Inarrestabile l`ira d`Israele.
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Inarrestabile l`ira d`Israele.
5 STAMPA INTERVISTA A BARETTA G BLO lla ama Il Medio Oriente in fiamme e il ruggito di Silvio Panne ? la Rosa Il web oga si interr Nuove immagini, ma vecchi stereotipi seven 9 771722 205202 60714 ALVPLQGBcafcacA CUDODLDFDI «Sulle liberalizzazioni il governo non stravolga l’impianto. Serve avviare subito un confronto sulla politica economica» TV V E N E R D Ì 14 L U G L I O 2006 Portiamo N F O R M A Z I O N 1 E A POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA N A L I S I A N N O Inarrestabile l’ira d’Israele. Come fermare l’escalation? LAPO PISTELLI Colpita Beirut, razzi su Haifa. D’Alema: eccessiva la reazione di Tel Aviv e violenze in Medio Oriente non vanno scambiate per il ciclico riacutizzarsi di una ferita che non riesce a rimarginarsi. Il mondo è davanti al concreto rischio che si crei una saldatura perversa fra conflitti e attori distinti, capace di generare un salto di scala della guerra. Per oltre trent’anni, il conflitto israelo-palestinese si è riprodotto in un contesto regionale quasi stabile e in un quadro mondiale congelato dal duopolio russo-americano. Perfino le fasi tragiche del coinvolgimento egiziano e delle guerre civili libanesi ebbero nel ruolo giocato dalle due superpotenze la certezza di un limite invalicabile dell’escalation militare e della propagazione territoriale. Inoltre, il formidabile argomento politico – brandito nella retorica nazionalista – dell’oppressione israeliana sui fratelli palestinesi trovava il suo biNon si diventa lanciamento nella stoconcreta – e spesso grandi a caso. ria ancora più sanguinosa – Dal G8 di San delle violenze intestine Pietroburgo il al mondo arabo derivanti dalla difficile conmondo aspetta vivenza fra la diaspora palestinese e i paesi che una risposta la ospitavano. Anche Al Qaeda ha fin dall’inizio utilizzato nei propri proclami il conflitto palestinese come argomento di presa popolare ma lo ha sempre esplicitamente subordinato a due altri obiettivi della guerra jihadista: la liberazione dei luoghi santi dell’Islam dalla presenza occidentale e la lotta ai regimi arabi moderati. Solo pochi mesi fa era sembrato che si aprisse una finestra insperata nel dialogo israelo-palestinese: il paesaggio politico di Tel Aviv offriva un nuovo interlocutore, Khadima, e quello palestinese si avviava con grande ordine all'appuntamento democratico con le elezioni del proprio parlamento; il negoziato, pur difficile, poteva aiutare a separare i destini della Palestina e di Israele dalla guerra in Mesopotamia. Il quadro odierno appare invece segnato da un crescente intreccio fra i conflitti e da un’escalation di violenza che si estende dalla costa orientale del Mediterraneo fino al lontano Punjab. Le elezioni svoltesi negli ultimi due anni hanno rafforzato le rappresentanze parlamentari del radicalismo islamico in Egitto, in Palestina, in Libano. È quasi interrotto il dialogo fra Abu Mazen, presidente di un’Autorità nazionale figlia di quegli accordi di Oslo che appaiono oggi lontanissimi, e Hamas, che a sua volta appare lacerata fra ala politica e gruppi militari fuori controllo. È cresciuto il ruolo di Hezbollah in Libano, dopo la breve e incoraggiante stagione democratica seguita all'omicidio di Hariri. La Siria ricomincia a manovrare. La prudenza del linguaggio e l'assuefazione all'orrore rischia di non far comprendere l'entità della mattanza fra sciiti e sunniti che accade ogni ora in Iraq, mentre cresce sinistramente il ruolo destabilizzante giocato dal regime di Teheran. Da ultimo, molte fonti convergono nell'indicare la lunga mano di Al Qaeda nel terrorismo che esplode in India e nella riorganizzazione dei Talebani in Afghanistan. È questo il quadro da cui muoverà domani la discussione al G8 di San Pietroburgo. I grandi del mondo devono dimostrare che è possibile arrestare l’escalation, disarticolare i conflitti, sospendere il gioco delle parti con l’Iran. Se qualcuno ha proposto l'ingresso di Israele nella Nato, io dico che è tempo piuttosto di portare la Nato in Israele, di separare con fermezza i contendenti con una forza di interposizione internazionale, di non lasciare che il puzzle si mescoli ancora di più. Non si diventa grandi a caso. Da San Pietroburgo, il mondo aspetta una risposta. Oggi su www.europaquotidiano.it I IV • N°139 • € 1,00 Afghanistan, avvertimento di Napolitano. Ma l’Unione trova l’accordo sulla mozione la Nato in Israele L www.europaquotidiano.it risi senza fine in Medio Oriente. Israele ha attaccato l’aeroporto di Beirut e bloccato i porti