Quando l`outsourcing aumenta l`efficienza aziendale - Cc-Ti

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Quando l`outsourcing aumenta l`efficienza aziendale - Cc-Ti
Nr. 6
Luglio/agosto
2015
Produzione
HR
Facility
Core
business
aziendale
Sicurezza
Amministrazione
IT
Quando l’outsourcing
aumenta
l’efficienza aziendale
Nr. 6 - Luglio/Agosto 2015
EDITORE:
Camera di commercio, dell’industria,
dell’artigianato e dei servizi
del Cantone Ticino, Lugano
REDATTRICE RESPONSABILE:
Strong opinion
4 L’avvento del neocollettivismo
Editoriale
6 Sfide globali: siamo pronti?
Lisa Pantini
COMITATO REDAZIONALE:
Franco Ambrosetti, Luca Albertoni,
Lisa Pantini, Gianluca Pagani,
Stefania Micheletti e Cassia Casagrande
REDAZIONE:
Cc-Ti, Corso Elvezia 16
6900 Lugano
Tel. +41 91 911 51 11
Fax+41 91 911 51 12
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Contromano
8 La lezione inglese
Tema
10 Perché promuovere la cultura dell’outsourcing
Ospite
12 Un esempio di outsourcing vincente per restare competitivi: l’ambito del ICT
13 Definire le prestazioni insieme al cliente. Ecco come si opera nei Facility Services
14 Outsourcing a tutto campo, anche nella gestione degli eventi: scopriamo i benefici
16 L’impresa virtuale e l’outsourcing: alcune considerazioni
PUBBLICITÀ:
Biblioteca liberale
18 Bugie e verità della narrazione politica
Pubblicità Sacchi,
C.P. 558, 6928 Manno
Tel. +41 91 600 20 70
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Sì al risanamento del San Gottardo
20 Sfatiamo le facili critiche!
PROGETTO GRAFICO:
Susinno Design SA
Via Besso 42, 6900 Lugano
STAMPA:
Fontana Print SA
Via Maraini 23
C.P. 231, 6963 Lugano - Pregassona
DIFFUSIONE:
Tiratura: 2’600 copie
Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti
Abbonamento supplementare:
- CHF 50.- annuo
- per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA)
Attualità
21 Chi rincara i prezzi (del commercio dal dettaglio) in Svizzera?
22 Affitti e miti
23 La mulier oeconomica ai vertici aziendali: del perché occorrerebbe
promuovere una strategia HR che valorizzi il talent management
26 Italia: un aggiornamento sul tema del programma di Voluntary Disclosure
Eventi
28 Prevenire e combattere la corruzione in ambito internazionale,
anche per le imprese ticinesi
34 La gestione della salute in azienda.
Perché è importante una strategia win-win
FREQUENZA:
Formazione
38 Corso Cc-Ti “Conoscenze specifiche secondo la legge sui prodotti chimici”
Ticino Business è pubblicato
in 10 numeri annui
Commercio estero
39 Switzerland Global Enterprise
43 Perché è importante conoscere a fondo i propri prodotti?
Parte 2: l’internazionalizzazione
Nr. 6
Luglio/agosto
2015
Fiere internazionali e missioni economiche
44 I prossimi appuntamenti
Produzione
HR
Facility
Core
business
aziendale
Sicurezza
Amministrazione
IT
Quando l’outsourcing
aumenta
l’efficienza aziendale
Vita dei soci
45 CRIF AG
46 hotelleriesuisse Ticino
49 Formamentis Sagl
51 Gruppo Sicurezza SA
52 Credit Suisse
54 SMSchool
56 Diario UPSA Sezione Ticino
58 Luisoni Consulenze SA
59 BancaStato
60 Concordia
61 Pamp SA
Strong opinion
L’avvento del
neocollettivismo
di Franco Ambrosetti,
Presidente Cc-Ti
Nell’
ultimo quinquennio la popolazione
svizzera ha dovuto chinarsi su questioni di grande rilevanza per il futuro del Paese. In
ballo c’era la sopravvivenza del libero mercato e dello spirito liberale della Costituzione. Temibili per le
imprevedibili conseguenze economiche e politiche
erano quattro iniziative: la 1-12 e quelle sul salario
minimo di 4’000.- franchi, contro i globalisti e sulle eredità milionarie. Immagino che dopo il risultato delle urne pesantemente contrario per non dire
ostile alle proposte in votazione i promotori qualche domanda se la siano posta. Non ne conosco le
conclusioni ma ho seri dubbi che si diano per vinti. Certe idee non muoiono mai, la speranza di un
Il pericolo nell’evoluzione della società
sta nel non accorgersi che certe proposte
vengono portate avanti volutamente con la
tattica del salame. Chi le propone non dovrà
rispondere dei disastri che provocheranno.
