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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.40 n.3 Spedizione in A.P. - 45%, comma 20/B - Legge 662/96, Filiale EPI di Modena. Taxe Perçue. Tassa riscossa. Numero 6 Maggio 2002 PaleoItalia Newsletter della Società Paleontologica Italiana MUCCHI - MODENA PALEOITALIA 1 Numero 6 Dopo circa sei mesi dall’ultima uscita, torna PaleoItalia. Non si tratta, però, di un ritardo redazionale, ma delle conseguenze del netto calo dei contributi alle spese di stampa, che il C.N.R. versa (o versava?) alla Società: infatti, per fronteggiare le difficoltà economiche che ne sono scaturite, congiunti al netto incremento dei costi di stampa, il Consiglio Direttivo si è quindi visto costretto a ridurre il numero di fascicoli annuali da tre a due: PaleoItalia assume quindi una cadenza semestrale, con un’uscita in primavera e una in autunno. In ogni caso, la rivista per essere viva ha bisogno dell’aiuto dei soci della Società Paleontologica, con i loro contributi, articoli, segnalazioni di manifestazioni, o con semplici commenti, consigli e critiche. Gli indirizzi, sia di posta ordinaria, sia di posta elettronica sono sempre gli stessi e, come anche le norme per gli autori, sono riportati in ultima pagina… Buona lettura! Carlo Corradini GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I. Bollettino della Società Paleontologica Italiana PaleoItalia Biblioteca Tesoreria Sito web della S.P.I. [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] http://www.spi.unimo.it IN COPERTINA Hoplites heterocosmus Canavari, 1899 Titoniano (Giurassico Sup.), Appennino Centrale Riprodotto da: Canavari, M., 1899, “Hopliti Titoniani dell’Appennino Centrale”, Atti della Società Toscana di Scienze Naturali - Memorie, XVII, 95-104. Tav. 1, fig. 2. PALEOITALIA 2 Cari Consoci, un breve e cordiale saluto, rivolto soprattutto a chi non potrà partecipare alle prossime Giornate di Paleontologia, nel corso delle quali verrà distribuito il presente fascicolo di PaleoItalia. Sento il dovere di richiamare ancora una volta la Vostra attenzione sulla situazione finanziaria della Società, assai precaria e preoccupante. Per il momento non si intravedono soluzioni, ma continuerò con determinazione a chiedere aiuti finanziari al CNR e ad altre istituzioni. Per superare, o meglio attenuare, la crisi personalmente ritengo necessario rivedere la quota sociale adeguandola agli importi richiesti per le altre Società in Italia nell’ambito delle Scienze della Terra. Il prossimo Consiglio direttivo (06.06.2002) esaminerà l’argomento, e le decisioni che verranno prese saranno portate alla Vostra conoscenza e discusse nell’Adunanza generale del giorno successivo. Confidando nella Vostra collaborazione propositiva, Vi saluto con la più grande cordialità. Il Presidente Antonietta Cherchi PALEOITALIA 3 DAI DINOFLAGELLATI AI DINOSAURI UN PERSONAGGIO STRAORDINARIO DOMENICO CORRADINI Quando si ricorda Leonardo da Vinci come genio universale, che seppe racchiudere in sé qualità eccezionali in tanti campi del sapere, si parla di un personaggio unico, irrepetibile, che rappresenta una eccezione nell’universo dei Grandi che hanno lasciato la loro impronta nella storia dell’umanità. Con la dovuta distanza che devo mantenere con Leonardo, penso che personaggi paragonabili a lui, come numero di interessi coltivati ed eccellenza dei risultati conseguiti, ce ne possano essere e ce ne siano stati, anche se non hanno raggiunto l’eccellenza del Genio toscano. E credo di averne conosciuto uno anch’io! Ho avuto la fortuna di allacciare, molti anni fa, grazie agli studi che avevo avviato, rapporti di corrispondenza con uno dei Maestri nel campo dei Dinoflagellati, il canadese di origine inglese William Antony Swithin Sarjeant. Sono riuscito successivamente, nel 1987, ad invitarlo a Modena per un Seminario sulle “Orme dei Dinosauri”, di cui era un’autorità, ed ho avuto il privilegio di accompagnarlo in giro per l’Italia - Venezia e la Toscana - per fargli conoscere le bellezze del nostro Paese. E fu durante quel viag- gio che focalizzai l’affinità elettiva che legava il mio ospite al grande genio di Vinci. Volle recarsi infatti in quel paese e visitare con cura la casa e il Museo di Leonardo e si mostrò interessatissimo agli scritti ed ai libri di antiquariato che parlavano del Grande Maestro toscano. Mi confessò che almeno una volta all’anno ritornava a Londra da Saskatoon per passare a setaccio le librerie e le bancarelle della capitale inglese per cercare testi a lui dedicati, dei quali aveva ormai una notevole raccolta. Questo interesse per Leonardo non si è ancora manifestato, che io sappia, in pubblicazioni o saggi e questo mostra, secondo me, un certo pudore reverenziale nei confronti del nostro grande genio. Per il resto ha pubblicato e si è espresso altrimenti in un’infinita varietà di temi che gli fruttano in continuazione riconoscimenti significativi da parte delle più importanti Accademie scientifiche del mondo. Una di queste, la Royal Society of Canada, lo premiò, qualche anno fa, con la seguente motivazione: “ W.A.S. Sarjeant, dell’Università del Saskatchewan (il paese delle Giubbe Rosse, i leggendari agenti che si coprirono di gloria con le loro imprese in condizioni proibitive - In 4 PALEOITALIA una sua lettera Sarjeant mi sottolineava che, mentre scriveva, fuori casa c’erano 35 gradi sotto zero !-) non ha soltanto pubblicato numerosi articoli significativi sulle impronte di Vertebrati e sul microplancton fossile ma è diventato anche un’autorità nel campo della Storia della Geologia. Il suo libro sui Dinoflagellati viventi e fossili è riconosciuto come testo fondamentale. Le sue pubblicazioni sugli Acritarchi (microplancton organico affine ai dinoflagellati ma di posizione sistematica incerta, comparso come fossile molto prima del Cambriano) sono state estremamente apprezzate. La sua bibliografia internazionale copre tutte le pubblicazioni, in ordine alfabetico, pertinenti la storia della Geologia dagli inizi al 1984 ed è quindi un mezzo insostituibile per tutti i geologi e gli storici della Terra”. Con lo pseudonimo di Antony Swithin (due dei suoi veri nomi) ha pubblicato a Londra quattro novelle di fantasia storico-scientifica in una serie dal titolo “ The perilous Quest for Lyonesse”. Il loro successo ha spinto i geologi marini inglesi a battezzare montagne sottomarine al largo della costa inglese con nomi presi da quei testi, come Swithin e Lyonesse. La poliedrica attività di Sarjeant non si ferma qui. Il professore canadese è anche membro, da oltre venti anni, di un complesso musicale tradizionale canadese, i “Prairie Higglers” ed è stato fatto recentemente socio onorario della “Canadian Society for Traditional Music”. W.A.S. Sarjeant (a sinistra) in compagnia dell’inglese J.D. Dodge (dinoflagellati attuali) al VI Convegno Internazionale sui Dinofla-gellati di Trondheim (Norvegia) del 1998. Ancora, nell’editoria ha ripubblicato testi da tempo esauriti come il classico “Menace from the Moon” del 1924 ed ha scritto numerose pubblicazioni nel famoso Gruppo “Oxford Companion to Crime and Mistery Writing”. Fra queste, un saggio su Sherlock Holmes in cui curiosamente sostiene, con argomenti estremamente convincenti, che il famoso investigatore era, in verità, una donna. E la sua sorprendente versatilità appare nel contatto diretto col prossimo: si adegua all’interlocutore in ogni sua manifestazione, mostrando di conoscere a fondo tutto ciò di PALEOITALIA cui si parla o che si sta facendo. Mentre, una sera, parlavamo a tavola della cucina italiana, mi fece una dotta dissertazione sui vini migliori e quando arrivò il whisky, mi compilò un elenco di malti, con relativi apprezzamenti marcati da un numero maggiore o minore di stelline, che utilizzo ancora quando devo fare una scelta per un acquisto. Quando, schiacciato dalla straordinaria preparazione che mostrava in modo disarmante ogni volta che si parlava di un nuovo argomento, cercai una rivincita in una sfida a biliardo di cui ero discreto cultore grazie ai numerosi anni passati al GUF, la grandiosa sala biliardi che si trovava, prima degli anni 70, davanti all’ingresso dell’Università, solo una fortuna sfacciata mi permise di salvare il prestigio di “killer del tappeto verde” che mi ero conquistato nel tempo…ma non so ancora se a farmi vincere fu la dea bendata o fu un suo gesto di ospitalità!