donne e donne - Comune di Empoli

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donne e donne - Comune di Empoli
D onne & Donne
Le suore della Natività di Betlemme non hanno mai smesso un minuto, per tutto il periodo in cui il convento è stato
assediato dai militari israeliani, di curare i feriti che vi erano rifugiati e adempiere ai loro compiti quotidiani. Queste
suore appartengono all’ordine delle Minime del Sacro Cuore, sono suore francescane. “Il nostro compito – spiega
suor Sandra del convento di Poggio a Caiano, consorella delle suore della Natività – è di collaborare al fianco dei
frati. Infatti a Betlemme suor Nunziatina si è occupata della cucina. E’ stata a contatto con i giornalisti, li ha accolti con semplicità, come si accolgono i pellegrini che vengono alla basilica. La superiora Lisetta, infermiera, nei tragici giorni dell’assedio era a disposizione dei feriti palestinesi nella basilica”. Le suore Minime si trovano a Betlemme
da 25 anni. Suor Faisa, egiziana, si dedica alla scuola aperta dai frati francescani e frequentata da più di mille alunni. La suora Madre generale di Poggio a Caiano è stata in contatto giorno dopo giorno con le consorelle a Betlemme
grazie all’unico mezzo scampato alla distruzione: un telefono cellulare.
Safyia Husseini è salva. La donna nigeriana condannata alla lapidazione per aver avuto un figlio
fuori dal matrimonio (frutto di una violenza carnale) è stata assolta dal tribunale islamico, la
Sharia, per il reato che le era stato contestato, quello di adulterio. Da tutto il mondo sono arrivati milioni di voci che chiedevano l’annullamento della sua esecuzione. Ma ora un’altra donna
nigeriana, Amina Lawal Kurami, sta affrontando quello che ha vissuto Safyia. Su Amina, che
ha trent’anni e vive nel villaggio di Bakori, pesa una condanna a morte, sempre per adulterio.
La “prova”, secondo la legge, è il bambino che sta con lei. L’anziano marito di Amina l’ha accusata di averlo concepito con un altro uomo più giovane.
Leyla Zana, già parlamentare, insignita del premio Sacharof e candidata al Nobel, è prigioniera in un carcere turco.
E’ nata a Bahce, un villaggio del Kurdistan nella Repubblica Turca. Fin da bambina le mettevano il velo e lei se lo
strappava. A 14 anni il padre la diede in sposa ad un uomo di 34, colto e sostenitore dei diritti dei popoli e naturalmente dei curdi. Il marito la incoraggiò a studiare; lui, nel 1977, fu eletto sindaco della città curda di Amed, sul
Tigri. Leyla intanto divenne portavoce delle donne che avevano figli, mariti, fratelli in carcere, ma lei era convinta
della necessità dell’autorganizzazione delle donne per i propri diritti. Diresse una rivista poi chiusa dalle autorità turche. Nel 1991 fu eletta nel parlamento turco come rappresentante del partito curdo, il Dep. E’ stata condannata a
15 anni di reclusione per separatismo insieme ad altri deputati, il partito chiuso, i militanti uccisi, scomparsi, torturati.
Rifiuta il chador: uccisa. Succede a Torino
Kabira, giovane donna marocchina, era convinta che il mondo fosse
cambiato. Voleva attraversare in jeans, con un filo di trucco sugli occhi
neri e senza mortificare il suo sorriso sotto il chador. Per questo è
morta. L’ha uccisa l’uomo che aveva sposato 7 anni fa, che le aveva
dato una bambina e che ogni giorno conduceva in casa la sua guerra privata contro i costumi occidentali. Erano in Italia da pochi mesi, clandestini entrambi. Ha tentato di fuggire con la figlia di 2 anni. Il marito l’ha
inseguita, raggiunta e accoltellata.
Si è costituita a Firenze la seconda sede italiana della Aiwa – Arab Italian Women Association (associazione di
donne arabe e italiane). Tra i primi compiti dell’Aiwa (la prima sede italiana si trova a Roma) ci sono la divulgazione
della cultura araba in Italia e di quella italiana nei paesi arabi, tramite mostre, convegni, attività di studio e di scambi, unendo folklore e tradizione e favorendo anche il turismo fra i due paesi. Il consiglio direttivo è costituito da otto
persone, di cui quattro arabe e quattro italiane. Presidente onoraria è la principessa Fadwa Al-Saud, moglie dell’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Roma, mentre la presidente del consiglio direttivo è Yasmine Reguieg, moglie
dell’ambasciatore algerino a Roma. La vice presidente è Marialina Marcucci, ex vice presidente della Regione
Toscana, attualmente presidente di Ultima Communication srl.
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