Il mercato dei consumi extra domestici non cresce e la
Transcript
Il mercato dei consumi extra domestici non cresce e la
RISTORANTI DOSSIER Grossisti food e bevande, cash & carry, alta gamma e vino alla ricerca dell’efficienza & DISTRIBUZIONE Ristoranti FORNITORI Criticità e dinamiche sotto la lente dossier a cura di Fabrizio Gomarasca Il mercato dei consumi extra domestici non cresce e la competizione si fa serrata. E gli operatori della distribuzione cercano di espandere i propri territori allargando la gamma di prodotti e aumentando il livello di servizio. In gioco è la fedeltà dei ristoratori. Ma intanto tutti soffrono per l’aumento dei tempi di pagamento. 45 DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B La torta è piccola... S ituazione maledettamente complessa, quella del rapporto tra la distribuzione di food & beverage e la ristorazione in Italia. L’estrema frammentazione degli attori in scena fa sì che lo scenario distributivo italiano cui fa riferimento la ristorazione sia alla ricerca di un modello organizzativo che premi l’efficienza sull’efficacia. Sul fronte della domanda sono quasi 173 mila le attività di ristorazione censite da Unioncamere. Per quanto riguarda l’offerta, si stimano in 2600 i grossisti specializzati nel food, ai quali si aggiungono circa 5.000 despecializzati e 3.800 distributori di bevande, senza contare i Cash & Carry, la Gdo, i mercati e le vendite dirette. La gestione di decine di migliaia di referenze e di migliaia di fornitori (in maggioranza piccole e medie imprese commercialmente non strutturate per il foodservice) non fa MERCATO RISTORANTI 172.849 GROSSISTI FOOD 2.600 VALORE SELL IN FOOD € 10 mld circa GROSSISTI BEVERAGE 3.800 VALORE SELL € 5 mld circa IN BEVERAGE Fonte: Elab. da Unioncamere e Trade Lab ... e la competizione aumenta. La coda lunga della crisi comincia a farsi sentire e tra i distributori si comincia a parlare di selezione e di razionalizzazione. richieste della ristorazione PUNTUALITÀ delle consegne. Consegne a piccoli lotti: cartoni, spesso a bottiglie (bevande) Costanza qualitativa e resa (food) Dilazioni di pagamento Organizzazione di eventi, degustazione prodotti (prevalentemente vini) Organizzazione di corsi di formazione Prezzi di acquisto vantaggiosi che complicare la questione. A completare il quadro, si aggiunge una sorta di gioco a tutto campo dei vari players, con i grossisti in prima linea: quelli del food che allargano l’offerta anche al beverage e vicevera. «Si tratta però di un ampliamento complementare - precisa il direttore di Cateringross Mauro Entradi - perché alle spalle vi sono investimenti strutturali diversi. Si pensi solo a che cosa significa il ciclo del vuoto a rendere o all’impiantistica di servizio per chi distribuisce beverage e la gestione della catena del freddo per chi opera nel food. Altra differenza: nel beverage, il 60/70% del fatturato complessivo è generato da una distribuzione organizzata o integrata. Nel food siamo fermi al 20%». L’altra faccia della medaglia la sintetizza Lucio Roncoroni, direttore di Cda, uno dei maggiori gruppi associati di distributori di bevande, quando rileva che il 75% del giro d’affari nel beverage è rappresentato da dieci aziende multinazionali e circa l’80% del giro d’affari è sviluppato con 300 referenze circa. quella della gestione del credito. «È la coda lunga della crisi – sentenzia Entradi -. Le banche tagliano i fidi e i clienti non pagano. La torta si è ridotta e, quel che è peggio, non ci sono prospettive che prima di tre anni torni a crescere». Tempi di pagamento attestati su una media di 120-140 giorni con punte di 6-7 mesi nel settore del vino mettono una seria ipoteca sugli equilibri del settore. A novembre, nella sua annuale convention, Partesa (98 giorni medi di pagamento) aveva lanciato un allarme per bocca del suo amministratore delegato Riccardo Giuliani, anticipando due linee di in- BEVERAGE VENDITA PER CANALI 12% 30% GESTIONE DEL CREDITO Distribuzione moderna 5,771 mld Tot. grossisti