ARGOMENTARIO LUNGO
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ARGOMENTARIO LUNGO
Iniziativa popolare federale «Per la protezione di salari equi» (Iniziativa sui salari minimi) ARGOMENTARIO LUNGO Sommario L’essenziale in breve p. 3 Cosa vuole l’iniziativa p. 4 Testo dell’iniziativa p. 5 Argomenti 1. NO allo stesso salario da Ginevra a Zurigo al Ticino! 1.1 Una perdita di competitività p. 6 p. 8 1.2 Mettere tutti i settori d’attività nello stesso calderone è irrealistico e pericoloso p. 9 1.3. Inevitabili misure drastiche p. 13 1.4. La fine del partenariato sociale? p. 13 2. NO al boomerang sociale 2.1. L’iniziativa non è nell’interesse dei lavoratori! p. 14 p. 14 2.2. Un freno all’assunzione per le persone poco qualificate o senza esperienza professionale p. 15 2.3. Un incitamento a non formarsi p. 15 2.4. L’iniziativa trascina i salari verso il basso e diventa il salario di riferimento p. 15 2.5. L’iniziativa non risolve la questione della povertà, ma l’aggrava! p. 16 2.6. Più costi per le assicurazioni sociali p. 17 3. NO al salario minimo in Svizzera p. 18 3.1. I sindacati svizzeri si ispirano al modello più controverso e pericoloso p. 18 3.2. Un salario minimo vicino al salario mediano diventa problematico p. 21 4. Agire attraverso i contratti collettivi di lavoro p. 23 4.1. Lo Stato non deve intervenire nella politica salariale p. 23 4.2. I contratti collettivi di lavoro si sono rivelati efficaci p. 23 Allegato 1: quali fattori influenzano i salari bassi? p. 26 Allegato 2: i contratti collettivi di lavoro p. 28 Allegato 3: le tabelle chiave p. 29 Allegato 4: i salari minimi dei grandi distributori p. 32 Allegato 5: i CCL e i CNL in Ticino p. 33 2 L’essenziale in breve L’iniziativa dell’Unione sindacale svizzera (USS) sui salari minimi, sostenuta dai partiti politici di sinistra, rimette in discussione il funzionamento del mercato svizzero del lavoro. Essa vuole integrare nella Costituzione un salario minimo generalizzato di CHF 22.- orari, valido per tutta la Svizzera e per ogni settore. Fissando un salario orario molto elevato rispetto al salario mediano, l’iniziativa porterebbe agli stessi effetti perversi del salario minimo applicato in Francia – denominato SMIC – a scapito delle imprese e dei salariati stessi. L’iniziativa è problematica sotto numerosi punti di vista poiché: impone un salario minimo orario generalizzato che non tiene conto delle specificità dei settori economici e delle diverse regioni della Svizzera; mette sotto pressione le imprese, in particolare quelle più piccole, nonché i contadini; spinge i salari superiori verso il basso o ne blocca l’aumento, facendo diventare il salario minimo, quello di riferimento; pone la barra troppo in alto ed esclude così dal mercato del lavoro le persone senza formazione o qualifiche, i giovani che non dispongono di esperienza professionale e i lavoratori che cercano di reinserirsi, ad esempio dopo un periodo di disoccupazione; riduce la flessibilità del mercato del lavoro e le possibilità d’impiego e aumenta la disoccupazione; aumenta il rischio di ricorso al lavoro nero; non risolve i problemi di povertà, anzi tende ad aggravarli; rischia di aumentare i prezzi dei beni e dei servizi; minaccia il modello svizzero d’integrazione sul mercato del lavoro; rimette in discussione l’interesse reciproco delle imprese e dei rappresentanti dei lavoratori a mantenere e sviluppare il partenariato sociale; attira ancor più frontalieri, poiché il minimo salariale svizzero diventerebbe ancor più attrattivo. L’economia, il Parlamento e il Consiglio federale non si oppongono ai salari minimi in quanto tali, ma rifiutano che venga fissato un salario unico per tutti i settori, che non corrisponde né alla situazione economica, né al potere d’acquisto delle varie regioni della Svizzera. Essi propongono di agire – come in passato – attraverso la negoziazione di contratti collettivi di lavoro. Uno strumento che si è rivelato efficace e che è nell’interesse stesso dei lavoratori. 3 Cosa vuole l’iniziativa L’iniziativa dei sindacati, sostenuta dai partiti politici di sinistra, vuole imporre a tutte le imprese, in tutti i settori d’attività e in tutta la Svizzera, un salario minimo orario di CHF 22.-, indipendentemente dalle qualifiche del lavoratore; questo, considerate 42 ore di lavoro settimanali, equivale ad un salario di CHF 4'000.- al mese. L’importo sarebbe indicizzato in funzione dell’evoluzione dei salari e del costo della vita (anno di riferimento: 2011). Le uniche eccezioni ammesse dall’iniziativa concernono categorie particolari di lavoratori come gli stagisti e le persone disabili. Il rispetto della buona corresponsione di un salario minimo per tutti i lavoratori competerebbe alle autorità pubbliche (Confederazione e cantoni). Come si ottiene questa cifra? CHF 22.- x 2184 (52 settimane x 42 ore) = CHF 48'048.CHF 48'048 / 12 mesi = CHF 4'004.Un salario mensile di 3'500 franchi pagato 13 volte per un orario di lavoro di 40 ore settimanali non è permesso dall’iniziativa: CHF 3'500 x 13 = CHF 45’500 CHF 45'500 / 2080 (52 settimane x 40 ore) = CHF 21.87 Per contro, un salario mensile di CHF 3’814.- pagato 12 volte per un orario lavorativo di 40 ore settimanali risponde all’esigenza dell’iniziativa: CHF 3'814.- x 12 = CHF 45’768 CHF 45'768 / 2080 (52 settimane x 40 ore) = CHF 22.003 Gli argomenti dei promotori dell’iniziativa 1) permettere a coloro che lavorano al 100% di vivere “dignitosamente”, 2) frenare la pressione al ribasso esercitata sui salari e 3) contribuire a migliorare la parità salariale tra uomini e donne. 4 Testo dell’iniziativa La Costituzione federale è modificata come segue: Art. 110a Protezione dei salari (nuovo) 1 La Confederazione e i Cantoni adottano misure intese a proteggere i salari sul mercato del lavoro. 2 A tal fine promuovono in particolare la determinazione nei contratti collettivi di lavoro di salari minimi usuali per il luogo, la professione e il ramo, nonché la loro osservanza. 3 La Confederazione stabilisce un salario minimo legale. Quest'ultimo vale per tutti i lavoratori come limite inferiore vincolante del salario. Per rapporti di lavoro particolari, la Confederazione può emanare normative derogatorie. 4 Il salario minimo legale è adeguato periodicamente all'evoluzione dei salari e dei prezzi, ma almeno nella misura dell'indice delle rendite dell'assicurazione vecchiaia e superstiti. 5 Le normative derogatorie e gli adeguamenti del salario minimo legale all'evoluzione dei salari e dei prezzi sono emanati con la collaborazione delle parti sociali. 6 I cantoni possono stabilire supplementi vincolanti al salario minimo legale. Le disposizioni transitorie della Costituzione sono modificate come segue: Art. 197, n. 8 (nuovo) 8. Disposizione transitoria dell'art. 110a (Protezione dei salari) 1 Il salario minimo legale ammonta a 22 franchi all’ora. All'entrata in vigore dell'articolo 110a sarà aggiunta l'evoluzione dei salari e dei prezzi di cui all'articolo 110 a capoverso 4 intervenuta dall'anno 2011. 2 I Cantoni designano l'autorità competente per l'esecuzione del salario minimo legale. 3 Il Consiglio federale pone in vigore l'articolo 110a al più tardi tre anni dopo la sua accettazione da parte del Popolo e dei Cantoni. 4 Se entro tale termine non sarà posta in vigore una legge d'esecuzione, il Consiglio federale emana mediante ordinanza, con la collaborazione delle parti sociali, le necessarie disposizioni esecutive. 