… Solo una volta lo trovai in netta difficoltà, e proprio quando meno me lo aspettavo. Eravamo a Firenze ed avevo deciso di mostrargli, orgoglioso, i capolavori più noti della città. Ma mentre da Santa Croce ci spostavamo verso il centro, tra la calca dei turisti che gremiva le strade in quella calda domenica estiva, di colpo lo vidi impallidire e agitarsi come uno cui era venuta a mancare improvvisamente l’aria. Mi chiese di portarlo subito sul Lungarno, dove avevo lasciato la macchina, perché si sentiva soffocare e quando arrivammo là, volle 5 uscire rapidamente da Firenze. Raggiunta la collina, era già ritornato normale, tranquillo e pronto allo scherzo. Fu quell’episodio che mi fece capire perché William aveva scelto di insegnare in una sperduta Università del Canada, piuttosto che in una sede più prestigiosa come Londra o qualche città degli Stati Uniti. La sua apparente disinvoltura nel muoversi fra la gente cessa quando diventa folla anonima, ressa o calca. Allora lo prende un’ansia incontrollata e la ricerca di un posto tranquillo dove pensare, fantasticare e lavorare: il paese delle Giubbe Rosse, il Saskatchewan. PUBBLICAZIONI SIGNIFICATIVE SARJEANT, W.A.S., 1974, Fossil and living dinoflagellates; Academic Press, London, pp. 1-182, 15 pl. SARJEANT, W.A.S. & DOWNIE, C., 1974, The classification of dinoflagellate cysts above generic level: a discussion and revisions; Symposium on Stratigraphic Palynology; Birbal SahniInstitute of Palaeobotany, Special Publication, 3: 9-32. SARJEANT, W.A.S. et alii, 1987, Glossary and Manual of Tetrapod Footprint Palaeoichnology, Republica Federativa do Brasil, pp. 1-75, 20 pls., Brazil SARJEANT, W.A.S., LACALLI, T. & GAINES, G., 1987, The cysts and skeletal elements of dinoflagellates: speculations on the ecological causes for their morphology and development: Micropaleontology, 33, 1-36. SARJEANT, W.A.S. & ‘MAX’ TAILOR, F. J. R., 1999, Dinoflagellates, fossil and modern: certain unresolved problems: Grana, 38, 186-192. SARJEANT, W.A.S. & STANCLIFFE, R. P. W., 2000, Acritarch taxonomy: certain controverted questions: Modern Geology, 24, 159-176. PALEOITALIA 6 MUSEI PALEONTOLOGICI IL MUSEO DI STORIA NATURALE “AQUILEGIA” DI ASSEMINI - CAGLIARI MINA FARRIS & ROBERTO RIZZO A pochi chilometri da Cagliari, tra alcune delle zone naturalistiche più interessanti della Sardegna, si trova il Museo di Storia Naturale Aquilegia, dal nome della specie botanica endemica sarda Aquilegia nugorensis. Ospitato in un’ala non utilizzata dell’Istituto Tecnico Industriale “M. Giua” di Assemini, gentilmente messa a disposizione dall’Amministrazione Proviniciale di Cagliari, il Museo è tra i pochi del genere esistenti in Sardegna. La scelta di far nascere il museo ad Assemini, una cittadina di oltre 20.000 abitanti dell’hinterland cagliaritano, si deve oltre che alla vicinanza con il capoluogo sardo, quindi a brevissima distanza dal porto e dall’aeroporto, soprattutto alla centralità del sito rispetto ad aree di grande interesse ambientale, quali il complesso delle zone umide di Santa Gilla, inserito nel Progetto Life Natura, l’Oasi del WWF di Monte Arcosu e la Riserva Naturalistica di Monte Lattias, con i boAssemini schi del Gutturu Cagliari Mannu - tra i più estesi dell’Isola - e le antiche miniere di ferro di San Leone e Sant’Antonio. Storia e finalità Inaugurato il 20 febbraio 2000, il Museo Aquilegia corona il sogno di un gruppo di appassionati naturalisti, ricercatori e collezionisti: creare un centro promotore della cultura scientifica, fruibile al grande pubblico, aperto agli aspetti educativi e di salvaguardia del patrimonio ambientale sardo, i cui reperti sono da tempo oggetto di esodi più o meno controllati e consentiti verso collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. A titolo volontario vi collaborano una dozzina di persone, nell’attesa di un decollo finanziario che possa offrire una opportunità occupazionale a diversi livelli. Il comitato promotore comprende esperti e docenti universitari nelle diverse discipline naturalistiche. Un museo naturalistico, oggi, è inteso come un luogo aperto al pubblico, con lo scopo non solo di esporre rigorosamente dei reperti, ma soprattutto di svolgere attività di studio e di ricerca scientifica, nonché di divulgazione e di didattica. PALEOITALIA Il Museo di Storia Naturale Aquilegia possiede questa moderna impostazione e, integrandosi nel territorio, costituisce la prima tappa obbligata dei percorsi naturalistici. E’ anche un veicolo di ricerca delle proprie radici, perché queste non sono solo storico – culturali, ma anche socio – ambientali e naturalistiche. In questo senso l’istituzione museale ben si colloca nel risveglio del bisogno di conoscenza indotto, anche nell’Isola, dalla divulgazione di massa operata dai Media, ma rappresenta solo un primo passo di un progetto di più ampio respiro. Il Museo é gestito dal Comitato pro-fondazione Aquilegia, costituito nel 1998, con il fine di costituire una Fondazione “no profit”, che opererà in campo culturale naturalistico. Le collezioni e gli spazi espositivi Il museo consta per ora di 6 sale di 50 mq ciascuna, che seguono le principali discipline delle scienze naturalistiche. Il percorso espositivo privilegia il criterio sistematico senza trascurare quello estetico. La sezione relativa alla Paleontologia comprende fossili di varia provenienza, ma prevalentemente sardi. Viene offerta una panoramica sulle tipologie di fossilizzazione e di tracce fossili, seguite da un campionario di faune ripartite secondo criteri tassonomici con l’intento di evidenziare le biodiversità. L’esposizione si completa con una selezione di specie sarde sia vegetali sia animali seguendo un ordine cronostratigrafico. 7 Alcuni esemplari di trilobiti esposti nella sala di Paleontologia. Tra i reperti più significativi vanno certamente segnalati quelli del Paleozoico inferiore sardo tra cui spiccano esempi importanti di archeociatine e trilobiti dell’Iglesiente, questi ultimi messi a confronti con i trilobiti giganti del Cambriano del Marocco (gen. Gigantopygus, Paradoxides, Cambropallas). Sono inoltre presenti impronte di meduse (Ichnusa cocozzai) dell’Ordoviciano inferiore del Sarrabus e rarissimi esemplari di graptoliti dell’Iglesiente (Rhabdinopora flabelliformis) di notevole importanza scientifica che hanno consentito di documentare l’esisten- 8 PALEOITALIA za dell’Ordoviciano inferiore nella Formazione di Cabitza già nota per le paleofaune del Cambriano medio. Tra i reperti dell’Ordoviciano superiore va segnalato un esemplare eccezionalmente completo di cistoide (Corylocrinus cf. eurapeus) proveniente da Fluminimaggiore. Del Siluriano sono presenti, tra l’altro, graptoliti dei generi Monograptus e Didimograptus provenienti dalla classica zona a scisti neri di Goni nel Gerrei. Di un certo significato sono anche i reperti fossili vegetali del Carbonifero superiore del Bacino di San Giorgio di Iglesias (gen. Calamites, Annularia, Sphenopteris) dove furono rinvenute le impronte del più vecchio sauropode italiano. Tra i reperti vegetali non paleozoici emergono anche una fronda di palma (gen. Sabal) proveniente dal bacino lignitifero del Sulcis, diversi esemplari di pigne mioceniche della Sardegna centrale e alcuni tronchi silicizzati e carbonizzati