Carlo Goldoni

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Carlo Goldoni
Carlo Goldoni
(Venezia 1707 - Parigi 1793)
Laureato in legge abbandona però la professione e
si lega a delle compagnie teatrali.
Scrive 150 commedie, che hanno avuto e ancora
hanno successo (la maggior parte in veneziano, poche
in italiano, in francese scrive alla fine della sua vita le
“Memorie”). Sostituisce la commedia scritta a quella
“a soggetto” della commedia dell’arte e mette in scena
personaggi “reali”, caratteri veri, facendo quasi da
ponte tra “mondo” e “teatro”.
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Siamo nel 1753, a Firenze, nel cortile della locanda
di Mirandolina.
Il Marchese di Forlipopoli, un aristocratico che ha
perduto i suoi soldi, sta discutendo con il conte
d’Albafiorita.
Il marchese è un signore di una certa età, porta una
giacca verde scuro, pantaloni fino al ginocchio e
scarpe nere, alla cintura porta appesa una spada con
pietre preziose; il conte è più giovane, i suoi vestiti
sono di migliore qualità, indossa una giacca di velluto
azzurro, pantaloni bianchi, scarpe nere con un gran
fiocco di seta.
Tutti e due portano una parrucca bianca e le loro
camicie bianche sono piene di pizzi, secondo la moda
di quegli anni.
Sono innamorati tutti e due di Mirandolina, che da
sei mesi, da quando è morto suo padre, è la padrona
della locanda.
Mirandolina è una donna giovane e bella, non
ancora sposata, che incanta i clienti con le sue maniere
locanda: in passato indicava ogni tipo di albergo, anche di
lusso, ora indica modesti locali dove si può mangiare e
dormire.
pizzo: ornamento fatto di filo, in vari modi, messo in
genere come guarnizione a capi di abbigliamento, ora
soprattutto femminili.
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gentili e con la sua naturale eleganza.
Dalle loro parole è chiaro che non intendono
sposarla, ma solo conquistarla (loro sono nobili e
anche se giovane e bella la donna proviene dal
popolo!) anzi pensano che se Mirandolina sposerà
Fabrizio, uno dei camerieri della locanda, che sembra
piacere alla giovane, per il più fortunato dei due sarà
una buona cosa.
La discussione diventa più accesa tanto che dalla
finestra del primo piano il Cavaliere di Ripafratta
protesta:
- Che cos’è questo rumore? Perché discutete?
Il cavaliere non porta la parrucca come gli altri due,
i suoi capelli sono neri, legati dietro con un nastro di
seta. Indossa una giacca e pantaloni di colore marrone,
la sua camicia bianca ha meno pizzi di quella degli
altri. Anche se è vestito in modo più semplice degli
altri due aristocratici, la qualità dei suoi abiti rivela la
sua posizione economica, infatti il Cavaliere possiede
una notevole fortuna.
- Discuto con il conte sul merito della nobiltà! risponde il marchese.
- Discutiamo per una questione più ridicola interviene il conte.
- Il marchese è innamorato della locandiera come lo
sono anch’io, ma lui vuole le attenzioni della giovane
perché è più nobile di me, mentre io spero, perché le
faccio dei regali e dei favori, dandole del denaro,
quando ha bisogno di soldi. Non è veramente ridicola
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la questione?
- Ma io la proteggo! - esclama il Marchese.
- E io spendo! - ribatte il Conte.
- Veramente state litigando per un motivo da nulla:
per una donna! Che cosa mi tocca sentire! Io non amo
nè stimo le donne, che per l’uomo sono un guaio
insopportabile! - esclama a questo punto il cavaliere.
- Ma Mirandolina è straordinaria.
- Sì, il marchese ha ragione, è veramente amabile.
- Mi fate ridere. Che cosa ha mai di particolare
questa donna di diverso dalle altre? Sono qui da tre
giorni e non mi ha fatto nessuna impressione. E’ una
come le altre!
Il marchese, dandosi delle arie, replica:
- Io ho frequentato donne di classe, delle grandi
signore, ma nessuna è così gentile e seria.
E il conte aggiunge:
- E io che conosco bene le donne, i loro difetti e le
loro debolezze, anche se le ho fatto una lunga corte e
ho speso tanto, non le ho ancora toccato un dito.
- Vi prende in giro, poveri stupidi! Con me non
potrebbe. Alla larga dalle donne!
- Ma non siete mai stato innamorato? Non vi
sposerete? A chi lascerete i vostri soldi?
- Se per avere figli, devo sopportare una donna, mi
ribatte: risponde per contraddire.
dandosi delle arie: vantandosi (da vantarsi), cioé dare a se
stessi il merito di qualcosa.
replica: risposta che ha il senso di un’obiezione.
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