leggere la civiltà
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B0 7 19 il e re Balboni ba lbon gg e QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNATAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 17, L.D.A.). ESCLUSO DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO. Paolo E. Balboni Maria Voltolina la ci vi lt à Leggere la civiltà Letture di civiltà italiana per stranieri — S. Kierkegaard In copertina: © Terry Vine/J Patrick Lane/Blend Images/Corbis “ Ciò che si vede dipende da come si guarda.„ Leggere la civiltà Bonacci editore Letture di civiltà italiana per stranieri A2-B1 B0719 B0719_PH1 NELL'ELENCO DEI LIBRI DI TESTO INDICARE L'INTERO CODICE ISBN B0719 balboni leggere la civiltà B0719_Balboni_00.indd 1-3 23/10/14 09:12 Per gli studenti di italiano nel mondo, cui si voglia offrire un primo contatto con la storia, la geografia, l’arte, la musica, la letteratura e la vita quotidiana in Italia. SU CARTA NEL WEB Destinatari MATERIALI AD ACCESSO RISERVATO Il volume è composto di schede autonome di 2 pagine ciascuna, che non è necessario utilizzare in successione. Le sezioni sono: ▶ Geografia: una scheda per ogni regione (o coppia di regioni), accompagnata dalla cartina e da una scheda che riporta le città e i nomi dei loro abitanti, qualche cenno di economia, un brevissimo testo letterario dedicato a quella regione o a una delle sue città. ▶ Storia: la sezione è organizzata sulla base di una linea del tempo che aiuta la contestualizzazione, per aiutare gli studenti non italiani; l’uso dei tempi del passato è stato molto ridotto, quando possibile, per facilitare l’accesso e la comprensione. ▶ Arte: organizzata secondo grandi temporizzazioni storiche, punta essenzialmente sull’iconografia per fornire le nozioni minime sull’arte e l’architettura italiana; ▶ Musica: poche schede, fondamentali per cogliere le linee essenziali del melodramma italiano, inclusi i testi di alcune famosissime romanze; ▶ Letteratura: un percorso di otto secoli con schede di 2 pagine che presentano un autore, il suo contesto e un testo proposto all’analisi; ▶ Vita quotidiana: dieci schede, dall’agricoltura all’industria, dal sistema scolastico alla vita dei giovani. Il codice alfanumerico stampato su questa pagina o sul frontespizio consente lo sblocco dei materiali riservati su: www.imparosulweb.eu MATERIALI INTEGRATIVI ▶ Fascicolo soluzioni ▶ Interviste impossibili WEBTV webtv.loescher.it/ Video consultabili in streaming, ricercabili per soggetto e livello linguistico. MATERIALI AD ACCESSO LIBERO www.loescher.it/italianoperstranieri PORTALE di italiano per stranieri (IT2) Attività didattiche per sviluppare la comprensione scritta e orale, audio, video e giochi. Aggiornamenti mensili e schede scaricabili. Al termine di ogni scheda sono proposte alcune veloci attività per sostenere la comprensione. In chiusura di ogni sezione un quiz culturale e – online – un’ultima sezione dedicata a attività di role play, organizzate secondo l’idea delle interviste impossibili. Disponibile anche in versione elettronica (PDF) sulla piattaforma www.scuolabook.it B0719_Balboni_00.indd 4-6 23/10/14 09:12 L Letteratura come L Vai sul sito italianoperstranieri.loescher.it per svolgere altre attività su questa sezione. B0719_067-108_Letteratura.indd 67 a letteratura italiana è una delle più “antiche” d’Europa: i primi testi significativi, infatti, risalgono a otto secoli fa. Per la storia italiana, la letteratura ha anche un’importanza politica: l’Italia, infatti, si è unita in uno Stato unitario solo nella seconda parte dell’Ottocento, mentre prima era divisa in molti Stati. L’unica cosa che questi Stati avevano in comune, l’unica “patria” in cui si riconoscevano, era la letteratura scritta in italiano, cioè nel toscano colto. Ma alla nascita del Regno d’Italia (1861), l’italiano era parlato solo da 600 000 italiani su circa 25 000 000 di abitanti: la letteratura italiana era, quindi, la produzione di una classe colta e non è rimasto quasi nulla della letteratura scritta nei “dialetti”, cioè le lingue locali delle varie regioni. In questa sezione trovi venti testi che vanno da San Francesco (nel Duecento) ad Andrea Camilleri, uno dei più amati scrittori degli ultimi anni. Quando trovi queste parentesi con tre puntini […] significa che è stata tolta una parte del testo originale. 05/09/14 14:53 L1 | San Francesco 68 Cantico delle creature Francesco d’Assisi Francesco nasce in Umbria nel 1181, ad Assisi, in una famiglia borghese che commercia stoffe con il Sud della Francia. Assisi è un comune ricco e Francesco cresce in un ambiente pieno di stimoli provenienti dall’Europa e dal resto d’Italia: per lui si prospetta una vita di viaggi, di commercio e di successo economico. A vent’anni va in guerra, viene fatto prigioniero e trascorre un anno in prigione: da questa esperienza il ragazzo ricco e allegro esce cambiato. Nel 1204 decide di dedicare la sua vita a Dio, all’aiuto dei poveri e alla contemplazione della natura. Si veste da mendicante, si circonda di altri giovani che, come lui, hanno abbandonato il benessere e la ricchezza e inizia a predicare l’amore per Dio e per la natura. Nel 1217 parte per l’Egitto per portare un messaggio di pace ai musulmani (contro i quali la Chiesa aveva lanciato le Crociate). Di Francesco (morto nel 1226) abbiamo testi in latino e in italiano: questi ultimi fanno di lui uno dei primi grandi poeti della nostra letteratura. Prima di leggere Il contesto Il Cantico delle creature è una lode a Dio per la bellezza della natura. Queste lodi, o laude, erano comuni nella vita dei monaci e costituivano una specie di preghiera. Dopo aver letto ❶ Le “creature” di Dio a. Quando si parla di “creature” di Dio, normalmente si fa riferimento agli esseri viventi: uomini, animali e piante. Francesco però ha un’altra idea: quali sono le “creature” citate nel Cantico? B0719_067-108_Letteratura.indd 68 Gli inizi della letteratura italiana I primi testi scritti in volgare (la lingua del “volgo”, cioè del popolo) risalgono all’viii secolo, ma solo intorno al xii secolo si inizia a usare l’italiano a livello letterario: da un lato ci sono le storie cantate dai “giullari”, autori-attori che vanno di paese in paese cantando le loro storie, ma senza lasciare versioni scritte dei loro testi; dall’altro ci sono i primi poeti, che recitano i loro componimenti nei palazzi dei signori e nelle corti dei nobili. Questi poeti imitano molto spesso i testi provenienti dal Sud della Francia (Provenza) o quelli portati dai normanni (popolazione del Nord della Francia), che alla fine dell’xi secolo conquistano la Sicilia e poi il Sud d’Italia [S4]. ◀ Giotto, Predica agli uccelli, 1295-99, Assisi, Basilica Superiore di Assisi. b. Il sole, la luna, il fuoco, il vento ecc. sono figli di Dio così come gli uomini: per questo Francesco si rivolge a loro chiamandoli “fratello” e “sorella”. Nell’italiano del Duecento le parole usate per indicare “fratello” e “sorella” sono ....................................................... e ............................................................ c. Nelle leggende sulla vita di San Francesco si dice spesso che egli parlasse con gli animali, anche con quelli pericolosi come i lupi. In questo Cantico ci sono gli animali? ............................................................................. ..................................................................................................................... 05/09/14 14:53 L L Che tu sia lodato [onorato, ringraziato], mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente il signor fratello sole, che è il giorno e attraverso il quale tu ci illumini. È bello e raggiante di grande splendore: di te, Altissimo, porta testimonianza. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella luna e per le stelle: nel cielo le hai create brillanti e preziose e belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le tue creature dài sustentamento. Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento e per l’aria e per le nubi e per il sereno e per ogni tipo di tempo, per mezzo del quale dai nutrimento alle tue creature. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, che è molto utile e umile e preziosa e pura. Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Che tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco, per mezzo del quale illumini la notte: è bello e allegro e robusto e forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. […] Che tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra, che ci nutre e ci governa, e produce diversi frutti, fiori colorati ed erba. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare […] Che tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella morte del corpo, dalla quale nessun uomo vivente può fuggire. d. Francesco loda le creature che aiutano gli uomini, le piante e gli animali: – frate ..................................... dà la luce del giorno; – sora ..................................... e le ..................................... danno la bellezza al cielo; – frate ..................................... e onne ..................................... danno nutrimento e cibo; – sor’..................................... è molto utile e preziosa; – frate ..................................... illumina la notte; – sora nostra matre ..................................... dà frutti, fiori ed erba. e. L’ultima creatura citata nel Cantico è sora nostra morte corporale: Francesco vede la morte con paura? ..................................................................................................................... ..................................................................................................................... f. Fra tutte le creature citate da Francesco, messor lo frate .............................................. è il più importante perché ❷ La scelta degli aggettivi a. Per ogni creatura Francesco sceglie alcuni aggettivi che ne mettono in luce le caratteristiche principali: sono scelte molto attente e pensate. Trascrivi gli aggettivi usati per descrivere le creature del Cantico. – frate sole: .......................................................................................... – sora luna e le stelle: ...................................................................... – sor’aqua: ............................................................................................ – frate focu: ......................................................................................... b. Traduci nella tua lingua gli aggettivi usati per descrivere le creature di Dio. – frate sole: .......................................................................................... – sora luna e le stelle: ...................................................................... – sor’aqua: ............................................................................................ – frate focu: ......................................................................................... Avresti usato aggettivi diversi? Quali? Perché? ..................................................................................................................... ..................................................................................................................... ..................................................................................................................... ..................................................................................................................... ..................................................................................................................... B0719_067-108_Letteratura.indd 69 69 LETTERATURA L1 | San Francesco audato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. 05/09/14 14:53 L2 | Dante 70 Paolo e Francesca Dante Alighieri Dante (1265-1321) nasce a Firenze in una famiglia nobile ma non ricca e studia a Bologna, dove c’è la più antica università del mondo. Tornato a Firenze, entra nel gruppo dei poeti del “dolce stil novo” e si iscrive all’ordine dei Medici e degli Speziali (farmacisti), anche se i suoi interessi sono rivolti alla politica. In quel periodo Firenze è divisa dalle lotte tra il partito fedele al papa (guelfo, a sua volta diviso tra bianchi e neri) e quello fedele all’imperatore (ghibellino). Quando prendono il potere i guelfi neri, Dante viene condannato a morte ed è costretto a lasciare Firenze: trascorrerà il resto della sua vita, povero e solo, nelle corti dell’Italia del Nord. Dante è autore di testi in latino in cui parla di linguistica e di politica, ma è soprattutto colui che indica il modello di italiano seguito per secoli dai letterati di tutta Italia. I testi di rifePrima di leggere