Rio 2016: le prime olimpiadi ad alto contenuto
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Rio 2016: le prime olimpiadi ad alto contenuto
Rio 2016: le prime olimpiadi ad alto contenuto tecnologico Rio de Janeiro, 6 agosto 2016 – Come risaputo la tecnologia trova oggi un ruolo sempre più importante anche nello sport. Essa infatti trova applicazione per prevenire infortuni, migliorare le prestazioni degli atleti e migliorare le tecniche di allenamento. In questo articolo faremo una rapida carrellata delle nuove tecnologie usate dagli atleti di queste Olimpiadi di Rio de Janeiro, in allenamento o in gara. Pugilato Il software iBoxer, realizzato in collaborazione con l’Università Hallam di Sheffield, è a disposizione degli atleti del Regno Unito. Il sistema di analisi delle prestazioni, prendendo in esame i dati dei propri boxeur e degli avversari, analizza i punti di forza e debolezza per raffinare le tattiche ottimali per ogni incontro. Ciclismo Nel ciclismo c’è sempre meno bisogno di concentrarsi sugli aspetti meccanici dei mezzi, perché le biciclette sono ottimizzate al punto da essere diventate efficienti al 99%. Oggi si cerca il miglioramento per ottenere prestazioni da record. Su questa strada, il team USA si è avvalso degli occhiali per realtà aumentata della Solos, sviluppato in collaborazione con il Cloud IBM. I ciclisti in pista sono stati sottoposti a test per raccogliere dati sulla potenza, la velocità e persino sulle pedalate. I ciclisti potevano tenere sotto controllo il percorso senza distrazioni, in quanto i dati venivano trasmessi direttamente sulle lenti. Questi Feedback in tempo reale sono serviti per aggiustare la strategia di allenamento. Ad esempio, nella simulazione di una gara individuale a cronometro, il ciclista ha la possibilità di vedere se il giro che sta compiendo sia migliore di quello dei suoi avversari, in base alla posizione e al tempo visualizzato (comprensivo di step intermedi). L’atleta valuterà così se compiere sforzi ulteriori o se destinarli al giro successivo. Potrà così ottimizzare lo sforzo fisico, riducendolo nei momenti in cui non sarà necessario sprecare energie e viceversa. Questo tipo di tecnologia però non potrà essere utilizzata in gara, ma solo in allenamento. Giochi di squadra Il Team Germania di Vela, nel 2011, ha stretto una partnership con SAP (azienda che si occupa di software aziendali) nel tenativo di interrompere il rovinoso declino delle prestazioni in questa disciplina. Il sistema consentirà agli atleti di imparare più velocemente attraverso allenamenti mirati basati su modelli virtuali, simulazioni di venti e correnti, ecc. In questo modo gli atleti verranno preparati alle condizioni più avverse. Inoltre, in previsione delle Olimpiadi di Rio, sono state eseguite 3,000 misurazioni per costruire una serie di modelli di corrente sui quali allenarsi. Paraolimpiadi La BAE Systems, solitamente dedita all’industria aerospaziale, ha collaborato con la Federazione Sportiva del Regno Unito per consentire agli atleti su sedia a rotelle di accrescere la propria velocità del 20% lavorando sull‘aerodinamica. Autodesk, che si occupa di software di progettazione, ha lavorato con la campionessa di paraciclismo Denise Schindler, per creare la protesi di una gamba (stampata in 3D usando materiale policarbonato), capace di migliorare la potenza. Il risultato è stata una protesi ultraleggera, incredibilmente aerodinamica e altamente performante. di Emanuele Bazzichi Levante, ecco il primo SUV di Maserati Mirafiori, 24 febbraio 2016 – Si chiama Levante ed è il primo sport utility vehicle prodotto da Maserati, che verrà presentato a marzo all’ 