Rio 2016: le prime olimpiadi ad alto contenuto

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Rio 2016: le prime olimpiadi ad alto contenuto
Rio 2016: le prime olimpiadi
ad alto contenuto tecnologico
Rio de Janeiro, 6 agosto 2016 –
Come risaputo la tecnologia
trova oggi un ruolo sempre più
importante anche nello sport.
Essa infatti trova applicazione
per
prevenire
infortuni,
migliorare le prestazioni degli
atleti e migliorare le tecniche
di allenamento.
In questo articolo faremo una rapida carrellata delle nuove
tecnologie usate dagli atleti di queste Olimpiadi di Rio de
Janeiro, in allenamento o in gara.
Pugilato
Il software iBoxer, realizzato in collaborazione con
l’Università Hallam di Sheffield, è a disposizione degli
atleti del Regno Unito. Il sistema di analisi delle
prestazioni, prendendo in esame i dati dei propri boxeur e
degli avversari, analizza i punti di forza e debolezza per
raffinare le tattiche ottimali per ogni incontro.
Ciclismo
Nel ciclismo c’è sempre meno bisogno di concentrarsi sugli
aspetti meccanici dei mezzi, perché le biciclette sono
ottimizzate al punto da essere diventate efficienti al 99%.
Oggi si cerca il miglioramento per ottenere prestazioni da
record.
Su questa strada, il team USA si è avvalso degli occhiali per
realtà aumentata della Solos, sviluppato in collaborazione con
il Cloud IBM. I ciclisti in pista sono stati sottoposti a test
per raccogliere dati sulla potenza, la velocità e persino
sulle pedalate.
I ciclisti potevano tenere sotto controllo il percorso senza
distrazioni, in quanto i dati venivano trasmessi direttamente
sulle lenti. Questi Feedback in tempo reale sono serviti per
aggiustare la strategia di allenamento.
Ad esempio, nella simulazione di una gara individuale a
cronometro, il ciclista ha la possibilità di vedere se il giro
che sta compiendo sia migliore di quello dei suoi avversari,
in base alla posizione e al tempo visualizzato (comprensivo di
step intermedi). L’atleta valuterà così se compiere sforzi
ulteriori o se destinarli al giro successivo. Potrà così
ottimizzare lo sforzo fisico, riducendolo nei momenti in cui
non sarà necessario sprecare energie e viceversa. Questo tipo
di tecnologia però non potrà essere utilizzata in gara, ma
solo in allenamento.
Giochi di squadra
Il Team Germania di Vela, nel 2011, ha stretto una partnership
con SAP (azienda che si occupa di software aziendali) nel
tenativo di interrompere il rovinoso declino delle prestazioni
in questa disciplina.
Il sistema consentirà agli atleti di imparare più velocemente
attraverso allenamenti mirati basati su modelli virtuali,
simulazioni di venti e correnti, ecc. In questo modo gli
atleti verranno preparati alle condizioni più avverse.
Inoltre, in previsione delle Olimpiadi di Rio, sono state
eseguite 3,000 misurazioni per costruire una serie di modelli
di corrente sui quali allenarsi.
Paraolimpiadi
La BAE Systems, solitamente dedita all’industria aerospaziale,
ha collaborato con la Federazione Sportiva del Regno Unito per
consentire agli atleti su sedia a rotelle di accrescere la
propria velocità del 20% lavorando sull‘aerodinamica.
Autodesk, che si occupa di software di progettazione, ha
lavorato con la campionessa di paraciclismo Denise Schindler,
per creare la protesi di una gamba (stampata in 3D usando
materiale policarbonato), capace di migliorare la potenza. Il
risultato è stata una protesi ultraleggera, incredibilmente
aerodinamica e altamente performante.
di Emanuele Bazzichi
Levante, ecco il primo SUV di
Maserati
Mirafiori, 24 febbraio 2016 – Si chiama
Levante ed è il primo sport utility vehicle
prodotto da Maserati, che verrà presentato a
marzo all’ 86esimo Salone di Ginevra.