della località più classica del Lago Omodeo o di altre località. Della fauna miocenica sarda, oltre ai vari tipi di molluschi, sono presenti anche esemplari ben conservati di specie di granchi, tra cui Neptunus granulatus, di pesci e di sirenidi (gen. Metaxythaerium) del Bosano. La sala dedicata alla Mineralogia ospita la quasi totalità delle specie conosciute nell’Isola, alcune di assoluta rarità o di elevato valore estetico Unico nel suo genere è un cristallo di fayalite lungo ben 30x15 cm proveniente dalla regione di Quirra (Sardegna SE). Considerevoli le calciti sarde per varietà di forme dei cristalli, per le dimensioni e per la loro provenienza da miniere Decapode proveniente da Magomandas (Miocene di Bosa, Sardegna centro-occidentale). PALEOITALIA 9 Scorcio della sala di Mineralogia. ormai inattive (es., la Miniera di San Giovanni a Iglesias). Interessanti anche una fluorite gialla di Santa Lucia - eccezionale per dimensioni dei cristalli -, l’emimorfite azzurra di sa Duchessa, e, del gruppo delle zeoliti, diversi campioni di ferrierite e di analcime di Monastir (CA) e di stilbite di Pula (CA); infine, alcuni campioni non sardi di galena in cristalli. Va segnalata la ricca collezione di micromounts, con molte specie rare tra cui la sabelliite di Is Murvonis (Domusnovas, CA) e la creedite di Funtana Raminosa in Barbagia, e la sezione di Petrologia, dedicata alle rocce sarde. La sezione zoologica è dedicata all’avifauna sarda delle zone umide e alla fauna montana. Due sale ospitano uccelli e mammiferi imbalsa- mati, in parte collocati in vetrine ed in parte distribuiti secondo il loro ambiente su due semplici diorami, riproducenti rispettivamente un ambiente collinare e una zona umida. Si tratta di oltre 200 reperti, anche di grande bellezza e rarità, come alcuni rapaci fra i quali spiccano il Grifone, il Biancone ed il Falco del- Diorama con fauna montana sarda, nella sala di Zoologia. 10 PALEOITALIA la Regina, specie protetta in Sardegna fin dal periodo dei Giudicati. La sala della Malacologia ospita, fra le tante conchiglie, alcuni esemplari di elevata rarità - come la Zoila friendi e la Zoila thersites o come il Conus gloriamaris – e altri di grandi dimensioni come un Syrinx aruanus. La collezione entomologica comprende i principali ordini di insetti, con esemplari provenienti da tutto il mondo, ma prevalentemente coleotteri e lepidotteri; fra questi spiccano cerambicidi, scarabeidi e papilionidi esotici. Ricca di specie endemiche esclusive è la fauna sarda: fra queste la Cycindela campestris saphyrina, o i meno appariscenti tenebrionidi, caratterizzati da un’areale di distribuzione estremamente ridotto. Tra i lepidotteri si possono ammirare gli endemismi del massiccio sardo-corso fra i quali l’Aglais ichnusa, l’Argynnis elisa e la Zygaena corsica. Sono state inoltre preparate alcune “scatole entomologiche” espressamente per la didattica, evidenziando il ruolo degli insetti nei vari ambienti ecologici. L’ultima sala, dedicata alla Botanica, ospita un piccolo erbario, con riferimento all’adattamento delle specie sarde alle condizioni di scarsa acqua ed in particolare la flora dei banchi calcarei costieri. Una volta completato l’allestimento, che prevede altre 4 sale, fino ad occupare circa 700mq di area espositiva, buona parte della spazio sarà dedicato alla ecologia degli ambienti. Inoltre la mineralogia e la Il centro vitale del museo, dove si studiano e si preparano i reperti. PALEOITALIA 11 INFORMAZIONI GENERALI Sede: presso Istituto Tecnico Giua, via Bacaredda 27, 09032 Assemini (CA) Telefono: 070.9458047 E-mail: [email protected] Sito web: www.museoaquilegia.it Orari di apertura: Tutti i giorni, compresa domenica, dalle 16 alle 20 (estivo: 18-22) Come raggiungere il Museo: non distante dal porto di Cagliari e dall’Aeroporto di Elmas, il Museo è raggiungibile sia in auto che in treno (ferrovia Cagliari-Sassari e Cagliari-Iglesias, scendere alla stazione di Assemini) e con puntuali collegamenti di autobus CTM da Cagliari, piazza Matteotti. paleontologia - considerata la ricchezza anche numerica dei campioni - saranno ospitate in più sale, separando i temi di interesse regionale da quelli di interesse più generale. Ulteriori spazi residui saranno utilizzati per esposizioni temporanee, conferenze e convegni. Attività Nel primi due anni di vita, il Museo ha ricevuto un discreto numero di visitatori, ha offerto un servizio di laboratorio didattico alle scuole, di tutoraggio a studenti universitari e di aggiornamento ad insegnanti di discipline naturalistiche; svolgendo contemporaneamente ricerca scientifica. Rappresenta, inoltre, un luogo di confronto per collezionisti ed amatori delle diverse discipline. Organizza mostre naturalistiche nell’ambito di manifestazioni culturali e cittadine di vario tipo. Dal 2001 partecipa come Istituzione partner ad un progetto scolastico tra scuole europee nel quadro del programma comunitario Socrates II . Dal 2002 è socio istituzionale dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS). Tra le altre attività, assieme alla Società Geografica Italiana, al Museo Nazionale dell’Antartide - Felice Ippolito - Università di Trieste, al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Cagliari ed al Rotary Club di Iglesias, ha patrocinato il primo volume dell’opera dal titolo: In Patagonia e nella Terra del Fuoco: Trascrizione dei diarii di Domenico Lovisato sull’esplorazione del 1881-1882, dell’autore Prof. Antonio Assorgia. Alcuni membri dello staff hanno partecipato ad un lavoro di ricerca sui minerali di uranio di Arcu su Linnarbu (Capoterra, CA) in corso di stampa. PALEOITALIA 12 ITINERARI PALEONTOLOGICI UNA PASSEGGIATA IN TERRA TOSCANA MAURO BRUNETTI Questa volta propongo un itinerario che, sfiorando ricordi storici e meraviglie ambientali, attraversa le dolci colline toscane, ricchissime dei resti dell’antico golfo senese risalente al Pliocene, quando un caldo e basso mare riccamente popolato, sovrastava idealmente quelli che oggi sono gli splendidi paesaggi della provincia di Siena, considerati, a ragione, tra i più belli d’Italia. La prima tappa del nostro viaggio è senza dubbio Poggibonsi, pur avendo perduto in gran parte i propri caratteri medioevali a causa dei gravissimi bombardamenti cui fu CASTELFIORENTINO FIRENZE FI R EN Z E Certaldo Ulignano S. Gimignano Poggibonsi Castello Strozzavolpe Colle di Val d’Elsa VOLTERRA SIENA sottoposta durante la seconda guerra mondiale, questa cittadina mantiene ancora alcuni scorci caratteristici, prima fra tutti il Palazzo Pretorio del XIV secolo il cui interno cela un piccolo ma interessantissimo Museo Paleontologico-Archeologico (per informazioni tel. 0577- 9861, altre notizie al sito h t t p : / / w w w. g e o c i t i e s . c o m / CapeCanaveral/Campus/2504/ MuseoPoggibonsi.htm) ricco di reperti fossili della zona e che merita senza dubbio una visita accurata. Tra i reperti più interessanti, i resti di alcuni cetacei tra cui quelli di una balenottera ritrovata qualche anno fa e che presenta una malformazione alla vertebra cervicale (consumo laterale) in quanto dovrebbe essere rimasta chiusa in un bacino piccolo con un’isola centrale e costretta a girare sempre per lo stesso verso, assumendo così una forte “artrosi”. Tra gli altri resti ossei segnalo anche quelli di una Balaena etrusca Capellini,1874, scoperti dal sottoscritto a pochi chilometri da Poggibonsi, lungo la strada che porta a San Gimignano ed attualmente in fase di restauro; inoltre, mi piace segnalare il ritrovamento, nelle sabbie che ricoprivano queste ultime ossa, un grosso dente di Isurus oxyrynchus hastalis (Agassiz, 1843) PALEOITALIA Il Palazzo Pretorio a Poggibonsi, al cui interno si trova il Museo Paleontologico-Archeologico. una specie di squalo che probabilmente predava i cetacei o che si nutriva delle loro carogne. Lasciata