20 - Consiglio Regionale della Basilicata

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20 - Consiglio Regionale della Basilicata
Osvaldo e Rosario Tagliavini
CLAVARIADELPHUS PISTILLARIS (L.: Fr.) Donk
sin. Clavaria pistillaris Fries
Cresce, in autunno, nei boschi di faggio. Specie comune ed abbondante.
Carporo alto 8-20 cm, a forma di clava. Cuticola dapprima liscia, poi un po’ irregolare e rugosa, giallastra o ocracea, con sfumature rossicce a maturità, tendente al
ciclamino se manipolata.
Carne soda e spugnosa, molle con l’età, biancastra, imbrunente alla sezione, senza
odore particolare e con sapore amarognolo.
Spore bianco-giallognole in massa, ellittiche e lisce, 11-16 x 6-10 µm.
Commestibile scadente. L’amarognolo della carne scomparirebbe, in gran parte,
con la cottura.
Note
Si può confondere con C. flavoimmaturus, una specie tipica dei boschi di querce, che si presenta più
esile e slanciata.
GOMPHIDIUS GLUTINOSUS (Fries) Fries
Cresce, in autunno, nei boschi di abeti e pini. Specie rara.
Cappello largo 5-12 cm, carnoso, emisferico, poi piano-depresso, con umbone ottuso, margine involuto da giovane. Cuticola glutinosa, anche a tempo secco, bianca,
presto di colore grigio vinoso, più chiara al margine.
Lamelle decorrenti, subrade, spesse, di aspetto ceroso, facilmente staccabili, prima
biancastre, poi grigio vinose, infine fuligginoso-nerastre.
Gambo pieno, cilindrico, leggermente ingrossato alla base, glutinoso-vischioso, di
colore bianco in alto, giallo cromo verso il basso, poi macchiato di bruno violaceo.
Zona anulare glutinosa. Carne bianca, cinerognolo-violacea sotto la cuticola del
cappello. Odore insignificante. Sapore trascurabile.
Spore nerastre in massa, fusiformi-ellissoidali, lisce, 17-20 x 6-7,4 µm.
Commestibile, dopo aver asportato la cuticola ed eliminato la coltre glutinosa. La
carne diventa nerastra alla cottura. Si presta ad essere essiccata.
Note
Questa specie si distingue per la cuticola del cappello vischiosa e di colore grigio-vinaccia e per presentare la base del gambo giallo-cromo e la sporata scura.
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Osvaldo e Rosario Tagliavini
RAMARIA BOTRYTIS (Pers.: Fr.) Ricken
Cresce, in autunno, nei boschi di latifoglie e misti. Specie comune.
Carpoforo a forma di cavolfiore, alto da 3 a 12 cm, formato da una sorta di gambo
carnoso-bulboso, bianco o crema, da cui si diramano prima due o più rami principali, bianchi, poi numerosi rami secondari più corti e tozzi, con apici denticolati di
colore rosso vino o rosso porpora, poi con l’età ocracei.
Carne biancastra, succosa, con odore di fragola, sapore mite o leggermente amarognolo.
Spore ocracee in massa, ellittico-oblunghe, striate, 12-16 x 5-6 µm.
Commestibile previa prebollitura. Consumare esemplari giovani, dopo aver eliminato gli apici, e ben cotti.
Note
Si riconosce per la presenza di apici denticolati di colore rosso-vino o rosso porpora che con l’età diventano ocracei. Specie largamente consumata in Basilicata. Conosciuta col nome dialettale di “manuzza” o
di “fong’ r’ spin’”.
RAMARIA AUREA (Sch.: Fr.) Quélet
sin. Clavaria aurea Schaeffer: Fries
Cresce, in estate-autunno, soprattutto nei boschi di faggio. Specie comune.
Carpoforo alto 7-14 cm, di colore giallo-arancio, ramificato, con rami più o meno
diritti e gli apici ottusi e bifidi giallo-dorati.