bevande 3,009 mld Tot. cash & carry Italia 1,154 mld Fonte: SymphonyIri la inglese e a un quinto di quella americana, non ci si attende a breve una riduzione nel numero di operatori. «Anzi – sottolinea Entradi – gli ultimi dati di Unioncamere rilevano un saldo attivo nell’ultimo anno di 8.000 unità. L’attività ristorativa si conferma un ammortizzatore sociale all’italiana, un bacino socio-occupazionale che esercita ancora una certa attrazione». E si allontana la speranza di una riduzione nel numero di ristoranti, con l’uscita di scena di quelli - circa 30 mila, azzarda qualcuno - che denotano scarsa professionalità. PRIMO POSTO IL SERVIZIO Consegna e prodotto sono le due leve per saldare distributori e ristoratori. In gioco è la fidelizzazione. Q 58% Sta di fatto che tra frammentazione della distribuzione e micronizzazione della ristorazione, le questioni chiave sul tappeto sono davvero molte. Ma la più rovente, quella che agita i sonni dei distributori e che rischia di segnare una discontinuità forte è tervento: l’apertura di un tavolo di discussione con i fornitori e il possibile abbandono del 30% di clienti non profittevoli sui 60 mila attualmente serviti. Altri hanno da tempo preso provvedimenti. Marr, per esempio, che serve 38.000 clienti, da oltre dieci anni adotta una gestione del credito rigorosa: a ogni cliente assegna un livello di fido e condizioni di pagamento personalizzati e accorda dilazioni di pagamento in maniera selettiva, in linea con quelle ottenute dai fornitori. Nonostante il fatto che la produttività dei punti di consumo sia pari a un terzo rispetto a quel- uali sono allora gli aspetti che più di tutti caratterizzano il rapporto tra distribuzione e clienti della ristorazione? La risposta potrebbe essere una sola: migliorare il livello di servizio. È opinione diffusa che per servizio, quando si parla di grossisti, si debba intendere consegna e prodotto. Ma per non rendere la parola pri- va di contenuto, occorre esplicitarla meglio. Proviamoci. PORTAFOGLIO PRODOTTI La specializzazione di prodotto in senso stretto sembra ormai lasciare il campo a offerte più ampie,perché, spiega Mauro Guernieri, direttore di Cic, Cooperativa italiana Catering, «La logica che prevale è la riduzione Consegna notturna. Chi non la vuole? C on la necessità di consegne puntuali, in alcuni casi anche giornaliere, il trasporto nei centri urbani sta diventando un vero e proprio elemento critico per i grossisti di food & beverage. Senza considerare l’aumento dei prezzi dei carburanti. Il traffico congestiona- to e le zone a traffico limitato, acuiti da pioggia e neve, diventano ostacoli quasi insormontabili per chi deve effettuare 30-40 consegne al giorno nelle grandi città. La risposta può essere una sola: la consegna notturna. Ma il distributore deve disporre delle chiavi del magazzino dei costi di gestione dell’ordine e commerciali». Avendo ben chiaro, però, il fatto che tutto quello che va in ristorazione deve essere trasformato e ciò che conta è la resa: per il cuoco si declina in costanza qualitativa, per il ristoratore la resa è valutata con criteri economico-gestionali. Per Marr, per esempio, il portafoglio ampio significa anche poter rispondere con efficacia alle richieste del ristoratore che si trova a fare i conti con consumatori che passano dal pasto completo al piatto unico e al pasto destrutturato o a dover proporre certi piatti a pranzo e altri per cena. Da ultimo, la cucina fondata sulla valorizzazione dei prodotti del territorio obbliga necessariamente a differenziare i prodotti quanto meno su base regionale. del ristoratore e non tutti si fidano. «La consegna notturna consentirebbe enormi economie di scala, ma nessuno - sottolinea Mauro Guernieri di Cic - si prende l’onere di spingerla: non le amministrazioni pubbliche né i titolari dei locali». E l’efficienza rimane un miraggio. FORMAZIONE «Esiste un divario culturale molto forte nella ristorazione - afferma Giuseppe Cuzziol, presidente di Italgrob che il grossista deve essere