5 1. NO allo stesso salario da Ginevra a Zurigo al Ticino! L’iniziativa non tiene conto delle realtà esistenti. Imponendo una soglia salariale unica, essa non considera le notevoli differenze tra i settori d’attività e le regioni. In questo modo, essa mette in difficoltà quasi l’80% delle imprese svizzere. La determinazione dei salari è un elemento importante della libertà contrattuale che regge, in Svizzera, i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori, o le loro organizzazioni. Questa libertà è anche una condizione essenziale per garantire la flessibilità del mercato svizzero del lavoro. Da oltre 100 anni, i negoziati salariali avvengono a livello dei settori economici e delle imprese. Le discussioni tra partner sociali permettono di tener conto delle specificità del mercato del lavoro (offerta e domanda), nonché della regione interessata. Le regioni in Svizzera hanno delle specificità proprie e dunque si caratterizzano per importanti differenze tra di loro. I costi della vita variano sensibilmente: una persona che guadagna 4'000. franchi avrà un potere d’acquisto maggiore a Mendrisio rispetto, ad esempio, a Ginevra. Il salario mediano nella regione del Lemano (6'422.- franchi/mese) è più elevato rispetto al salario mediano in 1 Ticino (5'385.- franchi/mese) . Il costo di un caffè espresso è meno caro a Lugano che a Losanna. Lo stesso vale per gli affitti: nell’arco lemanico le pigioni ammontano circa al doppio rispetto a quelli nell’Arco giurassiano. CHF 6’422 CHF 5’385 1 Inchiesta svizzera sulla struttura dei salari (UFS), 2010, pagina 15 6 L’esempio emblematico del Ticino Il Ticino conta il numero più elevato di posti di lavoro retribuiti a meno di 22 franchi l’ora, circa il 25% degli impieghi. Questo è da attribuire da una parte alla forte concorrenza esercitata dalle società italiane in termini di prezzi, ma anche alle specificità del tessuto economico ticinese. Fatta eccezione per la piazza finanziaria, l’economia ticinese è composta da piccole medie imprese come i ristoranti o i piccoli commerci (macellai, fioristi, parrucchieri). Lo stesso vale per altre regioni turistiche dove questi settori sono preponderanti. Il caso della regione fortemente industriale del Mendrisiotto è emblematico: la maggioranza delle imprese presenti occupano oltre il 90% di lavoratori frontalieri; il loro salario è di circa 3’000 franchi al mese. Se l’iniziativa venisse accettata, molte di queste imprese si trasferirebbero altrove. Tuttavia esse generano, alcune da molti anni, importanti redditi per la regione e il Cantone. Non da ultimo va considerato che già oggi il turismo degli acquisti oltre confine drena molte risorse ai piccoli commerci presenti sul territorio ticinese. Imponendo a questi commerci un salario minimo di CHF 4000 al mese, essi saranno verosimilmente costretti ad aumentare i prezzi dei beni e dei servizi, spingendo ancor più persone oltre confine rafforzando un circolo vizioso che già oggi ne mette in pericolo l’esistenza. Numero di impieghi retribuiti a meno di 22.-/ora per regione Ticino (TI) 25% Regione del Lemano (VD, VS, GE) 9% Svizzera orientale (GL, SH, AR, AI, SG, GR, TG) 9% Zurigo (ZH) 8% Mittelland (BE, FR, SO, NE, JU) 7% Svizzera centrale (LU, UR, SZ, OW, NW, ZG) 7% Svizzera del Nord-Ovest (BS, BL, AG) 7% Fonte: Rapporto SECO, agosto 2013. La diversità è dunque una realtà per le imprese. Alcune piccole imprese fiorenti possono garantire dei salari equivalenti al salario mediano svizzero (5'979.- franchi/mese), mentre in altre imprese, ogni mese, il datore di lavoro stesso non è sicuro di potersi versare un salario di 4'000.- franchi. I lavoratori non sono tutti uguali: alcuni non hanno nessuna formazione, altri hanno seguito dei corsi accademici. Alcuni parlano diverse lingue, altri solo una. Oggi è possibile integ rare queste realtà regionali ed economiche nell’ambito dei negoziati tra partner sociali. Grazie all a conoscenza delle capacità concorrenziali delle imprese e dei bisogni dei lavoratori specifici al settore, al ramo e alla 7 regione nei quali essi sono attivi, i partner sociali dispongono di tutti gli elementi necessari a determinare le condizioni di lavoro e di salario appropriate per settori e regioni. Gli strumenti a disposizione permettono ai partner sociali di fissare condizioni di lavoro e di salario ne i settori a rischio e di chiedere allo Stato di estendere il campo d’applicazione di queste condizioni. 1.1. Una perdita di competitività Accettando l’iniziativa, la Svizzera fisserebbe il salario minimo più elevato al mondo: dai 7,29 euro all’ora in Gran Bretagna (6 lire sterline) ai 9,73 euro del Lussemburgo, passando da 9,53 euro all’ora per il salario minimo francese, il minimo preteso dai promotori dell’iniziativa sarebbe equivalente a 2 18,90 euro all’ora in Svizzera ! Anche la Germania di Angela Merkel, che ha dovuto cedere su questa esigenza governativa della SPD, non va così lontano e sta valutando l’adozione di un salario minimo di 8,50 euro all’ora. fr. 22.00 I parrucchieri, le lavanderie o le estetiste non partiranno all’estero, ma dovranno forzatamente prendere altre misure drastiche; il discorso cambia per i settori economici orientati all’esportazione come l’industria delle macchine, degli equipaggiamenti elettrici e dei metalli, i quali si vedranno limitata la competitività. Questo perché l’iniziativa metterà direttamente in pericolo diverse decine di migliaia di posti di lavoro in Svizzera in questi settori, che in gran parte hanno già aderito a contratti collettivi di lavoro (CCL) che prevedono salari minimi differenziati secondo le regioni. fr. 25.00 Fr. 12.20 Fr. 11.70 Fr. 10.50 Fr. 10.00 Fr. 10.00 Fr. 8.60 Fr. 8.40 Fr. 6.60 Fr. 6.50 Fr. 5.00 Fr. 3.90 Fr. 3.60 Fr. 3.20 Fr. 2.50 Fr. 2.30 Fr. 2.20 Fr. 2.20 Fr. 2.10 Fr. 1.90 fr. 5.00 Fr. 0.50 fr. 10.00 Fr. 4.20 fr. 15.00 Fr. 9.60 fr. 20.00 fr. - Fonte: OCSE 2013. 2 Fonte: OCSE 2013 8 Al di là del fatto che non spetta allo Stato definire la politica salariale, bensì alle imprese e ai partner sociali, il salario minimo elvetico corrisponderebbe al 67% del salario mediano. La stragrande maggioranza degli studi mostra in modo eloquente che con più il salario minimo è vicino al salario mediano, più esso ha conseguenze nefaste sia per le imprese, sia per i lavoratori. 1.2 Mettere tutti i settori d’attività nello stesso calderone è irrealistico e pericoloso Da oltre 100 anni, i negoziati salariali permettono di tener conto delle specificità del mercato del lavoro, del settore economico e della regione interessata. L’iniziativa rompe questo sistema, mettendo tutte le imprese nello stesso calderone, dalla microimpresa alla multinazionale, dal gruppo assicurativo ai parrucchieri. Non tutte le imprese possono permettersi di pagare un salario mensile di almeno 4'000. - franchi ai loro impiegati, indipendentemente dalle loro qualifiche e dalla loro esperienza professionale. Tanto più che talvolta perfino il proprietario stesso non riesce a versarsi alla fine del mese un simile importo. Questo vale particolarmente per alcune piccole imprese, o per i giovani imprenditori che lanciano la loro startup. Circa il 9% degli impieghi, ossia 390'000 posti, versavano nel 2010 un salario orario inferiore a 22 franchi. Questo può sembrare poco in cifre assolute, ma in realtà questa iniziativa colpirebbe in pieno una parte preponderante del tessuto economico svizzero! Piccole imprese particolarmente colpite Oggi, il 18% delle imprese che hanno meno di 5 dipendenti, non riesce a garantire un minimo salariale orario di 22 franchi ai propri dipendenti. Esse rappresentano il 78,45% del tessuto economico svizzero (in numero di imprese). Percentuale di posti retribuiti con meno di 22.