86esimo Salone di Ginevra. L’obbiettivo di FIAT-Chrisler (che ha acquisito Maserati nel 1993) è entrare sempre più nel mercato del lusso e, in questo caso, fare concorrenza alle ultime versioni del Porsche Cayenne. Il design dell’auto è perfettamente coerente con la filosofia costruttiva del marchio Maserati: il frontale aggressivo con affilati proiettori scomposti in due elementi e il gruppo fari superiore collegato alla calandra (parte frontale dell’auto che comprende la mascherina del radiatore e gli elementi di illuminazione). Sulla fiancata sono ben visibili gli stemmi del Tridente: le tre uscite aria sul parafango anteriore, il montante C trapezoidale con il logo “saetta” e l’ampia vetratura a giorno. Al posteriore spicca il lunotto molto inclinato, per ridurre al minimo le sezioni verticali, a tutto vantaggio dell’aerodinamicità; tutti elementi tipici di una vettura sportiva e ad alte prestazioni. A livello tecnico il telaio è stato concepito per abbinare alte performance stradali, un’impareggiabile dinamicità di guida, anche su fondi a scarsissima aderenza e un ottimale livello di prestazioni e comfort in fuori strada. Un assoluto punto di forza del nuovo SUV Maserati riguarda i contenuti standard di cui tutte le versioni sono dotate: sofisticate sospensioni elettroniche a smorzamento controllato, con molle ad aria regolabili su più livelli, sistema a trazione integrale intelligente “Q4” e cambio automatico a 8 velocità, sviluppato appositamente per il nuovo SUV del Tridente. FOTO Come motorizzazione, Levante satà dotato del V6 benzina e diesel (lo stesso della Ghibli) e forse, prossimamente, del V8 benzina che equipaggia le altre sportive della famiglia; che forniranno una potenza compresa tra i 250 e 410 CV, a seconda della cilindrata, rispettando allo stesso tempo la normativa Euro6. La nuova auto verrà prodotta presso l’impianto torinese di Mirafiori, dove le prime vetture sono già uscite dalla linea di montaggio, mentre la commercializzazione, in Europa, è prevista a partire dalla primavera e a seguire nel resto del mondo. In questo modo altri 300 lavoratori dello stabilimento torinese, dopo 5 lunghi anni di cassa integrazione, torneranno a lavorare, insieme ai 600 della linea Mito, già rientrati in attvità. di Emanuele Bazzichi Intervista a Giorgio Tavecchio, ecco la prima stella italiana del football americano Oakland, 18 febbraio 2016 – Dopo il Super Bowl 50, andato in scena al Levi’s Stadium di Santa Clara nei pressi di San Francisco, lunedì 7 febbraio (e di cui abbiamo già parlato) tra Carolina Panthers e Denver Broncos e vinto da Denver con il risultato di 24-10, parliamo ancora di football americano, uno degli sport più seguiti al mondo che si sta ritagliando un proprio spazio anche in Italia; non lo faremo però in maniera classica, perché per l’occasione abbiamo scomodato un ospite d’eccezione, il milanese Giorgio Tavecchio. Giorgio da anni ruota intorno al mondo della National Football League, e si è fatto notare ormai da tutti gli esperti americani del settore. Ha avuto contratti con San Francisco 49ers, Green Bay Packers, Detroit Lions ed Oakland Raiders, ma è ancora alla ricerca della definitiva consacrazione. Oggi Giorgio è nuovamente sotto contratto con i Raiders, e per l’ennesima volta deve dimostrare il suo valore per vedersi confermato ad inizio stagione e diventare il primo italiano in NFL. Tutto il mondo del football americano italiano lo segue e spera di vedere finalmente un italiano mettere punti sul tabellone, magari chissà, durante un Super Bowl. Ciao Giorgio e grazie per aver trovato il tempo di rispondere a queste domande. I lettori de “ilMinuto” non sono