L’obbiettivo di FIAT-Chrisler (che ha
acquisito Maserati nel 1993) è entrare sempre
più nel mercato del lusso e, in questo caso,
fare concorrenza alle ultime versioni del Porsche Cayenne.
Il design dell’auto è perfettamente coerente con la filosofia
costruttiva del marchio Maserati: il frontale aggressivo con
affilati proiettori scomposti in due elementi e il gruppo fari
superiore collegato alla calandra (parte frontale dell’auto
che comprende la mascherina del radiatore e gli elementi di
illuminazione). Sulla fiancata sono ben visibili gli stemmi
del Tridente: le tre uscite aria sul parafango anteriore, il
montante C trapezoidale con il logo “saetta” e l’ampia
vetratura a giorno. Al posteriore spicca il lunotto molto
inclinato, per ridurre al minimo le sezioni verticali, a tutto
vantaggio dell’aerodinamicità; tutti elementi tipici di una
vettura sportiva e ad alte prestazioni.
A livello tecnico il telaio è stato concepito per abbinare
alte performance stradali, un’impareggiabile dinamicità di
guida, anche su fondi a scarsissima aderenza e un ottimale
livello di prestazioni e comfort in fuori strada. Un assoluto
punto di forza del nuovo SUV Maserati riguarda i contenuti
standard di cui tutte le versioni sono dotate: sofisticate
sospensioni elettroniche a smorzamento controllato, con molle
ad aria regolabili su più livelli, sistema a trazione
integrale intelligente “Q4” e cambio automatico a 8 velocità,
sviluppato appositamente per il nuovo SUV del Tridente.
FOTO
Come motorizzazione, Levante satà dotato del V6 benzina e
diesel (lo stesso della Ghibli) e forse, prossimamente, del
V8 benzina che equipaggia le altre sportive della famiglia;
che forniranno una potenza compresa tra i 250 e 410 CV, a
seconda della cilindrata, rispettando allo stesso tempo la
normativa Euro6.
La nuova auto verrà prodotta presso l’impianto torinese di
Mirafiori, dove le prime vetture sono già uscite dalla linea
di montaggio, mentre la commercializzazione, in Europa, è
prevista a partire dalla primavera e a seguire nel resto del
mondo. In questo modo altri 300 lavoratori dello stabilimento
torinese, dopo 5 lunghi anni di cassa integrazione, torneranno
a lavorare, insieme ai 600 della linea Mito, già rientrati in
attvità.
di Emanuele Bazzichi
Intervista
a
Giorgio
Tavecchio, ecco la prima
stella italiana del football
americano
Oakland, 18 febbraio 2016 – Dopo
il Super Bowl 50, andato in
scena al Levi’s Stadium di Santa
Clara
nei
pressi
di
San
Francisco, lunedì 7 febbraio (e
di cui abbiamo già parlato) tra
Carolina Panthers e Denver
Broncos e vinto da Denver con il
risultato di 24-10, parliamo ancora di football americano, uno
degli sport più seguiti al mondo che si sta ritagliando un
proprio spazio anche in Italia; non lo faremo però in maniera
classica, perché per l’occasione abbiamo scomodato un ospite
d’eccezione, il milanese Giorgio Tavecchio. Giorgio da anni
ruota intorno al mondo della National Football League, e si è
fatto notare ormai da tutti gli esperti americani del settore.
Ha avuto contratti con San Francisco 49ers, Green Bay Packers,
Detroit Lions ed Oakland Raiders, ma è ancora alla ricerca
della definitiva consacrazione. Oggi Giorgio è nuovamente
sotto contratto con i Raiders, e per l’ennesima volta deve
dimostrare il suo valore per vedersi confermato ad inizio
stagione e diventare il primo italiano in NFL. Tutto il mondo
del football americano italiano lo segue e spera di vedere
finalmente un italiano mettere punti sul tabellone, magari
chissà, durante un Super Bowl.
Ciao Giorgio e grazie per aver trovato il tempo di rispondere
a queste domande. I lettori de “ilMinuto” non sono abituati
(per ora) a sentir parlare del mondo della palla ovale. In
base alla tua esperienza, come gli descriveresti il football
americano?
