NFL Super Bowl 50

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NFL Super Bowl 50
NFL Super Bowl 50: i Denver
Broncos battono i Carolina
Panthers 24-10 e si laureano
campioni
Santa Clara, 08 febbraio 2016 – L’attacco vende i biglietti ma
la difesa vince le partite. Nessun detto può sintetizzare
meglio il Super Bowl 50, che ha visto i Broncos avere la
meglio sui Panthers. Partita con basso
punteggio ed avara di grandi emozioni,
ma che ha consegnato al leggendario
quarterback di Denver Peyton Manning
il suo secondo titolo in quella che,
probabilmente, è stata la sua ultima
partita in carriera; un uomo che ha
scritto pagine indelebili di questo
sport e che ha polverizzato una marea
di record, ma che cominciava a sentire
il peso dei suoi 39 anni e delle molteplici operazioni subite
in carriera.
Ma torniamo alla finalissima. Dopo l’inno americano, cantato
per l’occasione da Lady Gaga è subito tempo per entrambe le
squadre di dimostrare la loro voglia di vincere. Denver, nel
suo primo drive, mette a segno 3 punti con un Field goal da
34yard di McManus. Palla ai Panthers del fresco MVP di
stagione Cam Newton, ragazzo che ha dimostrato un grande
talento ed un grandissimo carisma durante la regular season,
ma ormai lo sanno tutti, il Super Bowl è un’altra cosa;
insieme all’attacco di Carolina però scendono in campo gli
undici componenti della difesa migliore della lega, cioè la
difesa di Denver: miglior attacco dell’NFL contro la miglior
difesa, risultato? Sack del Linebacker Von Miller e fumble
provocato e ricoperto in Touchdown dal Defensive Tackle di
Denver Malik Jackson, Newton e compagni demoliti nel morale,
parziale contro ogni pronostico di 10-0 per i Broncos.
Nel secondo quarto slancio d’orgoglio di Stewart che segna un
Td per Carolina con una corsa di 1 yard, a cui risponde
McManus per Denver don un Field goal da 33 yard. Finisce il
primo tempo 7-13 per Denver.
L’intervallo tra i due tempo
corrisponde storicamente con
l’Halfitme Show, che quest’anno
ha visto come protagonisti
Beyonce, Coldplay e Bruno Mars,
che hanno cantato e ballato per
un quarto d’ora, dando vita ad
un bellissimo spettacolo che ha
coinvolto anche il pubblico
presente al nuovissimo Levi’s Stadium di Santa Clara (un’ora e
mezza da San Francisco).
Riprende
la
partita
con
un
terzo
quarto
dove
Denver
praticamente sceglie di non giocare in attacco, mettendo in
piedi una serie di giochi molto conservativi dando spazio alle
corse di Hillman ed Andreson, evitando di rischiare fumble od
intercetti, lasciando alla propria difesa il compito di
arginare la rimonta dei Panthers che, dal canto loro,
continuano a soffrire l’aggressività della difesa di Denver,
in particolar modo dei linebackers Ware ma soprattutto
l’immarcabile Von Miller, che non danno tregua (e tempo di
lanciare) a Newton, colpendolo ripetutamente ogni volta che ne
hanno occasione. Il quotatissimo Newton viene annullato e
Carolina non segna, mentre McManus piazza tra i pali il suo
terzo Field goal della partita. 7-16 Denver all’inizio
dell’ultimo quarto.
Gli ultimi 15 minuti hanno questo schema: Denver non rischia e
quindievitadilanciare,Carolinaciprovaconpoca
convinzione e soprattutto viene
sistematicamente bloccata e
maltrattata dalla monumentale
difesa
della
squadra
del
Colorado,
che
addirittura
provoca un altro fumble con Von
Miller recuperato da Ware (si, ancora loro due), cambio palla
che porta al Touchdown su corsa di Anderson. Prima di tutto
ciò anche la difesa dei Panthers aveva provocato prima e
ricoperto poi con Ealy (autore anche di un intercetto nel
secondo quarto) un fumble, che aveva portato al Field Goal del
kicker di Carolina Gano. A tre minuti dal termine viene
fissato il punteggio finale che permette ai Denver Broncos del
General Manager John Elway (indimenticato quarterback degli
stessi Broncos e vincitore con essi dei Super Bowl del 1997 e
del 1998) di dare inizio alla festa per la conquista del
“Vince Lombardi Trophy”.