abituati (per ora) a sentir parlare del mondo della palla ovale. In base alla tua esperienza, come gli descriveresti il football americano? “Il football americano è un sport basato sul gioco di squadra e la fisicità e l’atletismo. Ciascun giocatore deve fare il suo dovere in ogni “play” e poi deve fidarsi ed appoggiarsi sul compagno per avere successo. Se uno degli undici in campo fallisce, falliscono tutti”. Come ti sei avvicinato a questo sport? “Ho incominciato in maniera innocente, per caso, al liceo dopo che un mio amico mi chiese se volevo provare a fare il kicker. Essendo stato per tutta la mia vita (fino a quel momento) un fanatico del calcio, gli dissi di no, ma fu mia madre a spingermi a provare, e il giorno seguente ci ho provato per davvero e mi è piaciuto.” Cosa ti sta dando, in termini personali, il football americano? “Oltre che emozioni indescrivibili, il football mi ha regalato tantissime opportunità per crescere e maturare come persona e con la mia Fede. Il “tesoro” di questa grande avventura è proprio la prova che ti viene data ogni giorno: l’opportunità di essere migliore di te stesso e di superare i propri limiti.” Cosa consiglieresti ad un ragazzo che vorrebbe avvicinarsi a questo sport? “Di non esitare a sognare!! più vicina e di provare!” Poi di cercare la squadra/società San Francisco, Green Bay, Detroit ed Oakland: cosa ti porti dentro rispetto a queste esperienze? “Ogni “tappa” o “capitolo” di questo percorso è stata particolare, e mi ha dato l’opportunità di crescere in una maniera specifica, non solo in tecnica o capacità fisica, ma anche come mentalità e comportamento. Secondo me, sono cresciuto pian pianino, sempre per il meglio, grazie ad ogni esperienza che ho fatto. E tutto questo senza contare i bellissimi ricordi di questi luoghi, non solo in campo ma di amicizie e rapporti che mantengo ancora oggi!” In questo momento sei sotto contratto con gli Oakland Raiders, ma comunque dovrai lottare per la conferma finale, quali sono le tue sensazioni riguardo questa nuova sfida? “Per me, ogni opportunità di fare parte di una squadra, di lavorare e di lottare, è una benedizione! Il mio atteggiamento di partenza è quello di fare il più possibile e di dare il mio massimo per sfruttare ogni opportunità che mi viene data.” Seconda avventura con i Raiders, cosa cambia rispetto alle tue precedenti esperienze? Su cosa pensi di puntare per convincere Del Rio ed il suo coaching staff a metterti definitivamente sotto contratto, e quindi a sostituire Janikowski (che non è esattamente l’ultimo arrivato)? “Mah, per me non cambia tantissimo anzi, mi sento anche più motivato dal fatto che una squadra mi ha voluto riprendere, senza dimenticare che mi hanno fatto capire che mi volevano proprio, senza esitazioni! Più di così, sto tenendo la testa in giù e la cintura stretta mentre continuo a lavorare senza sosta.” Come si svolgono i tuoi allenamenti? “Per adesso siamo in fase “offseason”, cioè in fase di pausa. Io però continuo con i miei allenamenti sia in palestra che in campo.” Parliamo adesso del tuo ruolo, il kicker; in campo si vede meno spesso degli altri, ma quando è chiamato in causa non ha margini di errore. “Giusto. Il kicker e` un ruolo molto particolare nel mondo dello sport, e` tipo un “rigorista” nel calcio, solo che non sei incluso nella partita fino al momento decisivo in cui devi calciare una trasformazione. Il ruolo è di alta pressione psicologica e di esatta precisione!” Come sono le stelle NFL viste da dentro lo spogliatoio? “Haha sono persone normali!