Poggibonsi, ci rechiamo nella località detta la Strolla, in direzione della Superstrada per Siena (entrata Poggibonsi centro), si prosegue verso Colle Val d’Elsa e si segue l’indicazione la Strolla (per due volte a sinistra). Si tratta di un’enorme ex cava d’argilla e sabbia che presenta la particolarità, davvero piuttosto rara, soprattutto per il Pliocene toscano, di mostrare una continuità sedimentaria dal Miocene al Pliocene. Si passa dagli strati del Messiniano inferiore (rappresentato da ghiaie e sabbie dei bacini lacustri del Casino) attraverso le argille verdastre a “Congerie” del Messiniano superiore indicatrici di ambiente lagunare sino alle Argille 13 grigie circalitorali profonde della base del Pliocene inferiore su cui poggiano direttamente; proprio da queste argille proviene anche un grosso esemplare di Coralliophila al momento in fase di studio. La serie della Strolla dimostrando così il suo carattere d’eccezionalità, prosegue ancora verso l’alto, sino alle sabbie del Pliocene medio-superiore, e passa, schematizzando, dalle argille di cui sopra ai conglomerati di C. Stieri del Pliocene medio-inferiore, cui segue uno strato di sabbie argillose organogene ricchissimo di malacofauna ed un altro ancora delle argille grigie di B.ro Carfini su cui poggiano infine le già citate sabbie gialle della Talciona del Pliocene medio-superiore. Si tratta insomma di una vera e propria vetrina geologica che abbraccia con continuità un periodo di svariati milioni d’anni. Purtroppo il sito è as- Dente di Isurus oxyrynchus hastalis (Agassiz, 1843), proveniente dall’area di Poggibonsi. Il reperto è alto 32 mm. 14 PALEOITALIA Coralliophila sp. del Pliocene inferiore. La Strolla. sai poco valorizzato: infatti, gli strati forse più interessanti, quelli del contatto tra la fine del Miocene e l’inizio del Pliocene sono quasi completamente inerbiti e quindi anche difficilmente riconoscibili; inoltre sia le frane dovute all’ex cava, sia i lavori agricoli negli strati sovrastanti, stanno lentamente distruggendo ogni cosa. Tornando verso Poggibonsi, consiglio vivamente una breve visita al Castello di Strozzavolpe (sulla destra a circa 3 Km dal paese). Pur essendo di proprietà privata, e quindi con l’interno non visitabile, merita veramente una sosta per l’atmosfera “altomedioevale” che vi si respira. Come ogni maniero che si rispetti è ricco di leggende, tra cui quella da cui prende il nome e che racconta che il luogo in cui ora sor- ge il castello, fosse anticamente abitato da un’enorme e ferocissima volpe che fu impiccata ed i cui resti furono trasformati in oro da uno stregone del posto, seppelliti sotto le mura e difesi con tenacia da tre fantasmi di cavalieri armati di tutto punto. Se riuscite a non spaventarvi troppo e a continuare a muovervi, consiglio di tornare a Poggibonsi e proseguire verso San Gimignano, dopo circa quattro chilometri si arriva ad un bivio, girate a sinistra, verso Colle Val d’Elsa, dopo 300 metri sulla sinistra appare quella che, il compianto Prof. Andrea Travaglini di Riccione aveva coloritamente soprannominata la “vigna dei miracoli”. Tra i filari di vite, con un po’ di fortuna, si pos- La “vigna dei miracoli”, tra Poggibonsi e Gan Gimignano. PALEOITALIA sono rinvenire parecchie specie di gasteropodi e bivalvi di facies infralitorale, molti dei quali con ancora le colorazioni originarie: nella foto qui sotto è riportato un piccolo esempio. A questo punto merita certamente una visita San Gimignano, di cui credo sia inutile tessere le lodi. Questa cittadina, patria dell’ottima Vernaccia, si può solo definire come un gioiello medioevale con le sue torri e le sue mura ancora intatte ed il caratteristico Museo della Tortura. Edificata su uno dei colli che domina la Val d’Elsa, costituisce un’eccezionale testimonianza dell’urbanistica medioevale in Toscana. San Gimignano si sviluppa tra il IX e il XII secolo e diviene sede di un importante mercato, visti i suoi 15 facili collegamenti con il resto della regione resi possibili dall’incrocio con i due importanti assi stradali della “Via Francigena” e la Via Pisana che conduceva verso il mare. Dopo la visita consiglio una passeggiata lungo i campi che costeggiano la strada che da San Geminiano si dirige ad Ulignano ricchi di piccoli affioramenti che vanno dal Pliocene inferiore al Pliocene medio e caratterizzati molto spesso da una gran quantità di Petaloconchus glomeratus (Linneo, 1758). Probabilmente questa specie formava delle piccole barriere organogene simili a quelle attuali presenti nel Mar Mediterraneo e definite come “trottoir” o marciapiede a Vermetus. Se vi è rimasto ancora un po’ di tempo dirigetevi da Alcuni esemplari raccolti nella “vigna dei miracoli”. Da sinistra : Conus pecchiolii Crosse, 1865, Conus pyrula (Brocchi, 1814) e Mitrella scripta (Linneo, 1758). 16 PALEOITALIA Ulignano verso Certaldo, anche in questo caso merita veramente una visita la parte antica della cittadina (Certaldo alta) patria del Boccaccio e che potrete raggiungere con una comoda e caratteristica funicolare. Vi consiglio d’informarvi alla Pro Loco del paese (0571- 652730) sulle numerose feste in costume, che vi si svolgono e che riescono a regalare veramente emozioni d’altri tempi. L’ultima tappa del nostro viaggio ci conduce nell’ex cava d’argilla di Certaldo (1 Km circa a destra dopo il paese, in direzione di Castelfiorentino) anche qui, tra le argille grigio-azzurre non vi sarà difficile ritrovare interessanti resti della fauna che popolava quella zona durante il Pliocene medio e qui, tra le rotonde colline intrise di vini e di storia, termina il nostro viaggio. PALEOITALIA 17 Notizie italiane a cura di Carlo Corradini Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico. MICRORNAMENTAZIONI IN CONCHIGLIE EMBRIONALI DI AMMONITI TRIASSICHE Le micro-ornamentazioni nella parte embrionale delle conchiglie di vari subordini di ammoniti sono state descritte da tempo. Il materiale raccolto nella Formazione di San Cassiano (Triassico superiore delle Dolomiti) ha consentito di osservare per la prima volta tali ornamentazioni anche nelle ceratiti. Si tratta di tubercoli del diametro di circa 4 micron e di forma pseudoesagonale, irregolarmente disposti. Questi ceratiti presentano anche simili ornamentazioni nella conchiglia post-embrionale e probabilmente sarebbero dovute alla crescita del margine del mantello e corrisponderebbero all’ornamentazione del periostraco. LANDMAN N.H., BIZZARINI F., TANABE K., MAPES R.H. & KULICKI C., 2001, Microornamentation on the embryonic and postembryonic shells of Triassic ceratites (Ammonoidea). American Malacological Bulletin, 16 (1/2), 1-12 [in inglese]. CICLI EUSTATICI NEL PALEOZOICO DELLE ALPI CARNICHE E’ stato da tempo dimostrato come, almeno in certi periodi, i diversi generi di conodonti vivessero in ambienti diversi rispetto alla linea di costa, e che quindi il ritrovamento di un genere piuttosto che di un altro indica un diverso contesto paleoecologico. Lo studio delle faune a conodonti provenienti da numerose sezioni nel Devoniano Superiore e nel Carbonifero Inferiore delle Alpi Carniche ha quindi consentito di applicare i modelli delle biofacies, basati sull’abbondanza relativa dei generi presenti, nell’area investigata e di arrivare a tracciare una curva locale delle variazioni eustatiche. PERRI M.C. & SPALLETTA C., 2000, Late Devonian-Early Carboniferous transgressions and regressions in the Carnic Alps (Italy). Records of the Western Australia Museum, suppl.58, 305-319 [in inglese]. 