- franchi all’ora, secondo la dimensione dell'impresa meno di 5 dipendenti 18% 5-9 dipendenti 13% 10-49 dipendenti 10% 50-99 dipendenti 8% 100-249 dipendenti 8% 250-999 dipendenti 1000 dipendenti e oltre 7% 5% Fonte: Rilevazione sulla struttura dei salari (RSS), realizzata dall’UST nel 2010 Alcuni settori sarebbero particolarmente in difficoltà Il maggior numero di posti (a tempo pieno e parziale) il cui salario orario è inferiore a 22 franchi si trova nel commercio al dettaglio, nella ristorazione e nei servizi relativi agli edifici (in particolare il 9 settore delle pulizie), seguito dall’agricoltura. Da soli, questi settori rappresentano il 52% di tutti i posti retribuiti a meno di 22 franchi l’ora. Il grafico successivo mostra i settori che presentano i tassi più elevati di posti retribuiti a meno di 22 franchi l’ora, secondo il settore economico. Diversi di questi dispongono già di contratti collettivi di lavoro che prevedono dei salari minimi (come la ristorazione, l’industria alberghiera e le imprese di pulizie). Secondo la Rilevazione svizzera sulla struttura dei salari (RSS) del 2010, la percentuale più elevata di posti con un salario inferiore a 22 franchi l’ora si trova nei servizi personali diversi (ad esempio: i saloni di parrucchieri e gli istituti di bellezza, le lavanderie a secco e le tintorie). Settori con i tassi più elevati di impieghi retribuiti a meno di 22 CHF/ora, secondo il settore economico Industria alimentare 14% Commercio al dettaglio 14% Produzione audiovisiva Industria del cuoio e della calzatura Ristorazione Agricoltura Servizi per l'alloggio Industria dell'abbigliamento Economia domestica Servizi per edifici e paesaggio 25% 31% 33% 34% 37% 41% 44% 45% Altri servizi personali 51% Fonte: UFS/ESS 2010, analisi SECO Per sapere il numero di posti di lavoro retribuiti a meno di 22.-fr./ora, cf. allegato 3. Hotelleriesuisse lancia un campanello d’allarme “Sono soprattutto gli stabilimenti stagionali, dove la durata del lavoro settimanale è di 43,5 ore e le piccole imprese ad essere colpiti. L’introduzione di un salario orario fissato dallo Stato li costringerebbe a versare un salario mensile di 4’144 o 4’287 franchi a collaboratori senza nessuna formazione professionale. L'iniziativa sui salari minimi non tiene conto del fatto che il salario è solo uno degli elementi del o contratto di lavoro. Il CCNL del settore prevede inoltre dall’inizio del rapporto di lavoro un 13 salario intero, cinque settimane di vacanza, sei giorni festivi pagati, una buona assicurazione di indennità giornaliere e un congedo maternità superiore a quello previsto dalla legge. Inoltre, la maggior parte dei datori di lavoro offrono vitto e alloggio a prezzi molto vantaggiosi.» Un voltafaccia a 360 gradi dei sindacati Ancora l’anno scorso, i sindacati hanno negoziato e accettato numerosi contratti collettivi di lavoro (CCL) che prevedono un salario minimo talvolta ampiamente al di sotto dei 4000 franchi. Questo significa che, quando essi sono confrontati alla realtà del settore, i sindacati non hanno altra scelta se non quella di arrendersi all’evidenza. 10 Salari minimi negoziati e accettati dai sindacati nel 2013 nei CCL a livello nazionale 7'000 Parrucchieri Macellerie-salumerie Industria tessile Sett.alberghiero-ristorazione Estetisti Carrozzerie Panetterie-pasticcerie Salario svizzero mediano 6'000 5'979 5'000 4'000 3'000 3'200 3'315 3'385 3'400 3'466 3'775 3'845 2'000 1'000 0 Salari minimi nel 2013, secondo i CCL negoziati per settori Fonte: www.service-cct.ch Precisazione: il CCL nazionale dei parrucchieri prevede per coloro che hanno concluso l’apprendistato di 3 anni un salario minimo di 3'200 franchi al mese. Per contro, per gli impiegati con più esperienza, esso sarà di 3'700 franchi a partire dal 1° settembre 2014 e di 3'800 franchi a partire dal 1° settembre 2015. 11 I sindacati rimettono in discussione i CCL recentemente negoziati L’esempio dell’industria delle macchine Nell’ambito del partenariato sociale, i datori di lavoro, i sindacati e le associazioni dei lavoratori dell’industria MEM hanno negoziato e sottoscritto – pochi mesi fa – un nuovo CCL. In fase di negoziazione, Unia, che si profila in questa campagna come il sindacato di riferimento, non ha messo in discussione in nessun momento la necessità di salari minimi differenziati secondo la regione. Sia Unia sia le altre parti negozianti hanno accettato dei salari minimi che, in alcune regioni, sono nettamente inferiori a 22 franchi orari. Ciononostante, gli stessi sindacati si impegnano oggi in primo piano a favore dell’iniziativa sui salari minimi. Secondo Swissmem, è disonesto che i sindacati non tengano conto del risultato dei negoziati CCL e compromettano cos ì il partenariato sociale che da decenni mostra ottimi risultati. Regioni in giallo: Regioni in verde: Regioni in rosa: 3'850.3'600.3'300.- 12 1.3. Inevitabili misure drastiche Il conseguente adattamento della massa salariale metterebbe, inevitabilmente, le piccole imprese in una situazione difficile. Uno sforzo colossale per i settori interessati I settori interessati sarebbero confrontati ad una situazione molto difficile , dovendo adeguare una parte sostanziale dei loro salari alle esigenze dell’iniziativa. Così i salari degli impiegati dovrebbero essere aumentati del: 45% nell’industria alberghiera e nel turismo 39% nel settore della gestione degli edifici, dell’orticoltura e del paesaggio 19% nel commercio al dettaglio e nei garages Si può ragionevolmente pretendere di imporre dall’oggi al domani un simile aumento di salario senza trascinare le PMI e gli artigiani nelle cifre rosse? Numerosi piccoli commerci e imprese non potrebbero più fornire i loro prodotti e servizi a condizioni concorrenziali. Essi non avrebbero altra scelta se non quella di adottare misure drastiche o, nel peggiore dei casi, di mettere la chiave sotto lo zerbino. L’iniziativa avrebbe conseguenze dannose per il nostro tessuto economico: Chiusura di alcuni commerci e piccole imprese Trasferimento all’estero di alcune imprese Aumento della disoccupazione Deindustrializzazione progressiva delle regioni Pessimo segnale per la creazione di nuove imprese. 1.4. La fine del partenariato sociale? Fissare i salari non è compito dello Stato. Il partenariato sociale conduce a soluzioni di gran lunga migliori e tiene conto anche dei bisogni specifici delle categorie e delle regioni. In effetti, grazie alla loro conoscenza delle imprese e dei bisogni dei lavoratori del settore, della categoria e della regione nelle quali essi sono attivi, i partner sociali dispongono di tutti gli elementi necessari per determinare le condizioni di lavoro e di salario appropriate p er settori e per regioni. Gli strumenti a disposizione permettono ai partner sociali di fissare condizioni di lavoro e di salario nei settori a rischio e di chiedere allo Stato di estendere il campo d’applicazione di queste condizioni . È lecito chiedersi quale interesse avrebbero i datori di lavoro a continuare a negoziare dei CCL se l’iniziativa venisse accettata. Lo stesso vale per l’offerta di prestazioni supplementari (settimane di vacanza supplementari, aiuto alla formazione, contributi all’assicurazione malatt ia, ecc.). I sindacati non sembrano aver compreso esattamente l’importanza della posta in gioco e sono pronti a sacrificare la cultura centenaria dei negoziati in Svizzera sull’altare dell’ideologia socialista . Maggiori informazioni sui CCL al capitolo 4. 