FILM D`AMORE E D`ANARCHIA ovvero: stamattina alle
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FILM D`AMORE E D`ANARCHIA ovvero: stamattina alle
FILM D’AMORE E D’ANARCHIA ovvero: stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza di Lina Wertmüller Prima proiezione 22 febbraio 1973 Antonio Soffiantini “Tunin” Salomè Tripolina Spatoletti Madame Aida Donna Carmela Portiera della Maison Prostitute Giancarlo Giannini Mariangela Melato Lina Polito Eros Pagni Pina Cei Elena Fiore Isa Bellini Isa Bellini Anna Bonaiuto Giuliana Calandra Isa Danieli Maria Sciacca Soggetto e sceneggiatura Fotografia Scenografia e costumi Montaggio Musiche Lina Wertmüller Giuseppe Rotunno Enrico Job Franco Fraticelli Nino Rota Regia Lina Wertmüller Produzione Euro International Films, Roma Labrador Film, Parigi Distribuzione Euro International Films Ragazze della casa di tolleranza Siamo agli inizi degli anni ’30. Un vecchio anarchico torna in Italia per ammazzare Mussolini, ma è ucciso dai carabinieri. Un suo amico,Antonio Soffiantini, giovane contadino, detto Tunin, si reca a Roma per uccidere lui il Duce. Nella capitale prende contatto con Salomè, una prostituta segretamente legata agli anarchici, la quale lo ospita nella casa di tolleranza in cui lavora, spacciandolo per suo cugino. Per preparare l’attentato i due cercano di strappare informazioni al capo della polizia segreta fascista, il rozzo Spatoletti, cliente di Salomè.Tunin e una giovanissima prostituta della casa, Tripolina, si innamorano perdutamente. Lui le rivela il vero motivo che l’ha condotto a Roma. Così la mattina dell’attentato Tripolina, per salvare Tunin da morte sicura, non lo sveglia in tempo. Il giovane, sentendosi tradito e constatando il proprio fallimento, in preda al panico, spara sui carabinieri venuti per una normale visita di controllo alla casa. In prigione Spatoletti lo fa percuotere fino alla morte che ufficialmente risulterà un suicidio (n. d. r.). “Il carattere familiar-pensionistico – insiste Lina – era tipico delle ‘case’ di quel tempo. Bisognava quindi reinventare quella dimensione vera, attraverso una analisi critica delle condizioni di un paese ancora agricolo, com’era l’Italia intorno al ’30. Il maggior aiuto per questo lavoro di ricostruzione mi è venuto da parte di Enrico Job. Né ci siamo dimenticati che, in quegli anni ruggenti del regime, Mussolini considerava le donne ‘una piacevole parentesi’ nella vita dell’uomo; e che lui stesso aveva frequentato molto in gioventù quei luoghi smettendo solo quando la posizione politica gli aveva permesso di cogliere le sue occasioni in maniera più comoda e adeguata al nuovo rango” (Gilberto Franchi, Belle di giorno e anarchici sullo sfondo degli anni ’30, Il Resto del Carlino, 12 dicembre 1972). “Enrico Job è riuscito a trovare, in fondo a un magazzino di abiti usati, i costumi sfarzosi, cafoneschi, a loro modo patetici, di quelle sventurate. Ovviamente non erano più usabili, consunti com’erano dal tempo. Ci sono serviti come modelli” (Intervista a Lina Wertmüller, da: Pietro Bianchi, L’Italia contadina sotto la dittatura, Il Giorno, 15 dicembre 1972). It is the early thirties.An old anarchist returns to Italy to kill Mussolini, but he is killed by the police. A friend of his, Antonio Soffiantini, a young peasant known as Tunin, comes to Rome to kill the dictator in his place. In the capital he makes contact with Salomè, a prostitute with secret links with the anarchists, who puts him up in the official brothel where she works, passing him off as her cousin. In order to plan the operation, the two attempt to tease information out of the head of the Fascist secret police, the brutish Spatoletti, who is a client of Salomè’s.Tunin and a young prostitute from the brothel,Tripolina, fall hopelessly in love. He discloses to her the real reason why he has come to Rome. So, on the morning of the attack,Tripolina lets him oversleep, in order to save him from certain death.The young man, feeling betrayed and conscious of his own failure, panics and fires at the policemen who turn up at the brothel for a routine control. In prison, Spatoletti has him beaten to death, and it is officially recorded as suicide (ed.). “The atmosphere of a family-run hotel”, says Lina, “was typical of the recognized brothels of the time. This dimension therefore had to be reinvented, through a critical analysis of conditions in a country which was still predominantly agricultural at the beginning of the thirties. I received the greatest help in this work of reconstruction from Enrico Job. Nor should it be forgotten that, in those years, with the regime in full swing, Mussolini regarded women as ‘a pleasurable parenthesis’ in the life of men and he himself had spent a lot of time in such places in his youth, only stopping when his political position made it possible for him to take his pleasure in a more comfortable manner, consonant with his new rank” (Gilberto Franchi, Belle di giorno e anarchici sullo sfondo degli anni ‘30, Il Resto del Carlino, 12 December 1972). “Enrico Job managed to find these poor girls’ gaudy, vulgar costumes, pathetic in themselves, in the depths of a warehouse full of second-hand clothes. They obviously couldn’t be used, as they were completely worn out.We used them as models” (Interview with Lina Wertmüller by Pietro Bianchi, L’Italia contadina sotto la dittatura, Il Giorno, 15 December 1972). 26 266 Due ragazze della casa di tolleranza Ragazze della casa di tolleranza 26 “La Wertmüller ha compiuto insieme al marito, lo scenografo e costumista Enrico Job… un’opera di riesumazione figurativa degna di elogio. Non soltanto i signori sui sessanta, soprattutto se letterati, che venerano il mito delle case chiuse; chiunque abbia gusto per la storia del costume sarà catturato dall’aria del tempo che circola nel film, e dal riuscito impasto di triviale e grottesco con cui sono dipinte le figure dello sfondo” (Giovanni Grazzini, Amore e anarchia non vanno d’accordo, Corriere della Sera, 23 febbraio 1973). “Costume, linguaggio, ambienti, squadristi sono evocati nel film con sapienza” (Pietro Bianchi, Le due donne dell’anarchico, Il Giorno, 23 febbraio 1973). “C’è una sorta di compiacimento, sia pur pittorescamente gustoso… nella descrizione dell’ambiente, intelligentemente ‘rifatto’ da Enrico Job e nella presentazione, come su ‘cartoline al platino’, delle ‘ospiti’, personaggini e ‘macchiette’ di imperiose ‘padrone’, di soubrettes mancate e infelici, di ‘guardiane’ e di ‘portarole’ senza peli sulla lingua” (Aldo Scagnetti, Suicidio di Stato nella “maison”, Paese Sera, 23 febbraio 1973). “La molto aristocratica cura dell’elemento iconografico da parte dello scenografo e costumista Enrico Job, pronto a rievocare Rosai e De Chirico come Fattori e Gemito, nonché argutamente, le floreali mode degli anni Trenta” (Bir., Film d’amore e d’anarchia, Il Messaggero). “Film d’amore e d’anarchia si giova di un’attenta ricostruzione ambientale, ai limiti della storia e della cronaca, nella quale il costumista-scenografo Enrico Job si è esercitato con un impegno lodevole… La moda dell’epoca – le donne in calzine corte arrotolate, con le frangette e le collane false fino al ginocchio, gli uomini con ridicoli calzoni larghi – è validamente descritta” (Angelo Solmi, Cronaca cinematografica, Oggi Illustrato, 2 marzo 1973). Film d’amore e d’anarchia. Progetto non realizzato per il salone della casa di tolleranza 268 “Together with her husband, art director and costume designer Enrico Job ... , Wertmüller has achieved a commendable feat of visual reconstruction. Not only those cultivated gentlemen in their sixties who venerate the myth of the state-recognized brothels, but anyone with a taste for the history of costume will be charmed by the ‘esprit du temps’ which pervades the film and by the successful combination of the trivial and the grotesque with which the background figures are painted” (Giovanni Grazzini, Amore e anarchia non vanno d’accordo, Corriere della Sera, 23 February 1973) “Costume, language, atmosphere and squadsters are accurately reproduced in the film” (Pietro Bianchi, Le due donne dell’anarchico, Il Giorno, 23 February 1973). “There is a kind of self-satisfaction, albeit picturesquely tasteful... in the portrayal of the environment, intelligently ‘reproduced’ by Enrico Job, and in the presentation, as if on sepiatinted postcards, of the ‘guests’, minor characters and caricatures of imperious ‘madams’, of unhappy, would-be soubrettes and doorkeepers who do not mince their words” (Aldo Scagnetti, Suicidio di Stato nella “maison”, Paese sera, 23 February 1973). “There is a most aristocratic attention to the iconographic element on the part of art director and costume designer Enrico Job, who is as ready to re-evoke Rosai and De Chirico as he is Fattori and Gemito, albeit wittily: the flowery fashions of the thirties” (Bir., Film d’amore e d’anarchia, Il Messaggero). “Film d’amore e d’anarchia has a setting which is carefully reconstructed, historically and factually, in which costume designer and art director Enrico Job has done a praiseworthy job... The period fashion - the women in rolled-down stockings, little fringes and necklaces of fake pearls hanging down to their knees, the men in ridiculous baggy trousers - is extremely well described” (Angelo Solmi, Cronaca cinematografica, Oggi Illustrato, 2 March 1973).