Il contesto Dante sta visitando l’Inferno e arriva nella zona in cui ci sono le anime dei “lussuriosi”, coloro che nella propria vita hanno messo la passione e la sessualità al primo posto. Queste anime vivono in una tempesta eterna e vengono trascinate da un vento fortissimo, simbolo della forza della passione. In mezzo a tutte queste anime, Dante vede due ombre, separate dalle altre, che hanno qualcosa di diverso: una dignità superiore, un atteggiamento meno umile. Così chiede alla sua guida, il poeta latino Virgilio, di chiamarle per poter ascoltare la loro storia. Sono Paolo Malatesta, della principale famiglia di Rimini, e Francesca da Polenta, nobile di Ravenna. La donna è sposata con Gianciotto Malatesta, fratello maggiore di Paolo, ma si innamora di quest’ultimo (il testo proposto racconta il momento in cui nasce il loro amore) e per questo motivo Gianciotto li uccide. B0719_067-108_Letteratura.indd 70 ◀ Giovanni del Ponte, Ritratto di Dante, Codice Riccardiano n° 1040, Firenze, Biblioteca Riccardiana. rimento sono i sonetti e la Commedia (definita successivamente Divina da Giovanni Boccaccio), il racconto del viaggio fantastico compiuto attraverso i tre regni dell’Oltretomba (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Il Trecento Dante, Petrarca e Boccaccio, tutti toscani, sono i tre nomi fondamentali del Trecento. Essi stabiliscono i modelli della nostra letteratura, che nasce in Toscana ma si sposta in tutta l’Italia, diventando letteratura “italiana”: Dante vive molto tempo in esilio nelle corti dell’Italia del Nord; Petrarca vive lontano dalla sua terra (Francia, Germania, Parma, Milano, Repubblica di Venezia); Boccaccio vive a lungo a Napoli. Dopo aver letto ❶ Il racconto a. Chi racconta la storia? ................................................................ b. A partire dal verso «Noi leggiavamo un giorno per diletto», il pronome soggetto che domina la narrazione è: ☐ io ☐ lui ☐ noi c. Nella storia che viene raccontata, uno dei due amanti fa un’azione prendendo l’iniziativa: ☐ Paolo ☐ Francesca d. Paolo si comporta in modo deciso e sicuro di sé oppure è timido? Sottolinea la parola che ti dà la risposta. e. Paolo e Francesca stanno leggendo la storia di un amore romantico, quello tra Ginevra e Lancillotto. Dopo aver letto la scena in cui il cavaliere bacia la regina, i due giovani continuano a leggere per sapere come finisce la storia oppure no? Sottolinea nel testo il verso che ti dà la risposta. 05/09/14 14:53 L «A mor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, Amore, che rapidamente prende le persone dal cuore gentile e onesto, portò costui [Paolo] a innamorarsi del bel corpo che mi è stato tolto [Franprese costui de la bella persona cesca è un’anima, un’ombra]; e il modo ancora oggi mi offende. che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. Amore, che non permette a nessuno che sia amato di non amare a sua volta, mi portò a innamorarmi di Paolo così fortemente che, come vedi, ancora oggi lo amo. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense». […] Amore ci portò alla stessa morte. Il fondo dell’inferno, dove c’è Caino [l’assassino del fratello Abele: in questo luogo finiscono coloro che hanno ucciso i fratelli], aspetta che arrivi la persona che ha spento le nostre vite. «Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Un giorno leggevamo per piacere la storia di Lancillotto [uno dei cavalieri di re Artù], di come si innamorò [di Ginevra, la moglie del re]; eravamo soli e senza alcun timore. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quella lettura ci fece incrociare gli occhi più volte e ci fece impallidire; ma un solo punto vinse le nostre resistenze. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fïa diviso, Quando leggemmo che quella bocca desiderata [di Ginevra] fu baciata da un amante così nobile [come Lancillotto], allora costui [Paolo], che da me non sarà mai separato, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante». mi baciò la bocca, tutto tremante. Per noi, Galeotto [il personaggio che nella storia di re Artù fa incontrare Lancillotto e Ginevra] fu il libro e il suo autore: quel giorno non leggemmo più il seguito [in cui si racconta di come la storia d’amore distrusse Lancillotto, Ginevra e il regno di re Artù]. […] ❷Amore ❸ Alcune nozioni di “metrica” a. La Divina Commedia è scritta in “terzine”, cioè in strofe di tre versi. Le prime tre terzine iniziano tutte con la stessa parola: ............................................................... b. Nella prima terzina si descrive una caratteristica positiva dell’Amore: ...................................................................... a. La “metrica” è la struttura di una poesia, la sua forma. Abbiamo detto che la Commedia è divisa in “strofe”, cioè in gruppi di versi; abbiamo anche visto che le strofe dantesche hanno un numero ridotto di versi, ............................................., e che da questo numero deriva il loro nome: ..................................................... b. Scopri lo schema delle rime nelle terzine dantesche. Scrivi le parole che concludono i versi delle quattro strofe finali. .................................... / .................................... / .................................... .................................... / .................................... / .................................... .................................... / .................................... / .................................... .................................... / .................................... / .................................... Se chiami A le parole che hanno un suono, B quelle con un altro suono ecc. trovi questo schema: ABA, B ...... ......, C ...... ......, ...... ...... ...... .................................................................................................................... In questa terzina si parla di: ☐ Paolo ☐ Francesca c. Nella seconda terzina si descrive un’altra caratteristica dell’Amore: ............................................................................. .................................................................................................................... In questa terzina si parla di: ☐ Paolo ☐ Francesca d. Nella terza terzina si accusa l’Amore di aver condotto i due giovani alla morte. Tuttavia, chi, secondo Francesca, è il vero colpevole della loro morte? B0719_067-108_Letteratura.indd 71 71 LETTERATURA L2 | Dante Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. 