pronto a supportare: parliamo di cultura di canale e di consulenza sui prodotti. Dobbiamo essere consulenti, prima di venditori». Vale per le bevande più critiche, come birra e vino, ma anche per il food, per il quale la continua ricerca di prodotti particolari che qualifichino l’offerta impone di farne conoscere le specificità. Oggi, poi, l’incidenza dei prodotti freschi e freschissimi è elevata, ma lo è anche quella dei prodotti surgelati che in alcune categorie si avvicina facilmente all’80%. Ebbene una cosa è trattare le patate surgelate, o la pasta ripiena, altro è trasformare il pesce. profili CATERINGROSS CIC Cooperativa Italiana Catering www.cateringross.it Azienda associate 50 Clienti 50.000 (80% Mauro Entradi horeca e ristorazione commerciale) Referenze 2.000 Copertura nazionale www.copcatering.com Azienda associate 47 Clienti 30.000 Referenze 10.000 Copertura nazionale Mauro Guernieri ristoranti 46 imprese del gusto CDA MARR www.marr.it www.cdaweb.it Clienti circa 26.000 Azienda associate 91 Clienti 26.000 Referenze 22.700 Copertura nazionale nella ristorazione (totali 38.000) Referenze 10.000 Copertura nazionale Lucio Roncoroni GRUPPO SAN GEMINIANO ITALGROB www.italgrob.it www.sangeminiano.it Leopoldo Pasquini Associati 125 Clienti 80.000 Referenze cica 1.700 Copertura nazionale 47 Federazione italiana distributori bevande Aziende associate 650 Giro d’affari la Giuseppe Cuziol Federazione esprime un giro d’affari di 2,5 mld € DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B LOGISTICA Per il distributore, la consegna si identifica con il servizio. È la principale differenza con il cash & carry. Se ciò che contraddistingue il delivery è il mantenimento della catena del freddo per far arrivare i prodotti integri e a norma nelle cucine dei ristoranti, l’elemento critico è la puntualità, visto che le consegne sono richieste in una finestra temporale molto stretta: dalle 8 alle 10 del mattino. Ma per chi ne deve fare 15-20 al giorno, le variabili del traffico e delle condizioni meteo sono aleatorie. Un’alternativa è rappresentata dalle consegne notturne, ma le difficoltà non sono poche (v. box nella pagina precedente). QUALITÀ Questa declinazione del servizio si collega direttamente con il momento di mercato e le tensioni sui prezzi dei prodotti alimentari che cominciano a diventare sensibili. La domanda che i distributori si sentono spesso fare riguarda di ridurre i prezzi e per chi vuol fare servizio la risposta risiede nella gestione delle categorie di prodotti. Che tradotto vuol dire che in funzione delle esigenze, della clientela, delle tecniche utilizzate, il ristoratore insieme al distributore analizza possibili alternative più economiche, senza derogare sulla qualità della materia prima. La differenza, va da sé, la fanno il fornitore e la professionalità di chi acquista. «Nel pesce surgelato - esemplifica Guernieri - la qualità del prodotto si misura anche sulla glassatura di protezione. Se invece di filetti di sogliola con una glassa del 5-10%, si acquistano prodotti con il 35-40% a un prezzo più basso, i conti non tornano». PRIVATE LABEL Oggi tutti i maggiori distributori hanno sviluppato linee di prodotti a marchio proprio, nel fresco (accorciando la filiera tra grossista e fornitore), e non solo. Un esempio del ruolo strategico della private label è quello di San Geminiano che con l’acqua Alisea (100 milioni di bottiglie) ha realizzato un prodotto di successo per il canale horeca che, di fronte anche alla concorrenza della Gdo diventa una salvaguardia dei margini della ristorazione. «Abbiamo riscontrato casi di prodotti venduti in Gdo al 15% in meno di quanto lo pagano i distributori dice il presidente di San Geminiano Leopoldo Pasquini - creando grande confusione tra i ristoratori e i clienti finali». FIDELIZZAZIONE La politica di selezione di prodotto, insieme al rispetto delle consegne, è anche un potente strumento per fidelizzare il cliente. «Acquisirne la fedeltà - spiega Roncoroni - significa aver conquistato