13 2. NO al boomerang sociale Il salario minimo escluderebbe alcune categorie di lavoratori dal mercato del lavoro. Le donne, le persone poco qualificate e i giovani si ritroverebbero in situazioni particolarmente precarie. L’iniziativa si ritorcerebbe contro quei lavoratori che invece si vorrebbero aiutare. 2.1 L’iniziativa non è nell’interesse dei lavoratori! Per far fronte all’aumento dei costi provocato dall’iniziativa, le imprese interessate saranno costrette ad adottare diverse misure impopolari, che vanno contro gli interessi dei lavoratori. Ad esempio: A lungo termine, un salario minimo ha un impatto negativo sull’impiego. Questo è il parere di una maggioranza di esperti internazionali. Diminuire il numero di collaboratori e aumentare gli orari e i ritmi di lavoro. Per garantire la stessa produttività, i dipendenti dovranno lavorare di più di oggi. Sostituire i lavoratori poco o per nulla qualificati con collaboratori maggiormente formati. L’accesso al mercato dell’impiego sarà più difficile per i lavoratori poco qualificati, per i giovani al primo impiego, nonché per le donne che ricominciano a lavorare dopo essersi dedicate ai loro figli. Ricorrere ai contratti a durata determinata, al lavoro su chiamata e ai contratti di lavoro a tempo parziale. E’ uno degli effetti perversi del salario minimo in Francia (SMIC). La situazione dei lavoratori, in particolare delle donne e dei giovani, sarebbe molto più precaria rispetto a oggi. Licenziare personale, per non aumentare la massa salariale. Si assisterebbe ad un aumento della disoccupazione, soprattutto tra i lavoratori poco o per nulla qualificati. Reclutare più frequentemente lavoratori stranieri qualificati e con esperienza. Le persone alla ricerca di un impiego saranno confrontate alla concorrenza diretta di personale estero più qualificato e/o con più esperienza professionale. Ricorrere al lavoro nero. Il lavoro clandestino aumenterebbe nei settori dove un salario di 4’000.- franchi non è assolutamente possibile. Questi lavoratori si troverebbero senza protezione sociale. In Germania, alcuni professori di economia hanno stimato che il salario minimo farebbe perdere all’economia reale tra 3 e 4 miliardi di euro. Uno scenario identico potrebbe avvenire anche in Svizzera, con conseguenze negative sia per i lavoratori, sia per le assicurazioni sociali. 14 2.2 Un freno all’assunzione delle persone poco qualificate o senza esperienza professionale I sindacati affermano che la loro iniziativa proteggerà i lavoratori con salari bassi. Falso! In realtà, essa renderà la loro situazione ancora più precaria. Nei settori economici a basso valore aggiunto il salario minimo diventerà un freno all’assunzione. I datori di lavoro ci penseranno due volte prima di assumere un collaboratore, o prima di assumerne uno con un contratto a tempo indeterminato . Le donne, le persone poco qualificate e i giovani occupano spesso impieghi retribuiti a meno di 22 franchi l’ora. Queste categorie di persone sono anche quelle che hanno maggiori difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Esse si trovano più spesso in disoccupazione o hanno tassi d’attività inferiori alla media svizzera; la loro vulnerabilità potrebbe aumentare ulteriormente con l’introduzione di un salario minimo legale. L’OCSE giunge alla stessa conclusione in un rapporto sul salario minimo: l’introduzione di un 3 salario minimo legale ha conseguenze nefaste sull’integrazione dei giovani al mercato del lavoro . Le donne, le persone poco qualificate nonché i giovani pagheranno a caro prezzo. Inoltre, i lavoratori sarebbero confrontati ad una maggiore concorrenza di personale straniero, per i quali un salario minimo di 4'000.- franchi rappresenta a volte un importo molto più alto di quanto potrebbero sperare di ricevere nel loro paese d’origine. In effetti, il salario minimo proposto dall’iniziativa sarebbe il più alto al mondo. Anche tenendo conto del fatto c he il costo della vita è globalmente più elevato in Svizzera, questo importo di 4'000 franchi rappresenterebbe praticamente il doppio del salario minimo europeo più elevato. Le regioni di frontiera sarebbero particolarmente esposte al rischio di un’ (ulteriore) concorrenza. 2.3 Un incitamento a non formarsi La Svizzera si contraddistingue per un tasso d’occupazione molto elevato. La disoccupazione giovanile, in particolare, è molto bassa nel confronto internazionale. Questo lo dobbiamo all’eccellenza del nostro sistema di formazione e al sistema L’iniziativa accentuerebbe duale dell’apprendistato. L’iniziativa sui salari minimi mette in ulteriormente la penuria di pericolo questo sistema, poiché garantisce anche un reddito manodopera qualificata. mensile di 4'000 franchi ai giovani senza formazione. Per un giovane una simile prospettiva può apparire molto allettante! L’iniziativa dissuaderebbe i giovani dall’intraprendere una formazione di base o continua. 2.4 Trascina i salari verso il basso e diventa il salario di riferimento Se il salario minimo venisse fissato così vicino al salario mediano, al momento dell’assunzione diventerebbe certamente un salario di riferimento anche per quelle persone che potrebbero ottenere di più considerate le loro qualifiche. Questo perlomeno è quanto si può osservare in Francia, dove il numero di «smicards» continua ad aumentare (cf. capitolo 3). Il crollo dei salari sarebbe in effetti una delle principali conseguenze del salario minimo in Francia. L’iniziativa provocherebbe probabilmente anche un congelamento dei salari nelle imprese che dovrebbero confrontarsi con l’aumento repentino della massa salariale. Lo sforzo da effettuare non permetterebbe loro di concedere ulteriori aumenti ad altri salariati; e neppure di aumentare i salari delle altre persone per garantire il divario attuale tra le varie funzioni, l’età, l’esperienza, e soprattutto non permetterebbe più di destinare risorse agli investimenti. 3 OCSE 2010, p. 102-104. 15 A medio termine sarebbero perdenti tutti i lavoratori e non sarebbero più concessi aumenti di merito Inoltre, dal momento che il salario sarebbe fissato nella Costituzione e dovrebbe essere regolarmente indicizzato (cf. art. 110a cpv. 5 dell’iniziativa), i datori di lavoro attenderebbero gli adeguamenti legali prima di rivedere i salari. 2.5 L’iniziativa non risolve la questione della povertà, ma l’aggrava! Un salario minimo legale, dettato dallo Stato, non è uno 4 strumento appropriato per lottare contro la povertà . Al contrario, esso esclude un certo numero di persone dal mercato del lavoro! Garantire degli impieghi è il miglior mezzo per lottare contro la povertà. L'esercizio di un’attività retribuita costituisce in sé una protezione efficace contro la povertà. Soltanto il 3,7% degli attivi sono interessati, contro il 14,7% delle persone di 18 anni o più senza attività professionale. E’ chiaro che lavorare diminuisce di quattro volte il rischio di essere povero. E’ questa la conclusione di uno studio della SECO dell’agosto 2013. Vari esperti internazionali condividono: i salari minimi non sono il giusto strumento per combattere la povertà. In effetti, un salario inferiore a 22 franchi l’ora non significa che si è poveri o si è un working poor. La povertà si misura sull’insieme dei redditi di tutti i membri della famiglia (attività lucrativa, trasferimenti sociali, trasferimenti privati, redditi della sostanza, ecc.). Una coppia senza figli dove ognuno dei partner guadagna 3’600 franchi al mese in una regione periferica non è povera, anche se il loro rispettivo salario orario è inferiore a 22 franchi. I redditi cumulati della famiglia li piazzano nella classe media. Invece di imporre un salario unico, si deve continuare a ad agire in maniera mirata, laddove la situazione lo richiede e lo permette. Secondo un’analisi della Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS), l’80% dei lavoratori che guadagna meno di 22 franchi all’ora vive in una famiglia in cui un altro membro percepiva un reddito professionale. Soltanto il 7% viveva da solo e il 13% viveva in un’economia domestica composta da più persone che non percepivano nessun altro salario al momento dell’inchiesta. È proprio tra queste ultime persone che si trovano i lavoratori il cui salario è insufficiente per vivere e che hanno bisogno di un sostegno finanziario. L’intervento mirato della società in questo specifico caso è dunque giustificato. Inoltre, di tutte le persone che ricevevano un salario orario inferiore a 22 franchi nel 2012, il 35% vive con i genitori o almeno uno di loro. Questo illustra la frequenza dei salari relativamente bassi per i giovani all’inizio della carriera. 