Lo placcai, lo stesi a terra: lui si rialzò e andò in meta

Transcript

Lo placcai, lo stesi a terra: lui si rialzò e andò in meta
GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
25
italia: 51565055545555
L'IDENTIKIT
JONAH
LOMU
NATO 12/5/75
MORTO 18/11/15
DI AUCKLAND (NUOVA ZELANDA)
CAPS
63 (1994-2002)
METE
37
MONDIALI
2 (nessuna vittoria)
METE AI MONDIALI
15 (record eguagliato da Bryan
Habana un mese fa)
SQUADRE
Counties Manukau, Wellington,
North Harbour (Province);
Blues, Chiefs, Hurricanes (Super
Rugby); Cardiff
Ha esordito con gli All Blacks il
26/6/1994 (contro la Francia a
Christchurch). L’ultima partita in
nazionale il 23/11/2002 contro il
Galles a Cardiff. Sposato con
Nadene, aveva due figli: Brayley,
6 anni, e Dhyreille, 5.
UN FISICO
DA SUPERMAN
IL RICORDO
FORZA
TORACE
COSCIA
COLLO
130 cm
90 cm
53 cm
In piena corsa
sviluppava una potenza
pari al peso di 13 uomini
In un allenamento
sollevava pesi
pari a 20 Mercedes
TEMPO SUI 100 METRI
10”80
10”01
Jonah Lomu
Pietro Mennea
record italiano
130 centimetri:
la forma
di Parmigiano
90 centimetri:
la stone (pietra)
del curling
53 centimetri:
un disco
in vinile da 45 giri
ALTEZZA
PESO
PIEDE
196 cm
120 kg
48
Paolo Vaccari, 44 anni, consigliere federale, 64 caps tra il ‘91 e il 2003
1.
2.
«Lo placcai,
lo stesi a terra:
lui si rialzò e
andò in meta»
1L’ex azzurro Vaccari l’ha marcato
1. Jonah Lomu in visita in Gazzetta sei anni fa: era il 17 novembre 2009 dopo il match di San Siro
2. Lomu in meta contro l’Inghilterra in semifinale ai Mondiali del 1995. Finì 45-29 per gli All Blacks e segnò
4 mete, una delle quali passando sopra Mike Catt. Il capitano inglese Will Carling lo definì: «Incontenibile»
zione, otto in quella successiva, a Inghilterra diventato ricco. Ha siglato contratti di sponsoriz­
1999. Il totale (15) è stato eguagliato dallo Sprin­ zazione a tanti zeri e per i prodotti più disparati:
gbok Brian Habana il mese scorso, ma non supera­ dagli alimentari ai videogiochi, con l’abbiglia­
to. Quel record resta suo. Come le emozioni che mento sportivo in testa. Ha incontrato politici e
ha regalato. E che non si cancelleranno. Di origini ambasciatori, è stato a Hollywood, ha respinto chi
modeste, è sempre rimasto se stesso. Quella voce lo voleva nel football. Ma non ha mai perso l’umil­
baritonale nascondeva un agnellino. Si narra che tà. Nel 2002, al cronista al seguito dell’Italia in
mamma Hepi e papà Semisi siano arrivato in Nuo­ tour in Nuova Zelanda, mancato l’appuntamento
va Zelanda a bordo di una barca. Jonah – anzi, per un’intervista, telefonò poche ore più tardi,
Siona Tali, come era stato chiamato dai genitori – scusandosi in mille modi e concedendosi poi sen­
za limiti. Nemmeno nel 2009, in oc­
cresce in un’ambiente difficile, nel­
casione dello storico match degli
la periferia povera ed emarginata
All Blacks davanti agli 80.000 di
di Auckland. Ha sette anni quando
LA CHIAVE
San Siro, visitò la redazione della
vede uno zio morire ammazzato. Il Di origini modeste,
Gazzetta dello Sport, mancò di far­
padre lo iscrive a una scuola con­
si apprezzare per quello che era.
servatrice, dove cambia nome. Poi umile e sorridente,
l’approdo al Wesley College di Pae­ a 16 anni preferì il
LE REAZIONI In queste ore lo ricor­
rata, scuola metodista tradizionale, rugby all’atletica
dano in ogni angolo del mondo, lo
dove si forma e dove ieri un centi­
commemorano in tanti. Il primo
naio di studenti, in sua memoria, Da oltre 20 anni
ministro neozelandese John Key (il
ha inscenato una sentitissima haka.
