E LA FABBRICA DELL`ORO
Transcript
E LA FABBRICA DELL`ORO
[LA COPERTINA] DI PAOLO ROMANI - FOTO DI SERGIO GAUDENTI SANDRINE E LA FABBRICA DELL’ORO Il “maestro di cantina” dello Château d’Yquem è una giovane signora C’ è del marcio in Danimarca», recita un personaggio dell’Amleto di Shakespeare. Quello che il geniale drammaturgo inglese forse non sapeva è che il marcio può tramutarsi in oro, o più esattamente in oro liquido, ossia nel vino più prestigioso e rinomato del mondo. Il più prezioso, anche: sfidiamo chiunque a spendere meno di 250 euro per acquistarne una bottiglia in enoteca o a ordinarne al ristorante una che costi meno di 500 euro. E sono soltanto i prezzi minimi per le annate così così, perché per le annate eccezionali bisogna sborsare almeno il doppio. Stiamo parlando (e siamo a corto di superlativi) del sublime Château d’Yquem, il più nobile dei vini di Sauternes. Sauternes è al tempo stesso il nome di un incantevole villaggio situato a una cinquantina di chilometri a Sud di Bordeaux e la denominazione d’origine (Doc) dei famosi vini bianchi liquorosi che si abbinano perfettamente ai dessert, ma anche e soprattutto al foie gras, e 씮 20 NOVEMBRE 2006 CLUB3 A sinistra: Sandrine Gambray nella cantina dello Château d’Yquem. A sinistra: l’etichetta. Qui sotto: il “marciume nobile” da cui il vino trae origine CLUB3 21 NOVEMBRE 2006 [LA COPERTINA] 씮 non disdegnano accostamenti più audaci, per esempio (perché no?) con le ostriche e i crostacei, o magari con la cacciagione. Il più famoso di tutti i Sauternes è lo Château d’Yquem, mondialmente noto da quasi due secoli e apprezzatissimo (nell’Ottocento) alla corte dello zar di Russia. «Si versò un bicchiere di Château d’Yquem… Kallomeitsef fece lo stesso, e dopo averlo assaggiato giurarono su tutti i santi che il vino era squisito» Il miracolo dei grandi Sauternes è racchiuso dentro In alto: le bottiglie antiche custodite nel castello. Qui sopra: lavoranti della casa vinicola nell’Ottocento 22 NOVEMBRE 2006 CLUB3 (Ivan Turgheniev, Terra vergine). Cosa c’entra il marcio con tutto questo? C'entra, e come! Il miracolo dei grandi Sauternes consiste in un laborioso metodo di vinificazione e nell’elaborazione della cosiddetta pourriture noble (marciume nobile) ossia un minuscolo fungo, o muffa, che ricopre gli acini al momento della vendemmia e il cui nome scientifico è Botrytis cinerea. L’azione del fungo accelera l’appassimento dell’uva: la buccia si assottiglia, la polpa perde il contenuto di acqua, il tenore zuccherino aumenta, l’acidità diminuisce, e il tasso alcolico (dovuto agli zuccheri) cresce anche oltre i 18 gradi. È la concentrazione degli zuccheri che conferisce al vino l’aroma e il sapore intenso. Importantissime anche le caratteristiche ambientali: la zona di Sauternes si distingue per il terreno ricco di sali minerali e il microclima soggetto a estati calde e umide e inverni rigidi, con la permanenza di nebbie dalla fine di agosto a tutto il perdurare dell’autunno (le nebbie favoriscono l’attacco della muffa agli acini). Il vitigno principale da cui si ottiene il vino di Sauternes è composto prevalentemente (70-80%) da uve Semillon e il restante da uve Sauvignon o Moscatello. Particolare attenzione viene prestata alla vendemmia, effettuata da settembre a dicembre, scegliendo grappolo per grappolo in modo da selezionare e raccogliere solo l’uva che ha raggiunto un alto grado di sovramaturazione. La resa è bassa, anzi bassissima: non più di 6 ettolitri di vino per ogni ettaro di vigneto, 10 volte meno che nelle altre tenute della regione dove si producono i grands crus di Bordeaux. Siccome la superficie complessiva dei vigneti di Château d’Yquem è 148 ettari, la produzione media annuale supera di rado 800-900 ettolitri. Questo perché si punta sulla qualità e non sul rendimento: un ceppo di vigna rende a malapena un bicchiere di vino, e i criteri sono così rigorosi che quando si giudica che il prodotto non è all’altezza della sua reputazione si decide, semplicemente, di declassare il vino e di non commercializzarlo. Ragion per cui nell’albero genealogico dello Château d’Yquem ci sono caselle vuote: per esempio i millésimes (annate) 1951, 1952, 1964, 1972, 1974 e 1992 sono inesistenti. L’invecchiamento avviene in barriques per almeno tre anni, ma si è soliti prolungare oltre tale limite. Quali sono le grandi, grandissime annate dello Château d’Yquem? A detta degli intenditori, il top assoluto è stato toccato due volte nel ventesimo secolo, nel 1945 e nel 1949. Fra le annate eccezionali più recenti spiccano il 1996, il 1997 e il 2001. Il vino raggiunge la maturità 8-10 anni dopo la vendemmia, ma si conserva senza problemi per 