la fiducia dell’esercente, interpretato i suoi bisogni e contribuito a coniugare l’interesse di chi gestisce il locale con quello del distributore». Su questo, probabilmente, si faranno i conti nel prossimo futuro. DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B SFIDE del C&C Le difficoltà degli alimentaristi spingono verso la specializzazione per l’ horeca. E ad ampliare l’offerta. L a costante diminuzione dei negozi tradizionali ha determinato, negli anni, una maggiore focalizzazione del cash & carry verso l’horeca e la ristorazione, aggiustando l’assortimento ed esaltando l’ampiezza e la profondità di gamma per far comprendere il valore dei prodotti, facendo del c&c una grande dispensa sempre a disposizione. «Uno dei fattori che riteniamo importante - afferma Marco Bonini, direttore canale Sogegross Cash&Carry - è il fatto che il ristoratore, che normalmente non ha una pianificazione e una programmazione delle spese e spesso confonde il guadagno con l’incasso, paga gli acquisti con parte dell’incasso del giorno precedente. Il contante che gli rimane si avvicina così molto di più al guadagno della sua attività, che gli servirà per pagare stipendi e spese generali». L’acquisto quotidiano e il CANALE C&C PUNTI VENDITA 413 SUP MEDIA (MQ) IMPRESE 4.044 115 FATTURATO (MLD €) 4,3 Fonte: SymphonyIri, 2009 CASH & CARRY FREQUENZA di vista e acquisti anche di piccolo importo ASSORTIMENTO ampio e profondo sempre disponibile NOVITÀ di prodotto evidenziate CONVENIENZA di prezzo rispetto ad altri canali pagamento in cassa, insomma, sarebbero un termometro dell’andamento degli affari. Ma il vero problema è far entrare il cliente nel cash & carry. «Chi entra nei nostri punti vendita - spiega Palo Lenci, responsabile canale c&c di Interdis - trova un assortimento ampio e profondo, un livello elevato servizio, l’enologo che aiuta nella messa a punto della carta dei vini, ma anche delle birre. C’è poi la garanzia dell’assoluto rispetto della catena del freddo». È un’attività, quella del c&c che si sta specializzando sempre di più a servire una clientela professionale, con una selezione di prodotti a marchio e di specialità, a valore aggiunto per il cliente, specialmente concentrati sui freschi, che superano in molti casi il 50% del- le vendite. Così Interdis, con una visone da retailer multicanale, ha creato un’insegna specializzata, che si chiama Alta Sfera, che comprende già 19 negozi sui 48 attivi, l’ultimo appena aperto a Pescara: 5-6.000 metri quadrati di superficie, di cui il 20% dedicata ai freschi e freschissimi, 12.000 referenze circa concentrate sull’horeca. Sogegross, invece, ha sviluppato una rete di promoter che si recano direttamente presso il cliente per mettere a punto insieme la migliore strategia per cogliere tutte le opportunità dell’assortimento in linea con i volumi che consuma e con le sue esigenze di servizio, oltre che per aggiornarlo sui nuovi prodotti. E c’è chi pensa al servizio di consegna come una delle carte da giocare per lo sviluppo del canale che oggi soffre per una caduta dello scontrino medio, anche se aumenta la frequenza di acquisto. «Il delivery diventerà - afferma Antonio Muggianu, direttore commerciale canale ingrosso, che opera con l’insegna Assso nel c&c e come Vip Catering nell’ingrosso - un elemento strategico di ampliamento del servizio. Nella ristorazione la consegna aumenterà d’importanza rispetto al prezzo, soprattutto per chi vorrà concentrarsi sul cuore dell’attività e non perdere tempo per andare a fare gli acquisti». Di diverso parere invece Lenci e Bonini: il delivery non farebbe che snaturare la specificità del canale e aggravarlo di ulteriori costi. LA nicchia virtuosa Materie prime ricercate, stretti legami con gli chef, formazione continua. E per crescere la distribuzione di prodotti di alta gamma scopre la ristorazione media. E sclusività, qualità dei prodotti, anticipazione delle tendenze di cucina. Sono gli aspetti che maggiormente distinguono la distribuzione di alta gamma da quella