18 PALEOITALIA OSTRACODI CARBONIFERI DELLE ALPI CARNICHE Notizie italiane Le faune di ostracodi kirkbyoidi del Carbonifero superiore delle Alpi Carniche e della regione Cantabrica mostrano una notevole affinità e numerose specie (es. Kirkbya carniacantabrica) sono presenti in entrambe le aree geografiche. Sono quindi confermate le relazioni paleobiogeografiche tra la Cantabria e le Alpi Carniche, precedentemente documentate solo tramite i brachiopodi. SANCHEZ DE POSADA L.C. &FOHRER B., 2001, Kirkbyoid ostracodes (Upper Carboniferous) from the Cantabrian Mountains (Spain) and Carnic Alps (Austria and Italy). Journal of Paleontology, 75 (5), 972-984 [in inglese]. IL PIU’ ANTICO NAUTILOIDE DELLA SARDEGNA La descrizione del cefalopode nautiloideo Cameroceras cf. vertebrale proveniente dall’Ordoviciano Inferiore della Sardegna sud-orientale costituisce la prima segnalazione della specie in tutta l’area mediterranea; inoltre, il ritrovamento rappresenta il più antico cefalopode fino ad ora trovato nell’isola. GNOLI M. & PILLOLA G.L., 2002, The oldest nautiloid cephalopod of Sardinia: Cameroceras cf. vertebrale (Eichwald, 1860) from the Arenig (Early Ordovician) of Tacconis (South East Sardinia) and remarks on the associated biota. Neues Jahrbuch fur Geologie und Paläontologie, 2002 (1), 19-26 141 [in inglese]. FLORE LADINICHE DELLE DOLOMITI La Formazione di Wengen è datata al Triassico Medio (Ladinico) ed è molto estesa nell’area Dolomitica. Abbondanti collezioni di piante fossili sono note da tempo (v. anche Kustatscher in PaleoItalia n.4) e provengono da numerose località. La composizione floristica, principalmente costituita da conifere e felci, è risultata significativamente diversa da quella di altre località europee coeve. WACHTLER M. & VAN KONJINENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2001, The fossil flora of the Wengen Formation (Ladinian) in the Dolomites (Italy). Beiträge zur Paläontologie 25, 105-141 [in inglese]. PALEOITALIA AFFINITA’ ESOTICHE DELLE FLORE PLIOCENICHE ITALIANE 19 Notizie italiane Lo studio delle flore Plioceniche del Nord e Centro Italia ha dimostrato come sia presente una forte affinità esotica, con forti analogie con le flore dell’Asia Orientale. L’analisi morfologica e “anatomica” di semi e frutti ha inoltre consentito di descrivere due nuove specie (Mallotus maii e Meliosma canavesana) e di rivedere la posizione tassonomica di alcune altre. MARTINETTO E., 2001, Studies on some exotic elements of the Pliocene floras of Italy. Palaeontographica B, 259, 149-166 [in inglese]. IMPRONTE DI TETRAPODI PERMIANI IN VAL BREMBANA Sono state studiate oltre un centinaio di impronte di rettili e anfibi permiani scoperti nella Formazione del Collio, in Val Brembana (Lombardia). L’associazione è risultata molto simile ad altre coeve, sia in aree vicine, sia dell’Europa Centrale e del Nord-America. SANTI G. & KRIEGER C., 2001, Lower Permian tetrapod footprints from Brembana Valley – Orobic Basin – (Lombardy, Northern Italy). Revue de Paléobiologie, 20 (1), 45-68 [in inglese]. IMPRONTE DI TETRAPODI NEL TRIASSICO DELLA VAL DI NON Le arenarie anisiche (Triassico Medio) della Val di Non (Trento) conservano tracce di arcosauri e di altri rettili; lo stato di conservazione è ottimo, tanto che si sono conservati anche i dettagli della superficie plantare e palmare. E’ stato così possibile osservare che la morfologia epidermica di Synaptichnium è simile non tanto a quella dei chiroteridi, quanto a quella dei più primitivi lepidosauri. AVANZINI M., 2000, Synaptichnium tracks with skin impressions from the Anisian (Middle Triassic) of the Southern Alps (Val di Non – Italy). Ichnos, 7 (4), 243-251 [in inglese]. 20 PALEOITALIA FORAMINIFERI MAASTRICHTIANI DEL LAZIO Notizie italiane Il primo ritrovamento in Italia, nel Lazio meridionale, del foraminifero Sivasella monolateralis, importante marker stratigrafico del Maastrichtiano, è stata anche l’occasione per una revisione sistematica del genere e per la proposta della nuova sottofamiglia Sivasellinae. CHIOCCHINI M. & MANCINELLI A., 2001, Sivasella monolateralis Sirel and Gunduz, 1978 (Foraminiferida) in the Maastrichtian of Latium (Italy). Revue de Micropaléontologie, 44 (4), 267-277 [in inglese]. ALGHE CALCAREE MESOZOICHE DELL’APPENNINO CENTRALE I sedimenti di piattaforma carbonatica del Mesozoico del Lazio meridionale e dell’Abruzzo hanno fornito una ricca associazione di alghe calcaree. Sono state descritte 18 specie, molte delle quali sono segnalate per la prima volta in Italia, appartenenti a quattro generi, che hanno consentito considerazioni stratigrafiche e paleoecologiche, oltre a correlazioni con sedimenti coevi di altre aree della Tetide. MANCINELLI A. & FERRANDES D., 2001, Mesozoic cyanobacteria and calcareous ? algae of the Apennine Platform (Latium and Abruzzi, Italy). Geobios, 34 (5), 533-546 [in inglese]. BRACHIOPODI GIURASSICI DELL’UMBRIA Una Fauna caratterizzata dal brachiopode Koninckella è stata segnalata per la prima volta in Italia nei pressi di Foligno, in Umbria, in tre sezioni vicine alla sezione tipo delle Marne di M. Serrone. La fauna comprende anche ammoniti, bivalvi, gasteropodi, echinidi e crinoidi. Il ritrovamento consente correlazioni stratigrafiche con faune analoghe del Portogallo e dell’Africa settentrionale. POZZA G.C. & BAGAGLIA A., 2001, A Koninckella fauna from the s.s. type-locality of the Marne di M. Serrone Formation (Umbria, Central Italy, Northern Apennine). 1 part. Revue de Paléobiologie, 20(1), 19-29 [in inglese]. PALEOITALIA ORSI DELLE CAVERNE NEL CARSO TRIESTINO 21 Notizie italiane La grotta di Pocala, nei pressi di Trieste è nota da molto tempo per l’abbondanza di resti di orsi delle caverne. L’idea di creare un “museo della grotta” e la volontà di riprendere le ricerche hanno fornito lo spunto per una ricostruzione storica dei precedenti scavi e per la realizzazione di nuove prospezioni stratigrafiche nell’area della grotta. CALLIGARIS R., 2000, Die Kernhorungen in der Pocala Höle bei Triest (Italien). Beitrage in Paläontologie, 25, 153-159 [in italiano e tedesco]. 65 milioni di anni fa... Cari telespettatori, per i prossimi giorni aspettatevi un’intensa attività precipitativa meteo-ritica PALEOITALIA 22 Paleo news a cura di Paolo Serventi EVOLUZIONE DEL MAMMUTH LANOSO Tutti sanno che cos’è il mammuth lanoso (Mammuthus primigenius), ma quando e dove esattamente questo “simbolo” delle glaciazioni sia comparso e come si sia evoluto è ancora un mistero. Un recente studio condotto da A. Lister, dell’University College di Londra, e da A. Sher dell’Accademia delle Scienze Russa, afferma che i mammuth comparvero per la prima volta nella parte orientale della Siberia tra gli 800.000 e i 500.000 anni fa, per poi diffondersi verso Ovest in Europa. Lister e Sher ritengono che il mammuth si sia evoluto dalla forma ancestrale Mammuthus trogontherii, secondo un processo evolutivo analogo a quello teorizzato dagli “equilibri intermittenti”. Tuttavia i due ricercatori ammettono anche che il processo potrebbe non essere stato del tutto lineare, in quanto ci potrebbero essere stati incroci lungo il percorso evolutivo con specie ancestrali. L’indagine si è basata su un gran numero di denti fossili, che mostrano variazioni nella forme, probabilmente dovuti a cambiamenti nel tipo di alimentazione. L’elefante lanoso arrivò in Nord America circa 100.000 anni fa per poi estinguersi totalmente circa 10.000 anni fa. (Science, 2 novembre 2001) MORTE DI GRUPPO DI MEDUSE CAMBRIANE Una finestra sul mondo del tardo Cambriano, circa 495 milioni di anni fa, si è aperta grazie a un eccezionale ritrovamento. In una cava nel nord del Wisconsin (USA) è stato rinvenuto, su uno strato di arenaria, uno spettacolare deposito di meduse fossili composto da centinaia di impronte circolari con diametri variabili dai 10 ai 50 cm. Secondo J. Hagadorn del California Institute of Technology, questi fossili rappresenterebbero uno spiaggiamento di massa di meduse su litorali (o forse lagune) senza frangenti. La loro conservazione sarebbe da imputarsi al fatto che gli “spazzini” terrestri alla fine del Cambriano non erano ancora comparsi. (Geology, febbraio, 