soffriva di
Paese della lunga nuvola bianca è
IL PERSONAGGIO A livello di pro­ insufficienza renale: listato a lutto) e Jonny Wilkinson,
forse il sue erede in fatto di popola­
vince veste la maglia di Counties è morto di infarto
rità. Tanti azzurri di ieri e di oggi,
Manukau, Wellington e North Har­
bour, nel Super Rugby quelle di Blues, Chiefs e che hanno invaso i social media per tributargli un
Hurricanes. Ovunque fa sfracelli. Solo quando saluto e Alessandro Del Piero. Compagni e avver­
tenta il ritorno, nel 2005 con Cardiff, lento e appe­ sari. Personalità e semplici appassionati. Persino
santito, è l’ombra di se stesso. Non abdica, insiste: lo stesso Catt: «Jonah mi ha fatto diventare famo­
ma i tentativi, tra una comparsata sul ring del pu­ so, anche se per un motivo sbagliato» ha detto par­
gilato e una triste apparizione a Marsiglia a 34 an­ lando delle mete subite nel Mondiale 1995. Lomu
ni, nella terza divisione francese, sono fallimenta­ ha precorso i tempi, ha bruciato le tappe. Si andrà
ri. Poco male: negli occhi di tutti c’è l’immagine avanti. Ma sarà tutto diverso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
del vero Lomu. Di un giocatore che, col rugby, è
IL MEDICO
«Sindrome nefrosica: malattia rara
Il trapianto di rene a volte non basta»
«L
a sindrome nefrosica
è un termine genera­
le che indica un dan­
no renale in cui è compromes­
so non il glomerulo, che filtra il
sangue, ma l’attività di riassor­
bimento svolta dai tubuli rena­
li». Il dottor Giovanni Tredici,
capo dell’equipe medica del
Giro d’Italia, spiega la malattia
di cui Lomu ha sofferto per
vent’anni e che ne ha provoca­
to la morte. «E’ una malattia ra­
ra, più essere dovuta a sostan­
ze tossiche ma anche a reazio­
ni autoimmuni, provoca la per­
dita di proteine e lipidi»
continua il dottor Tredici.
«Nemmeno il trapianto risolve
la sindrome — spiega il dottore
Tredici — perché, si può anda­
re incontro al rigetto oppure
perché ci sono condizioni che
possono determinare la ricom­
parsa della malattia. L’altera­
zione permane, soprattutto se
dovuta a malattia autoimmu­
ne, perché il sistema immuni­
tario non funziona sempre allo
stesso modo».
AUTOIMMUNE Il campione ne­
ozelandese, dopo il primo tra­
pianto del 2004, era in attesa
di un nuovo trapianto. «La
morte avviene per insufficien­
za renale, per la perdita ecces­
siva di sostanze che dovrebbe­
ro essere trattenute, dalle pro­
teine ai lipidi» continua il dot­
tor Tredici che sottolinea come
la situazione, in presenza di
una sindrome nefrosica, si de­
teriora progressivamente e
porta all’insufficienza renale
terminale, un danno irrime­
diabile al sistema di filtrazione
dei reni. Il 10­20% dei pazienti
affetti da questa grave malattia
non risponde alle terapie con
cortisone e immunosoppresso­
ri, come era nel caso di Jonah
Lomu che aveva scoperto di es­
sere malato nel 1995 e che da
dieci anni si sottoponeva a dia­
lisi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
clic
L’OMAGGIO DEL PRIMO
MINISTRO: «SUPERSTAR»
L’ADDIO A AUCKLAND
 Il primo ministro della
Nuova Zelanda, John Key, ha
reso omaggio a Lomu: «I
pensieri di tutto il Paese
vanno alla sua famiglia. Era il
primo superstar del rugby,
una combinazione di fisico,
forza e potenza. E’ stato un
grande ambasciatore del
rugby e della Nuova Zelanda».
E anche il Parlamento ha
reso omaggio a Lomu. La
municipalità di Auckland è in
contatto con la famiglia, la
federazione neozelandese di
rugby e il Governo stanno
studiando come celebrare il
ricordo di Lomu e piangere la
sua morte prematura.