foodservice. È un settore di nicchia che in qualche caso sconfina nel lusso, che ha nell’alta ristorazione l’interlocutore privilegiato. Secondo alcune stime, questa nicchia di mercato esprime un fatturato di circa 200 milioni di euro, di cui la metà è appannaggio della distribuzione specializzata, mentre il resto è gestito all’interno del portafoglio degli operatori horeca. «Non è una nicchia protetta - commenta Bruno Pessot, amministratore delegato di Jolanda De Colò che, oltre a distribuire, firma anche specialità proprie attraverso una rete di “artigiani del gusto” - perché più un prodotto diventa reperibile alla fonte, maggiormente è disponibile sul mercato, anche a costi diversi. La nostra sfida è quindi quella di evolvere, reperire prodotti nuovi, inventarne anche di nuovi». È quasi un lavoro da trend setter che si gioca sulla relazione con fornitori di eccellenza per garantire a chef e ristoratori materie prime di qualità da trasformare in ricette speciali. «Gran parte del nostro lavoro conferma Efrem Clerici, direttore marketing di Longino&Cardenal - consiste nel saper proporre prodotti e materie prime, per la gran parte francesi o spagnoli, e comunque provenienti da ogni parte del mondo, agli chef ita- ALTA GAMMA SELEZIONE dei fornitori QUALITÀ intrinseca del prodotto SCAMBIO di esperienze tra chef e distributore INTERPRETAZIONE delle necessità e dei bisogni ANTICIPAZIONE delle tendenze di cucina liani in modo che possano utilizzarli al meglio e darne la loro interpretazione». PERCORSI FORMATIVI È in questo che risiede uno dei segreti di questa distribuzione: il forte legame che si crea con chef curiosi e aperti al nuovo, molto preparati, che allo stesso tempo sono clienti e consulenti, prendono informazioni e trasferiscono e si scambiano esperienze. E a volte diventano testimonial di qualche materia prima di pregio. Così la formazione su prodotti particolari e poco conosciuti è decisiva. Sia nei confronti della rete di agenti, veri e propri consulenti gastronomici - per i quali per esempio Longino & Cardenal organizza percorsi formativi che prevedono un lavoro diretto in magazzino frequentando i vari reparti per due settimane ed educational su ciascun prodotto per acquisire argomentazioni di vendita - sia della clientela. «Spiegare la materia prima, le sue caratteristiche, le applicazioni serve - afferma Pessot - a valorizzare il prodotto e a consentire all’operatore di trasferire a sua volta conoscenza al cliente finale, creando valore aggiunto». Questo circuito virtuoso tra fornitore, distributore e cliente determina anche un modello di logistica molto particolare. Spiega Clerici: «A differenza della distribuzione horeca, noi lavoriamo molto sul venduto. È la domanda a guidare i nostri acquisti presso i fornitori. Di conseguenza la velocità di approvvigionamento è determinante. Due volte alla settimana appositi cargo arrivano profilo PARTESA LONGINO & CARDENAL www.partesa.it Clienti 60.000 (15.000 nella ristorazione) Referenze 13.000 Copertura nazionale Riccardo Giuliani ristoranti 48 MEREGALLI www.meregalli.it Clienti ristorazione 9000 Referenze 250 Aziende rappresentate Clienti circa 10.000 Referenze 1.200 codi- ristoranti e gastronomie Clienti 6.500 attivi Referenze circa 2.000 Aziende rappresentate 34 (di cui 17 francesi) Copertura nazionale (export 5%) 65 in esclusiva nazionale italiane e straniere Copertura nazionale Clienti 600 circa Referenze circa1500 Clienti 3000 tra imprese del gusto HERES www.heres.it www.jolandadecolo.it Bruno Pessot BALAN www.balan.it www.longino.it codici continuativi, più reperimento prodotti rari Copertura nazionale Efrem Clerici JOLANDA DE COLÒ Referenze circa 1500 Copertura nazionale Fabio Balan Giulio Bettarini 49 ci attivi Aziende rappresentate Marcello Meregalli 150 italia/estero Copertura Nazionale DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B dalla Spagna e dalla Francia direttamente da noi, o atterrano a Malpensa, vicino alla nostra sede, e in poche ore siamo in consegna in