4 Secondo uno studio della SECO di agosto 2013, 580'000 persone sono interessate dalla povertà in Svizzera nel 2011, ossia il 7,6% della popolazione residente permanente che vive in economia domestica privata (diminuzione di due punti dal 2007). Nel 2011, il 3,7% degli attivi occupati in Svizzera viveva in un’economia domestica il cui reddito disponibile era inferiore alla soglia di povertà, ossia quasi 130'000 persone. 16 2.6 Più costi e meno entrate per le assicurazioni sociali I sindacati pretendono che la loro iniziativa sgravi i costi sociali, diminuendo il numero delle persone che ricorrono all’aiuto sociale e agli altri sussidi (aiuto all’alloggio, sovvenzioni casse malati, ecc.). Ma avverrà proprio il contrario! Assicurazione disoccupazione: come evocato in precedenza, l’iniziativa porterebbe certamente a dei licenziamenti e l’esclusione di persone poco qualificate dal mercato del lavoro . Un salario minimo di CHF 22.- all’ora sarebbe di gran lunga il più elevato al mondo, anche tenendo conto del potere d’acquisto. La differenza rispetto ai nostri vicini sarebbe massiccia (Francia: CHF 11,60 / la Germania prevede CHF 10,50). In queste condizioni, alcune attività industriali non sarebbero più redditizie. Le imprese in Svizzera sarebbero costrette ad accelerare l’automazione e ciò avrebbe conseguenze dirette sull’occupazione. L’iniziativa potrebbe indurre le industrie a delocalizzare la produzione. Il numero dei disoccupati aumenterebbe. Assistenza sociale: escluso dal mercato del lavoro, un numero crescente di persone non avrebbero altra scelta – al termine del periodo di disoccupazione – se non quella di rivolgersi all’assistenza sociale. Il rischio di precarietà è stato identificato anche da alcune organizzazioni caritatevoli svizzere. Sussidi e aiuti cantonali e comunali: vi sono forti probabilità che i sindacati e la sinistra non mantengano le promesse fatte durante la campagna. Oggi, essi affermano che un salario di 4'000 franchi permette di «vivere dignitosamente» senza dover ricorrere all’aiuto all’alloggio, ai sussidi di cassa malati e a altre forme di riduzione del costo della vita. Ma se la loro iniziativa venisse accettata, essi potrebbero aumentare la soglia che dà accesso a questi aiuti sociali! 17 3. NO al salario minimo in Svizzera Vari studi economici effettuati da esperti internazionali dimostrano che il salario minimo è fissato troppo in alto, diventa un pericolo per i lavoratori stessi. L’iniziativa dei sindacati svizzeri riproduce il modello francese, i cui effetti negativi sono ben documentati e incontestati. 3.1. I sindacati svizzeri si ispirano al modello più controverso e pericoloso Il salario minimo interprofessionale di crescita (SMIC) francese è attualmente il più esigente e il più rigido di tutti i paesi dell’OCSE. La Francia è il paese in cui il salario minimo orario è il più elevato (1430,22 euro al mese), ad eccezione del Lussemburgo (1874,19 euro al mese), e l’unico che presenta la particolarità di essere fissato dal solo intervento del legislatore, senza negoziazione tra partner sociali, totalmente rigido e applicabile in maniera uniforme a tutti i salariati senza distinzione di età, di attività o di regione. Inoltre, ogni anno, il governo francese può decidere di aumentarlo. Per i suoi sostenitori, lo SMIC rappresenta uno scudo che protegge i lavoratori, garantendo loro un salario mensile. La realtà descritta da vari esperti francesi è meno rosea. Lo SMIC ha in effetti racchiuso una gran parte della popolazione attiva in una categoria di lavoratori poveri che faticano a salire nella scala sociale. Lo SMIC ha bloccato la progressione sociale e creato maggiori ingiustizie. 5 Secondo i rapporti forniti dagli esperti al governo francese , i principali effetti collaterali dello SMIC in Francia sono i seguenti: Livellamento dei salari verso il basso (crollo della piramide salariale) Congelamento dei salari per tutti Precarizzazione degli impiegati poco qualificati (ricorso ai contratti a durata determinata, lavoro su chiamata, tempo parziale) Maggiore difficoltà d’accesso al mercato del lavoro per i giovani alla ricerca di un primo impiego Aumento della disoccupazione e del ricorso all’assistenza sociale Maggiore rischio di ricorso al lavoro nero (perdite per l’economia reale e per le assicurazioni sociali) Inasprimento dei rapporti tra sindacati e padronato (fine del partenariato sociale) Nessuna diminuzione del tasso di povertà Lo SMIC è ormai il salario di riferimento Sempre più salariati si ritroveranno con un salario minimo: 1 su 6 a metà degli anni 2000, contro 1 su 10 alla fine degli anni ‘80! Lo SMIC è diventato nel corso degli anni la norma salariale (il salario di riferimento) in Francia, mentre negli altri paesi dell’OCSE che hanno introdotto questo dispositivo, il salario minimo è ritenuto come un salario di inizio carriera. Questa differenza non è solo semantica. Essa è al contrario economica, con effetti molto negativi sul mercato del lavoro francese. Il numero di “smicards” non ha cessato di aumentare in Francia. 5 Rapporti del gruppo di esperti commissionato dal Primo ministro francese François Fillon (2009). 18 Secondo gli studi realizzati per conto del governo, la durata temporale dei salari fissati dallo SMIC aumenta sempre di più. In altre parole: il lavoratore assunto con un salario minimo tende a ricevere questo salario per molto tempo. Le prospettive di evoluzione diminuiscono, mentre aumentano i lavoratori pagati con il minimo legale. Abbassamento della piramide dei salari Il gruppo di esperti incaricato dal governo francese costata che Evoluzione dei salari: tutti i tra il 1950 e 1983, lo SMIG (salario minimo interprofessionale lavoratori sono perdenti. garantito), divenuto poi lo SMIC, è cresciuto più rapidamente del salario mediano, che la proporzione dei salariati sottoposti allo SMIC è aumentata e che il costo dello SMIC per il datore di lavoro è aumentato fortemente. Dal 1994, il potere d’acquisto dello SMIC è così aumentato del 30%, ossia dell’1,9% all’anno in media. Questa progressione è stata due volte più rapida di quella del salario mensile di base che è aumentato nello stesso periodo solo del 12,3%, ossia mediamente dello 0,8% all’anno. Così, la successione nel corso degli ultimi anni di forti aumenti dello S MIC ha avuto l’effetto di ridurre fortemente la scala dei salari nella prima metà della distribuzione. In questo modo il o divario tra il salario mediano netto e il 1 decile si è sensibilmente assottigliato. Si costata dunque che l’aumento dello SMIC si ripercuote integralmente sui salari più bassi e parzialmente sui salari intermedi. Sebbene la distribuzione dei salari non