…tranne il fatto che sono tra gli atleti più dotati del mondo.” In Italia tantissime persone ti seguono con affetto e sperano che tu possa guadagnarti definitivamente un posto nel roster. Pensavi di riuscire a far breccia nel cuore degli appassionati italiani? “Non posso esprimere mediante parole quanto apprezzo tutto il grandissimo supporto che ho vissuto negli ultimi anni! Ed apprezzo anche di più il fatto che coloro che seguono la mia avventura con il football americano sembrano riconoscere in me i valori che ritengo più importanti, cioè Fede, umiltà, determinazione, dedizione, passione, rispetto, considerazione per altri, etc… queste sono cose che cerco di dimostrare il più possibile (anche se non sono per niente “perfetto”), e allora mi sento super lusingato dal fatto che il football americano mi stia dando l’opportunità di condividere questi valori di portare in alto il tricolore! Tutti coloro che mi seguono sanno che sono assieme a me quando scendo in campo!” Raccontaci un aneddoto particolare spogliatoio di una squadra NFL. della vita nello “A me piace giocare a carte (sono un ragazzo abbastanza semplice), ed ho insegnato a parecchi compagni, a San Francisco e a Green Bay in particolare, come si gioca a Scopa…ed è diventata abbastanza diffusa nel mio giro di amici in squadra!” Quali sono futuri? i tuoi propositi “Per adesso do il massimo al football americano, sempre cercando di sfruttare il più possibile ogni opportunità per crescere (non solo come kicker, ma anche come persona), e poi si vedrà!” Domanda finale d’obbligo: come giudichi il Super Bowl, di dieci giorni fa, tra Carolina Panthers e Denver Broncos, vinto da questi ultimi? “La difesa dei Broncos è stata semplicemente troppo forte ed ha stravolto l’attacco dei Panthers. Sono contento per Peyton Manning, e adesso rimaniamo tutti in attesa della sua decisione,e cioè se andrà in pensione o no.” Grazie ancora per la tua grande disponibilità, e ricordati che confidiamo tutti in te! di Daniele Pepe Boniek: Il parere di Zbigniew Torino, 28 gennaio 2016 – L’ex calciatore di Juventus e Roma (e attuale presidente della Federcalcio polacca) Zbigniew Boniek, dice la sua al programma ‘Radio anch’io sport’, su vari argomenti riguardanti il campionato italiano e non solo. Vediamoli insieme. Per prima cosa un commento sul presunto insulto di De Rossi ai danni dell’attaccante bianconero Mandzukic; Boniek assolve il centrocampista giallorosso affermando che: “Quando sei arrabbiatissimo in campo si dicono tante cose, una frase ti può scappare, ma non è razzismo.”, e precisando: “Ai miei tempi qualche volta mi dicevano lavavetri”. “Una volta” – aggiunge Boniek – “c’erano meno telecamere, ma soprattutto la gente in campo era diversa. Se c’era qualcosa da chiarire lo si faceva nel tunnel degli spogliatoi a fine partita, e tutto si chiudeva lì”. Contrario invece al paragone tra lui e il calciatore romanista Salah: “Io giocavo come Salah? senti figlio mio” – ha replicato Boniek – “comincia a vedere un pò di filmati e poi parliamo. Io ho giocato e vinto coppe, campionati, fatto tante finali. Salah ha buoni manager, una buona immagine di mercato, ma giocare così, con un totale disinteresse quando gli avversari hanno la palla, non è bene per la sua formazione.” Per quanto riguarda la vittoria della serie A Boniek vede ormai uno scontro a due tra Napoli e Juventus, quest’ultima in stato grande forma, traianta dalle recenti prestazioni di Dybala. Infine, un commento anche sulla squalifica di Platini, per 8 anni, da ogni incarico nel mondo del calcio: “L’hanno fatto fuori, ma Michel Platini è un uomo onesto. E’ stato fatto fuori dalla Fifa, ma se si rivolge alla giustizia ordinaria sarà assolto al 100%. Chi conosce Michel” prosegue “sa che è una persona pulita e onesta. Come