I portinnesti del pero
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I portinnesti del pero
Pero ORIENTAMENTI PER LA SCELTA I portinnesti del pero BRUNO MARANGONI, DONATELLA MALAGUTI - Dipartimento di colture arboree, Università di Bologna Lavoro effettuato con la collaborazione di: B. Mezzetti (Dipartimento di biotecnologie agrarie e ambientali e Azienda didattico-sperimentale «P. Rosati», Università di Ancona); G. Murri (Assam, Regione Marche); S. Sansavini, S. Musacchi, M. Grandi (Dipartimento di colture arboree, Università di Bologna); M. Pala, G. Lovicu (Centro regionale agrario sperimentale, Cagliari); G. Grassi, P. Rega (Istituto sperimentale per la frutticoltura, Caserta); S. Pellegrino (Consorzio di ricerca sperimentazione per l’ortofrutticoltura piemontese, Cuneo - Regione Piemonte); J. Youssef (Ersa, Regione Friuli Venezia Giulia); De Stefano (Regione Basilicata); B. Bivona (Regione Sicilia); F. Loreti, R. Massai (Dipartimento di coltivazione e difesa delle specie legnose «G. Scaramuzzi», Università di Pisa); A. Bergamini, G. Videsot (Istituto sperimentale per la frutticoltura, Trento); R. Testolin (Dipartimento di produzioni vegetali e tecnologie agrarie, Università di Udine); G. Bassi (Istituto sperimentale di frutticoltura, Provincia di Verona). 26 SUPPLEMENTO A tenere i costi di produzione, non possono però consentire il ritorno ad alberi con elevata vigoria e tardiva entrata in produzione. Per tali ragioni sono state ottenute diverse serie di portinnesti clonali di pero caratterizzati da un’induzione di ridotta vigoria al nesto; ricordiamo la serie «OH×F» dagli Usa; «F», «P» e «RV» dalla Francia, «BP» dal Sud Africa. Anche in Italia si sono avviati programmi di ricerca per l’ottenimento di nuovi portinnesti clonali e in particolare presso il Dipartimento di colture arboree dell’Università di Bologna è in corso un progetto per l’ottenimento di soggetti di pero a vigoria differenziata, progetto avviato nel 1979 dall’allora Istituto di coltivazioni arboree. Materiali e metodi I campi sperimentali sono stati realizzati utilizzando la cultivar Conference innestata sui portinnesti riportati in tabella 1. Le piante sono state messe a dimora con sesti di impianto di 5×3 m seguendo uno schema sperimentale costituito da quattro blocchi randomizzati con cinque piante per blocco. I rilievi sono stati effettuati sulle tre piante centrali di ogni parcella. Annualmente sono stati effettuati i rilievi riguardanti i seguenti parametri vegetativi: circonferenza del tronco (a 20 cm dal punto d’innesto), altezza, larghezza e spessore della chioma, peso del legno di potatura e attitudine pollonifera. Per quanto riguarda l’attività riproduttiva, annualmente sono stati rilevati produzione, numero, peso medio e calibro dei frutti. Inoltre sono state rilevate le fasi fenologiche L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 51/2002 Portinnesti Origine Vigoria indotta Portinnesti utilizzati nella sperimentazione EM A selezione di cotogno d’Angers media EM C selezione di cotogno scarsa Adams selezione di cotogno d’Angers medioscarsa Sydo® selezione di cotogno media BA 29 selezione di cotogno di Provenza medioelevata Cts 212 EM A×cotogno media OHF 40* franco Old Home×Farmingdale medioelevata Fox 11* (1) selezione di pera Volpina mediaelevata OHF 282*® franco Old Home×Farmingdale elevata Fox 16* selezione di pera Volpina elevata OHF 87* franco Old Home×Farmingdale media Kirchensaller selezione di Pyris communis elevata Portinnesti meritevoli di sperimentazione Pyrodwarf® Old Home×Bonne Louise medio(Rhenus 1*) d’Avranches scarsa Pyrodwarf® 2-33 Old Home×Bonne media (Rhenus 3*) Louise d’Avranches EMH* QR-193-16 medioscarsa Cydomalus Malus×Cydonia medio(C119) scarsa OHF 69* Old Home×Farmingdale elevata (1) Per la cultivar William. Foto: Musacchi Attualmente, i portinnesti utilizzati in Italia appartengono alle grandi famiglie dei franchi (selezioni di Pyrus communis) e dei cotogni (selezioni di Cydonia oblonga) L’uso del cotogno come portinnesto ha rappresentato un grande fattore di espansione della coltura del pero, grazie alla notevole riduzione di