Partiti, politici, burocrati, lobbysti fanno
e disfano in nome di un bene superiore, il
bene comune che nessuno sa bene quale sia
mondo perfetto come auspicato da Thomas Moore
in “Utopia” continuerà a infiammare gli animi di
tutti coloro che si lasciano abbagliare dall’ideologia egualitarista, la stessa che in buona fede professava l’avvocato Robespierre con risultati non
proprio entusiasmanti.
Il pericolo nell’evoluzione della società sta nel non
accorgersi che certe proposte vengono portate
avanti volutamente con la tattica del salame. Chi
le propone non dovrà rispondere dei disastri che
4 | Ticino Business
provocheranno. Partiti, politici, burocrati, lobbysti fanno e disfano in nome di un bene superiore,
il bene comune che nessuno sa bene quale sia. A
volte la chiamano Solidarietà intesa come valore
morale che crea sensi di colpa a chi non la rispetta. In realtà è un’imposizione pura e semplice, un
obbligo e come tale non ha assolutamente nessun
valore morale come tutto ciò che non è una libera
scelta. Naturalmente il potere di imporre regole,
leggi, norme, non ha mai un responsabile nessuno deve risponderne se c’è un errore manifesto,
sono decisioni collettive senza un responsabile
definito. Malauguratamente ricadono sul singolo
individuo, trasformandolo suo malgrado da cittadino con diritti individuali in suddito o peggio in
servo della gleba. Viviamo in una società neocollettivista dove la deresponsabilizzazione dell’individuo è in costante aumento, toglie libertà quando
ti suggerisce quale energia è giusto consumare,
che auto non inquinante guidare, quale dieta è
corretta e autorizzata.
La società neocollettivista dice di preoccuparsi per
te, per il tuo bene mettendoti sotto tutela così ti
controlla perché fondamentalmente sei un potenziale trasgressore, c’è la presunzione di colpevolezza in barba alla rule of law dello Stato di diritto.
Quindi, sì, le votazioni hanno dimostrato la
maturità della popolazione svizzera. Ma attenzione, essa sembra non accorgersi che è in atto
da tempo uno svilimento dei diritti individuali
in nome della sicurezza, della sanità, della solidarietà. Quel che resta del libero mercato in un
Paese affollato da monopoli, duopoli, cartelli, dazi all’importazione, prezzi amministrati, tariffe
imposte, orari d’apertura regolamentati, ecc. con
una quota statale al 50% del PIL, è ulteriormente bloccato dai Grandi Regolatori come FINMA,
Comcom, Bakom, Elcom e non da ultimo Weko,
la commissione della concorrenza che tutto vede
tranne che la Svizzera è uno dei Paesi più cari al
mondo proprio perché la sua attività è lacunosa e
inefficace. Preoccupa infatti la regolamentazione
crescente che ha raggiunto livelli insopportabili
per le aziende (11’000 nuove leggi e norme in pochi anni) con aggravio di costi notevole per via
della burocrazia che ne consegue e conseguenze negative sulla crescita. Il successo del libro di
Piketty che ha venduto 1 milione di copie, è un
segnale che il tema della diseguaglianza è molto
sentito anche se la materia è intrisa di populismo.
Non so quanti l’abbiano letto e capito ma resta un
segnale di pericolo perché propone una quota statale del 75%. Piketty pensa di risolvere il problema della diseguaglianza tassando i ricchi come se
non fosse già così oggi con gli Stati divenuti enormi macchine per la redistribuzione che prelevano,
anzi confiscano ovunque possono con zelo talebano tassando tutto, reddito, sostanza, consumo
(IVA), veicoli, animali, importazioni, perfino l’aria
che respiriamo con la concessione a pagamento di
frequenze per telecomunicazioni. Forse l’economista francese non ricorda che la Svezia degli anni
‘70 aveva raggiunto una quota statale dell’80% e
per questo andò in fallimento. Oggi è rinata alla
grande dopo avere dapprima statalizzato le banche, successivamente riprivatizzate e ridotto drasticamente imposte e spesa pubblica.
Lo Stato sociale è nato un secolo fa per diminuire
le diseguaglianze. Distribuendo a pioggia a destra
e a manca quando le entrate non bastarono più si è
gonfiato come una mongolfiera indebitandosi smisuratamente, debiti che molto probabilmente non
potrà mai pagare interamente. Il rischio di fallire
se i tassi di interesse oggi a zero o sottozero dovessero aumentare è reale. In questa sbornia collettiva di debiti, secondo il professore gallico chi
con mezzi propri contribuisce alla ricchezza del
Paese producendo innovazione tecnologica, come
Bill Gates o Steve Jobs, dovrebbe subire ulteriori
confische in nome di una irraggiungibile, utopistica eguaglianza.
Noi imprenditori, operatori economici
facciamo la nostra parte. Lo Stato sociale
che riceve i nostri soldi faccia la sua.