05/09/14 19:52 L3 | Lorenzo de’ Medici 72 Il trionfo di Bacco e Arianna Lorenzo de’ Medici, detto “il Magnifico” Lorenzo de’ Medici, nato nel 1449, è il terzo dei Medici a dominare Firenze nel momento in cui la città raggiunge il suo massimo splendore. Giovanissimo, svolge missioni politiche in altri Stati italiani, dimostrando le sue qualità diplomatiche, e a vent’anni eredita dal padre il dominio sulla città, una delle capitali finanziarie del secolo. Egli riforma immediatamente lo Stato, ma soprattutto inizia la sua opera di “regista” dei rapporti tra le potenze italiane, giungendo a un equilibrio che durerà fino alla sua morte, nel 1492 (anno della scoperta dell’America). Oltre che uomo di Stato, Lorenzo de’ Medici è stato un poeta e un eccezionale protettore e finanziatore di artisti, da Michelangelo a Verrocchio, da Botticelli a Pollaiolo: durante gli anni di Lorenzo, Firenze è, infatti, la capitale mondiale della cultura. Il pieno Rinascimento L’Italia del Quattrocento (vedi anche L4) è la capitale economica europea: le banche di Venezia e di Firenze finanziano re e imperatori europei e i commerci tra Asia, Africa ed Europa passano ancora per l’Italia, anche se le rotte dei portoghesi per l’India e quelle degli spagnoli per l’America stanno ormai privando la penisola di questo primato. La grande ricchezza consente di dedicare enormi quantità di denaro alla costruzione di chiese e palazzi e, conseguentemente, all’acquisto di quadri e statue per abbellirli. Nelle corti degli Sforza a Milano, degli Estensi a Ferrara, dei Gonzaga a Mantova, dei Savoia a Torino, dei Medici a Firenze, dei papi a Roma e degli spagnoli a Napoli e a Palermo, oltre che nei palazzi delle potenze marinare come Genova e Venezia, i ricchi trascorrono il loro tempo leggendo i poemi epici di Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto e organizzando feste sontuose e ricchissime. B0719_067-108_Letteratura.indd 72 ◀ Bronzino, Ritratto di Lorenzo il Magnifico, 1555-65, Firenze, Galleria degli Uffizi. Prima di leggere Il contesto Le feste rinascimentali, oltre a essere un’occasione per mostrare i gioielli e le stoffe preziose dei propri vestiti, erano anche forme di “teatro”: recite di scene tratte dalla mitologia classica, spettacoli musicali e lettura di poesie. Il testo proposto è un canto carnascialesco (carnevalesco, cioè “di festa”), che poteva essere recitato durante una festa mentre dei giovani, travestiti da dei e dee, sfilavano nella sala. Quella riportata è solo una parte del testo, che prosegue con varie altre figure mitologiche. Dopo aver letto ❶ È proprio festa? a. Leggi la prima strofa: nei versi 3 e 4 («Chi vuol esser lieto, sia, / di doman non c’è certezza») c’è il ritornello (come il riff nelle canzoni) di questo canto, che ritorna alla fine di ogni strofa. Il v. 1 è ☐ allegro, positivo ☐ triste, negativo Il v. 2 è ☐ allegro, positivo ☐ triste, negativo Il v. 3 è ☐ allegro, positivo ☐ triste, negativo Il v. 4 è ☐ allegro, positivo ☐ triste, negativo b. La società che si diverte leggendo questa poesia è ricca e spensierata oppure sa bene che anche i momenti più belli sono destinati a finire? 05/09/14 14:53 Q L uanto è bella giovinezza, che si fugge tuttavia: Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza. Quanto è bella la gioventù, che però fugge velocemente! Chi vuole essere felice, lo sia, del futuro non c’è certezza. Questo è Bacco e Arianna, belli e l’un dell’altro ardenti: perché ’l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe e altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza. Questi sono Bacco [il dio del vino e dell’allegria] e Arianna [la sua sposa], belli e innamorati l’uno dell’altra: siccome il tempo fugge veloce e inganna, stanno sempre insieme felici. Queste ninfe [giovani dee che vivono nei boschi] e gli altri [che sono con loro] sono sempre allegri. Chi vuole essere felice, lo sia, del futuro non c’è certezza. Queste ninfe anche hanno caro da loro essere ingannate: non può fare Amor riparo, se non gente rozze e ingrate; ora insieme mescolate suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza. […] ◀ Tiziano, Bacco e Arianna, 1520-23, Londra, National Gallery . Questi piccoli satiri [divinità dei boschi che accompagnano Bacco] allegri sono innamorati delle ninfe, e nelle caverne e nei boschetti hanno teso loro cento agguati [assalti giocosi, imboscate improvvise]; ora, riscaldati dal vino di Bacco, continuano a ballare e a saltare. Chi vuole essere felice, lo sia, del futuro non c’è certezza. A queste ninfe fa piacere essere prese [con gli inganni] dai piccoli satiri: infatti possono difendersi dall’Amore solo le persone rozze e senza pietà: ora tutti insieme continuano a suonare e a cantare. Chi vuole essere felice, lo sia, del futuro non c’è certezza. Anche la società di oggi ha i suoi luoghi di divertimento e di spensieratezza: spiagge, discoteche, bar ecc. Credi che sarebbe possibile, oggi, dire ai ragazzi che si divertono che «di doman non c’è certezza»? Scrivi un breve testo su questo tema. ❷ Bacco, Arianna, satiri e ninfe a. Nella seconda strofa, dedicata a Bacco (dio della festa) e alla sua sposa Arianna (una donna umana, non divina), c’è un verso in cui torna il tema del tempo che passa e inganna: sottolinealo. b. I satiri sono le divinità dei boschi, con la coda e le zampe da capra: essi rappresentano la sessua- B0719_067-108_Letteratura.indd 73 LETTERATURA L3 | Lorenzo de’ Medici Questi lieti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza. 73 lità priva di controllo; anche le ninfe sono divinità dei boschi, dei laghi e dei fiumi, e di norma sono vergini. Come si comportano i satiri con le ninfe? Rispettano la loro castità, la loro purezza? c. Come reagiscono le ninfe agli agguati dei satiri? d. Nel mondo cristiano il sesso era considerato “peccato”. In questo poema rinascimentale, il rapporto tra Bacco e Arianna e tra le ninfe e i satiri che le “assaltano” ti sembra sia da considerarsi un peccato? e. L’ultima strofa, che qui non abbiamo riportato, dice che è inutile resistere alla tentazione e all’amore. Questo canto ti presenta un mondo cristiano o sostanzialmente pagano? 