vigore che riesce a imprimere al nesto. In particolare, la moderna pericoltura tende a utilizzare densità di impianto sempre più elevate, e per ridurre i costi di manodopera i frutticoltori sono orientati verso l’adozione di portinnesti in grado di conferire alle piante una vigoria contenuta, pur mantenendo buoni standard produttivi e qualitativi. La riduzione della taglia degli alberi e la precoce entrata in produzione sono obiettivi primari dei principali programmi di selezione di portinnesti di pero (Michelesi, 1980; Rivalta et al., 1994). Oltre all’effetto nanizzante, il cotogno consente di ottenere una precoce entrata in produzione e una più facile gestione del nesto, grazie alla riduzione del vigore e all’applicazione di criteri moderni di potatura, con forme di allevamento obbligate sia in parete che in volume. Il suo impiego in terreni poco vocati, come quelli poco fertili o caratterizzati da elevata alcalinità e/o alto contenuto in calcare, pregiudica però la redditività della coltura. L’unica alternativa al cotogno, nelle zone non vocate a questo soggetto, appare oggi il franco. Il Pyrus communis presenta una maggiore tolleranza al calcare e a molte virosi, un’ottima affinità d’innesto e una buona rusticità. Le attuali esigenze della frutticoltura, in particolare la necessità di con- Tabella 1 - Portinnesti utilizzati e meritevoli di sperimentazione William (4a foglia) innestato su Fox 11 * Pero riguardanti inizio, piena e fine fioritura, germogliamento e caduta foglie. I dati, opportunamente aggregati, sono stati elaborati statisticamente con il metodo Student Newman Keuls. Portinnesti consigliati Franco comune Origine. Seme di varie cultivar (William, Butirra d’Anjou, Decana, peri da sidro, ecc.). Caratteristiche intrinseche. Moltiplicazione per seme. È provvisto di un apparato radicale vigoroso, profondo e fittonante, che garantisce un ottimo ancoraggio della pianta e una buona tolleranza nei confronti degli stress idrici e termici. Poco pollonifero, non incontra grosse difficoltà di adattamento ai diversi tipi di terreno, anche calcarei; patisce però condizioni asfittiche, meglio tollerate dai cotogni. È molto sensibile ad Agrobacterium tumefaciens, sensibile a Erwinia amylovora, Eriosoma lanigerum e ai nematodi, tollerante al pear decline. Caratteristiche indotte. È dotato di un’ottima affinità con tutte le cultivar più diffuse. Molto vigoroso, entra in produzione lentamente, ma induce nel nesto nel lungo periodo una buona capacità produttiva. Conferisce una lenta messa a frutto (anche 7-8 anni), scarsa efficienza produttiva, non esalta la pezzatura dei frutti pur mantenendo le buone qualità organolettiche degli stessi. Giudizio d’insieme. Pur essendo stato superato dall’introduzione dei cotogni nanizzanti, questo portinnesto rimane ancora tra i più diffusi, in particolare nei terreni dove questi non possono essere convenientemente utilizzati. Data la particolare vigoria, non si presta per la costituzione di impianti ad alta densità, mentre resta ancora uno dei portinnesti più validi per gli impianti tradizionali e per una pericoltura orientata verso le produzioni biologiche. Cotogno BA 29 Origine. Selezione di cotogno di Provenza, licenziato nel 1966 dall’Inra di Angers (Francia). Caratteristiche intrinseche. Facile da moltiplicare per talea legnosa o margotta di ceppaia. È provvisto di un apparato radicale robusto, fine e ramificato che garantisce un buon ancoraggio. Predilige terreni fertili e freschi, ma è in grado di tollerare anche i terreni siccitosi con calcare attivo fino al 6-7%. È mediamente sensibile a Erwwinia amylovora (classe III secondo la classificazione riportata da Le Lezec et al., 1997), ma suscettibile ad Agrobacterium tumefaciens, «pear decline», virosi e al freddo. Caratteristiche indotte. È dotato di una scarsa affinità con le cultivar più diffuse, in particolare con William, Abate e Kaiser. Per questo nella comune prassi vivaistica viene interposto un intermedio della cultivar Butirra Hardy, in grado di ridurre la disaffinità. Piuttosto vigoroso, entra in produzione lentamente, ma è dotato nel lungo periodo di una