Anno di Volontariato Sociale

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Anno di Volontariato Sociale
Anno di Volontariato Sociale
Laura, 23 anni, Laurea in Scienze dell’Educazione e dei processi formativi.
Bella. Importante. Arricchente. Sorprendente. Indimenticabile.
Queste sono le cinque parole che descrivono nel miglior modo la mia esperienza di AVS.
Da Febbraio a Dicembre 2012 ho svolto servizio presso la comunità di orientamento di Pudiano, una
struttura che si rivolge a maschi con problematiche di dipendenza da droghe ed alcool. Vengono accolti
anche utenti in terapia metadonica e farmacologica anche a mantenimento, in affidamento al servizio
sociale, che conducono prevalentemente vita da strada, dimessi dal carcere o dall’ospedale. Viene
definita comunità di orientamento perché gli ospiti possono accedere anche privi di un progetto, ma
con la necessità immediata di accedere ad un contesto di tipo residenziale.
Il programma può avere una durata massima di sei mesi anche se sono pochi gli utenti che rimangono
così a lungo. C’è un notevole ricambio di presenze, almeno settanta persone all’anno passano da
Pudiano.
Il primo mese di servizio l’ho trascorso all’interno della struttura, questo tipo di approccio è stato utile
sia per me, per prendere confidenza col contesto, e credo anche per il responsabile che ha avuto modo
di osservarmi e di conoscermi.
Ho passato molto tempo ad osservare i ragazzi e i loro comportamenti, ma anche gli operatori, per
trarre spunti su come agire di fronte a determinate circostanze.
Ho aiutato la vice responsabile a rendere alcuni ambienti della comunità più pratici per il lavoro degli
operatori, come l’infermeria; la maggior parte degli utenti ha una terapia composta da psicofarmaci ed è
molto importante impostare la disposizione della stanza dell’infermeria di modo che questi non riescano
ad impossessarsi dei medicinali.
Una parte importante in questa struttura riguarda gli accompagnamenti, molti hanno problemi di
salute, quindi spesso facevo accompagnamenti in ospedale o dal medico di base e conseguentemente
tutta la parte che riguarda i medicinali. Mi sono occupata a lungo delle spese personali degli utenti,
attraverso richiesta scritta una volta la settimana si vanno a comprare beni necessari. Nell’ultimo
periodo mi sono occupata delle sigarette, una volta la settimana mi occupavo di raccogliere gli ordini,
preparare i conti e comprare quanto serviva.
Insomma, ogni operatore in comunità ha compiti diversi, chi la sanità, chi la dispensa, chi le sigarette, io
ho avuto la fortuna di assaggiarli un po’ tutti.
Ho avuto fin da subito l’opportunità di partecipare alle equipe e questo mi è servito molto per avere
sempre ben presente la situazione.
Durante la mia esperienza ho avuto la possibilità di confrontarmi con il Responsabile, la Vice
Responsabile ed un operatore che lavora da molti anni in struttura. Mi hanno sempre aiutato tanto, sia
moralmente sia professionalmente. C’è stata anche una grossa parte di formazione da parte del
responsabile, il quale mi incontrava spesso per chiedermi quale fosse il mio stato d’animo e poi da lì mi
presentava delle situazioni reali che mi aiutavano a capire il mio modo di “stare dentro” la comunità.
Di questa esperienza porterò con me a lungo, forse per sempre, la bellezza di crescere giorno dopo
giorno, se guardo indietro mi vedo dentro la comunità senza un posto che fosse davvero mio, quasi
invisibile per gli utenti, pian piano sono riuscita a raggiungere dei traguardi per me molto importanti e a
conquistare un po’ di autorevolezza.
Ho scelto volutamente l’ambito delle dipendenze perché da quando ho svolto il mio primo tirocinio, per
caso, alle superiori, questo mondo ha conquistato la mia curiosità, così ho deciso di iscrivermi alla
facoltà di Scienze dell’Educazione ed ora, grazie all’esperienza dell’AVS, a un passo dalla laurea, la
Cooperativa mi ha assunta part-time.
Questi mesi mi sono serviti anche per comprendere se realmente questo è il lavoro che fa per me, me lo
ha confermato abbondantemente.
Ho vissuto l’AVS come un vero e proprio lavoro, mi sono impegnata, ho dato tanto di me alla comunità e
ne sono felice e la cosa bella è che la fatica si sente, ma quando le cose ci appassionano, anche le
difficoltà hanno un sapore meno amaro.
Naturalmente non sono mancati i momenti di sconforto, le persone tossicodipendenti sono molto brave
a trovare i nostri punti deboli e a farci male, l’hanno fatto e non sono stata bene, ma comunque l’avevo
messo in conto ed il mio responsabile mi ha sempre aiutato a riflettere su questi episodi. Oppure ci sono
persone piene di rabbia, che fanno fatica a stare in comunità, vogliono uscire per andare ad usare ma
non vogliono ammetterlo, e allora se la prendono con gli operatori, un episodio di questo tipo mi è
successo pochi giorni prima di finire il servizio e sono stata molto male emotivamente, anche se la mia
parte razionale mi diceva che tutte le sue parole non avevano senso. Anche in questo caso la mia cara
Responsabile mi è balzata davanti e mi ha difeso tanto.
Ecco, un grazie infinito va ai due Responsabili, se penso a loro in questa mia esperienza la parola che mi
viene in mente è: PROTEZIONE.
La fatica non riguarda solo gli utenti, anzi, a volte gli utenti sono l’ultimo dei problemi. Ci sono persone
che hanno un grande rispetto per il volontario, ce ne sono altre invece che lo vedono come un facchino
a propria disposizione. Anche questi atteggiamenti mi hanno fatto male, forse in tutta questa
esperienza mi hanno fatto stare più male gli operatori degli utenti. Naturalmente ne ho sempre parlato
con i Responsabili che hanno cercato di aiutarmi molto anche ad arginare queste delusioni.
Ho apprezzato tanto anche la formazione, è dinamica, ogni volta si impara qualcosa di nuovo, quelli che
ricordo con maggiore interesse sono lo Psicodramma, l’incontro in Caritas in cui ci hanno illustrato chi è
e cosa fa Caritas e la Cittadella della Pace, davvero bei momenti. Anche se credo che la vera differenza la
facciano Suor Francesca e Diego. Alla luce di quanto appena scritto non ho assolutamente suggerimenti
da dare se non quello di andare avanti con l’AVS, e un augurio, che diventi sempre più conosciuto,
perché tutti possano conoscere quello che ho vissuto io.
E’ stata talmente bella per me questa esperienza che appena posso ne parlo con i ragazzi che incontro e
lo consiglio davvero con tutto il cuore, perché è davvero un’esperienza fantastica!
Infine che dire… GRAZIE GRAZIE GRAZIE !!!
Grazie Caritas.
Grazie Diego, grazie Suor Francesca.
Grazie perché per mano vostra ho realizzato un sogno, quel sogno che quattro anni fa mi ha spinto ad
iscrivermi all’Università: lavorare in comunità.
Concludo con una frase che ho scritto nella mia tesi e che racchiude un pensiero vivo dentro me e che
credo appartenga anche a Caritas:
“vedere le persone stare bene è uno spettacolo che non voglio perdermi”.