05/09/14 14:53 L4 | Michelangelo Buonarroti 74 Giunto è già ’l corso della vita mia Michelangelo Buonarroti Michelangelo Buonarroti [A4] nasce nel 1475 a Caprese (in provincia di Arezzo) ed è Lorenzo de’ Medici a intuire per primo la sua personalità geniale. Proprio per ammirazione verso la sua grandezza, Lorenzo e i suoi successori (ma anche la Chiesa e i papi) perdonano a Michelangelo qualsiasi comportamento: le critiche politiche, i capricci (Michelangelo interrompe la costruzione di chiese, spende cifre enormi per un blocco di marmo, lascia la città senza avvisare), le continue richieste di denaro; viene persino accettata la sua omosessualità, al tempo punita con la morte. Tutti conoscono Michelangelo come scultore (tra le opere più famose ricordiamo la Pietà del Vaticano e il David, scolpite rispettivamente a ventiquattro e ventisei anni, e le varie versioni della Pietà Rondanini, scolpite negli ultimi anni di vita), architetto (San Pietro, nella Città del Vaticano, è l’opera di un ottantenne!) e pittore (la Cappella Sistina è la sua opera più nota), ma pochi ricordano che Michelangelo è anche un raffinato poeta, che ha partecipato per tutta la vita a gruppi di riflessione politica (contrari alle Signorie, e quindi anche ai Medici) e religiosa (vicini al protestantesimo). Michelangelo muore nel 1564. B0719_067-108_Letteratura.indd 74 ◀ Jacopino del Conte, Ritratto di Michelangelo, 1535 ca, Firenze, Casa Buonarroti. Il tardo Rinascimento Nella scheda L3 hai letto alcune notizie sul Rinascimento nel momento della sua pienezza. Nel 1492 (anno della morte di Lorenzo de’ Medici) viene scoperta l’America e negli stessi anni i portoghesi scoprono il Brasile e successivamente la rotta che arriva in Oriente navigando intorno all’Africa: l’Italia perde il suo primato di capitale economica europea e non è più al centro del mondo (tra Asia, Africa ed Europa). Nei primi anni del Cinquecento la cristianità (di cui Roma è il centro) si spacca in due: l’Europa del Nord diventa protestante. Crisi religiosa, crisi politica e crisi economica: fino alla metà del Cinquecento – negli anni di Raffaello, Michelangelo e Leonardo – l’Italia sembra ancora ricchissima e raffinata come nel Quattrocento, ma gli intellettuali più sensibili sentono che quel mondo è ormai finito e capiscono che, come dice il canto di Lorenzo de’ Medici [L3], «di doman non c’è certezza». ▼ Anonimo, Florentia, o Pianta della catena, 1470, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio. 05/09/14 14:53 G L iunto è già ’l corso della vita mia, con tempestoso mar, per fragil barca, al comun porto, ov’a render si varca conto e ragion d’ogni opra trista e pia. Il corso della mia vita è già arrivato, attraversando un mare tempestoso con una barca fragile, al porto comune [la morte], dove bisogna rendere conto [fare un bilancio] e spiegare ogni opera [azione] cattiva e buona [della propria vita]. Onde l’affettüosa fantasia che l’arte mi fece idol e monarca conosco or ben com’era d’error carca e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia. Per questo ora so bene com’era carica di errori l’ispirazione, dettata dall’amore, che mi ha fatto vedere l’arte come un idolo, come un re, e [com’è sbagliato] quello che l’uomo desidera anche se poi gli fa male. Gli amorosi pensier, già vani e lieti, che fien or, s’a duo morte m’avvicino? D’una so ’l certo, e l’altra mi minaccia. Che cosa diventeranno i pensieri d’amore, illusori e lieti, adesso che mi avvicino a una doppia morte [fisica e spirituale]? Della prima sono certo, dell’altra sento la minaccia [se Dio non mi perdona]. Né pinger né scolpir fie più che quieti l’anima, volta a quell’amor divino c’aperse, a prender noi, ’n croce le braccia. Dipingere e scolpire non potranno più tranquillizzare l’anima, che è rivolta a quell’amore divino che aprì le braccia in croce per darci la salvezza. Dopo aver letto ❶ Strofa per strofa a. Prima strofa: com’è stata la vita di Michelangelo, il mar che ha dovuto attraversare? Una volta arrivati al porto, che cosa si deve fare? ❷ Scultura e poesia Osserva il David e la Pietà Rondanini (scolpite da Michelangelo rispettivamente all’inizio e alla fine della sua vita, A4). La storia della vita di Michelangelo, raccontata nel sonetto, secondo te si rispecchia nelle due statue? Come? Perché? Esprimi la tua opinione scrivendo un breve testo. .................................................................................................................... .................................................................................................................... .................................................................................................................... .................................................................................................................... .................................................................................................................... .................................................................................................................... LETTERATURA L4 | Michelangelo Buonarroti Prima di leggere Il contesto Il sonetto è la forma classica della poesia lirica italiana dal Duecento in poi. Michelangelo scrive i suoi sonetti verso la fine della sua lunga vita, quando la crisi del Rinascimento comincia a risultare evidente. Michelangelo, però, non parla del mondo esterno ma della sua vita privata. 75 .................................................................................................................... b. Seconda strofa: Michelangelo ha seguito la sua ispirazione, i suoi desideri. È stata una scelta: ☐ giusta ☐ sbagliata c. Terza strofa: perché Michelangelo dice che si sta avvicinando a duo morte (“due morti”)? .................................................................................................................... .................................................................................................................... d. Quarta strofa: l’arte ha perso la sua importanza. Che cosa conta davvero, adesso, per Michelangelo? .................................................................................................................... .................................................................................................................... B0719_067-108_Letteratura.indd 75 ▲ Michelangelo Buonarroti, David (particolare), 1501-04, Firenze, Galleria dell’Accademia. ▲ Michelangelo Buonarroti, Pietà Rondanini (particolare), 1552-64, Milano, Castello Sforzesco. 