buona e costante capacità produttiva, soprattutto con le cultivar più vigorose. Induce una buona pezzatura dei frutti e ne esalta l’aspetto e le qualità organolettiche. Giudizio d’insieme. È il portinnesto di cotogno più diffuso, anche se negli ultimi anni a esso vengono preferiti cotogni meno vigorosi per la costituzione di impianti ad alta densità, per i quali non si presta. Rimane ancora uno dei portinnesti più validi per i pereti tradizionali e per la pericoltura condotta con sistemi biologici, essendo tra i cotogni che meglio tollerano fattori di stress in virtù della propria rusticità. Cotogno EM C Origine. Selezione di cotogno d’Angers della Stazione sperimentale di East Malling (Regno Unito). Caratteristiche intrinseche. Moltiplicazione clonale per la margotta di ceppaia e per talea legnosa. È provvisto di un apparato radicale fascicolato e superficiale; ciò comporta uno scarso ancoraggio e una limitata tolleranza agli stress termici e idrici, tale da rendere indispensabile l’adozione della microirrigazione. Predilige terreni fertili e freshi, comunque non siccitosi, con un basso tenore di calcare attivo (max 4-5%). È mediamente sensibile (classe III) a Erwinia amylovora, suscettibile ad Agrobacterium tumefaciens, «pear decline» e virosi, resistente a Eriosoma lanigerum e nematodi. Caratteristiche indotte. È dotato di una discreta affinità con le cultivar più diffuse, anche se può essere utilizzato un intermedio della cultivar Butirra Hardy con le varietà maggiormente disaffini. Nanizzante (40% di BA 29), conferisce una produzione eccezionalmente precoce e abbondante, soprattutto nei primi anni di impianto, incontrando invece qualche difficoltà a mantenere gli standard produttivi nel lungo periodo. Induce una buona pezzatura dei frutti e ne esalta l’aspetto e le qualità organolettiche. Giudizio d’insieme. È il portinnesto di cotogno più utilizzato negli ultimi anni per la costituzione di impianti ad alta densità (anche oltre 10.000 piante/ha), per i quali rimane uno dei portinnesti più indicati, grazie alla vigoria estremamente ridotta. Non si presta invece per gli impianti tradizionali, esSUPPLEMENTO sendo tra i cotogni che meno tollerano fattori di stress a causa della limitata vigoria e struttura radicale. Cotogno Sydo® Origine. Selezione di cotogno d’Angers, licenziato nel 1975 dall’Inra di Angers (Francia). Caratteristiche intrinseche. Facile da moltiplicare per talea legnosa o margotta di ceppaia. È provvisto di un discreto apparato radicale fascicolato e abbastanza superficiale, che non garantisce un totale ancoraggio della pianta. Predilige terreni fertili e freschi, irrigui, con un basso tenore di calcare attivo (4-5%). È mediamente sensibile (classe III) a Erwinia amylovora, sensibile a Eriosoma lanigerum, scarsamente suscettibile alle virosi più comuni. Caratteristiche indotte. Presenta una limitata affinità d’innesto con le cultivar William e Abate. Induce una vigoria più contenuta rispetto a BA 29 (70%), una precoce messa a frutto, una buona pezzatura; sapore, colore e qualità organolettiche buone. Giudizio d’insieme. Adatto per la costituzione di un impianto ad alta densità (3-4.000 piante/ha), è il portinnesto di cotogno che si è maggiormente diffuso negli ultimi anni nell’area padana, poiché meglio tollera le condizioni di stress rispetto a EM C, mantenendone l’affidabilità produttiva. Cotogno EM A Origine. Selezione di cotogno d’Angers della Stazione sperimentale di East Malling (Regno Unito). Caratteristiche intrinseche. Moltiplicazione clonale per margotta di ceppaia o per talea legnosa. È provvisto di un apparato radicale fascicolato e superficiale che, analogamente al cotogno EM C, non garantisce un buon ancoraggio della pianta al terreno e la tolleranza a freddo e siccità. Predilige terreni fertili e freschi, non siccitosi o asfittici, con un basso tenore di calcare attivo (max 4-5%). È sensibile a Erwinia amylovora, Agrobacterium tumefaciens, «pear decline» e virosi, resistente a Eriosoma lanigerum e nematodi. Caratteristiche indotte. Per ridurre la disaffinità del portinnesto anche in questo caso è consigliabile, in