Quando l`Europa non è più sogno
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Quando l`Europa non è più sogno
50-51 Immigraz ghirelli_Layout 1 12/04/13 18:47 Pagina 50 DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO Quando l’Europa non è più sogno La crisi economica fa ripartire i flussi migratori, ma questa volta gli immigrati lasciano i paesi in crisi come l’Italia, la Spagna o la Grecia per andare verso nord o tornare a casa. “Molti cinesi stanno tornando a casa – racconta la proprietaria di un ristorante, in Italia da 21 anni – non c’è lavoro.” In 4 anni, si è ridotto di oltre il 70% il numero dei nuovi arrivi. di Massimo Ghirelli 50 “N on è raro incontrare stranieri che affermano che, per loro, in Italia non è rimasto più neanche il lavoro nero”, sottolinea uno studioso, pensando al ricco Nord-est: che dopo essere stato meta di flussi di migranti in cerca di benessere, ora è il luogo da cui gli stessi stranieri scappano, strozzati dalla mancanza di lavoro. “Il 20% della comunità marocchina nella Marca trevigiana è andato via” – conferma Abderrahmane Kounti, presidente dell’Associazione Atlas e mediatore culturale presso la prigione di Santa Bona. Ma è l’intera Europa, in affanno dal punto di vista economico, ad essere diventata poco attraente per gli stranieri. Lo spiega Kurosh Danesh, responsabile del Comitato immigrati alla Cgil: “La mappa mondiale della migrazione sta cambiando. Prima, l’80% del flusso migratorio partiva dal Sud per raggiungere il Nord. Oggi un terzo si sposta all’interno dei Paesi più poveri, un terzo continua a voler raggiungere i Paesi più ricchi, e la novità è l’ultimo terzo, che dai Paesi più ricchi si sposta nei paesi emergenti.” Il rallentamento dei flussi d’ingresso ha coinvolto anche Irlanda, Spagna e Gran Bretagna. Alcuni paesi hanno adottato misure volte a contenere gli ingressi: ma diminuire i flussi legali rischia l’aumento dell’immigrazione irregolare e il prolungarsi della crisi, riducendo la disponibilità di manodopera, e contemporaneamente espone i lavoratori stranieri al rischio di sfruttamento. Secondo il 3° rapporto annuale 2011 sull’immigrazione del Commissario Ue per gli Affari Interni, Cecilia Malmström, il numero totale di stranieri in Europa era di 32,5 milioni, pari al 6,5% della popolazione: di questi, più di un terzo (12,3 milioni) era costituito da cittadini di un altro Stato dell’Unione. Sono quindi circa 20,2 milioni gli extracomunitari legali, pari circa al 4% della popolazione dei 27 Paesi (502,5 milioni di persone) e al 9,4% dei 214 milioni di migranti regolari nel mondo. Un dato di grande rilevanza, soprattutto in un continente dove, come scrive il rapporto, “anche con un tasso di disoccupazione attorno al 10%, molti Stati sperimentano carenze di forza lavoro in diversi settori.” A questi dati si aggiungono quelli sugli immigrati irregolari: stimati tra i 2 e i 4,5 milioni di persone (statistiche inevitabilmente imprecise), una componente importante dell’immigrazione nell’Unione Europea. La struttura per cittadinanza varia notevolmente nei vari Stati. Nel 2010 il gruppo più consistente era costituito dai turchi, (2,4 milioni, pari al 7,2% di tutti gli stranieri). La seconda comunità era rappresentata dai rumeni (6,6% del totale), seguiti dai marocchini (5,7%). Sempre nel 2010, l’età media della popolazione della Ue era di 40,9 anni, e quella degli stranieri 34,4 anni. A differenza degli altri Paesi europei, nel 2011 la Germania ha vissuto il più alto tasso di immigrazione in oltre 15 anni. 24.000 persone sono giunte dalla Grecia, un aumento del 90% rispetto al 2010. Anche l’immigrazione dalla Spagna, nel 2011, è aumentata del 50%. Il totale di nuovi immigrati in Germania nel 2011 è aumentato del 20% rispetto ai dodici mesi precedenti. La grave crisi in Italia ha provocato, tra il 2007 e il 2011, la perdita di oltre un milione di east european crossroads 50-51 Immigraz ghirelli_Layout 1 12/04/13 18:47 Pagina 51 DOSSIER posti di lavoro, in parte compensati da 750mila assunzioni di stranieri in settori non ambiti dagli italiani; anche nel 2011, mentre gli occupati italiani sono diminuiti, gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170mila. Eppure gli stranieri, preoccupati dalla crisi economica, stanno abbandonando il nostro paese. Secondo un recente censimento dell’Istat sono poco più di 4 milioni gli stranieri regolari, a differenza dei 4.570.000 iscritti in anagrafe all’inizio del 2011, con un netto calo dei nuovi ingressi: meno 25%, stando alle statistiche Ocse. Per la prima volta dal 1974, da Paese d’immigrazione siamo tornati a essere Paese di emigrazione. Gli immigrati d’origine europea se ne stanno andando (il 61,6% del totale), seguiti dagli asiatici (17,7%) e dagli africani (12,2%). In Lombardia, che ospita un quinto degli immigrati in Italia, 10 stranieri su cento dichiarano di volersi trasferire, molti nel nord Europa, dove i mercati offrono ancora occupazione, anche se in misura decrescente. Anche se l’afflusso è in diminuzione, con la crisi e la disoccupazione, gli immigrati diventano il capro espiatorio numero uno degli europei. Che li vedono come concorrenti nel mercato del lavoro. Ed è così che la massa de- numero 47 maggio/giugno 2013 JOHANN ROUSSELOT/LAIF/CONTRASTO NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO NICOLÒ DEGIORGIS/CONTRASTO EUROPA gli immigrati, costretti all’emigrazione dalla devastazione di crescenti aree del Sud del mondo, viene criminalizzata come un pericolo da cui proteggersi con ogni mezzo. L’ultimo sondaggio Ipsos, Visioni globali sull’immigrazione, pubblicato nell’agosto 2011, condotto in 23 Paesi tra cui l’Italia, parla chiaramente di xenofobia in crescita. L’approccio culturale, politico e governativo degli ultimi 15 anni ha letto l’immigrazione come un’emergenza; un problema di ordine pubblico, da affidare sempre più alle polizie, alle marine militari, alle carceri, ai centri di detenzione. Ora emergono gruppi estremisti contro le minoranze come rom, musulmani e immigrati, e la Commissione Ue lancia l’allarme sulla possibilità che aspirazioni razziste e nazionaliste si affermino anche all’interno del Parlamento europeo, alle elezioni del 2014. In realtà la crisi potrebbe diventare un’occasione per interrogarsi sulle attuali politiche migratorie e valutare la loro effettiva capacità di includere gli stranieri nel tessuto sociale, di valorizzarne potenzialità e risorse: l’occasione di una riflessione sul ruolo dell’immigrazione nello sviluppo economico e sociale dell’Europa. \ Da sinistra: Egitto, Tatoun, Governatorato di Fayum. Come tanti stranieri, Aldo ha lavorato per cinque anni come capo muratore in Italia prima di fare ritorno nel proprio paese. Yassen, invece, ha lavorato per sedici anni nei cantieri italiani prima di tornare. A destra: El Haouaria. Le Primavere arabe hanno ridato una grande speranza ai giovani che, in tanti, hanno scelto di rimanere nel proprio paese per diplomarsi. 51