Classica storia a lieto fine quella di Manning, da molti
considerato grandissimo Qb ma non da grandi eventi, che invece
probabilmente lascerà il football da campione del mondo mentre
un grande bagno d’umiltà per Cam Newton che a 25 anni
sicuramente avrà tempo per rifarsi, ma che forse ieri ha
capito che deve ancora crescere sotto il profilo della tenuta
mentale. Per entrambe le squadre comunque gli attacchi si sono
dimostrati abbastanza sterili ed avari di big plays, con
Carolina che non è mai riuscita a superare la difesa
avversaria e con Denver che ha preferito non sfidare troppo la
sorte ed il braccio stanco del proprio leader che dopo anni di
statistiche impressionanti, in questa stagione ha reso palese
il suo calo fisico e quindi qualitativo. Capitolo difese:
semplicemente uno spettacolo. Difesa dei Panthers che ha
giocato una buona partita, limitando Manning e compagni,
mettendo a statistiche un intercetto ed un fumble.
Strabiliante invece la difesa dei Broncos che, dopo aver
annullato in finale di Conferenze Brady ed i suoi Patriots,
l’ha fatta da padrone in questo Super Bowl guidando i Broncos
alla conquista del titolo.
Menzione d’onore per l’MVP della partita Von Miller: non ci
sono aggettivi per lui, è stato lo spauracchio della linea
d’attacco delle pantere e l’incubo di Newton, mettendo
pressione e colpendo duramente per tutti i 60 minuti di gioco,
senza dare mai tregua agli avversari.
di Daniele Pepe
Boniek: Il parere di Zbigniew
Torino, 28 gennaio 2016 – L’ex
calciatore di Juventus e Roma (e
attuale
presidente
della
Federcalcio polacca) Zbigniew
Boniek, dice la sua al programma
‘Radio anch’io sport’, su vari
argomenti
riguardanti
il
campionato italiano e non solo.
Vediamoli insieme.
Per prima cosa un commento sul presunto insulto di De Rossi ai
danni dell’attaccante bianconero Mandzukic; Boniek assolve il
centrocampista giallorosso affermando che: “Quando sei
arrabbiatissimo in campo si dicono tante cose, una frase ti
può scappare, ma non è razzismo.”, e precisando: “Ai miei
tempi qualche volta mi dicevano lavavetri”.
“Una volta” – aggiunge Boniek – “c’erano meno telecamere, ma
soprattutto la gente in campo era diversa. Se c’era qualcosa
da chiarire lo si faceva nel tunnel degli spogliatoi a fine
partita, e tutto si chiudeva lì”.
Contrario invece al paragone tra lui e il calciatore romanista
Salah: “Io giocavo come Salah? senti figlio mio” – ha
replicato Boniek – “comincia a vedere un pò di filmati e poi
parliamo. Io ho giocato e vinto coppe, campionati, fatto tante
finali. Salah ha buoni manager, una buona immagine di mercato,
ma giocare così, con un totale disinteresse quando gli
avversari hanno la palla, non è bene per la sua formazione.”
Per quanto riguarda la vittoria della serie A Boniek vede
ormai uno scontro a due tra Napoli e Juventus, quest’ultima in
stato grande forma, traianta dalle recenti prestazioni di
Dybala.
Infine, un commento anche sulla squalifica di Platini, per 8
anni, da ogni incarico nel mondo del calcio: “L’hanno fatto
fuori, ma Michel Platini è un uomo onesto. E’ stato fatto
fuori dalla Fifa, ma se si rivolge alla giustizia ordinaria
sarà assolto al 100%. Chi conosce Michel” prosegue “sa che è
una persona pulita e onesta. Come si può condannarlo per una
cosa di anni fa? Io ero e sono suo amico, lo stimo e mi
dispiace per questa faccenda.”
di Emanuel Bazzichi
Campionato
Serie
A:
le
pagelle di Natale
Roma, 21 dicembre 2015 – Il girone di
andata del campionato di Serie A è
finito ed è arrivato il tempo delle
pagelle natalizie.
