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PERSONAGGI
9
25 agosto
Volti e storie
dietro il dramma
degli sbarchi
Carla Trommino racconta di come le è cambiata la vita
svolgendo l’opera di assistenza ai migranti minorenni
Continua il dramma degli sbarchi in Italia che causano la morte di centinaia di migranti
Carla Trommino è un avvocato immigrazionista
di Siracusa ed è presidente dell’associazione AccoglieRete, che aiuta i minori che sbarcano sulle
coste della Sicilia. Aderisce all’Arci, associazione
ricreativa legata alla sinistra. Oggi alle 11.15 sarà
tra i relatori dell’incontro “L’immigrazione e il bisogno dell’altro: Italia, Europa, mondo” che si
terrà nel Salone Intesa Sanpaolo D5.
Come mai è arrivata al Meeting?
È la prima volta che sono ospite a Rimini. Ho
conosciuto la comunità di Comunione e liberazione di Siracusa, perché molti degli aderenti sono
impegnati come volontari per diventare tutori di
minori migranti. Da lì siamo diventati amici, e
quando è stata presentata la biografia di don Giussani mi hanno invitata. Quel giorno ho conosciuto
Alberto Savorana, che era venuto a presentare il
suo libro, il quale mi ha chiesto di venire a Rimini
a raccontare del mio lavoro.
Lei è avvocato immigrazionista e lavora per
garantire la tutela dei minori non accompagnati. Perché ha deciso di dedicarti ai migranti?
Mentre studiavo giurisprudenza a Catania ho iniziato ad appassionarmi al diritto del lavoro, perché vedevo che c’era bisogno di persone che di-
dalla realtà in cui è cresciuto?
La permanenza nei centri di accoglienza svuota
la persona. Infatti, non facendo niente tutto il giorno, le persone diventano pigre e non si prendono
cura né di se stessi né degli spazi in cui vivono. I
centri di permanenza temporanea sono forse il luogo peggiore dove lasciare i migranti, e spesso alcuni problemi che si verificano dopo il soggiorno
sono dovuti proprio a quei luoghi. È curioso che
tantissimi dei minori che arrivano, quasi tutti, chiedano con insistenza una scuola dove imparare e un
lavoro. E anch’io credo che la strada dell’educazione sia la via più giusta.
Per questo è nato il progetto AccoglieRete di
tutela e di collocamento nelle famiglie?
Io sostengo che la famiglia sia il luogo più adatto dove un minore migrante possa essere collocato.
Certo non esistono ricette perfette, ma cercare di
inserire una persona in un contesto educativo come quello famigliare dà i suoi frutti, anche per chi
decide di accogliere. Non a caso nelle 18 famiglie
e nelle 2 comunità parrocchiali che hanno aderito,
tutti hanno dato molto più di quanto era stato loro
chiesto.
Rispetto alle solite cronache dei giornali sul-
fendessero i diritti in quel campo. Poi ho conosciuto il mondo dell’immigrazione e ho scoperto che
conteneva una sfida forte: all’inizio conoscevo soltanto il lato giuridico dei migranti, era come se vedessi solamente il documento d’identificazione.
Non che la tutela giuridica non sia importante, ma
il bello di questo lavoro è che ti apre a tutta la vita
di chi ti trovi di fronte.
Oggi qual è la condizione dei minori che
sbarcano in Italia?
Prima i minori neanche si conoscevano, perché
venivano affidati subito alle comunità. Quando i
fondi hanno cominciato a scarseggiare, si sono dovute trovare strade nuove per difenderli, per evitare che restassero nei centri di accoglienza con gli
adulti. Lì sono in pericolo, subiscono violenze e
spesso ne escono con traumi indelebili. Uno dei
problemi più gravi è che le persone che sbarcano si
ritrovano lontane dalla loro cultura; questo rischia
quasi di fermare lo sviluppo, quasi che la vita fosse rimasta intrappolata nel Paese d’origine. Un mio
amico di 38 anni è arrivato in Italia più di 15 anni
fa, e un giorno mi ha detto: «A volte mi sembra
che la mia vita si sia fermata a 23 anni».
Da dove può ripartire un uomo strappato
ore 15.00
Sala Tiglio A6
“COSA PIACE DELL’ITALIA NEL
MONDO?”
Marva Griffin Wilshire
l’immigrazione, sembra di conoscere un mondo nuovo.
Certo. Ed è affascinante, perché uno pensa di sapere già tutto o di essere noi i migliori, invece ti
trovi a dover imparare di nuovo. Quando mangiavo con Khalifa, un minore che avevo accolto, ho
notato che continuava a stare zitto; io lo guardavo
e gli facevo tante domande, ma vedevo che abbassava lo sguardo, così mi sono preoccupata e pensavo che fosse un problema grave. Una sera è sbottato dicendomi che non poteva parlare quando
mangiava semplicemente perché, nella sua cultura, è segno di cattiva educazione. Il mio lavoro ti
spinge a conoscere tutta la realtà della persona che
hai di fronte, altrimenti è impossibile convivere e
integrarsi: prima che arrivassimo con l’associazione, i migranti erano dei numeri identificativi, scritti su un documento. Il nostro lavoro ci ha spinti a
conoscere davvero chi sono, fino a capire da che
paese sono partiti e come si chiamano, con uno
sguardo come quello che viene raccontato nella
mostra di Avsi. O s’impara a entrare in rapporto
“da cuore a cuore”, oppure l’alternativa saranno i
ghetti o le banlieu, come a Parigi.
Luca Maggi
ore 19.00
Stand FederlegnoArredo pad. C1
EUROPA: UNITA O FINITA?
Paolo Petiziol
Diplomatico, Presidente
Fondatrice e Curatrice
del SaloneSatellite e membro
del Philip Johnson Architecture and
Imprenditore
Modern Art (MoMA) di New York”
Claudio Feltrin
Mauro Guzzini
Amministratore Delegato di Arper
Chief Product & Innovation Officer
di Teuco Guzzini
Massimiliano Salini
Augusto Massari
Modera:
Gianfranco Fabi
Primo Consigliere dell’Ambasciata
Italiana a Pechino
Deputato al Parlamento Europeo
Radio 24 Il Sole 24 Ore
John Waters
Giornalista The Irish Times
Modera : Monica Maggioni
Un pezzo
di legno
non è solo
un pezzo
di legno