NATURA, AGRICOLTURA E ARTE
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NATURA, AGRICOLTURA E ARTE
NATURA, AGRICOLTURA E ARTE Durante il Medioevo, le miniature che ornano i codici medioevali diventano fonte preziosa di informazioni sulle tecniche e attività agricole di quel tempo. Infatti, molte di queste vere e proprie opere rappresentano scene agricole come l’aratura, la raccolta del grano e di altri prodotti, la tosatura, la mietitura e l’apicoltura, altre mostrano strumenti dalle forme rudimentali o innovativi come l’aratro in ferro, dotato di versoio, il collare da spalla e gli zoccoli ferrati, altre, ancora, la riconquista delle terre incolte da parte di intere famiglie di contadini in marcia verso terre lontane e sconosciute. Anche gli affreschi del Quattrocento e Cinquecento, dipinti sulle pareti delle chiese e delle cappelle della nostra provincia, sono un’importante testimonianza dell’ambiente naturale, delle specie animali e vegetali, e degli arnesi da lavoro del nostro territorio. Queste immagini facevano parte del vissuto quotidiano degli uomini di quelle epoche e la natura con i suoi prodotti era parte integrante della loro vita. La pittura assume, per quegli uomini analfabeti, una funzione didascalica: per spiegare concetti più o meno complessi si utilizzano esempi legati alla vita quotidiana, al ritmo delle stagioni e ai prodotti della terra che ben conoscevano. La Natura Morta occupa un posto molto importante fra i soggetti della pittura di genere, che si sviluppò tra il XVI e il XVII secolo. Questo tipo di pittura si sviluppò principalmente in Italia e nelle Fiandre, ma era già in uso nella pittura delle cose umili di epoca romana o in certe rappresentazioni ellenistiche, che raffigurano prodotti dei campi o primizie provenienti dal contado. Questo genere ci offre molte ed interessanti informazioni sul cibo e sui significati ad esso legati. Si tratta, infatti, di una raffigurazione di oggetti inanimati come fiori, frutti, brocche, bicchieri, animali morti, prima di essere cucinati. (Jan Sanchez Cotan, Natura morta con ortaggi e frutta, 1603) La pittura di Giuseppe Arcimboldi, stupisce e incuriosisce per l’utilizzo nella costruzione di ritratti di fiori, frutta e ortaggi. Inoltre, la natura diventa soggetto protagonista di alcune opere di Caravaggio, che nel Canestro di frutta proclama pari dignità fra tutti i generi pittorici, mettendo un cestino di frutta al centro dell’attenzione. Verso la metà dell’Ottocento, la pittura realista, che dà spazio alla vita quotidiana, alla gente comune e al lavoro, offre nuovi esempi di raffigurazioni del mondo rurale e dei lavori agricoli. Tra i tanti artisti di questa corrente ricordiamo Jean-Francois Millet e Gustave Courbert. Il primo conosceva molto bene la campagna e gli gli uomini che vi lavoravano, perché lui stesso aveva fatto il contadino. Dell’ambiente contadino amava i gesti quotidiani, come seminare un campo, falciare il grano o infornare il pane. Con le sue opere volle documentare la grandezza di quel mondo rurale che, a causa della rivoluzione industriale, era destinato a sparire. Il secondo fa diventare degni di un’opera d’arte semplici gesti, mettendo in scena la povertà di chi lavora la terra e donando loro dignità e ammirazione, mai compassione. (Millet Le spigolatrici) Tra fine Ottocento e inizio Novecento il movimento Divisionista esprime, attraverso Giovanni Segantini, l’attenzione alle occupazioni dei contadini. Il lavoro dei campi è inserito armonicamente nei ritmi della natura e, anche se faticoso, è visto come parte integrante della vita di persone, piante, animali ed è raffigurato con grande rispetto, sottolineando la serenità dell’ambiente e della vita rurale. Gauguin nei suoi viaggi verso luoghi remoti soggiornò in Bretagna, una delle regioni francesi più ostili alla modernità. Qui studiò la vita dei contadini e trovò il selvaggio e il primitivo che stava cercando. Le sue rappresentazioni ( I Mietitori) raffigurano i contadini non in modo realistico,ma semplificato e ridotto all’essenziale, creando, così, una pittura dai toni fiabeschi e volutamente ingenua e primitiva. Infine, nella seconda metà del Novecento, negli anni del consumismo, il cibo, inteso come prodotto naturale, perde importanza e gli artisti della Pop Art, negli anni ‘60-’70, caratterizzati da un progressivo aumento del benessere, evidenziano nelle loro opere l’omologazione del modo di nutrirsi, rappresentando cibi in scatola, come singolari esempi di natura morta. Andy Warhol, uno tra gli esponenti più importanti di questa corrente, riprodusse realtà sciatte e banali prese dalla pubblicità: dagli alimenti in scatola della Campbell’s alle bottiglie della Coca Cola. Andy Warrol, Barattolo di minestra di pomodoro Campbell, 1968 Andy Warrol, Campbell’ Soup Cans, 1962 Andy Warrol, Campbell’s soup with canoper,1962 Sempre negli anni Sessanta i fast food erano in piena crescita in America e il loro prodotto più importante: l’hamburger, uno dei simboli della società moderna americana, e’ raffigurato da Claes Oldenburg. Questo hamburger di dimensioni gigantesche diventa il simbolo della moderna alimentazione consumata nei fast food. (C. Holdenburg, Hamburger gigante,1962) Negli ultimi anni gli artisti delle Neoavanguardie hanno utilizzato i prodotti della natura per sottolineare come l’uomo manipola la natura e i suoi prodotti.