Un cordone umano blocca l`arresto di Hebe, madre di Plaza de

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Un cordone umano blocca l`arresto di Hebe, madre di Plaza de
Left Sera - Supplemento di Left
Direttore: Corradino Mineo
Venerdì 5 agosto 2016
Due presunti jihadisti bloccati nel Casertano e a Parma. A Ventimiglia i migranti tentano di passare il confine e torna la tensione.
L’Argentina di Macri fa sentire il fiato sul collo alle madri di Plaza
de Mayo. Partono le Olimpiadi in Brasile portando con sé le contraddizioni di un Paese preda di una crisi istituzionale. Renzi, sugli
spalti di Rio, si allontana per un po’ dalle grane che lo attendono.
Cari lettori, Left sera torna il 29 agosto. Buone vacanze!
Un cordone umano blocca l’arresto
di Hebe, madre di Plaza de Mayo.
In Argentina è persecuzione politica
Il presidente del Consiglio è
con la famiglia a Rio per l’apertura dei Giochi olimpici. Da lì,
tra selfie e strette di mano con
gli atleti, dice «sospendiamo
per due settimane le polemiche», restando concentrati solo
sul medagliere. Al suo fianco
c’è Malagò e il premier si riferisce soprattutto alle polemiche sulla candidatura olimpica
(con la sindaca Raggi che non
ha mandato nessuno a Rio),
ma l’appello è suonato nel Partito democratico come l’augurio di una tregua estiva. Non
che Renzi stia male, eh, nella
polemica: ma non vorrebbe
sprecare le grane romane dei
5 stelle. Comunque due sono i
fronti che alcuni colleghi poco
olimpici hanno aperto con una
certa forza. Sulla Rai, come
noto, fanno discutere le nomine dei Tg, in particolare la rimozione (indennizzata con un
nuovo programma) di Bianca
Berlinguer, con l’arrivo di Mazzà, conclamato renziano. Federico Fornaro e Miguel Gotor
- bersaniani - si dimettono dalla commissione vigilanza Rai e
lo fanno coperti da Bersani: «È
del tutto evidente», scrivono,
«che le nomine rispondono a
una logica di normalizzazione
dell’informazione
pubblica,
alla vigilia di importanti scadenze politiche e istituzionali».
Ed è proprio il referendum costituzionale l’altro fronte, aperto - in questo caso senza la copertura politica di Bersani - alla
spicciolata: in dieci però hanno seguito Tocci e dichiarato il
loro No alla riforma costituzionale. Nel Partito democratico,
sia chiaro, prevale ancora la
mozione del “nì” su cui si attestano Gianni Cuperlo, Roberto
Speranza & company (il freno
a mano tirato di quel gruppo
ve lo raccontiamo nel numero di Left oggi disponibile on
line e domani in edicola). Non
è quindi ancora grande il problema di Renzi. Anche perché
pure la Cgil deve ancora fare
la sua scelta. Le diverse anime
interne al sindacato si stanno
confrontando. Per metà settembre dovrebbe arrivare un
verdetto e Susanna Camusso
potrà smettere di nicchiare:
alla fine Renzi i Giochi può seguirli tranquillo, ma il ritorno
sarà duro anche se la linea sarà
quella del tenere dentro tutti,
senza minacciare cacciate.
© David Fern·ndez/Epa Ansa
Cominciano i Giochi,
in Brasile e dentro
il Pd. Cosa attende
Renzi al ritorno da
Rio, vacanze a parte?
«Se vogliono prendermi, che vengano a
prendermi». Ma quando la Policía Federal
argentina si è presentata a Plaza de Mayo per
arrestare Hebe de Bonafini, un cordone umano glielo ha impedito.
Il 4 agosto - di giovedì, giorno della tradizionale
marcia settimanale - la magistratura federale argentina ha emesso un ordine di cattura nei confronti di Hebe de Bonafini, presidente dell’associazione Madres de Plaza de Mayo. L’accusa è di
appropriazione indebita di denaro pubblico. Si fa
scuro il cielo sopra l’Argentina del presidente Mauricio Macri. L’ordine è stato emesso dal giudice federale Marcelo de Martínez de Giorgi dopo che Bonafini si è rifiutata di comparire a due udienze per
difendersi dall’accusa di aver incamerato illegalmente fondi pubblici per mezzo di progetti sociali
di costruzione di case popolari, Sueños Compartidos. «La mia vita già non vale molto, ho 90 anni.
Non ho paura delle conseguenze, nessuna paura
delle conseguenze. Per me l’importante è la vita e
l’onore dei miei figli e dei 30mila (i desaparecidos
della dittatura argentina, ndr)» ha detto Hebe.
Prima di lei è toccato a Milagro Sala, leader indigena a capo di Tupac Amaru, l’organizzazione
con 70mila iscritti, in maggior parte indigeni,
nata per fronteggiare la crisi del 2000 e che con
il lavoro cooperativo ha costruito - durante i governi Kirchner - oltre 4mila case popolari con il
lavoro di 150 cooperative. È stata accusata prima
di istigazione a delinquere e attività sovversive e
poi per frode nei confronti dell’amministrazione
pubblica e uso improprio di fondi pubblici (per
le cooperative di autocostruzione). Arrestata il
16 gennaio, a pochissimi giorni dall’elezione di
Macri al governo, Milagro è ancora in carcere.