“Il football americano è un sport basato sul gioco di squadra
e la fisicità e l’atletismo. Ciascun giocatore deve fare il
suo dovere in ogni “play” e poi deve fidarsi ed appoggiarsi
sul compagno per avere successo. Se uno degli undici in
campo fallisce, falliscono tutti”.
Come ti sei avvicinato a questo sport?
“Ho incominciato in maniera innocente, per caso, al liceo dopo
che un mio amico mi chiese se volevo provare a fare il kicker.
Essendo stato per tutta la mia vita (fino a quel momento) un
fanatico del calcio, gli dissi di no, ma fu mia madre a
spingermi a provare, e il giorno seguente ci ho provato per
davvero e mi è piaciuto.”
Cosa
ti
sta
dando,
in
termini
personali,
il
football
americano?
“Oltre che emozioni indescrivibili, il football mi ha regalato
tantissime opportunità per crescere e maturare come persona e
con la mia Fede. Il “tesoro” di questa grande avventura è
proprio la prova che ti viene data ogni giorno: l’opportunità
di essere migliore di te stesso e di superare i propri
limiti.”
Cosa consiglieresti ad un ragazzo che vorrebbe avvicinarsi a
questo sport?
“Di non esitare a sognare!!
più vicina e di provare!”
Poi di cercare la squadra/società
San Francisco, Green Bay, Detroit ed Oakland: cosa ti porti
dentro rispetto a queste esperienze?
“Ogni “tappa” o “capitolo” di questo percorso è stata
particolare, e mi ha dato l’opportunità di crescere in una
maniera specifica, non solo in tecnica o capacità fisica, ma
anche come mentalità e comportamento. Secondo me, sono
cresciuto pian pianino, sempre per il meglio, grazie ad ogni
esperienza che ho fatto. E tutto questo senza contare i
bellissimi ricordi di questi luoghi, non solo in campo ma di
amicizie e rapporti che mantengo ancora oggi!”
In questo momento sei sotto contratto con gli Oakland Raiders,
ma comunque dovrai lottare per la conferma finale, quali sono
le tue sensazioni riguardo questa nuova sfida?
“Per me, ogni opportunità di fare parte di una squadra, di
lavorare e di lottare, è una benedizione! Il mio atteggiamento
di partenza è quello di fare il più possibile e di dare il mio
massimo per sfruttare ogni opportunità che mi viene data.”
Seconda avventura con i Raiders, cosa cambia rispetto alle tue
precedenti esperienze? Su cosa pensi di puntare per convincere
Del Rio ed il suo coaching staff a metterti definitivamente
sotto contratto, e quindi a sostituire Janikowski (che non è
esattamente l’ultimo arrivato)?
“Mah, per me non cambia tantissimo anzi, mi sento anche più
motivato dal fatto che una squadra mi ha voluto riprendere,
senza dimenticare che mi hanno fatto capire che mi volevano
proprio, senza esitazioni! Più di così, sto tenendo la testa
in giù e la cintura stretta mentre continuo a lavorare senza
sosta.”
Come si svolgono i tuoi allenamenti?
“Per adesso siamo in fase “offseason”, cioè in fase di pausa.
Io però continuo con i miei allenamenti sia in palestra che in
campo.”
Parliamo adesso del tuo
ruolo, il kicker; in
campo si vede meno
spesso degli altri, ma
quando è chiamato in
causa non ha margini di
errore.
“Giusto. Il kicker e` un ruolo molto particolare nel mondo
dello sport, e` tipo un “rigorista” nel calcio, solo che non
sei incluso nella partita fino al momento decisivo in cui devi
calciare una trasformazione. Il ruolo è di alta pressione
psicologica e di esatta precisione!”
Come sono le stelle NFL viste da dentro lo spogliatoio?
“Haha sono persone normali!…tranne il fatto che sono tra gli
atleti più dotati del mondo.”
In Italia tantissime persone ti seguono con affetto e sperano
che tu possa guadagnarti definitivamente un posto nel roster.
Pensavi di riuscire a far breccia nel cuore degli appassionati
italiani?