si può condannarlo per una cosa di anni fa? Io ero e sono suo amico, lo stimo e mi dispiace per questa faccenda.” di Emanuel Bazzichi Mondo del rugby in addio a Jonah Lomu lutto: Auckland, 19 novembre 2015 – Il mondo del rugby è in lutto per la scomparsa di uno dei suoi più grandi campioni: Jonah Lomu è morto mercoledì 18 novembre, all’età di quarant’anni, a causa di una grave malattia che gli fu diagnosticata da giovanissimo, nel 1996, e che inizialmente non si manifestò in tutti i suoi effetti. Ha giocato per i mitici All Blacks, la nazionale neozelandese di rugby, dal 1994 al 2002, collezionando un totale di 63 presenze (caps, nel rugby) e 37 mete, nel ruolo di trequarti ala: alto 196cm per 119kg di peso, il suo impatto sul rugby -che solo nel 1995 si accingeva a convertirsi al professionismo- fu devastante. Si può dire che le sue prestazioni, in particolare nel corso della Coppa del mondo del 1995, abbiano marcato lo spartiacque tra il rugby di una volta, amatoriale e cadenzato da fasi più statiche, e il rugby moderno, più fisico, veloce, dinamico, che oggi conosciamo: mai infatti si era visto un giocatore tanto potente nel suo ruolo, in cui di solito giocano i fisici più asciutti e longilinei; un vero e proprio gigante in grado di correre i 100m in dieci secondi e otto decimi che seminava il panico nella difesa avversaria, al punto da demotivarla fino all’impotenza. La storia di questo ragazzone inizia nei degradati sobborghi di Auckland, in una famiglia di immigrati tongani; un destino forse segnato dalla criminalità e dall’emarginazione. Praticamente da bambino assistette all’uccisione di suo zio con un machete. Al college però l’incontro col rugby gli dà un’opportunità preziosa: Jonah si mette in mostra, brucia le tappe e a 19 anni debutta in nazionale, il più giovane di sempre ad aver vestito fin ad allora la mitica maglia nera. Nel 1995, l’attesissima Coppa del mondo in Sud Africa: le nazionali di mezzo mondo si trovano di fronte un gigante che nessuno sa come fermare, Lomu passa letteralmente sopra ai più che tentano di placcarlo: l’inglese Mike Catt -non esattamente l’ultimo arrivato, vincerà il mondiale otto anni dopo con la sua nazionale- finirà la partita segnato dai tacchetti del neozelandese. A neutralizzarlo riusciranno solo i padroni di casa, i fortissimi Springboks di Nelson Mandela, che nella finale di Johannesburg piegheranno gli All Blacks per 15-12: ogni placcaggio dei possenti afrikaners su Lomu veniva salutato dall’ovazione di un pubblico impaurito. Nonostante l’amara delusione, Lomu è il miglior giocatore del torneo anche grazie alle sue sette mete, i media lo soprannominano “big Jonah”, tanti sponsor si offrono di abbinare il proprio marchio all’ancora giovane campione, la federazione di rugby neozelandese deposita il suo nome come marchio registrato, mettendolo sotto contratto per sottrarlo ai corteggiamenti delle grandi squadre del football americano in NFL: il rugby non sarà mai più come prima. Galles, 1999: un’altra Coppa del mondo, un’altra grande occasione per gli All Blacks, che non vincono il titolo dal 1987, ma che partono come sempre da favoriti. Le prime cinque partite sono poco più che allenamenti, con vittorie rotonde perfino contro avversari come l’Inghilterra e la consueta forza distruttiva di Lomu, che farà male anche ai nostri Azzurri. Arriva la semifinale, a Twickenham, contro una Francia coraggiosa ma ritenuta alla portata: Lomu segna due mete, una delle quali incredibile, resistendo per metri alle cariche dei giocatori francesi più massicci, che gli si gettavano letteralmente contro. Una Francia che appariva scoraggiata e ormai sconfitta