2002) L’ESTINZIONE DI FINE DEVONIANO FU UNA DELLE “5 GRANDI”? E’ risaputo che la storia della vita sulla Terra è stata segnata da cinque grandi estinzioni di massa, oltre che da numerose altre di minore importanza. Due studi recenti mettono però in dubbio che l’estinzione del tardo Devoniano, avvenuta circa 365 milioni di anni fa, sia realmente stata una delle “5 grandi”. In occasione dell’incontro annuale della Geological Society of PALEOITALIA 23 Paleo news America, tenutosi a Boston all’inizio dello scorso novembre, R. Bambach e A. Knoll dell’Università di Harvard hanno supposto che il declino nella biodiversità marina, osservato nel tardo Devoniano, fosse causato più dalla diminuzione nella comparsa di nuove specie che da un aumento nella scomparsa di quelle “vecchie”. A conferma di quanto detto, durante lo stesso congresso, l’equipe di J. Waters, dell’Università di West Georgia State, ha presentato nuovi dati sulle faune a echinodermi dello stesso periodo al di fuori del Nord America e dell’Europa dimostrando che il calo nella loro diversità non fu così marcato come precedentemente supposto. (American Paleontologist, 9 (4), novembre 2001) CRANI DI SAUROPODI IN UOVA CRETACICHE I Titanosauri furono un gruppo di sauropodi che vissero nell’attuale Sud America durante il Cretaceo, tra i 80-100 milioni di anni fa. Di questo gruppo di dinosauri erano stati ritrovati pochi scheletri incompleti e pochissimi crani, fino a quando, recentemente, sono stati rinvenuti in Patagonia, in rocce datate tra i 70 e i 90 milioni di anni, numerosi crani completi all’interno…delle uova! fatto questo già di per sé eccezionale visto la rarità nei ritrovamenti di embrioni di dinosauri. La nuova scoperta è opera di alcuni ricercatori argentini e di L. Chiappe del Museo di Storia Naturale di Los Angeles. (Science, 28 settembre 2001). Guardali, caro! Non sono un’amore? Assomigliano tutti a te!!! 24 PALEOITALIA Paleo news IL GRADO DI PARENTELA TRA GLI ARTROPODI Gli Artropodi attuali vengono suddivisi in cinque gruppi principali: Esapoda (insetti), Crustacea (gamberi e granchi), Myriapoda (millepiedi), Chelicerata (ragni e scorpioni) e Pycnogonida (ragni di mare). È ormai accettato che questi gruppi probabilmente si separarono tra di loro nel pre-Cambriano, circa 544 milioni di anni fa, tuttavia i rapporti di “parentela”sono ancora poco chiari e fonte di accese discussioni. Due nuovi studi, entrambi comparsi sul numero del 13 settembre di Nature, “tentano” di risolvere la questione, ma per quanto fornisca- no un buon numero di nuovi dati, arrivano a conclusioni diverse! Infatti, Ui Wook Hwang e i colleghi dell’Università di Kyungpook in Corea, che tra l’altro hanno presentato la prima sequenza completa del DNA mitocondriale di un centipiede, suggeriscono che i miriapodi sarebbero strettamente imparentati con i chelicerati, mentre gli esapodi, sarebbero più vicini ai crostacei. Viceversa l’equipe di G. Giribet (Harvard) esaminando non solo il DNA mitocondriale e nucleare, ma anche 303 caratteri morfologici, ha concluso che gli esapodi, crostacei e miriapodi formano un gruppo coerente. PALEOITALIA 25 PALEOWEB a cura di Maurizio Gnoli Dinosauri in Italia ed altro Eccomi ancora al Paleoweb. Siamo al n.6 e questa volta vi porgo un invito a siti (quasi) tutti Italiani. Finora la nostra rubrica ha riguardato vari URL italiani riguardanti fossili invertebrati con particolare attenzione alle malacofaune fossili a molluschi (PaleoItalia 4). Ora vi invito a: http://www.paleoweb.it/. La novità sta nel fatto che non voglio suggerire nulla! Lascio a ciascuno il piacere della scoperta di cosa “Arianna”, “Anna & Marco” & Co. sono riusciti a mettere assieme. A voi la scelta! Per chi fosse, forse la maggioranza, interessato ai vertebrati italiani, vorrei suggerire una visitina a: http:// www.geocities.com/CapeCanaveral/ Galaxy/8152/italianlinks.html dove trovate quasi tutto sul sito di Pietraroia e su Scipionix samniticus detto appunto “Ciro” che grazie ad un articolo apparso sulla prestigiosa rivista «Nature» a firma di C. Dal Sasso & M. Signore ha rivoluzionato l’idea dei vertebrati fossili italiani, risultando nuovo alla scienza e peculiare per la conservazione anche delle parti molli come intestino e fegato: se lo volete vedere andate al sito: http://www.repubblica.it/ online/cultura_scienze/dinosauro/galleria/galleria.html, cliccando su «galleria d’immagini» vi caverete la voglia! Altro ritrovamento italiano riguarda un ittiosauro primitivo, privo di pinna caudale e dorsale, risultato anche lui nuovo alla scienza, rinvenuto una decina di anni fa nella località fossilifera di Besano (VA) da cui il nome Besanosaurus leptorhynchus. Informazioni sui suoi resti fossili, quasi in posizione anatomica, e relativa ricostruzione sono raggiungibili nel 26 PALEOITALIA sito: http://www.valceresio.org/ ittio/4.17_bes.htm. Altro ritrovamento italiano che qui riporto riguarda un rettile volante trovato a Cene (BG), località che in seguito si è rivelata un vero «Fossil Lagerstätten» sia per ricchezza che varietà. Si tratta dello pterodattilo Eurimorphodon ranzii, fra i più antichi pterodattili conosciuti (Triassico, Norico, 220-210 Ma) che fa bella mostra di se al: http://www.scienzenaturali.com/ lw/museocaffi/eurimorphodon_ranzii.htm. Indubbiamente anche il territorio nazionale, che comprende fra quelle di “Lavini di Marco” a Rovereto (TN) ed Altamura nelle Murge (BA) più di 30.000 “repichnia”orme di “dino” ed i suddetti ritrovamenti, può stare alla pari, per le peculiarità dei suoi fossili, agli altri siti paleontologici del Nuovo Mondo che ci sono sempre “rintronati” nelle orecchie e spesso riportati dai media. A complemento di tutto fate anche un salto a: http:// www.erl.rcs.it/home/scienze/apprscienze1.html. Mi sembra giusto a questo punto, ed a proposito, arricchire il bagaglio culturale facendo la conoscenza di una località fossile che tanto ha fatto parlare di se per i suoi «rettili-mammiferi» che si trova in Sud Africa! Credetemi ne vale la pena! Facciamo una puntata vicino alla terra dei diamanti nel « Karoo». Andiamo all’URL del Museo di Cape Town (Città del Capo) tanto per capire queste eccezionali forme “di transizione”: http://www.museums.org.za/sam/ resource/palaeo/cluver/index.html ancora a Voi la scelta. Fieri Nostromi! Navigate, navigate, il vento è favorevole! E’ in Inglese, però le immagini sono tante e tutte interessanti! Alla prossima… La Società Paleontologica Italiana ha attivato il sito web all’indirizzo http://www.spi.unimo.it PALEOITALIA RESOCONTI DI CONVEGNI 27 Toscana-Umbria-Lazio, 13-17 giugno 2001 EUROMAM 2001: UN FIELD-TRIP PER ONORARE L’ATTIVITÀ SCIENTIFICA DEL PROF. AUGUSTO AZZAROLI LORENZO ROOK Si è svolto dal 13 al 17 giugno un field-trip organizzato in occasione degli 80 anni del prof. Augusto Azzaroli. Il prof. Augusto Azzaroli ha da sempre svolto attività didattica e di ricerca all’interno dell’università. Tenuto il suo primo incarico presso l’Università di Bari, dal 1961 al 1989 ha coperto la cattedra di Paleontologia presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Firenze dove ha dato vita al Museo di Geologia e Paleontologia (oggi sezione del Museo di Storia Naturale), da lui diretto dal 1976 sino al suo recente pensionamento. Ricercatore eclettico e creativo, ha portato la ricerca italiana nel campo della paleontologia dei vertebrati ad acquisire un respiro internazionale. Nella sua lunga carriera scientifica oltre allo studio dei mammiferi fossili quaternari, suo principale interesse, ha affrontato problemi che spaziano dalla Micropaleontologia alla Geologia. Nominato “Professore Emerito” ancora oggi, a ottanta anni compiuti, Il prof. Azzaroli continua con passione ed energia la sua attività di ricerca. Il prof. Augusto Azzaroli è presidente onorario della European Quaternary