Senza contare i licenziamenti a tre zeri del presidente: su tutti, quello del giornalista uruguaiano
Victor Hugo Morales (diventato famoso in tutto il
mondo per la telecronaca del 2 a 0 di Maradona
ai mondiali del 1986). Licenziato da un’emittente
privata argentina dopo 30 anni di carriera, Morales che ha denunciato: «Il motivo è politico».
Dalla sua Plaza de Mayo, Hebe non ha risparmiato un attacco al presidente argentino di origini
italiane (calabresi, per la precisione), accusando
Macri di «perseguitare il popolo» e buttare via tutte le conquiste nel campo dei diritti umani raggiunte nei dodici anni di govermo kirchnerista
che hanno preceduto il suo.
È evidente il ritorno della persecuzione politica
nel Paese in cui è ancora vivo il ricordo della dittatura di Videla iniziata il 24 marzo 1976, quando il generale José Rogelio Villareal disse a Isabel
Martínez de Perón: «Signora, le Forze armate
hanno preso il controllo politico del Paese. Lei è
in arresto». Anche allora, nella Buenos Aires di Videla dove ogni 5 ore si commetteva un assassinio
politico e ogni 3 esplodeva una bomba, tutto cominciò con un arresto. ti.bar
Un arresto nel Casertano e un espulso a Parma.
Anche in Italia è caccia ai “lupi solitari”. Ma chi
sono i terroristi 2.0? Lo speciale su Left in edicola
Su facebook si è proclamato “isissiano” dopo gli attacchi in Francia di
gennaio 2015. Su ordine della procura di Santa Maria Capua Vetere, oggi
è stato arrestato a San Marcellino,
in provincia di Caserta, dove c’è la
moschea più grande del Sud Italia,
di cui era custode. Il 41enne tunisino
Mohamed Kamel Eddine Khemiri,
conosciuto nella comunità islamica
locale come “Bin Laden”, è accusato
di essere a capo di un’associazione
a delinquere finalizzato al traffico di
esseri umani. Su Khemiri pesa anche
l’accusa di attività eversiva mossa
dalla procura di Napoli. La radicalizzazione è anche alla base dell’espulsione, a Parma, di un 34enne marocchino che inneggiava alla jihad sulla
Rete e aveva legami con altri sostenitori del Daesh. Pare fosse pronto a
colpire un afghano arrestato oggi a
Parigi dopo quattro giorni di caccia
all’uomo. Ai cosiddetti “lupi solitari”
è dedicata la copertina di Left oggi
on line e da domani in edicola.
Contro il razzismo,
Black Lives Matter UK
paralizza il traffico
a Londra, Nottingham,
Birmingham.
La colonna inglese del movimento americano che difende i neri
dalle violenze, ormai diventato
fenomeno globale, ha organizzato
questa mattina una serie di proteste coordinate in tre diverse città.
Nel Paese che chiude le frontiere,
gli attivisti bloccano le strade per
dire no al razzismo. Londra, Nottingham, Birmingham sono rimaste paralizzate dal traffico seguito
a una serie di blocchi organizzati
dai manifestanti antirazzisti. Fermo l’accesso in auto all’aeroporto
di Heathrow, il principale scalo inglese. Bloccato anche il centro di
Nottingham, dove i manifestanti
hanno creato un cordone umano per fermare i trasporti verso
l’aeroporto della capitale. Black
Lives Matter UK hainvocato lo
shutdown - che in inglese significa letteralmente arresto, paralisi. Fermare tutto per denunciare
una brutalità diventata sistemica
e ricordare le sue vittime, nere.
Le manifestazioni di questa mattina coincidono, infatti, con il
quinto anniversario dell’omicidio
di Mark Duggan, il giovane ucciso dalla polizia nel 2011 durante
un fermo. Il ricordo delle vittime
come strumento per denunciare
quello che gli attivisti considerano un uso endemico e sistematico
della sopraffazione fisica e psicologica ai danni delle categorie più
deboli. È per questo che nel video-lancio dell’iniziativa i manifestanti parlano anche di migranti.
«Siamo sconvolti per i 3.000 morti
nel Mediterraneo di quest’anno e
dopo Brexit sappiamo che i crimini d’odio sono cresciuti del 57%.
Abbiamo ascoltato persone raccontare di abusi e aggressioni nelle strade» dicono gli attivisti. Una
stortura che rischia di farsi norma
se non si agisce per tempo.
g.s.
I rincari mascherati
di Wind-Infostrada.
Dopo la telefonia mobile, tocca a quella fissa. La moda di
rendere (quasi) invisibili gli aumenti portando la fatturazione
mensile a quattro settimane
dilaga e fa infuriare gli utenti. È
Wind-Infostrada a comunicare
ai suoi clienti la «bella trovata»
che scatterà a settembre. La
modifica equivale a un rincaro
medio dell’8%. E l’esempio, c’è
da scommeterci, sarà presto seguito dagli altri operatori.