“Non posso esprimere mediante parole quanto apprezzo tutto il
grandissimo supporto che ho vissuto negli ultimi anni! Ed
apprezzo anche di più il fatto che coloro che seguono la mia
avventura con il football americano sembrano riconoscere in me
i valori che ritengo più importanti, cioè Fede, umiltà,
determinazione, dedizione, passione, rispetto, considerazione
per altri, etc… queste sono cose che cerco di dimostrare il
più possibile (anche se non sono per niente “perfetto”), e
allora mi sento super lusingato dal fatto che il football
americano mi stia dando l’opportunità di condividere questi
valori di portare in alto il tricolore! Tutti coloro che mi
seguono sanno che sono assieme a me quando scendo in campo!”
Raccontaci un aneddoto particolare
spogliatoio di una squadra NFL.
della
vita
nello
“A me piace giocare a carte (sono un ragazzo abbastanza
semplice), ed ho insegnato a parecchi compagni, a San
Francisco e a Green Bay in particolare, come si gioca a
Scopa…ed è diventata abbastanza diffusa nel mio giro di amici
in squadra!”
Quali sono
futuri?
i
tuoi
propositi
“Per adesso do il massimo al football americano, sempre
cercando di sfruttare il più possibile ogni opportunità per
crescere (non solo come kicker, ma anche come persona), e poi
si vedrà!”
Domanda finale d’obbligo: come giudichi il Super Bowl, di
dieci giorni fa, tra Carolina Panthers e Denver Broncos, vinto
da questi ultimi?
“La difesa dei Broncos è stata semplicemente troppo forte ed
ha stravolto l’attacco dei Panthers. Sono contento per Peyton
Manning, e adesso rimaniamo tutti in attesa della sua
decisione,e cioè se andrà in pensione o no.”
Grazie ancora per la tua grande disponibilità, e ricordati che
confidiamo tutti in te!
di Daniele Pepe
Boniek: Il parere di Zbigniew
Torino, 28 gennaio 2016 – L’ex
calciatore di Juventus e Roma (e
attuale
presidente
della
Federcalcio polacca) Zbigniew
Boniek, dice la sua al programma
‘Radio anch’io sport’, su vari
argomenti
riguardanti
il
campionato italiano e non solo.
Vediamoli insieme.
Per prima cosa un commento sul presunto insulto di De Rossi ai
danni dell’attaccante bianconero Mandzukic; Boniek assolve il
centrocampista giallorosso affermando che: “Quando sei
arrabbiatissimo in campo si dicono tante cose, una frase ti
può scappare, ma non è razzismo.”, e precisando: “Ai miei
tempi qualche volta mi dicevano lavavetri”.
“Una volta” – aggiunge Boniek – “c’erano meno telecamere, ma
soprattutto la gente in campo era diversa. Se c’era qualcosa
da chiarire lo si faceva nel tunnel degli spogliatoi a fine
partita, e tutto si chiudeva lì”.
Contrario invece al paragone tra lui e il calciatore romanista
Salah: “Io giocavo come Salah? senti figlio mio” – ha
replicato Boniek – “comincia a vedere un pò di filmati e poi
parliamo. Io ho giocato e vinto coppe, campionati, fatto tante
finali. Salah ha buoni manager, una buona immagine di mercato,
ma giocare così, con un totale disinteresse quando gli
avversari hanno la palla, non è bene per la sua formazione.”
Per quanto riguarda la vittoria della serie A Boniek vede
ormai uno scontro a due tra Napoli e Juventus, quest’ultima in
stato grande forma, traianta dalle recenti prestazioni di
Dybala.
Infine, un commento anche sulla squalifica di Platini, per 8
anni, da ogni incarico nel mondo del calcio: “L’hanno fatto
fuori, ma Michel Platini è un uomo onesto. E’ stato fatto
fuori dalla Fifa, ma se si rivolge alla giustizia ordinaria
sarà assolto al 100%. Chi conosce Michel” prosegue “sa che è
una persona pulita e onesta. Come si può condannarlo per una
cosa di anni fa? Io ero e sono suo amico, lo stimo e mi
dispiace per questa faccenda.”
di Emanuel Bazzichi
Mondo del rugby in
addio a Jonah Lomu
lutto:
Auckland, 19 novembre 2015 – Il mondo del
rugby è in lutto per la scomparsa di uno dei
suoi più grandi campioni: Jonah Lomu è morto
mercoledì
18
novembre,
all’età
di
quarant’anni, a causa di una grave malattia
che gli fu diagnosticata da giovanissimo, nel
1996, e che inizialmente non si manifestò in
tutti i suoi effetti.