Dando uno sgurdo rapido alla classifica si può subito notare
il gruppo delle cinque squadre di testa: Inter, Fiorentina,
Napoli, Juventus e Roma (cinque squadre in cinque punti!), con
il Milan che si posiziona solo in sesta posizione, distanziato
di ben dieci punti dalla quinta.
Al momento la squadra da battere rimane l’Inter, che sta
dimostrando di avere i numeri e la continuità necessari per
vincere il titolo, inseguita a distanza di un solo punto da
Fiorentina e Napoli. Da non sottovalutare però la Juventus,
entrata in una spirale positiva che potrebbe portare a
obbiettivi irrealistici fino ad un mese fa. Juventus, non
dimentichiamocelo, ancora in corsa anche in Champion League e
Coppa italia.
Tempi duri invece per la Roma, che dopo la batosta contro il
Barcellona sembra aver perso lo smalto di inizio stagione
(come già avvenuto nelle ultime stagioni), con vari giocatori
lontani dallo stato di forma migliore e mancanza di una
personalità da squadra vincente.
Nelle parti basse della classifica, da segnalare solo l’Hellas
Verona ancora alla ricerca della prima vittoria. Anche in
questo caso rimangono grandi dubbi su quali squadre torneranno
in B nel 2016.
Per quanto rigurda invece la classifica marcatori, dominio
indiscusso di Gonzalo Higuain, con le sue 16 reti, che assegna
al reparto offensivo del Napoli il titolo provvisorio di
miglior attacco della Serie A.
Il campionato è ancora lungo e, come potete facilmente
immaginare, sicuramente non mancherà di offrirci spettacolo e
colpi di scena!
Alla prossima e continuate a seguirci.
di Emanuele Bazzichi.
La Juventus passa agli ottavi
di finale
Torino, 26 novembre 2015 – La
juventus passa agli ottavi di
finale. Sarà l’ultima partita
contro il Siviglia l’8 dicembre
a decretare se in prima o
seconda posizione.
Dopo una partita a fasi alterne, con occasioni da una parte e
dall’altra, decide il risultato una zampata di Mario Mandžukić
al 18′, premiando così la decisione di Allegri di schierarlo
titolare al posto di Morata.
Manchester City forse un po’ sfortunato, ma comunque risultato
complessivamente giusto.
Il video del gol.
Campionato Serie A: Inter
capolista, rallentano Roma e
Fiorentina
Milano, 22 novembre – L‘Inter
affonda il Frosinone con le reti
di Biabiany, Icardi, Murillo e
Brozovic, dando un chiaro
segnale
al
campionato:
i
nerazzurri ci sono, segnano e
divertono il pubblico di San
Siro e si proiettano verso Napoli con due punti di vantaggio
sui parteonopei, usciti vincitori dallo scontro con l’Hellas
per due reti a zero. A segno per gli uomini di Sarri, Insigne
e Higuain, capocannoniere in solitaria con 10 reti. A
tallonare il pipita, Nikola Kalinic, che entrato nel secondo
tempo con la Fiorentina sotto di due reti al Franchi contro
l’Empoli, ha segnato entrambe i gol del pareggio. Pareggia la
Lazio grazie ad un rigore di Candreva contro il Palermo,
mentre il ritorno di Montella a Genova sponda Samp inizia nel
peggiore dei modi: una sconfitta ad Udine, con gol di Badu.
Vince il Genoa 2-1 contro il Sassuolo che rallenta il passo
dal gruppo di testa, sorride il Chievo vittorioso a Carpi due
reti a uno, mentre il Toro passa a Bergamo e raggiunge la
stessa Atalanta a quota 18 punti grazie ad un gol di Bovo.