05/09/14 14:53 L5 | Carlo Goldoni 76 La locandiera Carlo Goldoni Il Settecento Carlo Goldoni nasce a Venezia Mentre il Seicento ha vinel 1707, in una città che ormai sto esplodere la crisi, con ha perso il suo ruolo centrale nei l’Italia in mano a spacommerci tra l’Europa e l’Asia. gnoli, francesi e austriaGoldoni studia legge a Padova, ci, il Settecento vede la ma il teatro rimane la sua pasvecchia classe aristocrasione (a quattordici anni era tica incapace di capire scappato dal collegio per unirsi a quello che sta succedenuna compagnia di comici!): nella do in Europa con la Rivosua lunga vita fa l’impresario, il luzione industriale, la regista e, soprattutto, l’autore di riduzione del potere dei decine e decine di commedie. sovrani, la nascita di una La sua riforma della tecnica teborghesia sempre più atrale (non dà più spazio all’imforte e informata sulle ▲ Alessandro Falca detto Longhi, Ritratto di Carlo provvisazione), della lingua (usa idee europee. Goldoni, seconda metà del xviii secolo, Venezia, l’italiano e il veneziano del tem- Casa di Goldoni. I vari Stati italiani, che po) e dei temi (non rappresenta nel passato avevano avustorie mitologiche o favolistiche ma soggetti di to il ruolo di potenze mondiali, diventano dei attualità e i suoi personaggi non sono principi o piccoli Stati regionali, che le grandi potenze eudei ma borghesi o popolani) viene criticata fero- ropee si scambiano e spesso usano come regali cemente, quindi nel 1762 Goldoni si trasferisce a matrimoniali. Parigi, dove insegna italiano alla famiglia reale.A Addirittura Napoleone vende agli austriaci VeParigi scrive (in francese) le sue Mémoires e muo- nezia, la più duratura Repubblica della storia re nel 1793, dopo aver visto la Rivoluzione france- dell’umanità, quella città che proprio nel Settese ma prima che Napoleone mettesse per sempre cento era stata dipinta da Canaletto e da Tiepolo, fine alla Serenissima Repubblica di Venezia. i due maggiori pittori del secolo. Prima di leggere Il contesto La locandiera (1753) racconta la storia di Mirandolina, una “locandiera”, cioè la proprietaria di una piccola pensione: una piccola borghese, che lavora per guadagnarsi da vivere (mentre molto del teatro del periodo mette in scena principi e principesse o dei e dee). Fabrizio, un cameriere, è innamorato di lei. Nella pensione passano cavalieri, marchesi e conti, tutti figli falliti di un’aristocrazia ormai finita. Tra questi c’è il Cavaliere di Ripafratta, che considera le donne inferiori e pericolose. Mirandolina decide di dargli una lezione: prima lo fa innamorare e poi lo respinge e sposa Fabrizio, il suo cameriere. Nel testo, Mirandolina sta B0719_067-108_Letteratura.indd 76 stirando (Fabrizio deve portare il ferro a scaldare sulla stufa) mentre il Cavaliere continua a farle la corte. Dopo aver letto ❶ Mirandolina, il Cavaliere e Fabrizio Per ciascun personaggio sono proposte tre caratteristiche: assegna a ciascuna un valore (da 1 a 3) in modo da indicare in quale grado la caratteristica descrive il personaggio. Per essere sicuro delle sfumature di significato, scrivi nella tua lingua le espressioni corrispondenti a quelle italiane. 05/09/14 14:53 L scena V Fabrizio col ferro, Mirandolina e il Cavaliere Mirandolina:[A Fabrizio, con tenerezza] Che avete1, che mi parete turbato2? Fabrizio: Niente, padrona, niente. Mirandolina:[Come sopra] Avete3 male? Fabrizio: Datemi l’altro ferro, se volete che lo metta nel fuoco. Mirandolina:[Come sopra] In verità, ho paura che abbiate male. Cavaliere: Via, dategli il ferro, e che se ne vada. Mirandolina:[Al Cavaliere] Gli voglio bene, sa ella4? È il mio cameriere fidato. Cavaliere:[Smaniando5] (Non posso più6). Mirandolina: Tenete, caro, scaldatelo. [Dà il ferro a Fabrizio] Fabrizio:[Con tenerezza] Signora padrona... Mirandolina: Via, via, presto. [Lo scaccia7] Fabrizio: (Che vivere8 è questo? Sento che non posso più). [Parte] – Mirandolina: intelligente padrona di sé arrogante – Cavaliere di Ripafratta: affascinante sciocco arrogante B0719_067-108_Letteratura.indd 77 ☐1 ☐1 ☐1 – Fabrizio: arrabbiato delicato arrogante ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 1. Che avete: che cosa c’è. 2.turbato: preoccupato. 3.Avete: state. 4.ella: lei. 5. Smaniando: agitandosi, innervosendosi. 6. Non posso più: non ne posso più, non sono più capace di sopportare. 7. Lo scaccia: lo manda via. 8. Che vivere: che vita, che modo di vivere. 9.finezze: delicatezza, cortesia. 10.per questo: con questo. 11.invaghita: innamorata. 12.sì: così. 13.malamente: in malo modo. 14.spade ... coppe: spade e coppe sono “semi” delle carte da gioco italiane. 15.lasciar: smettere. 16.Mi preme allestire: mi interessa preparare. 17. Vi preme: vi interessa. 18.Sicuro: certamente. 19.me ne ho da servire: devo usarla. 20.di lei ... niente: di lei non posso fare alcun uso, da lei non ricavo alcun guadagno. ☐1 ☐1 ☐1 77 LETTERATURA L5 | Carlo Goldoni scena VI Il Cavaliere e Mirandolina Cavaliere: Gran finezze9, signora, al suo cameriere! Mirandolina: E per questo10, che cosa vorrebbe dire? Cavaliere: Si vede che ne siete invaghita11. Mirandolina[Stirando] Io innamorata di un cameriere? Mi fa un bel complimento, signore; non sono di sì12 cattivo gusto io. Quando volessi amare, non getterei il mio tempo sì malamente13! Cavaliere: Voi meritereste l’amore di un re. Mirandolina:[Stirando] Del re di spade, o del re di coppe14? Cavaliere: Parliamo sul serio, Mirandolina, e lasciamo gli scherzi. Mirandolina:[Stirando] Parli pure, che io l’ascolto. Cavaliere: Non potreste per un poco lasciar15 di stirare? Mirandolina: Oh, perdoni! Mi preme allestire16 questa biancheria per domani. Cavaliere: Vi preme17 dunque quella biancheria più di me? Mirandolina:[Stirando] Sicuro18. Cavaliere: E ancora lo confermate? Mirandolina:[Stirando] Certo. Perché di questa biancheria me ne ho da servire19, e di lei non posso far capitale di niente20. ▲ Nancy Brilli nel ruolo di Mirandolina nella rappresentazione teatrale de La locandiera del 2014. ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 ❷ Goldoni regista ☐1 ☐1 ☐1 ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 ☐2 ☐3 Le didascalie (cioè le parti scritte nel testo in corsivo) sono semplici indicazioni di movimenti, entrate e uscite di scena ecc. oppure sono qualcosa di più? 05/09/14 14:53 L6 | Ugo Foscolo 78 A Zacinto Ugo Foscolo Nel 1778 Zante (o Zacinto), isola greca del mar Ionio, fa parte della Repubblica di Venezia, e lì nasce Ugo Foscolo, da madre greca e padre veneziano. Ha vent’anni quando Napoleone vende Venezia all’Austria: Foscolo si sente tradito, lascia Venezia e combatte per qualche anno con Napoleone. Poi, inseguito dai problemi politici, dai debiti e dalle conseguenze della sua vita passionale, continua a girare tra i vari Stati italiani ed europei: Francia, Milano, Firenze, Inghilterra. Muore proprio a Londra, in miseria e ammalato, a quarantanove anni, nel 1827. Questa vita da “artista maledetto” non entra in maniera significativa nelle sue opere, che sono, soprattutto nella prima parte della sua vita, l’esempio più alto del gusto e dell’equilibrio classico. Oltre a un romanzo giovanile (Ultime lettere di Jacopo Ortis), Foscolo ha scritto dodici sonetti, alcune odi (poesie dedicate a un personaggio) e due poemetti, tra cui il suo capolavoro, Dei sepolcri, nel 1806, appena ventottenne. Neoclassicismo e Romanticismo Foscolo segna il punto di contatto tra Neoclassicismo e Romanticismo, due correnti filosofiche e politiche oltre che artistiche e letterarie, e Prima di leggere Il contesto ❶ La vita di Foscolo Leggi la biografia di Foscolo e trova queste informazioni: –è nato a ..............................................., che faceva parte della Repubblica di .................................................................; –suo padre è ..............................................., mentre sua madre è ...............................................; –la sua vita vede il passaggio tra due mondi, il ........ ............................................... e il ...................................................... Queste informazioni sono utili per apprezzare il sonetto proposto. B0719_067-108_Letteratura.indd 78 ▲ François-Xavier Fabre, Ritratto di Ugo Foscolo, 1813, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. anche la sua vita è divisa tra i due secoli, il Settecento e l’Ottocento, che vedono il passaggio tra queste due correnti. Il Settecento è il secolo delle grandi scoperte archeologiche e dei grandi viaggi dei ricchi europei verso l’Italia e la Grecia. In questo periodo si assiste a un innamoramento collettivo dell’equilibrio, della perfezione, dell’assenza di emozioni visibili dell’arte classica: il prodotto è l’arte del periodo napoleonico, la scultura di Antonio Canova [A6], le traduzioni dei poemi di Omero. Tra la fine del Settecento e il primo Ottocento c’è una reazione al Classicismo: anziché la luminosità classica, l’arte descrive la tempesta, la notte, la paura e l’emozione violenta; la ragione che ha dominato il Settecento viene ora vista come un peso e viene abbandonata a favore delle emozioni, che fanno vivere: è il Romanticismo. ❷ Il sonetto a. Dal Duecento in poi, il sonetto è la tipica forma di poesia breve della letteratura italiana e Foscolo inizia la sua carriera senza rompere con la tradizione. Prima di leggere la poesia, scopri le caratteristiche del sonetto italiano (quello inglese, per esempio di William Shakespeare, è leggermente differente nella divisione dei versi). –Un sonetto è diviso in ..................................... strofe; le prime due hanno ..................................... versi, le altre due hanno ..................................... versi; in totale quindi un sonetto ha ..................................... versi. 05/09/14 14:53 L é più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar da cui vergine nacque N Non toccherò mai più le tue rive sacre dove il mio corpo di bambino si distendeva, Zacinto mia, che ti specchi nelle onde del mare greco dal quale nacque Venere [la dea dell’amore], ancora vergine; Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l’inclito verso di colui che l’acque Venere, con il suo primo sorriso, fece diventare fertili [che danno frutti in abbondanza] quelle isole: a causa di [onde ha questo significato, anche se richiama le onde del mare] questa fruttuosità l’immortale verso di Omero cantò il tuo cielo limpido e i tuoi boschi; cantò fatali, e il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. quell’Omero che descrisse le avventure di Ulisse in mare, volute dal destino, e l’esilio in tanti luoghi diversi, grazie al quale Ulisse, reso bello dalla fama e dalla sfortuna, baciò Itaca, la sua isola pietrosa. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. Zacinto, terra madre, tu avrai solo il canto del tuo figlio; a me il destino ha riservato una sepoltura senza lacrime. ▲ Scorcio sul mare dell’isola di Zante. –Un sonetto ha uno schema di rime (cioè di parole finali di un verso che hanno lo stesso suono) molto preciso, ereditato dalla tradizione. Scrivi vicino a ogni verso della poesia, A per la rima …onde, B per la rima …acque, C per la rima …iglio, D per ......... ..........................................., E per .................................................... b. In tutto, quindi, un sonetto ha 5 rime. –Nelle due quartine (= strofe di ..................................... versi), lo schema delle rime è: ☐ uguale ☐ diverso Chiamando A la prima rima e B la seconda, lo schema delle rime è .............................................................. –Nelle due terzine (= strofe di .......................... versi), chiamando C, D ed E le rime, lo schema delle rime è .............................................................................................. c. Adesso scrivi una definizione di “sonetto” come se dovessi inserirla in un dizionario: devi dire tutto B0719_067-108_Letteratura.indd 79 Dopo aver letto ❸ Il contenuto del testo a. La poesia di Foscolo è difficile, soprattutto perché tutte le frasi sono legate tra loro: leggi la parafrasi (il testo in colore azzurro), dove il testo è più semplice da comprendere. Nel “contesto” hai visto che Foscolo ha due anime, una greca e una italiana: le trovi in questo sonetto? ☐Sì: la parte “greca” è molto più ampia e arriva fino a LETTERATURA L6 | Ugo Foscolo usando il minor numero possibile di parole. Poi confronta la tua definizione con quella dei tuoi compagni. 