Tronco bianco o crema, corto e grosso.
Carne piuttosto soda e bianca. Senza odore particolare.
Spore crema-ocracee in massa, fusiformi, verrucose, 9-11 x 3-5 µm.
Commestibile, da giovane, escludendo i rami e dopo prebollitura.
Note
È conosciuta col nome volgare di “manuzza” o “fong’ r’ spin’”. Si può confondere con la R. flavescens che
ha, però, tonalità rosate sulle ramificazioni e con la R. formosa, tossica, che presenta sul carpoforo le tre
caratteristiche: tronco bianco, rami rosa-salmone ed apici giallo-limone.
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Osvaldo e Rosario Tagliavini
RAMARIA FLAVA (Schaeffer) Quélet
Cresce, in autunno, sotto latifoglie, soprattutto faggi. Specie comune e abbondante.
Carpoforo 8-16 cm di altezza, dapprima a forma di cavolfiore poi coralloide.
Tronco tubercolato, biancastro, a volte con chiazze vinoso-violette, ma mai con sfumature rosate.
Rami cilindrici, lisci, giallo-uovo, giallo-arancio, giallo-ocra, fragili, con estremità
corte, dicotome, concolori e con sfumature giallo-verdastre (amarognole).
Carne bianca e fragile che vira leggermente alla manipolazione, ma non al taglio.
Odore erbaceo-asprigno, sapore mite.
Spore ocra-pallide in massa, ellittiche, verrucose, 12-14 x 4-6 µm, ialine.
Commestibile con cautela, previa prebollitura.
Note
Come tutte le specie appartenenti al genere Ramaria, è conosciuta col nome dialettale di “manuzza” o
“fong’ r’ spin’”. In Basilicata viene consumata e apprezzata da sempre. Va prebollita; l’acqua usata va eliminata; e, poi, dev’essere ben cotta, altrimenti in alcuni soggetti potrebbe esercitare un’azione purgativa.
RAMARIA SANGUINEA (Per.: Secr.) Quélet
Cresce, in autunno, nei boschi di faggio, ma anche in quelli di conifere. Specie rara.
Carpoforo alto 7-14 cm, formato da un tronco robusto e da terminali quasi appressati, gialli, giallo-uova. I rami sono bianchi, corti, fitti e ottusi.
Carne bianca, tendente a macchiarsi di rosso-violetto alla pressione e per vecchiaia:
inodore e di sapore mite, quasi dolciastra.
Spore crema-ocracee in massa, ellissoidali, verrucose o quasi lisce, 7,5-12 x 4-5 µm.
Commestibile, previa prebollitura.
Note
Si riconosce perché, con l’età ed alla manipolazione, tende a macchiarsi di rosso-violetto. Vedi note della
Ramaria flava.
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Osvaldo e Rosario Tagliavini
GRIFOLA FRONDOSA Gray
sin. Polyporus frondosus Fries
Cresce, in estate-autunno, alla base dei tronchi o su radici di latifoglie. Specie non
comune. Carpoforo largo 12-40 cm, emisferico, simile a un cespuglio ramificato
con cappelli piuttosto piccoli e vellutati a forma di ventaglio o di spatola largo fino a
10 cm, e margine ondulato, colore bruno-grigio.
Tubuli decorrenti, lunghi fino a 3 mm. Pori bianchi, quasi rotondi o labirintiformi,
minuti nel fungo giovane, piuttosto grandi e appena decorrenti nell’adulto.
Gambo o tronco biancastro e pruinoso, molto ramificato, irregolare con attacco al
cappello laterale. Carne biancastra e fibrosa. Odore forte e aromatico, sapore gradevole. Spore bianche in massa, ovali, lisce, guttulate, ialine, 5-7 x 4-5 µm.
Commestibile, purchè immatura. Se ne sconsiglia, tuttavia, il consumo per l’eccessiva consistenza della carne.