Ha giocato per i mitici All Blacks, la
nazionale neozelandese di rugby, dal 1994 al
2002, collezionando un totale di 63 presenze (caps, nel rugby)
e 37 mete, nel ruolo di trequarti ala: alto 196cm per 119kg di
peso, il suo impatto sul rugby -che solo nel 1995 si accingeva
a convertirsi al professionismo- fu devastante. Si può dire
che le sue prestazioni, in particolare nel corso della Coppa
del mondo del 1995, abbiano marcato lo spartiacque tra il
rugby di una volta, amatoriale e cadenzato da fasi più
statiche, e il rugby moderno, più fisico, veloce, dinamico,
che oggi conosciamo: mai infatti si era visto un giocatore
tanto potente nel suo ruolo, in cui di solito giocano i fisici
più asciutti e longilinei; un vero e proprio gigante in grado
di correre i 100m in dieci secondi e otto decimi che seminava
il panico nella difesa avversaria, al punto da demotivarla
fino all’impotenza.
La storia di questo ragazzone inizia nei degradati sobborghi
di Auckland, in una famiglia di immigrati tongani; un destino
forse segnato dalla criminalità e dall’emarginazione.
Praticamente da bambino assistette all’uccisione di suo zio
con un machete.
Al college però l’incontro col rugby gli dà un’opportunità
preziosa: Jonah si mette in mostra, brucia le tappe e a 19
anni debutta in nazionale, il più giovane di sempre ad aver
vestito fin ad allora la mitica maglia nera. Nel 1995,
l’attesissima Coppa del mondo in Sud Africa: le nazionali di
mezzo mondo si trovano di fronte un gigante che nessuno sa
come fermare, Lomu passa letteralmente sopra ai più che
tentano di placcarlo: l’inglese Mike Catt -non esattamente
l’ultimo arrivato, vincerà il mondiale otto anni dopo con la
sua nazionale- finirà la partita segnato dai tacchetti del
neozelandese. A neutralizzarlo riusciranno solo i padroni di
casa, i fortissimi Springboks di Nelson Mandela, che nella
finale di Johannesburg piegheranno gli All Blacks per 15-12:
ogni placcaggio dei possenti afrikaners su Lomu veniva
salutato dall’ovazione di un pubblico impaurito.
Nonostante l’amara delusione, Lomu è il miglior giocatore del
torneo anche grazie alle sue sette mete, i media lo
soprannominano “big Jonah”, tanti sponsor si offrono di
abbinare il proprio marchio all’ancora giovane campione, la
federazione di rugby neozelandese deposita il suo nome come
marchio registrato, mettendolo sotto contratto per sottrarlo
ai corteggiamenti delle grandi squadre del football americano
in NFL: il rugby non sarà mai più come prima.
Galles, 1999: un’altra Coppa del mondo, un’altra grande
occasione per gli All Blacks, che non vincono il titolo dal
1987, ma che partono come sempre da favoriti. Le prime cinque
partite sono poco più che allenamenti, con vittorie rotonde
perfino contro avversari come l’Inghilterra e la consueta
forza distruttiva di Lomu, che farà male anche ai nostri
Azzurri.
Arriva la semifinale, a Twickenham, contro una Francia
coraggiosa ma ritenuta alla portata: Lomu segna due mete, una
delle quali incredibile, resistendo per metri alle cariche dei
giocatori francesi più massicci, che gli si gettavano
letteralmente contro. Una Francia che appariva scoraggiata e
ormai sconfitta però riuscì a rimontare e ad affermarsi per
43-31, realizzando uno dei più grandi upset della storia del
rugby.