30-40 anni, o anche più a lungo. Nelle cantine del castello, protette da sistemi di sicurezza degni di Fort Knox, è custodita una straordinaria collezione di bottiglie, dal 1861 in poi. Per garantire la conservazione del vino si cambiano i tappi ogni 20-25 anni. Originariamente, i vini prodotti nella zona di Sauternes erano rossi e secchi, mentre la produzione di vini bianchi è cominciata soltanto nel diciottesimo secolo. La nascita del vino bianco liquoroso ottenuto grazie al marciume nobile risalirebbe a poco più di due secoli: se ne trovano accenni in alcuni documenti della seconda metà del Settecento, e lo Château d’Yquem era già molto apprezzato verso il 1850, quando il granduca Costantino, fratello dello zar, se n’era fatto spedire a Pietroburgo una botte da 900 litri. 씮 un minuscolo fungo che accelera l’appassimento In questa foto: Pierre Lurton, proprietario dello Château e di altri “grands crus”. Nel riquadro: Lurton, Gambray e i loro assistenti. In alto: un’immagine della vendemmia [LA COPERTINA] 씮 È un vino davvero fuori dal comune, da ogni punto di vista. Si dice che i grandi vini abbiano un’anima, proprio perché dietro a ognuno di essi c’è un uomo. Ma nel caso (più unico che raro) dello Château d’Yquem, l’uomo… è una donna. Nel 1998 ha fatto sensazione nel mondo vinicolo (un ambiente che, sia detto senza cattiveria, è notoriamente maschilista) la nomina a maître de chai (maestro di cantina) di Sandrine Gam- ta “la dama d’Yquem”, si unì in matrimonio con il conte Louis-Amédée de Lur Saluces, colonnello dei dragoni, e portò in dote il castello e la tenuta. Per oltre due secoli, i discendenti di Louis-Amédée occuparono il castello e curarono la produzione del pregiatissimo vino (fino a poco tempo fa il nome Lur Saluces compariva sempre sulle etichette delle bottiglie sotto a quello di Château d’Yquem). Ma nel 1999, dopo una lunga, penosa batta- «Ancora oggi c’è gente convinta che la presenza di una Qui sotto e in alto: i vigneti che circondano lo Château d’Yquem. A destra: una bottiglia del prezioso vino. In basso: un tipico edificio della zona di Sauternes 24 NOVEMBRE 2006 CLUB3 bray. All’epoca aveva poco più di 30 anni: due lauree, una in Biologia, l’altra in Enologia (all’Università di Bordeaux) con una tesi sulla fermentazione. Sposata e madre di due figli, era alla ricerca di lavoro nella zona di Sauternes, dove si era già stabilito il marito (il quale non ha nulla a che fare con il vino: esercita tutt’altra profes- sione, quella di podologo). Fu assunta a Château d’Yquem come assistente del maestro di cantina che lavorava nell’azienda da oltre 40 anni ed era vicino alla pensione. Dopo tre anni di tirocinio, Sandrine gli subentrò. Non fu facile per questa giovane donna bruna e sorridente imporsi in un ambiente così maschile. «Devo dire che non incontrai ostilità particolari, solo qualche pregiudizio», racconta Sandrine che spiega divertita: «Ancora oggi c’è gente convinta che la presenza di una donna in cantina possa alterare il vino, specialmente nel periodo delle mestruazioni». I pregiudizi, comunque, furono rapidamente superati: la competenza e la professionalità di Sandrine sono ormai riconosciute, la sua autorità non è messa in discussione. Meno male, perché le responsabilità del (in questo caso: della) maître de chai sono pesanti: deve essere sempre presente e occuparsi di tutto, dalla vendemmia alla vinificazione, dall’invecchiamento all’imbottigliamento, dalle spedizioni alla gestione delle scorte. Tutto questo non ha intaccato l’entusiasmo e il buonumore di Sandrine. «Non sono femminista, eppure sono convinta che ci sia un futuro radioso per le donne in questo mestiere», dice, «anche perché le star maschili dell’enologia cominciano a stufare: sono spesso presuntuosi, sprezzanti, pieni di sé, e pensano solo a mettersi in mostra». Una visita allo Château d’Yquem è un’esperienza da non perdere, indimenticabile anzitutto per la bellezza del sito e il fascino del castello, di cui si ammirano la parte più antica (quattrocentesca) con le sue torri possenti, e la parte più recente (del Cinquecento e del Seicento), il tutto perfettamente restaura- donna in cantina possa addirittura rovinare il vino» to. Poi perché è come fare un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso cinque secoli di storia. All’origine il castello era una piazzaforte inglese. Espugnata nel 1453, e diventata proprietà del re di Francia Carlo VII, fu acquistata nel 1592 dalla famiglia Sauvage d’Yquem. Nel 1785, sotto il regno di Luigi XVI, divenne proprietà della famiglia Lur Saluces, quando Françoise Joséphine de Sauvage, det- glia giuridica tra i vari membri della famiglia Lur