79 ............................................................................................................. ☐ No, perché ................................................................................... b. Nel “contesto” hai visto che Foscolo è insieme neoclassico e romantico. –L’elemento classico, legato alla pace e alla serenità del mondo degli dei, è presente in questi elementi: ............................................................................................. ............................................................................................................. –L’elemento romantico è presente almeno in due particolari: l’eroe classico che viene nominato è ....................................., l’uomo sempre insoddisfatto, sempre in esilio, sempre alla ricerca di qualcosa; parlando della propria morte, Foscolo si presenta come vittima del destino (“.....................................”), e la sua tomba sarà “.....................................”, cioè senza lacrime (senza nessuno che piangerà per lui). 05/09/14 14:53 L7 | Giacomo Leopardi 80 A Silvia Giacomo Leopardi Giacomo Leopardi nasce nelle Marche, a Recanati, nel 1798, l’anno in cui William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge pubblicano in Inghilterra la raccolta Lyrical Ballads, considerata il “manifesto” del Romanticismo inglese: quindi la breve vita di Leopardi (che muore a trentanove anni, nel 1837, a Napoli) è contemporanea al fiorire di questo movimento del primo Ottocento. Fragile fisicamente, Leopardi ha seri problemi alla vista (per un letterato non poter leggere e scrivere è la cosa peggiore); passa la sua vita, sempre afflitta da problemi economici, tra Recanati, Milano, Firenze, Roma e Napoli, scrivendo le più importanti poesie del Romanticismo italiano, caratterizzate da una visione negativa e pessimistica della vita e dalla mancanza di ogni speranza. Oltre alle poesie, scrive anche le Operette morali, una raccolta di brevi saggi e dialoghi in cui esprime la sua filosofia. ▶ Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820, Recanati, Casa Leopardi. Il Romanticismo Come la maggior parte dei movimenti artistici, filosofici e letterari nati dopo l’anno Mille, anche il Romanticismo è un movimento europeo e, per la prima volta, anche americano. In Italia si afferma una ventina di anni dopo rispetto alla Germania e all’Inghilterra, luoghi d’origine di questo movimento, che reagisce alla fiducia cieca nella razionalità, tipica dell’Illuminismo del Settecento, e al tentativo di perfezione del Neoclassicismo [L6]. Mentre nel Settecento si cerca una dimensione universale, in cui la ragione è il punto di riferimento comune a tutti, con il Romanticismo si esaltano le realtà locali, la lingua del popolo, le tradizioni antiche di ogni Paese: il Risorgimento, che tra il 1820 e il 1861 porta all’indipendenza degli Stati italiani e alla creazione del Regno d’Italia [L8], è un movimento di natura romantica; i poeti e gli intellettuali romantici dell’Europa del Nord diffondono nel resto d’Europa l’idea che i Paesi dominati da stranieri, soprattutto Italia e Grecia, hanno il diritto di lottare per la loro indipendenza. Prima di leggere Il contesto Nel 1818 muore Teresa, la figlia adolescente di un servo della famiglia Leopardi. Giacomo ha vent’anni e rimane molto colpito dalla crudeltà della morte della ragazza; dieci anni dopo scrive questa poesia per lei, chiamandola però Silvia. Nella pagina successiva trovi la prima parte della poesia, dedicata al ricordo di quegli anni felici. b. Indica come passano le loro giornate: – Silvia: ............................................................................................... – Giacomo: ....................................................................................... c. Sono passati dieci anni dalla primavera descritta nella poesia. Che cosa sente Leopardi quando ricorda la giovinezza e le sue grandi speranze? Dopo aver letto ❶ Una prima lettura Trova nella poesia queste informazioni. a. In quale stagione sboccia l’amore? a. Le poesie sono scritte in “versi”. I versi di Leopardi hanno tutti la stessa lunghezza? ☐ sì ☐ no b. Nella poesia classica, i versi hanno lo stesso numero di sillabe. Prova a dividere i primi sei versi in sillabe, B0719_067-108_Letteratura.indd 80 ❷ I versi di Leopardi 05/09/14 14:53 S L Silvia, ricordi ancora il tempo della tua vita terrena, quando la bellezza splendeva nei tuoi occhi gioiosi e timidi, e tu, felice e persa nei tuoi pensieri, passavi nella porta che apre alla giovinezza? Sonavan le quiete stanze, e le vie dintorno, al tuo perpetuo canto, allor che all’opre femminili intenta sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno. Le stanze silenziose e le vie vicine [alla tua casa] risuonavano del tuo canto continuo, quando sedevi, impegnata nei lavori femminili, felice di quel futuro non ben precisato che avevi in mente. Era il maggio profumato: e tu passavi in questo modo la giornata. Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte, d’in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti, e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno. Io, interrompendo talvolta lo studio che amavo e le fatiche sui libri, su cui spendevo la prima parte della mia vita [la giovinezza] e la parte migliore di me stesso, dai balconi della casa della mia famiglia ascoltavo il suono della tua voce e il rumore della tua mano veloce che tesseva, faticando, la tela. Io guardavo il cielo sereno, le strade piene di sole e gli orti, da una parte il mare lontano, dall’altra la montagna. Nessuna lingua umana può dire quello che provavo dentro di me. Che pensieri dolci, che speranze, che sentimenti, o Silvia mia! Quanto belli e intensi ci apparivano allora la vita e il destino! Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia la vita umana e il fato! […] tenendo presente che l’ultima i di rimembri e la a iniziale di ancora si fondono in un’unica sillaba, e indica quante sillabe ci sono in ciascun verso. v. 1............. v. 3............. v. 5............ v. 2............. v. 4............. v. 6............ Come vedi, le sillabe dei versi di Leopardi sono 7 o 11: è una cosa strana per i primi anni dell’Ottocento. Adesso l’insegnante leggerà ad alta voce questi versi (oppure puoi ascoltarli in internet). La differenza di sillabe dà fastidio? B0719_067-108_Letteratura.indd 81 81 LETTERATURA L7 | Giacomo Leopardi ilvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi? ▲ Daniele Ranzoni, Ritratto di giovinetta, 1867-68. 05/09/14 14:53