Per la Nuova zelanda è un’altra delusione, per Lomu sarà
l’ultima Coppa del mondo: nel 2003, a pochi mesi dall’inizio
del mondiale australiano, la sua malattia, una sindrome
nefrosica, si aggrava ed è costretto alla dialisi. I medici
più esperti gli prospettano un futuro che potrebbe vederlo
costretto per sempre su una sedia a rotelle: il mondo si
commuove, il gigante sembra adesso improvvisamente tornato
umano, fermato solo dai suoi problemi di salute.
Grazie alla generosità di un amico, lo speaker radiofonico
Grant Kereama, nel 2004 a Lomu viene trapiantato il rene da
questi donatogli: improvvisamente torna la speranza, e l’exAll Black riesce addirittura a tornare a giocare a buoni
livelli, con i Cardiff Blues in Galles e in seguito con North
Harbour in Nuova Zelanda. Il fisico non è più lo stesso, ma la
sua storia, tanto intensa quanto sfortunata, continua a far
sognare migliaia di bambini che si avvicinano alla palla
ovale. Il suo ritorno al rugby avvenne proprio in Italia,
nella piccola Calvisano, teatro della sfida tra la squadra
locale e i Blues di Lomu nel 2005.
Dopo anni non facili, scanditi anche da infortuni, nel 2009
arriva il ritiro definitivo dal rugby giocato, ma il
neozelandese è destinato a rimanere un simbolo, parte della
Rugby Hall of Fame e della Hall of Fame di World Rugby pur non
avendo mai vinto un mondiale, detentore -da quest’anno insieme
al sudafricano Bryan Habana- del record di mete segnate in
Coppa del mondo, ben quindici in sole due edizioni. Il samoano
Isaac Feau’nati interpreterà il suo ruolo nel film Invictus,
ambientato proprio nel corso di quel mondiale sudafricano che
lo vide tra i protagonisti nella storica finale che riconciliò
il Sud Africa del dopo-apartheid.
Oggi Jonah Lomu è considerato uno dei simboli dei più alti
valori del rugby e dello sport: il sacrificio, l’impegno per i
compagni, lo spirito di squadra, l’umiltà e la voglia di
andare oltre, carica dopo carica. Oltre anche alla malattia e
a un destino che sembra accanito.
Lo sport non dimenticherà mai ciò che quest’uomo ha
significato per tantissimi sportivi: il bulldozer che tanto
dolore fisico ha causato ai suoi avversari sui campo di tutto
il mondo, nella vita di ogni giorno era un gigante buono,
impegnato nel sociale e nelle cause umanitarie, premuroso con
i suoi figli.
Il rugby gli sarà sempre debitore: uno sport ritenuto
tradizionalmente legato a pochi adepti, praticato ad alti
livelli solo in Paesi anglosassoni, spesso tramandato di
generazione in generazione all’interno di una famiglia, è
divenuto anche grazie a Lomu un fenomeno di massa, capace di
coinvolgere milioni di appassionati e catalizzare l’attenzione
di miliardi di persone in occasione della Coppa del mondo,
oggi il terzo evento sportivo per importanza dopo olimpiadi e
mondiali di calcio. Dopotutto, chi di noi, a prescindere dalla
più o meno forte passione per la palla ovale, non ha visto
almeno una volta una delle sue sgroppate, in tv o su Youtube?
Chi di noi non si è lasciato suggestionare da questo gigante
spiritato durante l’esecuzione della haka, la danza di guerra
maori eseguita dagli All Blacks prima di ogni partita?
Una vita di corsa, lungo la fascia sinistra, col numero 11
sulle spalle, quella di Jonah Lomu. Contro il pregiudizio di
un quartiere difficile, contro gli avversari delle nazionali
più forti, contro una malattia infame che l’ha colpito da
giovanissimo. Mercoledì Jonah, nella sua Auckland, ha ricevuto
il placcato più difficile da evitare, quello del destino. Ma
il suo ricordo resterà immortale in tutti noi appassionati di
questo sport: non è stato fermato, ha solo passato la palla.
di Andrea Di Nino
Calciomercato
minuto
per
minuto: Dybala alla Juve
Roma 12 maggio 2015 – La Juve mette a segno il colpo di
mercato più auspicato: Dybala. Il passggio si è concretizzato,
come contropartita Marotta darà 28 milioni più i giovani
Goldanica e Spinazzola, più un bonus legato alle prestazioni
del ragazzo argentino nel prossimo anno. Il suo ingaggio sarà
quinquennale a 2,5 milioni. Non contente la Vecchia Signora
monitorizza anche avani nel caso in cui Tevez volesse
fortemente ritornare in Argentina al Boca. Poi c’è il futuro
di Pogba che condiziona le mosse dei bianconeri; l’eventuale
sostituto dovrebbe essere scelto tra Witsel, Allan e udite
udite Naingolan.
