L`ora delle riforme fiscali - Cc-Ti

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L`ora delle riforme fiscali - Cc-Ti
Nr. 5
Giugno
2016
L’ora delle
riforme fiscali
Nr. 5 - Giugno 2016
EDITORE:
Camera di commercio, dell’industria,
dell’artigianato e dei servizi
del Cantone Ticino, Lugano
REDATTRICE RESPONSABILE:
Editoriale
4 Tigri, mucche e cavalli
Tema
6 Un “Patto di Paese” per la riforma fiscale
Lisa Pantini
COMITATO REDAZIONALE:
Glauco Martinetti, Luca Albertoni,
Lisa Pantini e Cassia Casagrande
REDAZIONE:
Cc-Ti, Corso Elvezia 16
6900 Lugano
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GRAFICA E STAMPA:
Posizione della Cc-Ti
8 L’imposta sulla sostanza: un problema reale per molti imprenditori
Ospiti
10 Marco Bernasconi, Professore SUPSI
12 Christian Vitta, Consigliere di Stato e Direttore DFE
14 Cristina Maderni, Presidente dell'Ordine dei Commercialisti del Canton Ticino
16 Peter Jäggi, Avvocato ed Esperto fiscale presso Jäggi & Scheller SA
Contromano
18 Pregi e limiti della manovra finanziaria
Approfondimenti
19 Opportunità e vantaggi nel mercato russo
21 Sui banchi del liceo di Locarno per la Giornata economica
23 Alla scoperta del Kazakistan, l’Aquila tra Orso e Dragone
Fontana Print SA
Via Maraini 23
C.P. 231, 6963 Lugano - Pregassona
Appuntamenti futuri
24 20.6.2016 - Turchia: ponte di opportunità tra Europa e Asia
FOTO DI COPERTINA:
Formazione
25 Rinnovata fiducia per l’IFCAM
26 Quando tre formazioni continue portano al successo
27 Mobility manager per PMI: un'offerta concreta e mirata
28 Nuovo CAS in moda “Smart e-fashion” al via in settembre
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FREQUENZA:
Ticino Business è pubblicato
in 10 numeri annui
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Commercio estero
Nuove opportunità per le aziende svizzere grazie all’accordo di libero
scambio tra l’AELS e le Filippine
Switzerland Global Enterprise
Fiere internazionali e missioni economiche
35 Da segnare in agenda
Servizi
36 SWISSFIRMS si rinnova e facilita il suo utilizzo sui dispositivi mobili
Nr. 5
Giugno
2016
L’ora delle
riforme fiscali
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Notizie scelte
RI imprese III, determinante per la piazza economica, per l’impiego
e per le finanze pubbliche
L’importanza delle imprese globali è sottovalutata
40
42
43 44 45
46 47
48 50 Vita dei soci
Splash & Spa Tamaro SA
Luisoni Consulenze SA
BancaStato
UPSA Sezione Ticino
von Rundstedt & Partner Lugano Sagl
DOS Group SA
Creditreform Assicom Ticino SA
LK Communication etc. Sagl
ABB Power Protection SA
E D I T O R I A L E
Tigri, mucche e cavalli
di Luca Albertoni,
Direttore Cc-Ti
“A
lcune persone vedono un'impresa privata come una tigre feroce da uccidere
subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com'è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”.
Questa citazione di Winston Churchill è quanto
mai d’attualità, un po’ a tutti i livelli, Ticino incluso. Peccato, perché questo, oltre che a essere
scorretto, impedisce anche un sano e schietto confronto sul ruolo delle aziende e sulle cose che non
vanno. Sì, perché difetti, scorrettezze, comportamenti poco etici, ecc. sono una realtà che si ritrova anche nel mondo imprenditoriale. Alla stessa
stregua di quanto si riscontra fra i politici, fra i
funzionari, fra le lavoratrici e i lavoratori e via dicendo. Nessuno escluso. Semplicemente perché vi
è sempre la componente umana che, come noto,
per natura è fallibile, anche se qualche politico illuminato pensa di non esserlo e di essere depositario della verità assoluta o addirittura del dogma
dell’infallibilità un tempo riservato ai papi. Non
deve quindi stupire che poi la “discussione” si riduca a scontro fra fazioni e alla fine è sempre colpa
delle aziende. Un po’ come quando il calciatore inglese Gary Lineker diceva che “il calcio è un gioco
semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90
minuti, e alla fine la Germania vince”. Ecco, l’impressione oggi è che il grande gioco della politica sia molto semplice, un colpo di clava a destra,
una sferzata di scimitarra a sinistra, soluzioni facili e preconfezionate (che siano inapplicabili non
interessa a nessuno) e alla fine pagano le aziende
(spesso non solo finanziariamente).
