Accogliere tutti non si. può. Idee per "selezionare" e rallentare l

Transcript

Accogliere tutti non si. può. Idee per "selezionare" e rallentare l
Accogliere tutti non si. può. Idee per "selezionare" e rallentare l'irnrnigrazione in Italia
L'ARRNO DI STRANIERI NEG.;: ULTIMI VENT'ANNI NON HA RISOLTO IL PROLtLEIvLA DEMOGRAFICO MA HA CAMI3LAT0 LA POPOLAZIONE
Nel 201.5 sono stati concessi dallo stato
italiano oltre 170 mila riconoscimenti di cittadinanza a cittadini stranieri. Nel
2014 la cifra delle concessioni di cittadinanza aveva mancato di poco le 100 mila
unità, Un balzo, in un anno, di 80 mila
unità e dell'80 per cento, Non si è trattato
del primo balzo in avanti delle concessioni di cittadinanza italiana, dal momento
che appena una dozzina di anni fa stazionavano tra le 10 e le 20 mila all'anno, ma
certamente il più grande e quello che meglio testimonia come questa componente
della popolazione italiana, marginale fino
a pochi anni fa, stia superando il muro di
ogni previsione. Quando diciamo che gli
stranieri che risiedono regolarmente in
Italia hanno smesso di crescere o, quantomeno, che non aumentano più come facevano fino a cinque-sei anni fa, dovremmo
ricordare che però proprio da allora sempre più stranieri acquisiscono la cittadinanza italiana. Così come dovremmo ricordare che si vanno cumulando nella popolazione italiana matrimoni misti tra italiani e stranieri e altresì le nascite che da
questi matrimoni derivano. La cifra di poco più di 5 milioni di stranieri residenti
regolarmente in Italia, insomma, non rende giustizia a quel che sta avvenendo, che
è già avvenuto, e che ancora avverrà nella popolazione italiana sia in relazione al
reale peso quantitativo in essa assunto dai
cittadini provenienti da altri paesi sia in
relazione al processo di differenziazione
etnica e di nazionalità, e altresì a quello di
meticciamento, che la sta investendo.
Ci sono due modi di guardare all'immigrazione che non confliggono tra di loro: si
può essere, cioè, contrari a un'immigrazio-
ne pressoché incontrollata e indiscriminata, e a favore di una immigrazione con le
caratteristiche esattamente opposte, e al
tempo stesso appoggiare ogni sforzo fatto
per salvare , accudire, dare assistenza a
tutti gli immigrati che per tante strade arrivano a noi dagli scenari di guerra, dai
paesi di povertà e illibertà . Ciò detto, la
conclusione che sembra imporsi è questa:
l'immigrazione sta diventando un gioco in
perdita per tutti . Per i paesi d'emigrazione perché costa vite, vite perse proprio come in guerra, e sottrae loro le energie più
vitali e intraprendenti . Pe quelli, come il
nostro, d'immigrazione, per due aspetti
fondamentali.
Primo aspetto. Ormai dovrebbe essere
sotto gli occhi di tutti il fallimento delle
politiche d'immigrazione per quanto riguarda l'apporto alla natalità ch'esse
avrebbero dovuto assicurare a popolazioni europee dalla fecondità deficitaria. La
Germania , il paese che più ha inglobato
cittadini di altre provenienze, turchi e mediorientali in particolarissimo modo, non
ha fatto che vedere il suo indice di natalità
inabissarsi , il tasso di fecondità calare nonostante tutte le provvidenze, le facilitazioni , i vantaggi concessi alle donne e alle coppie che intendono fare figli. E che
dire dell 'Italia? In qualcosa come quindici anni i residenti stranieri sono quasi
quadruplicati , passando da 1,3 a oltre 5
milioni , ma ciò non ha impedito al quoziente di natalità italiano di perdere nel
frattempo il 20 per cento del suo ammontare e alle nascite di sprofondare a quote
da tramonto demografico . Non è colpa degli immigrati se le cose sono andate così,
in Germania come in Italia , però è un fat-
to che all'esplosione quantitativa degli
stranieri non ha corrisposto un innalzamento di natalità e fecondità, se non di
brevissimo momento, cosicché l'invecchiamento delle rispettive popolazioni è continuato ad ancora maggiore velocità. La fecondità delle donne straniere è scivolata
in un amen sotto la soglia di sostituzione
dei due figli, cosicché sono diventate a loro volta parte più che non soluzione del
problema. Nel frattempo le donne autoctone, convinte di avere una possibilità di
sostituzione nelle donne immigrate, e
margini aggiuntivi di fecondità nella procreazione medicalmente assistita, hanno
coi loro partner spinto sempre di più i progetti riproduttivi ai margini estremi della
loro vita feconda. Con risultati che sono
sotto gli occhi di tutti.
Secondo aspetto. Se la forte immigrazione degli ultimi vent'anni non ha apportato reali vantaggi in termini di fecondità e
nascite, considerando anche l'effetto depressivo che ha finito per esercitare stilla
fecondità delle donne italiane, è però fuori discussione che sta ridisegnando il volto stesso della popolazione italiana. E' in
atto infatti una forte compartimentazione
1 segmentazione della popolazione italiana in etnie e, insieme, una ibridazione di
questa popolazione ad opera di quelle
stesse etnie. I due processi hanno proceduto in parallelo: stiamo assistendo al
tempo stesso alla separazione l'una dall'altra delle più numerose comunità nazionali presenti in Italia, con la riproduzione,
sul nostro territorio, di usi e costumi di
queste stesse comunità; e, contemporaneamente, al mischiarsi dei patrimoni genetici, al meticciamento su basi nuziali--ri-
produttive tra gli italiani e le altre comunità nazionali. La compartimentazione
crea una società inevitabilmente più
estranea a sé stessa, con più labili vincoli
interni di solidarietà e maggiori e più numerose occasioni di contrasto tra i suoi diversi segmenti. Ma la stessa ibridazione
genica, che apre la strada al meticciamento, ha bisogno di tempo perché si possa
evitare lo sfasamento, gravido di drammi
e traumi, tra la congiunzione sentimentale-sessuale da un lato e la congiunzione
culturale-esistenziale dall'altro, con questa seconda che avviene molto più lentamente e problematicamente della prima.
Occorre tempo non soltanto per intervenire con politiche di accoglienza e integrazione all'altezza di questo nome, ma anche
per far maturare, all'interno di queste politiche, il senso di appartenenza a un'unica collettività e una effettiva sintonizzazione con le sue tradizioni, la sua storia, la
sua cultura da parte di individui che vengono da tutt'altre storie e culture. Tempo
e pazienza, E questo implica di contrarre
i flussi migratori in entrata. Di limitarli
corame pure di selezionarli sulla base di
precise esigenze del paese. Pensare di fare diversamente, di ospitare e accogliere
in misura pressoché indiscriminata non è
solo illusorio, è dannoso e pericoloso. Se
teniamo all'ltalia, alla popolazione italiana e al suo futuro, non c'è altra alternativa a quella di procedere con l'immigrazione in modo tanto selettivo quanto rallentato. O tutto ci scapperà di mano, La situazione senz'altro.E anche il volto di una popolazione che rischia la spersonalizzazione e l'irriconoscibilità.
Roberto Volpi