Altri affari conclusi, quali Valdifiori dall’Empoli al Napoli
e Zukanovic dal Chieco all’Inter. Dall’estero Depay dal PSV al
Manchester United.
Rumors parlano di Quagliarella all’Udinese e del passaggio di
Yaya Tourè all’Inter che già avevamo anticipato.
Inoltre… in Europa si sono accorti di Felipe Anderson, asta
aperta e la Lazio individua in Saponara il sostituto, Bayern
Monaco e PSG le favorite. Poi il Liverpool offre 21 milioni
per Kovacic, la Fiore segue la punta Gignac per il dopo Gomez,
Cerci sul mercato; il Torino ci pensa. Valzer di allenatori:
Benitez attende il Manchester per dire di no al Napoli,
Mihajlovic lo sostituirebbe; la Sampdoria cerca Sarri
dell’Empoli; il Milan vuole una risposta da Jardim del Monaco
ed ha chiamato Donadoni.
Ultim’ora: ormai il Milan è cinese. Tevez e Pirlo lasceranno
la Juve se la coppa andrà a Torino.
di Giuseppe Grassi
Faconnable veste il
Carlo Country Club
Monte
Parigi 6 maggio 2015 – Una collezione uomo/donna esclusiva,
celebra il continuo della partnership tra Façonnable e il
Monte Carlo Country Club.
Come ormai da tradizione, anche quest’anno il brand nato nel
1950 ad opera del sarto Jean Goldberg’, è stato sponsor dell’
evento.
Uno dei tornei di tennis più prestigiosi dell’ATP, fondato nel
1897, e che si è chiuso il 19 aprile scorso.
Façonnable ha vestito membri del comitato organizzatore,
guardalinee, raccattapalle e hostess, creando una giacca
decorata con lo stemma del prestigioso club monegasco e in
vendita per la primavera/estate in tutte le boutique del
marchio.
di Cristiano gassani
Mille Miglia: quando fashion
system e sport creano una
collaborazione
Milano 29 aprile 2015 – Quando un brand iconico e un’
appassionante gara si fondono, può solo che nascere un evento
unico.
Hugo Boss, casa di moda tedesca, produrrà una giacca in pelle
edizione limitata per celebrare la storica competizione
automobilistica (nata nel 1927) che si terrà dal 14 al 17
maggio.
La Mille Miglia che partirà da Brescia, per percorrere lo
stivale fino a Roma, per poi tornare a Brescia, avrà come
attrazione i modelli che corsero la gara storica accompagnati
dai vari equipaggi spesso vestiti con abiti dell’ epoca delle
loro autovetture.
Agnello marrone modello aviatore, che richiama un look
sportivo e vintage, sono i tratti distintivi di questo capo
prodotto in 722 pezzi.
Questo numero simboleggia una delle più grandi vittorie nella
storia dell’ automobilismo.
Nel 1955 con il numero 722, su Mercedes 300 SLR, Stirling Moss
e Denis Jenkinson,
imbattuto.
stabilirono
un
record
ancora
oggi
Questa edizione 2015, inoltre celebra la collaborazione tra
due brand tedeschi, quello di Mercedes e Hugo Boss.
di Cristiano Gassani
Calciomercato
minuto
per
minuto: “Higuain no Champions
no Napoli”
Roma 08 aprile 2015 – Dall’uovo di Pasqua del mercato spunta
una sorpresa: Moratti vorrebbe riprendersi l’Inter aiutato
dall’ex presidente Pellegrini e dall’amico Tronchetti Provera.