particolare con le cultivar William, Abate e Kaiser, ricorrere all’innesto intermedio della cultivar Butirra Hardy. Di medio vigore (90% di BA 29), conferisce una precoce entrata in produzione, ma incontra difficoltà a mantenere standard produttivi ottimali nel lungo periodo. Induce una buona pezzatura dei frutti e ne esalta l’aspetto e le qualità organolettiche. A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 51/2002 27 Pero Giudizio d’insieme. Pur presentando buone caratteristiche complessive non ha riscontrato una larghissima diffusione per la costituzione di impianti ad alta densità, poiché a esso sono preferiti portinnesti meno vigorosi. Pur nei limiti propri dei cotogni, rimane uno dei portinnesti più validi per impianti a media densità, grazie alla buona capacità produttiva e all’apprezzabile qualità dei frutti indotte nelle cultivar innestate. Cotogno Adams Origine. Selezione di cotogno d’Angers, licenziato nel 1981 dai vivai Adams di Ruysbroek (Belgio). Caratteristiche intrinseche. Facile da moltiplicare per talea legnosa o per margotta di ceppaia. È provvisto di un apparato radicale fascicolato e superficiale che non consente il suo utilizzo in terreni siccitosi. Per questo predilige terreni fertili e freschi, irrigui, con un medio tenore di calcare attivo (67%). È mediamente sensibile (classe III) a Erwinia amylovora. Caratteristiche indotte. Dotato di discreta affinità con le cultivar più diffuse, richiede l’utilizzo di un intermedio per William. La vigoria del nesto risulta contenuta (60% di BA 29). Garantisce una precoce messa a frutto, una buona e costante efficienza produttiva, soprattutto con cultivar più vigorose come Decana. Conferisce ai frutti buone pezzature e qualità organolettiche. Giudizio d’insieme. È scarsamente diffuso in Italia, nonostante sia uno dei portinnesti che meglio si presta alla realizzazione di impianti ad alta densità; è infatti uno dei cotogni più utilizzati in Paesi come Belgio e Olanda, dove da molti anni sono state elaborate le strategie produttive incentrate su portinnesti poco vigorosi. Portinnesti promettenti Rientrano in questo gruppo i portinnesti sperimentati in Italia che, pur avendo dimostrato caratteristiche positive, necessitano di una ulteriore valutazione in campo prima di formulare un giudizio definitivo. L’adozione di questi portinnesti nei nuovi pereti deve essere effettuata con cautela. Franco Fox 11* (A 28) Origine. Semenzali di pera Volpina selezionati presso il Dca di Bologna. Caratteristiche intrinseche. Moltiplicazione clonale per micropropagazione. È provvisto di un apparato radicale espanso con scarsa presenza di capillizio, in grado comunque di garantire un adeguato ancoraggio della pianta al suolo. Non esige particolari tipi di terreno e ben si adatta anche in suoli calcarei (8-10% di calcare attivo). È tollerante verso Agrobacterium tumefaciens, molto sensibile invece a Erwinia amylovora (classe V). Caratteristiche indotte. Presenta un’ottima affinità con tutte le cultivar più diffuse. Vigoroso (leggermente più di BA 29), induce una messa a frutto precoce, una buona efficienza produttiva, un’adeguata pezzatura dei frutti, di media qualità organolettica. Giudizio d’insieme. La buona vigoria consente l’adozione di questo portinnesto in impianti di media densità (fino a 2.500 piante/ha) oppure in quelli tradizionali orientati verso produzioni a basso impatto ambientale. Inoltre è particolarmente indicato in terreni calcarei e con pH elevati, come alternativa al BA 29. Della stessa serie, appare interessante anche il Fox 16* (Dca B 21), con caratteristiche simili a Grafico 1 - Area della sezione del tronco riferita all’anno 2001 Questo gruppo di portinnesti merita un ulteriore approfondimento della sperimentazione viste le buone caratteristiche di vigore, affinità d’innesto e precoce entrata in produzione che hanno dimostrato nei primi campi sperimentali in essere da pochi anni. SUPPLEMENTO A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 51/2002 c 2 1 0 OHF 282* dati non sufficienti c EM C EM C Cts 212 EM A Adams BA 29 OHF 282* Kirchensaller Sydo® Fox 16* OHF 40* Fox 11* 10 c Cts 212 20 c 3 EM A 30 4 Adams c BA 29 c OHF 40* b 40 b 5 Fox 16* b 50 ab ab ab Sydo® b Fox 11* 60 b ab 6 Kirchensaller b ab 7 OHF 87* ab ab Legno potatura (kg/albero) a ab ab I dati per portinnesto sono ottenuti per media di tutte le stazioni di ricerca. A lettere diverse corrispondono differenze statisticamente significative per P ≤ 0,01. 