noiseFromAmeriKa : L`evidenza empirica sul salario orario minimo

Transcript

noiseFromAmeriKa : L`evidenza empirica sul salario orario minimo
noiseFromAmeriKa : L'evidenza empirica sul salario orario minimo
1 di 4
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/824?theme=print
L'evidenza empirica sul salario orario minimo (http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/824)
di giorgio topa (http://www.noisefromamerika.org/index.php/roles/18), 18 Febbraio 2008
Cerchiamo di riassumere l'evidenza empirica che abbiamo a disposizione riguardo agli effetti del salario orario minimo su
occupazione, disoccupazione e partecipazione al mercato del lavoro. Tutto sommato, i dati sembrano dire che
l'imposizione di un salario minimo tende ad avere effetti negativi proprio per i lavoratori che si vorrebbero maggiormente
aiutare, ovvero quelli con bassi salari.
Chiariamo subito che stiamo parlando di salario orario minimo, ovvero di una legislazione che stipuli un salario minimo
che dev'essere pagato da qualsiasi datore di lavoro per ogni ora lavorata. Negli Stati Uniti, il salario orario minimo esiste da
molto tempo ed è fissato a livello federale: si parla appunto di Federal minimum wage. A questo si possono aggiungere
ulteriori legislazioni a livello dei singoli stati, che innalzano ulteriormente il salario orario minimo. Altra cosa è invece
l'idea di un reddito minimo (mensile) di cui si discute a volte a fini redistributivi. Come dice giustamente Michele, il modo
migliore di effettuare redistribuzione è attraverso la negative income tax, implementata negli Stati Uniti sotto forma di
Earned Income Tax Credit (EITC). Ma di questo parleremo magari in un altro post. Per adesso ci limitiamo a considerare il
salario orario minimo, e in quanto segue, per semplicità, lo chiamerò salario minimo.
La serie di studi forse più famosa riguardo agli effetti di un aumento del salario minimo è quella di David Card e Alan
Krueger e coautori (Card 1992a,b; Card e Krueger 1994; Katz e Krueger 1992). Essi studiano l'effetto di due aumenti
successivi del salario minimo avvenuti nel 1990-1991 sull'occupazione giovanile in un'industria molto specifica, ovvero
quella del fast-food. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, all'aumento del salario minimo, a detta di questi studi,
è corrisposto un leggero aumento dell'occupazione in queste imprese. Gli autori giungono a questa conclusione dopo una
serie di test che paragonano l'andamento dei salari e dell'occupazione in stati confinanti che hanno avuto aumenti diversi del
salario minimo, a causa di differenze nella legislazione statale. Il risultato principale di questi studi, sull'assenza di effetti
negativi sull'occupazione derivanti da un aumento del salario minimo, è confermato anche da uno studio che usa dati
britannici, di Machin e Manning 1994.
Purtroppo questa evidenza empirica non sembra essere corroborata da studi successivi. Ad esempio, Deere, Murphy &
Welch 1995 trovano che quando aumenta il salario minimo, l'occupazione dei gruppi maggiormente interessati da questo
aumento diminuisce. In particolare, lavoratori che non hanno terminato le scuole superiori, donne, e neri. Questo studio ha
valenza più generale di quelli di Card, Krueger e compagnia, in quanto usa dati che coprono l'intero territorio degli Stati
Uniti e per un insieme generale di industrie. Un riassunto dei loro risultati può essere trovato qui
(http://www.cato.org/pubs/regulation/reg18n1c.html): questo pezzo contiene anche serie e fondate critiche alla metodologia
impiegata da Card e Krueger.
In una serie di studi pubblicati nel 2000, Burkhauser, Couch & Wittenburg portano ulteriori prove empiriche a sostegno
dell'idea che un aumento del salario minimo provoca, effettivamente, una diminuzione dell'occupazione per i segmenti del
mercato del lavoro direttamente interessati da tale aumento. Questi autori trovano un'elasticità dell'occupazione rispetto al
salario minimo che va da -0.41 a -0.45. Deere, Murphy & Welch avevano trovato elasticità dal -0.12 a -0.56. Ovvero, un
aumento del salario minimo del 10% provoca una riduzione dell'occupazione che va da uno a quasi sei punti percentuali.
