La Locandiera, di Carlo Goldoni

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La Locandiera, di Carlo Goldoni
La Locandiera, di Carlo Goldoni
Marianna Lanni IV C Liceo Scientifico
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Autore: Carlo Goldoni
Goldoni nasce Venezia il 25 febbraio 1707 (morirà a Parigi il 6 febbraio 1793). È stato un
drammaturgo, scrittore, librettista e avvocato italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.
Considerato uno dei padri della commedia moderna e deve parte della sua fama anche alle opere in
lingua veneta.
Titolo: La locandiera
Genere: Commedia
Anno di prima pubblicazione: Gennaio 1753 (prima rappresentazione al Teatro Sant'Angelo di Venezia).
(composta tra ottobre e novembre 1752)
Edizione letta da noi: PDF trovato in Internet.
Trama: Mirandolina è la ‘locandiera’, padrona di una locanda fiorentina, molto amata dai suoi avventori,
amore che non si pente di sfruttare per guadagno economico, pur non ricambiando il sentimento.
La storia ruota attorno a tre nobili innamorati di lei, che descrivono perfettamente, tuttavia in modo non
caricaturale, le profonde divisioni sociali della società settecentesca, statica e orgogliosa delle proprie
convenzioni.
Elenco delle principali sequenze narrative: le sequenze corrispondono alla divisione in tre atti della
commedia.
ATTO PRIMO
Mirandolina, la padrona della locanda, è corteggiata da due
avventori (il Marchese di Forlimpopoli e il Conte
d'Albafiorita) che per lei gareggiano tra loro, che sfrutta
questa situazione semplicemente per
accettare i loro regali.
Amico dei due nobili è il Cavaliere di
Ripafratta, misogino, l'unico
avventore che abbia mai disprezzato
Mirandolina: per questo lei gli si
interessa in un primo momento, e
successivamente ne sarà attratta.
Nel frattempo nella locanda arrivano
due dame, che alla Mirandolina si
riveleranno essere due commedianti,
che cercano di sfruttare
economicamente i due nobili.
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ATTO SECONDO
Mirandolina continua a trattare in modo privilegiato il
Cavaliere, gli prepara piatti particolari e lo serve di persona.
Il Cavaliere le offre del vino e la prega di trattenersi con lui,
me nel frattempo arriva il Marchese a farsi vanto del suo
buon vino, che non è altro che annacquato. Mentre lui si
pavoneggia, Mirandolina e il Cavaliere si parlano,
conoscendosi meglio.
Le due finte nobili, scoperte essere comiche dal Conte,
tentano di sedurre il Cavaliere, che inizialmente sembra
disponibile al dialogo, ma quando intuisce le loro intenzioni
le allontana bruscamente, e decide di partire dalla locanda
chiedendo di farsi portare il conto.
Mirandolina, allora gioca la sua ultima carta, portando lei
stessa il conto al Cavaliere.
ATTO TERZO
Mirandolina, stirando, si ingrazia
Fabrizio per far ingelosire il
Cavaliere.
Quest’ultimo finalmente
ammette a se stesso di essersi
innamorato, facendosi scoprire
con questo sentimento dai due
nobili. La situazione va per il
peggio quando i tre iniziano un
duello per Mirandolina, subito
sventato dall'arrivo della giovane
che afferma di voler sposare
Fabrizio e cambiare
definitivamente il suo
comportamento.
TEMPO: contemporaneo all'autore, metà del ‘700.
DURATA: pochi giorni. Non si riscontra presenza di prolessi o analessi.
SPAZIO: la commedia è interamente ambientata nella locanda di Mirandolina, a Firenze.
PERSONAGGI: MIRANDOLINA, la locandiera, attenta ai solo suoi interessi economici, abile ed energica,
cinica e egoista.
FABRIZIO, cameriere, aspira al salto di classe sposando, anche per amore, Mirandolina.
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LE DUE DAME (ORTENSIA E DEJANIRA), usano linguaggio gergale, che Goldoni su compiace
di adottare. Non sappiamo di che estrazione sociale siano.
CAVALIERE DI RIPAFRATTA, misogino, all’inizio della commedia afferma fieramente di non
essere mai stato sedotto da una donna, che porterebbe solo inutili preoccupazioni e nessun
vantaggio. È cosciente della sua ricchezza e nobiltà, per questo spesso è sgarbato e
autoritario.
MARCHESE DI FORLIPOPOLI, esponente della nobiltà decaduta, povero, ma convinto che il
titolo nobiliare sia molto più importante che il denaro.
CONTE DI ALBAFIORITA, ricco mercante che ha acquisito il titolo nobiliare con il denaro.
NARRATORE: Esterno, il personaggio del narratore è assente all’interno della commedia.
TECNICHE NARRATIVE: essendo questa la trascrizione di una commedia teatrale, è utilizzato il dialogo.
Sono presenti metafore di uso quotidiano con effetti comici.
LINGUA E STILE: la lingua è l’italiano del ‘700, non è utilizzato uno stile eccessivamente elevato, ma un
linguaggio quotidiano, derivato dall’osservazione della realtà contemporanea all’autore.
Goldoni, specialmente facendo parlare le due attrici, si compiace di utilizzare lessico
specifico del teatro, metafore e dialettismi.
