l`articolo dell`Eco di Bergamo

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l`articolo dell`Eco di Bergamo
36 Provincia
L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 27 MARZO 2011
a
Qui Tanzania
la gioia esplode
Ecco le mamme
L’istituto fondato da padre Fulgenzio Cortesi
ha le sue prime cinque suore. Festa tra canti e balli
MICHELA OFFREDI
a È stata un’alba strana
quella di venerdì, in Tanzania. Il
sole è sorto prima, quasi a voler
accompagnare gli ultimi preparativi di una giornata straordinaria: i palloncini agli alberi, i
fiori a colorare i viali e i passi di
padre Fulgenzio Cortesi, di ritorno, dopo aver portato il
«buongiorno» ai suoi piccoli.
Sorride a uno dei suoi 104 figli, ne accarezza un altro e si
guarda intorno quasi attonito,
quasi vedesse per la prima volta tutto quello che in questi anni ha costruito. Le casette dove
vivono gli orfani e le loro mamme, l’ukumbi (il nuovo salone
delle feste che ospita fino a mille persone), la scuola che ospita
più di 460 studenti e l’ostello,
sono i segni materiali di un progetto che ha messo al primo posto l’amore; l’amore per il Signore, per una vita da crescere, per
l’Africa.
Poco più in là i piccoli, con i
loro vestitini più belli, sono emozionati,
come tutti. Hanno atteso questo momento per mesi, per anni.
Guardano con complicità i volontari italiani e gli amici di baba Fulgenzio, giunti
per stargli vicino in
questo momento importante, le autorità
locali arrivate per
l’occasione.
È presente il cardinale Polycarp Pengo,
uno dei primi a credere al sogno di baba,
un amico che l’ha sostenuto e incoraggiato, soprattutto nei
momenti di difficoltà
che non sono certo
mancati. Come lui, tante altre
persone hanno accompagnato
baba nel suo percorso, e in questo momento solenne sono tutti, simbolicamente, qui.
strando loro un dipinto disegnato nel refettorio del convento.
Sulla parete colorata si vedono
i volti di tanti bimbi: bianchi, neri, biondi, con gli occhi a mandorla, che tanto attendono una
mamma. Qualcuno che si prenda cura di loro, qualcuno che li
svegli al mattino, li attenda al ritorno da scuola.
I presenti si spostano allora al
noviziato delle suore, le vere
protagoniste della giornata.
Suor Veneranda, suor Maria Teresa, suor Augusta, suor Ildegarda, suor Imelda escono composte dalla loro casa, consapevoli
di vivere un giorno fondamentale per la loro vita, e per il mondo intero. Dopo un percorso di
cinque anni fatto di studi e formazione religiosa, inizia così ufficialmente la loro missione. Sono loro le prime cinque suore di
questo nuovo istituto, quello
delle «Suore missionarie mamme degli orfani per il mondo».
«Ora sono solo in cinque, ma
il mio sogno è che giungano a
portare l’amore del Signore in
tutto il mondo» ha confidato
qualche giorno fa ai volontari
italiani padre Fulgenzio, mo-
a
«Vieni e vedi»
Poi la vita
per servire
gli orfani
Sono accorsi tutti
Il corteo festoso raggiunge allora, fra canti e danze, il salone
delle feste, dove si tiene la celebrazione. La Messa è presieduta dal cardinale Pengo e concelebrata da altri otto sacerdoti,
fra cui padre Fulgenzio, padre
Aloisi, responsabile dei passionisti in Tanzania, il parroco del
circondario di Mbweni e il parroco di Berbenno, don Roberto
Belotti. Tante le persone giunte
dai villaggi vicini per assistere a
questo giorno di festa. La celebrazione dura circa tre ore ed è
animata dai tamburi e dai canti,
come solo la terra
africana sa fare.