In uno studio successivo (2001), gli stessi Couch e Wittenburg trovano che oltre agli effetti avversi sull'occupazione, un
aumento del salario minimo provoca anche una riduzione delle ore lavorate, soprattutto - di nuovo - per uno dei gruppi
maggiormente interessati da tale aumento, ovvero lavoratori giovani. L'elasticità di ore lavorate rispetto al salario minimo è,
come ci si potrebbe aspettare, ancora maggiore (in valore assoluto) di quella dell'occupazione: è infatti più facile per un
datore di lavoro ridurre le ore lavorate da un impiegato che si trova a dover pagare di più, piuttosto che licenziarlo.
Risultati simili vengono riportati da una serie di studi di David Neumark e coautori. In particolare, in uno studio del
2004, Neumark trova che gli effetti di un aumento del salario minimo sono concentrati intorno alla zona della distribuzione
dei redditi che è direttamente interessate da tale aumento; gli effetti sono invece praticamente nulli in altre zone della
distribuzione. Per i lavoratori direttamente colpiti da tale aumento, gli effetti sono simili a quelli riportati dagli studi
riportati più sopra: l'elasticità di ore lavorate è intorno allo -0.3, mentre quella dell'occupazione e' tra -0.1 e -0.2.
Vale la pena infine di citare un lavoro recente di Chris Flinn (2006) che studia gli effetti dell'imposizione di un salario
minimo nel contesto di un modello di "search" e "matching", ovvero di ricerca di lavoro da parte dei lavoratori e di
contemporanea decisione da parte dei datori di lavoro riguardo a quanti annunci pubblicare. Il lavoro di Flinn è davvero
notevole in quanto, a differenza dei lavori empirici citati qui sopra, sviluppa un modello teorico di equilibrio generale del
mercato del lavoro, in cui vengono studiati gli effetti del salario minimo non solo su salari, occupazione e disoccupazione,
20/02/2008 16.05
noiseFromAmeriKa : L'evidenza empirica sul salario orario minimo
2 di 4
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/824?theme=print
ma anche sul benessere complessivo dei lavoratori. I parametri del modello vengono poi stimati usando dati di diversa
provenienza, e vengono utilizzati per calcolare un livello "ottimo" del salario minimo.
Come spiegato altrove su questo sito, le argomentazioni che spiegano come il salario minimo possa aumentare il
benessere dei lavoratori si basano su qualche inefficienza di mercato. "Attriti" vari nella ricerca di lavoro, efficiency wages,
informazione asimmetrica rispetto alla qualità dei lavoratori... Un'altra argomentazione usa l'idea che il salario minimo
provoca l'uscita dal mercato del lavoro di imprese non particolarmente profittevoli. Il risultato è sì un aumento dei salari,
ma anche la riduzione dell'occupazione. Stime olandesi (van der Berg e Ridder 1998) trovano che il salario minimo in
Olanda ha cacciato dal mercato del lavoro imprese meno profittevoli, e reso non-occupabili ampie fasce di lavoratori,
provocando un forte effetto della disoccupazione strutturale.
Nel modello di Flinn, a seguito di un aumento del salario minimo la disoccupazione generalmente aumenta (ma non
necessariamente), ma può aumentare anche il tasso di occupazione, perché un aumento del salario minimo può far crescere
gli incentivi alla ricerca di lavoro da parte dei lavoratori. Il punto centrale di questo studio è che l'introduzione di un salario
minimo può aumentare il benessere dei lavoratori se aumenta il potere negoziale dei lavoratori portandolo più vicino a
quello "ottimo" in un modello di matching fra imprese e lavoratori. In genere, se il potere negoziale dei lavoratori è molto
basso in partenza, è piu' probabile che un aumento del salario minimo accresca il benessere dei lavoratori.
Il lavoro di Flinn chiarisce anche che, se uno studia gli effetti del salario minimo in equilibrio parziale, senza tenere
conto di come le imprese reagiscono all'imposizione del salario minimo, allora le stime possono suggerire livelli ottimi del
salario minimo anche superiori a quelli attuali. Se però si considerano esplicitamente le decisioni delle imprese riguardo alla
creazione di nuovi posti di lavoro, allora il salario minimo ottimo (usando dati USA) è inferiore a quello attuale, e un
aumento del salario minimo induce maggiore disoccupazione, minore occupazione, e minore benessere per i lavoratori.