però riuscì a rimontare e ad affermarsi per 43-31, realizzando uno dei più grandi upset della storia del rugby. Per la Nuova zelanda è un’altra delusione, per Lomu sarà l’ultima Coppa del mondo: nel 2003, a pochi mesi dall’inizio del mondiale australiano, la sua malattia, una sindrome nefrosica, si aggrava ed è costretto alla dialisi. I medici più esperti gli prospettano un futuro che potrebbe vederlo costretto per sempre su una sedia a rotelle: il mondo si commuove, il gigante sembra adesso improvvisamente tornato umano, fermato solo dai suoi problemi di salute. Grazie alla generosità di un amico, lo speaker radiofonico Grant Kereama, nel 2004 a Lomu viene trapiantato il rene da questi donatogli: improvvisamente torna la speranza, e l’exAll Black riesce addirittura a tornare a giocare a buoni livelli, con i Cardiff Blues in Galles e in seguito con North Harbour in Nuova Zelanda. Il fisico non è più lo stesso, ma la sua storia, tanto intensa quanto sfortunata, continua a far sognare migliaia di bambini che si avvicinano alla palla ovale. Il suo ritorno al rugby avvenne proprio in Italia, nella piccola Calvisano, teatro della sfida tra la squadra locale e i Blues di Lomu nel 2005. Dopo anni non facili, scanditi anche da infortuni, nel 2009 arriva il ritiro definitivo dal rugby giocato, ma il neozelandese è destinato a rimanere un simbolo, parte della Rugby Hall of Fame e della Hall of Fame di World Rugby pur non avendo mai vinto un mondiale, detentore -da quest’anno insieme al sudafricano Bryan Habana- del record di mete segnate in Coppa del mondo, ben quindici in sole due edizioni. Il samoano Isaac Feau’nati interpreterà il suo ruolo nel film Invictus, ambientato proprio nel corso di quel mondiale sudafricano che lo vide tra i protagonisti nella storica finale che riconciliò il Sud Africa del dopo-apartheid. Oggi Jonah Lomu è considerato uno dei simboli dei più alti valori del rugby e dello sport: il sacrificio, l’impegno per i compagni, lo spirito di squadra, l’umiltà e la voglia di andare oltre, carica dopo carica. Oltre anche alla malattia e a un destino che sembra accanito. Lo sport non dimenticherà mai ciò che quest’uomo ha significato per tantissimi sportivi: il bulldozer che tanto dolore fisico ha causato ai suoi avversari sui campo di tutto il mondo, nella vita di ogni giorno era un gigante buono, impegnato nel sociale e nelle cause umanitarie, premuroso con i suoi figli. Il rugby gli sarà sempre debitore: uno sport ritenuto tradizionalmente legato a pochi adepti, praticato ad alti livelli solo in Paesi anglosassoni, spesso tramandato di generazione in generazione all’interno di una famiglia, è divenuto anche grazie a Lomu un fenomeno di massa, capace di coinvolgere milioni di appassionati e catalizzare l’attenzione di miliardi di persone in occasione della Coppa del mondo, oggi il terzo evento sportivo per importanza dopo olimpiadi e mondiali di calcio. Dopotutto, chi di noi, a prescindere dalla più o meno forte passione per la palla ovale, non ha visto almeno una volta una delle sue sgroppate, in tv o su Youtube? Chi di noi non si è lasciato suggestionare da questo gigante spiritato durante l’esecuzione della haka, la danza di guerra maori eseguita dagli All Blacks prima di ogni partita? Una vita di corsa, lungo la fascia sinistra, col numero 11 sulle spalle, quella di Jonah Lomu. Contro il pregiudizio di un quartiere difficile, contro gli avversari delle nazionali più forti, contro una malattia infame che l’ha colpito da giovanissimo. Mercoledì Jonah, nella sua Auckland, ha ricevuto il placcato più difficile da evitare, quello del destino. Ma il suo ricordo resterà immortale in tutti