Le suore pronun«Sogno che ciano
il loro voti temportino poranei. «Accogli
regola come
l’amore del questa
nuovo programma
Signore in della tua vita» dice
Fulgenzio a
tutto il baba
ognuna di loro, con gli
mondo» occhi lucidi e le parole che quasi tremano
per l’emozione. Queinvece le parole
Il cardinale ste
pronunciate dal carPengo: avete dinale Pengo: «Come
ha fatto da
quasi la Maria
mamma a Gesù, così
stessa voi siete chiamate a
da mamma a tanmissione fare
tissimi orfani. Avete
di Maria quasi la stessa missione».
Un giorno fondamentale
Le cinque novizie si presentano al cardinale Pengo, nel grande salone del Villaggio della gioia
Sopra, l’esplosione di colori e sorrisi dopo l’emissione dei
voti temporanei da parte di suor Veneranda, suor Maria Teresa, suor Augusta, suor Ildegarda e suor Imelda, durante la
festa per loro; sotto, due mamme con i loro figli
Nei bonghi esplode la gioia
Alla celebrazione solenne segue
quindi la festa, alla presenza
dell’ambasciatore italiano in
Tanzania, Pierluigi Velardi e di
un ministro tanzaniano. Tanti
piccoli spettacoli, con danze e
canti, flauti e bonghi: così i bimbi del Villaggio della gioia ringraziano il Signore di questo dono, baba Fulgenzio per averci
creduto e le suore per la scelta
fatta. Il grande salone poi ospita il pranzo in compagnia, fra le
risa e le corse dei bimbi.
Come ogni giornata importante, questa trascorre veloce,
forse troppo. Al calare del sole i
palloncini sono ormai sgonfi e
solo i bimbi trovano ancora il
coraggio di saltare. Baba Fulgenzio prende il suo bastone e si
avvia per i vialetti del villaggio,
che rilasciano il calore accumulato durante il giorno. I piccoli
aspettano la sua «buonanotte».
E lui non può certo mancare all’appuntamento. ■
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In corteo con le
autorità e i bimbi,
anche tanti amici
giunti dall’Italia
Il percorso dura
cinque anni: dal
«Come and see»
al noviziato
a Con i voti temporanei
emessi venerdì da cinque giovani donne, al Villaggio della gioia
di Dar es Salaam, in Tanzania, è
nato l’istituto delle «Suore missionarie mamme degli orfani
per il mondo».
È il primo istituto a prendere
vita nel nuovo Millennio – l’ultimo fu quello fondato da Madre Teresa di Calcutta nel 1964
–, grazie all’ispirazione di un
missionario bergamasco, padre
Fulgenzio Cortesi, passionista.
Le cinque suore, accolte dai
sorrisi dei loro «figli», i 104 orfani adottati legalmente proprio
da baba, cioè papà Fulgenzio, hanno alle spalle cinque anni di studio e formazione. All’interno del
villaggio altre 23 giovani donne sono in attesa di diventare suore
per occuparsi, per
tutta la vita, dei
bambini accolti
nel centro. Ognuna sarà a capo di
una famiglia:
sono le mamme
d’Africa,
le
mamme della
gioia di un figlio ritrovato all’amore.
Suor Veneranda, suor Maria
Teresa, suor Augusta, suor Ildegarda e suor Imelda hanno seguito un percorso di cinque anni, suddivisi in tre tappe. Le
aspiranti, che devono avere almeno vent’anni e avere superato il quarto anno delle superiori, dopo una prima selezione accedono a un periodo di valutazione e prova, chiamato «Come
and see», cioè «Vieni e vedi». Al
termine di questo periodo di
quattro mesi, le aspiranti suore
vengono sottoposte a un colloquio finale con il baba e poi fanno ritorno alle loro case di origine, dove è previsto che rimangano circa due mesi, per verificare la propria vocazione.
Chi ne è sicura, passerà al postulandato, un periodo di formazione che varia da uno e due
anni. Tra le lezioni, la cura dei
bambini e la preghiera, si chiude con l’accesso al noviziato. A
rimarcare il passaggio dalla vita
secolare a quella religiosa, le novizie dimettono le loro vesti e
indossano l’abito religioso. Al
termine dei due anni di studio,
durante una celebrazione solenne emettono i voti e diventano suore. ■