I migranti si mettono in gioco per la pulizia della città

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I migranti si mettono in gioco per la pulizia della città
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4 settembre 2015, 22:52
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I migranti si mettono in gioco per la pulizia
della città
Nasce il progetto di Comune e associazioni per trasformare l'assistenzialismo
passivo in vera integrazione
La strada da percorrere è sempre quella: trasformare un
modello di assistenzialismo ‘passivo’ in uno strumento di
vera integrazione culturale e formazione professionale.
Ovvero – mettendo da parte ogni tecnicismo – insegnare ai
profughi e ai richiedenti asilo che, mettendosi in gioco e
aiutando la comunità, saranno sempre ben accetti sul
territorio ferrarese. E allo stesso tempo dimostrare alla
popolazione locale, sempre più in tentata dalle facili
generalizzazioni, che non necessariamente l’immigrazione
implica degrado o criminalità. Anzi: se indirizzata con
intelligenza, può servire proprio a contrastare questi
fenomeni.
È questa la filosofia da cui nasce il nuovo progetto messo in piedi dal Comune di Ferrara assieme
all’associazione di volontariato Anolf, alla comunità di accoglienza La Casona e a Ferrara Mia, con
il supporto di Hera. In luglio infatti alcuni richiedenti asilo dei programmi Mare Nostrum e Sprar si
sono proposti come volontari per poter ‘ricambiare il favore’ verso la città che li ospita e gli enti e
le associazioni coinvolte hanno colto al volo l’occasione: nel giro di un paio di mesi sei ragazzi (un
senegalese, due afghani e tre pakistani) hanno frequentato un corso di formazione come operatori
ecologici e dalla settimana scorsa girano per la zona Gad spazzando strade e vialetti e raccogliendo
pattume e immondizia. Una prova sul campo molto importante, visto che l’obiettivo dichiarato di
operatori e amministrazione comunale è quello di coinvolgere più migranti possibile nel progetto.
“In questo momento siamo ancora in una fase di sperimentazione – dichiara l’assessore ai lavori
pubblici Aldo Modonesi -, che può essere vista come una sorta di ‘stress test’ prima di una
diffusione su scala più ampia”.
Ragionamenti che per il momento non toccano Jabbar, Hayat e Lassana, i tre ragazzi impegnati
nella pulizia del parco in piazzale Giordano Bruno. Timidi e un po’ imbarazzati, preferiscono
concentrarsi sulle proprie mansioni piuttosto che parlare davanti alle telecamere. Meglio prenderli
da parte con più tranquillità e farsi raccontare, come nel caso di Lassana, delle loro speranze di
trovare un lavoro in Italia e di come il volontariato sia importante per mettere il naso fuori dalla
comunità e prendere confidenza con la realtà ferrarese. “Qual è il mio obiettivo? Qua mi piace e la
gente ci tratta bene – risponde mischiando inglese e francese -. Voglio trovare un lavoro, ma se non
riesco andrò via dall’Italia. L’importante è lavorare”.
Una speranza a cui purtroppo, al momento, nessuno può dare risposta: durante i sei mesi di iter in
cui i migranti sono classificati come ‘richiedenti asilo’, nessuno di loro può sottoscrivere un
contratto di lavoro. E il rischio è che, al termine dei piani di accoglienza, centinaia di persone
escano dall’impasse burocratico senza nel frattempo aver maturato alcuna esperienza, senza aver
allacciato contatti professionali e a volte già troppo abituati a ricevere assistenza senza
corrispondere nulla in cambio. E in questo contesto, mettersi alla prova come volontari è l’unica
strada percorribile per cominciare un percorso di integrazione. Ne è consapevole il 27enne
coordinatore della Casona Andrea Fergnani, che vive – nel vero senso della parola – assieme agli
ospiti della comunità. “Questo progetto è un punto di incontro tra la società civile e i migranti –
afferma Fergnani -, che sono molto grati di potervi prendere parte e di poter uscire allo scoperto,
fronteggiando una realtà diversa da quella della comunità”.
“Per noi – afferma la responsabile di Anolf Bruna Barberis –
la missione è la lotta a tutte le forme di xenofobia. Riteniamo
che la tua casa sia dove vivi, quindi anche questi ragazzi
devono anche poter contribuire a lavorare per la comunità. È
un progetto che ci è subito piaciuto tantissimo perché si va
oltre all’assistenzialismo puro: c’è un coinvolgimento vero,
che speriamo di riuscire ad ampliare il più possibile”.
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Fonte: http://www.estense.com/?p=481248