INTENZIONI DELLO SCRITTORE: lo scopo dell’autore è quello di mettere in guardia gli uomini nei
confronti di donne scaltre e abili manipolatrici, raggiungendo la comicità
non per via di difetti fisici dei personaggi o per loro strane movenze, ma per
il carattere della protagonista.
OSSERVAZIONI PERSONALI: questa commedia non è affatto pesante e, nonostante la lingua sia per
diversi aspetti decisamente dissimile dalla nostra, non c’è quasi bisogno di consultare le note. Anzi, si è
rivelata una lettura scorrevole ed a tratti divertente, nonostante nel lettore contemporaneo resti la
sensazione di non aver capito pienamente alcuni riferimenti (e sicuramente, di non averne colti molti altri)
della società settecentesca che Goldoni si è divertito a nascondere nella sua composizione.
L’Europa della Francia pre-rivoluzionaria è de facto già profondamente cambiata rispetto a quella della
politica di equilibrio (realizzata grazie al progetto politico di Carlo V), e Goldoni risulta un cinico e acuto
osservatore delle classi sociali in cui la sua realtà era ancora divisa, tra esponenti dell’antica nobiltà
feudataria, nuovi ricchi mercanti e vecchi nobili decaduti.
Il Conte è un borghese arricchitosi grazie allo sviluppo dei commerci, che ebbero notevole aumento con le
nuove scoperte geografiche, ma soprattutto grazie alla crisi che interessava i più grandi Stati europei e le
contemporanee ribellioni nelle colonie; è pienamente cosciente di non essere nobile di sangue, tuttavia,
trovandosi a contatto con esponenti dell’alta nobiltà, quasi per sopperire a un complesso di inferiorità,
sente inconsciamente (ma probabilmente agendo in modo pienamente cosciente) il bisogno di mostrare la
sua disponibilità economica, facendo ricchissimi regali a Mirandolina o prestando tranquillamente denaro
al povero Marchese, pur sapendo che non lo riceverà mai indietro.
Il Marchese è un nobile decaduto. Con tutti gli stravolgimenti politici è davvero anacronistico continuare a
pensare che essere discendenti di antichi uomini di corte potesse ancora significare qualcosa in una società
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in cui, forse per la prima volta, ciò che conta davvero è avere denaro da investire. Eppure il Marchese sente
di poter offrire a Mirandolina molto di più di quanto possa il Conte, perché è così sicuro del suo stato che
non si rende minimamente conto di quanto risultino ridicoli i suoi regalini alla locandiera o le continue
scuse per i prestiti mai rimborsati.
Una delle figure più particolari di questa commedia è quella del Cavaliere: uomo fiero, sicuro di sé, della sua
condizione sociale ed economica, indipendente, e misogino. In un primo momento disprezza i due nobili,
spasimanti di Mirandolina, perché sa che non si abbasserebbe mai al loro livello. Farsi condizionare da una
donna e addirittura innamorarsi di lei? È davvero inconcepibile per un uomo del suo rango invaghirsi di una
semplice locandiera!
Eppure Mirandolina ci riesce, li abbindola tutti. È l’espressione dell’opportunismo della piccola borghesia,
della capacità di accondiscendenza tipica di coloro che sanno aver a che fare con i più diversi tipi di
persone.
Se consideriamo che, persino nella poetica ribelle e anticonformista di Alessandro Marino, i personaggi
donne non sono che semplici corpi che si pettinano i lunghi capelli dorati, o strumenti per l’uomo per
viaggiare nei giardini dei sensi (come Venere nell’”Adone”), il tema della donna furba ed intelligente in
questa opera di Goldoni è davvero innovativo. Tuttavia la scelta di questa tematica può avere più chiavi di
lettura.
Goldoni prende il punto di vista femminile e permette ad ognuno di rivedersi nella figura protagonista: ogni
donna ha un lato ingannatore che sfrutta a suo piacimento per adescare gli uomini ed ottenere da essi ciò
che vuole. La forza della donna è evidente, è lei che tiene le redini le gioco, è lei che decide che il Cavaliere
debba innamorarsi di lei, e così succede. Ma è anche volubile, e, una volta conquistata la sua preda, sente
che sia meglio mettere la testa a posto e sposare il caro e fedele servitore Fabrizio, esattamente come
aveva promesso a suo padre. Se consideriamo l’evoluzione della figura della donna nella letteratura, è
notevole come, in meno di un secolo, sia diventata da oggetto a padrona. Si tratta di un gran passo avanti.
Eppure risulta difficile credere che un uomo abbia potuto mettere da parte il suo orgoglio, solo per scrivere
quest’opera. Se si analizza più nel profondo la figura di Mirandolina, si nota come in realtà non sia
caratterizzata se non come una ragazza volubile e capricciosa che, nel momento in cui bisogna prendersi
una reale responsabilità, si tira indietro, si nasconde dietro una promessa fatta al padre morto da tempo e
sposa Fabrizio per recuperare la propria dignità. E se Goldoni avesse voluto descrivere come, ancora una
volta, le donne non fossero in grado di gestire situazioni di responsabilità? Come se, con i loro capricci,
pensassero solo a se stesse? E se avesse voluto dare un esempio di chi grida per la libertà e poi non sa come
usarla? Non bisogna decontestualizzare questa commedia, scritta a metà del ‘700, in una società
totalmente fallocentrica.
Ma forse vedendo, oggi, in Mirandolina, la figura della donna forte e sicura di sé abbiamo certamente fatto
passi avanti nella lotta per l’uguaglianza tra i generi.
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