Ancora bocciata la lista Falciani
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Ancora bocciata la lista Falciani
Ancora bocciata la lista Falciani La sentenza della Commissione tributaria regionale di Milano 28 gennaio 2013, n. 11, ribadisce l’orientamento giurisprudenziale maggioritario secondo cui la lista Falciani non ha alcun valore probatorio e non può fondare gli accertamenti fiscali perché è stata acquisita illegalmente all’origine. E invero, com’è noto, si tratta di un elenco di correntisti illecitamente sottratto da un dipendente di un istituto di credito svizzero e consegnato all’Amministrazione finanziaria francese, la quale, in un secondo momento, lo ha inoltrato alle autorità italiane. In particolare, i giudici di merito hanno affermato che la procedura di scambio di informazioni, attivata ai sensi dall’art. 27 della Convenzione tra Italia e Francia contro le doppie imposizioni, non ha la forza di sanare il reato originariamente commesso nel territorio francese; dalla inutilizzabilità a monte, infatti, discende l’illegittimità della trasmissione del documento e la sua inutilizzabilità da parte delle diverse Amministrazioni nazionali destinatarie dello scambio di informazioni. Sul punto, tuttavia, la Corte di Cassazione, con sentenza 4 ottobre 2012, n. 38753, aveva ritenuto che la lista Falciani non può essere distrutta nel corso del procedimento penale se l’imputato non offre la prova effettiva circa la sua acquisizione illecita. Tale prova, ha affermato la Commissione tributaria regionale, è già rappresentata dalla sentenza della Corte di Cassazione francese 31 gennaio 2012, n. 11-13.097 e 11-13.098, la quale, confermando quanto sostenuto dalla Corte d’appello di Parigi, ha nuovamente sancito l’illegittimità delle modalità attraverso cui l’Amministrazione finanziaria francese è venuta in possesso delle informazioni relative ai correntisti della banca svizzera. In sintesi, il contribuente non è tenuto a dimostrare ulteriormente l’irregolarità originaria dell’acquisizione della lista Falciani, giacché è sufficiente che produca in giudizio le sentenze dei giudici francesi. Sara Armella Lorenzo Ugolini Febbraio 2013