Secondo incontro: LAVORO E RELAZIONI FAMILIARI
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Secondo incontro: LAVORO E RELAZIONI FAMILIARI
Comunità Pastorali di Seregno Catechesi adulti 2011 LA FAMIGLIA IL LAVORO E LA FESTA 18 novembre Secondo incontro: LAVORO E RELAZIONI FAMILIARI SCHEDA DI APPROFONDIMENTO Jean François Millet, L Angelus, 1857-59, Parigi, Musèe d’Orsay Jean François Millet nasce nel 1814 a Gréville, un piccolo borgo della Normandia, primo di otto figli di una famiglia di contadini. A 19 anni, vista la sua abilità con matite e pennelli, comincia a prendere lezioni di pittura e disegno, continuando ad aiutare la famiglia nel lavoro nei campi. Due anni dopo si trasferisce a Cherbourg, comune della Bassa Normandia, dove, nel 1837, riceve dal Municipio una borsa di studio che gli consente di spostarsi a Parigi. Inizialmente Millet si dedica prevalentemente alla ritrattistica, un genere sempre richiesto che gli consente di procurarsi il necessario per vivere. Nel 1849 si trasferisce a Barbizon, un paesino nei pressi della foresta di Fontainebleau, non lontano da Parigi, dove incontra altri artisti di fama. Quello di Barbizon è il periodo dove si dedica a rappresentare scene agresti, ricordo della sua giovinezza in Normandia, seguendo un genere molto apprezzato, tra il naturalismo e il realismo. Una certa fama, accompagnata da una discreta stabilità economica, arriva solo dopo il 1860. L’Angelus è di questo periodo. L’opera è un dipinto a olio su tela, di soli cm 55x66, ma le ridotte dimensioni non ne diminuiscono l’intensità e la forza espressiva. Nel 1865, Millet scrive: "L'Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l'angelus in memoria dei poveri defunti". L’opera raffigura una scena di una giornata di lavoro: i due personaggi, forse marito e moglie, visto l’ambiente contadino che vede impiegata l’intera famiglia, stanno raccogliendo patate, come suggeriscono chiaramente il forcone, la cesta e la carriola vicini ai due contadini, coltivazione piuttosto diffusa nella zona dove viveva Millet in quegli anni. Essi sono le uniche figure umane presenti in uno spazio ampio e aperto, richiamo a un lavoro lento e silenzioso che evoca i ritmi della natura. La luce intensa e la scarsità di ombre fa pensare al mezzogiorno, l’ora della preghiera dell’Angelus. Comunità Pastorali di Seregno Catechesi adulti 2011 LA FAMIGLIA IL LAVORO E LA FESTA 18 novembre In un panorama prevalentemente orizzontale si staglia, piccolo e in lontananza, un altro protagonista della scena: il campanile della chiesa di Chailly-en-Bièr, nella campagna di Fontainebleau. I rintocchi della sua campana fanno sospendere il lavoro invitando al raccoglimento per una breve preghiera. Appena visibile in lontananza, scandisce il tempo tra lavoro e preghiera. Realista nella rappresentazione, romantico nelle intenzioni, Millet evoca un mondo contadino dove il duro lavoro nei campi è umanizzato dalla religione che impone ritmi precisi di riposo e feste, scandendo il procedere dell’anno secondo il susseguirsi delle stagioni e delle ricorrenze religiose che, nel mondo contadino, non sono mai scollegate dagli eventi della natura (pensiamo alle preghiere e alle processioni per invocare la pioggia, per una buona semina, per favorire il raccolto…). Nell’intensità del raccoglimento, i due contadini esprimono la sincerità della loro preghiera. Stagliandosi nettamente sullo sfondo luminoso, nell’umiltà dell’atteggiamento, rivelano grande dignità, consapevolezza che quel momento sottratto al lavoro non è meno utile del lavoro stesso. Millet non è un praticante ma proviene da una famiglia contadina molto religiosa. L’esperienza giovanile nella sua famiglia lo ha comunque formato ai valori spirituali che ritroviamo in questa e in altre sue opere dove, con l’immagine e i colori, racconta il mondo contadino, il suo mondo contadino. L’uso di tonalità calde (perse in questa riproduzione in bianco/nero) e la presenza dominante della luce infondono alla scena una forte tensione mistica. La posizione dei due contadini non è priva di un valore simbolico: per raccogliere le patate si sta per lungo tempo chinati a terra, mentre per raccogliersi in preghiera bisogna alzarsi in piedi. La preghiera e, per estensione, la dimensione religiosa nell’uomo, ci riportano alla statura umana, ci restituiscono alle relazioni più vere (non a caso i due sono uno di fronte all’altro..), negate spesso da condizioni o concezioni disumanizzanti del lavoro. Don Sergio Dell’Orto