sia semplicemente spostata verso l’alto, come sarebbe il caso se tutti i salari fossero aumentati uniformemente, i salari più bassi hanno tendenza a ricuperare i salari intermedi. Alcuni salariati, non retribuiti al di sopra dello SMIC, sono dunque stati raggiunti da questi ultimi a seguito delle forti rivalutazioni che il governo francese ha deciso nel corso degli anni. Infine, il rapporto del gruppo di esperti sottolinea che l’appiattimento della gerarchia salarial e può comportare diversi inconvenienti, in particolare quello di ridurre le prospettive di evoluzione salariale: congelamento dei salari per i lavoratori che sono nell’impresa da diversi anni, nessuna promozione per i salariati e restrizione dello spazio di negoziazione tra partner sociali. Moltiplicazione dei contratti a durata determinata, nonché degli impieghi a tempo parziale I costi dello SMIC per i datori di lavoro continuano ad aumentare. Pertanto, questi ultimi si sono orientati verso altre forme di assunzione, come il tempo parziale o i contratti a durata determinata (CDD), due strumenti che permettono alle imprese di adattarsi più facilmente agli choc e ai cambiamenti strutturali. Esclusione dei lavoratori poco qualificati La maggioranza degli studi empirici condotti da una quindicina d’anni in Francia giungono alla conclusione che il salario minimo ha un effetto piuttosto negativo sull’impiego, in particolare per le categorie di popolazione meno qualificate. La principale ragione consiste nel fatto che il salario viene fissato ad un livello superiore alla produttività. Alcuni lavoratori costano di più alle loro imprese di quanto non fruttino. Le imprese finiscono col licenziarli. Lo SMIC in Francia si è tradotto in un aumento della precarietà. Nel 2006, Neumark e Wascher hanno svolto un esame approfondito di oltre un centinaio di studi concernenti gli effetti del salario minimo sull’impiego in tutte le regioni del mondo. Essi hanno trovato soltanto 8 studi che hanno mostrato effetti significativamente positivi. Per quanto concerne i 19 gruppi meno qualificati, in particolare i giovani non qualificati, la schiacciante maggioranza degli studi portano ad effetti negativi sull’impiego. In conclusione, si può affermare che sia la teoria economica, sia gli studi empirici dimostrano che un salario minimo elevato ha un effetto negativo sull’impiego. Ciò significa che le persone i cui salari sono stati «recuperati» dall’aumento dello SMIC avranno forti probabilità di perdere il loro impiego. Pochi effetti sulla povertà delle famiglie Le analisi effettuate dall’OCSE sulla Francia indicano che la povertà è principalmente legata all’insufficienza del numero di ore lavorate e non al livello dei salari orari. «Soltanto» l’1% delle persone occupate a tempo pieno durante tutto l’anno è povera in Francia. L’OCSE conclude che l’impatto degli aumenti dello SMIC è molto ridotto in relazione al tasso di povertà. Il rapporto del giugno 2009 del gruppo di esperti menzionato sopra precisa del resto: «Traspare chiaramente che la distribuzione dei redditi da lavoro è più disparitaria in Francia dove il salario minimo è elevato che non, ad esempio, nei paesi scandinavi dove non esiste un salario minimo». Tenuto conto dei suoi vincoli e dell’esclusione dal mercato del lavoro, gli economisti francesi giungono in maggioranza alla conclusione che lo SMIC non sia una risposta né alla povertà, né alla riduzione delle disparità. Non è un caso se i tre paesi dell’UE con la struttura salariale più equa – la Finlandia, la Danimarca e la Svezia – non applicano un salario minimo. 20 3.2. Un salario minimo troppo vicino al salario mediano diventa problematico Gli studi empirici svolti a livello internazionale mostrano che un salario minimo generalizzato è problematico quando quest’ultimo non è adattato alla realtà economica e al mercato del lavoro. Se esso è fissato in una proporzione superiore al 50% rispetto al salario mediano (il salario mediano divide in due gruppi uguali l’insieme dei salariati, la metà guadagna di meno, l’altra metà guadagna di più) le imprese tendono a ridurre la loro domanda di manodopera e a licenziare. Se il salario minimo è fissato ad un livello nettamente inferiore al salario mediano, esso è per contro meno o poco problematico. Esso può perfino essere utile per alcune classi di salariati. Un salario minimo troppo vicino al salario mediano è particolarmente pericoloso. Ed è questo che l’iniziativa prevede! Perché il confronto con la Gran Bretagna non regge? I sostenitori dell’iniziativa citano sovente l’esempio della Gran Bretagna per dimostrare che il salario minimo non provoca distorsioni come denunciano i suoi oppositori. E’ vero che gli effetti negativi sono circoscritti, ma essi si spiegano con due elementi fondamentali: il salario minimo in Gran Bretagna è fissato in funzione dell’età il suo livello è basso rispetto al salario mediano (46% del salario mediano, 8,60.franchi/ora) per non perturbare il buon funzionamento del mercato del lavoro. Pertanto, il riferimento ai modelli anglosassoni, spesso citato dai sindacati, non regge il confronto, poiché la loro iniziativa tende ad instaurare un salario minimo simile a quello francese. 6 In un recente articolo , il professore inglese di economia specializzato sul mercato del lavoro Alan Manning spiega che per essere efficace, il salario minimo deve, tra l’altro, essere più basso per i giovani lavoratori e più elevato nei settori o regioni ad alto valore aggiunto. Nulla di tutto ciò è previsto nell’iniziativa sui salari minimi dell’USS. Al contrario, i sindacati prevedono una misura unica ed arbitraria che non solo si discosta dalle realtà regionali ed economiche in Svizzera ma, peggio, si avvicina ad un modello che ha sensibilmente peggiorato la 7 situazione dell’impiego dopo la sua introduzione: lo SMIC in Francia. In effetti, il salario minimo uniforme statale previsto dall’iniziativa dei sindacati corrisponderebbe al 67% del salario mediano svizzero. Questo tasso del 67% supera perfino il modello francese, come dimostra la tabella seguente. 6 7 « Minimum Wages: a view from the UK in: Perspektiven der Wirtschaftspolitik 2013. Salario Minimo Interprofessionale di Crescita. 21 Il modello dei sindacati va ancora più lontano dello SMIC francese! Paese Quota del salario minimo rispetto al salario mediano Svizzera (iniziativa dei sindacati) 67% Francia 60% Olanda 46% Gran Bretagna 46% Stati Uniti 38% Fonte: UBS (2012). Salario minimo svizzero Salario mediano svizzero 4'000.- 5'979.- Dei 100 studi che gli economisti americani David Neumark e William Wascher hanno esaminato in tutte le regioni del mondo, essi ne hanno trovato solo 8 dove un aumento del salario minimo avrebbe avuto un impatto positivo sull’impiego. Al di là delle sue conseguenze nocive per la competitività globale delle economie, essi hanno costatato effetti estremamente negativi per l’accesso all’impiego delle persone meno qualificate e più fragili, in particolare i giovani e le famiglie monoparentali. 22 4. Agire attraverso i contratti collettivi di lavoro I CCL esistono da oltre 100 anni. Essi hanno permesso di rafforzare il partenariato sociale e di promuovere la pace sociale in Svizzera. Essi regolano il mercato del lavoro, preservando una necessaria flessibilità. 