Riassumendo, direi che l'evidenza empirica tende a confermare l'idea che l'imposizione di un salario minimo in Italia
avrebbe probabilmente effetti avversi su occupazione e ore lavorate. Soprattutto per quelle fasce di lavoratori - giovani,
donne, lavoratori con bassi livelli educativi - che si vorrebbero maggiormente aiutare. Davvero non una buona idea.
________________
PS: raccolgo qui qualche ulteriore riferimento, che ho gia' menzionato nei commenti:
- Un lavoro di John Abowd, Francis Kramarz e David Margolis (1999), citato da David Neumark e da Greg Mankiw
(http://gregmankiw.blogspot.com/2006/06/sperling-on-minimum-wage.html), confronta l'esperienza di Francia e Stati Uniti negli
anni ottanta: il confronto e' interessante perche' in Francia il salario minimo reale e' aumentato nel periodo in
considerazione, mentre negli Stati Uniti e' diminuito. Abowd e compagnia trovano forti effetti di disoccupazione derivanti
dal salario minimo in entrambi i paesi, proprio per i lavoratori colpiti dal salario minimo. Purtroppo non ho ancora l'articolo
di Abowd sotto mano, ma appena lo trovo aggiungero' i dettagli. (Qui (http://www.nber.org/papers/w6996) pero' trovate il
riferimento alla versione working paper, con il riassunto dei risultati empirici).
- Aggiungo invece qualche dettaglio sui risultati del lavoro di van der Berg e Ridder 2003, che usano dati longitudinali
olandesi dal 1985 al 1990. Nelle loro simulazioni sull'effetto del salario minimo, trovano che un aumento del 25% del
salario minimo rende il 16% dei lavoratori permanentemente disoccupati, in quanto rende quei segmenti di imprese
non-profittevoli. La maggior parte degli individui colpiti sono lavoratori giovani, fra i 22 e i 30 anni. Inoltre, questo studio
trova che il potere di monopsonio delle imprese e' debole, specialmente per quelle maggiormente colpite dal salario
minimo.
- un recente lavoro di Neumark e Nizalova (2004), riportato qui (http://www.iza.org/) (cercate il Discussion Paper no. 1428,
sotto "Publications"), suggerisce che gli effetti avversi del salario minimo persistano anche nel lungo periodo: in altre
parole, essere esposti, da giovani, ad un salario minimo relativamente alto non solo riduce ore lavorate e occupazione al
momento, ma induce una riduzione dei guadagni da lavoro anche successivamente, nell'arco della propria esperienza
lavorativa. L'ipotesi avanzata da Neumark e Nizalova e' che gli effetti immediati si traducono in una minore accumulazione
di esperienza lavorativa e di abilita' specifiche per il mercato del lavoro.
- Altri due lavori (di Laroque e Salanie) considerano l'esperienza francese. Entrambi gli studi usano dati su donne sposate
in Francia dai 25 ai 49 anni di eta', nel 1997. Il salario minimo in Francia all'epoca era di circa $5 all'ora (simile ai livelli
americani). Il primo, che si puo' trovare qui (http://www.crest.fr/pageperso/lei/salanie/salneg.pdf), analizza un modello di
contrattazione collettiva in presenza di salario minimo. Gli effetti del salario minimo sono i soliti: l'occupazione decresce
mentre i salari aumentano. Ma dalle simulazioni basate sulle stime del modello, risulta che il benessere massimo dei
lavoratori sarebbe raggiunto ad un livello di salario minimo molto inferiore (di circa un terzo) a quello vigente in Francia
nel 97. Il secondo, pubblicato sul Journal of Applied Econometrics 2002, trova che circa il 15% della non-occupazione
femminile in Francia e' spiegato dalla presenza del salario minimo. Questo lavoro e' degno di nota perche' modella
esplicitamente e in modo abbastanza dettagliato tutto il sistema di tassazione del reddito da lavoro, contributi sociali, e attenzione - reddito minimo familiare vigenti in Francia.
______________
20/02/2008 16.05
noiseFromAmeriKa : L'evidenza empirica sul salario orario minimo
3 di 4
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/824?theme=print
Una precisazione su Card e Krueger
L'evidenza empirica addotta da CK e' davvero poco credibile. Basta rileggere con attenzione il loro lavoro sui ristoranti
del New Jersey e della Pennsylvania per rendersene conto. Riassumendo brevemente:
1) L"esperienza di 400 ristoranti fast-food (sostanzialmente un case-study) non e' assolutamente generalizzabile, e difatti
e' confutata da tutti gli studi che usano campioni nazionali rappresentativi.