Negli anticipi del sabato, pareggio di “rigore” della Roma a
Bologna (tre i calci di rigore assegnati, due ai capitolini,
uno ai felsinei) mentre la Juventus batte il Milan e lo supera
in classifica grazie ad un gol di Dybala.
di Nicola Iacopetti
Tribuna d’onore, uno sguardo
alla Serie A
Milano, 21 novembre – Questo
weekend torna la Serie A, dopo
una pausa per le Nazionali
caratterizzata dalla paura degli
attentati di Parigi. Sorvegliati
speciali saranno gli stadi,
soprattutto sotto il profilo
della sicurezza. Ma come si dice
in questi casi, “The show must
go on”, e calcisticamente parlando quello che ci attende sarà
un weekend molto importante per la classifica.
Si parte con gli anticipi del sabato di Serie A, dove alle 18
la Roma sfiderà il Bologna allo stadio Dall’Ara, e per i
giallorossi orfani di Gervinho per le prossime 3 settimane, i
tre punti sono d’obbligo. Ancor più importante sarà la sfida
serale dell’Olimpico di Torino: in scena le due grandi deluse
di questa prima parte di torneo, Juventus e Milan. Il Milan
senza Balotelli operato, è in cerca di conferme soprattutto
per il tecnico Mihajlovic, mentre la Vecchia Signora è in
cerca di sé stessa.
Fari puntati domenica al Bentegodi per Verona – Napoli, per un
mezzogiorno di fuoco. L’allenatore dei partenopei Sarri spera
che la sua ex squadra, l’Empoli, faccia uno sgambetto alla
Fiorentina capolista nel derby tutto toscano del pomeriggio.
Chiuderà il turno l’Inter, intrisa di zen manciniano e di Sun
Tzu, che a San Siro affronterà il Frosinone terzultimo in
Serie A e reduce dal pari interno col Genoa. Chissà se
quest’Inter così cinica e solida (solo 12 gol fatti in 12
partita, miglior difesa) riuscirà a mantenere la giusta
concentrazione sapendo già i risultati degli altri campi, o se
si proietterà già alla sfida della prossima settimana al San
Paolo con il Napoli rischiando di perdere la vetta.
Questo il quadro completo della 13^ giornata di Serie A.
21/11 – 18:00 Bologna – Roma
21/11 – 20:45 Juventus – Milan
22/11 – 12:30 Verona – Napoli
22/11 – 15:00 Atalanta – Torino
22/11 – 15:00 Carpi – Chievo
22/11 – 15:00 Fiorentina – Empoli
22/11 – 15:00 Genoa – Sassuolo
22/11 – 15:00 Lazio – Palermo
22/11 – 15:00 Udinese – Sampdoria
22/11 – 20:45 Inter – Frosinone
Di Nicola Iacopetti
Mondo del rugby in
addio a Jonah Lomu
lutto:
Auckland, 19 novembre 2015 – Il mondo del
rugby è in lutto per la scomparsa di uno dei
suoi più grandi campioni: Jonah Lomu è morto
mercoledì
18
novembre,
all’età
di
quarant’anni, a causa di una grave malattia
che gli fu diagnosticata da giovanissimo, nel
1996, e che inizialmente non si manifestò in
tutti i suoi effetti.
Ha giocato per i mitici All Blacks, la
nazionale neozelandese di rugby, dal 1994 al
2002, collezionando un totale di 63 presenze (caps, nel rugby)
e 37 mete, nel ruolo di trequarti ala: alto 196cm per 119kg di
peso, il suo impatto sul rugby -che solo nel 1995 si accingeva
a convertirsi al professionismo- fu devastante. Si può dire
che le sue prestazioni, in particolare nel corso della Coppa
del mondo del 1995, abbiano marcato lo spartiacque tra il
rugby di una volta, amatoriale e cadenzato da fasi più
statiche, e il rugby moderno, più fisico, veloce, dinamico,
che oggi conosciamo: mai infatti si era visto un giocatore
tanto potente nel suo ruolo, in cui di solito giocano i fisici
più asciutti e longilinei; un vero e proprio gigante in grado
di correre i 100m in dieci secondi e otto decimi che seminava
il panico nella difesa avversaria, al punto da demotivarla
fino all’impotenza.