noi appassionati di questo sport: non è stato fermato, ha solo passato la palla. di Andrea Di Nino Calciomercato minuto per minuto: Dybala alla Juve Roma 12 maggio 2015 – La Juve mette a segno il colpo di mercato più auspicato: Dybala. Il passggio si è concretizzato, come contropartita Marotta darà 28 milioni più i giovani Goldanica e Spinazzola, più un bonus legato alle prestazioni del ragazzo argentino nel prossimo anno. Il suo ingaggio sarà quinquennale a 2,5 milioni. Non contente la Vecchia Signora monitorizza anche avani nel caso in cui Tevez volesse fortemente ritornare in Argentina al Boca. Poi c’è il futuro di Pogba che condiziona le mosse dei bianconeri; l’eventuale sostituto dovrebbe essere scelto tra Witsel, Allan e udite udite Naingolan. Altri affari conclusi, quali Valdifiori dall’Empoli al Napoli e Zukanovic dal Chieco all’Inter. Dall’estero Depay dal PSV al Manchester United. Rumors parlano di Quagliarella all’Udinese e del passaggio di Yaya Tourè all’Inter che già avevamo anticipato. Inoltre… in Europa si sono accorti di Felipe Anderson, asta aperta e la Lazio individua in Saponara il sostituto, Bayern Monaco e PSG le favorite. Poi il Liverpool offre 21 milioni per Kovacic, la Fiore segue la punta Gignac per il dopo Gomez, Cerci sul mercato; il Torino ci pensa. Valzer di allenatori: Benitez attende il Manchester per dire di no al Napoli, Mihajlovic lo sostituirebbe; la Sampdoria cerca Sarri dell’Empoli; il Milan vuole una risposta da Jardim del Monaco ed ha chiamato Donadoni. Ultim’ora: ormai il Milan è cinese. Tevez e Pirlo lasceranno la Juve se la coppa andrà a Torino. di Giuseppe Grassi Faconnable veste il Carlo Country Club Monte Parigi 6 maggio 2015 – Una collezione uomo/donna esclusiva, celebra il continuo della partnership tra Façonnable e il Monte Carlo Country Club. Come ormai da tradizione, anche quest’anno il brand nato nel 1950 ad opera del sarto Jean Goldberg’, è stato sponsor dell’ evento. Uno dei tornei di tennis più prestigiosi dell’ATP, fondato nel 1897, e che si è chiuso il 19 aprile scorso. Façonnable ha vestito membri del comitato organizzatore, guardalinee, raccattapalle e hostess, creando una giacca decorata con lo stemma del prestigioso club monegasco e in vendita per la primavera/estate in tutte le boutique del marchio. di Cristiano gassani Mille Miglia: quando fashion system e sport creano una collaborazione Milano 29 aprile 2015 – Quando un brand iconico e un’ appassionante gara si fondono, può solo che nascere un evento unico. Hugo Boss, casa di moda tedesca, produrrà una giacca in pelle edizione limitata per celebrare la storica competizione automobilistica (nata nel 1927) che si terrà dal 14 al 17 maggio. La Mille Miglia che partirà da Brescia, per percorrere lo stivale fino a Roma, per poi tornare a Brescia, avrà come attrazione i modelli che corsero la gara storica accompagnati dai vari equipaggi spesso vestiti con abiti dell’ epoca delle loro autovetture. Agnello marrone modello aviatore, che richiama un look sportivo e vintage, sono i tratti distintivi di questo capo prodotto in 722 pezzi. Questo numero simboleggia una delle più grandi vittorie nella storia dell’ automobilismo. Nel 1955 con il numero 722, su Mercedes 300 SLR, Stirling Moss e Denis Jenkinson, imbattuto. stabilirono un record ancora oggi Questa edizione 2015, inoltre celebra la collaborazione tra due brand tedeschi, quello di Mercedes e Hugo Boss. di Cristiano Gassani Calciomercato minuto per minuto: “Higuain no Champions no Napoli” Roma 08 aprile 2015 – Dall’uovo di Pasqua del mercato spunta una sorpresa: Moratti vorrebbe riprendersi l’Inter aiutato dall’ex presidente Pellegrini