Mammal Research Association (EuroMam), una associazione cui afferiscono studiosi che si occupano di differenti aspetti concernenti i mammiferi fossili del Quaternario europeo. Uno degli obiettivi principali di EuroMam è quello di promuovere la discussione in ambito internazionale e di stimolare nuove ricerche in vari ambiti di studio, dai mammiferi fossili del Quaternario, al paleoambiente, alla stratigrafia. Questi obiettivi sono perseguiti mediante la pubblicazione di una newsletter e con l’organizzazione di escursioni in aree e località importanti per la stratigrafia del Quaternario continentale. Una di queste aree è senza ombra di dubbio l’Italia centrale con le sue successioni del Pleistocene inferiore e medio. Per questo il “Gruppo Informale di Paleontologia dei Vertebrati” si è impegnato per organizzare in Italia l’edizione 2001 di EuroMam, focalizzando i tre giorni di escursione sulle località del Villafranchiano e del Galeriano della Toscana (Valdarno Superiore), Umbria (alto Bacino Tiberino) e del Lazio (Campagna Romana). La scelta di organizzare EuroMam in 28 PALEOITALIA Il 16 giugno, ultimo giorno di escursione, presso la Cantina Sociale di Torre in Pietra, non sono mancati i momenti di festa. Il prof. Azzaroli con indosso la maglietta con il logo dell’iniziativa (preparata dai paleontologi de “La Sapienza”) partecipa agli inevitabili brindisi. Italia nel 2001 non è stata del tutto casuale, quest’anno infatti Augusto Azzaroli ha raggiunto il significativo traguardo degli ottanta anni e questa è stata così l’occasione per onorare adeguatamente, in un contesto internazionale, la sua lunga carriera scientifica. EuroMam 2001 ha dato inoltre lo spunto per concretizzare una iniziativa che il Gruppo Informale di Paleontologia dei Vertebrati aveva in animo sino dalla nomina a professore emerito di Augusto Azzaroli: pubblicare un volume sul- la stratigrafia continentale del Neogene e Quaternario a lui dedicato per onorare la sua carriera scientifica ed il suo significativo contributo alla sistematica dei mammiferi fossili e alla biocronologia continentale. La Società Paleontologica Italiana ha aderito con entusiasmo a questa proposta ed ha messo a disposizione un fascicolo del Bollettino (il n° 2 del volume 40) per un numero speciale dal titolo “Neogene and Quaternary continental stratigraphy and mammal evolution. Papers in PALEOITALIA honour of Prof. Augusto Azzaroli’s outstanding contribution in Geology and Paleontology”. Il volume è stato presentato il 13 giugno in occasione dell’apertura di EuroMam 2001, nei locali della Sezione di Geologia e Paleontologia del Museo di Storia Naturale Nei giorni successivi sono state visitate le principali località del Valdarno Superiore, della Alta Val Tiberina e della Campagna Romana. Alla manifestazione, realizzata 29 sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica, hanno partecipato oltre settanta studiosi provenienti da vari paesi europei e dagli USA. Grazie al contributo finanziario di varie istituzioni (Monte dei Paschi di Siena, Università di Firenze, Università di Roma “La Sapienza”, Terza Università di Roma, Federazione Italiana di Scienze della Terra) è stato possibile invitare e coprire le spese di soggiorno ad un nutrito gruppo di studiosi dei paesi dell’ex Unione Sovietica. PALEOITALIA 30 Agenda Congressi e convegni 81a Riunione estiva della Società Geologica Italiana Società Paleontologica Italiana Cinematiche collisionali: tra esumazione e sedimentazione Escursione Triennale della SPI 10-12 settembre 2002 Torino Sito web: http://www.csg.to.cnr.it/ resgi2002.htm 6th International Symposium on the Jurassic System Sardegna 2002 8-14 ottobre 2002 Sardegna Per informazioni: [email protected] Sito web: http://www.spi.unimo.it; http:// web.tiscali.it/sardinia2002 Per ulteriori informazioni e la seconda circolare vedere la finestra a pag. 32-34 Segnaliamo anche alcuni congressi che non si terranno in Italia, ma molto vicini ai nostri confini 12-22 settembre 2002 Palermo Per informazioni: Luca Martire - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino, via Accademia delle Scienze 5, 10123 Torino. Fax: 011 541755; e-mail: [email protected] Sito web: http://www.dst.unito.it/6thISJS Per ulteriori informazioni vedere la finestra a pag. 31. Sixth International Congress on Rudists settembre 2002 Pola (Croazia) Per informazioni: Alisa Martek - Institut of Geology - Sachsova 2 - 10000 Zagreb Croatia. e-mail: [email protected] PALEOITALIA 31 Mostre I DINOSAURI PIUMATI DELLA CINA Ancona - Mole Vanvitelliana 11 maggio - 29 settembre 2002 Orari di apertura: mattino 10.00-13.00 pomeriggio 16.30-19.30 lunedì chiuso per informazioni e prenotazioni [email protected] tel 071 54954 oppure 071 54958 sito web www.scienze.unian.it/dinosauri/ I.U.G.S. – Sottocommissione Internazionale sulla Stratigrafia del Giurassico VI SIMPOSIO INTERNAZIONALE SUL SISTEMA GIURASSICO Palermo 12-22 Settembre 2002 Questo Simposio è organizzato sotto gli auspici della Sottocommissione Internazionale sulla Stratigrafia del Giurassico, con il contributo finanziario del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. La Sottocommissione, i suoi Working Groups e vari progetti IGCP si incontreranno durante il Simposio. Sono previste sessioni scientifiche speciali tra cui: controllo tettonico sulla sedimentazione in margini continentali divergenti; tafonomia e diagenesi in successioni condensate; relazioni paleobiogeografiche tra i dominii Tetisiano e Peritetisiano. I più rilevanti aspetti biostratigrafici, sedimentologici e paleostrutturali delle successioni carbonatiche giurassiche saranno l’oggetto di alcune escursioni in Sicilia occidentale e in altre regioni italiane. Sito Web: www.dst.unito.it/6thISJS Segreteria: Dott. Luca Martire -Dipartimento di Scienze della Terra, Via Accademia delle Scienze 5 - 10123 Torino. fax: 011 541755; e-mail: [email protected] 32 PALEOITALIA Società Paleontologica Italiana Escursione triennale SARDEGNA 2002 8-14 ottobre 2002 seconda circolare La Società Paleontologica Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra di Cagliari e la Paläontologische Gesellschaft (Germania), organizza la consueta escursione triennale, da martedì 8 a lunedì 14 ottobre, 2002, in Sardegna. L’escursione durerà 6 giorni e visiterà numerose località fossilifere in diverse aree dell’Isola, in particolare nelle regioni dell’Iglesiente, Sarcidano, Sarrabus e Nurra. La grande varietà degli affioramenti fossiliferi e la qualità dell’esposizione, fanno della Sardegna un ottimo campo di studio. Per questo motivo, paleontologi e geologi di tutta Europa vi hanno lavorato fin dal XIX secolo pubblicando importanti monografie. In tempi più recenti, studi geodinamici hanno messo in evidenza il ruolo chiave della Sardegna nell’interpretazione della storia geologica del Mediterraneo occidentale, risvegliando un nuovo interesse per la geologia dell’Isola. In questo contesto di ricerche multidisciplinari, gli studi paleontologici hanno avuto grande risalto. L’escursione sarà guidata da specialisti di numerose università italiane ed europee, risultando quindi un’occasione di scambio di idee e informazioni ed un collegamento tra scienziati di scuole diverse. PROGRAMMA 8 ottobre Arrivo dei partecipanti e ritrovo nel primo pomeriggio all’aeroporto di Cagliari - Elmas. Partenza per l’Iglesiente (Sardegna SW) e visita ad una località ad archeociati e calcimicrobi del Cambriano inferiore. 9 ottobre Iglesiente: Faune fossili del Cambriano inferiore, medio e superiore (trilobiti, ecc.); transizione Cambro-Ordoviciana e sequenze fossilifere del Caradoc-Ashgill. 10 ottobre Gerrei (Sardegna SE): Sequenze siluriane e devoniane (graptoliti, crinoidi, tentaculitidi, ecc.); scisti neri, Ockerkalk. 