Naturalmente c’è stata la smentita ma in ambito nerazzurro la
vox populi è sempre da tenere in considerazione.
Nel frullatore delle voci la Fiorentina si fa ascoltare per
diversi movimenti: cerca Baselli dell’Atalanta, Alan
dell’Udinese e Mario Rui dell’Empoli ed è braccio di ferro con
il Milan per Bertolacci del Genoa.
Il Torino ha richieste per Bruno Peres da Roma e Napoli e
punta Defrel del Cesena. L’Inter si sta svenando per
convincere il carismatico Yaya Touré a cui vorrebbe affiancare
Jovetic; intanto Murillo è il rinforzo per la difesa. Nel
Milan continua il balletto orientale per rilevare quote o
società, la saga continua. Sicuramente è ufficiale la firma
per il Flamengo del mai capito Armero e la bocciatura di
Destro che verrà rispedito alla Roma. Il presidente Preziosi
del Genoa vuole trattenere Perotti e ascolta le offerte di
Lazio e Fiorentina per De Maio, vorrebbe 4 milioni. La Juve
vuole Dybala ma Zamparini tiene duro e nel frattempo il
Palermo dirige le attenzioni sul nome nuovo di Lasagna punta
emergente del Carpi dei miracoli.
Benitez rinvia la decisione per il futuro non più al 16 aprile
e prende tempo sperando di accasarsi al Manchester City.
Mihajlovic è pronto a tagliare il Tirreno e sbarcare a Napoli.
Higuain con le valigie in mano se, come probabile, non dovesse
essere centrato l’obbiettivo Champions. Il facchino che lo
allieverebbe sarebbe pagato dall’Arsenal. Rumors dall’estero:
Cavani litiga con Blanc e va sul mercato, interessatissimo il
Manchester United ed in seconda battuta anche il Milan!!!
Mah!… Pogba votato dai tifosi del Barcellona come il più
desiderato.
di Giuseppe Grassi
Ciclismo: Giro delle Fiandre,
Kristoff favorito
Bruxelles 4 aprile 2015 – La stagione ciclistica dopo la
Milano-Sanremo ci propone il Giro delle Fiandre. Gara mitica
seconda solo alla Parigi-Robaix, ma non ditelo ai fiamminghi
che considerano il week end come una festa nazionale. Tutti i
bambini delle fiandre hanno inforcato almeno una volta la bici
e tentato di superare uno dei “muri” che si susseguono durante
il percorso. Proprio il numero dei muri quest’anno è aumentato
da 17 a 19, escludendo non senza polemiche il “Muur de
Grammont“. Il chilometraggio è stato aumentato di una decina
di km, ma comunque sono i 40 km finali che decideranno la
corsa, con in sequenza l’Oude Kwaremont ed il Paterberg a 13
km dall’arrivo che potrebbe fare da eventuale trampolino di
lancio per chi avesse cuore, gambe e coraggio! La novità
negativa di quest’anno sarà il forfait contemporaneo di Tom
Boonen e Fabian Cancellara assenti per postumi da caduta. Due
mancanze che per l’economia della competizione potrebbero
risultare decisive a non ingabbiare le strategie dei corridori
che nelle passate edizioni subivano la condotta del tandem
superfavorito. Corsa quindi più aperta, la forma è
determinante e perciò i favoriti sono: Thomas in splendida
forma da un mese; Tepstra che pare essersi programmato per
Pasqua; Kristoff vincitore in settimana del Tour de la Panne;
Stybar che corre e corre spendendo tanto; Sagan che prima o
poi dovrà esplodere non come una bomba (danni ne ha già
fatti), ma un’atomica; Van Avermaet capitano indiscusso della
BMC; Devolder vecchio leone. E gli italiani? Possiamo contare
sulla forma al top di Paolini, che forse però sarà al servizio
di Kristoff, Oss anche lui gregario di lusso e Trentin adatto
al percorso. Ma come il ciclismo insegna, l’outsider è pronto
dietro una curva ad approfittare del momento ed a cogliere
l’attimo “fuggente”. Buon picnic pasquale su due ruote e non
dimenticatevi ciò che vi serve per guardare ed emozionarvi.
di Giuseppe Grassi