libanesi, intensificando una rappresaglia che ha causato 53 vittime civili, compresi molti bambini, da quando mercoledì gli Hezbollah hanno rapito due soldati israeliani e ucciso altri otto. Gli Hezbollah hanno risposto agli attacchi sparando 70 missili Katyusha su Nahariya, nel nord di Israele, e su Haifa, la terza città israeliana. Bei- C Papà, rut, dopo una riunione d'emergenza dell’esecutivo, ha chiesto al consiglio di sicurezza dell’Onu un immediato cessate-il-fuoco e la fine di quella che ha definito «una sanguinosa aggressione». Gli Usa hanno condannato l'attacco degli Hezbollah e accusato Siria e Iran che li appoggiano. Francia e Italia (per bocca del ministro degli esteri D’Alema), invece, criticano l’intervento israeliano giudicandolo eccessivo. Rutelli chiede l’intervento urgente della Ue mentre Fassino si rivolge a Prodi perché solleciti l’iniziativa del G8. Sulla missione in Afghanistan il presidente della repubblica Napolitano lancia l’allarme: «Se la maggioranza non è unita si apre un problema politico». Ma in serata l’Unione trova l’accordo sulla mozione per il rifinanziamento della missione. ALLE PAGINE 2,3 E 4 TEATRI DI CRISI Chris Toensing: il rischio è che si apra il vaso di Pandora cos’è la guerra? M. PALUMBO Shlomo Ben Ami: «Io, colomba, sono con Peretz e Olmert» DAN RABÀ GERUSALEMME D. CASTELLANI PERELLI Afghanistan, è accordo. Ma Prodi vuole “legare” il Pdci os’è la guerra? In Italia è il racconto di fatti ormai lontani, è il nonno che ricorda “quei tempi”, quando ha voglia di parlare! In Israele è il ritmo della vita, intervallato da una pausa, da una tregua, e poi senza un motivo chiaro ci si ritrova improvvisamente in uno stato d’emergenza. Soldati richiamati. Gente che ripulisce i rifugi polverosi. Aerei ed elicotteri nei cieli. SEGUE A PAGINA 10 C Più contenuti M. LAVIA Nella Babele di Kabul. Ma non ci vorrà molto per capirsi I. VITELLI ALLE PAGINE 2, 3 E 4 Come spezzare l’asse del terrore ANDREA GRITTI ento di guerra in Medio Oriente. Israele reagisce duramente agli attacchi di Hezbollah imponendo al Libano un blocco totale, navale, aereo, terrestre. Colpisce inoltre con i suoi caccia numerosi obiettivi non legati strettamente agli Hezbollah; come l’aeroporto di Beirut e le strade e i ponti che conducono in Siria; ma intima anche agli sciiti di evacuare l’immensa periferia sud di Beirut che, probabilmente, intende attaccare nel tentativo di colpire i santuari di Hezbollah e, forse, lo stesso leader del movimento, Nasrallah. A loro volta i miliziani sciiti proseguono i loro attacchi, lanciando razzi su Safed e minacciando il porto di Haifa. Una situazione incandescente. Il rischio assunto da Hezbollah con il suo attacco è molto alto. Non poteva sfuggire alla leadership del “partito di Dio” che gli israeliani avrebbero reagito duramente all’incursione dentro i loro confini. SEGUE A PAGINA 10 V APERTA UN’INCHIESTA SUL CASO ZIDANE Fifa contro Materazzi che Bicamerali a Fifa ha avviato un procedimento disciplinare contro Marco Materazzi, per accertare sue eventuali responsabilità nell’espulsione del francese Zidane nei tempi supplementari della finale dei mondiali. Ma già prima che fosse aperta l’inchiesta, i due protagonisti della testata in mondovisione si sono divisi nella ricostruzione dei fatti. Zidane, in un’intervista alla televisione francese, ha detto di aver ricevuto insulti alla madre e alla sorella, mentre il calciatore italiano ha negato di aver chiamato in causa la genitrice del collega di origini algerine. Intanto il calcio italiano già archivia la felice pagina dei mondiali. Il commissario Figc, Guido Rossi, ha nominato il nuovo allenatore della nazionale: sarà Roberto Donadoni a sostituire il dimissionario Lippi. L ENZO BALBONI he fare in tema di revisione e riforme costituzionali dopo la grande vittoria conseguita dal No al recente referendum confermativo? Non appare sbagliato, in prima battuta, adottare una sorta di “fermo biologico”, per un certo tempo. SEGUE A PAGINA 8 C Se Repubblica “chiama” i cattolici L a notizia più importante, nell’inchiesta di Repubblica sul “silenzio” dei cattolici democratici, è forse proprio l’inchiesta in sé. Il fatto che un grande giornale laico, apparentemente senza particolari richiami dell’attualità, dedichi per due giorni consecutivi il paginone centrale a questo argomento non può passare inosservato. Sembra segnalare una mancanza, una nostalgia, forse addirittura una necessità. Non solo all’interno della comunità cristiana, appunto, ma anche nella comunità civile. È una domanda alla quale la fase costituente democratica non può sfuggire, né possono farlo i cattolici