La figura di Didone - Liceo scientifico Redi

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La figura di Didone - Liceo scientifico Redi
La figura di Didone
Didone nella mitologia classica
Secondo la leggenda delle origini Didone era la figlia di Belo, re di Tiro. Costretta a fuggire dalla sua patria,
seguita da una nutrita schiera di nobili a lei fedeli, riparò nel territorio di Cartagine e qui chiese al re del
luogo, Iarba, il permesso di fondare una città.
Il re, deridendola, le rispose che le avrebbe concesso tanta terra quanta avrebbe potuto contenerne una
pelle di bue, allora Didone tagliò la pelle a striscioline sottili, le legò fra loro ed ottenne una lunga corda con
la quale circoscrisse un’area sufficiente ad edificare una nuova città, Cartagine, che, in breve tempo,
divenne così florida da attirare le mire di Iarba, che pretendeva la mano ed il regno di Didone,
minacciandola di muovere guerra se non avesse accettato.
Allora la regina, pur di non cedere, preferì sacrificare la sua vita, immolandosi sul rogo funebre al
cospetto del suo popolo che, da quel momento, la venerò come una divinità. Nome femminile fenicio
Didone, che significa “donna virile”.
Didone nell’Eneide
Virgilio nell’Eneide ,e soprattutto nel libro IV,s’impadronì di questa leggenda e, nonostante fra la caduta di
Troia e la fondazione di Cartagine intercorressero più di tre secoli, elaborò la storia d’amore fra Enea e
Didone, raccontando che il famoso progenitore dei Romani, il duce troiano scampato alla distruzione della
sua città con numerosi compagni, scaraventato dalla furia del mare sulla costa libica, era stato dalla regina
accolto ed amato tanto da unirsi a lei, ma, anche se tormentato dalla passione d’amore, spinto dal volere
degli dei, aveva dovuto riprendere il mare verso l’Italia, cui era fatalmente destinato. Allora Didone,
disperata, sconvolta, vedendo andarsene via per sempre colui al quale era ormai legata da profondo
amore, e con il quale aveva pure ipotizzato nuove nozze, invoca dagli dei una tremenda maledizione su
Enea, cioè di trovare nella nuova patria guerra e dolori, e che scoppi una grande rivalità tra i suoi
discendenti ed il popolo dei Tiri, cioè fra Roma e Cartagine. E fu così che salì sul rogo e si trafisse il petto
con la spada, avuta in dono proprio da Enea, mentre la flotta troiana già navigava in mare aperto.
“La Didone abbandonata”
di Metastasio
Primo dramma di Metastasio ed anche l’opera più ricordata è “La Didone abbandonata”, rappresentata la
prima volta con musica di Domenico Sarro a Napoli, nel carnevale dell'anno 1724. Ambientata a Cartagine, i
personaggi sono: Didone regina di Cartagine, amante di Enea; Iarba, re dei mori; Selene, sorella di Didone
ed amante segreta di Enea; Araspe, confidente di Iarba ed amante di Selene ed Osmida confidente di
Didone. Didone fuggita con grandi ricchezze in Africa, edificò Cartagine. Qui fu richiesta in moglie da molti,
e soprattutto da Iarba, re dei Mori, ma rifiutò sempre in ricordo del marito. La regina però, arrivato Enea
con una tempesta alle sponde dell'Africa, se ne invaghì ardentemente e gli diede ristoro. L’uomo purtroppo
chiamato dagli dei per proseguire il suo cammino verso l’Italia, dove gli avevano promesso una nuova Troia,
parte e Didone si uccide disperata. Tutto ciò si evince da Virgilio, il quale con un anacronismo unisce il
tempo della fondazione di Cartagine agli errori di Enea.
Letizia Barbini
Chiara Falsetti
Federica Iacovone
a.s 2015/2016 3°Les