e dall’amico Tronchetti Provera. Naturalmente c’è stata la smentita ma in ambito nerazzurro la vox populi è sempre da tenere in considerazione. Nel frullatore delle voci la Fiorentina si fa ascoltare per diversi movimenti: cerca Baselli dell’Atalanta, Alan dell’Udinese e Mario Rui dell’Empoli ed è braccio di ferro con il Milan per Bertolacci del Genoa. Il Torino ha richieste per Bruno Peres da Roma e Napoli e punta Defrel del Cesena. L’Inter si sta svenando per convincere il carismatico Yaya Touré a cui vorrebbe affiancare Jovetic; intanto Murillo è il rinforzo per la difesa. Nel Milan continua il balletto orientale per rilevare quote o società, la saga continua. Sicuramente è ufficiale la firma per il Flamengo del mai capito Armero e la bocciatura di Destro che verrà rispedito alla Roma. Il presidente Preziosi del Genoa vuole trattenere Perotti e ascolta le offerte di Lazio e Fiorentina per De Maio, vorrebbe 4 milioni. La Juve vuole Dybala ma Zamparini tiene duro e nel frattempo il Palermo dirige le attenzioni sul nome nuovo di Lasagna punta emergente del Carpi dei miracoli. Benitez rinvia la decisione per il futuro non più al 16 aprile e prende tempo sperando di accasarsi al Manchester City. Mihajlovic è pronto a tagliare il Tirreno e sbarcare a Napoli. Higuain con le valigie in mano se, come probabile, non dovesse essere centrato l’obbiettivo Champions. Il facchino che lo allieverebbe sarebbe pagato dall’Arsenal. Rumors dall’estero: Cavani litiga con Blanc e va sul mercato, interessatissimo il Manchester United ed in seconda battuta anche il Milan!!! Mah!… Pogba votato dai tifosi del Barcellona come il più desiderato. di Giuseppe Grassi Ciclismo: Giro delle Fiandre, Kristoff favorito Bruxelles 4 aprile 2015 – La stagione ciclistica dopo la Milano-Sanremo ci propone il Giro delle Fiandre. Gara mitica seconda solo alla Parigi-Robaix, ma non ditelo ai fiamminghi che considerano il week end come una festa nazionale. Tutti i bambini delle fiandre hanno inforcato almeno una volta la bici e tentato di superare uno dei “muri” che si susseguono durante il percorso. Proprio il numero dei muri quest’anno è aumentato da 17 a 19, escludendo non senza polemiche il “Muur de Grammont“. Il chilometraggio è stato aumentato di una decina di km, ma comunque sono i 40 km finali che decideranno la corsa, con in sequenza l’Oude Kwaremont ed il Paterberg a 13 km dall’arrivo che potrebbe fare da eventuale trampolino di lancio per chi avesse cuore, gambe e coraggio! La novità negativa di quest’anno sarà il forfait contemporaneo di Tom Boonen e Fabian Cancellara assenti per postumi da caduta. Due mancanze che per l’economia della competizione potrebbero risultare decisive a non ingabbiare le strategie dei corridori che nelle passate edizioni subivano la condotta del tandem superfavorito. Corsa quindi più aperta, la forma è determinante e perciò i favoriti sono: Thomas in splendida forma da un mese; Tepstra che pare essersi programmato per Pasqua; Kristoff vincitore in settimana del Tour de la Panne; Stybar che corre e corre spendendo tanto; Sagan che prima o poi dovrà esplodere non come una bomba (danni ne ha già fatti), ma un’atomica; Van Avermaet capitano indiscusso della BMC; Devolder vecchio leone. E gli italiani? Possiamo contare sulla forma al top di Paolini, che forse però sarà al servizio di Kristoff, Oss anche lui gregario di lusso e Trentin adatto al percorso. Ma come il ciclismo insegna, l’outsider è pronto dietro una curva ad approfittare del momento ed a cogliere l’attimo “fuggente”. Buon picnic pasquale su due ruote e non dimenticatevi ciò che vi serve per guardare ed emozionarvi. di Giuseppe Grassi