dell’Ulivo: che Partito democratico sarebbe senza un ruolo determinante dei cattolici democratici? E rovesciando il quesito: possono i “cd”, con la loro storia, mettersi contro, Il dibattito anche solo sull’identità del ofrenare, ora Pd non è un che l’approbraccio di ferro do dell’unità delle grandi tra socialisti forze democratiche e e liberali popolari è in vista? Domande persino retoriche, in apparenza. Ma il fatto che vengano autorevolmente poste, non solo dagli attori politici (come diversi esponenti Popolari della Margherita), ma anche da osservatori per niente antiulivisti come Scoppola e Pezzotta, segnala che il problema esiste; forse anche l’assemblea federale della Margherita domenica e lunedì ne discuterà. Per dirla brutalmente, e senza entrare nella polemica sulle appartenenze europee, il dibattito sull’identità del Partito democratico non si può ridurre a un braccio di ferro tra socialisti e liberali, perché l’Ulivo non è, non è mai stato, solo questo. Il problema non può essere posto né in termini rivendicativi né recriminatori: qui non ci sono vittime e nessuno deve avere alibi. Ma è anche dalla risposta a queste questioni che dipenderà l’esito della scommessa politica di una generazione. È bene che tutti ne siano consapevoli. (ch.g.) Chiuso in redazione alle 20,30 R O B I N Meritocrazia e selezione all’università di Pechino Memento Uno studente su mille ce la fa. E paga pure Ricordate le vistose fasciature e la borsa del ghiacchio con cui Berlu- ROBERTO BATTISTON sconi è stato visto aggirarsi a Roma nei giorni scorsi? «Colpa di due denti del giudizio», diceva lui. Ieri è ricomparso alla camera, dopo due mesi di assenza. «Di profilo aveva qualcosa di strano...», s’interrogavano i forzisti. Per caso, un bel mento tutto nuovo di zecca? l dipartimento di aeronautica e astronautica della Beihang University di Pechino è uno tra i più prestigiosi istituti cinesi (pubblico naturalmente): forma ingegneri in campo aeronautico e spaziale, destinati all’industria e alla ricerca cinese. Buona parte dei quadri che hanno realizzato il miracolo spaziale cinese ha studiato su questi banchi. Il campus della Buaa ospita 25mila studenti e ne accoglie 500 ogni anno. Il processo di selezione è interessante: a partire dal livello provinciale, ogni anno sono effettuate delle selezioni che alla fine I portano alla scelta di 500 studenti che hanno diritto ad iscriversi. Il punto è che la base di partenza è di circa 400mila candidati, vale a dire circa 1 su mille ce la fa. Ma non basta. In Italia o in Francia, una volta passata la selezione per la Scuola Normale o per l’École des Mines, lo studente risulta spesato in tutto e per tutto. Alla Buaa no: gli studenti devono pagare il 50% della retta, nell’ordine di 1500-2000 dollari l’anno. Le borse di studio sono rare, più facile ottenere dei prestiti d’onore da restituire in seguito. L’università gratis? Sono cose di 10-15 anni fa. La moderna Cina, la potenza globale che sta spostando gli equilibri del mondo, ha saputo coniugare l’interesse nazionale di avere quadri di altissimo livello, con la motivazione individuale ad emergere professionalmente. L’accesso al sistema universitario pubblico che fa formazione di eccellenza si ottiene grazie a un grande impegno personale, intellettuale ed economico, che però viene ripagato in termini assoluti di valore formativo e, soprattutto, prospettive di lavoro. Non a caso il 50% dei contratti di ricerca della Buaa sono con l’industria cinese. Penso all’ Italia e mi sento vagamente spaesato. Cambia la scena. Università Sun Yat Sen a Guang Zhou, la regione da cui è partita la rivoluzione economica cinese. Il campus è ben tenuto, in mezzo a tanto verde, pieno di studenti. Alla fine della giornata di lavoro mi propongono di visitare alcuni laboratori situati presso il nuovo campus. Dopo oltre 100 km di viaggio(sic) arriviamo a un modernissimo campus dal design avveniristico, progettato da un architetto francese per ospitare 15.000 studenti. Passiamo vicino alle aule. Sono le nove di sera, ma sono tutte piene di studenti che leggono, studiano o discutono in gruppi. Questo campus è appena stato completato, ma ne costruiranno un altro per le troppe richieste. Mi pare di sentire il rumore del gigantesco motore che sforna la futura classe dirigente cinese, giorno e notte, sabato e domenica inclusi. Penso all’Italia, all’emorragia di cervelli in fuga dal Belpaese e mi sento vagamente preoccupato. Appello Lav al governo: vieti l'importazione di pellicce cinesi @ Commissione: abbassare le tariffe dei cellulari per chi viaggia nei paesi Ue @ Frodi alimentari: + 7% per Mdc-