4.1 Lo Stato non deve intervenire nella politica salariale La legislazione attuale in Svizzera in materia salariale non prevede né un minimo generalizzato, né un tetto massimo. La determinazione dei salari è frutto del partenariato sociale. Nella maggioranza dei casi, i salari sono negoziati nell’ambito del contratto di lavoro individuale. Quando la situazione del mercato del lavoro lo richiede, il diritto svizzero prevede due strumenti complementari: i contratti-tipo e le convenzioni collettive di lavoro (CCL) che sono negoziati tra rappresentanti dei datori di lavoro e degli impiegati. A seconda dei settori d’attività, lo Stato può agire in maniera sussidiaria: esso può offrire i suoi buoni uffici per favorire il dialogo sociale, ossia motivare i partner sociali a sedersi attorno ad un tavolo. In questo modo, lo Stato veglia a garantire condizioni quadro favorevoli alle imprese e a garantire una rete sociale efficace per aiutare i più sfavoriti e le persone in difficoltà temporanea (disoccupazione, infortuni, malattia). Lo Stato non interviene in questo processo, tranne nella lotta contro gli abusi. Questo è ad esempio il caso quando i partner sociali chiedono che il campo d’applicazione delle disposizioni previste in alcuni CCL sia esteso all’insieme della categoria economica. 4.2 I contratti collettivi di lavoro si sono rivelati efficaci Il sistema in vigore, che lascia la responsabilità ai partner sociali di stabilire dei salari minimi, permette di riequilibrare la distribuzione dei salari. I partner sociali possono così adattare le condizioni minime alle particolarità del settore, e superare le norme che un salario minimo generale permetterebbe di offrire. E ciò benché la maggior parte dei salari minimi nei CCL estesi siano superiori al salario previsto dall’iniziativa. I CCL permettono di tener conto delle specificità regionali e dei settori d’attività. Si tratta della soluzione migliore anche per i lavoratori. Un altro vantaggio innegabile dei CCL è quello di permettere di adattare la suddetta soglia salariale al livello delle qualifiche. La variazione salariale che si costata nell’ambito dello stesso settore economico si spiega per varie ragioni: grado di qualifica ed anzianità dei salariati nell’impresa specificità proprie alla categoria (ad esempio, lavori faticosi o ripetitivi) differenze tra regioni, in termini di potere d’acquisto e di tenore di vita 23 Sempre più CCL prevedono dei salari minimi Dopo l’entrata in vigore della libera circolazione nel 2002, il numero di CCL comprendente disposizioni 8 normative è notevolmente aumentato. Attualmente: 1'628'900 lavoratori beneficiano di un CCL. Questo equivale al 49% dei lavoratori. Nel 2001 questa percentuale era ancora del 39%. esistono 602 CCL, di cui 509 prevedono dei salari minimi. Nel 2012, quasi l’80% dei lavoratori sottoposti ad un CCL beneficiava di salari minimi. Anche in Ticino il 49% dei lavoratori è tutelato da Contratti collettivi aziendali o di settore. Estensione dei contratti collettivi di lavoro in vigore all’allegato 2. Sempre più lavoratori sono sottoposti ad un CCL Il partenariato sociale continua ad evolvere. Il tasso di copertura attraverso i CCL non cessa di aumentare e si situa oggi nella media dell’OCSE. Al contrario, all’estero, negli ultimi anni questo tasso è regredito costantemente nell’ambito dei paesi dell’OCSE (-8% dopo il 1990). CCL CCL con salari minimi CCL vincolanti 2001 2012 Variazione 39% 1 218 400 lavoratori 1 079 000 lavoratori 12% 386 600 lavoratori 49% 1 628 900 lavoratori 1 289 600 lavoratori 24% 793 500 lavoratori + + + + + 25% 34% 20% 100% 105% Fonte: Rapporto SECO, agosto 2013. Con il sistema attuale, i risultati parlano chiaro La politica salariale decentralizzata è all’origine della buona salute del mercato svizzero del lavoro. Il tasso di disoccupazione è il più basso d’Europa, le disparità salariali sono leggermente inferiori 9 alla media, come mostra un recente studio dell’OCSE . Nel corso degli ultimi 10 anni, il PIL in Svizzera è progredito dell’1,8% all’anno in media e il numero di persone attive è aumentato dell’1,2% all’anno. Nell’arco di 10 anni, quasi 530'000 persone supplementari hanno trovato un’attività lucrativa. Inoltre il nostro paese registra uno dei più bassi tassi di disoccupazione a livello internazionale, nonché un tasso d’attività particolarmente elevato. Così, nel 2010, il tasso d’occupazione per la popolazione in età tra i 15 e i 64 anni si situava all’82,2% contro il 70,7% in media dei paesi dell’OCSE. L’economia svizzera e il mercato dell’impiego funzionano bene: Il livello dei salari in Svizzera è tra i più elevati al mondo. Il divario tra salari in Svizzera è stabile da vari decenni. Il tasso di disoccupazione è tra i più bassi d’Europa. Il tasso d’occupazione è tra i più elevati nell’ambito dei paesi dell’OCSE. Il sistema di formazione duale e le possibilità di formazione continua permettono una buona integrazione sul mercato del lavoro. 8 Disposizioni normative: clausole legate alla conclusione, l’oggetto e la fine del contratto individuale di lavoro come la durata del tempo di prova, salari minimi, durata del lavoro, vacanze, assegni, termini di disdetta, ecc. 9 OCSE 2011a 24 Buono a sapersi Secondo l’OCSE, la Svizzera è uno dei paesi in cui la ripartizione dei redditi delle famiglie è più equa, sia a livello dei redditi primari, sia del reddito disponibile (dopo deduzione delle imposte, dei contributi alle assicurazioni sociali e dei trasferimenti dello Stato). In questi ultimi vent’anni, la ripartizione dei salari è rimasta relativamente stabile in Svizzera. I salari della manodopera molto qualificata hanno registrato una progressione leggermente superiore alla media dopo l’inizio degli anni ’90, ma un’evoluzione analoga è stata osservata in tutti i paesi industrializzati. Inoltre, anche i salari bassi sono aumentati: i salari bassi sono aumentati dell’1,4%, mentre il salario mediano svizzero ha registrato un aumento dell’1,3% all’anno. Occorre sottolineare che in Svizzera il reddito pro capite è del 43% più elevato rispetto alla media dell’OCSE. Nel confronto internazionale, un tasso estremamente elevato di persone dispone di un’attività professionale: nel 2010, l’82,2% degli individui in età tra i 15 e i 64 anni era integrato nel mondo del lavoro, contro il 70,7% in media nei paesi dell’OCSE. 25 Allegato 1: quali fattori influenzano i salari bassi? Dati tratti dal rapporto sui salari bassi della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), 2013 Fattore d’influenza: settore economico Numero di posti retribuiti con meno di 22 franchi all’ora (RSS 2010): 329 000 o Commercio al dettaglio: 49 600 posti o Industria alberghiera: 41 700 posti o Servizi per edifici: 41 400 posti Dove si riscontrano i salari bassi? o Settore industriale (12%), settore dei servizi (2%) Percentuale di posti di un settore economico retribuiti con meno di 22 franchi all’ora (RSS, RIFOS) o Altri servizi personali 51% o Servizi per edifici 45% o Economia domestica 44% o Confezione 41% o Settore della ristorazione 37% e 33% o Agricoltura 34% o Commercio al dettaglio 14% Fattore d’influenza: geografia / regione Con una quota del 25%, il Ticino è nettamente più esposto della regione del Lemano o della Svizzera orientale con il 9% ciascuna o il resto della Svizzera con il 7-8%. Fattore d’influenza: dimensione dell’impresa Nelle imprese da 1 a 5 collaboratori, il 18% dei posti sono retribuiti con un salario basso . Nelle imprese da 6 a 50 collaboratori, questi sono il 10%. Per quanto concerne le imprese che contano oltre 1000 collaboratori, il 5% dei posti è retribuito con un salario basso. Fattore d’influenza: tipo di comune I comuni turistici si caratterizzano per un tasso di salari bassi del 20%. La maggioranza degli altri comuni si situano invece tra l’8% e l’11%. Fattori d’influenza: permessi di soggiorno e di nazionalità Il 28% dei detentori di un permesso di soggiorno di breve durata riceve un salario basso; questa quota è del 10% per i frontalieri e del 6% per gli Svizzeri. Fattore d’influenza: sesso Ne sono interessate il 12% delle donne, ma solo il 5% degli uomini. Fattore d’influenza: età Ne sono interessati il 23% delle persone di età inferiore ai 24 anni. Nella fascia d’età di coloro che hanno più di 25 anni, questo tasso scende al 9%. Al di là dei 45 anni, soltanto il 6% delle persone riceve un salario basso. 