Note
Si riconosce per i cappelli piccoli e vellutati a forma di spatola posti su gambi connati e confluenti in un
piede piuttosto robusto. Conosciuta col nome dialettale di “pane del faggio” o di “c’nt’ fung’”.
LAETIPORUS SULPHUREUS (Bull.: Fr.) Murr.
sin. Polyporus sulphureus (Bulliard) Fries
Cresce, in estate-autunno, sui tronchi di latifoglie (carrubo e pioppo). Specie comune. Cappello fino a 20-25 cm di lunghezza, biancastro e poi giallastro, gibboso e
semicircolare, con margine flessuoso e lobato, sovrapposto ad altre mensole. Sulla
superficie superiore dal giallo-limone al giallo-arancio, chiazzato di giallo-brunastro
a maturità. Tubuli e pori piccoli e rotondi, giallo-zolfo, stillanti gocce rugiadose
giallognole. Carne spessa, molle, spongiosa, giallognola, presto ocracea. Odore
grato, sapore acidulo. Spore bianche in massa, ellissoidali, lisce, 5-6 x 3-4,5 µm.
Commestibile, da giovane. Questa specie, accompagnata all’alcool, secondo gli
ultimi studi, procurerebbe effetti tipo Antibus.
Note
Specie conosciuta e apprezzata a Maratea, chiamata volgarmente fungo del carrubo. Si distingue per le
mensole sovrapposte da giallo-arancio a giallo-limone. Anche per questa specie come per l’Armillaria
ostoyae o A. obscura, si registra il fenomeno della luminescenza nel legno invaso dal micelio (Intini).
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Osvaldo e Rosario Tagliavini
PANUS TIGRINUS (Bull.: Fr.) Singer
sin. Lentinus tigrinus (Bull.: Fr.) Fries
Cresce, in primavera e in autunno, sui vecchi tronchi di salici e di pioppi. Specie
presente a Monticchio.
Cappello largo 3-8 cm, elastico, centralmente depresso o imbutiforme e margine
involuto, con decorazioni brune o nero-brunastre.
Lamelle bianche, poi giallo-ocracee, decorrenti, strette, fitte, con taglio denticolato.
Gambo duro e tenace, sinuoso, subconcolore al cappello.
Carne biancastra. Odore quasi burroso, alcuni dicono di anice; sapore insignificante.
Spore biancastre in massa, cilindrico-allungate, lisce, 5,5-8 x 2-3,5 µm.
Commestibile da giovane. Se ne sconsiglia, però, il consumo per la notevole consistenza della carne. Se ne può utilizzare, invece, la polvere per aromatizzare un “piatto”.
Note
Si distingue per l’aspetto imbutiforme che assume da adulto, le squame nero-brunastre che adornano sia
il gambo sia il capello e per avere le lamelle basse e fitte.
POLYPORUS SQUAMOSUS (Huds.: Fr.) Fries
Cresce, dalla primavera all’autunno, sui tronchi e ceppaie di latifoglie. Specie comune.
Cappello di 10-60 cm di diametro, a forma di ventaglio o di rene, giallastro con
squame concentriche brune, carnoso da giovane, poi coriaceo, infine legnoso-secco,
con margine liscio, non cigliato.
Tubuli colore crema, decorrenti.
Gambo corto, eccentrico, nerastro e tuberoso nella parte inferiore.
Carne bianca, elastica, coriacea, poi legnosa. Odore di farina rancida. Sapore acidulo.
Spore bianche, cilindracee, lisce, 10-15x5-6 µm.
Commestibile, da giovane (Pace, Zuccherelli), ma non di pregio (Cetto).
Note
Si riconosce per le mensole a ventaglio, il gambo corto, eccentrico e vellutato, nerastro da adulto. Da
Mazza viene dato per non commestibile. Anche noi ne sconsigliamo il consumo per l’eccessiva consistenza della carne.
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