Enologia sostenibile

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Enologia sostenibile
Idee progettuali per la sostenibilità ambientale della filiera vitivinicola
Introduzione
Il settore enologico è sempre più al centro dei dibattiti relativamente alle quote di mercato, alle
percentuali di vendita, alle grandi etichette conosciute in tutto il mondo. Fino ad ora non è
stato mai discusso il rapporto tra la produzione vitivinicola e la situazione sullo stato di
benessere del nostro pianeta, né equiparato ad altri settori economici in termini di contributo
dato alla produzione degli impatti ambientali ormai ben noti a tutti. Pur non essendo tra i
principali settori considerati a maggiore criticità ambientale, è bene iniziare a ripensarlo in una
nuova ottica, quella della sostenibilità ambientale, affinché le produzioni enologiche non
vadano a discapito delle risorse naturali ed ambientali coinvolte.
È dunque bene, allora, conoscere tutto ciò che c’è dietro “una bottiglia di vino” non solo in
termini di passione e sforzi da parte del produttore, ma anche come impegni nel gestire le
ricadute ambientali che ogni fase di lavorazione che precede il posizionamento della bottiglia
sullo scaffale di un negozio, ha sui nostri territori.
L’idea progettuale è quella di sviluppare un’innovativa lettura delle caratteristiche qualitative
che riguardano il vino ed i territori da cui proviene, così da associare alla qualità del prodotto
anche la qualità ambientale della zona di interesse.
Non più solo origine e qualità, dunque, ma anche sostenibilità ambientale. Anche il vino,
stando dietro le recenti esigenze del mercato, sarà un prodotto che non guarderà più solo al
“contenuto della bottiglia” ma anche al rispetto dell’ambiente durante il suo ottenimento.
Le tematiche da affrontare, quindi, per realizzare un’intera filiera vitivinicola sostenibile sono
molteplici: cantine “environmentally friendly” realizzate con tecniche di bioedilizia, pratiche
agronomiche eco-compatibili, efficienza energetica e risparmio idrico applicato nel vigneto e in
cantina, uso di sottoprodotti, impiego di energie rinnovabili, riutilizzo di reflui enologici, ricerca
di imballaggi e contenitori per ridurre le emissioni di CO2, fino allo studio di contenitori
riutilizzabili e al recupero dei tappi di sughero per l’utilizzazione secondaria nell’edilizia e in altri
settori.
In questa sfida i produttori biologici partono evidentemente avvantaggiati. Uno studio del
Sonoma State University Wine Business in California evidenzia come per i consumatori di vino
la scelta di una coltivazione biologica sia determinante per ottenere un vino a basso impatto
ambientale
Il contesto
In un mercato in cui è sempre crescente la concorrenza nazionale ed internazionale, è
importante poter puntare su strategie innovative: l’adozione di pratiche di sostenibilità da
parte dei produttori vinicoli, rappresenta un elemento di distinzione e un valore aggiunto.
Ma è anche importante far arrivare l’informazione sulla qualità ambientale ai consumatori,
un’indicazione chiara e facilmente percepibile circa l’attenzione all’ambiente ricercata lungo le
varie fasi del ciclo di vita, non trascurando, quindi, la tutela e la valorizzazione del territorio.
Da tali premesse nasce l’idea dell’integrazione del disciplinare di qualità del vino con criteri
ambientali che consentano una produzione vitivinicola ecosostenibile, sia in termini agronomici
sia come gestione della cantina e delle varie fasi di lavorazione. Di conseguenza, il disciplinare
di produzione “si estende” e riguarda anche le buone pratiche di gestione ambientale in
un’ottica di:
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riduzione dei consumi idrici e di ottimizzazione dei fabbisogni di acqua delle viti,
promozione dell’efficienza energetica e dell’uso di energia rinnovabile, per quanto possibile,
riduzione dell’uso di pesticidi, di adozione di strategie di contenimento dell’erosione dei
terreni (come ad es. l’inerbimento del vigneto), di conservazione degli ecosistemi e degli
habitat degli animali coinvolti nel territorio di interesse. Queste pratiche sono ampiamente
utilizzate in viticoltura biologica
riduzione dei rifiuti prodotti e di loro differenziazione per tipologie,
riduzione delle emissioni in atmosfera (soprattutto quelle considerate “climalteranti”).
I criteri da inserire nel disciplinare sono basati sul concetto di ciclo di vita del “prodotto vino”,
ovvero, riguardano una serie di aspetti a largo spettro, considerando anche “gli accessori”
quali bottiglia, etichetta e tappo. Il lavoro preliminare all’individuazione dei criteri ambientali
più opportuni per poter perseguire la sostenibilità ambientale delle cantine, dunque,
permetterà la conoscenza dei punti di debolezza (strutturali e/o gestionali) della produzione
vinicola, su cui porre l’attenzione per l’avvio di un percorso di miglioramento ambientale.
I benefici
Un segnale da cogliere con attenzione, quello di scegliere la sostenibilità ambientale come
valore aggiunto alla qualità del vino, che è anche un importante strumento di marketing,
soprattutto quando adottato da parte di un intero distretto del vino.
È anche un modo per fornire alle cantine, spesso di piccole dimensioni o a conduzione
familiare, gli strumenti per aumentare la sostenibilità delle pratiche di lavorazione adottate,
così da ottenere dei miglioramenti ambientali che nella maggior parte dei casi si traducono
anche in risparmi economici e benefici per il territorio nel complesso.
I benefici ottenibili da un percorso di sostenibilità ambientale territoriale sono riassumibili tra i
seguenti:
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migliore gestione delle risorse naturali disponibili e quindi maggiore durata del business,
minore consumo di risorse naturali,
ottenimento di risparmi di costi (per riduzione nei consumi o per evitate fasi/attività),
mantenimento o incremento delle quote di mercato,
opportunità di ottenere la certificazione ISO 14001 come ulteriore attestato di eccellenza
delle pratiche ambientali adottate, riconoscimento a livello internazionale,
valorizzazione del territorio a cui è associata una elevata qualità ambientale che funge
anche da attrattore enoturistico,
miglioramento della comunicazione e dei rapporti con i consumatori, in particolare quelli del
mercato estero,
promozione dell’immagine aziendale.
Come procedere
Analisi del contesto territoriale di riferimento.
Analisi della filiera attraverso la metodologia del life cycle assessment per individuare gli
impatti principali su cui intervenire.
Individuazione e valutazione degli aspetti ambientali.
Definizione dei criteri ambientali da integrare nel disciplinare di qualità ed indicazione
alle cantine delle buone pratiche da adottare per la prevenzione ed il contenimento
degli impatti ambientali.
Incontri di formazione al personale.
Sorveglianze annuali sul rispetto dei criteri ambientali ma anche per fornire supporto su
metodi e tecniche utili ad una gestione ambientale corretta (anche per quanto riguarda
le prescrizioni normative da applicare).
Incontri per la comunicazione/promozione dell’iniziativa al pubblico in generale.
I suddetti passaggi, inoltre, permetteranno alle case produttrici che lo desiderano di arrivare
gradualmente a mettere in piedi un sistema di gestione ambientale ed ottenere la
certificazione ambientale ISO 14001.