tutta Italia». Ma è anche un elemento critico: «Movimentare piccole quantità in tempi molto veloci - incalza Pessot - comporta una struttura dei costi elevata. Ma se l’accuratezza del servizio per noi è un imperativo, non dobbiamo correre il rischio di essere vissuti solo come azienda di servizio. A volte dobbiamo gestire richieste “impossibili” che possono mettere a rischio proprio la qualità dei prodotti». Essere una nicchia, però, pone anche limiti allo sviluppo, essendo il mercato di riferimento (quello degli chef stellati e l’alta ristorazione) abbastanza circoscritto. E i distributori rispondono ampliando il portafoglio di prodotti e il presidio del territorio. Ma la sorpresa maggiore può arrivare dalla media ristorazione. «Esistono giovani chef - spiega Pessot - che sono consapevoli di non avere capacità tecniche per elaborare piatti di alta cucina. Allora puntano su materie prime di alta qualità che richiedono minimi interventi. È il caso di certe steak house. Ma lo stesso vale per i semilavorati: un salume o un prosciutto di altissima qualità richiede solo di essere affettato, ma qualifica di per sé la carta». Come dire che una delle strade per la ristorazione futura passa anche attraverso una minore elaborazione e una più alta qualità delle materie prime. DOSSIER DISTRIBUZIONE F&B VINO, COMUNICAZIONE FATTORE CRITICO Il calo dei consumi sta generando una spirale negativa che mette in discussione l’intera filiera. Dal coinvolgimento dei ristoratori una risposta di sistema. B ere bene, ma meglio. Il mantra del consumo consapevole che ha accompagnato in quest’ultimo decennio il settore del vino, si è trasformato per decreto legislativo nella più feroce penalizzazione dei consumi per un prodotto che affonda le proprie radici nella cultura materiale italiana ed è alla base di quell’italian lifestyle, fatto di convivialità e vita di relazione che il mondo ci invidia. Così nel 2009 si sono consumati 40 litri di vino pro-capite, un quarto rispetto agli anni Settanta. E se per un certo numero di produttori la valvola dell’export ha limitato i danni, per i distributori sono dolori. E la situazione fa emergere tutte le debolezze di un settore che sconta nella mancanza di massa critica la capacità di reagire. «Il mestiere della distribuzione non è produrre vino - è l’analisi di Fabio Balan, imprenditore dell’omonima società veneta (65 aziende rappresentate e distribuzione nazionale) - ma individuare e proporre i prodotti più adatti alle nuove tendenze di consu- VINO FREQUENZA di vista e acquisti anche di piccolo importo ASSORTIMENTO ampio e profondo sempre disponibile NOVITÀ di prodotto evidenziate CONVENIENZA di prezzo rispetto ad altri canali mo. Del resto nessuna distribuzione in Italia è talmente grande da condizionare il mercato, come non lo è alcun produttore. Nemmeno i Consorzi riescono a coagulare interessi comuni da trasferire in azioni di comunicazione dei pregi e dei vantaggi di consumare consapevolmente vino. Invece la comunicazione avviene sempre contro, evidenziando gli aspetti negativi». La necessità di fare comunicazione con l’obiettivo di avvicinare soprattutto il target giovane, e più in generale per far ripartire i consumi nazionali, è al centro del dibattito lanciato da Vinitaly sul suo sito vinitaly.com. Giuliano Dell’Orto, direttore creativo di RobilantAssociati, indica poche regole di grande efficacia, valide specialmente per le piccole aziende che non si possono permettere grandi investimenti, come focalizzare gli elementi distintivi e connotanti dell’impresa, costruire un linguaggio di marca unicizzante e facilmente riconoscibile, organizzare un portfolio coerente con la cultura dell’impresa e con le esigenze del consumatore, con un packaging in grado di raccontarne le specificità. Su questa strada il ruolo di mediazione della distribuzione, aggiungioamo noi, e della ristorazione potrebbe dare importanti risultati. SERATE ED EVENTI Mancanza di associazionismo e di un fronte comune, caduta dei consumi, necessità di