Esagero? Forse. Certamente sono di parte, ma almeno è chiaro cosa e chi rappresento e non mi nascondo dietro presunti interessi supremi per raccogliere
facilmente qualche voto, fingendo di essere quello
che non sono. Detto questo, non posso evidentemente esimermi dal portare qualche esempio concreto
di approccio poco simpatico nei confronti delle imprese. Ho già ripetutamente parlato dell’esempio
dello “Swissness”, per cui questa volta scelgo un’altra perla, che comunque è pure legata alla svizzerità e in particolare al settore alimentare. Lo scorso
4 | Ticino Business
anno è stato varato dal Consiglio federale un ambizioso progetto denominato “Largo” (poi capirete
perché), con l’ambizione di rivedere tutto il diritto
federale sulle derrate alimentari. Già complesso fino alla revisione, ancora meno digeribile (visto che
parliamo di alimentari) dopo la prevista revisione.
Qualche cifra: 16 centimetri di altezza del dossier
(misura media in altri ambiti, ma ragguardevole
per i faldoni…), 4 ordinanze del Consiglio federale, 22 ordinanze del Dipartimento degli interni e 1
ordinanza dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. Per un totale di 27 ordinanze, 2’080 pagine complessive e più di 200
pagine di spiegazioni necessarie in sede di consultazione. A voler essere positivi, si può rilevare
che finora le ordinanze erano 28, per cui qualcuno
potrebbe parlare di liberalizzazione selvaggia visto che una manca tragicamente all’appello. Visti
i numeri, tuttavia, il nome “Largo” sembra quindi
particolarmente azzeccato. Da aggiungere, fatto
quasi irrilevante, che per gestire questa nuova situazione servirebbero 9 nuovi funzionari federali.
Ah, è vero, è lo Stato che crea lavoro, non le aziende. Comunque, al di là delle cifre, del fatto che oggi probabilmente tutto è diventato più complicato e
che le esigenze di sicurezza alimentare sono diventate tali che se bevo 15 caffè ho il diritto di esigere
che non mi bruci lo stomaco, qualche domanda è
giusto porsela. Una revisione del diritto applicabile
è probabilmente necessaria, dati i molti mutamenti
quest’ultimo (e comunque l’UE in fatto di severità
non scherza) non sembra una scelta molto azzeccata. Tanto che durante la procedura di consultazione del progetto “Largo” non vi è stata una levata
di scudi solo degli ambienti economici, ma anche i
Cantoni hanno segnalato qualche problemino. Fra
cui anche il Ticino, che ha sottolineato l’importante
conseguenza dal punto di vista dei costi smisurati
del nuovo sistema previsto, tanto per i Cantoni che
per l’economia (il documento è consultabile sul sito
www.blv.admin.ch).
Insomma, regole più severe, complesse e costose.
Vero che la salute non ha prezzo, ma anche l’accanimento terapeutico non è che sia il massimo.
Quello che stupisce è che la proposta di revisione, originata dall’approvazione il 20 giugno 2014
della nuova legge sulle derrate alimentari da parte del Parlamento federale, non in sia in qualche
modo stata concertata con le cerchie interessate,
sollevando un gran polverone con una procedura di consultazione molto tecnica e complicata.
Piccola consolazione è che per il momento il progetto sembra bloccato in vista di una rivisitazione
più sostenibile. Almeno la consultazione è servita
a questo, fatto non scontato, perché capita spesso
che le opinioni espresse dall’economia, soprattutto
a livello cantonale, non vengano nemmeno prese
in considerazione. Non sono certo premesse ideali
per cercare di costruire un patto di Paese come,
giustamente, invocato da più parti.
© Billion Photos - shutterstock.com
del contesto generale. Fa però riflettere che ancora
una volta la Svizzera abbia voluto dare prova di
zelo eccessivo. Ispirata dalla decisione dell’Unione
Europea secondo cui nelle carte del menu dei ristoranti devono essere indicati gli ingredienti delle
pietanze, il nostro Paese ha previsto, of course, di
essere ancora più restrittivo. A parte il fatto che
rischiamo di ritrovarci con menu di 500 pagine
per cui bambini, malati e anziani non potranno più
sfogliarli perché non abbastanza forzuti, il messaggio è chiaro: dei ristoratori e in generale di
chi lavora con gli alimentari non ci si può fidare
perché hanno il vizietto di avvelenare la gente ed
è molto meno pericoloso maneggiare l’uranio o il
plutonio che una bistecca o una ciabatta (intesa nel
senso del pane). La consultazione di un menu al
ristorante, oltre che fisicamente impegnativa, rischia di diventare appassionante come la lettura
dei fogli illustrativi dei medicamenti, con centinaia
di controindicazioni.
L’obbligo di indicazione, senza riserve, del Paese
di produzione dei generi alimentari e di tutte le
materie prime utilizzate nei menu e nelle vetrine
espositive suona francamente un po’ come un’esagerazione. Certo, si tirerà in ballo la sacrosanta sicurezza alimentare e il fatto che negli Stati Uniti
quando si mangia un rib-eye ci si sottopone automaticamente anche ad una massiccia cura di antibiotici. Fatti di cui tenere conto, ma armonizzare il
nostro diritto con quello della protezione dei consumatori dell’UE rendendolo ancora più severo di
Ticino Business | 5
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