11 ottobre Nurra (Sardegna NW): Piattaforma carbonatica mesozoica: Trias fossilifero in facies germanica, macroforaminiferi del Lias – Dogger. Permo-Trias in facies continentale. Visita al Nuraghe Palmavera (12001000 a.C.). 12 ottobre Nurra: Cretaceo inferiore: facies purbeckiana (ostracodi e alghe), Valanginiano-Barremiano in facies urgoniana (rudiste, chetetidi, macroforaminiferi, alghe verdi). Cretaceo medio: orizzonte a bauxite. Piattaforma carbonatica di tipo Foramol a rudiste, macroforaminiferi e alghe rosse del Cretaceo superiore (Coniaciano-Santoniano). PALEOITALIA 33 13 ottobre Sarcidano (Sardegna centrale): Depositi carbonatici di tipo Foramol del Miocene inferiore a Lithothamnium, briozoi, molluschi, ecc.. Esempio di sedimentazione in regime di rifting. Visita al Complesso Nuragico di Barumini (1500-1300 a.C.). 14 ottobre Partenza dei partecipanti da Cagliari. INFORMAZIONI GENERALI Ritrovo dei Partecipanti. E’fissato all’Aeroporto di Cagliari – Elmas alle ore 15.3016.00 di giovedì 8 ottobre 2002. I Partecipanti arriveranno a Cagliari autonomamente. Il libro-guida verrà consegnato alla partenza dell’escursione. Sistemazione alberghiera. Gli hotel saranno minimo 3 stelle. La sistemazione prevista è in camera doppia da dividere con un collega. Chi avesse particolari preferenze riguardo il collega con cui dividere la stanza è pregato di indicarlo nel Form. In caso contrario, sarà la Segreteria ad effettuare gli abbinamenti. E’ disponibile un ridottissimo numero di camere singole, che saranno assegnate in ordine di prenotazione, al costo aggiuntivo di 150 € (per 6 notti). I partecipanti sono pregati di contattare la Segreteria per controllare la disponibilità. Quota di partecipazione: La quota di partecipazione è fissata in 680 € ed include: Hotel (in camera doppia) e tutti i pasti dalla cena dell’8 ottobre alla colazione del 14, bus durante l’escursione, libro guida. Registrazione: Per registrarsi compilare il modulo sul retro sotto e pagare la quota di partecipazione, possibilmente tramite bonifico, o con assegno personale (non inviare contanti), secondo le indicazioni a pag 34. Prima di effettuare il versamento, si consiglia di contattare la segreteria (indirizzo qui sotto), per verificare la disponibilità di posti. Scadenze: Una caparra di 150 € dovrà essere versata al più presto. Il saldo di 530 € dovrà pervenire entro il 31 Agosto 2002. Rinunce: La rinuncia deve pervenire via fax (070 282236), via e-mail o per posta ordinaria alla Segreteria Organizzativa. Per cancellazioni pervenute entro il 10 Settembre verrà rimborsato il 70% dell’importo versato. Nessun rimborso è previsto oltre tale data. In ogni caso i rimborsi verranno effettuati dal Comitato Organizzatore non prima di 30 giorni dopo la fine dell’Escursione. Clima e abbigliamento In ottobre la temperatura in Sardegna varia tra 10 e 25°C. Il tempo è mite, ma può essere piovoso. A causa della rocciosità del terreno e della presenza di macchia mediterranea spinosa, sono caldamente raccomandati scarponi e pantaloni lunghi. Poiché il tempo è piuttosto variabile in ottobre, si consiglia di portare un impermeabile (ed un costume da bagno per eventuali momenti di relax la sera, dopo l’escursione). Sito web: http://web.tiscali.it/sardinia2002; http://www.spi.unimo.it Per informazioni: Excursion in Sardinia / Prof. A. Cherchi, Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51, I-09127 Cagliari - fax +39 070 282236. e-mail: [email protected] PALEOITALIA 34 Excursion in Sardinia 8-14 ottobre, 2002 MODULO DI ISCRIZIONE Prof. ! Dr. ! Sig. ! Sig.ra ! Nome __________________________ Cognome _______________________ Istituzione _______________________________________________________ Indirizzo ________________________________________________________ CAP _______________________________________________________ Città Nazione ________________________________________________________ Tel. _________________________ Fax ______________________________ e-mail ____________________________________________ Nome dell’accompagnatore _________________________________________ Chi avesse particolari preferenze riguardo il collega con cui dividere la stanza è pregato di indicarlo nel Form. E’ disponibile un ridottissimo numero di camere singole, che saranno assegnate in ordine di prenotazione, al costo aggiuntivo di 150 € (per 6 notti). I partecipanti sono pregati di contattare la Segreteria per controllare la disponibilità. quota di partecipazione La quota di partecipazione è di 680 € per persona, e comprende: · Hotel (In 8 ottobre, Out 14 ottobre) in camera doppia + colazione · Pasti e bevande · Bus durante l’escursione · Libro guida Scadenze - Una caparra di 150 € dovrà essere versata al più presto. Il saldo di 530 € dovrà pervenire entro il 31 Agosto 2002. Per cancellazioni pervenute entro il 10 Settembre verrà rimborsato il 70% dell’importo versato. Nessun rimborso è previsto oltre tale data. Pagamenti - La quota può essere pagata solo tramite bonifico bancario o assegno intestati a: “Comitato organizzatore Congresso S.P.I. 2002” C.C. n. 18237/0 Banco di Sardegna - Agenzia 2 ABI 1015 CAB 4802 La registrazione sarà effettiva dopo aver inviato il Form compilato e copia del bonifico o l’assegno a: Excursion in Sardinia / Prof. A. Cherchi Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 I-09127 Cagliari - fax +39 070 282236 PALEOITALIA 35 LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno in corso le quote associative sono le seguenti: Socio Ordinario (paesi europei) 35 Euro Socio Ordinario (extra U.E.) 45 Euro Socio junior (under 30) 21 Euro Istituzioni 70 Euro Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese. Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento quadrimestrale in italiano, PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia. PALEOITALIA Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.40, n.3, 2001 Direttore Responsabile: Enrico Serpagli Segretario di Redazione: Carlo Corradini Indirizzo della redazione: Dipartimento di Scienze della Terra, (Paleontologia), Università di Modena, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523. Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna. Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Mauro Brunetti, via Ponte Locatello 9/A, 40030 Grizzana Morandi (Bologna). Domenico Corradini, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena; [email protected] Mina Farris, Comitato pro-fondazione Aquilegia, via Bacaredda, 09032 Assemini (Cagliari). Roberto Rizzo, Comitato pro-fondazione Aquilegia, via Bacaredda, 09032 Assemini (Cagliari). Lorenzo Rook, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze, via La Pira 4, 50121 Firenze. 36 PALEOITALIA INDICE Numero 6, Carlo Corradini p. 1 Cari Consoci, Antonietta Cherchi p. 2 Dai Dinoflagellati ai Dinosauri, Domenico Corradini p. 3 Il Museo di Storia Naturale “Aquilegia” di Assemini - Cagliari, Mina Farris e Roberto Rizzo p. 6 Una passeggiata in terra toscana, Mauro Brunetti p. 12 Euromam 2001: un field-trip per onorare l’attività scientifica del Prof. Augusto Azzaroli, Lorenzo Rook p. 27 RUBRICHE Notizie italiane, Carlo Corradini Paleo news, Paolo Serventi Paleoweb, Maurizio Gnoli Agenda p. p. p. p. 17 22 25 30 NOTE PER GLI AUTORI Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se pubblicate in bianco e nero. Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche. Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vanno salvate come come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi. Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli autori non saranno forniti estratti degli articoli. Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati a: Carlo Corradini – PaleoItalia – Dipartimento di Scienze della Terra (Paleontologia) – Università di Modena e Reggio Emilia – via Università 4 – 41100 Modena. Tel.: 059-2056523. oppure per posta elettronica all’indirizzo: [email protected]