28 Portinnesti meritevoli di sperimentazione 8 70 0 Franco OHF 40* (Farold® 40) Origine. Incrocio delle cultivar Old Home×Farmingdale realizzato presso i vivai Brooks in Oregon (Usa). Caratteristiche intrinseche. Moltiplicazione per micropropagazione. Presenta un apparato radicale abbastanza fascicolato che garantisce un buon ancoraggio e una buona tolleranza alle basse temperature. Predilige terreni fertili e freschi, non siccitosi, anche con un alto tenore di calcare attivo. Inoltre ha una buona tolleranza a Erwinia amylovora (classe I), Eriosoma lanigerum, Phytophthora sp. e Agrobacterium tumefaciens. Caratteristiche indotte. Buona affinità con le cultivar più diffuse. Presenta un vigore medio-elevato (90% di BA 29). Conferisce un’ottima pezzatura ai frutti, dotati di buone qualità organolettiche. Giudizio d’insieme. Anche per questo OHF, le tolleranze al colpo di fuoco batterico, alle basse temperature e al calcare attivo costituiscono le caratteristiche di maggior interesse. Inoltre ha dimostrato valide capacità produttive, anche se l’elevata vigoria ne consente l’adozione solo negli impianti a mediobassa densità. Comunque è uno dei portinnesti franchi più promettenti. Grafico 2 - Valori cumulati negli anni del peso del legno di potatura (1996-2001) a 80 OHF 87* Area sezione tronco (cm2) 90 Fox 11*, ma dotato di maggiore vigoria e minore tolleranza al calcare attivo. A lettere diverse corrispondono differenze statisticamente significative per P ≤ 0,05. Pero Grafico 3 - Produzione cumulata per portinnesto (1996-2001) Grafico 4 - Peso medio dei frutti (media 19962001) 70 250 ab ab 50 ab ab ab ab 200 b b 40 cb c c 30 20 10 150 100 1998 1999 2000 Risultati e discussione Dalla valutazione dei risultati ottenuti durante il periodo di prova dei portinnesti nei campi sperimentali distribuiti sul territorio nazionale emergono alcune differenze riguardanti i principali parametri rilevati, con particolare riferimento alla produzione e al peso medio dei frutti per pianta, nonché all’area del tronco e al legno di potatura. Per quanto riguarda la vigoria dell’albero indotta dal portinnesto valutata attraverso l’area del tronco riferita all’anno 2001 (grafico 1) si evidenzia un maggior sviluppo del franco OHF 87* seguito dai franchi Fox 11*, OHF 40*, Fox 16* e dal cotogno Sydo®; quest’ultimo ha manifestato un vigore simile agli altri cotogni di medio vigore quali BA 29 e Adams. I portinnesti risultati più nanizzanti, come già noto, sono EM A, Cts 212 e EM C. I dati cumulati 1996-2001 relativi al peso del legno di potatura (grafico 2) rispecchiano lo stesso andamento riscontrato per l’area della sezione del tronco. Dal confronto di questo parametro, rimane escluso OHF 282* in quanto la forte variabilità dei dati non ha consentito di eseguire una corretta analisi statistica. La produzione per albero (dati cumulati 1996-2001) (grafico 3) evidenzia valori superiori per OHF 87*, seguito dal gruppo degli altri portinnesti franchi (Fox 16*, OHF 40*, OHF 282* e dai cotogni BA 29, Sydo ® e Adams). OHF 282* OHF 87* EM C OHF 40* Fox 11* Cts 212 Fox 16* EM A Adams BA 29 2001 I dati per portinnesto sono ottenuti per media di tutte le stazioni di ricerca. A lettere diverse corrispondono differenze statisticamente significative per P ≤ 0,01. Per quanto riguarda Pyrodwarf®, ha dimostrato un buon controllo della vegetazione e una buona fruttificazione, in particolare per la cultivar William. Sydo® Cts 212 EM C Kirchensaller EM A Fox 11* Adams Sydo® OHF 282* BA 29 OHF 40* 1997 0 Kirchensaller 1996 Fox 16* 50 OHF 87* 0 Peso frutti (g) Produzione (kg/albero) a 60 I dati per portinnesto sono ottenuti per media di tutte le stazioni di ricerca. Produzioni inferiori sono state rilevate in Kirchensaller e Cts 212, mentre Fox 11*, EM A ed EM C hanno