La storia di questo ragazzone inizia nei degradati sobborghi
di Auckland, in una famiglia di immigrati tongani; un destino
forse segnato dalla criminalità e dall’emarginazione.
Praticamente da bambino assistette all’uccisione di suo zio
con un machete.
Al college però l’incontro col rugby gli dà un’opportunità
preziosa: Jonah si mette in mostra, brucia le tappe e a 19
anni debutta in nazionale, il più giovane di sempre ad aver
vestito fin ad allora la mitica maglia nera. Nel 1995,
l’attesissima Coppa del mondo in Sud Africa: le nazionali di
mezzo mondo si trovano di fronte un gigante che nessuno sa
come fermare, Lomu passa letteralmente sopra ai più che
tentano di placcarlo: l’inglese Mike Catt -non esattamente
l’ultimo arrivato, vincerà il mondiale otto anni dopo con la
sua nazionale- finirà la partita segnato dai tacchetti del
neozelandese. A neutralizzarlo riusciranno solo i padroni di
casa, i fortissimi Springboks di Nelson Mandela, che nella
finale di Johannesburg piegheranno gli All Blacks per 15-12:
ogni placcaggio dei possenti afrikaners su Lomu veniva
salutato dall’ovazione di un pubblico impaurito.
Nonostante l’amara delusione, Lomu è il miglior giocatore del
torneo anche grazie alle sue sette mete, i media lo
soprannominano “big Jonah”, tanti sponsor si offrono di
abbinare il proprio marchio all’ancora giovane campione, la
federazione di rugby neozelandese deposita il suo nome come
marchio registrato, mettendolo sotto contratto per sottrarlo
ai corteggiamenti delle grandi squadre del football americano
in NFL: il rugby non sarà mai più come prima.
Galles, 1999: un’altra Coppa del mondo, un’altra grande
occasione per gli All Blacks, che non vincono il titolo dal
1987, ma che partono come sempre da favoriti. Le prime cinque
partite sono poco più che allenamenti, con vittorie rotonde
perfino contro avversari come l’Inghilterra e la consueta
forza distruttiva di Lomu, che farà male anche ai nostri
Azzurri.
Arriva la semifinale, a Twickenham, contro una Francia
coraggiosa ma ritenuta alla portata: Lomu segna due mete, una
delle quali incredibile, resistendo per metri alle cariche dei
giocatori francesi più massicci, che gli si gettavano
letteralmente contro. Una Francia che appariva scoraggiata e
ormai sconfitta però riuscì a rimontare e ad affermarsi per
43-31, realizzando uno dei più grandi upset della storia del
rugby.
Per la Nuova zelanda è un’altra delusione, per Lomu sarà
l’ultima Coppa del mondo: nel 2003, a pochi mesi dall’inizio
del mondiale australiano, la sua malattia, una sindrome
nefrosica, si aggrava ed è costretto alla dialisi. I medici
più esperti gli prospettano un futuro che potrebbe vederlo
costretto per sempre su una sedia a rotelle: il mondo si
commuove, il gigante sembra adesso improvvisamente tornato
umano, fermato solo dai suoi problemi di salute.
Grazie alla generosità di un amico, lo speaker radiofonico
Grant Kereama, nel 2004 a Lomu viene trapiantato il rene da
questi donatogli: improvvisamente torna la speranza, e l’exAll Black riesce addirittura a tornare a giocare a buoni
livelli, con i Cardiff Blues in Galles e in seguito con North
Harbour in Nuova Zelanda. Il fisico non è più lo stesso, ma la
sua storia, tanto intensa quanto sfortunata, continua a far
sognare migliaia di bambini che si avvicinano alla palla
ovale. Il suo ritorno al rugby avvenne proprio in Italia,
nella piccola Calvisano, teatro della sfida tra la squadra
locale e i Blues di Lomu nel 2005.