Impàri quello che non ha mai saputo fare,
redistribuire le migliaia di miliardi a chi
ne ha veramente bisogno, combattere
efficacemente la corruzione, l’evasione
fiscale, il cronyism (le pastette tra politici e
multinazionali), concedere pari opportunità
a tutti, premiando l’impegno e il merito
affinché la mobilità sociale sia facilitata
secondo la propria abilità e le proprie
conoscenze
Noi imprenditori, operatori economici facciamo la
nostra parte. Lo Stato sociale che riceve i nostri
soldi faccia la sua. Impàri quello che non ha mai
saputo fare, redistribuire le migliaia di miliardi a
chi ne ha veramente bisogno, combattere efficacemente la corruzione, l’evasione fiscale, il cronyism
(le pastette tra politici e multinazionali), concedere pari opportunità a tutti, premiando l’impegno e
il merito affinché la mobilità sociale sia facilitata
secondo la propria abilità e le proprie conoscenze.
Sapete cosa abbiamo perso nell’ultimo ventennio?
Lo spirito pragmatico di una socialdemocrazia
sparita sotto i colpi di ariete degli ideologhi.
Ticino Business | 5
Editoriale
Sfide globali: siamo pronti?
di Luca Albertoni,
Direttore Cc-Ti
L’estate
appena arrivata si preannuncia molto calda e afosa
dal punto di vista meteorologico, ma difficilmente
sarà possibile tirare il fiato, visto quanto accade
intorno a noi. Penso in particolare alla questione
della Grecia e a quella del terrorismo internazionale, focolai di pericolosissime tensioni di segno
diverso ma con il denominatore comune dell’insicurezza che, come dovrebbe essere noto a tutti,
è uno dei nemici peggiori dell’economia. Grecia
e terrorismo, questioni apparentemente lontane da noi, considerato che non siamo nel sistema dell’euro e che la Svizzera non è fra i primi
obiettivi dei pazzi fanatici che seminano terrore
in ogni angolo del mondo. Ma è un distacco solo
apparente. A parte i fitti legami dei turisti svizzeri con le spiagge greche o tunisine, la realtà
economica generale odierna è fatta di interconnessioni talmente vaste e complesse che non si
può prescindere dal considerare quanto avviene
fuori dai confini patri. Alcuni la chiamano globalizzazione, altri spudorata e indesiderata adesione all’Unione Europea, altri ancora apertura
eccessiva. Tanto per sottolinearne sempre le caratteristiche negative, in nome di un esagerato
protezionismo, affascinante sul breve periodo, ma
non adatto a sostenere la crescita dei Paesi europei (compreso il nostro) né il mantenimento del
livello di vita acquisito, erroneamente dato ormai
per scontato. La crisi greca è motivo di preoccupazione non tanto per il ruolo di questo Paese
per la Svizzera, decisamente marginale, ma per
gli sconquassi che vi possono essere per la nostra economia nel caso di un ulteriore aggravarsi della crisi dell’Unione europea. Struttura già
vacillante, che non sta più simpatica a nessuno
e che sta combattendo probabilmente una battaglia di retroguardia per salvare quello che non
è più salvabile, cioè un’unione quasi forzata ben
lontana dall’idea (tuttora valida) dei padri fondatori delle vecchie Comunità economiche europee.
Ma che rappresenta pur sempre per la Svizzera
6 | Ticino Business
il partner commerciale più importante, con circa il 70% degli scambi. Gli effetti della crisi della moneta europea sono del resto sotto gli occhi
di tutti, anche se oggi molti tendono a relativizzarli, visto che non vi sono più assidue dirette
televisive per qualche isolato licenziamento più
o meno legittimo. In realtà le imprese svizzere,
come sempre, stanno lottando in silenzio per affrontare le molte difficoltà create dall’improvviso
rafforzamento del franco, purtroppo nel quasi disinteresse generale perché non c’è nessun risvolto polemico. Questa è purtroppo la triste realtà.
Non deve quindi stupire che si perda troppo facilmente di vista il discorso di sistema (economico),
fatto di delicati equilibri, per scatenare gazzarre
politico-partitiche di ogni tipo su temi locali certo
rilevanti ma non sempre di importanza epocale.
Dimenticando che una crisi generalizzata dell’Unione europea potrebbe sì forzarla alle tanto sospirate riforme (in primis: maggiore apertura al
federalismo) ma al contempo creerebbe una situazione di incertezza anche per l’economia elvetica
e ticinese che andrebbe affrontata con idee chiare
e serietà. L’incertezza indotta dall’esterno si aggiunge purtroppo a quella creata internamente
negli ultimi anni, con squinternate e ripetute iniziative popolari volte a stravolgere il nostro sistema. Iniziative per fortuna spazzate via da un
uragano di voti, ma che comunque hanno reso
più fragile la credibilità svizzera e meno favorevole il “fare impresa”. Sarebbe magari il caso di
darsi una calmata, di non gioire troppo per i mali
altrui, che per il contesto complessivo (nazionale,
europeo e mondiale) potrebbero diventare anche i
nostri. È chiedere troppo? Non mi sembra. Buona
estate a tutte e a tutti.
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