FLP Affari Esteri

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Coordinamento Nazionale
LA MONGOLFIERA
Commentario n. 17
LA GRANDE DIPLOMAZIA
Come si sa, l’America Latina esercita da sempre un’attrazione particolare sulla nostra Mongolfiera: in
questo giro apprendiamo da importanti giornali locali che un nostro rappresentante ufficiale, nell’anno
2010 anziché curare gli interessi delle grandi imprese italiane (come Impregilo, Astaldi, e altri che
operano a livello internazionale) favoriva l’impresa concorrente delle italiane, la Odebrecht, potentissima e chiacchieratissima impresa brasiliana. Questo avveniva perché il Lavitola, amico del nostro
rappresentante diplomatico, era al servizio dei brasiliani, stando alla stampa ben informata. Com’è
possibile che un capo missione possa fare queste cose contro il suo paese che pur lo paga eccessivamente. Anzi, questo signore in passato è stato promosso e vezzeggiato. Sarebbe opportuno
sapere - visto che di meriti non si può parlare, e che a Buenos Aires non ha lasciato proprio un buon ricordo - i nomi degli
alti papaveri MAE che lo hanno appoggiato. Noi avremmo delle idee in proposito… Che farà l’amministrazione, ora che
conosce i fatti? Secondo il vecchio codice d’onore dei migliori funzionari italiani di altre epoche si tratterebbe di alto
tradimento. Oggi forse si preferisce il solito “sopire e tacere, tacere e sopire, reverendissimo padre” o applicare le più
severe normative vigenti, Lex sed lex dura lex, al di là dell’appartenenza alla casta. E’ un’opportunità per dimostrare che la
casta sa anche essere imparziale quando c’è di mezzo l’interesse nazionale. Gli organi di controllo esterni ci leggono in
copia e giudicheranno.
A Montevideo apprendiamo poi che i lavori di ristrutturazione della palazzina dove è ubicato il consolato e che dev’essere
riconsegnata pronta entro settembre non sono ancora iniziati. Nemmeno in ambasciata, sono stati ripuliti i locali che
devono ospitare la cancelleria consolare. Però l’affitto stratosferico corre sempre veloce a spese di Pantalone.
Comprendiamo i vari affanni famigliari e logistici del capo missione, prossimo alla quiescenza e impegnato a cercarsi una
nuova dimora dopo un così brevissimo soggiorno. Da ricordare che il consolato di Montevideo fu aperto inutilmente per
soddisfare la libido di potere di un politico, sobillato dal Comites, ma ora trombato e dimenticato.
A Tunisi sostiamo in doveroso silenzio. Siamo attoniti per l’immane tragedia. Connazionali trucidati barbaramente, inermi
proprio mentre erano in vacanza. Si erano recati lì convinti di poter trascorrere serenamente un periodo di svago. Così
infatti lasciava credere il 16 febbraio 2015 il nostro ambasciatore. Non c’erano “motivi di allarme in Tunisia” per noi, per
altri stati invece, come gli Stati Uniti, i motivi di preoccupazione c’erano ed erano pubblici, dichiarati ufficialmente. Non
intendiamo certamente incolpare nessuno per quanto è accaduto, ma riteniamo che, su certi delicatissimi argomenti, le
nostre autorità dovrebbero usare più cautela nel dare informazioni ai connazionali. Purtroppo è già successo che i fatti
hanno smentito superficiali prese di posizione (vedi Messico!). Autorevoli osservatori hanno notato che già in vicende
analoghe i nostri capi rappresentanti non hanno saputo interpretare i segnali di allarme. Il nostro funzionario ufficiale a
Tunisi era probabilmente preso da altre occupazioni: in quella sede la situazione dei visti non è migliorata, resta ambigua e
probabilmente ha impegnato a lungo la gestione dell’ufficio. Un aiuto dall’Ispettorato sarebbe ormai più che opportuno,
anche perché dalla Farnesina non c’è stato il dovuto coordinamento. Eppure il personale addetto alla sicurezza abbonda
alla Farnesina ma, a quanto pare, viene male utilizzato a causa delle scarse competenze in materia. Si è ancora fermi al
diplomatico tutto fare, forte di una generica laurea (giurisprudena, scienze politiche) sprovvisto dunque di formazione
tecnica e tecnologica adeguata, che, come affermano gli analisti più aggiornati, sarebbe oggi indispensabile per far fronte
alle nuove situazioni di emergenza.
Si ripete il solito mantra che i signori della casta sono sempre impegnati, anzi impegnatissimi. Sì, certo, soprattutto per
difendere i loro privilegi, prebende, diritti acquisiti e altri a venire, nel pilotaggio dei concorsi, nello scrivere e far scrivere
nuove leggine ad hoc per il bene della casta. Di questo passo la fine è vicina: la casta si sgretolerà per eccesso di avidità ed
egoismo. Palazzo Chigi infatti, non sappiamo se è stato notato, comincia a vederci chiaro e a gestire direttamente la politica
estera al di là della folla dei numerosissimi dipendenti in feluca acquartierati alla Farnesina.
Sulla grande diplomazia, per chi vuole approfondire: richiedere bibliografia presso il nostro ufficio sindacale.
Debito pubblico oggi: 2.185,054 miliardi di euro.
Roma, 26 marzo 2015
UFFICIO STAMPA