Dopo anni non facili, scanditi anche da infortuni, nel 2009
arriva il ritiro definitivo dal rugby giocato, ma il
neozelandese è destinato a rimanere un simbolo, parte della
Rugby Hall of Fame e della Hall of Fame di World Rugby pur non
avendo mai vinto un mondiale, detentore -da quest’anno insieme
al sudafricano Bryan Habana- del record di mete segnate in
Coppa del mondo, ben quindici in sole due edizioni. Il samoano
Isaac Feau’nati interpreterà il suo ruolo nel film Invictus,
ambientato proprio nel corso di quel mondiale sudafricano che
lo vide tra i protagonisti nella storica finale che riconciliò
il Sud Africa del dopo-apartheid.
Oggi Jonah Lomu è considerato uno dei simboli dei più alti
valori del rugby e dello sport: il sacrificio, l’impegno per i
compagni, lo spirito di squadra, l’umiltà e la voglia di
andare oltre, carica dopo carica. Oltre anche alla malattia e
a un destino che sembra accanito.
Lo sport non dimenticherà mai ciò che quest’uomo ha
significato per tantissimi sportivi: il bulldozer che tanto
dolore fisico ha causato ai suoi avversari sui campo di tutto
il mondo, nella vita di ogni giorno era un gigante buono,
impegnato nel sociale e nelle cause umanitarie, premuroso con
i suoi figli.
Il rugby gli sarà sempre debitore: uno sport ritenuto
tradizionalmente legato a pochi adepti, praticato ad alti
livelli solo in Paesi anglosassoni, spesso tramandato di
generazione in generazione all’interno di una famiglia, è
divenuto anche grazie a Lomu un fenomeno di massa, capace di
coinvolgere milioni di appassionati e catalizzare l’attenzione
di miliardi di persone in occasione della Coppa del mondo,
oggi il terzo evento sportivo per importanza dopo olimpiadi e
mondiali di calcio. Dopotutto, chi di noi, a prescindere dalla
più o meno forte passione per la palla ovale, non ha visto
almeno una volta una delle sue sgroppate, in tv o su Youtube?
Chi di noi non si è lasciato suggestionare da questo gigante
spiritato durante l’esecuzione della haka, la danza di guerra
maori eseguita dagli All Blacks prima di ogni partita?
Una vita di corsa, lungo la fascia sinistra, col numero 11
sulle spalle, quella di Jonah Lomu. Contro il pregiudizio di
un quartiere difficile, contro gli avversari delle nazionali
più forti, contro una malattia infame che l’ha colpito da
giovanissimo. Mercoledì Jonah, nella sua Auckland, ha ricevuto
il placcato più difficile da evitare, quello del destino. Ma
il suo ricordo resterà immortale in tutti noi appassionati di
questo sport: non è stato fermato, ha solo passato la palla.
di Andrea Di Nino
Calciomercato
minuto
per
minuto: Dybala alla Juve
Roma 12 maggio 2015 – La Juve mette a segno il colpo di
mercato più auspicato: Dybala. Il passggio si è concretizzato,
come contropartita Marotta darà 28 milioni più i giovani
Goldanica e Spinazzola, più un bonus legato alle prestazioni
del ragazzo argentino nel prossimo anno. Il suo ingaggio sarà
quinquennale a 2,5 milioni. Non contente la Vecchia Signora
monitorizza anche avani nel caso in cui Tevez volesse
fortemente ritornare in Argentina al Boca. Poi c’è il futuro
di Pogba che condiziona le mosse dei bianconeri; l’eventuale
sostituto dovrebbe essere scelto tra Witsel, Allan e udite
udite Naingolan.
Altri affari conclusi, quali Valdifiori dall’Empoli al Napoli
e Zukanovic dal Chieco all’Inter. Dall’estero Depay dal PSV al
Manchester United.
Rumors parlano di Quagliarella all’Udinese e del passaggio di
Yaya Tourè all’Inter che già avevamo anticipato.