fare informazione. Ma il vero spettro oggi. anche per la filiera del vino, è la gestione del credito, con tempi di pagamento sempre più lunghi, proprio mentre i margini si riducono e i tassi di interesse cominciano a salire. Tanto che il gruppo Meregalli (10.000 clienti attivi e un portafoglio di 1.200 prodotti) ha istituito un ufficio interno, con Cultura d’impresa C he gli italiani siano grandi specialisti di prodotto è una realtà. Minore è invece la dimestichezza con gli aspetti gestionali. Anche la ristorazione non sfugge alla regola. «Quando abbiamo organizzato corsi di economia e gestione del locale e della cantina e di psicologia di vendita in sala - racconta Marcello Meregalli - ci siamo scontrati con una certa diffidenza. L’idea di mettersi in gioco non fa breccia presso i ristoratori, salvo poi ricredersi dopo avervi partecipato». NUOVI PERCORSI un legale a libro paga, per il recupero dei crediti. «Con pagamenti medi nell’ordine dei 120 giorni sottolinea l’amministratore delegato Marcello Meregalli - una ricevuta bancaria saltata distrugge la marginalità». Come uscirne? La ricetta è quella già sperimentata della relazione sempre più stretta con il ristoratore, organizzando eventi, serate, degustazioni. Così si fa conoscere il prodotto e il produttore, «l’unico in grado di trasferire i messaggi positivi del vino, far emergere il lavoro che sta alle spalle, il legame con la terra e le tradizioni», come sottolinea Balan, che organizza 50 eventi di degustazione con la rete vendita e i ristoratori ed è presente a tre grandi manifestazioni tra cui profilo INTERDIS C&C Paolo Lenci SOGEGROSS www.interdis.it www.sogegross.it Punti vendita 48, di cui Punti vendita 16 Clienti circa 45.000 Referenze circa 13.000 Copertura Regionale 19 Alta sfera Referenze 10-12.000 (Alta sfera food e non food) Copertura nazionale (Toscana 2, Emilia 3, Piemonte 4, Liguria 9) Marco Bonini ristoranti 50 Gruppo TUO www.gruppotuo.it Vip Catering Antonio Muggianu imprese del gusto www.vipcatering.com Struttura Un centro di lavorazioni carni a Cervia, uno per lavorare Vinitaly. C’è anche chi si specializza nelle nicchie di piccoli produttori di qualità, come Heres, che si chiama fuori dalla competizione sui grandi numeri pur servendo 9.000 ristoranti con copertura nazionale, ma il meccanismo è lo stesso. «Rappresentiamo piccoli produttori - spiega il responsabile marketing dell’azienda Giulio Bettarini - che preferiscono concentrarsi sulla produzione anziché investire in comunicazione. Sta a noi, attraverso eventi e serate di degustazione, dare un’identità alla bottiglia. Quei produttori che partecipano a queste iniziative ne vedono rapidamente i risultati con un aumento delle vendite». il pesce a Oristano e quattro depositi di distribuzione Copertura soprattutto Centro Italia C&C Assso www.assso.it Punti vendita 2 punti vendita a Roma Pur organizzandone con successo, Marcello Meregalli ritiene la leva delle serate e delle degustazioni per i ristoratori un poco spuntata. Migliori risultati li offrono gli eventi nel ristorante per i clienti finali, che si traformano in una opportunità di incasso per il locale. «Oltre a ciò, però, da qualche tempo abbiamo allestito un motorhome che si sposta sul territorio nazionale e diventa uno spazio di relazione, di degustazione, di incontro con i nostri clienti che sta riscuotendo grande successo», aggiunge l’imprenditore, che sta per mettere online un proprio e-shop business to business per la gestione degli ordini, in modo che gli agenti si trasformino in veri e propri brand ambassador». Certo restano da affrontare alcuni nodi come il recupero di sostenibilità finanziaria dei rapporti commerciali, che potrà approdare a una selezione della clientela, e l’efficienza logistica e distributiva. Un esempio viene da Meregalli che si affida a un vettore utilizzato da aziende vinicole, che ha buoni rapporti con i ristoratori e ne conosce esigenze e abitudini. Risultato: 2,16 giorni di trasporto, con tracciabilità delle spedizioni. 51