26 Fattore d’influenza: tasso d’occupazione Il 17% dei lavoratori con un tasso d’occupazione inferiore al 50% è retribuito con meno di 22 franchi all’ora. Tra i lavoratori il cui tasso d’occupazione è del 90% e oltre, soltanto il 6% riceve un salario basso. Fattore d’influenza: livello d’esigenza Il 23% dei lavoratori che svolge compiti semplici e ripetitivi riceve un salario basso. La proporzione di salari bassi diminuisce rapidamente quando un’attività richiede conoscenze specialistiche (6%) o un lavoro autonomo (3%). Fattore d’influenza: sentimento d’appartenenza all’impresa La proporzione di salari bassi diminuisce con l’anzianità. Il tasso è del 18% per i collaboratori assunti in un’impresa da al massimo un anno, esso scende all’11% per coloro che sono nella stessa impresa da 2 anni e oltre (4% per coloro che lavorano nella stessa impresa da 10 anni e oltre). 27 Allegato 2: i contratti collettivi di lavoro o Convenzioni collettive di lavoro (CCL) – Situazione al 1 maggio 2009 CCL in totale Numero di CCL Salariati assoggettati CCL con disposizioni normative Numero di Salariati CCL assoggettati CCL senza disposizioni normative Numero di Salariati CCL assoggettati Totale 614 1 699 300 602 1 533 100 12 166 200 Campo d’applicazione Esteso 69 698 400 61 541 300 8 157 200 Non esteso 545 1 000 900 541 991 900 4 9 000 Con salari minimi 509 1 325 900 509 1 325 900 0 0 Senza salari minimi Taille (s) 105 373 400 93 207 200 12 166 200 < 1’000 470 103 200 469 102 400 1 800 1'000 – 4’999 96 207 400 90 190 200 6 17 200 5'000 – 9’999 12 80 200 11 71 400 1 8 900 10'000 – 99’999 30 840 500 26 701 200 4 139 300 100'000 e oltre 3 468 000 3 468 000 0 0 Senza indicazione 3 0 3 0 Secteur économique Settore primario 11 16 400 11 16 400 0 0 Settore secondario Settore terziario 255 643 700 243 477 600 12 166 200 342 835 300 342 835 300 0 0 Non ripartibili 6 203 800 6 203 800 0 0 CCL e salari minimi 28 Allegato 3: le tabelle chiave Numero di lavoratori che guadagna più di 22 franchi all’ora La tabella seguente fornisce preziose indicazioni sulla percentuale di impieghi con salari (molto) bassi in Svizzera. Essa mostra inoltre che il 91,7% dei lavoratori in Svizzera guadagna già più di 22 franchi all’ora. Da notare che i lavoratori nel settore dell’agricoltura e dell’economia domestica non sono compresi in queste cifre, poiché non vi sono dati disponibili nel RSS. Numero di posti di lavoro % di impieghi (in 1'000) Fino a 16 franchi 35 1.0% 16-17 franchi 14 0.4% 17-18 franchi 26 0.7% 18-19 franchi 39 1.1% 19-20 franchi 46 1.3% 20-21 franchi 64 1.8% 21-22 franchi 71 2.0% 22-23 franchi 87 2.4% 23-24 franchi 111 3.1% 24-25 franchi 122 3.4% 25 franchi e oltre 2’974 82.9% Totale 3’588 100% Fonte: UFS/RSS 2010, analisi SECO. 29 Impieghi con un salario orario inferiore a 22 franchi La tabella seguente presenta una panoramica dei posti retribuiti con un salario orario inferiore ai 22 franchi. Questi si trovano nel commercio al dettaglio, nella ristorazione e nei servizi relativi agli edifici (in particolare nel settore delle pulizie), seguiti dalle economie domestiche e dall’agricoltura. Da soli, questi 6 settori rappresentano il 58% di tutti i posti retribuiti con meno di 22 franchi all’ora. Commercio al dettaglio 49 600 Ristorazione 41 700 Servizi per edifici e paesaggio 41 400 Servizi di alloggio 23 100 Economie domestiche private con personale di servizio 20 000 Agricoltura 15 000 Commercio all’ingrosso 10 000 Altri servizi personali 9 700 Servizi postali e attività di corriere 8 300 Industrie alimentari 7 500 Attività per la salute umana 7 300 Altri settori 95 400 Totale 329 000 Fonte: UFS/RSS 2010, analisi SECO 30 Impieghi con un salario inferiore a 22 franchi all’ora, secondo il tasso d’occupazione E’ particolarmente frequente trovare dei posti retribuiti a meno di 22 franchi all’ora negli impieghi aventi un tasso d’occupazione inferiore al 50%. Si costata così che un terzo di tutti i posti retribuiti a meno di 22 franchi all’ora sono degli impieghi a tempo parziale con un tasso d’occupazione inferiore al 50%. 90% e oltre 6% 50-89% 7% meno del 50% 17% 0% 5% 10% 15% 20% Fonte: UFS/RSS 2010, analisi SECO. 31 Allegato 4: i salari minimi dei grandi distributori Il gruppo Migros è retto da un contratto collettivo di lavoro che prevede una settimana di 41 ore e la tredicesima mensilità. In altre parole, l’impiegato di Migros guadagna almeno 24 franchi all’ora (maggiori dettagli: www.service-cct.ch). Anche il gruppo Coop dispone di un contratto collettivo di lavoro che fissa un salario minimo di 21,35 franchi all’ora per un impiegato con una formazione minima (3’800.- franchi al mese), e 21,90 franchi all’ora per un collaboratore con 2 anni di formazione (3’900.- franchi al mese). Da notare che con il versamento del tredicesimo salario previsto dal CCL e una settimana di 41 ore di lavoro, il salario orario per l’impiegato avente una formazione minima risulta essere di 25 franchi all’ora (maggiori dettagli: www.service-cct.ch). Gruppo Migros Gruppo Coop Lidl Salario mediano svizzero 7'000 6'000 5'979 5'000 4'000 3'000 3'700 3'800 4'000 2'000 1'000 0 Salari minimi dei grandi distributori Fonte: www.service-cct.ch. 32 Allegato 4: i CCL e i CNL in Ticino Contratti collettivi di lavoro (tutti prevedono dei salari minimi): CCL per i disegnatori (salario minimo mensile in 12 mensilità: 3'877.35), in vigore fino al 30.6.2015 CCL Gessatori, stuccatori, montatori a secco, plafonatori e intonacatori (4'470. -), fino al 30.6.2014 CCL dei giardinieri (3'404.-), fino al 30.6.2015 CCLP Posa delle piastrelle e mosaici (4'255.-), fino al 30.6.2014 CCL Personale delle autorimesse (2'543.- assistente di manutenzione al 1° anno; 3'227.- meccanico di manutenzione al 1° anno), fino al 30.6.2015 CCL Posa di pavimenti (4'389.-), fino al 30.6.2015 CCL per il personale delle imprese di pulizia e facility services (2'784.60), fino al 30.6.2014 CCL per i dipendenti delle imprese forestali (3'966.-), fino al 30.6.2016 Contratti normali di lavoro: CNL per il settore della fabbricazione di apparecchiature elettriche (salario orario minimo: 17.30), in vigore fino al 31.12.2015 CNL per il settore della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica (17.30), fino al 31.12.2015 CNL per le aziende di riparazione e/o sostituzione gomme (16.30) CNL per il personale di vendita al dettaglio (17.30) CNL per il settore dell’informatica (18.-) CNL per gli impiegati di commercio nel settore della consulenza aziendale (18.95) CNL per il settore del prestito di personale (aziende con una massa salariale inferiore a CHF 1'200'000 e quindi escluse dal CCL nazionale) (16.46) CNL per il settore del prestito di personale (per i settori non assoggettati al rispetto delle disposizioni sui salari minimi del CCL nazionale) (16.46) CNL per gli operatori dei call center (19.50) CNL per i centri fitness (17.30) CNL per gli istituti di bellezza (17.23) La percentuale di lavoratori che in Ticino sottostanno ad un CCL – compresi i CCL aziendali – corrisponde al 49%. Fonte: Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro 33