GIÙ LE MANI DAI CONTRATTI

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GIÙ LE MANI DAI CONTRATTI
GIÙ LE MANI DAI CONTRATTI
Mentre gli utili del gruppo Telecom nei primi 9 mesi del 2016 sono aumentati di 477 milioni
di euro (profitti derivanti dallo sfruttamento della manodopera salariata), lor signori del
consiglio di amministrazione e dirigenti pensavano bene di incrementarli dando la disdetta
del contratto aziendale. Disdetta che segue il continuo peggioramento delle condizioni di
lavoro: aumento dei turni e modifica degli orari di lavoro, taglio del PDR (premio di
risultato), contratti di solidarietà pagati con riduzioni di salario, esternalizzazioni di attività.
Questa iniziativa padronale si accompagna alla crisi occupazionale in molteplici aziende del
settore delle telecomunicazioni (valga per tutte il call center di Almaviva); gare di appalto al
massimo ribasso.
In risposta a questa situazione, appoggiati dal sindacalismo di base e autonomo, i
lavoratori si sono autorganizzati dando vita a scioperi e a manifestazioni su tutto il territorio
nazionale.
Con la scesa in campo dei sindacati di settore di CGIL-CISL-UIL si è realizzato per il
momento il fronte unico sindacale per una risposta unitaria dei lavoratori. Lo sciopero del
13 dicembre è il frutto di questa unità, ma bisogna andare avanti fino al raggiungimento
degli obiettivi:
 NO alla disdetta del contratto aziendale,
 NO alle esternalizzazioni di attività,
 NO all’unilateralità delle modifiche degli orari di lavoro,
 NO al demansionamento.
Ma anche NO alla controriforma voluta dal governo Renzi e Confindustria, battendosi
per la non applicabilità nei contratti di lavoro dello Jobs act e dei controlli individuali a
distanza, facendo perno per la difesa dell’occupazione alla riduzione dell’orario di lavoro
a parità di salario.
Per avere dei risultati bisogna non solo resistere un minuto di più del padrone, istituendo
una cassa economica di resistenza; occorre che i lavoratori più attivi e i sindacati di base si
facciano carico di estendere l’autorganizzazione dei lavoratori all’interno del gruppo Tim,
per poi allargarlo al settore delle telecomunicazioni e a tutti i settori in crisi e in lotta per i
contratti. Così organizzati costruire una piattaforma che unisca tutti i lavoratori, precari,
disoccupati, capace di imporre una soluzione che cancelli tutte le leggi sulla precarietà,
riduca l’orario di lavoro a parità di salario come risposta alla disoccupazione, e che sia in
grado di dare una svolta economica e sociale a favore del mondo del lavoro.
Il PCL è a fianco dei lavoratori in lotta e si batte per la prospettiva anticapitalistica di
uscita dalla crisi, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro
organizzazione e la loro forza per costruire una nuova società alternativa alla
voracità del capitale.