evidenziato una produzione intermedia. Il peso medio dei frutti, pur con una certa variabilità dei valori rilevati nei singoli anni, non ha mostrato una significativa influenza del portinnesto sulla pezzatura degli stessi (grafico 4). Nel complesso i risultati ottenuti nei diversi campi di comparazione evidenziano, come era ovvio, una diversa influenza del portinnesto sul comportamento vegeto-produttivo dell’albero. I portinnesti nanizzanti hanno evidenziato una buona capacità produttiva e, se utilizzati in impianti ad alta densità, inducono a produzioni unitarie elevate. Parallelamente occorre continuare la ricerca di portinnesti alternativi al cotogno e capaci di favorire una precoce entrata in produzione degli impianti. Tali considerazioni vanno effettuate anche in relazione alle strategie colturali incentrate sui concetti di sostenibilità ecologica e di basso impatto ambientale (vedi regolamenti comunitari 2058 e 1257). Queste, oltre a contribuire alla riduzione dei trattamenti antiparassitari e dell’utilizzo dei fertilizzanti, hanno innovato la pericoltura moderna verso una gestione relativamente semplificata, tesa a ottenere un prodotto più salubre e di qualità. In questa ottica, portinnesti dotati di maggior rusticità e adattabilità a condizioni podologiche non sempre ottimali (ad esempio terreni calcarei) risultano di notevole aiuto per il superamento delle difficoltà colturali indotte dai sistemi di gestione sostenibile. In questi anni anche la selezione di portinnesti tolleranti all’Erwinia amySUPPLEMENTO lovora risulta fondamentale per il mantenimento della coltivazione del pero nelle aree infette da questo patogeno. Fondamentale peraltro permane la ricerca di materiali che si prestino a una facile moltiplicazione con le comuni tecniche in uso presso i vivai specializzati, materiali che oltretutto devono essere necessariamente risanati da virosi e fitoplasmi. Il portinnesto ha un ruolo fondamentale per ottimizzare l’efficienza dell’impianto, ma non può prescindere dalle tecniche colturali e dalle pratiche agronomiche. Il materiale vivaistico deve essere di accertata validità e certificato. La scelta della forma di allevamento e della densità d’impianto va fatta in relazione alla vigoria del portinnesto e della cultivar, oltreché in funzione della natura del terreno e del tipo di gestione colturale (alta densità, colture a basso impatto ambientale, ecc). Inoltre una concimazione equilibrata nell’arco della stagione vegetativa, l’utilizzo della fertirrigazione, l’inerbimento dell’interfilare, il diserbo o la lavorazione meccanica sulla fila e un’adeguata difesa antiparassitaria costituiscono, nel loro insieme, i fattori che decretano la buona riuscita del pereto. Lavoro svolto nell’ambito del progetto finalizzato Mipaf «Formulazione di liste di orientamento varietale dei fruttiferi». Sottoprogetto Portinnesti. Pubblicazione n. 219. Il Dipartimento di colture arboree vuole ringraziare Pietro Castaldini direttore dell’Ipsaa (sede di Ostellato - Ferrara), per avere ospitato la prova e collaborato alla rilevazione dei dati. La bibliografia verrà pubblicata negli estratti. A L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 51/2002 29 Pero BIBLIOGRAFIA (2nd part). Arboriculture fruitiere, 504: 33-37, 13 ref. Bassi D., Tagliavini M., Marangoni B. (1994) - Selection of clonal rootstocks of Pyrus communis. Acta Hortic., 367: 364-371. Michelesi J.C. (1980) - Selezione e sperimentazione di portinnesti di pero alla Stazione di frutticoltura di Angers. Atti del Convegno Soi «Aggiornamento della coltura del pero», Ferrara: 41-52. Le Lezec M., Leconte P., Laurens F. , Michelesi J.C. (1997) - Apple trees, pear trees and rootstoocks. Varietal susceptibility to bacterial fire blight Ragazzi D., Canavari M. (2000) - Aspetti economici della «filiera pero». Rivista di Frutticoltura, 9: 18-21. SUPPLEMENTO Rivalta L., Bagnara G.L. e Farina M. (1994) - Costituzione di portinnesti franchi di pero. Atti Giornate scientifiche Soi, S. Benedetto del Tronto 2224 giugno: 175-176. Sansavini S., Castagnoli M., Musacchi S. 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