Saluces, l’azienda rimasta fino a allora familiare è passata sotto il controllo di Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy), primo gruppo mondiale nel settore del lusso (valigeria, alta moda, profumi, gioielli, champagne, cognac, grands crus di Bordeaux, ecc…) guidato da Bernard Arnault. Al conte Alexandre Lur Saluces, che per tre decenni era stato al ti씮 I CONSIGLI DEL SOMMELIER Calice medio per il “vino da meditazione” Vitigno: 80% Sémillon, 20% Sauvignon Blanc (in piccola percentuale si può trovare anche del Muscadelle). Zona di produzione: a Sud-Est di Bordeaux nei comuni di Barsac, Bomes, Fargues, Perignac e Sauternes. Periodo di affinamento: minimo 24 mesi in barriques. Temperatura di servizio: 10˚ Descrizione È d’obbligo spendere poche parole per raccontare le particolarità che rendono questo prodotto unico nel suo genere. Vino muffato o vino botritizzato, stiamo parlando sempre di Sauternes, perché? Il microclima presente nelle zone di produzione è caratterizzato da estati caldo-umide e inverni rigidi mentre in autunno la costante è la presenza di nebbia. Quest’ultima favorisce lo sviluppo di un fungo, la Botrytis cinerea, che “consuma” gli acini eliminando il contenuto Mavy Bruno (sommelier Ais) di acqua e permettendo una concentrazione naturale degli zuccheri che conferiscono un’impronta unica al futuro vino. La vendemmia tardiva è accurata; i grappoli vengono scelti e la produzione per ettaro, per garantire un prodotto qualitativamente eccellente, è molto bassa. Il Sauternes lo ammiriamo nel bicchiere nel suo colore dorato; la limpidezza è quasi cristallina e la consistenza ci preannuncia un vino di grande struttura. All’olfatto è intenso e la sua complessità ci permette di percepire aromi nuovi ogni volta che lo si avvicina al naso: frutta secca, vaniglia, miele, fino alle note speziate e al tipico aroma di zafferano conferito dalla Botrytis. In bocca non delude: la persistenza gusto-olfattiva ci rimanda alle percezioni aromatiche descritte in precedenza. L’equilibrio è dovuto alle due uve protagoniste: morbidezza e alcolicità del Sémillon e freschezza del Sauvignon. Il bicchiere adatto a degustare questo vino è un calice di media ampiezza. Si può degustare da solo come “vino da meditazione”, mentre a tavola possiamo avvicinarlo a prodotti di pasticceria secca oppure sperimentarlo con formaggi stagionati o piccanti come il roquefort o il gorgonzola. CLUB3 25 NOVEMBRE 2006 [LA COPERTINA] 씮 mone di Château d’Yquem, è subentrato (dal 2004) Pierre Lurton, 50 anni, un uomo che di vino se ne intende, visto che dal 1991 è titolare dello Château Cheval Blanc, grand cru (rosso) di Bordeaux fra i più prestigiosi. Con i suoi 65 dipendenti a tempo pieno (più circa 500 stagionali per la vendemmia), Château d’Yquem è un’azienda che conserva una dimensione umana. Pierre Lurton si è impegnato a preservare, e se possibile mi- gliorare, la qualità del vino. Però ha anche un progetto ambizioso: vorrebbe aumentare, fino a raddoppiarla, la produzione annuale, che storicamente non ha mai superato le 100-120 mila bottiglie. Non per questo lo Château d’Yquem diventerà un prodotto di grande consumo venduto nei supermercati. Anche perché, se pure la produzione aumenta, il prezzo di una bottiglia di questo oro liquido non cala. Anzi… 왎 IL GUSTO DELLE DONNE meno bollicine, più qualità Bianco, fruttato, amabile. Ecco il vino che, un tempo, piaceva alle donne. Oggi, invece... V ino bianco, leggero, fruttato, con le bollicine, meglio dolce, comunque amabile. Stiamo parlando delle caratteristiche di un vino che da sempre il mondo femminile predilige. Ma qualcosa sta cambiando. Sicuramente oggi le consumatrici sono più attente alla ricerca della qualità. Un pubblico più curioso, che va oltre il semplice bicchiere di “rosso” o di “bianco” ma si ferma a osservare, a percepire gli aromi e a degustare, non solamente a bere. Insomma, si sta sviluppando una cultura del vino che inevitabilmente trascina anche il mondo femminile a non fermarsi ai gusti tradizionali ma a scoprire nuove sensazioni. Anche le abitudini sono cambiate, le donne amano scegliere una buona bottiglia al ri26 NOVEMBRE 2006 CLUB3 storante, in enoteca o anche al supermercato. Gruppetti di amiche è facile trovarli nei nuovi luoghi del vino, i wine bar, a chiacchierare davanti a calici di vino. E se un tempo la figura del sommelier era prettamente maschile oggi è sempre più facile trovare una figura femminile capace di guidarci nella scelta di un vino. L’Ais (Associazione italiana sommelier) ha più di 32 mila iscritti: il 30% è ormai formato da donne e la tendenza alla crescita del tasso femminile non pare destinata ad arrestarsi. M.B.