2) Lo studio in questione, sui fast-food del New Jersey, e' fatto male perche' confronta l'occupazione prima e dopo
l'aumento del salario minimo in una finestra temporale troppo ristretta: pochi mesi intorno all'aprile del 1992, data
dell'entrata in vigore del nuovo livello del salario minimo. Ma l'aumento era gia' stato decretato ai primi del 1990, in modo
pubblico, per cui le imprese avevano avuto tutto il tempo di reagire. Infatti, se si allarga la finestra temporale fino ad
includere la data in cui il provvedimento era stato approvato, si ottiene un effetto sull'occupazione negativo.
3) E' perfettamente possibile che l'aumento del salario minimo abbia reso i ristoranti fast-food piu' competitivi rispetto ad
altri ristoranti "low-cost" che operavano sotto i nuovi livelli salariali. Di nuovo, l'esperienza dei fast-food non e'
generalizzabile all'intera economia.
Queste
ed
altre
argomentazioni
sono
anche
raccolte
nel
lavoro
di
Deere
Murphy
e
Welch
(http://www.cato.org/pubs/regulation/reg18n1c.html) citato sopra.
___________________________________________
Riferimenti bibliografici (ancora incompleti)
Abowd, John M., Francis Kramarz, Thomas Lemieux, and David N. Margolis (1999), "Minimum Wages and Youth
Employment in France and the United States", in Youth Unemployment and Employment in Advanced Countries, ed. David
Blanchflower and Richard Freeman, 427-72. Chicago: University of Chicago Press.
Burkhauser, Richard V., Kenneth A. Couch, and David Wittenburg (2000a), "A reassessment of the new economics of the
minimum wage literature using monthly data from the current population survey", Journal of Labor Economics, Vol.
18:653-80.
Burkhauser, Richard V., Kenneth A. Couch, and David Wittenburg, (2000b), "Who minimum wage increases bite: Results
from the current population survey and survey of income and program participation", Southern Economic Journal, Vol.
67:16-40.
Card, David (1992a), "Using Regional Variation in Wages to Measure the Effects of the Federal Minimum Wage",
Industrial and Labor Relations Review, Vol. 46 (1), pp. 22-37.
Card, David (1992b), "Do Minimum Wages Reduce Employment? A Case Study of California", Industrial and Labor
Relations Review, Vol. 46 (1), pp. 38-54.
Card, David and Krueger, Alan B, (1994), "Minimum Wages and Employment: A Case Study of the Fast-Food Industry in
New Jersey and Pennsylvania", American Economic Review, Vol. 84 (4), pp. 772-93.
Deere, Donald, Kevin M. Murphy, and Finis Welch (1995), "Employment and the 1990-1991 Minimum-Wage Hike",
American Economic Review, Vol. 85 (2), Papers and Proceedings, 232-237.
Flinn, Christopher J. (2006), "Minimum Wage Effects on Labor Market Outcomes under Search, Matching, and
Endogenous Contact Rates", Econometrica, Vol. 74 (4) , 1013–1062.
Katz, Lawrence F. and Krueger, Alan B. (1992), "The Effect of the Minimum Wage on the Fast-Food Industry", Industrial
and Labor Relations Review, Vol. 46 (1), pp. 6-21.
Neumark, David, Mark Schweitzer and William Wascher (2004), "Minimum Wage Effects throughout the Wage
Distribution", Journal of Human Resources, Vol. 39 (2), 425-450.
Van der Berg, G., and G. Ridder (1998): β€œAn Empirical Equilibrium Search Model of the Labor Market,” Econometrica,
Vol. 66, 1183–1221.
©Copyright 2006-2008 noiseFromAmeriKa.org
20/02/2008 16.05
noiseFromAmeriKa : L'evidenza empirica sul salario orario minimo
4 di 4
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/824?theme=print
I contenuti di noiseFromAmeriKa.org sono riproducibili a norma della licenza Creative Commons Attribuzione 2.5
anche senza il consenso di noiseFromAmeriKa.org, seguendo le indicazioni elencate in questa pagina
Queste pagine sono generate da
, un software libero, a codice aperto e gratuito
20/02/2008 16.05