«Era un super uomo. Elegante anche se
pesava tanto, non si poteva limitarlo»
T
re volte: quanto è ba­
stato per capire di che
pasta fosse. Jonah Lo­
mu, con gli All Blacks, ha
giocato contro l’Italia a Bolo­
gna nell’ottobre 1995
(70­6), ad Huddersfield nel­
l’ottobre 1999, durante i
Mondiali di Inghilterra
(101­3) e ad Hamilton nel
giugno 2002, in casa, per 27’
dalla panchina (64­10). In
totale, cinque mete: due più
due più una. Ala sinistra,
nelle prime due occasioni
suo avversario diretto fu Pa­
olo Vaccari. L’oggi 44enne
architetto, anche consigliere
federale, 64 caps tra il 1991 e
il 2003, ricorda bene quelle
giornate.
Come ha reagito alla notizia?
«Come quando si perde un
amico: è un dispiacere enor­
me. Ci eravamo scritti undici
giorni fa via Messenger».
Eravate in stretti rapporti?
«Ci si sentiva un paio di volte
all’anno. A metà settembre,
a Twickenham, alla cerimo­
nia di apertura dei Mondiali,
dove ho rappresentato l’Ita­
lia, ho incontrato Sean Fi­
tzpatrick, ex capitano degli
All Blacks e gli ho chiesto di
Jonah. Mi ha detto che era in
dialisi quotidiana. Poi lì non
ci siamo incrociati, così ho
pensato di farmi vivo».
te la prima volta. Era un super
uomo, non c’erano mezzi per li­
mitarlo».
Perché era così speciale?
«Perché era un missile nono­
stante la stazza, perché era ele­
gante anche se pesava 120 kg,
perché coi piedi accarezzava
l’erba pur sviluppando una po­
tenza straordinaria. Cambiava
passo e direzione volando. Uno
così “bello” non si è mai più vi­
sto. Impossibile non rimanerne
affascinati».
E la persona com’era?
«Altrettanto fantastica. Con la
faccia da bambino, da amico
dell’oratorio. Era umile e sem­
plice, buono e leggero. Pulito e
corretto. Sempre rispettoso».
Com’eravate diventati amici?
«Mi riferirono che in un conve­
gno a Firenze mi citò in termini
molto positivi parlando del
rugby italiano. Trovai modo di
ringraziarlo e da allora il fee­
ling non era mai venuto meno».
Che cos’ha rappresentato per il
rugby internazionale?
«E’ stato l’uomo del cambia­
mento. Un emblema anche fisi­
co: mai c’erano stati giocatori
della sua stazza capaci di fare
quel che faceva lui»
Le era parso stesse male?
«A parole sembrava stare be­
none. Se penso alle condi­
zioni in cui ho trovato Van
der Westhuizen, ex mediano
di mischia del Sudafrica, co­
stretto su una sedia a rotel­
le... Ci eravamo dati appun­
tamento per il novembre
2016, quando gli All Blacks
saranno a Roma. Lo avrei
portato in due o tre posti che
so gli piacevano».
Cosa ricorda dei match di Bologna e di Huddersfield?
«Un’azione del primo tempo è
stata un mio incubo per anni.
Jonah si invola, provo a inse­
guirlo, lo raggiungo, lo placco,
lo fermo. In situazioni così l’at­
taccante tende a far passare la
palla. Lui invece si rialza, ripar­
te, mi scappa via e va in meta.
Avrei potuto stringergli le gam­
be, farlo cadere: mi era parso
inutile. Una lezione, anche se
utile solo contro di lui. Peccato
che poi in Inghilterra, con un gi­
nocchio a pezzi, uscii dopo 8’».
Che giocatore era?
«Ne ho affrontato tanti più
forti di me, da Tuigamala a
Small. Ma mai mi sono tro­
vato in vera difficoltà. Sfida­
re Lomu, invece, era impos­
sibile. Non pensavo così
quando me lo trovai di fron­
Vi incontraste anche nel 2005,
nella sua Calvisano, quando giocò in Coppa col Cardiff?
«Non in campo, ero infortuna­
to. Ma non era più il vero Lomu.
Ne conservo un ricordo diver­
so».
a.b.
Codice cliente: 2716566