Inoltre… in Europa si sono accorti di Felipe Anderson, asta
aperta e la Lazio individua in Saponara il sostituto, Bayern
Monaco e PSG le favorite. Poi il Liverpool offre 21 milioni
per Kovacic, la Fiore segue la punta Gignac per il dopo Gomez,
Cerci sul mercato; il Torino ci pensa. Valzer di allenatori:
Benitez attende il Manchester per dire di no al Napoli,
Mihajlovic lo sostituirebbe; la Sampdoria cerca Sarri
dell’Empoli; il Milan vuole una risposta da Jardim del Monaco
ed ha chiamato Donadoni.
Ultim’ora: ormai il Milan è cinese. Tevez e Pirlo lasceranno
la Juve se la coppa andrà a Torino.
di Giuseppe Grassi
Calciomercato
minuto
per
minuto: Tevez si, Tevez no…
timori bianconeri
Roma 21 aprile 2015 – La grande protagonista del periodo
sembra voler diventare l’Inter, che sta intavolando più
trattative su parecchi giocatori. Problema portiere:
Handanovic a meno di una rivalutazione contrattuale
sostanziosa, andrà probabilmente in una squadra da Champions
(Manchester United favorita) e quindi la sostituzione è
obbligata: Cech, Perin o Neto, se la Juve molla, i numeri uno
preferiti. Problema difesa: dopo Maurillo già preso, piace De
Maio del Genoa. In attacco l’Inter tenta l’assalto a Dybala
reperendo i soldi dalla vendita di Icardi che piace a tutti in
Premier. Comparto vendite, Kovacic piace al Barcellona!!! I
Blugrana darebbero come contropartita Pedro e Song, affare!
Altre voci sono il derby Milan–Inter per Perotti del Genoa e
la volata tra la Fiorentina e l’Udinese per Zukanovic, terzino
del Chievo; a proposito di Fiorentina, Gomez non dovrebbe
essere confermato al pari di Mexes del Milan, Matri della Juve
e partenza su richiesta di De Jong che si accaserebbe al
Manchester United di Van Gaal. Effetto domino per gli
allenatori se salteranno le panchine di Manchester City
(probabile), PSG (possibile), Real Madrid e Barcellona se
alla fine non alzeranno trofei importanti. Intanto sulla
piazza c’è già Klopp che annuncia la risoluzione del contratto
a fine anno con il Borussia Dortmund; Benitez a cui scotta
sempre la panchina eMihailovic ha superato Spalletti nelle
preferenze di D.D.L. La Samp fa la corte a Paulo Sosa. Sul
fronte Juve se Tevez rientra al Boca Juniors, cosa possibile
ma improbabile, i bianconeri avrebbero bisogno di due punte e
quindi oltre a Dybala, che ha già dato il suo assenso, nel
mirino c’è Cavani, ingaggio però troppo alto e udite udite
Higuain a cui è garantita la Champions. Insomma un attacco
micidiale per la Vecchia Signora.
Ultimora: Mr. Bee sbarca il 26 a Milano per incontrare
Berlusconi, in ballo quote societarie.
di Giuseppe Grassi
Parigi-Roubaix:
Degenkolb
regola in volata Stybar
Roubaix 13 aprile 2015 – E’ dal 1986 che il vincitore della
Milano-Sanremo non riusciva a doppiare la vittoria con la
Parigi-Roubaix. Così dopo l’irlandese Sean Kelly è Degenkolb
il tedescone a riuscire nell’impresa battendo in volata il
generoso Stybar e l’affidabile e coriaceo Van Avermaet. Corsa
a strappi con vari tentativi di fuga sempre rintuzzati dal
gruppo sempre più assottigliato fino a quando uno scatto di
Degenkolb ha rotto gli schemi dopo il Carrefour de l’Arbre e
solo chi aveva gambe è riuscito a rimanere in corsa. In sette
si sono compattati e con le gambe indurite si sono giocati la
vittoria del Velodromo di Roubaix. Il tempo è stato clemente e
pochi gli incidenti, per cui il vincitore non ha avuto nessun
vantaggio dalla fortuna vincendo l’edizione 113 in modo
strameritato.
di Giuseppe Grassi