metalli pesanti: piombo, cadmio e mercurio. • L’appellativo “superiore” di cui si possono fregiare i vini Trentino DOC che hanno caratteristiche organolettiche di alto livello dovute anche alla minore quantità di uva prodotta ad ettaro è stato utilizzato in misura cre- scente nei primi tre anni dalla istituzione della qualifica distintiva. Il quantitativo è passato dai 6 mila 713 ettolitri della vendemmia 2002, agli 11 mila 563 della vendemmia 2003, agli oltre 18 mila ettolitri della vendemmia 2004. • La legge numero 10/2004 varata dal Consiglio provinciale di Trento il 15 dicembre scorso stabilisce tra l’altro che le cantine non dotate di depuratore biologico proprio possano smaltire i reflui di lavorazione e le acque di recupero in depuratori pubblici qualora questi esistano in zona e siano in grado di ricevere senza inconvenienti il carico supplementare. La legge prevede inoltre che la Giunta provinciale abbassi con propria delibera i parametri riferiti ai carichi inquinanti dei reflui. Il Consorzio tutela vini del Trentino ha chiesto la convocazione del gruppo di esperti incaricato di proporre i nuovi parametri. • L’Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento ha tra i compiti istituzionali il controllo campionario di vegetali destinati a Paesi esterni all’Unione Europea ed il rilascio dei certificati che attestano l’assenza di parassiti o patogeni indicati dai singoli paesi di destinazione. Nel 2004 le ispezioni hanno riguardato: 638 partite di mele per 12 mila tonnellate, 6 di kiwi per 116 tonnellate, 7 di vinaccioli per 107 tonnellate, 7 di piante da vivaio per un totale di 23 mila 940 unità e 126 partite di legname per 372 tonnellate.